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Racconti Erotici Etero

La camera oscura

By 13 Ottobre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Si conobbero ad una mostra.
Mora, procace, disinibita lei; intellettuale, artista, stravagante lui.
Un gioco di sguardi fin dal primo impatto, quando davanti ad un quadro non particolarmente interessante si erano trovati a scambiare una parola in più. Una chiacchierata che durò più di quel che avevano previsto, così da ritrovarsi insieme davanti ad una birra ghiacciata ed un’ottima pizza.
Lei raccontò tutto di sé fin da subito, certa di trovare davanti a sé un ottimo ascoltatore, e così fu. Lui la guardava, la osservava, ogni tanto le lanciava qualche sguardo fugace nella scollatura, ampia e bene in vista di lei. Amava farsi guardare, era stata da sempre una primadonna e le piaceva stare al centro dell’attenzione. Non disdegnava i suoi sguardi, anzi. Con un tocco leggero, si passò le dita sulle labbra, per asciugare gocce di birra inesistenti, al solo scopo di provocare chi le stava davanti.
Il suo accompagnatore cominciò a sciogliersi di più, non si sa se fu la birra o la presenza di quella ragazza davanti a lui che lo metteva perfettamente a suo agio, ma si confidò e cominciò a raccontare di sé.
Faceva il vigile del fuoco, non a tempo pieno, vista la crisi. Ingannava il tempo che gli rimaneva dipingendo quadri e scattando fotografie in analogico.
Lei rise, di una risata ingenua e spontanea. Si usava ancora l’analogico? Lui le disse di sì: niente ti dava più soddisfazione di creare qualcosa dal nulla solo grazie al tuo occhio e ad uno strumento quasi magico quale poteva essere una macchina fotografica, giocando con parametri che solo una persona dotata di senso estetico riusciva a bilanciare per trarre qualcosa di veramente unico. Poi, la parte più bella veniva dopo, durante lo sviluppo ma soprattutto durante la stampa: sentire il profumo della carta ancora da impressionare, l’odore forte e pungente dei liquidi fissatori, osservare tutto alla luce rossastra della camera oscura. Non c’era nulla di più eccitante.
‘Invece sì’, penso lei.
Gli propose entusiasta un giro in quella camera oscura, ma lui si oppose. Nessuna donna era mai entrata nel suo ‘regno’, si sentiva un po’ in imbarazzo ad aprirla a qualcuno che non fosse lui stesso. Lei non si diede per vinta e per ribadire il concetto che ogni suo desiderio doveva essere esaudito allungò leggermente la mano e con fare confidenziale la posò sulla sua coscia tonica da pompiere. Lui finalmente cedette, stette al gioco e le si avvicinò sfiorandole la spalla con la sua, continuando a chiacchierare e a sfiorarsi, cercando il continuo contatto fisico.

Arrivò l’ora di chiusura del locale e loro non avevano ancora esaurito gli argomenti di cui parlare. Decisero di fare una passeggiata sul lungomare, dove la frescura permetteva di godere di un panorama mozzafiato e finalmente di un po’ di privacy.
Passeggiarono a lungo, raccontandosi a vicenda, aprendo il proprio cuore l’uno all’altra, senza riserve. Continuarono così fin quando lui si accorse di essere arrivato sotto casa.
Lei non si tirò indietro e lo pregò di farle vedere quella camera oscura, così misteriosa ed eccitante come lui la descriveva.
Alla fine cedette e la accompagnò sulle scale, aprendole la porta. Salirono le scale strette ed in penombra, maledetta luce dell’androne fulminata. Ma lui non poté fare a meno di vedere come lei ancheggiasse ed in qualche modo il suo sguardo cadde su quel fondoschiena, formoso e ben fatto, fasciato da un pantaloncino molto corto di jeans ed un top privo di spalline, che poco lasciava all’immaginazione. Qualcosa si mosse dentro di lui, un desiderio si impadronì della sua mente e del suo corpo e dovette combattere contro se stesso per non saltarle addosso lì, nelle scale. Tutto a tempo debito. Non era sicuro che lei ricambiasse, temeva potesse essere semplicemente un atteggiamento di sfida e gioco che nulla aveva a che fare con il desiderio vivo e reale che invece dentro di lui ora ardeva.

