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Racconti Erotici Etero

La chimica

By 5 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando si dice che nel sesso ci deve essere la chimica si dice il vero.
Abbiamo avuto una lunga storia finita per incompatibilità caratteriali ma durata tanto perchè eravamo in grado di non parlarci per ore, tanto ci tiravamo l’un l’altra, c’era una violenta forza d’attrazione fisica, al sol contatto, da farci scopare per ore in ogni posto-in ogni posizione-in ogni condizione.
E questa forza non è mai svanita.
Ci siamo rincontrati dopo qualche anno per puro caso ad una festa. C’era tanta gente ma ci siamo scambiati immediatamente uno sguardo strano, sorridendoci a vicenda, nonostante l’odio con cui ci eravamo lasciati. Lui era sempre stato molto affascinante e circondato di donne, e anche se aveva avuto qualche scappatella io ero sempre stata sicura di essere l’unica a possedere l’essenza gemella della sua. I suoi occhi grandi e profondi, luccicanti, il sorriso malizioso, la pelle ambrata, erano una calamita per il mio sguardo. Come pure le mie forme da pin-up e il mio modo di fare spigliato lo erano per il suo.
Dopo poco ci ritrovammo a parlare del più e del meno, delle diverse direzioni prese dalle nostre vite, scambiandoci battute ironiche e buffetti sulle spalle. Ogni pretesto sembrava buono per cercare contatto fisico. La miccia però si accese quando lui si chinò per dirmi nell’orecchio che era stato male dopo la nostra separazione perchè era convinto che io fossi la donna della sua vita. Ma non furono le sue parole a scatenare qualcosa, bensì la vicinanza tra il mio viso e la sua pelle, mentre mi parlava quasi sfioravo il suo collo con le labbra, e lui mi teneva un braccio intorno alla vita ed affondava il viso tra i miei capelli biondi e profumati. Si allontanò e ci guardammo negli occhi per un istante. La chimica aveva preso il sopravvento. Il mio respiro era accelerato ed avevo voglia delle sue labbra carnose e delle sue grandi mani su di me. E lui non avrebbe mai potuto in nessun modo nascondere l’enorme erezione che gli sbucava fuori dalla tasca dei jeans. Qualcosa da far invidia a Rocco.. E da fare gola a me.
Abbassando lo sguardo e sorridendo decidemmo di comune accordo di andare a bere qualcosa insieme. Sapendo già come sarebbe andata a finire…
Ci incamminammo verso la sua automobile, tra gli sguardi indiscreti della gente che si chiedeva se si fosse per caso riaccesa una vecchia fiamma. Ma in realtà si trattava di una bomba. Tra noi c’era una tensione elettrica, ogni gesto, ogni parola, ogni respiro ci eccitava, anche se entrambi cercavamo di fingere che non stesse accadendo nulla. Una volta in macchina andammo a comprare una bottiglia di vino e ci facemmo dare due bicchieri di plastica, per andare a bere in una radura di montagna dove andavamo tanto tempo prima in cerca di intimità al chiarore delle stelle. Era una notte limpida e fresca di fine estate e i primi bottoni aperti della sua camicia sembravano chiamarmi a liberare anche i restanti, il braccio in tensione sul volante mostrava la linea del bicipite, asciutto, vellulato e definito. E il vento fresco che entrava dal finestrino schiacciava la magliettina leggera sui miei grossi e caldi seni e mi scompigliava i capelli. Di tanto in tanto lui si girava verso me e mi sorrideva, mentre lo stereo cantava un sensuale pezzo jazz.
Una volta arrivati iniziammo a bere e a chiacchierare come se non ci fossimo mai lasciati.
Tra noi c’era uno strano feeling, eravamo capaci di discutere per un nonnulla e subito dopo fissarci negli occhi pieni di desiderio e iniziare a parlare di qualcos’altro senza nessun problema. Gettammo i bicchieri sui sedili posteriori ed iniziammo ad appoggiare le nostre bocche languide sulla stessa bottiglia per perdere più in fretta ogni inibizione. Scendemmo dalla macchina per guardare le stelle e ci ritovammo l’una appoggiata all’altro in un abbraccio sfiorato, assaporando ogni minimo contatto. Lui aveva le schiena contro il finestrino e puntellava i piedi in avanti per stare un po’ più in basso, divaricando leggermente le gambe. Ed io di fronte a lui, con una gamba tra le sue e una sua gamba tra me mie, appoggiata con il bacino contro il suo. Entrambi esercitavamo una leggera pressione ed iniziavamo ad ondeggiare in maniera quasi impercettibile, mentre gli tenevo le braccia al collo per parlargli nell’orecchio. Sentivo il suo membro duro e pulsante premere contro il mio pube.. Ero caldissima ed iniziavo a sentirmi troppo eccitata per resistere oltre. Lui mi teneva le mani sui fianchi e mi tirava dolcemente a se’, sfiorandomi il collo con le labbra in modo che la cosa sembrasse quasi casuale. Ma sapevo che bruciava dalla voglia di prendermi con la forza e strapparmi i vestiti di dosso.
