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Racconti Erotici Etero

Kirsti

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La Fontana Maggiore &egrave al centro della Piazza IV Novembre, tra la Cattedrale e il Palazzo Comunale. La vedi subito, venendo da Corso Vannucci. Intorno c’&egrave sempre gente. Anche perché &egrave un punto di incontro. E c’&egrave sempre qualcuno che ammira, interessato o semplicemente curioso, i rilievi delle ventiquattro facce della vasca inferiore, dove sono rappresentazioni bibliche e simboliche, attribuite a Nicola Pisano, architetto e scultore di origine pugliese.

Quello che attrasse Renzo fu un ben diverso rilievo, la protuberante rotondità armonica che una ragazza, curva a guardare i rilievi, offriva generosamente ai suoi occhi. Il tessuto elastico e aderente ne evidenziava ogni particolare, la fantasia completava il tutto, ma c’era ben poco da immaginare. Era evidente cosa non si nascondeva in quei sottilissimi stretchy pants. La fortunata detentrice di quelle grazie si alzò. Il resto era addirittura migliore. La generosità della maglietta non era da meno. Sembrava che gliela avessero applicata con lo spray. Il volto perfetto, incorniciato da capelli lunghi, biondissimi, della lucentezza del platino. Si girò, incontrò lo sguardo di Renzo, gli sorrise. Renzo non si lasciò sfuggire il momento.

‘Do you speak english?’

Il sorriso della ragazza si allargò, mettendo in mostra piccoli candidi denti tra due deliziose labbra naturalmente rosse.

‘Si, ma parlo italiano. Sono qui proprio per perfezionarlo.’

Renzo tirò un sospiro di sollievo.

‘Ti interessa la fontana?’

‘Certo, &egrave molto bella, devo tornare col necessario per fare qualche schizzo.’

‘Disegni?’

‘Un po’, ma solo per hobby.’

‘Altrimenti?’

‘Storia dell’arte, una delle materie che hanno importanza per il mio futuro.’

‘Che sarebbe?’

‘Troppo lungo. Devo andare, mi aspettano alla pensione. Se ci incontreremo ancora te lo dirò.’

‘Incontriamoci, allora, dipende da noi. Mi chiamo Renzo. Che me diresti di un gelato al caff&egrave Centrale?’

‘Si può fare.’

‘Più tardi? Alle tre? Come ti chiami.’

‘Kirsti, va bene alle tre.’

‘Kirsti?’

‘E’ un nome Sami.’

Prese a volo l’autobus che stava ripartendo dalla fermata.

***

Fu puntualissima.

Scese dal bus e s’avviò al caff&egrave. Renzo la guardava dalla vetrina. Camminava con un leggero ondeggiare, come fluttuando sulle onde, c’era qualcosa di sportivo nell’incedere, ma nel contempo era elegantissima. Senza dire del sex appeal di quelle forme mozzafiato. Era cambiato solo il colore di quello che indossava. Scorse subito Renzo, gli sorrise, lo salutò con la mano, entrò e andò a sedere al tavolo dov’era il giovane.

‘Sei in perfetto orario.’

‘Sempre, &egrave una forma elementare di educazione.’

‘Cosa gradisci?’

‘Un bel gelato, d’accordo, ma ognuno paga la propria consumazione. OK?’

‘Ottima scelta il gelato, ma non &egrave nelle mie abitudini far pagare la consumazione quando ho invitato io. OK?’

Il sorriso era incantevole.

‘OK, italiano prepotente, OK.’

‘A proposito, mi hai detto che sei Sami, cio&egrave?’

‘Sami o Sabme. Cio&egrave Lappone.’

‘Non si dice Suomi?’

‘Suomi &egrave la Finlandia. Io mi chiamo Kirsti Pallto, come la scrittrice, lappone anche lei, che ha scritto ‘Lega la mia renna’ dove racconta le solitudini e disagi della mia terra.’

C’era un lieve velo di tristezza nel volto, che la rendeva ancora più bella.

Si avvicinò il cameriere.

Kirsti ordinò un gelato di frutta, a condizione che non contenesse sostanze sintetiche o artificiali. Il cameriere le assicurò che erano prodotti artigianali, fatti solo con frutta e sciroppi naturali.

Kirsti spiegò a Renzo, che la guardava interrogativamente.

‘Noi siamo gente semplice, che vive a diretto contatto della natura. Siamo, come dire, dei naturisti. Preferiamo alimenti non manipolati, abbigliamento non elaborato, complicato, fino ad abolirlo del tutto, quando &egrave possibile. Riconosciamo alla natura la capacità di sanare le malattie, la vis medicatrix naturae, come diceva Ippocrate. Le nostre divinità primitive erano la fantastica personificazione della realtà e dei processi naturali.’

Renzo la fissava, ammirato.

‘Sono veramente sorpreso della tua perfetta conoscenza della mia lingua ed anche del latino.’

Kirsti assunse un’aria furbesca.

‘Il fratello di mia madre ha sposato una donna italiana, toscana, studiosa di lettere antiche. Vivevamo nella stessa casa. Dato che erano una coppia senza figli, sono stata educata anche da loro, soprattutto da loro, da zia Flora. Con lei parlavo solo in italiano, ho studiato anche sui suoi libri, leggevo autori italiani e testi classici. Sono ancora fortemente legata a lei, e ogni volta che ho potuto sono corsa in Italia.’

‘Hai detto che sei portata al naturismo, anche al nudismo?’

‘E una delle massime espressione di vita essenziale. Sentire il proprio corpo a diretto contatto della natura, carezzato dal sole, cullato dalle onde, ristorato dal fresco del prato’ Peccato che nel mio paese ciò sia possibile solo poche volte. Vengo in Italia anche per questo.’

‘Scusa, ma non ti senti a disagio a girare nuda?’

‘Perché, si sentono a disagio i fiori che sono vestiti solo di petali, o gli alberi di foglie, o gli altri esseri viventi che mostrano solo la loro pelle? E’ la malizia che fa pensare al vergogna. Fu dopo aver peccato che gli abitanti dell’Eden si accorsero d’essere nudi e si vergognarono.’

‘Sei cattolica?’

‘No, Luterana, ma non molto praticante. Te l’ho detto, sono per la natura, per il sole, per le stelle, la luna, il vento, la pioggia, la neve, i monti, i fiumi, i laghi, il mare”

‘Romantica?’

‘Dobbiamo Intenderci sul cosa intendiamo per romantica. Che si ispira al romanticismo?

Si se lo si intende caratterizzato prevalentemente dal ripudio delle regole e degli schemi in nome della spontaneità e della libera creatività dell’individuo, dall’esaltazione del sentimento e dell’istinto, dalla rivalutazione delle religioni positive, dal culto della tradizione e delle peculiarità nazionali.

Vi sono, comunque, differenze nel romanticismo, non credo che possano considerarsi uguali il romanticismo del Leopardi, con quello di Carlo Alberto, o di Schelling, o definire romanticismo ogni inclinazione al sentimentalismo languido e all’evasione fantastica.

In filosofia, Romanticismo filosofico &egrave l’espressione usata per designare nel suo complesso l’idealismo classico tedesco, e in particolare il pensiero di Fichte, di Schelling e di Hegel, caratterizzato dalla pretesa di svolgere il ‘vero’ significato della rivoluzione kantiana, dalla consacrazione filosofica della tradizione e della storia e dalla concezione almeno tendenzialmente monistica della realtà.

Per la sua stessa complessità e per la vastità dell’area che investe, non &egrave possibile stringere nel giro di una definizione il significato del termine Romanticismo e connotare tutte le implicazioni di gusto, di sensibilità, di orientamento intellettuale che ne arricchiscono la risonanza.

Renzo la guardava sbalordito. Lei se ne accorse.

‘Ti annoio?’

‘Tutt’altro, &egrave la più bella e sintetica dissertazione sul Romanticismo che abbia mai udito, e che mi interessi tanto.’

‘Non prendermi in giro.’

Davvero, sono sorpreso e ammirato. Sei imprevedibile. M’ero scioccamente limitato ad ammirare la tua armonica bellezza, il tuo fascino, la tua avvenenza. Ti prego, parla ancora, &egrave bello ascoltarti.’

‘Sincero?’

‘Sincerissimo.’

‘L’hai voluto tu.’

Il cameriere li interruppe, servendo due straordinari gelati, con tanto di cialde.

Renzo disse che, in ogni caso, desiderava ancora conoscere i pensiero di Kirsti sul Romanticismo.

Il gelato era ottimo, la ragazza lo assaporava golosamente, lasciandolo sciogliere lentamente in bocca.

‘Tu, piuttosto, non mi hai ancora detto che cosa fai.’

‘Insegno agrochimica ed entomologia.’

‘Sei un prof!’

‘Ebbene si, sono associato, presso la facoltà di Agraria, e mi interesso di ricerche sugli insetti nocivi all’agricoltura.’

‘Non immaginavo che tu fossi prof, sei così giovane. Sembri più uno studente.’

‘Grazie per il complimento, ma tra qualche giorno compio i miei trentatr&egrave.’

‘Comunque sei un docente giovanissimo. E non &egrave un complimento, sono incapace di farne, &egrave solo una constatazione. Mi sento un po’ in imbarazzo, ora che so chi sei.’

‘Motivo?’

‘Non so. Li vedo sempre così distaccati i professori, tu, invece”

‘Invece?’

” mia fai sentire perfettamente a mio agio.’

‘Non vedo perché non dovrebbe essere così. Perché sono troppo vecchio?’

‘Ma che vecchio!’

‘Tu sei una bambina, però.’

‘Se consideri bambina una di vent’anni”

‘In un certo senso si, anche se sei così brava, così matura nel pensiero, così dotata di brillante intelligenza analitica, valutativa, espositiva.’

‘Giudizio lusinghiero, non meritato, e detto con terminologia chiaramente accademica. Professionalità sempre presente, vero?’

‘Adesso sei tu che mi prendi in giro. Vuoi dirmi ancora qualcosa sul Romanticismo?’

‘Alla prossima sessione, professore. Se ci sarà.’

‘Perché dubitativa?’

Fece un profondo sospiro, con espressione non più allegra come prima. Alzò le spalle.

‘Mah!’

‘Tu che programmi hai per il tuo avvenire?’

‘Tanti, ma uno in particolare. Approfondire storia dell’arte, italiano, e operare nel campo del turismo, o cose del genere. Ho una piccola collaborazione con Finnair e SAS, per programmi di viaggi in Scandinavia, soprattutto in Lapponia. Tornare per qualche tempo nella mia Rovaniemi, nel Lapin, alla confluenza dell’Ounasjoki e del Kemijoki. E’ un importante mercato di pellicce. Sai, in inverno la temperatura scende a molti gradi sotto lo zero. Ma io voglio bene alla mia città che durante la seconda guerra mondiale fu al centro del conflitto russo-tedesco-finlandese; rimase distrutta nel 1944. Oggi &egrave una frequentata stazione turistica e di sport invernali. Andrò spesso a Oulu, a circa duecento chilometri, per l’Università.

Quello che considero un po’ un sogno, &egrave poter lavorare presso la nostra Ambasciata di Roma, nel campo degli scambi culturali italo-finnici.’

‘Sono certo che ci riuscirai.’

‘Grazie per l’augurio.’

‘Non &egrave un semplice voto ed &egrave più che un presagio: una certezza.’

‘Grazie.’

‘Volevo, poi, tornare sul tuo ‘mah’, scettico. Proprio perché insegno all’università, ti seguo nel tuo campo. Non c’&egrave mai una sola sessione, e tu non hai terminato la tua esposizione, quindi devi tornare!’

‘Quando, professore?’

‘Quanto prima.’

‘Sempre qui?’

‘Dove vuoi. Hai detto che sei a pensione, quindi non credo sia quello il posto più adatto. Io vivo in un piccolo appartamento in una villetta nei pressi della facoltà.’

‘Solo?’

‘Solissimo, da buon ‘single’.’

‘Ah!’

‘Altra considerazione espressa con una esclamazione. E’ correlata al ‘mah’?’

Kirsti rise di cuore.

‘E’ il mio modo di esprimere incredulità, dubbi, indecisioni.’

‘Che ne diresti di andare al cinema? C’ un film in prima visione.’

‘Ho visto le locandine, deve essere interessante.’

‘A che ora devi essere in pensione?’

‘Sono liberissima. Non ho orario. Ho la chiave. Se non torno per la cena la mia amica Inge mi porta qualcosa nella camera che divide con me. E’ una svedese con la quale vado molto d’accordo. Frequenta l’università per stranieri, l’ultimo anno.’

‘Cosa dici per il cinema, ‘ah’ o ‘mah’?’

‘Piantala, professore, se mi provochi sono portata a risponderti a tono.’

‘Rispondi.’

‘Andiamo al cine. Mi sembra che sia un po’ lontano da qui. Prendiamo il bus?’

‘Se vuoi che lasciamo qui la mia auto, prendiamo il bus.’

‘Mi stai canzonando, vedo che ti piace farlo.’

‘Sei molto lontana da quello che penso. Sto scherzando un po’, cosa che non mi accade spesso, perché mi piace la tua compagnia. Ti conosco solo da qualche ora ma mi sembra di conoscerti da sempre. Ho tredici anni più di te, ma ti avverto particolarmente vicina, non sono studente da tempo immemorabile, ma mi sento preso da una gioia goliardica.’

‘Sai che &egrave bello quello che dici? Sono lieta di provocare in te simili sensazioni. Anche io, devo riconoscerlo, non mi accorgo della diversa età, della differenza del nostro vivere quotidiano.’

Tese la mano, attraverso il tavolino, guardandolo con profonda dolcezza. Occhi incantevoli, come i laghi della Lapponia.

Renzo chiamò il cameriere, pagò, rivolse lo sguardo alla ragazza. Kirsti si alzò, si avviò alla porta. L’auto era dall’altra parte della strada. Una decappottabile amaranto, con hard top. Vi si avvicinarono.

‘E’ questa?’

‘Si.’

La ragazza vi girò intorno, esaminandone i minimi particolari.

‘Ti piace?’

‘Per me &egrave un dream car. Non sono mai salita su una Alfa. E’ bellissima. Tenuta benissimo. E’ nuova?’

‘Alcuni mesi.’

Renzo fece scattare l’apertura degli sportelli, aprì quello dalla parte del marciapiede, fece salire Kirsti, richiuse lo sportello, andò dal lato opposto, sedette al volante.

Kirsti guardava intorno, visibilmente ammirata, compiaciuta.

