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Racconti Erotici Etero

la cabina dell’hotel Continentale

By 27 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Un’estate di tanto tempo fa, Marco, un compagno di scuola mi invitò ad andarlo a trovare nell’albergo di lusso, l’hotel Continentale al mare dove passava le vacanze con sua mamma Lidia.
Avevano 19 anni ed eravamo in procinto di iniziare l’università insieme. L’idea era che io, Luigi, sarei stato ospite per cinque giorni. L’hotel era meraviglioso ed era dotato di spiaggia sugli scogli privata e metteva a disposizione dei gozzi liguri a prenotazione per gli ospiti.
Il mio amico era figlio unico , suo papà era un importante dirigente, separato dalla mamma, cui non faceva mancare nulla di soldi e di lussi, ma non stavano insieme, non so perché.
La mamma era un donna molto avvenente di 47 anni, molto ben tenuta e curatissima, allegra e socievole con il gruppo di amici ricchi che trascorrevano le vacanze in quel paradiso.
Le donne a me piacevano, ma ero ancora abbastanza imbranato a quell’età, avevo qualche amoretto ma nessuna vera esperienza di coppia.
Ma l’età, l’estate e la situazione di agio mi fomentavano mentalmente e anche l’istinto sessuale era prepotente.
In quella situazione non avevo ragazze con cui sfogarmi e al mattino la cosa costituiva un problema di ingombro’che manualmente risolvevo.
Il secondo giorno Marco, con cui stavo ovviamente sempre insieme, fu costretto ad assentarsi per la visita militare che a quei tempi era obbligatoria. La cosa fu improvvisa e Lidia mi disse ce era spiaciuta che Marco dovesse assentarsi proprio mentre io ero lì, ma non se ne poteva fare a meno.
Mi disse, ‘vorrà dire che ti farò compagnia io, prenoterò il gozzo e ci faremo un bel giro fino a Portofino, ti va? , e tu lo condurrai, io non sono tanto esperta di barche”
Io fui comunque contento di quell’opportunità, e alla mattina, dopo aver salutato marco che andava al treno, andai vero gli scogli passando per per il ponticello che dava sul bordo della piscina e poi sulle terrazze sopra gli scogli ed il moletto.
Andai nella cabina privata a mettermi il costume e appesi alle grucce c’erano gli indumenti della signora Lidia.
Ero eccitato dal trovarmi solo in quella cabina, e morbosamente esamina gli indumenti intimi che vedevo appesi, c’era un vestitino bianco a tubino che la signora Lidia riempiva benissimo con le sue belle forme, un reggiseno rinforzato dai ferretti, che profumava di rosa e le mutandine della stessa tinta, roba fine, di pizzo.
Ero tanto eccitato che non potei fare a meno di masturbarmi odorando quegli indumenti, fino a schizzare, con fortissimi sensi di colpa per quegli atti che, secondo la morale che pur avevo, erano un filo audaci, daiii’odorare la biancheria della mamma di un amico, odorare il suo profumo, guardare la sua roba’
Un po’ sconvolto uscii e trovai subito la signora Lidia che mi disse ‘finalmente! Dormiglione, il gozzo ci aspetta da un’ora, partiamo subito!’
Scesi nella barca, aiutato da un bagnino Dino, che mi accese il motore entrobordo diesel a tre cilindri, lei fece un saltino, aveva un bikini non ridottissmo, da vera signora, e portò con se un thermos di succo d’arancia.
Dino ci slegò e con un piede indirizzò la pruoa verso il mare aperto, fuori dal moletto dell’albergo.
Il mare era calmo, con solo le onde provocate dal traffico verso il porto.
Viaggiavamo dolcemente a 5 nodi, la signora Lidia disse ‘punta verso il mare aperto, oggi è calmo ci fermeremo al largo a prendere il sole”
Infatti dopo mezzora eravamo a tre miglia dalla costa, senza traffico ad eccezione di due barconi turistici dirette da Portofino alle 5 terre’
In mezzo al mare spensi il motore e lasciai la barca alla cappa, lei disse di issare il tendalino azzurro che copriva parzialmente il prendisole.
Ci stendemmo al sole led ombra fianco a fianco sui materassini di spugna blu…
Ero solo con lei’ nel dolce dondolio del gozzo, con le onde che sciabordavano dolcemente sullo scafo, il suo profumo era quello che avevo aspirato dalle mutandine e reggiseno nella cabina, mi ricordai l’atto onanistico cui ero stato costretto dalla mia morbosità, un po’ di formicolio’il pisello era in tensione
Passammo un bel po’ di tempo a parlare del più e del meno e durante l’intera conversazione notai che più volte il suo sguardo cadeva in basso sul mio costume, con figure di piccoli remi, sotto il quale il mio sesso era in stato semi eretto.
