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La babysitter d’estate

By 11 Maggio 2020Maggio 12th, 2020No Comments

Il suo corpo era lì, tra le mie braccia.

Il frutto proibito, il suo corpo, che per tanto tempo ha suscitato le mie fantasie.

Il corpo di una ragazzina.

Le sue cosce, liscie e affusolate, si avvinghiarono ai miei fianchi.

La pelle abbronzata sussultava alle mie carezze, mentre con le mani salivo su, verso la sua terza di seno, che strinsi dolcemente.

Il mio corpo si faceva largo dentro di lei. La sua verginità, tenuta in serbo, ora era mia.

Afferrai i capezzoli con le dita strusciandoli dolcemente. Lei gemette, tirando indietro la testa, i lunghi capelli sparsi per le lenzuola.

Inarcò la testa, e io mi allungai per baciarle il collo, molto dolcemente, passandole la punta della lingua molto dolcemente.

Mi muovevo molto lentamente dentro di lei. Era così stretta.

Ma l’avevo desiderata così a lungo, che avrei voluto sbatterla con forza, possederla, dominarla. Accelerai la penetrazione per tre volte, per poi bloccarmi.

Sentii il suo sesso rilassarsi, disposto ad accogliere, sempre più in profondità, il mio membro.

Il versetto di piacere che accompagnò la penetrazione mi eccitò ulteriormente, facendomi indurire ulteriormente.

“Ooooh, lo sento diventare ancora più grosso… Che bello, non immaginavo fosse così!”

Sorrisi, baciando quelle splendide labbra, mentre riprendevo a spingere la mia carne dentro di lei.

Ma come eravamo arrivati a questo?

L’estate, si sa, è galeotta. Stagione di ferie e di sole, è anche il periodo adatto per le avventure amorose, o le esperienze di sesso sfrenato.

Per anni, io e la mia compagna passavamo in quel villaggio, nel sud, le nostre vacanze, sin da quando, la prima volta, da fidanzati, avevamo passato lì le nostre prime ferie come coppia.

E’ stato lì che avevamo conosciuto diverse famiglie, da ogni parte d’Italia.

E tra queste moltissime, belle ragazze.

C’era Katy, la biondina con un corpo da modella, le misure perfette.

Lisa, una brunetta dai capelli lunghi e ricci, un seno prorompente e un sex appeal da Paris Hilton, un po’ superficiale, ma molto sexy.

Chiara, una ragazzina sottile e vivace, i corti capelli biondi e gli occhi azzurri.

Kandra, una bellezza africana, adottata da una simpatica copia di maturi signori romani, alta, flessuosa ed esotica.

E poi c’era lei.

Maria.

I lineamenti del viso, fini e delicati, dalle labbra, semi dischiuse da un sorriso sempre dolce, un piccolo neo sul mento, gli occhi castano scuri, luminosi e scintillanti, i lunghi capelli castano scuro con alcune ciocche bionde.

E poi, quel corpo! I fianchi sottili, il culo tondo, sodo, invitante. Il seno, florido fin dal primo incontro, sembrava quasi esplodere dal reggiseno del costume da bagno.

Sin da quando l’avevo vista la prima volta, ne ero rimasto affascinato e turbato. Bastava che la vedessi passare, perché l’eccitazione, più forte di me, mi prendesse, provocandomi violente erezioni, che fortunatamente riuscivo a nascondere nei miei pantaloncini da spiaggia.

E col passare degli anni, continuava ad essere incredibilmente bella! Assomiglia molto, a mio avviso, a Belen Rodrigues, ma con una grazia innata che la rende ancora più sensuale della soubrette sud americana.

Ogni anno, ero continuamente tentato di saltarle addosso, anche se avevo più del doppio dei suoi anni.

Ed ad esasperare la situazione ,la sua famiglia aveva l’ombrellone proprio affianco al nostro.

Maria era una ragazza timida.

Nonostante fosse bellissima, e piena di talento.

Corteggiatissima, dai ragazzi del villaggio, aveva la tendenza a fare quello che gli altri volevano.

E spesso dovevano intervenire gli altri, perché i ragazzi tendevano ad allungare le mani…

E lei non reagiva.

I genitori avevano chiesto a tutti di aiutarli, per fare in modo che non si cacciasse nei guai.

E tutti cercavano di tenere la ragazza fuori dai guai.

Erano passati tre anni.

Maria era sempre più bella, e facevo sempre più fatica a trattenere l’eccitazione quando la vedevo.

Vestiva in maniera molto semplice, ma risaltando le curve, le splendide gambe…

Solo guardarla e mi sentivo ingigantire il basso ventre.