Solo l’orgoglio mi frenava… Non avrei mai fatto la prima mossa.
Mentre continuavamo a parlare lui iniziò a baciarmi il collo con la bocca semidischiusa, succhiando leggermente, ed immediatamente smisi di pronuciare parole, per inspirare profondamente ed iniziare a gemere… Io lo abbracciai intorno al torace passandogli le unghie sulla schiena ed ansimando, mentre premevo il mio sesso contro il suo. Quella stretta di fuoco ci stava facendo impazzire. Tutta la tensione sessuale accumulata fino ad allora stava per esplodere. Iniziammo a baciarci voracemente, in un bacio frenetico e violento, bollente e scivoloso, le nostre lingue si ritrovavano dopo tanto tempo eppure si muovevano in perfetta sincronia.. Avevo gli occhi chiusi perchè ero intorpidita dall’alcool e dall’eccitazione, ma le mie mani scorrevano sicure su quel corpo tanto familiare. Lui mi prese i glutei tra le mani con violenza e mi spinse la testa all’indietro, restammo un attimo immobili a guardarci e mi sussurrò: “Io ti voglio”.
Aprimmo la portiera della macchina ed io mi sdraiai sul sedile anteriore, lui con un balzo di un giaguaro sulla sua preda era subito su di me per sfilarmi la maglietta ed iniziare a baciarmi dappertutto. Era l’unico che fosse mai riuscito a contenere i miei seni con le sue mani grandi, mentre mi stuzzicava i capezzoli con la lingua, ed io armeggiavo con la cintura dei suoi pantaloni, cercando a fatica di liberare il suo grosso lungo e durissimo pene che sbucava fuori dai boxer e dalla cintura toccandogli la pancia. Lo spazio era stretto e ci contorcevamo l’uno sull’altra senza badare ai dolori provocati dalle posizioni scomode, che poi si sarebbero trasformati in lividi da guardare nei giorni successivi per ripensare a quella notte. Finalmente riuscii a sbottonare anche l’ultimo bottone dei jeans e a liberare il mio trofeo, caldissimo e pulsante, con la punta già bagnata, prendendolo con due mani e infilandomelo tra le labbra strette e scivolose. Eravamo in una posizione assurda ma per soddisfare le nostre voglie eravamo pronti a tutto. Con una mano passai ad accarezzargli il petto e con l’altra facevo su e giù tenendo la punta tra le labbra e roteando la lingua in modo scomposto.
Lui scese dall’auto e io rimasi sul sedile tirando però le gambe fuori e poggiando i piedi a terra. Era davanti a me col suo pene vibrante e così teso che per poterlo prendere di nuovo in bocca dovevo tirarlo verso il basso tenendolo dalla base, mentre lui mi accarezzava la schiena e i capelli e gemeva fino quasi a ringhiare. Mentre lo tenevo in bocca annusavo profondamente, assaporando quell’odore che mi faceva andare fuori di testa, il suo odore, l’odore della sua pelle e della sua carne. Poi iniziai ad accelerare quel pompino gustoso. Sapevo come farlo impazzire, ed alternavo il ritmo del movimento, succhiando al momento giusto. Per prolungare il suo piacere mi interrompevo ogni tanto, tirandolo fuori dalla bocca e sbattendomelo sulla lingua o sul viso, mentre ci scambiavamo sguardi d’intesa infuocati. Adoravo tenerlo in bocca, non avrei mai smesso se non fosse stato per le condizioni pietose che avevo tra le gambe. Lo volevo dentro me. Cercai di resistere ancora, leccandogli lo scroto e cercando di prendere tutto in bocca quel pisello che ormai non riempiva più il mio vuoto da tanto tempo, ovviamente senza risultato perchè a stento riuscivo a tenerne metà, nonostante mi bruciasse l’ugola. Lui godeva smodatamente ma cercava di non farmi male e di stare buono il più possibile, finchè non si distolse del tutto dalla mia bocca golosa e si inginocchiò per sfilarmi le scarpe e i pantaloni, e spingermi all’interno dell’auto con il freno a mano dietro la schiena e le gambe aperte, a mostrare le mutandine ormai fradice. Si sdraiò su di me e riprese a baciarmi.