Non potei fare a meno che arrossire e sentirmi imbarazzato, lei notò il mio imbarazzo e sorridendo mi si avvicinò e mi sussurrò: ‘ dai Gigi’ rilassati, caro, non ti faccio niente..hahaha ! dai !potrei essere tua madre’ma certo…sei un gran bel ragazzo’non disdegnerei un uomo come te,,,’
Le braccia si sfioravano, ero titubante, per rispetto alla mamma di un amico, con cui non ero in confidenza, non mi era mai capitato di avvicinare così vicino una signora, e mi vergognavo’
Ma ero attratto dalla situazione un filo morbosa, ricordavo cos’era successo nella cabina, il suo odore’questo mi rendeva interessato al suo corpo steso , con solo il reggiseno del bichini appoggiato ai capezzoli e la pacia, ne aveva un filo, restava piatta e le creste iliache tendevano la sottile stoffa facendo intravedere la peluria scura.
La barca era lunga solo 8 metri e quindi nel prendisole si godeva di una deliziosa intimità, con il dolce sciabordio del mare sul lucido scafo. Il sole scaldava i corpi , il desiderio di girarsi e baciarla, toccarle il seno caldo di sole accarezzarla era tremendo e si vedeva che la stoffa del mio costume era tesa.
Lei si girò sulla schiena, con una manovra di mantenimento del reggiseno sui suoi seni, peraltro scarsamente attenta , per cui loro , i seni che aveva ancora sodi, mi si palesarono con i loro capezzoli rosa.
Col viso girato verso di me, disse che ero simpatico, mi raccontò che si sentiva sola, il marito era molto impegnato nel business, lei gli voleva bene, certo guadagnava molto, e questo le piaceva, poteva permettersi quel che voleva, un mese all’Continentale il più lussuoso holte di Santa Margherita, Cortina d’invero, Egitto e Kenia nelle mezze stagioni, Caraibi in febbraio’ma sempre sola, mi confido ‘sai, sono una donna, non sono una sante’ad esempio ieri un amico medico mi ha portato sul suo gommone, un gelato a Portofino, poi al largo’sai com’è’ le onde lo sciabordio’insomma, l’ho scopato’ma non ho raggiunto l’orgasmo’per quello mi piace stare con gente giovane, per quello ti vedo bene’
Io non pensavo a nulla , sentivo la sua voce che mi raccontava dei suoi figli, il mio amico ed il precedente, non lo sapevo..era morto in un incidente di sci ‘ della sua solitudine, di suo figlio in particolare, le speranze che aveva per lui’ e mi chiedeva ma a Milano, hai una ragazza e al mio dire si, in effetti, Carolina, una compagna di scuola, una bruna, con belle tette, ‘ma quando ti sei messo con lei? ‘vi siete baciati’ e io cercavo di stare sulle generali, dicendo ‘si mi piace, la trovo bellissima’, non sapevo se sbilanciarmi, ‘ ‘ in effetti era bello confidarsi con lei, era eccitante, morboso, la situazione, l’acqua, il sesso era una nuvola presente, raccontai..’ che ridere…in effetti prima dell’estate dopo lungo corteggiamento, fin da Natale, quando era venuta per combinazione coi suoi in montagna il val d’aosta a dove ero io’siamo stati in un bar davanti al castello sforzesco, …ci eravamo un pò limonati, era sera, nessun cliente nel separè sopra, lei mi aveva aperto la camicia mi baciava sul petto, io le toccavo i seni poi ero arrivato a metterle una mano tra le gambe aveva gli hot jeans, un pò spessi, avevo dovuto sbottonarli, lei mi aveva infilato una mano nei pantaloni, mi aveva impugnato il pisello e io accarezzandole la figa tutta bagnata e sentendo la sua mano che pulsava, e baciandola, alla fine ero venuto nei pantaloni, lei aveva riso, aveva ritratto la mano, l’aveva un pò leccata, poi si era abbassata i jeans e aveva guidato per farmi entrare le dita e io avevo continuato a masturbarla con la bocca vicina alla sua che sospirava sempre più affannosa finchè avevo sentito che chiudeva le gambe e si bagnava a fiotti poi mi mugolava in un orecchio..vengooo e poi io avevo ancora bagnato un pò i pantaloni, poi ci siamo limonati ancora, e poi usciti dal separè, io la tenevo davanti per non farmi vedere i pantaloni bagnati..’
