Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti Erotici EteroTrio

La collega non è bella ma è porca

By 20 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

—————————————————————————————

Ho la grande fortuna di avere un ufficio pieno di donne, alcune piacenti, altre un po’ meno, una in particolare veramente molto figa. Devo anche dire che sono molto simpatiche, qualcuna meno qualcuna di più come &egrave giusto che sia. Con loro mi trovo bene, ho un buon feeling ed essendo un single incallito, alla soglia dei 36, sono riuscito a togliermi con loro anche qualche sfizio sessuale, sfruttando questa mia aria da fratellone. Beh si non sono neanche brutto, questo aiuto.
In tutto questo idillio ovviamente c’&egrave anche una crepa, si chiama Mara, &egrave decisamente antipatica, approfitta del clima piacevole che si respira in ufficio ma senza mai fare un minimo sforzo per ricambiare. Non &egrave nemmeno bella, un po’ abbondante di fianchi, e anche con una discreta pancetta che non nasconde, anzi evidenzia vestendosi attillata, e strappando i risolini alle spalle di noi colleghi. Ha il capello lungo ricciolino biondo, alta sul metro e sessantacinque, e un visino un po’ paffutello, con un principio di doppio mento. Non ha nemmeno dei lineamenti brutti, ma insomma niente di che.
Insomma fino a una calda giornata di Luglio non avevo mai fatto troppa attenzione a Mara, lei stava nel suo brodo, svampita che non si capiva se ci era o ci faceva, e io passavo le pause pranzo a ridere e scherzare con le altre colleghe.
Poi un martedì mattina la incrociai nel corridoio mentre parlava al telefono. Sarà stata quell’aria da stronzetta strafottente, quel suo modo di fare che per salutare sembra che ti stia facendo un favore, sarà stato che non mi ero mai accorto che mentre camminava ancheggiava in quel modo, insomma dopo che la incrociai mi girai a guardarle il culo. Era fasciato dentro una gonnellina a balze, ridicola, con dei fiori rosa su fondo bianco, Ma quel culo che oscillava in quel modo’mmmm..insomma mi procurò un’erezione.
Nella pausa pranzo parlai con Riccardo un collega della mia età molto simpatico, fidanzatissimo, con cui cazzeggiavamo e parlavamo per lo più di sesso. Gli dissi se aveva notato se Mara ancheggiasse in modo particolare. Lui mi rispose che dopo mi avrebbe fatto sapere. Come un segno del destino, Lei entrò nella aula riunione che durante la pausa pranzo usavamo come sala pranzo. Dovette fare tutto il giro dell’aula, circumnavigando il grande tavolo per raggiungere un posto libero e sedersi. In quella camminata ebbe gli occhi miei e di Riccardo puntati addosso, a metà tragitto spostai il mio sguardo sul mio compare, che mi fece un sorriso complice. Sì, l’aveva notato anche lui quel suo ancheggiare particolare.
Passò qualche ora e in pausa sigaretta mi raggiunse ‘quella ha voglia di cazzo te lo dico’ mi disse.
‘ma se &egrave fidanzata..’risposi
‘ e che c’entra?..ma tu l’hai visto il ragazzo? E’ uno sfigato, mingherlino che se ciula più di una volta al mese probabilmente le schiatta a letto..no no, te lo dico io, quella ha voglia di cazzo’secondo me te la devi fare’
‘si va beh poi..a parte che non mi piace fisicamente..e poi lo sai come si comporta’quella non caga nessuno’ mi difesi
‘Guarda che mi hai detto tu che ti &egrave venuto duro..quindi tanto cagare non ti fa..poi ti capisco quella &egrave una zozza e ha voglia di cazzo..e quindi te lo fa venire duro..io non fossi fidanzato me la scoperei’Poi se vuoi una mano te la do io’.
E fu così che la settimana successiva Riccardo mi chiamò da parte e mi disse che il suo piano era pronto.
‘Oggi &egrave mercoledì, Mara di solito si ferma in ufficio fino a tardi, va via per le sette e mezza, dalle sei negli uffici non c’à&egrave più nessuno e quindi bisogna sfruttare la situazione. Tu rimani nel tuo ufficio fino a tardi, ma non farti vedere così che lei penserà di essere sola, tanto c’&egrave solo il Pietro il custode al piano di sotto ma quello non si accorge mai di un cazzo.’ A quel punto tirò fuori dalla tasca una boccettina, un medicinale.
‘e questa &egrave la tua chiave per la fighetta zozza di Mara..eheh’ disse. Io lo guardai perplesso
‘E’ un medicinale..anzi &egrave un sonnifero. A questo ci penso io, metto qualche goccia nella tisana drenante che tiene sulla scrivania. Dopo una mezz’oretta vedrai che si abbioccherà. Vai tranquillo che andrà in bagno a sciacquarsi il viso, ma non servirà a niente questo farmaco &egrave implacabile, Tu la tieni d’occhio e quando va in bagno..zac..ti infili dietro di lei..eheh..e poi ti infili dentro di lei..’
‘Ma mi vuoi far arrestare?’ mi opposi.
‘ma vai tranquillo.. a parte che il bagno delle donne vicino al suo ufficio non si chiude quindi entri dicendo che quello degli uomini &egrave guasto..e poi fidati che lei si addormenterà ma quando si sveglia si ricorderà a malapena di essersi alzata dal letto questa mattina..’
La cosa mi lasciava alquanto permesso. Va bene scoparmi le colleghe, però violentarle era un’altra cosa. ‘Senti riccardo grazie però non me la sento, magari rimandiamo..’
Lui rimase un po’ deluso ‘va beh come vuoi, alla fine io lo faccio per te..nel caso ci pensi e mi scrivi un messaggio ok?’