E allo stesso tempo volevo essere leale. Sia nei confronti dei suoi parenti, sia nei confronti della mia compagna.

Per quanto fossi attratto da Maria, e apprezzassi anche la bellezza delle altre ragazze, amo la mia compagna.

Il terzo anno, io e lei eravamo tornati… in tre.

Avevamo avuto un bel bambino, allegro e paffuto.

Il nostro angioletto.

Il problema era che, proprio perché era ancora molto piccolo, non potevamo lasciarlo nemmeno per un momento.

Ne stavamo parlando con gli amici. Ci sarebbe servita una babysitter, che ci guardasse il piccolo per un’oretta al giorno, e neanche tutti i giorni,

Per un oretta, in modo da permetterci di partecipare alle attività.

“Certo, è difficile trovare qualcuno disponibile, in questo periodo… Peccato, ma faremo a meno di seguire qualche attività.”

Rosa, la madre di Maria era nel gruppo di persone con cui stavamo parlando di questo nostro problema. Appassionati sportivi, eravamo soliti seguire diverse attività proposte dal villaggio.

La donna girò lo sguardo verso il telone, dove la figlia si era seduta, giocando con il frugoletto, che rideva sonoramente, socchiudendo gli occhi.

“Piccolo Casanova” non potei fare a meno di pensare, guardando le splendide cosce su cui il piccolo era seduto.

“Maria,- disse Rosa- perché non tieni tu il piccolo?”

Rosa rimarcò il fatto che la ragazza non partecipava a molte attività del villaggio, e spesso si ritrovava da sola, in disparte, o a fare da pubblico agli altri ragazzi mentre partecipavano alle varie iniziative  d’intrattenimento.

E, inoltre, c’era la possibilità di avere una piccola paghetta per le spese estive.

Maria accettò.

La prima volta che Maria venne a tenere il piccolo, era durante una serata, una cena tra gli adulti del villaggio.

La mia compagna si era messa in tiro. Un bel vestito da sera, attillato, che metteva in risalto il suo splendido culo tondo.

La guardavo, ammirando quella rotondità invitante.

Sotto i pantaloni, sentivo l’erezione crescere.

Il piccolo dormiva beatamente sul suo lettino.Mi avvicinai ala mia donna, allungando le mani su quello splendido didietro.

“Eddai caro, ma cosa ti viene in mente?”

“Perché non ti sembra chiaro?- dissi strisciandole il pene eretto tra le chiappe- Dai è tanto che non riusciamo a farci una sana scopata…

Il piccolo dorme, dobbiamo cogliere l’attimo.”

Dicendo questo le alzai la gonna, infilando il pene tra le cosce, strusciandolo sullo spacco vaginale.

“Mmm.. Sei davvero terribile!”

“Ma ti va, vero?”

“Sì, dai…”

Le scostai il tessuto della mutandina, infilando il cazzo eretto, che scivolava tra le grandi labbra, eccitare.

Entrai in lei con una spinta decisa, provocandole una sussulto.

Incominciai a pomparla di brutto, muovendomi a ritmo regolare, come so che piace a lei.

Le denudai una tetta, afferrandola.

“Mmmm, sei proprio un animale, ma è così che mi piace.”

Mentre lei mi diceva queste parole, istigandomi a scoparla più forte, sentii un rumore.

Girandomi verso la porta, mi sorpresi a vedere, sull’uscio, la giovane Maria, guardare la scena, altamente pornografica, con occhi sbarrati.

Ero incerto sul da farsi, in parte imbarazzato, in parte intrigato dalla situazione. Ero rimasto fermo, il pene quasi completamente fuori dalla vagina umida e aperta della mia donna.

“Ei, cosa fai, dai non fermarti… Scopami!”

Ringalluzzito dalla situazione, ripresi a stantuffare sempre con più forza, quasi senza badare al pubblico improvvisato che continuava a fissare, la bocca spalancata, gli occhi stralunati, la scena.

Con la coda nell’occhio, fissavo Maria, per vedere le sue reazioni.

La provocavo, dandole una visione del mio cazzo che scivolava dentro la mia donna. Alzai la gamba della mia compagna, in modo da divaricarle le cosce,  ma anche di dare a  Maria una visione più completa della situazione.

Senza emettere un fiato, la ragazza ebbe un sussulto.

La situazione cominciava davvero ad eccitarmi. Dopo poche spinte, venni copiosamente.

Maria, a quel punto sparì.

La mia compagna, accaldata e soddisfatta, si ricompose, dicendomi di finire di vestirmi. Mi diede un bacio.