La Signora seguiva questi racconti con gli occhi chiusi’.vedevo che le piaceva ..proseguii raccontando..’ poi, al cinema, le toccai il seno, lei sospirava, apriva le gambe, io la masturbai sotto la minigonna, lei mi fece una sega’Insomma si siamo stati un po’ insieme’ma perchè le racconto queste cose? Mi fa vergognare’ ‘
Ma col racconto mi ero eccitato, e anche lei’.la guardai, intravedevo la parte tra le gambe del bikini bianco che si faceva un po’ trasparente, come se fosse bagnata.
Lei aveva un cappello largo con un cordino sotto il mento, era appoggiata sul gomito, mi sorrise.. sospirò..’ che bei ricordi ‘ si ari il prendisole in modo che il seno uscì un filo dal reggiseno, fece per trattenerlo, io guardavo, e avevo il pisello duro, al ricordo di quelle cose, lei sorrideva e disse , ‘calma calma, abbiamo tempo’Non c’è bisogno di arrossire, hai un seno meraviglioso” e mi mise un mano sulla gamba iniziando ad accarezzarmi e mi toccava sul costume’
A quel punto , con la sua mano che impugnava il mio pisello sopra la sottile lycra del costume io venni con diverse pulsazioni, e fui preso dal panico, pensai ‘oddio, ora mi sono scaricato e lei mi prende in giro, poi vuole scopare ma io non riesco più a farmelo venire duro, faccio la figura del fesso…e robe del genere ‘ e mi vergognavo, dissi, ‘faccio un tuffo , e scavalcai il bordo e mi buttai” lei mentre lo facevo disse che sarebbe rimasta a prendere il sole, perché di bagni già ne faceva troppi.
Mi tuffai allora anche per rinfrescarmi le idee ma dopo tre minuti in acqua non potei fare a meno di tornare su anche perché eravamo al largo, con 500 metri d’acqua blu sotto di noi e chissà che pesci c’erano in quelle profondità’
Risalii sul gozzo senza la scaletta e mi rimisi di fianco a lei, l’acqua fredda aveva pulito il costume e annullato il gonfiore.
Feci finta di nulla e mi stesi al sole di fianco a lei.
Il mio aspetto da cucciolone spaventato deve averla commossa e mi si avvicinò accarezzandomi, disse, ‘dai , ho capito, sei venuto prima’son cose da ragazzi, magari i problemi fossero tutti così nella vita!’, le facevo tenerezza, voleva tirarmi su’.magari tirarmelo su..
Mi resi conto di un certo trasporto fisico vero di me, la carezza sulle spalle era durata attimi più della semplice carezza di consolazione, poi arrivò una carezza sul petto, disse ‘uhm che muscoli..’ in effetti a quel tempo avevo un petto e una pancia belli muscolosi.
La mia erezione aumentava , ero in uno stato euforico, di ebbrezza, per l’avventura, il profumo della Signora che emergeva dal prendisole che faceva trasparire il costume di liscio nylon bianco coi suoi pizzi, per questo non potei impedire alla mia mano di prendere la sua e lei lasciò fare e stavamo un po’ così come fidanzatini.
Mi lasciò la mano’mi chiesi perché’, ma speravo in un suo incoraggiamento’.infatti mi accarezzò di nuovo il pisello sul costume bagnato, che mi facva ancora più sesso, poi si girò del tutto e mi baciò sulla bocca.
Il seno era tutti sul mio petto io risposi, toccandolo, abbassai il balconcino, lei ebbe un fremito di piacere, mi abbracciò anche con le gambe, i capezzoli erano rosei perché il seno non era abbronzato,”. ma quello era troppo, mi divincolai, stavo per sborrarmi addosso di nuovo, non volevo, sennò mi debilitavo, con la sua mano sul mio pisello, come prima!, dissi ‘scusi, scusi’, mi alzai e mi gettai in acqua, lei rideva , si sporse dal bordo.. Disse ‘cosa fai? Hai così caldo ? Aaspetta che vengo anch’io!’
E si tolse il reggiseno e il prendisole e disse ‘ prima però metti la scaletta ‘ poi si tuffò di testa, mi raggiunse in acqua, mi abbracciò e mi baciò avvinghiandomi col le gambe in modo da sentire con la sua pancia il mio pisello duro, che per fortuna non era venuto.
