Skip to main content
Racconti Erotici Etero

La Barista

By 3 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ogni venerdì, dopo un’estenuante e asciutta settimana di università, mi reco alla stazione della metropolitana per tornare finalmente a casa, dai miei familiari, visto che durante la settimana sto in affitto con altri ragazzi universitari. Quindi ogni venerdì(“purtroppo”) sono costretto a sorbirmi la visione della moglie del barista da cui mi reco per comprare i biglietti della metro, visto che il bar loro &egrave sito proprio di fronte alla stazione.
Lei &egrave una trentacinquenne penso, un metro e settanta circa, semi rossa naturale, quarta di seno pressappoco, culo e gambe da favola, labbra non da classica bocchinara ma comunque a prima vista abbastanza da esperta.

Un venerdì di settembre, dopo la pausa estiva, stavo proprio recandomi lì, erano circa le 12,30 entro nel bar e subito dopo me una ragazza suppongo di 15-16 anni; compro il biglietto ed esco. Mentre sto per attraversare la strada mi squilla il cellulare, rispondo riparandomi all’ombra di un balcone e parlo con l’amico che mi ha chiamato per chiedermi di organizzare una partita di calcetto. Finita la telefonata mi accingo nuovamente ad attraversare quando sento una voce di donna che inveisce contro qualcuno, ma in strada non vedo nessuno, d’altra parte &egrave ora di pranzo. Ripasso davanti al bar e noto dall’uscio che la rossa del ba sta insultando il marito er non aver fatto pagare il gelato alla ragazza di prima, e sembra non essere la prima volta soprattutto. Inizia così una sorta di colluttazione coniugale al termine della quale vedo cadere il marito a terra svenuto a causa di una mazzata in testa data dalla moglie con un manico di scopa. Lei si ferma un attimo quasi disperata perché non sa che fare probabilmente, poi da dietro il bancone inizia a trascinare via il marito nello stanzino dietro dove tengono le riserve di bibite, gelati ecc.
Nel frattempo, finita la scena mentre sono ancora sull’uscio, arriva un signore che fa per entrare nel bar, ma vista la situazione, anche io incerto sul da farsi, lo fermo, dicendo che sono un parente e che il bar ha appena chiuso, quello va via, io entro e chiudo a chiave, girando il cartello su ‘chiuso’ per evitare altre situazioni del genere, e vado nel retro per vedere di soccorrere il barista se necessario. Quando arrivo sulla soglia della porta che da sullo stanzino mi appare una visione. Finalmente vedo come &egrave vestita la troia: vestitino bianco leggero scollato avanti e dietro che gli arriva molto sopra il ginocchio, ma &egrave più lungo di una normale minigonna, ha la pelle abbronzantissima che con il vestito &egrave un’accoppiata da urlo! Suo marito &egrave svenuto a terra e lei, dopo averlo bendato non ancora adesso per quale motivo e legato i polsi dietro la schiena, gli &egrave seduta a cavalcioni e lo colpisce a pugni chiusi sul petto ancora visibilmente infuriata. Ma ciò che noto subito &egrave quello che mi ha fatto perdere completamente il senno per quel pomeriggio: il vestitino a causa della posizione si &egrave sollevato scoprendo quasi totalmente le natiche e da dietro si intravede benissimo un pezzo dell’indumento intimo da noi uomini tanto amato, ma in realtà un pezzo che non mi sarei mai aspettato di vedere sotto un vestito del genere e indossato da una troia del genere: e cio&egrave delle normalissime mutandine bianche, soltanto con un leggero pizzo. La visione comunque mi rese totalmente pazzo, lasciai il borsone a terra e gli saltai addosso da dietro, senza che lei ebbe il tempo di vedermi e reagire, e la costrinsi a terra. Lei sorpresa urlò cercando di divincolarsi, ma l’effetto sorpresa mi aiutò, gli salii addosso con le ginocchia sulla schiena voltato verso le sue natiche e così con i piedi tenevo la sua testa incollata al pavimento.

A questo punto iniziai con il toglierle le mutandine, e finalmente vedo l’inghippo: erano normalissime dietro, ma davanti erano sottilissime e completamente trasparenti, per cui capii che non mi ero sbagliato nel giudicare la troia vedendola per strada.