Devo dire che il piano, malefico per quanto fosse, mi aveva eccitato, ma passai la mattinata a dire che avevo fatto bene a rifiutare. Poi a pranzo, seduto insieme alle colleghe vidi entrare Mara con la solita aria insofferente, camminava come se lei appartenesse a un altro mondo, cosa cazzo aveva da menarsela in quel modo, già mi fece montare la rabbia. Poi una volta seduta, la Mia collega Elena, simpaticissima e molto in gamba le chiese poteva passarle l’olio per condire l’insalata. Ma ra non alzò nemmeno testa dal suo piatto, tant&egrave che Elena dovette ripeterlo un paio di volte a voce sempre più alta, ma ara niente, faceva proprio finta di non sentire, allora per gentilezza nei confronti di Elena e perché mla situazione mi stava proprio innervosendo mi alzai e afferrai la bottiglia poggiata a dieci centimetri dal braccio di Mara con gesti palesi. ‘Ah ce l’avevi con me?’ alzò finalmente lo sguardo lei ‘beh scusate..però dai invece di alzarti tu poteva benissimo alzarsi lei..no?’
– Ma guarda sta stronza ‘pensai. Elena invece la fulminò con una battuta delle sue che Mara non fece nemmeno cenno di recepire, continuando a mangiare. Vebeh mi incazzai proprio con questa stronza menosa.
Verso le tre del pomeriggio ero ancora nervoso e incazzato. Allora decisi che quella stronza una punizione se la meritava. Tirai fuori il cellulare e scrissi a Ricky ‘Ok facciamo oggi pomeriggio’ e mi rituffai nel lavoro con molta più convizione di prima contento che avrei compiuto un atto di giustizia. Il pomeriggio passò velocemente Già alle sei meno un quarto già gli altri uffici erano svuotati, controllai senza farmi beccare che Mara fosse al suo posto, la vidi che maneggiava scartoffie, e vidi anche la tisana sulla sua scrivania. ‘ bene bene ‘ pensai, già ero eccitato allora mi misi alla scrivania andai su un sito porno e mi guardai giusto giusto quindici minuti di un film hard dal titolo, poco esplicito, ‘segretaria troia si fa inculare dal capoufficio’. Mi sparai una bella sega e quando ebbi finito dissi tra me e me ‘ così duro di più e te lo faccio sentire bene il cazzo, Troia’
Cazzeggiai ancora un po’, quando a un certo punto , dai corridoi silenziosi sentii chiaramente i suoi tacchi rimbombare. Mi nascosi dietro lo stipite del mio ufficio e sbirciai, potevo vedere chiaramente la porta del bagno e vidi comparirei lei, ancheggiante e con quella testa stronza e riccioluta. Stava entrando in bagno. Era giunto il momento, feci un bel respiro, contai fino a trenta, mi gettai nel corridoio controllando che non ci fosse nessuno in giro, quindi mi diressi ad ampie falcate verso il bagno.
Spalancai la porta e lei era china sul lavandino. – Bravo Riccardo hai previsto proprio tutto nel minimo dettaglio ‘ pensai
‘uh’ disse lei strabuzzando gli occhi ‘ bene il sonnifero sta già facendo effetto ‘ mi dissi, sbattei la porta e non le lasciai il tempo di dire altro, le fui subito addosso, con le mai cingendole le tette da dietro e facendoli sentire il mio corpo sulla schiena. ‘oh’ disse lei mentre le strizzavo i capezzoli. ‘ ora ci divertiamo un po” le sussurrai, cattivo, all’orecchio
‘ma no..che ffai?..ooh’ mi rispose in affanno. Si vedeva che erà gia mezza andata. Le feci sentire il cazzo tra le chiappe ma c’era ancora decisamente troppo tessuto. Le alzai la gonna a balzi, anche questa in una orrida tinta rosa, e le appoggiai tra le chiappe il mio pacco mentre con una mano mi infilai veloce a toccarle il pelo, le torturai il clitoride, e lei abbassò la testa, chinandola ancor di più verso il lavabo. ‘ questa si sta addormentando ‘ mi dissi – meglio andare veloce. Mi tirai fuori il pisello in tiro, e zac feci un colpo solo fino ai coglioni. Trovai la strada bella bagnata. Lei fece un gemito. Io mi attaccai alle tette che liberai dalla canottieriena che aveva e lei si aggrappò ai bordi del lavabo, cercando di contrapporsi alle mie pompate possenti. Spingevo come un dannato, rinfrancato dalla figa bagnata che mi lubrificava bene l’asta e dalla sega che mi ero fatto un quaranta minuti prima. Inizia a sculacciarla sulle chiappe, non piccole ma comunque ben disegnate, e poi erano bianche, candide e prenderle a schiaffi per vederle arrossare era eccitante.
A un certo punto sentii che lei spingeva il suo culo all’indietro, assecondando i miei colpi, sta troia voleva il cazzo, anche se era mezza addormentata. Accelerai il ritmo, aumentai la violenza dei colpi, sentii le pareti della sua figa stringermi il cazzo, lei mugolò, un suono lungo, soffocato, quasi una sirena alla distanza. La troia stava avendo un orgasmo. Tirai fuori il pisello e lo vidi con una patina di umori vaginali. Quanto era bagnata sta troia, Era li china in vanti, tremante dall’orgasmo, con la figa aperta e il culo esposto e arrossato. Vidi il buchino del culo sfidarmi ‘ beh tanto scoparmela per scoparmela a ‘sto punto me la inculo anche- Sputai oscenamente sull’ano, e poi mentre lei ancora tremava puntai la cappella. Era strettino, ma il cazzo ben lubrificato si fece strada. Non ebbi troppe remore, pazienza se le facevo male, tanto non si sarebbe ricordata niente. Entrai fino a metà , accelerai i colpi e poi affondai fino in fondo. Lei sembrava svenuta accasciata sul lavabo. Ci diedi dentro di brutto. Tirai fuori il cazzo e vidi il culo richiudersi, e poi riaffondai, facendo così cinque sei volte, avevo la cappella paonazza, il cazzo durissimo, le vene erano tese, cazzo che inculata!