Peccato che il cine non sia, poi, tanto distante. Arriveremo subito.

‘Se vuoi, facciamo prima un giretto. Andiamo allo spettacolo successivo.’

‘Puoi?’

‘Certo. Allaccia la cintura di sicurezza.’

Si avviò lentamente, scendendo verso Ponte San Giovanni, poi prese la strada per Santa Maria degli Angeli. I limiti di velocità e il traffico non consentivano di mostrare le brillanti doti dell’auto, ma Kirsti contemplava il panorama, osservava le auto che incrociavano, che sorpassavano, con un espressione di felicità fanciullesca nel volto. Sembrava volesse battere le mani. Ogni tanto guardava Renzo, sorridendogli.

Renzo tratteneva a difficoltà il forte desiderio di abbracciarla, di carezzarla, di metterle la mano sulla gamba. Temeva di guastare tutto, di compromettere la breve gita, di non poterla avere accanto a sé, al cine.

Erano a Santa Maria degli Angeli. Si fermarono vicino a un bar.

‘Possiamo entrare?’

Kirsti non sapeva come chiamarlo. Professore? Le sembrava allontanarlo. Renzo? Lo considerava troppo intimo. Perché intimo? Lui si chiamava Renzo. Non conosceva neppure il cognome!

‘Certo, andiamo. Hai mai visitato la chiesa, la Porziuncola?’

‘Si, una volta.’

Vicino al bar, un negozio di souvenir esponeva alcune guide del luogo. Una era molto nota agli studiosi, era una pubblicazione che poteva considerarsi professionale. Renzo l’acquistò, la consegnò a Kirst.

‘Grazie. E’ questa premura che distingue gli Italiani. Qualche Italiano. Devi firmarla, però.’

‘Quando usciremo andremo al bar e ti farò ‘ la dedica. Ti piacciono gli Italiani?’

‘Non la metterei così. Una persona non mi piace per nazionalità o razza, per quello che &egrave, per come si comporta, per le sue qualità.’

‘Per il suo sex appeal.’

‘Certo non guasta, ma non &egrave al primo posto. Il comportamento e l’intelligenza sono essenziali. Non deve essere una persona bruttissima, però.’

Non si capiva se era sincera o scherzava. Il volto e il tono della voce erano seri.

La visita fu abbastanza lunga e minuziosa. Ogni tanto Kirsti sussurrava qualche commento nell’orecchio di Renzo. Per essergli vicino gli si mise sotto braccio, trasmettendogli il tepore del suo giovane e incantevole corpo.

Al bar scelse un frullato di frutta. Anche Renzo.

Kirsti gli porse il libro che le aveva regalato.

Lui lo aprì, scrisse qualcosa, lo restituì alla ragazza.

Se vedendo un angelo significa essere in paradiso, oggi, vedendo te, Kirsti, ho conosciuto il paradiso. Renzo Seguiva la data

Kirsti lesse, si porse verso lui, lo baciò sulla guancia.

Renzo la guardò, senza parlare.

‘Se vogliamo andare al cine &egrave ora di muoverci.’

‘OK.’

Ripercorsero la strada verso la città. Kirsti aveva perduto l’aria sbarazzina, era pensosa, assorta. Renzo la guardava di sfuggita, di tanto in tanto.

‘Un penny per i tuoi pensieri, bambina.’

Lei assentì col capo, sempre guardando la strada. Gli occhi le brillavano, i lunghi capelli biondi-platino avevano riflessi metallici al sole che andava tramontando.

‘Sei preoccupata per quello che dovrai dirmi ancora sul Romanticismo?’

Alzò le spalle, strinse le labbra.

‘Scherzo, bambina. Ma voglio che tu sia allegra. C’&egrave qualcosa che non va? Desideri tornare alla pensione?’

Lei scosse prontamente il capo, con decisione. Allungò la sua piccola mano e la mise su quella di lui, sul volante.

Forse stava sbagliando, pensava, ma Renzo le sembrava il suo complemento e completamento naturale. Lei era sempre controllata e cauta in ogni scelta e decisione, e fino a quel momento non se ne era mai pentita. Perché avrebbe sbagliato proprio adesso? Anche Renzo aveva riconosciuto che sapeva condurre una analisi obiettiva e serena e trarne conclusioni equilibrate. Non era alla ricerca d’una avventura con un latin lover di turno. Del resto Renzo non dava l’impressione di essere uno che ci prova. Si comportava da persona seria e prudente. Era la prima volta che si sentiva protetta, difesa, sostenuta. Non era la falena attratta dalla fiamma che l’avrebbe bruciata. Renzo era il tepore di un riparo sicuro, la carezzevole e soffice coltre che l’avvolgeva deliziosamente.

Erano giunti al cinema.

La sala non era molto piena. I posti assegnati erano ottimi. Si dominava tutto intorno, e si aveva la piena visione del grande schermo. Le poltrone comode, confortevoli. Si spense la luce. Kirsti prese la mano di Renzo e la accompagnò in modo che l’uomo la cingesse, gli posò il capo sulla spalla, quasi rannicchiandosi. Apprezzò che non le avesse subito esplorato il petto. Le carezzava teneramente il braccio. Era piacevole sentirlo così. Se ne sentiva teneramente attratta. Gli prese ancora la mano e la portò sul suo capezzolo turgido. Gradì il lieve muoversi che le dava i brividi. Sensazioni mai provate.

All’uscita, ormai, era sera.

‘Ti &egrave piaciuto il film, bambina?’

Sorrise deliziosamente.

‘Non lo so. M’&egrave venuta fame, credo che devo andare alla pensione. Dov’&egrave che posso prendere il bus?’

‘Che ne diresti d’una cenetta in un localino caratteristico?’

‘Fanno la pizza?’

‘Ti piace?’

‘Ne vado matta.’

‘La fanno benissimo, espressa e cotta a legna.’

‘Splendido. Hanno anche della buona birra?’

‘Alla spina.’

Tornò la ragazza allegra di prima.

‘Andiamo.’

‘E’ giù, non lontano dalla mia Facoltà. Forza, in auto.’

In pochi minuti raggiunsero il ristorante indicato da Renzo. Sembrava l’ingresso dove un tempo si fermavano le diligenze per il cambio dei cavalli e per il ristoro dei passeggeri. L’interno era arredato in armonia con l’entrata, senza gli eccessi che spesso, falsano la sobria realtà del tempo al quale vogliono richiamarsi. Un uomo in tenuta da cameriere li accolse con amabile cordialità.

‘Buona sera professor Riccardi.’

Kirsti conobbe, finalmente, il cognome di Renzo.

‘Buona sera Bruno. Kirsti, lui &egrave il proprietario del locale, che qualche volta si degna anche di servire a tavola. Se ti affidi a lui, però, gusti cose delicate e deliziose.’

Kirsti gli sorrise tendendogli la mano.

‘Non dia retta al professore, signorina, io sono sempre al suo servizio. Come adesso, del resto. Un tavolino tranquillo?’

‘Certo, Bruno. Kirsti vuole assaggiare la pizza che prepara il suo pizzaiolo che, a quanto sostiene, &egrave proprio di Napoli, e per di più di porta Alba, dove, specie anni fa, si facevano le migliori pizze d’Italia.’

‘Voi, invece, professore, potrete gustare quella che ‘oggi’ &egrave l’unica vera pizza napoletana, con prodotti di quella terra, lavorati come si faceva un tempo. Prego, accomodatevi. Mando subito Mario.’

Li accompagnò in un angolino appartato. Dopo poco giunse Mario, al quale ordinarono due ‘margherite’ e due grandi di ‘bionda originale’.

Kirsti guardava intorno, compiaciuta.

Bruno aveva perfettamente ragione, le pizze erano deliziose, la birra, fredda al punto giusto, di ottima qualità.

Kirsti era allegra, come una bimba che scopre qualcosa di piacevolmente nuovo per la prima volta.

Parlarono dei cibi caratteristici, dei vari tipi di birra, a seconda delle tradizioni dei paesi produttori. Kirsti gli disse che era felicissima, le aveva fatto trascorrere un pomeriggio indimenticabile, peccato che le cose belle finiscano presto, gli dette il numero di telefono della pensione, gli chiese quello del cellulare e gli domandò se e quando lo potesse chiamare.

‘Sempre, puoi chiamarmi, io sarò sempre in attesa.’

Renzo si fece promettere che l’indomani sarebbero tornati in quel ristorante, per il pranzo. Lui aveva una sessione d’esami, ma alle tredici sarebbe stato libero.

‘Vengo a prenderti alla pensione?’

‘Ti aspetto, grazie.’

Sul portone della pensione lo baciò sulla guancia, con un grazie che faceva tenerezza.

***

2

La bellissima e slanciata Kirsti era di buon appetito, faceva onore alla tavola. Assaggiava tutto, gustava, le si leggeva negli occhi il giudizio, quasi sempre entusiasta.

Il bianco vinello dei colli jesini era stato di suo particolare gradimento.

‘Kirsti, purtroppo tra poco devo tornare in Facoltà. Ancora allievi che mi attendono per gli esami. Questa sera, però, mi piacerebbe cenare con te.’

Esitò un po’, prima di continuare, per tema di guastare tutto. Le prese la mano e la guardò negli occhi.

‘Volevo anche dirti”

‘Si”

‘Da venerdì a mezzogiorno a lunedì sera non ho alcun impegno. Pensavo di proporti di trascorrere insieme il week end.’

La ragazza lo ascoltava attentamente.

Con prudenza, quasi esitante, seguitò.

‘Potremmo andare al mare.’

Si fermò guardandola, incerto se proseguire. Kirsti assentì con la testa.

‘Ti piace il mare?’

‘Moltissimo.’

‘Verresti?’

Kirsti annuì di nuovo.

‘Io preferisco la calda accoglienza di Cesenatico al caos di altre spiagge. Sei mai stata a Cesenatico?’

La ragazza scosse il capo negativamente.

‘Allora, prenoto?’

‘Ancora un sì, con la testa.

‘Bambina, hai perduto la lingua?’

Kirsti deglutì a fatica.

‘Non riesco a parlare, ho un nodo alla gola.’

‘Allora parlo io.’

Le prese l’altra mano. Gli sembrava che in inglese fosse più facile.

‘Single rooms?’

Kirsti scosse decisamente la testa.

‘Twin bedded?’

Ancora un energico diniego.

‘Double?’

Un sorriso smagliante e un festoso cenno di assenso.

Renzo le baciò entrambe le mani. Toccava il cielo con un dito.

Kirsti lo attendeva dinanzi al cancello della pensione.

Non era ‘spray dressed’ , come diceva Renzo, non aveva un abito spruzzatole addosso. Vestiva una ricca gonna di cotone fiorato, a tinte vivaci, e una comoda blusa, anche di cotone, rossa, annodata in vita, con la scollatura che s’apriva ad ogni movimento, lasciando vedere quanto la ragazza non avesse bisogno di alcun sostegno per il suo rigoglioso seno.

Renzo fece un fischio d’ammirazione. Kirski girò, civettuola, su sé stessa. Portava una sacca da viaggio, non voluminosa, e la mise nel piccolo portabagagli dell’auto.

Renzo aprì lo sportello, lei salì, disinvoltamente, mostrando abbondantemente le lunghe splendide gambe, osservando di sottecchi lo sguardo ammirato dell’uomo.

Una breve soste da Bruno, per un leggero desinare e poi verso il mare, senza correre troppo, contemplando i luoghi, la campagna, le alture appenniniche, come vecchi amici che fanno una dello solite gite. La gonna di Kirsti era molto più sopra il ginocchio, la blusa si gonfiava, ogni tanto, al vento tiepido che entrava dal finestrino socchiuso. Renzo mise la mano sulla coscia della ragazza, era deliziosamente calda. Lei vi pose sopra la sua.

Avevano oltrepassato la periferia di Cesena, erano vicini alla destinazione. Ecco le prime case, la strada alberata che conduce al piazzale sul mare dove svetta il piccolo grattacielo, a destra il viale Carducci, poco oltre, il grande albergo che affaccia direttamente sulla spiaggia. Renzo entrò attraverso il grande cancello, salì la breve rampa, si fermò dinanzi l’ingresso. Un premuroso addetto aprì lo sportello di Kirsti. Pue essendo abituato alle belle clienti, era evidente l’ammirazione che esprimevano i suoi occhi. Renzo dischiuse il portabagagli, fece prendere al ragazzo le due sacche, gli dette le chiavi dell’auto, si avviò alla reception, con Kirsti. Consegnarono i documenti, furono accompagnati all’ampia e luminosa camera, al secondo piano, posta al centro dell’edificio, con un grande balcone di fronte al mare. Sulla spiaggia dell’albergo c’erano parecchie persone, sotto gli ombrelloni, o sui comodi lettini a prendere il sole. Renzo ringraziò il cameriere, gli dette la mancia, e quando la porta fu richiusa andò ad aprire la finestra del balcone, dietro la quale era Kirsti in muta contemplazione. La prese per mano, la condusse fuori. Un tavolino, due poltrone, il cordone che serviva ad abbassare la tenda, quando il sole batteva, al mattino.

Kirsti andò al parapetto, si affacciò, radiosa. Renzo le fu vicino, le vinse la vita e lei gli carezzò la mano. Rimasero in silenzio. All’orizzonte, il profilo delle piattaforme della Snam, più vicino, qualche pedalò, una barca a vela, dei piccoli motoscafi, e la motonave con i soliti gitanti del pomeriggio che tornavano da chissà dove.

‘Ti piace?’

‘Infinitely’ moltissimo, &egrave meraviglioso. Uno spettacolo incantevole.’

Guardò Renzo.

‘Mi ci potrò tuffare?’

‘Certo, andremo al largo, dove l’acqua &egrave limpida. Quando vorrai.’

Si strinse a lui, teneramente.

‘Desidero sentire l’acqua sulla mia pelle. Vorrei fare la doccia.’

‘OK, rientriamo.’

Lasciarono aperto il balcone.

Kirsti prese la sua sacca, ne estrasse alcuni capi, semplici. Ancora due gonne, di cui una scura, lunga, delle bluse, due paia di pantaloni, di quelli aderentissimi, come portava lei, ancora magliette, sandali, scarpine col tacco alto, qualcosa che Renzo sembrò fosse una cortissima camiciola da notte, un baby doll, la borsa col necessario per pettinarsi, truccarsi’ Mise tutto in ordine, rapidamente, con metodo. Renzo, seduto in poltrona, la contemplava con ammirazione. Gesti risoluti, precisi. La sua sacca era ancora sulla piccola panca per i bagagli. Forse avrebbe dovuto far stirare l’abito che aveva portato. Forse anche gli altri pantaloni. Ci avrebbe pensato dopo.