Arrivarono davanti la porta, presero le chiavi e lui aprì con un colpo secco il vecchio portone di quella mansarda in cui abitava da scapolo, ormai da diversi anni.
La fece accomodare sul divano, le offrì un vino rosso d’annata e le chiese di aspettare, il tempo di preparare luce e qualche rullino da stampare e le avrebbe fatto vedere di cosa la sua mente ed il suo cuore si cibava quasi ogni giorno.
Intorno a lei quadri, stampe, fotografie, polaroid: tutto descriveva quel ragazzo così riservato ma pieno di storie da raccontare che aveva conosciuto quel pomeriggio. Cominciava a stuzzicarla l’idea di tiragli fuori altri particolari della sua vita, per cui si avviò immediatamente verso la camera oscura quando lui la chiamò.

Una luce rossa, molto forte. Ecco cosa vide appena entrata. Lui armeggiava già con varie carte per la stampa, quando lei si avvicinò furtivamente ad alcune foto appese sopra le loro teste. Ne staccò una, vide che raffigurava un nudo, ma a quella luce non distingueva bene le forme. Si girò verso di lui e gli mostro la foto, volendo sapere qualche dettagli in più ma lui le prese la foto dalle mani e le disse che quello era un progetto molto importante e che non voleva che qualcuno glielo rovinasse.
Le spiegò che doveva consegnare questo progetto ad un editore di una rivista erotica, in maniera da accompagnare dei racconti alle foto. Lui ne avrebbe tratto soddisfazione personale, dato che non era una rivistucola porno ma una vera e propria opera d’arte cartacea sensuale.

Si avvicinarono a guardare insieme ogni scatto: una donna su una sedia, completamente svestita, in penombra, che mostrava giusto i contorni in controluce del suo corpo. Un seno femminile, ripreso da molto vicino. Labbra, avvinghiate, che si baciavano, cercavano e desideravano. Lui sentì di nuovo il desiderio sopito di prima muoversi dentro di sé, per cui le disse che era meglio mettere via quella roba, del resto si trattata di lavoro ed era meglio non rischiare. Ripose il tutto in un cassetto, certo di averle messe ormai al sicuro e si girò verso di lei.

Un fruscio, un attimo atteso di troppo, un colpo al cuore.
Si girò e lei si era liberata di tutto ciò che aveva addosso, mostrando un corpo da urlo e dell’intimo niente male. La osservò attentamente, cominciando dal basso. Si era liberata dei pantaloncini, ed ora mostrava gambe abbronzate e toniche. Un perizoma di pizzo fasciava il bacino, nascondendo a stento un tatuaggio, strizzata in un corpetto abbinato: intimo che le sottolineava ancora di più le curve procaci ed appariscenti. Alla luce rossa della camera oscura sembrava un’apparizione, di quelle che sogni di notte e poi non ricordi il mattino dopo.
Si chiese se potesse avvicinarsi, ma ci pensò lei per lui. Pian piano la distanza tra loro due diminuì e qualcosa di inspiegabile si creò. Si appoggiò rivolta verso il muro con le mani sul tavolo e aspettò che lui la prendesse da dietro, cingendole i fianchi con le mani. Ondeggiò un po’ il fondoschiena, quel tanto per sentire la sua virilità farsi strada nei bermuda che indossava.
Gli prese la mano, la porto versò il suo viso e passo dolcemente le dita sulle labbra, in maniera da farlo sussultare al solo contatto; lei d’altro canto aveva già avvinghiato con l’altra mano il fianco di lui per avvicinarselo ancora di più.
Rimasero così, stretti fin quando qualcosa non scattò, lui la girò violentemente e cominciò a baciarla, in maniera passionale e profonda, le lingue attorcigliate in una sola, un bacio potente e devastante, da cui entrambi non riuscirono a staccarsi. Il corpo di lui premeva quello di lei contro il tavolo, voglioso di non si sa cosa, solo di sentire i reciproci calori vicino.

Cominciò una danza erotica dove cominciarono a spogliarsi, prima il bermuda, poi il corpetto, lasciando libero un seno di una terza abbondante, che alla vista lo fece impallidire di piacere. Arrivò il momento bei boxer e del perizoma. Lui si abbassò a levarglielo con i denti, facendolo scendere lentamente giù per le gambe, mostrando un pube perfettamente rasato. Solo una mini striscia centrale mostrava il colore della proprietaria. Lei ricambiò il favore, ma amplificando il piacere. Cominciò dalle labbra, piccoli morsettini delicati che però lo fecero impazzire; poi scese sul collo, accarezzando quella parte perfettamente muscolosa e tornita, che la fece sussultare solo passandoci le mani. Si abbassò leggermente sulle ginocchia, quel tanto da arrivare a livello del boxer. Mise le mani dietro la schiena per dimostrare la propria maestria con la bocca, prese tra i denti il boxer e cominciò a tirarlo, a tirarlo sempre più giù fin quando non rimase solo la vista di un membro ben fatto, depilato, pulito ma soprattutto grosso.
La spaventavano i tizi superdotati. Preferiva i ragazzi normodotati ma che lo sapessero usare bene, in modo tale da farle provare piacere anche solo sfiorandola.
Ora che lei era sulle ginocchia proprio davanti a lui, gli venne la voglia improvvisa di prenderla per i capelli ed infilarle di forza il suo membro tra le labbra schiuse, ma non lo fece, poiché era impaziente di vedere le sue arti femminili di seduzione e anche vedere fino a dove riusciva ad arrivare.