Passarono dieci minuti buoni, meno male che mi ero fatto la sega altrimenti sarei già venuto da un pezzo, invece mi stavo il culo della stronza. Mi sfilai e mi segai brevemente schizzandole sul culo arrossato dalle mie sberle. Quasi mi cedettero le ginocchia per lo sforzo e l’urlo abominevole che cercai di soffocare con cui venni. Cercai di ricompormi velocemente,le pulii con una salvietta la borra dalle chiappe per non lasciare tracce. Uscii e la lasciai là, mentre mugolava nel dormiveglia.
Il giorno dopo in pausa sigaretta Riccardo mi raggiunse ‘oh Scusa se non ho risposto al messaggio ieri, sono dovuto correre a casa dalla mia ragazza, ha avuto un piccolo malore’ mi disse
‘Tranquillo Riky &egrave andato tutto bene’ gli dissi sorridendo
‘se vuoi ci pensiamo settimana prossima preparati’ mi disse lui . ‘ma no Riky basta, una volta mi &egrave bastata..lei non si &egrave accorta di niente’ gli ribattei io. La sua faccia si fece seria, mi si avvicinò ancora di più e a voce molto più bassa mi disse ‘in che senso scusa?’
‘Beh ieri &egrave andato tutto bene..ho fatto tutto come hai detto tu..perfetto, grazie mille’ gli dissi, poi ammiccai ‘me la sono pure inculata’.
‘Ma che cazzo dici..?’ si fece scuro in volto. A quel punto anche io inizia a preoccuparmi
‘Guarda che il messaggio che mi hai mandato, l’ho visto solo ieri sera’te l’ho detto sono andato a casa verso le due perche la mia ragazza ha avuto un malore’altrimenti ti avrei risposto’ mi disse, preoccupato, Riccardo.
‘oh porca puttana..’ feci io e inizia a sbiancare.
————————————————————————————— Passai la giornata con la paura di incrociare Mara nei corridoi, che mi facesse una scenata davanti a tutti, che mi denunciasse, che mi licenziassero, di perdere la fiducia dei colleghi e la loro amicizia. Insomma passai una giornata di merda, quasi chiuso in ufficio. Riccardo dopo pranzo (io non mangiai, rimanendo seduto alla scrivania con gli occhi fissi sullo schermo del PC, facendo finta di aver lavoro urgente da svolgere) mi raggiunse dicendomi che Mara sembrava tranquilla, cio&egrave tranquilla a suo modo, non cagava nessuno come sempre e non lasciava trasparire stati d’animo particolari. La cosa non mi sollevò, magari la sera stessa era andata in commissariato a denunciarmi e la Polizia stava per venirmi a prendere.
Il pomeriggio di ansia si concluse, nessuna squadra SWAT fece irruzione per prelevarmi e Mara non mi schiaffeggiò in pubblico. In realtà non ne ebbe nemmeno l’occasione visto che stetti rintanato nel mio ufficio tutto il giorno.
La mattina seguente arrivai in ufficio presto, i corridoi erano deserti. Mi fermai alle macchinette per prendermi un caff&egrave, fu un lampo. All’improvviso senti chiaramente una voce, quasi sussurrante, che alle spalle diceva ‘Porco!’. Mi si ghiacciò il sangue, riconobbi la voce di Mara ‘ ecco, ci siamo pensai- ora parte la sceneggiata ‘ chiusi gli occhi per tre quattro secondi, aspettando quasi con serenità altri insulti o delle percosse, invece non accadde niente, quando riaprii gli occhi e si riattivarono i sensi, sentii il rumore dei tacchi nel corridoio, mi girai e la vidi allontanarsi, ancheggiante in una sua classica gonna fasciante. Non riuscii a capire se mi avesse insultato realmente o se l’avevo solo immaginato, ma guardarla andar via, con quel ciondolare di anche, mi provocò un’erezione incredibile. Rividi nella mia testa il glande che le penetrava l’ano e poi le chiappe ricoperte della mia sborra. Mi sforzai di non pensarci, ero ancora troppo spaventato, il cazzo ebbe un sussulto doloroso.
Anche quel giorno cercai di stare il più possibile in ufficio e non accadde niente. Il giorno dopo invece arrivai per le nove e presi l’ascensore che come sempre a quell’ora era pieno. Mi girai rivolto averso la porta e attesi di arrivare al quinto piano. Durante la salita, mentre ero assorto nei miei pensieri mi sentii pizziacare un gluteo, sobbalzai, ebbi la tentazione di girarmi di scatto, invece mi girai solo di un quarto, osservando lo specchio sulla parete sinistra dell’ascensore, riconobbi all mie spalle la chioma bionda e riccioluta di Mara. I nostri sguardi si incrociarono nello specchio, mi fissò intensamente e senza emettere un suono mosse la bocca. Riusci a distinguere la parola dal labiale la parola ‘PORCO’. Poi l’ascensore si fermò, le porte si aprirono e lei mi sfilò affianco in tutta fretta lasciandomi interdetto.
Passai tutta la mattina a chiedermi che cosa stava succedendo. Non capivo se Mara volesse minacciarmi, spaventarmi o se stesse attendendo il momento giusto per fare una scenata davanti a tutti. Pensai anche che mi stesse provocando per ottenere una mia reazione e incastrarmi definitivamente. In un moto paranoico iniziai a immaginare gli uffici e i corridoi disseminati di telecamere che registravano ogni mio movimento o passo falso. Non vedevo l’ora di andare a casa. Forse avrei dovuto darmi malato e far acquietare la situazione per una settimana. Verso le tre del pomeriggio, prorpio mentre pensavo a come fingere la malattia, entrò in ufficio margherita, la segretaria cinquantenne, era la più detestata perché portava sempre richiami da parte del capo e affibbiava lavori extra sempre per volere del capo. Entrò portando tra le braccia un faldone enorme e un sorriso che non prometteva nulla di buono. Appoggiò rumorosamente il faldone sulla mia scrivania. Mi guardò negli occhi studiando la mia faccia interdetta. ‘Per domani mattina..massimo primo pomeriggio mio caro2 e fece per uscire ‘Aspetta aspetta, come domani mattina?..sarà il lavoro di una settimana, sono tutte cartelle da inserire manualmente al terminale e da convalidare’quante sono?40?’ le dissi disperato..