Kirsti lo guardò sorridendo.

‘Vuoi che disfaccia il tuo bagaglio?’

Senza attendere risposta si mise al lavoro, con la stessa prontezza e razionalità di prima, come avesse sempre curato i vestiti di un uomo. Mise tutto a posto, nell’armadio, nel comò, il pigiama sulla sedia ai piedi del letto, portò il necessaire nel bagno, lo sistemò sulla mensola. Si rivolse a Renzo, che non cessava di guardarla, sorpreso, estasiato.

‘Forse &egrave opportuno di far stirare l’abito e i pantaloni. Chiamo il service?’

‘Grazie, ci penseremo prima di uscire, adesso?’

‘La doccia, poi quello che vuoi tu.’

‘Un giretto a piedi?’

‘Splendido.’

Andò verso il letto.

‘Da quale parti preferisci dormire?’

‘A sinistra.’

‘Perfetto, a me piace stare a destra.’

Senza alcun disagio, slacciò la blusa, restando col seno scoperto, aprì la zip della gonna, ripiegò il tutto e lo depose sulla sedia, tolse agilmente il minuscolo slip. Una bellezza indescrivibile, al di là di quanto poteva comprendersi attraverso gli abiti spray che indossava. Renzo s’impose di non lasciarsi trasportare dai sensi, dall’attrazione che esercitava su di lui, di essere obiettivo al massimo, ma concluse che non aveva mai visto una simile perfezione, tale armonia. Sicuramente un corpo eccezionale, una bellezza inimmaginabile. E poi, quella naturalezza, quella semplicità, quella disinvoltura, quella spontaneità, quella grazia, quel tutto che scacciava ogni sospetto di impudicizia. Una sublime nudità vereconda, casta, innocente.

Kirsti gli sorrise e si avviò nel bagno, lasciando la porta aperta. I capelli lunghi le giungevano ai fianchi, sul pube un folto cespuglio dorato, poco più scuro dei capelli.

Dopo poco sentì lo scroscio dell’acqua. S’impose di non andare a curiosare. Avrebbe rotto il clima di semplicità nel quale credeva. Forse era questa la condotta naturalistica alla quale aveva accennato la ragazza. Era difficile, però, trattenersi dall’abbracciarla, dal carezzarla, dal sentirne il palpitare.

Kirsti tornò, avvolta nel lenzuolino a spugna, sorridente e felice.

‘Vuoi che ti aiuti ad asciugarti?’

‘No, grazie, va pure se desideri il refrigerio d’una bella doccia.’

Renzo si avviò nel bagno, così, vestito, e solo quando fu dentro cominciò a spogliarsi. Già gli costava parecchio a non chiudere la porta.

Il viaggio, una breve fermata lungo la strada, l’arrivo in albergo, la sosta sul balcone, la doccia. Piccole cose, ripensava Renzo, che s’erano susseguite in un’atmosfera che gli sembrava surreale. Gli eventi s’erano susseguiti come in un sogno. Troppo bello, per essere vero. Temeva il risveglio, da un momento all’altro. S’era asciugato, di fronte al grande specchio, e quasi chiedeva risposte a sé stesso, mentre si pettinava. Vuoi vedere che ciò che credevo dovesse essere una breve avventura con una delle solite studentesse straniere sta, invece, trasformandosi in qualcosa di ben diverso? Attento, professor Riccardi. Riflettici. Era sorpreso del suo stesso comportamento. In analoga situazione’ Ma quale? Non gli era mai capitato di essere solo, in una camera accogliente, accanto a un letto invitante, con una splendida donna nuda’ Ma che stava rimuginando. Un essere così bello e affascinante non gli era mai capitato di incontrarlo. Comunque, riprendendo il filo delle considerazioni’ Non aveva sentito l’imperioso desiderio di dimostrarsi l’ardente maschio latino’ di’ ma sì, lasciamo da parte il linguaggio ricercato, di’ iniziare con una bella scopata! Un lungo respiro. Indossò il boxer e tornò nella camera.

Kirsti, vestita con altra gonna e blusa, era tornata ad affacciarsi dal balcone. Meglio così, sarebbe stato più libero nel rivestirsi. Pantaloni leggeri e Lacoste celestina. Fu pronto in un attimo. Andò verso la ragazza. Gonna di tinta unita, fucsia, e camicetta dello stesso colore. Anche nei capelli aveva posto un nastrino in armonia. Così, affacciata, era squisitamente evidenziata la rotondità dei fianchi.

Kirsti lo sentì avvicinare, anche se Renzo non aveva fatto alcun rumore. Si voltò, gli sorrise. Gli andò incontro, e lui l’attirò dolcemente a sé. La prese tra le braccia e, per la prima volta, ne cercò le labbra, con dolcezza, con tenerezza, senza avidità, desideroso di goderne a lungo la delizia.

Quando si ricomposero, le prese le mani e l’allontano un po’ da sé, ammirandola. Aveva qualcosa di adolescenziale, Kirsti, malgrado la piena floridezza del suo corpo. Una splendida collegiale in gita.

‘Grazie, Renzo, sei eccezionale. Mi tratti in maniera veramente fantastica. Mi fai sentire perfettamente a mio agio. Sei l’uomo ideale. Premuroso, cortese, tenero, brillante, paziente, equilibrato, controllato, comprensivo. Sto veramente bene con te. Non mi sono sbagliata, fin da quando ti ho incontrato. Sei l’ideale per qualsiasi ragazza, specie per me. Se questo &egrave sentimentalismo, significa essere romantica’ lo sono, e sono felice di esserlo.’

La riprese tra le braccia, baciandola ancora, a lungo, corrisposto con appassionato e promettente abbandono.

‘Vuoi conoscere un po’ di Cesenatico?’

‘Si, grazie.’

Renzo telefonò al portiere.

‘Per favore, desidero far stirare un mio vestito, e riaverlo al più presto possibile. Inoltre, vorrei un taxi. Grazie. Stiamo scendendo.’

Quando giunsero all’ingresso, il taxi era già ad attenderli. Salirono. Kirsti gli si accostò il più possibile, si spostò un po’ in avanti per fargli comprendere che desiderava sentirsi abbracciata. L’autista era in attesa di conoscere dove portarli.

‘Per favore, facciamo conoscere la città alla signorina, giri a caso, senza fretta, e poi ci lasci al canale.’

L’auto inizio a camminare. Non &egrave grande, Cesenatico, ma l’autista sapeva bene come prolungare la visita. Dapprima verso Valverde, poi, girando dinanzi all’ospedale, giunse alla ferrovia e andò al di là del canale, tornò indietro rifece Viale Carducci, imboccò una laterale e li condusse vicino al cine, presso il traghetto. Renzo gli disse che ci aveva ripensato, meglio scendere in piazza, al grattacielo. Non era molto lontano.

Kirsti aveva guardato intorno, interessata. Gente, si, ma non moltissima. Era l’ora che i villeggianti s’avviavano per consumare la cena. C’erano dei negozi d’abbigliamento che esponevano delle cose veramente carine.

‘Guarda quello chemisier, Kirsti, &egrave veramente elegante, non trovi?’

‘Si, &egrave molto bello. E’ un capo per occasioni speciali.’

‘E quel vestitino?’

‘Ah, si, &egrave fresco, vivace. Espressione raffinata della moda italiana.’

‘Vieni, desidero fartelo provare.’

‘Ma non &egrave il caso, non intendo acquistarlo.’

‘Non ti piace?’

‘E’ bellissimo, mi piace molto, ma”

‘Invece di seguitare a dire ma, entriamo e provalo. Poi lo lasci, non sei obbligata ad acquistare quello che non vuoi.’

‘OK, professor, as you like”

La commessa fu gentilissima. Le disse che con un personale come il suo Kirsti avrebbe valorizzato qualsiasi abito, figuriamoci uno come quello che avrebbe provato. Le indicò il camerino per la prova.

‘Vieni, Renzo, per favore.’

Renzo la seguì. Lei restò presto col solo slip, indossò il vestito. Le stava a meraviglia, meglio che qualsiasi topo model. Renzo glielo disse, Kirsti lo ringraziò sorridendo e si pavoneggiò guardandosi negli specchi che la riflettevano, sia di fronte che di profilo.

‘Non toglierlo, Kirsti. Voglio vederti così, a cena.’

‘Avevamo detto che era solo una prova.’

‘Questo lo avevi detto tu.’

‘Ma non desidero comprarlo.’

‘Non lo devi comprare, solo indossare. Lo compro io, &egrave un ricordo di Cesenatico, perché non me lo consenti?’

Un lampo di freddezza attraversò lo sguardo di Kirsti, Pensò qualcosa, poi le tornò lo splendore di sempre negli occhi.

‘Come vuoi.’

Ma non lo ringraziò.

Renzo pregò la commessa di far recapitare l’altro vestito in albergo, pagò col bancomat.

‘Grazie, signore, l’albergo &egrave vicino, appena rientra il ragazzo glielo mando. Complimenti signorina, ha fatto un ottimo acquisto. Buona serata.’

Molti si giravano a guardarla.

‘E’ per l’abito.’

Si schernì lei. Ma era visibilmente felice.

Camminarono verso il canale, gli si mise sottobraccio. Si strinse a lui.

‘E’ bellissimo, grazie.’

Presero il piccolo traghetto, sbarcarono sulla riva opposta, voltarono a sinistra. Un ristorante aveva allestito un angolo delizioso sul barcone legato alle bitte. Delle lampade violacee assicuravano che non vi sarebbe stata la molestia di zanzare o pappataci, del resto efficacemente combattuti dalle irrorazioni fatte dal personale comunale. Una musica soffusa rendeva ancor più accogliente l’ambiente. Trovarono posto in un tavolino centrale, lato acqua.

Kirsti non nascondeva il suo entusiasmo. Non erano cose che una studentessa potesse permettersi. Quell’albergo, l’abito elegante, il ristorante alla moda.

‘Io lascerei fare a loro, che ne dici?’

Il cameriere era in attesa di ordini.

‘Ci affidiamo alla sua iniziativa, sicuri di non sbagliare. Non desideriamo cibi pesanti e preferiamo vini locali, che si intonino alle portate.’

‘Grazie, signore, e sono certo che resterete soddisfatti.

Tornò prestissimo con due coppe di frizzante aperitivo, poco alcolico, accolto con gridolini di gioia da Kirsti. Apparvero ben presto delle invoglianti ostriche, accompagnate da un delizioso vinello freddo. E così fu tutto il resto, fino alle fragole allo spumante di Romagna. Era uno spettacolo incantevole, leggere le espressioni del volto e degli occhi di Kirsti. Si, era la collegiale un po’ cresciuta nel mondo delle meraviglie. In effetti andava scoprendo un mondo sconosciuto.

Renzo le parlò del suo lavoro, del come aspirasse a sostenere la prova per l’ordinariato, per la cattedra della sua materia presso la facoltà di Scienze naturali, a Roma.

‘Così, tu all’ambasciata e io all’università, a Roma.’

‘Che sogno, Renzo. Come sarà il risveglio?’

La zona andò affollandosi, giungeva gente, per una passeggiata, per il gelato in uno dei tanti caff&egrave, lungo il canale. Alcune orchestrine suonavano musiche caratteristiche, italiane, romagnole, paesane.

Kirsti lo guardò coi suoi occhi color dei laghi sami, adorandolo.

‘Taxi?’

Annuì, con quel suo fare ingenuo, ma con una luce particolare nello sguardo.

Il cameriere informò che il taxi li avrebbe aspettati dall’altra parte, al traghetto.

Le cinse la vita, e sentì che gli si abbandonava dolcemente, serena.

Pochi minuti e furono in albergo. Il vestito di Renzo era già tornato nell’armadio, stirato alla perfezione.

Kirsti si lasciò cadere nell’accogliente poltrona.

‘Ti dispiace usare il bagno prima tu?’

‘Nessun problema.’

Non ci mise molto, apparve nel suo pigiama estivo, con calzoncini corti.

Kirsti era in piedi, dietro il balcone. Si voltò.

‘Aspettami a letto.’

Si sentì qualche rumore, dal bagno. Renzo era supino, guardando verso la porta dalla quale sarebbe apparsa la ragazza. Eccola, con una vaporosa e cortissima camicia da notte. Meno di un velo. Controluce. Radiosa. Chiuse la porta del bagno e si avvicinò al letto. Lentamente. Si girò, come a cercare qualcosa, certo per farsi ammirare, per accendere ancor più il desiderio di Renzo. Tolse la camicia, si inginocchiò, sdraiò. Gli sussurrò nell’orecchio.

‘Spegni la luce, amore.’

Il sole, non ancora molto alto sull’orizzonte, penetrava attraverso gli interstizi degli avvolgibili non completamente abbassati, andando a formare delle righe luminose sul letto dove stava la coppia.

Renzo era sul fianco, con la testa sollevata, poggiata sulla mano aperta, e carezzava con lo sguardo la incantevole perfezione della ragazza. Dormiva supina, con le labbra socchiuse, il volto sereno, rilassato, le braccia e le gambe appena allargate. L’oro dei capelli, il rosa della pelle, gli eccitanti riccioli color del grano che ornavano il pube, erano impreziositi da strisce di sole. Allungò la mano, con le dita sfiorò quel corpo seducente, del quale aveva conosciuto tepore, palpiti, abbandoni. Sentì la turgidità dei piccoli capezzoli, ciliegine rosa su colline dorate, scese all’ombelico, s’avventurò nella foresta incantata’ Sentì travolgente il desiderio di adagiare il capo su quella soave morbidezza, e con la massima cautela, per non svegliare la ragazza, vi posò la guancia.

Kirsti pareva dormire. Forse sognava. Gli mise la mano sulla testa, e accolse voluttuosamente i piccoli baci che la lambivano sempre più insistentemente.

Renzo prese a baciarla dappertutto, sul ventre, il seno, la gola, gli occhi. Fu sopra lei, in lei. Deliziosa armonia di dolcezza e passione, tenerezza e voluttà, delicatezza e ardore, confluenti nell’unisono d’un appagante supremo godimento.

Ancora ansante, Kirsti volle rifugiarsi tra le sue braccia, per sentirsi abbracciata, posseduta e protetta.

Con rammarico dovette, un certo momento, rinunciare a quell’incantevole contatto che le faceva sentire quanto Renzo la desiderasse, ancora. Gli lanciò un bacio con la mano, corse nel bagno, chiuse la porta.