Si avvicinò lentamente al suo bacino, ci girò intorno, tirò fuori la lingua e lo prese in bocca, lentamente. Lei ci sapeva fare. Eccome. Lui impazzì, appoggiò le mani al tavolo e si lasciò andare completamente nelle sue mani, o per meglio dire, nelle sue labbra.
Accarezzava, stringeva, affondava le sue labbra, fino alla gola, fino a sentirlo completamente dentro, perché amava sentire il potere che derivava da questa posizione: così, gli uomini erano totalmente abbandonati a lei. Ed era la verità, lui era in estasi e lei non dava cenno di voler smettere. Lo toglieva dalle labbra, leccava tutto e lo rimetteva dentro, per far impazzire chi aveva di fronte. Sentiva i tremiti di piacere di lui, per cui si fermò e si staccò, non voleva che il loro divertimento finisse già così in fretta. Si ricompose, si alzò in piedi e gli disse nell’orecchio che adorava prenderlo in bocca, era una cosa che le dava una soddisfazione immensa e che se si fosse comportato bene probabilmente gli avrebbe fatto un piccolo regalo.
Lì per lì non capì, era tutto preso dall’inseguire quel fondoschiena che gli chiedeva solo di seguirlo. Lei si appoggiò con le mani al tavolo vuoto, si girò verso di lui e disse di comportarsi bene, visto che quella era la sua posizione preferita e voleva trarne il massimo godimento. Messi in chiaro i piccoli dettagli, si piegò in avanti mostrando a lui una visione celestiale di tutta la sua nudità, pronta per accoglierlo. Lui non se lo fece ripetere due volte, infilò tutto dentro e cominciò a spingere prima lentamente, avvicinandosi a lei con tutto il corpo, quasi come se volesse farglielo arrivare in gola. Le mise le mani sul seno, quel seno poco calcolato ma scrutato attraverso la luce rossa più e più volte. Prese il ritmo, spinse sempre più forte mentre lei godeva, pienamente dimostrato dai gridolini che si sentivano. La camera oscura diventò una camera a luci rosse, impregnata dall’odore del sesso tra due semi sconosciuti, presi dalla passione e perfettamente consci di aver creato un momento carico di tensione e passione. Andava sfruttato al massimo.

La velocità e la forza con cui lui la prendeva aumentava sempre di più, le raccolse i capelli con una mano e li tenne lì, quasi a sottolineare una dominazione che alla fine non c’era stata,visto che lei aveva condotto il gioco per un bel po’. Lui si ritrasse. Cerco di resistere ma si dovette fermare un attimo, giusto una scusa per poter provare a chiedere qualche favore particolare. Fece finta di sbagliare, quando prese in pieno il fondoschiena lei urlò, ma di profondo piacere, e questo lo fece partire ancora più di testa. Mentre erano lì, avvinghiati, lui dietro di lei, incastrati come una forma perfetta, lui sentì crescere dentro di sé il desiderio massimo, sentiva che era prossimo ad un orgasmo perfetto, lei se ne rese conto e si staccò, solo un attimo prima di ritornare nella posizione sulle ginocchia tanto cara a lui.
Non capì nulla, si ricordò soltanto che in quel momento il suo membro era di nuovo tra le labbra di lei, ancora, che con maestria ne tirava fuori un piacere inspiegabile. Fin quando poté, resistette. Arrivò invece il momento di un potente orgasmo, che trovo pronte le labbra di lei a raccogliere tutto e a farlo godere fino all’ultima goccia.

Si alzarono, e ancora svestiti completamente si sdraiarono abbracciati sul divano sfiniti: lei sussurrò che era stata benissimo e che tutto sommato lui, forse, era bravo solo ad alimentarli, i fuochi, invece di spegnerli.

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