Uscii dal bagno, andando nel soggiorno. La porta era socchiusa, e mi ricordai che ero andato fuori prima di “aggredire” la mia compagna.

Il piccolo dormiva ancora, con quel lieve russare che contraddistingue i piccoli.

Chiusi la porta, riordinandomi al meglio.

Pochi minuti, sentii un discreto bussare.

 Era Maria, con lo sguardo chino, ancora arrossata.

La feci accomodare, mostrandole il piccolo che dormiva.

Le tastai la fronte.

“Maria, ti senti bene? Sei tutta arrossata.”

Lei mi guardò, sorpresa: sapevo bene cosa avesse, avendola sorpresa mentre spiava l’amplesso tra me e la mia donna.

“No, niente…”

Passarono un paio di giorni, in molta tranquillità.

Durante il pomeriggio Maria veniva a tenere d’occhio il piccolo

Ogni volta, mi guardava interrogativamente, con un’espressione imbarazzata, ma che esprimeva anche un’altra emozione, indecifrabile.

Quel giorno, dovevo fare una partita a tennis nel campo del villaggio, mente la mia donna andava al gruppo di teatro.

Durante il primo set, l’amico con cui mi cimentavo si prese una brutta storta. Il piede gli si gonfiò. Lo accompagnai all’infermeria del villaggio, poi, restituite le chiavi del campo alla segreteria, mi diressi verso l’appartamento, dopo solo dieci minuti di assenza.

Aprii la porta piano, sapendo che il piccolo probabilmente dormiva.

Mi sconcertò sentire una voce che non mi aspettavo.

Era la voce di un ragazzo.

Senza farmi sentire, andai nel soggiorno.

Lì, Maria era insieme a Claudio, un suo coetaneo e corteggiatore.

Claudio abbracciava la ragazza, che cercava di divincolarsi.

Le mani del ragazzo si chiudevano sui lembi della maglietta, cercando di strattonarla.

Alla fine riuscì a sfilarla, mostrando il corpo, avvolto dal reggiseno.

Niente pancia, la curva del seno florida e invitante. Ammetto che a quella vista mi sentii arrapare, ma il comportamento del ragazzo mi fece notevolmente incazzare.

Il piccolo incominciò a piangere.

Maria cercò di divincolarsi, ma il ragazzo la tratteneva.

“Dai lascia stare il piccolo- le diceva Claudio- vedrai che tra un po’ si calma. Siamo soli, nessuno saprà mai che siamo stati insieme. Vedrai che ci divertiamo!”

Di quel mentre si abbassò i pantaloncini denudando un cosino semi eretto.

La sua strafottenza mi fece girare le palle. Con passo veloce, mi avvicinai, afferrando il ragazzino alla spalla, facendolo girare e sferrando un manrovescio, col quale lo buttai a terra.

Il ragazzino si rialzò, lo sguardo da una parte impaurito per il mio ritorno, dall’altra incattivito. Si scaglio contro di me, ma il suo goffo attacco non sortì effetto.

Altri due e tre colpi, mandai a tappeto il ragazzino, spingendolo fuori a calci e intimai di non farsi trovare nelle vicinanze, o a importunare Maria.

Rientrato, tornai in salotto.

Maria, in lacrime, aveva preso in braccio il piccolo, cullandolo dolcemente per calmarlo.

Una volta calmato, lo presi in braccio e lo deposi, dolcemente, nel lettino.

Mi girai accigliato verso la ragazza.

“Cos’è successo?”

Singhiozzando, lei mi spiegò che, dopo che me ne ero andato, lasciandola col bambino, Claudio aveva bussato alla porta, si era fatto aprire con una scusa, si era poi accomodato per ‘parlare’, e poi le era saltata addosso.

La abbracciai cercando di consolarla, dicendole di calmarsi, che per fortuna ero tornato prima, che doveva superare la sua timidezza e non farsi mettere i piedi in testa, soprattutto dai ragazzi.

“Devi stare attenta. Sei così bella, che è normale che attireresti certe ‘attenzioni’. in fondo, è normale provare attrazione per una ragazza bellissima come te.”

Lei mi abbracciò. Il problema era che non si era rimessa la maglietta che giaceva ancora sul pavimento.

L’amico tra le cosce si impennò, lo sentivo così duro che mi sembrava scoppiasse.

Non so come accadde. Lei di certo lo aveva sentito. Mi guardava con quegli occhi che, nella penombra, sembravano scintillare.

Dischiuse le labbra, stringendosi un altro po’ a me. La strinsi e, quasi automaticamente, le baciai le labbra.