La zona bassa della la sua pancia, che si stringeva a me, col pizzo mi solleticava la pancia, mi leccò dentro l’orecchio e disse tra le onde,’ aspetta che ti insegno io, trattieniti, ti voglio scopare, stai calmo, poi farai bella figura con Carolina, Benedetta o chi vuoi tu..’
Io ero instupidito, mi lasciò e facemmo qualche bracciata intorno allo scafo, la cosa mi permise di ristabilire uno stato mentale semi normale.
Pensavo, nella mia ingenuità ‘Oddio, la Signora è ninfomane, il marito è via, non può darsi al primo che trova, circuisce gli amici del figlio, che roba torbida’comunque io non sono mica di nessuno, un’avventura in più che cosa vuoi che sia? un tuffo dove l’acqua è più blu, niente di più’non sapevo che mi stavo infilando in una situazione moooolto difficile..’
Abbastanza normalizzato, ma col pisello duro, risalii dietro di lei sulla scaletta di poppa, comodissima, in legno con antiscivolo grigio, lei si stese al sole e si asciugava con i piccoli asciugamani, e mi fece stendere vicino, poi mi si avvicinò’disse ‘ti tolgo il sale’ iniziò ad asciugarmi il petto, ma nel contempo mi leccava i capezzoli, poi giù sulla pancia bagnata e più giù, scostando gli slip, iniziandi a succhiarmi.
Era esperta e usava quel tanto di violenza tale da non farlo perdere il controllo, il leggero dolore della compressione alla base del coso mi impediva di venire, ero giovane, sarei venuto subito, poi la cosa si complicò perché lei si mise a cavallo della mia faccia e mi soffocava strusciando la figa ricoperta da costume bagnato, pizzo e tutto sulla mia bocca, tanto che dovetti intervenire con le mani, scostando il nylon bagnato dal mare e da lei stessa e leccare la cosa che pulsava. Era una cosa che non mi era capitata di frequente, le ragazze di allora prima di farsela leccare dovevi conoscerle bene.
Le mutandine erano sottili e tenendole scostate feci tutto a dovere, ero impegnato a farla godere con la bocca, percorrendo in circolo tutto il perimetro delle grandi labbra e poi le piccole e poi cercando con la lingua di entrare il più possibile dentro avanti indietro, e alla fine la Signora stava per venire, in un lago di umori..
Lei mi stingeva e succhiava e ad un dato momento urlò ‘vengooo vengooo bravoo daii ‘e mi strattonò il pisello e io eiaculai di nuovo godendo e infilandole la lingua a metà figa.
Restammo così per un po”poi lei si girò e disse ‘ che bravo, che entusiasmo, eh , ci vogliono i giovani !’

Poi, dopo essersi avvolta in un morbido asciugamano, rapidamente si voltò e si mise a cavallo delle mie gambe, avvicinò il volto al mio e chiuse gli occhi. Ci baciammo mentre le mani iniziavano ad esplorare il suo corpo ancora sconosciuto. La sentivo piacevolmente ispirata, baciava con passione mentre strofinava il pube contro il mio sesso eccitato sia dalla situazione sia da lei’ .
Disse ‘Facciamolo ora ‘ io le dissi ‘lei è più perversa di me!’ E lei ‘Sono una donna! E’ tanto che aspetto un giovane come te!’
Pensavo d’essermi eccitato con la visione della Signora ma lei era più eccitata di me, si sollevò e si spostò e io ebbi la visione degli slip che scendevano lungo le sue belle gambe.
La guardavo sfilarsi gli slip, colpito dal pube parzialmente depilato che forma una canyon boscoso solo al centro. Lei, una volta nuda s’inginocchiò dinanzi a me e mi sfilò il costume. Lei fissava il mio membro, sorrise e poi scese a bocca aperta per prenderlo. Io ero troppo eccitato, gustavo questa sensazione, e la lasciai fare, lei chiuse gli occhi e si mosse a scatti, inarcando la schena e sollevando la testa al cielo e quindi sollevando la bocca dal mio pisello, ma sempre tenendolo in mano..capii che aveva avuto un orgasmo. La fissavo mentre prendevo in mano il mio membro già troppo sollecitato e lo trattenevo verticale. La baciai nel canyon boscoso’colava di acqua di mare e liquido suo’ero sconvolto, le dissi ‘ Venga!’ la invitavo indicando con lo sguardo il pene e lei, appoggiandosi alle mie spalle scese, io le fui immediatamente dentro: era eccitatissima, aperta e capiente. Non emetteva un gemito, scendeva sino in fondo e continuava con la bocca a cercare ancora i miei baci.