Renzo si stiracchiò, andò ad alzare la serranda, sbirciò la spiaggia. V’erano già bagnanti, sulla riva, sulle sdraie, in mare, e qualche barchetta al largo.

Andò dietro la porta.

‘Kirsti, faccio portare la colazione?’

‘Si, abbondante, e con molta frutta.’

Andò al telefono e chiese di portare quello che Kirsti desiderava.

Si aprì la porta del bagno, s’udì lo scrosciare della doccia. Lui vagava per la camera. Accese il televisore.

Apparve la ragazza, radiosa, avvolta nel lenzuolino.

‘Ciao, Adamo.’

Renzo pensò che doveva almeno indossare i calzoncini del pigiama. Se fosse entrato in quel momento il cameriere si sarebbe sentito a disagio.

Kirsti lo guardò sorniona.

‘Per me eri più interessante prima.’

Bussarono alla porta. Renzo le fece cenno di andare nel bagno. Lei vi si avviò, alzando le spalle.

Entrò il cameriere.

‘Prepari pure.’

‘L’uomo fece tutto rapidamente, con precisi gesti professionali.’

‘Desidera altro, signore?’

‘No, grazie.’

Gli allungò una discreta mancia, prendendola dal danaro che aveva sul comodino.

‘Grazie a lei, buona giornata.’

Uscì.

‘Kirsti”

‘Yes, sir.. here is Eve”

La voce argentina lo fece sobbalzare, Kirsti era alle sue spalle, nuda.

Renzo la guardava, sorpreso.

‘Poiché sono nel paradiso terrestre, mi comporto di conseguenza. Nell’Eden, Adamo’ in the garden of Eden, Adam, so’ slip off your pants and sit down’ I want to lie on your knees! Come on! .. sfila i pantaloncini e siedi voglio stare suule tue ginocchia!’

Gli era di fronte, con le braccia conserte, una burlesca espressione severa sul volto e un tono scherzosamente di comando.

Renzo balzò sull’attenti, e’obbedì. Kirsti gli si andò a sedere, seducente, sulle ginocchia.

‘Keep still, boy, let me have my breakfast’ Buono, ragazzo, fammi fare colazione.’

Ma era lei a muoversi, per percepirlo meglio, sentirne la crescente eccitazione.

Una colazione scombinata, inframmezzata di baci e carezze. Ma fu consumato quasi tutto, con frequenti scambi di piccole parti di frutta, di biscotti, da labbra a labbra, di sorsi di bevanda da bocca a bocca.

Kirsti ne avvertiva il desiderio sempre più manifesto, insistente, invitante. Si alzò, si voltò verso di lui, si pose a cavalcioni, guidandolo a farsi penetrare con inebriante voluttà.

Dopo deliziosi momenti di piacere, restò così, col capo sulla spalla di lui, le braccia al collo, illanguidita. Gi sussurrò nell’orecchio.

‘Andiamo in barca?’

‘Certo.’

Non fu piacevole districarsi, ma il mare li attendeva.

Cominciarono a prepararsi, un po’ svogliatamente, come non volessero staccarsi da quella camera, dal letto, da tutto quello che aveva testimoniato le loro ore di incantevole abbandono.

‘Lasciamo l’Eden, Renzo”

‘Ma, a differenza di Eva e Adamo, &egrave ancora qui, ad accoglierci di nuovo. Hai indossato il costume?’

‘No, &egrave nella borsa, preferisco metterlo prima di tuffarmi.’

‘Andiamo.’

Al portiere chiesero dove poter noleggiare un motoscafo. Senza conducente. Si, Renzo aveva l’abilitazione alla guida, e la patente nautica. Si fecero chiamare un taxi, e condurre al porto.

Non volevano un grosso motoscafo, era per una breve gita, per fare, comodamente, il bagno al largo. Fu loro consegnato il natante, corredato di collegamento telefonico e ricevitore radio, di remi ausiliari, ancora, boa di segnalazione, razzi, e ogni altro corredo richiesto dalle norme portuali. Era pieno di carburante.

Si staccarono lentamente dall’attracco, a bassa velocità si allontanarono verso la sagoma delle piattaforme metanifere. Il mare era calmo, neanche una nuvola nel cielo, solo una lieve e carezzevole brezza. Aumentarono la velocità. Il motoscafo rispondeva brillantemente ai comandi. Kirsti sembrava volersi ubriacare del vento che le scompigliava i capelli, era con la bocca socchiusa, attraverso le scure lenti degli occhiali si intravedeva lo sguardo incantato, felice. Ogni tanto guardava Renzo, sorridendogli, gli tendeva la mano, gli si avvicinava per baciarlo sulla guancia. Ancora più veloci, lasciando una spumeggiante scia dietro di loro. Lasciarono, sulla destra, la piattaforma della Snam, e procedettero ancora per un po’. Renzo diminuì i giri del motore, disinserì l’albero dell’elica, si muovevano sull’abbrivio, fino quasi a fermarsi. L’acqua, limpida, era azzurrissima, come il cielo. Intorno silenzio, a tratti il vento portava il vocio della gente sulla spiaggia, ovattato, vellutato.

‘Vuoi tuffarti Kirsti?’

‘Si, ma tu non fai il bagno con me?’

‘Provo a calare l’ancora, ma se non raggiunge il fondale, per la lunghezza della fune, non credo sia prudente lasciare il motoscafo alla deriva.

La fune era lunghissima, l’ancora strisciò per un breve tratto, si fermò. Il motoscafo era assicurato.

Renzo tolse camiciola e pantaloni, sciolse i sandali, rimase in costume.

‘E tu?’

‘Io, di solito, uso il costume olimpionico, &egrave il più adatto per nuotare, ma credo che qui potrò farne a meno, che dici?’

Renzo si guardò intorno, non c’era nessuno, a perdita d’occhio.

‘OK’

Kirsti si denudò rapidamente, mise tutto in un angolo dell’ampio sedile posteriore, che serviva anche per prendere il sole, e salì sul bordo del motoscafo, alzò le braccia, pronta a tuffarsi. Renzo ne seguiva affascinato i gesti, nessuna sirena poteva essere più seducente, nessuna figlia di Nereo poteva essere più affascinante. Sorrise pensando alle ninfe, e che in anatomia tale termine indicava anche le piccole labbra della vulva. Inutile, l pensiero andava sempre li’

Kirsti si tuffò, felice, e Renzo la seguì.

L’abbraccio ristoratore dell’acqua era gradevole, si provava un senso di ricarica, tonificante e nello stesso tempo rilassante. Nuotavano con ampie bracciate, allontanandosi dall’imbarcazione e tornando indietro. Così, fin quando Renzo non decise di risalire a bordo. Attese Kirsti, l’aiutò a montare. Si scrollò l’acqua di dosso, come fanno i cuccioli bagnati, sorrise ammaliante a Renzo, andò a sdraiarsi per prendere il sole, invitandolo, con la mano a starle vicino.

La brezza carezzava i loro corpi, il sole li scaldava, mentre erano perdutamente insaziabili l’uno dell’altro.

Si avvicinava l’ora del pranzo. Kirsti indossò il costume, ripartirono verso il porto.

***

Erano nella penombra della camera da letto, dove il condizionatore rendeva gradevole la temperatura, stesi sul letto, guardando il soffitto dove si rincorrevano le ombre proiettate dall’esterno.

‘Kirsti, sto troppo bene con te.’

‘Ed io con te.’

‘Mi sembra di conoscerti da sempre, di vivere con te da sempre.’

‘Lo provo anche io, e penso quando ci lasceremo.’

‘Se ci lasceremo’ Perché non vieni ad abitare con me?’

Lei balzò a sedere, lo guardò sorpresa.

‘Scherzi?’

‘Mai così serio. Ed &egrave la prima volta che desidero vivere con una donna. Non &egrave esatto, desidero stare sempre con te.’

‘Fino a quando?’

‘Fin quando lo vorrai.’

‘E se non mi stancherò di te?’

‘Finché vivremo.’

Si poggiò sul suo petto, col seno che lo sfiorava.

‘Ti rendi conto di quello che dici?’

‘Perfettamente.’

‘Non credi di essere impulsivo, precipitoso?’

‘Mai stato così riflessivo e ponderato. Ho trovato la mia ‘altra metà del cielo’. Tra non molto la mia sede di lavoro sarà Roma, tu potresti essere assegnata all’ambasciata del tuo paese, e se ciò non avvenisse, ci sono altre infinite soluzioni, prima tra le quali vivere con me, e basta.’

‘Ti rendi conto di quello che dici?’

‘Perfettamente, e tu cosa pensi della mia proposta?’

‘Potrebbero arrivare dei bambini.’

‘Magari. I figli di Kirsti e Renzo, italo-lapponi, i nostri figli, dei coniugi Riccardi”

Kirsti sbarrò gli occhi. Lui l’attirò a sé. Kirsti gli sussurrò che c’era troppa luce.

‘Meglio,mi piace contemplarti, sempre, soprattutto quando ti sento mia. Eri bella come non mai, sul motoscafo, in pieno sole.’

Ripartirono per il ritorno, qualche ora prima di quanto Renzo avesse pensato all’inizio della gita. Kirsti non fece alcuna obiezione.

Appena imboccata la superstrada, Renzo le mise una mano sulla coscia, teneramente.

‘Non mi hai chiesto perché partiamo così presto.’

‘L’essenziale &egrave essere con te, non devi darmi alcuna spiegazione sulle tue scelte, Per me vanno sempre benissimo.’

Le sorrise con aria provocante.

‘Cosa nasconde questa tua arrendevolezza?’

‘Non sono arrendevole, ma comprendo che ognuno ha il proprio modo di vedere e di agire. Su certe mie convinzioni sono molto ferma. Ma deve trattarsi di elementi essenziali. Comunque, visto che siamo in tema, perché abbiamo anticipato il ritorno? E’ perché non vedi l’ora di’ scaricarmi?’

Senza cambiare espressione, e stringendole la coscia, Renzo seguitava a guardare la strada.

‘Hai fatto quasi centro. Appena giunti, ti porto alla tua pensione”

S’interruppe osservandola attentamente, la sentì contrarsi.

Proseguì, serio.

‘E’ li che hai tutta la tua roba, vero?’

Kirsti annuì.

‘E dividi l’alloggio con la tua amica svedese?’

Nuovo cenno di assenso, col capo.

‘Beh, allora saluti la tua compagna, prendi tutto e vieni subito a stare con me. O’ abuso della tua docilità?’

Kirsti fece un profondo sospiro, e assunse un’aria di superiorità.

‘E’ quello che ti ho suggerito io, mentalmente. Come vedi, sono la ‘dominante”

Renzo l’attirò a sé, la baciò.

‘OK, padrona, &egrave bello essere in tuo potere. Seguita a soggiogarmi come negli magici giorni trascorsi al mare.’

‘Non dubitare, farò del mio meglio. I’ll do my best’

‘You’re the best.’

Quasi sempre, e malgrado l’entusiasmo iniziale, il passaggio dallo stare soli al dividere il proprio alloggio con un’altra persona, sia pure di diverso sesso e straordinariamente attraente e desiderabile, sconvolge le abitudini, causa un certo disagio avvertendo come violata la propria privacy, invasa la propria area di libertà, modificato quello che &egrave sempre stato il nostro ‘ordine’, la disposizione delle nostre cose. Renzo lo aveva valutato, concludendo che avrebbe accettato l’immancabile e inevitabile limitazione della propria indipendenza, il condizionamento della propria autonomia decisionale. Kirsti ben valeva qualche piccola rinuncia del genere.

Quando giunse nell’appartamento di Renzo, pur dichiarandosi entusiasta, felice, grata, Kristi appariva un po’ esitante, incerta sul da farsi. Aiutata da Renzo aveva lasciato le sue cose nell’ingresso, e s’era fermata.

‘Benvenuta in casa tua, tesoro, e grazie per esserci. Vieni, ti faccio vedere la casa. Il maggior vantaggio, credo, &egrave l’autonomia. Il piccolo giardino &egrave nostro, e noi siamo gli unici inquilini.’

Le mostrò il vasto salone-soggiorno, diviso dalla cucina da un locale di disimpegno. Più in là, un bagno completo, con doccia. Dall’altra parte dell’ingresso lo studio di Renzo con annesso un piccolo laboratorio. La comoda scala conduceva al piano superiore. Una vasta camera con un gran letto e capienti armadi, un mobile per la toletta, un piccolo divano e due poltroncine. Con accesso diretto, si andava in due bagni, uno con una comoda vasca, corredata di doccia, l’altro con una moderna doccia, oltre, logicamente, i sanitari, in entrambi. Sul lato opposto del corridoio, due camere da letto, singole, ognuna con piccolo bagno.

‘Cosa ci fai con tutto questo spazio?’

Le mise una mano sulla spalla.

‘Attendevo te.’

‘Sono qui.’

‘Torniamo nella camera da letto. Vado a prendere il bagaglio. O’ preferisci una cameretta per single?’

Lo guardò provocatoriamente.

‘Come tu gradisci.’

‘Ho capito, ti piace la vasca bagno. Aspettami la.’

Tornò poco dopo carico delle cose di Kirsti, e fece un secondo viaggio per portare su tutto.

‘C’&egrave ampio spazio negli armadi, la toletta, come vedi, &egrave del tutto disadorna. Vado a prepararti un caff&egrave freddo, vuoi? Tu, intanto, se credi, comincia a sistemare qualcosa.’

Quando tornò, Kirsti, canticchiava in una lingua a lui sconosciuta, forse Lappi, e andava mettendo a posto il suo vestiario, la biancheria nella cassettiera, e aveva scoperto che nel bagno c’erano delle razionali scarpiere. Sulla toletta spazzola, pettine, qualche piccolo vasetto di cosmetico. Gironzolava canticchiando, con lo stesso abbigliamento di Eva.

Renzo si bloccò sulla porta, con in mano i bicchieri pieni di caff&egrave gelato. Incredibile, quella camera era divenuta splendida e sfolgorante, illuminata dalla bellezza di Kristi.

Il caff&egrave fu graditissimo, e ricompensato con un bacio appassionato e promettente.

La verifica della convivenza si sarebbe avuta nei giorni successivi, quando le esigenze della vita avrebbero fatto conoscere l’uniformità quotidiana imposta dalla professione, dallo studio, dagli ultimi esami di Kirsti, che in autunno avrebbe concluso il suo corso.