Vedendo la sua fica coperta da una leggera peluria rossiccia, che a tratti si confondeva con la palle abbronzata, mi vennero in mente le cose più folli, ma attuai quella che mi passo per la testa per prima, e cio&egrave aprii il piccolo freezer che c’era li accanto, e presi un barattolo di gelato e ne spalmai una manata su quel bel fiore. La porca emise un altro urlo, forse per la paura di essere oscenamente aperta sotto le mie mani o magari iniziava ad eccitarsi, ma era troppo presto.
Intanto iniziai a leccare il gelato e quindi la fica, disegnavo figure incomprensibili con la lingua, era bellissimo sentire il contrasto di temperatura tra la fica calda, il clitoride e la frescura del gelato. Passavo dal buco, sempre più aperto nonostante le sue proteste, più che altro a causa della stimolazione meccanica, al clitoride, titillandolo in modo forsennato, e cominciai a intravedere il famoso liquido biancastro: la rossa a quanto pare iniziava ad eccitarsi sul serio, anche se continuava, pur se in maniera più controllata, a ribellarsi.

Non resistei più a quel punto, il mio arnese stava scoppiando nei pantaloni, mi girai, le alzai il bacino da dietro, le alzai il vestitino fino alla testa e lo infilai nella fica, iniziando a stantuffare ad alta velocità tenendomi dalle sue tette. Iniziai a provare un piacere immenso, ma dopo una decina di minuti capii che non ero ancora completamente realizzato, dovevo realizzare il mio sogno.
Vidi li vicino del detersivo per i piatti, lo stappai e lo versai sul suo gran culo, spalmandolo e iniziando a penetrarla prima con un dito, poi due e infine tre, sempre continuando il lavorio nella fica. Dopo un po’ stavo per venire, allora mi fermai nella fica e mentre rigiravo le dita nel culo con la mano sinistra, con la destra iniziai a sculacciare la panterona.

Le natiche dopo un po’ divennero rossicce e lo sfintere iniziò a dilatarsi, allora tolsi le dita e iniziai a sfotterle il culo. Era ancora molto stretto e la troiona lo sentiva premere alle pareti e stavolta urlava di dolore seriamente, ma io godevo da matti a vederla sottomessa. Ad un certo punto, forse perché pensava che prima finiva meglio era, o forse perché iniziò a piacergli, si mise ad assecondare i miei colpi appoggiandosi con i gomiti a terra e muovendosi contro di me. Arrivai subito all’orgasmo in tal modo, anche se mi sembrò che anche lei riuscì a godere da vera troia, ed era diventata bellissima, lucida com’era per il sudore.
In realtà pensavo di finire così il nostro incontro ma non riuscii a resistere ad andare avanti, volevo dargli un ulteriore lezione. Ricordai che il bar faceva anche da ristorante quindi avrei dovuto trovare tutto quello che volevo nelle vicinanze. E infatti li vicino vidi uno di quei mestoli in legno che si usano per mescolare la salsa mentre bolle in pentola, con un manico lungo una quarantina di centimetri e di diametro circa un centimetro al massimo. Lo presi e ormai che c’ero presi anche la lattina di olio di oliva che trovai sul bancone e mi slacciai la cintura dei pantaloni.
Tutto ciò riuscii a farlo allungandomi visto che praticamente avevo il bancone a portata di mano. A questo punto presi i polsi di valeria, li leccai avidamente, li baciai e poi li legai dietro la schiena con la mia cintura di cuoio impedendogli così qualsiasi movimento con le braccia. Mi piaceva da morire vedere da dietro il suo corpo nudo con il vestitino sopra la testa, tutto imperlato di sudore per gli sforzi precedenti, la asciugai lentamente con una tovaglietta da cucina, poi versai sulla sua schiena un po’ di olio dalla lattina e iniziai a massaggiarla. Iniziai dal collo, proseguii con le spalle, lentamente ma con un po’ di forza dettata dalla necessità di trattenerla incollata al pavimento anche se sembrava che stesse iniziando ad adattarsi alla situazione, anche se ovviamente non poteva accettarla del tutto.