Erano dolci, morbide e calde. Non si ritirarono al contatto anzi, risposero.

Era un bacio molto innocente, dolcissimo.

Dolcemente, le accarezzai la guancia, affondando le dita tra i capelli.

Dopo alcuni minuti mi staccai.

“Scusami- le dissi- ma sei così bella… E poi ,tutta questa situazione, mi ha un po’ frastornato. Ti prego di non raccontarlo in giro, non capiterà più.”

Lei annuì con dolcezza. Presi il piccolo, ancora addormentato, lo deposi nel passeggino e invitai Maria ad uscire, dopo essersi sciacquata il viso per nascondere gli occhi arrossati.

Uscii col piccolo, accompagnando Maria a casa.

Il pomeriggio dopo, la mia compagna era uscita dal villaggio con alte signore, per un intero pomeriggio di shopping, portando il piccolo con sé.

Visto che non avevo molto da fare, avevo inviato un messaggio a  Maria per farle sapere che aveva il pomeriggio libero.

Stavo leggendo un buon libro, quando sentii un discreto bussare alla porta.

Ansai ad aprire. Era Maria.

“Posso entrare?” chiese con voce sommessa.

Mi scostai lasciandola entrare.

“Senti, scusa per l’improvvisata, ma se non approfittavo di oggi, non sarei riuscita più a parlartene.”

Stetti zitto capendo che venire qui era stato un atto di coraggio, per quella ragazza così giovane e carina.

“So che mi hai visto quella sera, quando vi ho spiato mentre scopavate in bagno… Mentre eravate via, confesso che mi sono toccata per tutta la serata, mentre il piccolo dormiva. E anche quando si svegliava facevo di tutto per strofinarmi la fica…

E ogni sera, mi masturbo pensando a quelle scene. Anche ieri, quando Claudio ci ha provato, io mi lasciavo andare pensando a te che trombavi la tua donna… Che delusione, il suo pistolino.”

Ridacchiò, facendomi sorridere.

“E ieri, quando mi hai baciata, mi sono sentita bagnare tutta. Avrei voluto che mi spogliassi, che mi baciassi tutta e mi prendessi facendomi tua…

Un po’ ci sono rimasta male, quando mi hai allontanata… Per questo sono qui! Mi hai detto che devo diventare più sicura di me stessa! Allora, voglio che tu faccia di me una donna!

Prendimi, fai di me la tua amante, fammi conoscere il piacere del corpo!”

A quella richiesta rimasi di sasso.

Lei, con naturalezza si sfilò la maglietta, mostrandomi quel corpo perfetto che mi faceva impazzire, avvicinandosi a me e offrendomi il petto, avvolto dal reggiseno del costume da bagno.

I capezzoli, sotto il tessuto erano eretti, turgidi. La mia mano si mosse da sola, toccando quel petto. Lei si avvicinò ancora, mettendo le mani alla patta, segandomi dolcemente il cazzo sotto al tessuto.

“Mmm, a quanto pare non mi sei indifferente” esclamò con voce soffusa. Le dita lunghe e delicate entrarono nel pantaloncino, tirandolo fuori e segandolo.

Eccitato, strinsi a me quel corpo flessuoso. La bacia, infilando la lingua tra le sue labbra e intrecciandola con la sua.

Intanto, la mia mano scioglieva il reggiseno, lasciando quei seni nudi che si strofinavano sul mio petto. Poi infilai la mano nel pantaloncino, sotto il quale portava l’altro pezzo del costume da bagno. Introdussi la mano, trovandola già umida.

Incominciai ad accarezzarla, raggiungendo con le punta delle dita il clitoride, che si tendeva sempre di più. Il tessuto del costume si bagnò sempre di più.

La presi in braccio, seminuda, e la portai in camera da letto.

Nuda, stesa sul lettone.

Tra le cosce, aperte, mi ero adagiato, baciando quel giovane sesso. Dolce saporito e caldo.

Lei si lasciava andare a gemiti di piacere, anche esagerati, quando entravo dentro con la lingua, mordicchiando il clitoride, ormai incredibilmente gonfio.

Lei si accarezzava il ventre, salendo sul seno.

Mordicchiai il clitoride, succhiandolo avidamente.

“Ooo. Sei un amante fantastico. Dai non farmi attendere…. Prendimi!!!”

Mi rialzai , tra le sue cosce tese. Strusciai la cappella sul clitoride, stappando ancora una serie di gemiti sommessi alle sue labbra. Mi infilai un preservativo.