‘Dovrebbero essere 47..inizia subito così finisci prima, ordine degli uffici contabili, devono chiudere tutto il mese di maggio entro domani sera altrimenti non possono fatturare..non chiedermi altro’ e se ne andò. Mi abbandonai sulla sedia. Avrei dovuto fare serata in ufficio, e probabilmente l’indomani sarei dovuto entrare prestissimo per sobbarcarmi l’immane lavoro. Ma non avevo scelta quindi iniziai tuffandomi con la faccia nel monitor.
Verso le sei i corridoi si fecero via via più silenziosi, di tanto in tanto sentivo i tacchi e – ne ero certo ‘ erano quelli di Mara. Gli riconoscevo dal ritmo. Sentivo la porta del bagno aprirsi. In mezz’ora era la terza volta. Evitavo di alzare la testa per non vederla, per evitare lo sguardo e per evitare di guardare quella sua camminata che mi uccideva.
Fino alle sette non successe niente. Il silenzio era ormai totale e mi convinsi di essere rimasto l’unico stronzo su tutto il piano. Avevo gli occhi che di dolevano, così andai in bagno per una pisciata e per sciacquarmi la faccia. Stetti via cinque minuti approfittandone anche per sgranchirmi le gambe. Mi risedetti alla scrivania ma appena le mani arrivarono sulla tastiera sentii toccarmi all’altezza del pacco. Sobbalzai per la seconda volta nella giornata. Abbassai lo sguarda e vidi una mano femminile toccarmi. Riconobbi la chioma bionda, Mara alzò la testa e mi guardò con uno sguardo malizioso, il mio cazzo ebbe un sussultò ‘Stai zitto mi disse..non vorrai che qualcuno ci scoprisse..’ . Non proferii parola mentre le sue mani armeggiavano con i jeans fino al liberarmi l’uccello. ‘Uhm..ricordavo bene allora’ mi disse guardandomi. Lo afferro con la destra mentre la sinistra strattonava i pantaloni per fare spazio alle palle. Quando furono in vista le afferrò soppesandole, mentre con la mano segava lenta il membro ‘sono belle gonfie’ io sospirai accasciandomi allo schienale. ‘guarda che..’cercai di dirle. ‘Stai zitto ti ho detto..sono passata tre volte davanti al tuo ufficio pensavo mi seguissi in bagno..ma tu non capisci un cazzo” abbasso la testa e mi lecco i coglioni lentamente con tuatta la lingua oscenamente distesa. ‘ho dovuto anche mandarti del lavoro da fare perché in questi giorni te ne sei andato presto’e ora vuoi parlare e dir cazzate rovinandomi tutto..?’.
Non ci credevo’aveva fatto tutto lei..ma vuol dire che non era incazzata? Boh..non capivo più nulla, sentivo solo le palle piene soavemente leccate e il cazzo di marmo che implorava di essere masturbato, e lei lo stava accontentando. Mi abbandonai completamente. Lei si rese conto della mia resa, prosegui con la lingua su tutta l’asta, si fermo sulla cappella ‘uhmm..hai fatto la pipì’e non ti sei pulito sporcaccione.’ Disse divertita, con la lingua stuzzicò il frenulo e poi cinse a tutta bocca il glande, affondandoselo quasi in gola. Faceva dei versi veramente goduriosi, mentre io sospiravo. Affondava decisa, rimanendo per istanti sempre più lunghi, quando risaliva lasciava abbondanti dosi di bava che riutilizzava con sapienza umidificando tutto il cazzo ‘quant’&egrave duro questo cazzo’&egrave buono!’ Ripartiva risucchiando solo la punta e menandolo veloce con una mano mentre l’altra palpeggiava i coglioni. Io godevo, godevo, godevo. Non ricordavo nemmeno più cosa fosse successo un paio di giorni prima. Il massimo era quando si sforzava di prenderne il più possibile, sbattendoselo violentemente sulle tonsille. Era veramente infoiata, ogni tanto prendeva fiato guardandomi dritto in faccia e mostrandosi con gli pieni di lacrime per il soffocamento.Allora faceva una pausa prendendo in bocca e succhiandomi i coglioni. A un certo punto mi morsicò una palla ‘ahi..cazzo’ dissi e lei di rimando ‘ stai zitto o smetto..’. Mi riprese l’asta in bocca continuando a risucchiare con abbondante saliva, io ormai sentivo di dover sborrare, quando – gnam – ..un altro morsetto sulla cappella. ‘Ahi cazzo..ho detto’ mi arrabbiai. ‘ti ho già detto di stare zitto altrimenti te lo scordi di venire’ ‘ah si? Allora sto zitto io e faccio stare zitta anche te..’ le dissi cattivo. Mi salì la rabbia per quei suoi atteggiamenti di merda. L’afferrai per i capelli traendola a me e contemporaneamente dando colpi di anca veloci, ficcandole il cazzo in gola. Lei iniziò a mugolare di piacere. Le staccai la mano dal mio cazzo per spingere ancora più a fondo e gliele misi sulla testa insieme all’altra. La mia mano destra teneva tutte e due strette e simultaneamente strattonandole la nuca per scoparla. Vedevo che il trattamento le piaceva e questo mi mandava fuori dai gangheri dandomi energia e violenza. I pompini mi sono sempre piaciuti condotti dalla femmina, mi eccita vederla prendere l’iniziativa col mio uccello, quindi scopare la bocca di Mara era una soddisfazione solo morale e il mio orgasmo tardava ad arrivare nonostante il mio cazzo fosse sempre più tosto. In una pausa, mentre la facevo respirare per qualche secondo ‘ non volevo mica ucciderla a colpi di cazzo ‘ mi chiese ‘lasciami solo una mano..ti prego..’ mi disse proprio ti prego..remissiva, chiedeva una cortesia che le concessi. Ma subito ripresi a pompare, lei si portò la mano liberata in mezzo alle gambe. Ecco questo mi eccitò a mille, stavo scopandomi brutalmente la faccia di una stronza, che un paio di giorni prima avevo praticamente violentato anche in culo, e questa cosa fa, si tocca la figa, anzi mi ha implorato con quel ‘ti prego’ di potersi toccare. ‘Sborro’ dissi con un sospiro strozzato, lei mugolò in senso di approvazione, portai entrambe le mie mani sul suo capo spingendo in basso, le sue labbra erano ormai schiacciate sui peli del pube, e il mio glande si doveva trovare circa all’inizio del suo esofago. La tenni così per dieci secondi buoni, mentre mi scaricavo i coglioni. I muscoli del collo mi dolevano per lo sforzo, fin quando mi abbandonai esausto, rilasciando anche la sua chioma. Ma lei non sfilò subito il cazzo dalle labbra, risalì lenta succhiando ancora e provocandomi i brividi. Si fermò sulla cappella. La vidi in faccia, aveva le guance rigate di mascara colato insieme alle lacrime, ma i suoi occhi erano pieni di soddisfazione.