Continuai a scendere con il massaggio, arrivai molto vicino alle natiche e mi fermai. Versai dell’olio sui polpacci, perché ai piedi portava ancora delle scarpe con i tacchi alti e il laccio che circondava abbondantemente la caviglia, e iniziai a massaggiarle le gambe procedendo molto lentamente verso l’alto. Mi soffermai in particolare e con dovuta attenzione sul retro delle ginocchia, una molto sensibile per l’alta presenza di nervature a diretto contatto con la pelle superficiale, e infatti Valeria diede dei segni interessanti di soddisfazione che mi fecero sperare in un suo coinvolgimento attivo una volta finito il massaggio, ma li per li non ci pensai e continuai la mia opera rilassante forse per lei, ma per me sicuramente molto eccitante. Infatti, senza contare tutte le parti sensibili con cui ero venuto a contatto, era il fatto che rimanessero le zone altamente erogene a farmi arrapare! Arrivato alla parte alta delle cosce, iniziai ad osare(per così dire visto che le avevo riempito già entrambe la ‘fessure’) un po’ di più, spingendomi verso la parte anteriore delle gambe dall’interno, zona ancora più sensibile che alcune donne, anche se spesso non vogliono ammetterlo, amano solleticare con le calze a rete, mentre altre preferiscono lasciare libera solo coperta da un gonnellino per far si che sia il venticello fresco a regalare le emozioni più nascoste. Tra l’altro quella &egrave la parte più vellutata della coscia che io amo baciare e accarezzare! Arrivai continuando così all’istmo fatidico che separa i due canali e a dire il vero inizialmente non sapevo da quale cominciare. Ma dopo l’iniziale smarrimento optai per quello posteriore, iniziai spalmando l’olio sulle chiappe ancora discretamente sode, poi le allontanai liberando l’orifizio posteriore e iniziai a passare l’olio anche li, prima con un dito, poi tre improvvisamente. Valeria inizia a scuotere la testa lentamente, sembra che stia cominciando a sentire stimoli non più indifferenti ma di non volerli mostrare. Io procedo secondo il piano e piano piano inizio a infilare in quel condotto il manico del mestolo, che non era affatto grosso, al massimo 1 cm di diametro, ma arrivato a 20 cm di penetrazione l’ostacolo iniziò a farsi sentire e la rossa provava qualche dolorino. Io mi fermai a 25 cm circa anche per paura di farle male ù, però presi a rigirare il manico nel culo molto lentamente descrivendo degli ‘8’ più ampi possibili. Contemporaneamente, iniziai a massaggiare le grandi labbra per spostare la sua attenzione dal dolore dietro a una possibile eccitazione avanti. Trovai il clitoride e iniziai a stimolarlo a velocità crescente, le mie mani procedevano sole senza controllo alcuno, e a quel punto anche la mia bocca che andò a cercare parti sensibili come le cosce e il fondoschiena baciando e leccando avidamente ciò che incontrava. La produzione di liquido biancastro aumentò notevolmente nel girò di pochi minuti, così come sembrava aumentare il suo voler reprimere tali sensazioni.
A questo punto tirai fuori il mestolo improvvisamente e in un sol colpo, lasciando in lei una incredibile sensazione di vuoto istantaneo che si tradusse subito in un ansimo e un urlo soffocato. Era incredibile la visione del suo culo tremendamente aperto, era perfetto adesso e non ci pensai due volte a riempirlo con la mia carne. La impalai di nuovo muovendomi subito ad alta velocità, tanto il buco era così aperto che all’inizio quasi non provai nessun piacere, ma pian piano l’apertura diminuiva e andava ad adattarsi perfettamente alle dimensioni del mio arnese, peraltro non molto scarse. Riuscii a resistere per una decina di minuti, poi riversai dentro di lei ancora una dose del mio seme che andò a mescolarsi con il precedente, con parte del suo piacere e probabilmente con il suo orgoglio di donna ferito.

Non mi rimase molto altro da fare oltre che prendere le mie cose ed andarmene.
La baciai sul collo e sulle natiche, mi tirai su i pantaloni, presi il borsone e andai via, lasciandola accanto al marito sempre entrambi nelle stesse posizioni. La settimana dopo lessi sul giornale che Valeria(in quella occasione seppi il nome) aveva denunciato il marito per averla picchiata quel giorno e altre volte prima, e adesso dirige il bar da sola dopo aver ottenuto il divorzio, mentre il marito si sta facendo qualche annetto. Chissà adesso cosa combina ogni giorno in quel retro!

Leave a Reply