Poi, incominciai a penetrarla, con dolcezza entrando piano piano. Sentivo le pareti della sua fica allargarsi mentre la mia mazza, di un calibro notevole, si faceva strada. Entravo piano, poco alla volta, per non farle male.

Arrivai all’imene, fermandomi per assaporare il momento.

“Ti fa male?”

“Nooo, dai ti prego, continua… Sto impazzendo di piacere!”

“Adesso ti farò un po’ male, ma dopo proverai molto piacere…”

Spinsi con più forza, entrando dentro di lei. incominciai a muovermi, pompandole dentro il cazzo in modo che la sua fica, così stretta, si abituasse alla mia presenza dentro di lei.

“Aaaah, oddio, che bello!”

“Ti piace?”

“Si, tanto, voglio sentirti tutto dentro di me. Spingi su, dai!”

Spinsi ancora, violando la sua verginità.

Era lì, il corpo che avevo tanto desiderato.

Il frutto proibito, il suo corpo, che per tanto tempo aveva suscitato le mie fantasie.

Stringendo i seni pieni con le mani incominciavo ad accellerare il ritmo, un po’  alla volta, per non farle male.

Volevo che quel momento fosse, per lei un ricordo d’estasi.

Ma dovevo veramente trattenermi, tanta era la voglia di sbatterla selvaggiamente.

Baciavo il suo collo da cigno leccandolo delicatamente.

“Dio quanto sei bella… Non sai quanto ti voglio.”

“Ti desidero anch’io. Prendimi tutta, non ti negerò nulla. Voglio essere la tua amante!”

A quelle parole, dette con sincerità e dolcezza, mi eccitai ancora di più.

Il mio cazzo vibrò dentro di lei che sussultò, non potendo attendere oltre, spinsi, stavolta con forza, lasciando che il sangue virgineo bagnasse l’asciugamano rosso che avevo steso sul letto.

Il primo colpo la fece sussultare, facendole sfuggire un gemito misto di dolore e goduria. Piano feci uscire buona parte dell’asta, per poi impalarle la figa con foga.

Ripetei l’operazione più volte, fino a quando non fui certo che il suo sesso si era abituato alla grandezza del mio membro, che si faceva strada dentro di lei.

Incominciai a entrare sempre più velocemente, facendole sfuggire gemiti sempre più intensi. urlando il proprio piacere come una forsennata, si aggrappava alle mie spalle, graffiandomi dolcemente, d’istinto, la schiena.

Le alzai la gamba sinistra, puntellandomela alla spalla, mente la mano stringeva, stavolta con più decisione, uno dei suoi seni.

Lei urlava. non di dolore, ma di piacere. e mi incitava a prenderla sempre più a fondo, con più forza.

Avrei voluto sbatterla come una vacca, sbattendola quasi con violenza, e mi proponevo di farlo…

Ma non quella volta.

Prima di venire, volevo che lei avesse almeno due orgasmi. Rallentai il ritmo, per impedirmi di venire. Una volta più “calmo”, ripresi a penetrarla con ritmo sempre più serrato.

La sentii venire la prima volta

La sua fica vibrava dal piacere. Adesso, che era molto più sensibile decisi di scatenarmi.

Alzando i fianchi, misi il cazzo a 45 gradi verso il basso strusciando con maggior forza sul clitoride, turgido e gonfio.

Incominciai a spingere sempre più veloce.

Le sue labbra si schiusero sin una serie di gemiti che si susseguivano, lasciandola quasi senza fiato, mentre la penetravo con foga rinnovata.

Stantuffai dentro di lei per un tempo che mi sembrava un’eternità, prima di venire. Sentivo il mio cazzo vibrare, gonfio di seme virile, desideroso di scaricarsi.

Affondai ancora una volta il cazzo duro come marmo tra le sue tenere carni. Un urlo selvaggio di piacere uscì dalle dolci labbra di Maria, mentre un gemito soffocato di godimento fuoriusciva dalle mie labbra.

Pochi minuti dopo eravamo ancora distesi dal letto, abbracciati come due teneri amanti.

“Amore, sei stato fantastico. Ho goduto da morire.”

“Anche io tesorino… E spero che non sarà l’ultima!”

“No di certo! Adesso che ti  ho provato, non voglio più starne senza- affermò afferrandomi il cazzo, ora rilassato- non vedo l’ora di risentirlo, duro e prepotente dentro di me! Ti amo!”

“Non dovrai aspettare molto, amore. Mancano ancora almeno un paio d’ore prima che le signore tornino… E puoi giurarci che troverò il modo di goderti ancora, per tutta l’estate!”

Ma questa è un’altra storia…

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