Esperienza brillantemente superata. Kirsti non era affatto invadente. Sembrava voler vivere per Renzo, nell’ombra di Renzo, precedendolo nelle preferenze, nelle scelte, rispondendo con entusiasmo alle sue proposte. Compagna deliziosa e discreta, premurosa, amante appassionata e tenera, desiderosa di coccole, prodiga di carezze, di gesti affettuosi. Partner straordinaria, desiderosa di conoscere, di apprendere, di sempre nuove, eccitanti esperienze. Sussurrava a Renzo che il suo motto, con lui e per lui, era ‘always, all times, anywhere, anyway’, sempre, in ogni momento, dovunque, comunque.

Si avvicinava il periodo della chiusura dell’Università.

Renzo, tenendola sul suo cuore, le chiese:

‘Che ne pensi di Cesenatico?’

‘Che ne pensi di Rovaniemi?’

‘Vuoi andare in Lapponia?’

‘Mi piacerebbe che noi andassimo in Lapponia.

‘Parlami della tua terra.’

‘Un po’ di geografia?’

‘Si, e resta così, stretta a me, mi sembrerà già di esserci. Ma, dimmi, potremmo stare così anche a Rovaniemi?’

‘Potremo amarci su pelli di renna, e scaldarci col nostro desiderio.’

‘Allora, credo che ci andremo. Parlamene.’

‘Lappònia, in svedese Lappland, in norvegese Lapland, in finnico Lappi, si estende su tre contee della Norvegia (Troms, Finnmark e parte del Nordland), sulla Svezia settentrionale (Norrbotten e V’sterbotten), sulla Finlandia (prov. Lapin) e su un lembo della Russia (provincia di Murmansk). La regione, modellata dal glacialismo, presenta numerose conche occupate da laghi. Il clima &egrave ovunque rigido con brevi estati e scarse precipitazioni. Generalmente magra la vegetazione (tundra), con boschi di conifere nella parte finlandese e di betulle più a oriente. Degli abitanti, solo una minima parte &egrave rappresentata da Lapponi. Il sottosuolo racchiude ricchi giacimenti minerari (ferro, soprattutto).

Nel xvi sec., Gustavo I Vasa unì alla corona di Svezia tutta la Lapponia e vi incoraggiò l’insediamento di contadini finnici e svedesi. I trattati di T’yssin’ (1595) e di Kn’red (1613) sancirono la spartizione politica della Lapponia tra Svezia, Russia e Danimarca, ma le frontiere attuali furono fissate solo più tardi: nel 1751 tra Finlandia e Norvegia, nel 1809 tra Finlandia e Russia, nel 1826 tra Norvegia e Russia. Nell’inverno 1939-1940 la Lapponia finnica fu invano attaccata dalle truppe sovietiche e venne difesa da reparti di sciatori finlandesi fra i quali primeggiarono famosi campioni di fondo come Kurikkala e Karpinen. Controllata dai Tedeschi del generale Dietl dal 1941 al 1944, la Lapponia finlandese e norvegese fu riconquistata dalle truppe sovietiche nell’ottobre 1944.

Rovaniemi, capoluogo della provincia di Lapin, &egrave alla confluenza dell’Ounasjoki e del Kemijoki, vicino al circolo polare artico. Mercato di pellicce. Stazione agricola sperimentale in zona artica. Fondata nel 1929, durante la seconda guerra mondiale fu al centro del conflitto russo-tedesco-finlandese; rimase distrutta nel 1944. Oggi &egrave una frequentata stazione turistica e di sport invernali.

Attende la visita del professor Renzo Riccardi.’

‘Sei bravissima, trenta e lode e ‘bacio del professore’ anzi molto più di un semplice bacio. In attesa di conoscere Rovaniemi, Renzo vuole conoscere te, ancora, sempre.’

L’intesa italo-lappone fu perfetta, incantevole, sempre nuova e sempre entusiasmante, voluttuosa, inebriante.

Mentre andavano a Roma, dove avevano prenotato un piccolo residence, in periferia, Renzo parlò della sua famiglia. Il padre, Rodolfo, insegnava all’Accademia di Belle Arti, era scultore, un po’ sognatore, come ogni buon artista, e amante dell’estetica. La madre, Rosa, insegnava chimica, in una scuola per periti, la sorella, Renata, molto più giovane di lui, anche chimica, era in un centro di ricerche industriali. Una famiglia molto legata, che abitava in una graziosa villa sulla via dei laghi, da dove si godeva un riposante panorama.

‘Ho notato che tutti i nomi, oltre il cognome, hanno per iniziale la lettera ‘R’.’

‘Non solo. Sul cancello della villa campeggia una scritta: ‘ERRE’, che secondo mio padre dovrebbe voler dire ‘Egregie Regere Rectius Esse’.

‘Il mio modesto latino non si estende all’epigrafia.’

‘Sempre nella versione di mio padre, dice che &egrave meglio governare egregiamente. Ora dimmi qualcosa dei tuoi.’

‘Anche io ho un’insegnate in famiglia, mia madre Annika, maestra nelle scuole di Rovaniemi, mio padre, Eino, commercia in prodotti locali, con particolare riferimento all’esportazione, mio fratello Erik &egrave sposato e abita a Turku. E’ ingegnere di processo in una cartiera. Anche noi viviamo in periferia, in riva a un piccolo lago. Vedrai.’

Avevano percorso il raccordo anulare, un breve tratto della via Appia, e salivano verso Marino. Sulla destra, in basso, il lago di Albano. Renzo voltò a sinistra, si fermò di fronte a un grande cancello, su un pilastro del quale era inciso, in rosso scuro, ‘ERRE’. Pigiò sul telecomando che custodiva nel cassetto dell’auto. Il cancello si aprì lentamente. Un breve vialetto asfaltato, uno slargo e, di fronte, una bella villa, non moderna ma ben tenuta. Su un lato del piazzale una costruzione più bassa.

Il primo a balzare incontro all’auto fu uno splendido pastore tedesco che, riconosciuto Renzo, cominciò a festeggiarlo a modo suo. S’aprì la porta a vetro della veranda e comparve quella che Kirsti capì subito essere mamma Rosa, seguita da una giovane donna e da un simpatico signore dalla barbetta bianca, volto abbronzato, occhi profondamente azzurri.

Rosa, dal limitare del balcone, volgendosi nell’interno della casa, chiamò Mariella, perché andasse a prendere il bagaglio.

Renzo scese dalla macchina, aiuto Kirsti a scendere, andò incontro alla madre, abbracciandola. Prese per mano Kirsti, la presentò alla donna.

‘Mamma, questa &egrave Kirsti.’

Kirsti attese, sorridendo, che le fossetesa la mano. Rosa, invece, spalancò le braccia.

‘Posso abbracciarti?’

‘Con immenso piacere, signora.’

E fu come un affettuoso incontrarsi di vecchie e care amici.

Renata, a sua volta, abbracciò prima Renzo poi Kirsti. Il padre osservava, sorridente, la scenetta che, pur nuova, sembrava già vissuta. Una riunione di famiglia alla quale partecipava festosamente Rock, il cane. Un altro abbraccio, tra Renzo e il padre.

‘Allora, Kirsti, non saluti anche il vecchio? Non c’&egrave un abbraccio anche per lui?’

Poi fu la volta di Mariella.

‘Mariella’ ‘disse Rosa- ‘prendi il bagaglio”

‘Mamma, non vi disturbate, abbiamo prenotato al residence.’

‘Neanche per sogno, Renzo, abbiamo preparato la dependance per voi. Ci mancherebbe altro che nostro figlio non stesse a casa sua. Forza, Mariella.’

Renzo guardò Kirsti che, con uno dei suoi più affascinanti sorrisi manifestò tutto il suo sorpreso e grato entusiasmo. Si voltò verso Rosa.

‘Grazie, signora, non immaginavo di essere accolta così cordialmente.’

‘Con affetto, cara mia, con affetto. Non poteva essere diversamente per Renzo e la sua’ come dire’ ragazza. Noi già ti conosciamo attraverso l’ ammirazione di nostro figlio, ti ha descritta magnificando la tua bellezza, ma la realtà &egrave ben superiore ad ogni immaginazione. Vero Riccardo?’

Lo scultore osservava Kirsti con evidente compiacimento, con occhio di artista uso a valutare il bello, l’armonia delle forme, la grazia.

‘Nessuna modella, di Prassitele, di Canova, di Rodin, Raffaello, Carracci, Correggio, Tiziano, o di chiunque altro, ha mai potuto offrire una simile perfezione, tale bellezza. Afrodite non &egrave che una brutta copia, di fronte a questa incomparabile bellezza.’

Renzo lo guardò, sornione.

‘Papà, voglio sperare che sia solo un apprezzamento artistico il tuo”

‘Soprattutto, figlio mio.’

Kirsti era rivolta verso Rodolfo, un po’ rossa in viso, e questo colorito ne esaltava lo splendore.

‘Grazie, professore. Il suo giudizio &egrave particolarmente generoso. Non credo di meritare tanto.’

‘Molto di più, molto di più. E poiché io sono anche abituato a ravvisare il carattere delle persone attraverso la propria espressione, la propria felicità, non posso che compiacermi con mio figlio per aver avuto la fortuna, più che la abilità, di incontrare una donna come te. Benvenuta tra noi. E adesso, a casa. Ci vuole qualcosa di fresco.’

Entrarono tutti, mentre Mariella si accingeva a trasportare nella dependance le valige dei due giovani.

Brindarono con una deliziosa spuma frizzante, invenzione di Renata, a base di succo di arance e di spumante.

Dopo qualche cordiale scambio di battute, Rodolfo osservò che, sicuramente, i ragazzi volevano rinfrescarsi un po’, dopo il viaggio. Ricordava che, come al solito, la cena sarebbe stata servita alle otto. Lui sarebbe tornato dall’altra parte dell’edificio, nel suo studio, a cercare di finire alcuni cartoni, con gli occhi pieni della nuova bellezza che aveva incontrato.

Nella fresca e accogliente camera da letto della dependance, Kirsti abbracciò Renzo, gli poggiò la testa sul petto.

‘Lo sai, tesoro, che questa nordica che viene dalla terra dei ghiacci &egrave commossa per l’accoglienza dei tuoi?’

‘A parte che tu sei tutt’altro che di ghiaccio, e ne sono felice, non c’&egrave ghiaccio che resista al calore e non c’&egrave maggior calore di quello che si sprigiona dall’affetto, e tu lo meriti, amore mio.’

La baciò a lungo, teneramente.

‘Quanto conti di andare dai miei, prof?’

‘Tra una decina di giorni. Domani mi informo sui voli.’

‘So tutto, in proposito. Con la Finnair, da Roma alle 12,10, si arriva a Helsinki alle 16,40; un rapido girò in città, per fartela conoscere e ripartiamo alle 20,10 per giungere a Rovaniemi alle 21,30.’

‘Sei un orario perfetto, la Finnair potrà utilizzarti.’

‘Già lo fa, sono la sua consigliera per il turismo dall’Italia.’

Kirsti, intanto, s’era denudata, e andava aprendo le valige e sistemando tutto nell’armadio, nel comò, sulla toletta, nel bagno.

Renzo s’era seduto, sulla vecchia e comoda poltrona, e ne ammirava le eleganti movenze, il sussultare del seno e, quando si chinava, la seducente visione, ora non offuscata da inutili stoffe, di quello che l’aveva attratto, quel giorno, mentre lei, china, ammirava le sculture della fontana.

‘Vieni qui.’

Le tese la mano, l’attirò sulle sue ginocchia, cominciò a baciarla, a carezzarla, dappertutto. Si fermò tra i morbidi riccioli del pube, sussurrandole all’orecchio che andava mordicchiando delicatamente.

‘Il mio scrigno dorato.’

‘Per un prezioso diamante.’

‘Sorgente deliziosa.’

‘Per dissetarti.’

‘Coppa invitante.’

‘Per la tua inebriante ambrosia.’

‘Guaina seducente.’

Gladio balsamico.’

La fece alzare e voltare verso di lui.

‘Amazzone voluttuosa.’

‘Corsiero focoso.’

Teneri avvii verso la conclusione appassionata che solo l’ora della cena interruppe loro malgrado.

La conversazione durante la cena fu un incrociarsi di domande e risposte per conoscersi meglio, ma sembrava più un approfondimento che un sapere cose nuove. Del resto, Renzo aveva tanto parlato a Kirsti della sua famiglia e di Kirsti alla famiglia.

Rodolfo seguiva tutto con attenzione.

‘Renzo, hai saputo più nulla di come sia stata accolta la conclusione della tua ricerca sugli antiparassitari che hai brevettato?’

Kirsti intervenne, interessata.

‘Hai scoperto nuovi antiparassitari?’

‘Si, non te ne ho accennato perché non so come sia stato accettato il mio lavoro dal gruppo multinazionale al quale ho inviato il mio lavoro. Attendo una risposta da un momento all’altro?’

La ragazza lo guardava ammirata.

‘Professore, sapevo che eri bravo ma non delle tue brillanti ricerche.’

Alla parola ‘professore’, anche Rodolfo aveva alzato la testa.

Kristi sorrise.

Mi scusi, professor Rodolfo, avevo dimenticato che ero circondata da tanti docenti, sa io sono ancora discente’

Rodolfo scosse allegramente la testa. Si rivolse a Kristi.

‘Renzo ha messo a punto un preparato che ha una percentuale trascurabile di tossicità per le piante, mentre distrugge totalmente i parassiti che le danneggiano. I vantaggi economici sono immensi. E’ qualcosa che farà epoca.’

Kristi fissava adorante Renzo che aveva assunto un’aria alquanto impacciata.

‘Non esageriamo, &egrave un prodotto di grande interesse, certo, ma finora non so come sia stato accolto da chi dovrebbe essere interessato all’utilizzo. Attendo fiducioso.’

L’attesa non fu lunga. Due giorni dopo, ricevette una e-mail in cui lo si invitava ad incontrare, allo Sheraton Golf di Roma, il chairman dello scientific committee della International Agrarian Co., IACO, Mr. Perry sarebbe stato accompagnato dal suo assistente con full powers conferitigli dal Board of directors. L’appuntamento era per il venerdì successivo.

Kirsti gli disse che lo avrebbe aspettato, ansiosa, nella villa. Avrebbe letto uno dei tanti importanti libri che erano nella biblioteca dell’old professor.