Nella mia bocca si mescolavano il sapore del suo sesso e quello della sua saliva e mi sembrava di impazzire. Intanto era completamente appoggiato su di me e il suo grosso bacino ossuto mi costringeva a tenere le gambe competamente divaricate, mentre strofinava violentemente il pene nel mio inguine, facendomi desiderare la penetrazione fino alla disperazione, che mi costrinse a spostare di lato gli slip e puntarmi il suo membro contro la vagina aperta e succosa.
Lui esitò, guardandomi negli occhi, poi poggiò la bocca morbida e calda sulla mia e contemporaneamente infilò la lingua e la punta del pene, molto lentamente. Io inarcai di scatto la schiena e con un colpo violento lui mi penetrò completamente, tanto che emisi un grido di piacere nella sua bocca, sentendomi vergine per una seconda volta nella vita, e godendo di quella improvvisa e sconvolgente pienezza. Mi teneva una mano sotto la schiena stringendomi a se’ e respirando affannosamente accanto a me, guancia a guancia, mentre entrambi coi corpi sudati e scivolosi ci andavamo incontro rimticamente, lentamente ma con violenza. Cercavo di contrarre i muscoli della vagina, troppo piena, mentre gli accarezzavo la schiena e gli baciavo la spalla, finchè non raggiunsi l’orgasmo. Una scossa partì dall’interno della pancia per diffondersi tutt’intorno e mi percorse tutta, fino a farmi sentire un pizzicorìo sul palato, mentre mi contorcevo come un pesce fuori dall’acqua e gridavo di piacere. Lui rallentò il ritmò sempre più e iniziò a baciarmi sul viso, sugli occhi, sul collo e sulle orecchie mentre io estasiata sorridevo come una bambina. Finchè aprii gli occhi e lo guardai con malizia iniziando a miagolare.
Uscì da me ancora così grosso e duro come era entrato e si spostò per concedermi lo spazio necessario a girarmi e mettermi a quattro zampe. Si chinò a leccarmi tra le gambe, tenendomi i glutei aperti con le mani, poi con una mano indirizzò il membro ansioso verso il mio segreto grondande di succo caldo e con l’altra mi cinse in vita, passando sotto la pancia e massaggiandomi il clitoride con l’indice e il medio. Ero eccitata come se non avessi ancora goduto abbastanza. Mi penetrò dolcemente ed iniziò a spingere più veloce, fermandosi ogni tanto per schiaffeggiarmi le chiappe con quel bastone di carne durissimo e bagnato. Ringhiava come un animale che trattiene la sua preda e si accinge a divorarla, e io inarcavo la schiena spingendomi contro di lui per sentirlo ancora più in fondo. Era tutto su di me con le mani poggiate accanto alle mie, mi mordeva dietro il collo e sentivo il suo scroto sbattere contro il mio clitoride e il suo petto sudare sulla mia schiena. I vetri dell’automobile erano completamente appannati nonostante la portiera aperta. Venni di nuovo, più violentemente di prima e gridando più forte. Spingevo il culo contro il suo bacino con forza, e lui sembrava stesse per esplodermi dentro. Continuò a muoversi senza fermarsi, poi trattenne il respiro e con un ringhio scivolò vià, mi poggiò il pene tra i glutei e io glielo presi in mano mentre continuava a muoversi scompostamente fino ad inondarmi la schiena con tre o quattro schizzi caldi. Continuavo a godere sentendo godere lui, mi accasciai sulla pancia mentre lui mi spalmò lo sperma sulla schiena e si allungò su di me sussurrandomi nell’orecchio che l’avevo fatto impazzire. Il freno a mano e il cambio mi stavano ammazzando, così ci sdraiammo nudi sul sedile, abbracciandoci accarezzandoci e baciandoci dolcemente per almeno un’ora, in silenzio, per non frantumare quell’atmosfera incantata. Sembrava di essere tornati nel passato, in un passato più bello e più dolce, in un passato perfetto come non lo era mai stato…
Ma erano le quattro del mattino e l’alcool e il sesso mi avevano distrutta, feci per rivestirmi e lui fece altrettanto. Mi riaccompagnò guidando in silenzio fino alla mia macchina mentre ci tenevamo per mano. Scesi con un bacio delicato e tornai a casa.
Da allora non ci siamo più rivisti…

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