Si alzò in piedi, si sfilò gli slip facendomi intravedere il ciuffetto biondo che ornava la sua figa, li annusò e poi, con mio stupore me li infilò in bocca, girò le spalle e uscì con passo lento ma deciso. Non disse niente e così anch’io, troppo sfinito dal pompino e ammutolito dal perizomino zuppo dei suoi umori che avevo tra le labbra.
———————————————————————— —————————————————————————————
I giorni successivi quasi non incrociai nemmeno Mara, e poi ci fu il weekend in mezzo, in cui ‘ lo ammetto- mi sparai un sacco di seghe ripensando a lei e al suo pompi no. Per di più avevo anche il suo perizoma zozzo di umori a disposizione da annusare e lo usavo per avvolgermi il cazzo.
Arrivai Lunedì mattina in ufficio e trovai una novità, non troppo piacevole a dirla tutta. Pietro il custode mi attendeva seduto al mio posto appoggiando quelle sue corte e tozze gambe sulla mia scrivania.
‘Pietro..che succede? Fai come se fossi a casa tua..’ dissi ironico. Lui lentamente abbassò le gambe e mi disse nel suo italiano con forte accento del sud ‘volevo provare a sedermi qua e vedere se qualche zoccola mi faciva nu bucchino’ e sghignazzò. Il pezzo di merda sapeva qualcosa evidentemente, anzi sapeva tutto. Feci finta di niente ‘ eh mi sa che non funziona così..’ gli risposi sorridendo. ‘Funziona funziona..magari ci vuole pacenza ma funziona’ sogghignò lui. Si alzò e continuò questa volta parlando quasi sottovoce ‘Io mica voglio romperti la minchia a te..ma ci vogghiu rompere u culu a lei..’ e sogghignò ancora ‘ tu non ti devi preoccupare che ho capito che chilla &egrave zoccola..ti avviso solo che la prossima volta me la fotto magari io..tu non ti spaventare, non mi rompere la minchia che io la minchia, dopo, non te la rompo più’ Mi guardò negli occhi per capire se avevo capito e se ne andò fischiettando. Insomma mi aveva minacciato di rendere pubblici i vari incontri miei e di Mara, ma sembrava onesto quando diceva che non voleva crearmi problemi. Poi evidentemente ci teneva sotto controllo perché non mi chiese nemmeno di avvisarlo quando mi sarei incontrato nuovamente con lei. D’altronde nemmeno io avevo la certezza che i nostri amplessi si sarebbero ripetuti. E invece.
E invece il giorno dopo, nel tardo pomeriggio (ormai avevo imparato a trattenermi più a lungo sul lavoro) quando gli uffici si furono svuotati, i tacchi di Mara rimbombarono nei corridoi. Io che quasi non ci speravo, ebbi un sussulto. Furono alcuni secondi di tensione scanditi solo dal rumore dei passi, fin quando la figura di Mara si stagliò sulla porta del mio ufficio. Ancora incredulo mi dissi che probabilmente doveva andare realmente in bagno, ma poi per una frazione di secondo, rallentò il passò giro il capo, lanciò un’occhiata nella mia direzione che non aveva bisogno di traduzioni e poi proseguì. Io ci misi un po’ a reagire, il mio cazzo invece si alzò in un batter d’occhio. Mi alzai, respirai a fondo , mi affacciai sul corridoio ammirando la sua camminata un po’ sbilenca eppure così eccitante, le diedi il tempo di entrare in bagno e richiudere la porta e poi mi fiondai dalla stessa parte guardandomi in giro per assicurarmi non ci fosse nessuno. Aprii la porta di schianto e la trovai appoggiata al lavandino, con la gonna che era già a terrà , le chiappe bianche all’infuori, un perizomino nero che gliele spaccava in due. Mi avvinghiai a lei senza dire una parola, strofinando i miei jeans e l’erezione che contenevano lungo il solco del culo, le pastrugnavo le tette da dietro e le grufolavo nelle orecchie, rimiravo nello specchio il suo sguardo da troia vogliosa.’Mmm porco’!’ mi disse. Ebbi un raptus. La presi dai capelli la feci girare e inginocchiare di schianto. ‘Vediamo se ti ricordi questo” Armeggiai con la fibbia dei pantaloni, i movimenti erano impacciati, perché usavo solo una mano, con l’altro la strattonava tenendola per i capelli, lei aveva un sorrisetto da stronza compiaciuta. Finalmente riuscii a estrarre il cazzo che le svettò dritto in faccia, ma non le lasciai il tempo di gustarsi la vista, le spinsi la testa infilandole l’asta in gola, senza ritegno, giù fino a farla soffocare e senza nessun bacetto preliminare. Lei dal canto suo stette al gioco, le scopai la bocca per alcuni minuti, facendola respirare di tanto in tanto. Il mio cazzo aveva già bava in abbondanza alla sua base. Mi liberai definitivamente di pantaloni e slip, liberando le palle e mostrandogliele ‘ e queste te le ricordi’ le spinsi la testa sui coglioni e lei ne accolse uno in bocca, leccando come fosse gelato saporitissimo ‘dai segami nel frattempo’ le dissi e lei eseguì mentre alternava il succhiaggio dei coglioni.. Mi presi il cazzo in mano ‘guardami zozza’ le dissi. Lei alzò il viso e appena fu a tiro la colpii col cazzo sulla guancia, la schiaffeggiai proprio ‘Tira fuori la lingua zozza’ e quando la tirò fuori sbattei la cappella ricevendo in cambio un mugolo di piacere. ‘Brava troia..’ e le stantuffai la gola ancora un po’.