Mr Perry, simpatico e cordiale, entrò subito in argomento. La IACO era interessata al prodotto messo a punto da Renzo, chiedeva l’esclusiva per il mondo intero, per dieci anni, con opzione per il rinnovo, ed offriva a Renzo di entrare a far parte del Comitato Scientifico, senza che ciò potesse interferire con le attività del professor Riccardi, e un fee annuo di trecentomila dollari iniziali, aumentabili del dieci per cento ogni dodici mesi. La IACO era disposta a corrispondere un ‘golden hello’, premio d’ingresso, di trecentomila dollari. Rstava inteso che spese di viaggio e soggiorno per partecipare ai lavori del Comitato Scientifico, sarebbero state a carico della IACO. Perry aveva il contratto, pronto per la firma, sia in italiano che in inglese, entrambi i testi avrebbero avuto lo stesso valore e, per qualsiasi ragione, il foro competente sarebbe stato quello della parte attrice.

Mr Perry chiedeva a Renzo se avesse domande od obiezioni.

Renzo disse che conosceva bene la IACO, e ne seguiva con interesse l’ attività. Lui avrebbe firmato d’impeto, ma ritenne opportuno chiedere di poter leggere attentamente i contratti, anche con l’assistenza della sua assistente, Kirsti, che tra l’altro era la sua fidanzata. Sarebbe tornato nel tardo pomeriggio, se Mr Perry era d’accordo.

‘OK Mr.Riccardi, sarei lieti di avere a cena lei e la sua assistente. Se giungerà un po’ prima, potrà parlarmi della nostra offerta. Diciamo alle 6 p.m.?’

‘D’accordo, a più tardi.’

Renzo prese la cartellina che gli veniva tesa e s’avviò al parcheggio. Si fermò vicino l’auto, telefonò a Kirsti, le disse che era sulla via del ritorno, le avrebbe raccontato tutto, presto, e che le notizie erano abbastanza buone. La pregava di avvertire di ciò i genitori, e si raccomandava per un pranzo molto leggero.

Guidò senza fretta, l’autostrada che da Fiumicino andava in città, il raccordo anulare, la solita Appia, la via dei laghi. Kirsti era sulla veranda, all’ombra, con un libro sulle ginocchia, senza staccare gli occhi dal cancello. Sul dondolo, Rosa leggeva una rivista. Non appena vide la macchina di Renzo, si alzò di scatto e scese i due gradini, aspettando che l’auto si fermasse accanto a lei. Lo baciò con trasporto, gli si mise sottobraccio.

‘Allora?’

‘Sediamoci, ti dirò tutto.’

Poggiò giacca e cravatta su una sedia.

‘Dov’&egrave papà?’

‘E’ andato all’Accademia, sta per tornare.’

‘Renata?’

‘Con l’old professor.’

‘Devo andare un momento in camera, torno subito.’

Si alzò, si voltò alla ragazza.

‘Kirsti, mi accompagni, per favore?’

Entrarono nella dependance, non appena in camera Renzo le prese le mani e la guardò negli occhi.

‘Prima di qualsiasi cosa, di dire nulla, desidero farti una domanda e avere una risposta, possibilmente immediata.’

Lo guardava sorridente, dolcemente.

‘Kirsti, vuoi sposarmi?’

‘E me lo domandi? Io non desidero che essere la tua donna, la tua compagna, per tutta la vita.’

La baciò con dolcezza.

‘Andiamo.’

Tornarono sulla veranda. Sedettero ai posti di prima, dove Renzo aveva lasciato borsa, giacca e cravatta.

‘Mamma, vuoi venire?’

‘Non disturbo?’

Renzo la guardò ironicamente.

‘Non fare l’ingenua. Vieni qua. Ci sono novità.’

Rosa li raggiunse, trascinando il dondolo. Sedette a fianco a Kirsti.

Renzo le guardava, prendendo tempo, stimolandone la curiosità

Le donne, però, stavano al giuoco.

‘Ho incontrato una specie di plenipotenziario, e capo del comitato scientifico, della IACO, che sarebbe”

E si dilungò a parlare della società, dell’importanza, della solidità finanziaria’

‘Sembra che il mio lavoro sia stato apprezzato, mi hanno fatto delle proposte, io mi sono riservato di dare una risposta dopo averle attentamente esaminate.’

Prese la borsa che aveva messo sulla sedia, aprì, tirò fuori la copia in inglese.

‘Le proposte sono in questo contratto. Se le accetto dovrei firmarlo.’

Si fermò, osservando la reazione delle due donne.

Kirsti lo guardava, divertita, Rosa cominciava ad averne abbastanza di quella manfrina.

Con lentezza esasperante, Renzo espose i termini del contratto.

Kirsti aveva sbarrato gli occhi. A Rosa sembrava non aver compreso bene il tutto.

‘Scusa, Renzo, seguiteresti la carriera universitaria, se non ho capito male.’

‘Certo mamma. E questo mi assicura la cattedra a Roma.’

‘E ti corrisponderebbero trecentomila dollari ogni anno’ che sarebbero?’

‘Un po’ più di trecentomila euro.’

‘Cio&egrave molte volte il tuo stipendio di docente.’

‘Esatto.’

‘E, una cifra analoga te la darebbero solo perché accetti. come mai?’

‘E’ una specie di premio d’ingaggio, &egrave l’abitudine di alcune società USA per assicurarsi un management qualificato.’

Rosa guardava ora Kristi ora il figlio. I due giovani si tenevano per mano.

‘Quando lo saprà tuo padre ne resterà impressionato.’

Rodolfo, invece, ascoltò con la massima calma. Si voltò verso il figlio.

‘Lo sapevo che avresti fatto grandi cose, Renzo. E questo non &egrave che l’inizio.’

Renata non stava in sé dalla gioia.

Rodolfo disse che la sera avrebbero dovuto brindare in modo solenne.

Renzò si scusò. Dovevano rimandare i festeggiamenti all’indomani, e con un pranzo principesco, nel miglior locale di Roma. Lui doveva tornare da Mr Perry, per la firma. Era stato invitato a cena. Anche Kirsti sarebbe andata con lui.

Kirsti lo guardò, sorpresa.

‘Io?’

‘Sei la mia assistente, e, come ho detto agli americani, anche la mia fiancée.’

***

4

Mr Perry li attendeva nella saletta riservata, quella che dava sul ‘green’, dalla quale si scorgeva il ponticello di legno che abbelliva il parco.

Li accolse con cordialità, si dichiarò incantato da Kirsti.

La firma li impegnò per pochi minuti, ognuno conservò una copia del contratto bilingue. Mr Perry, trasse dalla cartella un assegno di seicentomila dollari.

‘E’ il ‘golden hello’ e il primo anno di fee, dear Renzo. Benvenuto a bordo, e non dimenticare che mi chiamo Don. Adesso dobbiamo fare qualche foto, ripeteremo la cerimonia della firma.’

Entrarono due fotografi, vari scatti: cerimonia della firma, i protagonisti insieme, singolarmente, la coppia Renzo-Kirsti.

Don era sempre sorridente.

‘Ti prego di non sottovalutare, dear Renzo, la clausola che si riferisce a tue conferenze, articoli, pubblicazioni, od altro, che riguardino l’oggetto del nostro accordo. E’ logico che ogni eventuale provento sia di tua sola competenza, ma dovremo sempre intenderci preliminarmente sul contenuto di tuoi interventi in proposito. Del resto, saremo soprattutto noi a curare incontri, un po’ in tutto il mondo, e pubblicazioni.’

Si volse alla ragazza.

‘Andiamo a cena, Kirsti. Brinderemo con lo champagne.’

Era il punto di svolta nella vita di Renzo, e di Kirsti.

Mentre tornavano a casa, Kirsti, che aveva appena assaggiato lo champagne, era molto seria, silenziosa. Renzo la osservava attentamente.

‘Qualcosa non va?’

‘Niente, amore. Pensavo che sarà bene versare subito in banca l’assegno, possibilmente una banca multinazionale, e investire una parte della somma in azioni della

IACO.’

Le mise una mano sulla gamba.

‘Sei una preziosa assistente, evidenzi sempre un ammirevole e ponderato equilibrio, anche quanto l’entusiasmo potrebbe distrarre. Brava, grazie. Domattina andremo insieme alla DB.’

***

Il Direttore della DB fu molto gentile. Approvò l’acquisto di azioni IACO, un ottimo titolo, quotato nelle maggiori borse di tutto il mondo. C’erano sussurri (unconfirmed reports) che avrebbe potuto lievitare. Accettò l’idea di Kirsti, metà in azioni e l’altra, almeno per il momento, su un conto da aprire all’estero, preferibilmente su Frankfurt, ma operabile anche da altri Paesi.

Renzo chiese che del conto e del deposito titoli fosse rappresentante Kirsti. La cosa era possibilissima, ma per dovere d’ufficio doveva informare che il potere di rappresentanza cessa al momento di decesso del titolare.

‘Non &egrave il suo caso, professor Riccardi, devo sempre dirlo.’

Renzo sorrise. Kirsti era serissima.

‘Potresti farti rappresentare da Renata, tua sorella.’

‘Non &egrave la mia assistente e tanto meno sarà mia moglie.’

Finì in allegria. Il Direttore chiamò sull’intercomunicante un collaboratore per incaricarlo di predisporre i documenti necessari per le operazioni.

‘Se non sono indiscreto, professor Riccardi, lei cosa insegna?’

‘Chimica agraria ed entomologia con particolare riferimento a tutto ciò che &egrave dannoso per le piante. L’assegno che le ho consegnato deriva dalla mia collaborazione con la IACO.’

‘Ritengo che sia un contributo molto importante il suo. Ha anche altre consulenze?’

‘Qualcuna, sempre in materia.’

‘Le sa già, ritengo, che la nostra banca opera anche in USA, e su di essa può contare. Le sarà fornita una ICC, international company card, valevole in tutto il mondo e che funge anche come carta di credito.’

Era tornato l’impiegato con le carte da firmare.

Piccoli adempimenti che richiesero anche la trascrizione di documenti di riconoscimento. Kirsti aveva il suo passaporto.

Il direttore li accompagnò all’uscita, li salutò cordialmente.

Per muoversi liberamente, avevano lasciato l’auto in una rimessa nei pressi di San Giovanni, e avevano preso il taxi.

Erano nel centro della città, in Via del Tritone.

‘Che ne diresti di fare due passi, fino a piazza Barberini, e prendere qualcosa all’Olimpo, il roof garden del Bernini Bristol? Credo proprio che ci voglia.’

‘Lo credo anche io. Andiamo.’

Si avviarono lentamente, tra i molti turisti che affollavano la via. Le vetrine non richiamavano l’attenzione di Kristi. Erano sereni, in volto, tuttavia assorti in chissà quali pensieri. Superarono via Quattro Fontane, all’angolo opposto attraversarono la strada ed entrarono nel fresco del Bernini. L’ascensore li portò all’Olimpo, il bar da quale si godeva un’ottima vista.

Sedettero ad un tavolo dal quale si dominava la piazza con la Fontana e la via, fino al Palazzo Chigi.

‘Siamo nell’Olimpo, Kirsti. Ce lo meritiamo. E’ il luogo degli dei, e noi possiamo certo considerarcene all’altezza.’

Chiesero due ‘mimose’, al cameriere che era andato a riceverli.

‘Perché hai voluto che fosse la tua rappresentante?’

Lo guardava, con aria turbata.

Le prese la mano.

‘Sorridi, piccola. E’ una cosa transitoria, tra qualche mese non servirà più.’

‘Cio&egrave?’

‘Non sei del paese di Babbo Natale?’

‘Scusa, Renzo, sono seria. Cosa penseranno i tuoi?’

‘Io sono più serio di te, ma si da il caso che confidi nei doni di Santa Claus.’

‘Per favore”

‘Prima di dirti l’esito dell’incontro con Perry, ti ho chiesto se volevi sposarmi. Ricordi cosa mi hai risposto?’

‘Che ne sono entusiasta, non avresti dovuto neanche domandarmelo.’

‘Appunto. Il regalo che attendo &egrave quello che, prima di Natale, tu accetti di andare in una chiesa, al Campidoglio, dovunque tu voglia, e diventare mia moglie a tutti gli effetti. Quindi, niente rappresentanza in banca, ma piena comunione, in tutto e per tutto, anche nei beni, oltre che nel bene.’

Lo guardò con una strana espressione, tenera e amorosa.

‘Sei sempre imprevedibile. Ma certo che desidero diventare tua moglie, con qualsiasi rito, in qualunque modo.’

‘I miei, malgrado assumano atteggiamenti da liberi pensatori, gradirebbero certamente, specie mia madre, il matrimonio cattolico, ma tu sei luterana”

‘Io so che il Codice di Diritto Canonico regola i cosiddetti ‘matrimoni misti’. Sono pronta ad osservare tutte le condizioni che mi saranno richieste. Non considerarmi un apostata. E’ che per te farei qualsiasi cosa, ‘ specie ora che stai per affermarti così brillantemente.’

Queste ultime parole furono pronunciate furbescamente, mentre gli stringeva la mano.

Lui rispose sullo stesso tono.

‘Lo sapevo che sei una bassa calcolatrice, sin dalla prima pizza margherita, quella prima volta. Ricordi?’

‘Ricordo tutte le nostre ‘prime volte’, sono incancellabili in me, nella mente e nel cuore.’

‘Piuttosto, come accoglieranno, i tuoi, il tuo matrimonio con uno straniero?’

‘A parte che, sono certa, saranno felici della mia felicità, da noi la interferenza delle famiglie, in proposito, &egrave quasi inesistente. Ma quando ci andremo?’

‘Tra pochi giorni. Adesso dobbiamo darci da fare per una casetta tutta nostra. Che ne diresti se ne trovassimo una, anche noi, sulla via dei laghi?’

‘Incantevole posizione. Vicini ai tuoi ma divisi. L’ideale.’

‘Vicini al nido e all’asilo che curano le suore.’

Kirsti scosse teneramente il capo.

‘Ma non sono care le case, dove dici tu?’

‘Con le prospettive per almeno i prossimi dieci anni, possiamo dare un congruo anticipo e assumere l’impegno di saldare il tutto in breve tempo. Avremo molto da fare. Anche per i mobili, l’arredamento”

‘Ci aiuteranno i tuoi, per scegliere?’

‘Vorrei che tutto fosse di nostro gusto. Saremo noi a viverci.’

‘Sei contento, pensi alla grande, come un vero ricco.’

‘Kirsti, ho il mio stipendio, le consulenze, e cinque volte tanto dalla IACO!’

‘Tesoro, com’&egrave bello il tuo entusiasmo.’

‘Ma questa &egrave solo una piccola parte.’

‘Piccola parte?’

