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Racconti Erotici Etero

La collega d’ufficio.

By 12 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

‘ ‘ Stamattina in ufficio sono eccitato, visto che raramente la mia collega viene a lavoro vestita con la sua splendida minigonna. Pur se i jeans possiedono l’indubbio pregio di fasciare le sue chiappette sode, ben altro è lo spettacolo offerto oggi quando accavalla le sue gambe, mentre sorride ai miei doppi sensi.

‘ ‘ Vera bellezza solare, i suoi occhi verdi esaltano la pelle, accesa da riflessi mediterranei, mentre i capelli biondo cenere giocano con i toni di colore raffinati del suo pullover.

‘ ‘ E’ quasi mezzogiorno quando mi chiama vicino a lei per risolvere i soliti problemi banali che affliggono il suo computer. Con il mio usuale atteggiamento da genio dell’informatica,’agito convulsamente il mouse, intralciato dalle noiose pratiche che ricoprono la sua scrivania. Alla fine, so già che l’unica soluzione rimane quella di riavviare l’infernale marchingegno elettronico.

‘ ‘ In realtà, neppure seguo il puntatore sullo schermo mentre, cercando di non farmi scoprire, mi inebrio del profumo che emana dai suoi capelli biondi e ne approfitto per godere di una panoramica delle sue cosce nervose, inguainate dalle autoreggenti nere.

‘ ‘ Nel frattempo, con la scusa di attendere che il PC sia di nuovo in sesto, mi ritrovo ad appoggiare il mio perno, già in erezione, contro la sua spalla destra e, chiusi gli occhi, inizio a strusciarmi su di lei, beandomi del calore che risale dall’inguine…

‘ ‘ Pur se mi sembra impossibile che non si sia ancora accorta di nulla, visto che sono trascorsi parecchi minuti da quando il desktop è ricomparso sul monitor, mi rendo conto che l’eventualità di sborrarmi addosso come un ragazzino inesperto, saldamente impalato contro l’incavo della sua ascella, è oramai nient’affatto remota.

‘ ‘ Torno, a questo punto, a guardarla ma, con disagio, mi accorgo che lei, nel frattempo, ha girato il capo verso di me per chiedermi se c’è qualcosa che non va, fissandomi, perplessa, con i suoi occhi chiari.

‘ ‘ Inebetito, visto che sono stato interrotto al culmine dell’orgasmo, perdo ogni cautela e sbotto “non vedi in che stato sono?”, indicandole la patta sformata dei pantaloni. Colta di sorpresa dalla violenza del tono della mia voce, certo colpita dall’inusuale chiarezza dei miei concetti, mi ordina, allora, di seguirla, con tono di voce altrettanto duro.

‘ ‘ In effetti, al resto dell’ufficio può sembrare che siamo usciti per fumarci una sigaretta: in realtà, raggelato, mi rendo conto solo ora che, come minimo, avrebbe potuto assestarmi un bel ceffone oppure, prima di denunciarmi al capo ufficio, avrebbe potuto urlarmi tutto il suo disprezzo: inaspettatamente, invece, si dirige verso il bagno delle donne, al riparo da occhi indiscreti…

‘ ‘ La ritrovo seduta sull’orlo del water, mentre inizia a rimproverarmi aspramente, seppure a bassa voce: “ma che ti è preso? Non ti vergogni? Non me l’aspettavo proprio da un amico come te! Non posso tollerare di essere oggetto di queste attenzioni! Ed in ufficio, per di più! Ricordati che siamo tutti e due sposati! Sono una donna onesta, io… che ti credi?” Nel frattempo, pur se imbarazzato ed ancora timoroso di perdere il posto di lavoro, non riesco, comunque, ad evitare di lumare le sue gambe!

‘ ‘ A quel punto, inaspettatamente, il suo tono di voce diviene suadente: “certo, mi ero resa perfettamente conto del tuo stato, visto che sembrava mi volessi montare come fossi una pecorella; se solo me lo avessi chiesto gentilmente, invece, vista la nostra amicizia, non avrei trovato nulla di strano a poterti dare una mano, ma forse è più comodo per voi uomini comportarvi da maiali! Sei d’accordo, spero, che ti meriteresti una bella punizione?”

‘ ‘ Consapevole del suo potere su di me ed intrigato dall’inaspettata svolta nella vicenda, la osservo mentre appoggia la mano sinistra sul mio fianco, mentre sottovoce mi rivela: “per tua fortuna, mio marito non è abbastanza porco per i miei gusti… amici come prima?”

‘ ‘ Senza attendere la mia conferma, con la mano destra apre la cerniera dei pantaloni, liberando, ormai turgido di umori, il mio uccello. Guardandomi di sottecchi, con un lieve sorriso, si umetta le labbra sottili, quindi inizia, lentamente ma inesorabilmente, a lustrarmi con le lunghe dita il pomello rosso che incorona la mia nerchia ormai tosta, mungendomi per bene i testicoli…

‘ ‘ Dopo pochi minuti, compresa la “lezione”, da buon amico le faccio capire, stringendo con foga i suoi riccioli biondi, come mi sia ormai impossibile resistere a tutto quel lavorio.

‘ ‘ Rapidamente, visto che non vuole sporcarsi il vestito, si dirige verso le labbra il lungo cannolo che, dopo poche lappate, inizia a sussultare ed a scaricare tutto il meritato pasto nella sua bocca, una tripla razione di panna speziata e calda, che ingolla senza farsene sfuggire neppure una stilla…

‘ ‘ Quando tutto sembra finito, mi sussurra all’orecchio: “sei proprio un bambino cattivo, non so se ti darò un’altra possibilità per assaggiare il mio culetto. Me ne accorgo, sai, di come lo guardi quando indosso i jeans!”, ed esce dal bagno, strizzandomi l’occhiolino.

Dedicato a Frank Canova.

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