La feci spostare e mi sedetti sul water, prese a ripompare, a leccarmi i coglioni, si portò le mani tra le cosce e iniziò a strofinarsi il clitoride ancora coperto dal microslip. Intanto le spinsi la testa oltre i coglioni, mi venne istintivo alzare le gambe e proporle il mio buco di culo da leccare, lei non esitò. Mi lappò bene spennellando con la lingua, poi stringendola provava a penetrarmi l’ano. Che troia che avevo trovato e quanto godevo.
Ma la nostra azione fu interrotta, la porta si aprì di schianto. Io riconobbi subito la figura tozza di Pietro il custode, aveva già il cazzo fuori, bello barzotto. Era come lui, corto e tozzo, una circonferenza considerevole, nerboruto, con le vene gonfie. Mara sobbalzò atterrita, questa proprio non se lo aspettava, cercò di alzarsi, ma io la trattenni per la testa, riaffondandole il cazzo in gola e la tenni a fondo mentre le dicevo: ‘stai tranquilla..&egrave un amico, vuole solo farti divertire un po’..stai buona hai capito? Hai capito?’ lei stava quasi per rimettere e quindi la lasciai andare. Mi guardò senza protestare. Non riuscivo a capire se si fidava di me oppure se era vinta dalle sue voglie, sta di fatto che Pietro il Custode le stava già palpando il culo generoso, leccandolo e mordendolo come se fossero anni, e probabilmente era così, che non ne vedeva uno da vicino. Io continuavo a godermi il pompino e mi facevo leccare il buco del culo, intanto vedevo Pietro che dopo averle infilato tre dita nella figa infilava il pollice nel culo di lei ‘guarda chista quant’&egrave zoccola, guarda, che culo che avi. E’ tutta fracida sta zoccola. .’ Si prese il cazzo in mano, lo segò per portarlo alla consistenza giusta, passò il cappellone tra lo spacco della figa, lo puntò e la penetrò in un colpo. Le spinte del custode erano violente. Dall’alto riuscivo a vedere la cellulite dei fianchi di Mara sobbalzare. Devo dire che la scena non era male, ma fu ancora più eccitante quando Pietro da vecchio porco qual’era, tirò fuori l’uccello, lo appoggiò sul culo e passando il filo del perizoma sopra la sua asta nodosa, si masturbò facendo avanti e indietro traendo piacere dalla chiappa e dallo slip. ‘ ‘e ora me lo posso scopare sto culo..?’ chiese, fu la prima volta che fu così timoroso, non gli doveva sembrare vero avere quel bendidio tra le mani, non voleva fare nulla per rovinarsi la festa. Mara fece per parlare, ma io cattivo, le ricacciai il cazzo in bocca ‘non devi chiedere il permesso..eravamo d’accordo che ti saresti scopato il culo di sta troia e poi non avresti più rotto i coglioni..quindi fai quello che devi fare e poi vattene’ dissi. E lui capì che non doveva tirare troppo la corda, si sputò sulla punta delle dita, lubrificò meglio che poteva il buco del culo di Mara e poi iniziò a far entrare il cappellone. Fece fatica e anche Mara con il mio cazzo in bocca, mugolava in segno di dolore, poi pian piano il custode si fece strada. Fin quando non sospirò di soddisfazione perché era riuscito ad entrarle dietro fino ai coglioni. Il cazzo non era lungo, ma era largo e vedevo il buco del culo bello dilatato nello sforzo. Il sudore perlava la fronte di Pietro, aveva la faccia paonazza e praticamente rantolava inculandosi Mara che, viceversa, aveva accettato ormai dentro di lei che cazzo meridionale e aveva ripreso a masturbarsi di gusto, sbrodolando sempre sul mio cazzo. Temetti che Pietro potesse rimetterci le penne, alla fine aveva anche la sua età, l’attività sportiva non doveva rientrare tra i suoi principali interessi,e lo sforzo che stava compiendo probabilmente era il massimo che avesse mai compiuto in vita sua, non &egrave che sul lavoro si ammazzasse di fatica. Decisi quindi che andava incitato a sborrare al più presto ‘dai Pietro faglielo sentire tutto a sta troia..rompile il culo che un cazzo come il tuo non l’ha mai preso’ Alzai la testa di Mara la guardai in faccia ‘diglielo zozza che ti sta piacendo..’ Lei mi guardava interdetta allora la schiaffeggiai facendole diventare la guancia rossa ‘digli che ti piace il suo cazzo’. Lei ebbe un sussulto e poi iniziò a mugolare più forte ‘si si spaccami, aprimi il culo, o che cazzo grosso, mi sento aperta, dai dai..dai che vengo dai che mi fai venire anche con il culo, dai ti prego sborrami nel culo..dai dai..sborra sborraaaa’.aah vengo’ . Fu un crescendo incredibile che si concluse con un grugnito spezzato di Pietro che si tenne saldo ai fianchi di Mara, il cazzo ben affondato nelle sue viscere. Stava venendo e facendo un clistere di sborra a Mara che si abbandonò con la faccia sulle mie gambe, esausta. Non so fosse venuta veramente o se stesse fingendo, nel caso fu bravissima. Quando Pietro si ripigliò uscì da quel buco violaceo che si contrasse cacciando fuori sborra mista a merda ‘guarda sta zoccola che culo che avi’. Le mollò una serie di schiaffoni sulle chiappe, appagato e soddisfatto. ‘Bravo Pietro..l’hai devastata’ Lo congedai. Ma prima feci in modo che Mara gli disse ‘grazie per il tuo cazzo nel culo’. Dopo che il custode uscì, le dissi che era arrivato il mio momento. Non volevo entrare nel culo sborrato, quindi le dissi di sdraiarsi schiena a terra e di tirare su le gambe,. Io mi misi in piedi sovrastandola rivolto con la faccia verso la sua figa. Salii a cavalcioni sulle su gambe trovando la fregna aperta e bagnata, ci infilai il cazzo e la scopai affondando tutto il mio peso in quella posizione innaturale, da contorsionista. Il mio uccello era piegato all’ingiù il più possibile quindi tirava e soprattutto aveva una frizione completa con le pareti vaginali. Lei ad ogni affondo emetteva uno sbuffo, si doveva sentire la cappella sbattere contro il collo dell’utero, ma era talmente porca che venne un’altra volta. Io resistetti poco e, uscii e mi misi in piedi su di lei sempre sdraiata, iniziando a gettare il mio seme ovunque sul suo corpo, gocce le finirono sul seno, altre in faccia, altre sulle cosce scoperte.