‘Si, bambina. Ho te, la vera ricchezza, il vero bene prezioso’ il mio scrigno d’oro’! Sai che facciamo? Pranziamo qui e poi torniamo a casa, a’ riposare.’

Mancava qualche centinaio di metri per giungere a casa. Sul verde cancello d’un grazioso e moderno edificio seminascosto tra gli alberi, c’era un cartello. ‘In vendita’. E un numero telefonico. Il destino seguitava ad essere favorevole.

Prenotarono il volo per Rovaniemi. Kirsti avvertì i suoi. Renzo voleva andare allo Scandic Hotel, per essere liberi. Kirsti disse che almeno la prima sera dovevano accettare l’ospitalità della sua famiglia. Ma certo, avrebbero dormito insieme, nessun problema. Lo abbracciò, felice, e pensò a qualcosa da portare in dono.

Il proprietario della villa in vendita disse che prima di parlare di prezzo od altro, sarebbe stato bene che loro la visitassero. L’indomani, sabato, si sarebbe fatto trovare sul luogo alle dieci. Certo, conosceva bene, di nome, i Riccardi, quelli della villa ‘ERRE’, e sarebbe stato lietissimo di vendere a uno della famiglia.

L’ingegner Rosi li attendeva in giardino. Non giovanissimo, ma d’aspetto sportivo. Li accolse cortesemente. Lui aveva progettato e costruito quella villa, ma l’aveva abitata molto poco, dato che la sua attività professionale lo tratteneva a Milano per la maggior parte del tempo. Tra l’altro, era scapolo, e gli spiaceva veder inutilizzata quella residenza che aveva realizzato con tanto entusiasmo. La visita fu accurata e lunga. Ottime condizioni murarie e degli impianti. Aria condizionata in ogni ambiente, fresca d’estate e calda d’inverno. Acqua, elettricità e metano a norma. Giardino ben tenuto, comoda e ampia rimessa. Grazioso locale seminterrato per hobbies od altro. Per il prezzo, era sicuro che si sarebbero messi d’accordo. Ci teneva, sentimentalmente, che quella costruzione non finisse a chi non avrebbe saputo apprezzarla. Aveva rifiutato molte offerte. Avrebbe fatto una piccola riduzione sul valore di mercato, e le modalità sarebbero state stabilite di comune accordo. Concordarono su 775.000 euro, di cui 175.000 alla stipula e quattro rate annuali di 150.000. L’appuntamento dal notaio per il martedì successivo.

Il direttore della DB telefonò il lunedì mattino.

‘Professor Riccardi, complimenti. I giornali di tutto il mondo parlano di lei. Non sapevo che lei fosse una autorità nel campo scientifico. Le azioni IACO sono raddoppiate. La rivista Scientific Monitor pubblica la sua foto in copertina e quelle della firma dell’accordo nelle pagine interne. C’&egrave anche la foto con la signorina Kirsti. Si parla del rivoluzionario ‘Riccardi Treatment’ che distrugge i parassiti senza contaminare le piante. La IACO lo ha testato in tutti i suoi laboratori sparsi nei vari continenti. Si dà per certo l’azzeramento dei danni causati da certi parassiti, l’aumento delle rese. Le mando copia dei giornali e della rivista con un mio corriere. Auguri e complimenti. E congratulazioni per le azioni così oculatamente indicate dalla sua assistente.’

Renzo informò immediatamente Kirsti di quanto aveva saputo.

‘Sembra, preziosa assistente, che l’odierno valore delle azioni copra il debito residuo per la villa, dopo l’anticipo. Farò subito porre una targa, in travertino, sul pilastro. ‘Villa Kirsti’.’

‘Meglio chiamarla ‘Eden Resti’, ma solo quando l’abiteremo. Il nostro Eden. Voglio essere la tua Eva, per sempre.’

Renzo mostrò ai genitori, alla sorella, i giornali e la rivista. Non erano in loro dalla gioia. Fu deciso che ne sarebbero state fatte delle copie e inviate all’Università, per l’ordinariato, a Roma.

L’aereo era decollato da poco.

Kirsti si era stretta a lui, rammaricata per il bracciolo che non le consentiva di sentirlo vicino come avrebbe voluto.

‘Breve giro di Helsinki, ancora poco più di un’ora di volo e poi a casa.’

‘A casa tua.’

‘No, a casa dei miei. Casa mia &egrave dove sei tu. Ubi Gaius ibi Gaia.’

Assunse un tono scolastico.

‘La casa dei miei &egrave a Rovaniemi, la città quasi sul Napapiiri, il circolo polare artico, alla confluenza tra il Kemijoki e l’Ounasjoki. Moderna, alla cui ricostruzione, dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, ha contribuito anche il grande Alvar Aalto. Vedrai la Lappia Talo, Casa di Lapponia, il Kjriasto, la biblioteca, e la sede comunale. Sai, il libro più antico della biblioteca &egrave in italiano, la Storia dei popoli settentrionali, di Olaus Magnus, del 1581. Ti farò vedere l’Artikum, la lunga galleria con la volta di vetro che in questa stagione &egrave illuminata dal sole. Ti fa sentire a diretto contatto con l’esterno, con la natura. D’inverno, puoi ammirare le aurore boreali, la volta del cielo, o sentirti nel mezzo d’una bufera, godendo il tepore dell’ambiente riscaldato. Ammirerai il panorama da Ounasvuarra, la collina che domina la città, attraverserai il Ponte dei Taglialegna che nel periodo in cui tutto &egrave ghiaccio, indica che li c’&egrave il fiume. Vedrai, &egrave bella la mia città.’

Rivedeva quei luoghi con la mente, le passavano negli occhi, come in un film.

‘Hai nostalgia della tua terra?’

‘Malinconia, rimpianti? No, ma la ricordo con tanta tenerezza.’

‘Ci torneremo ogni volta che vorrai, la faremo conoscere ai nostri figli, porteremo i nipotini dai nonni.’

‘Inviteremo anche i nonni a Roma?’

‘Si, e molto presto. Devono conoscere dove vivrai. Sarà piccola cosa, per loro, il nostro lago, ma non &egrave male, vero?’

‘E’ incantevole, specie quando sono con te.’

Atterravano a Helsinki.

Sollecite operazioni di sbarco, di ritiro dei bagagli e deposito nelle apposite cassette. Poi fuori. Kirsti parlò al tassista in suomi, poi lo ripeté in inglese. Un giro per la città, lentamente, mostrando il centro, i luoghi di maggior interesse, il porto, e poi di nuovo, alle 7,30 p.m., all’aeroporto.

Velocemente fino all’ingresso della città, poi senza fretta, come aveva raccomandato Kirsti che andava indicando i luoghi, le particolarità. Tutto molto ordinato, pulito. Le auto con le luci accese, anche in pieno giorno, il tram che scivola silenzioso, come se sciasse. Verso la periferia, la distesa dei laghi, la villa dell’ex presidente. La cattedrale luterana, ancora il piazzale del porto dove si tiene un simpatico mercato. L’elegante caff&egrave del Grande albergo, di fronte agli impianti per le Olimpiadi. Di nuovo all’aeroporto, l’aereo, il decollo per Rovaniemi. Sono già passate le otto di sera, &egrave pieno giorno, ed &egrave anche giorno all’atterraggio. La famiglia di Kirsti &egrave ad attenderci, al gran completo. Un incontro che smentisce la immaginata freddezza della gente che vive intorno al circolo polare. Cordiali abbracci, affettuosi. Veri baci sulle guance, da parte delle donne.

Annika, la madre, spiegava perché Kirsti fosse così perfetta, così bella. Sembrava la sorella maggiore, una figura eccezionale, messa in risalto dagli attillati pantaloni neri e dalla blusa di lana. Renzo si rese conto da chi avesse ereditato, Kirsti, la predilezione per quel genere di sprayed wool shirt. Quanti anni aveva? Pensando che il primo figlio, Erik, il bel giovanottone accompagnato dalla moglie Leena, anche lei un notevole pezzo di figliola, doveva essere sui trenta, Annika era sui cinquanta. Senza esagerare, ne mostrava venti di meno. Imponente la figura di Eino, il barbuto genitore, solido e massiccio come una roccia, bianco e rosso, personificazione della salute e dell’allegria. Perfino Anja, la tuttofare della casa da quando Annika e Eino avevano messo su famiglia, era andate incontro alla coppia che veniva dalla lontana Italia. L’abbraccio delle tre donne informò Renzo di quanto sodo si conservasse il seno delle donne lappo-finniche, a tutte le età. La stretta di Eino era poderosa, anche se certamente molto controllata. Al pari di quella di Erik.

Annika prese Renzo sottobraccio.

‘Kirsti described you so well that I could almost see you. She’s perfectly right, you’re an alluring man. She should be very jealous of you’ also towards me”

E rise cordialmente, deliziosamente.

‘Can I call you Renzo?’

‘Of course, mistress Pallto”

‘I’m Annika, Renzo. Welcome.’

E ancora un caloroso bacione.

Erik e Anja avevano provveduto a ritirare il bagaglio, si avviarono all’uscita. Decisero che in un’auto sarebbero andati i genitori e in nuovo arrivati, col bagaglio, nell’altra Erik, la moglie, Anja.

Luce chiara, quasi lattescente. Le piccole luci dei veicoli accese.

Una bella casetta, quella dei Pallto, ospitale, confortevole, arredata con gusto. Kirsti disse che il giorno dopo sarebbero andati allo Scandic Hotel, ma la madre non volle sentire storie. La sua figliola e il bell’Italiano erano venuti per la famiglia, non per l’albergo. La camera di Kirsti li avrebbe comodamente ospitati. Erik e Leena occupavano quella degli ospiti. Ci avrebbe pensato lei a disdire la prenotazione.

Renzo sorrise, pensando che le mamme sono uguali a tutte le latitudini

Annika informò Renzo che Anja aveva preparato una cena ‘sami’, di quelle che si servono agli ospiti più graditi. Volle sapere della famiglia di Renzo, del suo lavoro, dei rapporti con la IACO. Interessata, non superficialmente curiosa. Si augurava di poter conoscere presto l’Italia. Parlava e agiva con grazia, con naturale armonia nel gesto, nella parola, nell’espressione del bellissimo volto. C’era del fascino che l’età non aveva diminuito, qualcosa di spontaneamente e innocentemente civettuolo.

Quando furono nella loro camera, teneramente avvinti nel morbido letto, sotto il leggero piumone, Renzo disse a Kirsti quanto fosse lieto per l’affettuosa accoglienza, e quanto ammirasse quella bella famiglia che lo faceva sentire a suo perfetto agio.

Kirsti gli poggiava la testa sul petto.

‘Devo dirti che le docce sono nel vano che si trova di fronte alla nostra porta. Se vuoi, puoi fare la sauna, possiamo farla insieme, vi si accede dalla sala docce, &egrave la porta di legno chiaro sulla destra. Vi sono più docce, separate da divisori che non giungono né al soffitto né al pavimento, e chiusi solo da battenti di legno, della stessa altezza, che s’aprono e chiudono spingendoli. L’accappatoio, od altro, lo lasciamo ai beccatelli di legno, di fronte ad ogni box.’

‘E’ una doccia comune.’

‘No, ti ho detto che ci sono i divisori.’

‘Si, ma se sono piccoli si vede tutto”

‘Per noi &egrave naturale, siamo fatti tutti allo stesso modo’.

‘O quasi!’

Fu meraviglioso far l’amore nel letto di Kirsti, un’emozione non prevista.

Non era molto presto, l’indomani mattina, quando si destarono. Il viaggio, il tour ad Helsinki, la cena, e l’amore, congiurarono per un risveglio improntato ad una certa pigrizia. Ancora tenerezze.

‘Andiamo insieme a fare la doccia, Kirsti?’

‘Certo, caro.’

Si avvolsero nei teli spugnati che erano sulle sedie, calzarono dei comodi zoccoli, attraversarono il corridoio, aprirono la porta, entrarono nel locale illuminato da lampade fluorescenti e con silenziosi aeratori sulla parete. Nello stall di fronte, qualcuno, con le braccia in alto, si lasciava carezzare dal tiepido getto d’acqua. Testa alta, occhi chiusi. Il seno eretto, roseo, pieno, svettante, sussultante allo sfioramento del liquido. Lo sguardo di Renzo fu subito affascinato dallo spettacolo di quel corpo offerto alla sua ammirazione. Doveva essere Leena, la bella e giovane moglie di Erik.

Ad un tratto sentì la voce armoniosa e allegra di Annika.

‘Hello, Renzo, have a nice shower, with Kirsti I guess.’

E rise gaiamente.

Lasciarono i teli ai ganci e si diressero al box più vicino.

L’acqua tiepida, il contatto del corpo caldo della splendida ragazza, la visione di Annika sotto la doccia che gli era ancora impressa nella mente, provocarono l’impetuoso eccitamento di Renzo che non riusciva a controllarsi, tanto da turbare perfino la naturale libertà di modi e noncuranza delle convenzioni di Kirsti, che temeva di non saper trattenere i sospiri che testimoniavano la sua passione, il suo godimento. Il suo liberatorio ‘tullen’ sarebbe stato udito e compreso da eventuali occasionali e improvvisi ascoltatori. Tullen, ‘vengo’!

Troppo tardi, non sapeva resistergli, lo sentì in lei, le mani sotto le natiche, gli si aggrappò con le braccia al collo, le gambe incrociate dietro la schiena, le labbra sulle labbra per soffocare ogni gemito.

Annika aveva chiuso l’acqua, occhieggiando quello che si svolgeva poco lontano da lei, ma non immaginando che Renzo, ad occhi chiusi, sentiva lei tra le braccia.

Quando i loro corpi di disgiunsero, ansanti e soddisfatti, l’acqua continuò a carezzarli, languidamente. Poi, avvolti nei loro teli spugnosi, tornarono in camera, a prepararsi per la colazione.

Renzo prese solo una piccola parte di quanto era riccamente preparato sul grande tavolo. Annika avrebbe voluto che assaggiasse tutto, premurosa e espansiva. Kirsti fece onore, vivendo nuovamente le abitudini di quando era in quella casa. Anja era affaccendata in cucina. Gli altri erano usciti.

Annika disse a Kirsti che avrebbe dovuto far ammirare, a Renzo, il panorama che si godeva dal balcone del sottotetto.

‘Devo mettere in ordine la camera e gli oggetti che abbiamo lasciato in giro. Pensaci tu, mamma.’

Annika si alzò, magnifica nel suo consueto completo conturbante che ne esaltava il corpo statuario. Tese la mano a Renzo.

‘Come-on, boy, I would like to show you something shocking.’