Con le labbra unite e le lingue che si contendono lo spazio ognuna nella bocca dell’altra iniziammo a muoverci. Tramite le lingue ci scambiavamo parte del piacere che reciprocamente ci davamo con mie spinte e suoi ancheggiamenti.
Volevo stimolarla di più ma non riuscivo a raggiungere il suo pube con la mano, perché lei era premuta contro di me, allora le stringevo i glutei.
Sentivo premere il seno e fare rotazione con forza sul mio petto, le nostre pelli s’incollavano, non riuscivamo a separarci. Lei ancheggiava con movimenti sempre più ampi, la sentivo chiudersi ritmicamente contro il mio membro mentre ogni suo muscolo si tendeva.
Improvvisamente la sua lingua si fermò, rimase immobile mentre respirava il mio fiato e fremeva. Percepii delle regolari e ritmiche contrazioni nel suo ventre: stava godendo di nuovo.
Mi afferrò il capo e lo trattenne per spingere con forza le sue labbra contro le mie, come se non volesse urlare e tentasse di spegnere dentro di me i gemiti che non riusciva a trattenere e questa tensione la aiutava a godere dentro.
Sussurrò ‘ Scusa’ scusa’ non c’è l’ho fatta!’ ‘ ‘Scusa perché ? ‘ domandai ‘Non ti ho aspettato!”.’aspetta’
La tenevo stretta contro di me mentre le baciavo le labbra dolcemente. La sentivo aprirsi lentamente mano a mano che si rilassava. ‘Solo un minuto e sono nuovamente pronta’ mentre si alzava per farmi uscire. Poi si girò e venne a sedersi sulle mie ginocchia e questa volta il nostro contatto, era ancora più intimo. Lei spingeva il sedere sin contro il mio membro per sentirlo sulla pelle. Si apriva dolcemente e sussurrò ‘ adesso si continua’e viene il bello’ o non c’è la fai più?’
Guardavo di fianco il volto stravolto di lei che dissimulava il piacere assumendo uno sguardo perso nell’orizzonte, a poco a poco si mise ad ansimare non poteva più trattenersi e neppure io, era tutta aperta, si muoveva al ritmo dei miei colpi mentre io cercavo di accontentarla, ma ero imbarazzato, sto scopando la mamma del mio migliore amico’ ero tutto sudato’.che situazione ! In che situazione mi ero cacciato !
Ma lei urlava ormai come una ossessa, se uno avesse sentito poteva apparire uno sfogo di dolore ma il viso diceva altro, la vidi chiudere gli occhi e concentrarsi: dalla schiena, appoggiando l’orecchio, sentivo il cuore ad un ritmo pazzesco, pensai che stesse per svenire.
Rivoltò gli occhi aperti, le pupille rivoltate, vedevo occhi solo bianchi, era in preda all’orgasmo. Dopo l’urlo sul mare, la Signora non gemeva, non diceva nulla, godeva ed era bellissima. Capivo che cercava comunque l’orgasmo totale, le stinsi il seno e eiaculai di nuovo, mi pareva impossibile, la prostata mi bruciava, e lei ebbe un nuovo orgasmo e poi sentii le pulsazioni diminuire e spegnersi..
Nel tramonto, sul mare calmo e deserto stemmo in silenzio esausti, tutti i sessi erano molto grondanti di silicone e altri umori , colavano sui materassini del gozzo, lei mi porse un towel, si era ricomposta, mi sorrise e disse: ‘ è stata una tua esperinza, con le donne, vedi, a volte capita di stare con una che ti usa, non ti ama, sei uno strumento, un dildo in carne e ossa, capisci cosa intendo ? ‘ Comunque hai goduto, sei arrivato ai vertici del piacere, questo è il tuo impegno, con le donne, almeno che una raggiunge il cielo, poi, fa niente se va con altri, non è questo che ti deve offendere, ma se non la fai godere, si ‘.questa è la mia filosofia”
‘ ma tu sei bravo.. mi hai infilzato, ti voglio bene..dai..facciamo un tuffo ! Scavalcammo il bordo dell gozzo e ci tuffammo nel mare tiepido col sole delle 8, che d’agosto stava per tuffarsi in mare.
Il gozzo, con lo scafo rosso e il profilo dei masconi bianchi, galleggiava quasi immobile alla cappa, e il legno lucido rifletteva il sole rosso che affondava in mare con riflessi e lampi del mare azzurro scuro.

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