Cercai di ricompormi, mi sciacquai il cazzo al lavandino e poi feci per uscire. lei allungo una mano, era sempre sdraiata oscenamente per terra, mi afferrò un polso “aspetta!”
Mi girai, sbigottito, mi resi conto che non avevamo praticamente mai parlato. ” venerdì sera, dovresti venire a casa mia”. La guardai e il mio viso doveva essere ancora più sorpreso e preoccupato perch&egrave lei si affrettò a dire ” Sono fidanzata e non ho intenzione di sistemarmi con te, però vieni non credo che te ne pentirai. ti mando orario e indirizzo via mail”. Mi lasciò il braccio e uscii dal bagno, con i coglioni vuoti e la testa piena di domande.
————————————————————————————— Il giovedì mattina, appena arrivato in ufficio, scaricai come di consueto la posta e tra le decine di E- mail ce ne era una che aveva come oggetto “Senza Pietà”. Il mio cazzo capì prima del mio cervello chi era il mittente.
Nella mail, Mara aveva scritto solo un indirizzo e un orario.
Passai due giornate al lavoro abbastanza tranquille, evitavo di pensare all’appuntamento del venerdì sera, non sapevo cosa aspettarmi quindi tanto valeva chiederselo.
Comprai anche una bottiglia di vino e decisi di lasciarla in macchina, a seconda della situazione avrei sempre potuto dire che me l’ero dimenticata e andare a prenderla per non fare brutte figure.
Ad ogni modo un’ora prima mi feci una bella doccia, misi i jeans una camicia bianca e mi recai all’appuntamento.
L’indirizzo corrispondeva a una villetta in una tranquilla zona residenziale. Il rosa dell’intonaco esterno mi portò alla mente le orride gonne di Mara. Sorrisi, che contorsioni avevo fatto in poco più di due settimane, dal disprezzo per la mia collega a un appuntamento a casa sua, passando per tre incontri a base di sesso sporco e cattivo.
Suonai il campanello. La porta si aprì e Mara per una volta tanto sorridente mi fece cenno di entrare, richiuse la porta. Ero nel suo salotto decisamente impacciato, mi guardavo intorno cercando qualcosa da dire. Fu lei a togliere l’impaccio, mi mise la lingua in bocca, era la prima volta che lo faceva. La sua lingua cercava la mia con la più ampia superficie di contatto possibile, in più il suo corpo si adagiava addosso. Era un saluto di benvenuto molto apprezzato.
Il mio impaccio lasciò il posto a una bella e soddisfacente erezione, soddisfacente anche per Mara che avvertito l’indurimento mi guardò maliziosa e mi disse “così va molto meglio”. Cazzo che porca che era, e quella sua aria mi faceva partire l’embolo, avrei voluto prenderla a schiaffi. L’afferrai per i capelli, rinfilandole la lingua in bocca, e con l’altra mano inizia a palparle il culo, alzandole la consueta gonnellina a balze. Sotto aveva un perizoma, lo scostai e con l’indice le forzai il buco del culo. Eravamo ancora con le bocche attaccate e il suo mugolio di piacere mi si trasmise in tutto il corpo, infoiandomi ancora.
Mara si stacco bruscamente “wow..questo &egrave lo spirito giusto” mi disse divertita “dammi 5 minuti.. e scendi giù in taverna da quella porta”. La vidi ancheggiare mentre scendeva le scale, come al solito ero rimasto imbambolato, il cazzo era già tosto e ancora non mi ero ambientato. Mi guardai ancora intorno, avevo fatto solo due passi da quando ero entrato in casa. Era una villetta assolutamente banale, arredata in stile moderno non troppo ricercato ma con delle amenità kitch assolutamente in linea con la personalità e i gusti della mia collega.
Mi soffermai sulle cornici poggiate su una mensolina. Una era d’argento, grande e sagomata a forma di cuore. All’interno una foto virata al seppia di Mara sorridente abbracciata a quello che credevo essere il suo fidanzato. Mi ricordai delle parole del mio collega Riccardo. il ragazzo era effettivamente magrolino, pallido pallido, aveva anche dei lineamenti apprezzabili, quasi femminili.
Una foto di una coppia felice. Altre foto ritraevano Mara il giorno della laurea, un altra ancora Lui che, sul dorso di un baio, cavalcava vestito da perfetto fantino. Mi chiesi se stessero ancora insieme, ma ricordai che lei due giorni prima aveva detto di essere fidanzata. Mi chiesi allora dove fosse lui, forse era via per lavoro e lei si voleva divertire un po’. Fino a quel momento non mi ero fatto problemi a a scoparmi una collega fidanzata, ma ora vedendo le foto e stando in casa loro, fui attanagliato dai dubbi.
” oh ma vaffanculo” mi dissi ” alla fine &egrave grande e vaccinata ed &egrave anche una porca di prima categoria e se vuole fare le corna non &egrave mica colpa mia”.