Lo prese per mano s’avviò verso la scala di legno.

‘Follow me, Renzo, and you’ll have a charming view.’

Renzo la seguì, mentre saliva lentamente I gradini ancheggiando negli aderentissimi pantaloni.

‘OK, I see.’

Era davvero uno spettacolo affascinante, altro che il panorama che avrebbe goduto dalla finestra sul tetto.

Annika s’affacciò al parapetto, lui le fu alle spalle, appiccicato. Con le labbra all’altezza del piccolo orecchio della donna.

‘Here I feel on the top of the wordl, Annika.’

Lei si mosse un po’.

‘Me too, Renzo. It’s really delightful.’

Si, era delizioso. Per entrambi. La rivide nel vano della doccia.

Lei si voltò lentamente, sempre attaccata a lui, gli occhi splendenti, il volto liscio e roseo d’una adolescente. Nel suo inglese semplice, un po’ scolastico, bisbigliò.

‘Non avevo mai compreso, e tantomeno immaginato, il fascino latino. Kirsti &egrave certamente fortunata.’

Renzo era quasi su lei che spingeva lievemente il bacino in avanti, con le spalle un po’ fuori della finestra. Dal basso, forse, ci si sarebbe chiesti la ragione di quella strana positura della donna. Ma non c’era nessuno.

‘Mi domando, Annika, come tu faccia a conservare un fisico così perfetto, magnifico, eccitante.’

‘Eccitante?’

‘Non lo senti?’

‘Chiaramente. Non allontanarti. Ti spiego. Ogni giorno vado in palestra, tapis roulant, quadro, ginnastica. Movimenti del bacino’ così”

Si agitava con studiata esperienza, traendone evidente piacere.

‘Fortunato chi ti ha avuto.’

‘Non mi crederai, ma, in quel senso, conosco solo Eino.’

‘Impensabile, una donna così affascinante. Avrai avuto infiniti pretendenti, spasimanti desiderosi.’

‘Moltissimi.’

‘E sei stata sempre fedele a Eino.’

‘Non &egrave questione di fedeltà. Non attribuisco alcun valore materiale a questo termine. Si possono avere innumerevoli rapporti fisici con altri uomini, o donne, senza coinvolgere quella che comunemente si definisce fedeltà. Solo che non ho mai creduto che ne valesse la pena.’

‘Pur essendo così provocante?’

‘Mai stata prima di questo momento.’

‘Devi essere una amante fantastica.’

‘Accertalo. Check it!’

La guardò sbalordito.

‘Troppo vecchia, vero?’

Renzo assunse una espressione risoluta.

‘Quando, dove?’

‘Nessun ostacolo. Dirò a Kirsti che voglio farti visitare la mia scuola. Negli impianti sportivi c’&egrave la guest house, molto accogliente. Oggi &egrave vacanza, non c’&egrave nessuno. Ma la cosa non dovrà avere alcun seguito. Intesi?’

‘Un capriccio?’

‘Chiamalo come meglio credi.’

‘Curiosità d’una nuova esperienza?’

‘Solo il fascino travolgente d’un uomo che non pensavo potesse esistere. L’unica esaltante follia della mia vita, ‘ al tramonto. Il canto del cigno prossimo alla fine.’

‘Il palpito voluttuoso d’una femmina.’

‘Adulatore seducente. Scendiamo.’

Kirsti riconobbe che era una veramente interessante, per un insegnante, anche se universitario, conoscere l’organizzazione e le attrezzature d’una scuola lappone. Lei sarebbe andata a trovare la sua amica del cuore. Sarebbero stati tutti di ritorno prima di cena.

Annika guidava con calma. Avevano percorso la Koskikatu, poi la Kajaaninte, proseguendo dopo l’incrocio con la Ounasvaarantie e, poco oltre, voltando a sinistra, fino al moderno edificio, prima dei nuovi e attrezzati impianti sportivi. La guest house, era molto accogliente, oltre a piccole camere, c’era anche, in fondo al corridoio, una camera molto più ampia, con un basso letto, spazioso e comodo, ricoperto con una bianca pelliccia di pelo raso sulla quale era un soffice e leggera trapunta celeste.

Annika andò alla grossa vetrata semicircolare, panoramica, dalla quale si dominava il campo sportivo, la pista rossa, le piccole tribune laterale.

‘Vedi, quando &egrave bel tempo &egrave là che corro.’

‘E’ tutto molto bello, ma, da fuori, non si vede quello che si svolge in questa camera, attraverso la grande vetrata dal pavimento al soffitto?’

‘No, dal di fuori i vetri, che sono tripli, si presentano come tanti specchi. Inoltre, volendo, basta far scendere delle leggere tende che scorrono tra gli strati dei vetri.’

Annika andò verso uno sportello scorrevole che era sulla parete. Lo aprì. Conteneva un armadio con delle grucce alle quali erano appesi una specie di kimono. C’era anche un tavolino in legno chiaro, sormontato da un grosso specchio contornato dalle luci. A lato dello scorrevole una delle avveniristiche poltroncine che arredavano la camera. Abbastanza basse, senza braccioli.

Annika si spogliò con naturalezza. Nuda, si guardò nello specchio, di fronte, di profilo. Sembrava la gemella di Kirsti, d’un biondo più scuro, un poco più rotonda, ma non appesantita. Visione d’una trentenne nel culmine del suo splendore. Indossò un kimono, senza allacciarlo, andò verso il letto, spostò un lato della trapunta, si sdraiò, appoggiandosi su un gomito, guardando Renzo.

Renzo non tardò a imitarla, ma non mise alcun abbigliamento. Maliziosamente.

Si avvicinò ad Annika, s’inginocchiò sul letto. Cominciò a baciarla, con esasperante lentezza, lambendole la fronte, gli occhi, l’incavo delle orecchie, le labbra frementi, la gola, scendendo, sempre piano piano, sul seno, soffermandosi, eccitante ed eccitato, sui piccoli capezzoli che si irrigidivano, ancora più giù, titillando l’ombelico, inoltrandosi insistente nel folto dorato del pube, tra le gambe che andavano bramosamente schiudendosi.

Non s’aspettava la inesauribile foga voluttuosa di quella adolescente matura. Come l’aveva definita in cuor suo. Spontanea e raffinata, impulsiva e calcolatrice. Abbandonata e controllata. Bramosa e paziente. Possessiva e generosa. Ardente e mite. Ricordò il titolo d’una vecchia canzone, ‘ghiaccio bollente’. Glielo disse, mentre lei lo sovrastava, travolgente.

‘You’re my ardent ice. Sei il mio ghiaccio bollente.’

Gli sorrise, incantata, senza arrestarsi, sussurrando, tra un gemito e l’altro.

‘The right definition, sweetheart. Very right’ darling, I’m getting the paradise, the ecstasy’. Your ardent ice is in the heaven’ for the first time’in my life’ ohooooo”

E fu il paradiso per entrambi.

Quando si ritrovarono intorno alla tavola, per la cena, si parlò delle impressioni di Renzo sulla città, sugli impianti scolastici. Eino chiese in che modo si fosse comportata la moglie come accompagnatrice, come guidatrice, come maestra.

Renzo non contenne le lodi. Annika era andata al di là di ogni aspettativa, dimostrandosi una maestra, in tutto, piena di iniziative, tecnicamente sorprendente, pronta a soddisfare ogni curiosità. Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio.

Annika lo guardava, sorridente, comprendendo il significato di quelle espressioni.

Eino, annuiva, con aria sorniona.

‘Annika &egrave inesauribile, mi auguro che non ti abbia affaticato troppo.’

‘Resisto bene anche io, credo che me la sia cavata. Cosa ne pensa Annika?’

‘Renzo é insuperabile. Kirsti deve ritenersi una donna fortunata. Congratulazioni!’

A letto, Kirsti si strinse a lui, gli si rannicchiò tra le braccia, e gli raccontò del pomeriggio trascorso con le sue compagne di scuola. Delle belle ragazze, gliele avrebbe fatte conoscere, avevano parlato a lungo, di tante cose. Poi si assopì dolcemente, col suo particolare respiro, come le fusa di una gattina. Renzo provò un profondo senso di sollievo. Anche la sua vigoria giovanile era stata messa a dura prova.

Prima di ripartire per Roma, Renzo volle parlare delle nozze.

Sembrava quasi che Kirsti non ne avesse fatto cenno coi suoi.

Accolsero con entusiasmo la notizia. Se Kirsti era contenta non potevano che augurarle di essere felice per sempre, col suo uomo. L’Italia era lontana, ma erano certi che avrebbero inventato le occasioni per riabbracciarsi. Avevano compreso l’importanza del lavoro di Renzo, e se ne rallegravano. Certo che sarebbero andati alle nozze della figlia. Tutti. Nessun problema per la religione. Loro avevano atteggiamenti alquanto tolleranti, in materia. Non bisognava dimenticare che in Finlandia erano state ordinate sacerdote ben cento donne, nel 1988. La vera religione era nel modo di vivere, nel rispetto, nell’onestà. Soprattutto nel volersi bene.

Quando, separandosi, Renzo ringraziò tutti, e in modo particolare Annika, lei lo abbracciò con calore, sussurrandogli nell’orecchio.

‘Sono io che ringrazio te, darling, e ti sognerò sempre. Perché solo in sogno ti sentirò ancora come ti desidero.’

Gli altri guardavano commossi. Lieti che Annika avesse accolto Renzo come un figlio. Lo si comprendeva dagli occhi lucidi, nel volto radioso.

Le ricerche di Renzo, coadiuvato da ottimi collaboratori, procedevano senza interruzioni, favorite dalla discreta struttura messa a disposizione dalla facoltà di scienze, dove aveva, ormai da tempo, ottenuto la cattedra.

La IACO, però, a un certo momento aveva deciso di diminuire progressivamente i finanziamenti alla facoltà e di realizzare una propria struttura, in Italia, sia per la ricerca che per la realizzazione dei prodotti, sempre più specifici e perfezionati, destinati al RT, al Riccardi Treatment. A tale scopo, era sorta la IACO EMEA Branch, con sede a Roma. Direzione sull’autostrada per Fiumicino, L&P, Laboratories and Plant, nell’area a nord della capitale, allacciata a strade, ferrovia, porto. Una struttura agile, research-oriented, che avrebbe curato i problemi, oltre che dell’Europa, del Nord Africa e Medio Oriente. Da qui la sigla EMEA, Europe-Middle East-Africa. General Manager Renzo Riccardi, che non lasciava, però, l’Università e che estendeva la propria attività anche al CNR, il Centro Nazionale Ricerche. I compensi erano aumentati di conseguenza, e riceveva un sostanzioso bonus annuo in azioni che assicurava un discreto dividendo.

Né il lavoro né il benessere, però, gli facevano trascurare la famiglia. Renzo sapeva organizzarsi in modo esemplare. Faceva sempre colazione con Kirsti e, dopo la loro nascita, con Rodolfo e Roberto (la tradizione della ‘R’), i castani e paffuti gemellini nati dopo appena dieci mesi dal fatidico ‘sì’ pronunciato nella serena solennità della piccola basilica dei Santi Cosma e Damiano, al Foro Romano, ricavata in un’aula del Foro della Pace, con i preziosi e antichi mosaici dell’abside. Foto, poi, scattate nel chiostro dove Renzo aveva giocato da bambino, con lo sfondo di Roma imperiale, Roma cristiana, Roma del tempo presente, dell’Altare della Patria.

La famiglia Pallto, che aveva seguito il rito con evidente, commossa e partecipe attenzione, guardava intorno, estasiata.

Non era frequente un matrimonio religioso tra un Romano e una Lappone. Gli inviti furono tutti accolti con entusiasmo. Pochi parenti, gli amici più stretti, il Rettore, i Presidi di Rodolfo e Renzo, colleghi’ Non mancò Donald Perry, col suo magnifico dono, e anche l’Ambasciatore di Finlandia accettò di essere presente. Una coppia di Lapponi, a Roma con incarichi diplomatici, intervenne nel costume caratteristico per le feste della loro terra. L’armonia di quel giorno era completata dalla presenza di un Pastore luterano con il Vescovo francescano che aveva officiato. Dal belvedere del ristorante dell’albergo dove fu servito un delizioso pranzo nuziale, si restava affascinati dalla visione di Roma, antica e moderna, indorata dal tiepido sole invernale.

Poco più di quatto anni da quel giorno. Cambiamenti notevoli.

Il laboratorio della IACO già funzionava, lo stabilimento di produzione, annesso, sarebbe stato inaugurato in primavera.

Villa ‘Eden Resti’ s’era arricchita di una piscina, sul retro, e di un nuovo piccolo edificio che ospitava la famiglia del custode-giardiniere, Liisa, la ‘tata’ dei piccoli, fatta venire da Rovaniemi, e una collaboratrice fissa. L’altra prestava servizio dalla mattina alla sera, facendo la pendolare con Marino. L’autista del Professore, arrivava con la sua utilitaria, ed era addetto alla imponente Crysler della IACO. Kirsti non aveva voluto cambiare l’auto sportiva che le ricordava le prime gite col marito, e usava lei. Appena fu possibile affidare i gemelli completamente alla tata, Kirsti fu incaricata dalla IACO di curare le Pubbliche Relazioni, incarico che svolgeva con infinito garbo e capacità. La maternità non aveva alterato la sua bellezza, la sua armoniosa grazia. Anzi’ Renzo ne era perdutamente preso. I nonni Riccardi, e zia Renata, non facevano passare giorno senza andare dai piccoli nipoti, sempre più castani, dal biondo della nascita, che, aggraziati e dolci, pur nella loro vivacità, crescevano belli, forti e sani.

Appena possibile, Annika, più attraente che mai, andava a passare qualche giorno con i Riccardi. Si andava allontanando dalla scuola, e più volte aveva accennato al desiderio di ritirarsi in Italia. Eino, però, era ancora attaccato al suo lavoro. Del resto erano troppo giovani per la pensione.

Quando Renzo doveva viaggiare per tenere conferenze o lezioni, in tutti i Paesi del mondo, Kirsti era con lui. Per loro il tempo sembrava essersi fermato. Non avevano mutato aspetto, né freschezza, né forma mentis, da quell’incontro alla fontana galeotta.

Raccoglievano, in un album, le foto ricordo. Da quella vicino alla fontana, a Cesenatico, Rovaniemi, Santi Cosma e Damiano, e via via, a sottolineare i vari momenti della vita.

Un album che avevano acquistato senza dare troppa importanza a quello che era inciso sul cuoio: ‘The way we were’ Come eravamo’!.

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