Scesi le scale lentamente, man mano che affrontavo i gradini la luce si faceva via via più fievole. mi ritrovai in un’ampia taverna, illuminata da decine di candele, disseminate ovunque. La stanza era quasi completamente spoglia, per terra il pavimento era completamente ricoperto da un tappeto di gomma componibile, colore rosa neanche a dirlo, e sparsi qua e là delle sedute pouf. Alzai lo sguardo e feci fatica a mettere a fuoco il fondo della stanza. Fu una visione totalmente inaspettata, mi vennero dei brividi. Attaccato alla parete, alla Gesù Cristo in croce, c’era una figura scheletrica sostenuta da una barra di legno a cui erano attaccate delle catene. Riconobbi il fidanzato di Mara, era a dorso nudo, la testa abbassata, le braccia divaricate verso l’alto, in quella posizione la sua magrezza e il suo pallore ne uscivano esasperati. Mara era accovacciata davanti a lui, lo accarezzava dolcemente sulla pancia, sussurrandogli delle parole che non riuscivo a comprendere. Mi sentii assolutamente fuori luogo, pensai di andarmene, ero ancora vicino alle scale, ma Mara, come sempre mi anticipò e alzandosi in piedi disse “Amore, ecco ti presento x, il mio collega..” mi si avvicinò. Si era cambiata, ora indossava una vestitino bianco di lino, tenuto in vita da una corda, mentre camminava verso di me notai che sui fianchi il vestitino era spaccato da entrambi i lati fino ai fianchi. Aveva i riccioli biondi parzialmente raccolti tenuti da un fermaglio. Capii che era vestita da ancella romana, come anche i sandali testimoniavano. Le tette sotto quel tessuto leggero erano libere di muoversi, nonostante la luce scarsa notavo già il rigonfiamento dei capezzoli. L’intera situazione era al di fuori della mia immaginazione, in parte mi atterriva, ma vederla camminare come sempre, e per di più vestita in quel modo mi eccitò, con mia somma meraviglia.
“sai amore che x ha proprio un bel cazzo”. Mara mi mise la mano sul pacco, palpando e apprezzando una volta di più la mia prontezza. Mi mise la lingua in bocca e ricominciammo il gioco che avevamo interrotto all’ingresso. Mi sentivo ancora bloccato, ma lei non tardò ad esprimere i suoi desideri strusciandosi la mia gamba in mezzo alle sue. La tunica era leggerissima e doveva sentire in modo eccelso l’attrito dei miei jeans sulla sua patatina. Io sulla coscia avvertivo già il suo calore.
Prese a leccarmi il collo, fui scosso dai brividi. ” senza pietà” mi sussurrò all’orecchio. Fu la frase che mi fece perdere il controllo. Iniziai a pastrugnarle le chiappe, solcavo la riga del culo prima con l’indice poi con il medio cercando di arrivare fino alla figa. Ovviamente non portava intimo. La girai mettendo le mani a coppa sulle sue tette libere, le mordevo il colpo e strofinavo la mia erezione sul suo culo generoso. Lei mugolava. Mi stavo completamente dimenticando del fidanzato appeso a pochi metri da noi, daltronde lui non faceva nulla per testimoniare la sua presenza. Strattonai Mara schiaffeggiandola sonoramente sul sede e costringendola a sdraiarsi pancia sotto su uno dei pouf presenti nella stanza. mentre facevo questo movimento vidi il ragazzo avere un fremito, era l’unico movimento che fino a quel momento li vidi fare. Ci osservava, mantenendo sempre la testa china, quasi a schermirsi.
Mi inginocchiai sul morbido tappeto con Mara che era prona sul pouf. le carezzai l’interno coscia ma i miei movimenti erano tutt’altro che leggeri, ero mosso da un desiderio incontrollabile, quindi ero indelicato ma quella porca della mio collega non si lamentava per nulla. Raggiunsi la figa e la trovai pregna di umori, la penetrai con l’indice, emise un lungo sospiro, non aspettava altro. Passai subito al buco del culo, sempre con movimenti energici, con il dito bagnato solo dai succhi della sua figa. In breve affondai tutto il il dito. Ripetei per qualche minuto l’inserimento dell’indice prima nel culo, poi nella figa. Poi mi fermai e le colpii le chiappe nude un paio di volte, stava godendo e sbrodolando come una cagna. Passai a inserire anche il secondo dito, le scopavo il culo ruotando la mano, poi le inserivo nella figa grondante inarcandole e cercando i punti di godimento più intensi. Era vicina all’orgasmo ma non volevo venisse, non subito, la colpii ancora, ripetutamente, ci avevo preso gusto e colpivo senpre più forte. ” senza pietà..vero puttana? ” “ssi mi rispondeva”. Le dita divennero tre, poi quattro e i movimenti della mia mano sempre più rapidi, alternavo culo e figa, poi penetravo entrambi i buchi, indice e medio nel culo e anulare e mignolo in figa, con l’altra mano cercai di raggiungere il clitoride, strofinandolo velocemente. Fermai la penetrazione e strizzai forte il clitoride strappandole un urlo di dolore, mi guardò supplicante, non tanto perch&egrave non le facessi male, anzi ormai ero sicuro che le piacesse, quanto per il fatto che era arrivata al limite e voleva venire. ” dimmi che cazzo vuoi, troia?” le dissi cattivo “ti prego fammi godere, sfondami con le mani, hai visto Amore com’&egrave bravo a farmi godere?” non mi preoccupai della reazione del gesù cristo lì vicino ma rituffai con entrambe le mani sui buchi della troia. ormai le dita che infilavo in entarmbi i buchi erano il massimo possibile, e ruotavo le mani per aumentare la divaricazione e nel contempo affondare il più possibile. Iniziò a emettere una sorta di lamento via via più acuto, sentivo i muscoli della vagina e dello sfintere contrarsi, aumentai ancora di più la velocità regalandole un orgasmo che mi lasciò le mani praticamente insaponate. Le schiaffeggiai il culo ormai completamente rosso. Non ne lasciai il tempo di riprendersi del tutto, mi tolsi i jeans e feci volare via le mutande, avevo il cazzo che mi svettava e aveva bisogno di cure. Glielo porsi da ciucciare “forza troia, non sei qui per riposarti”. mi feci fare un pompino magistrale, sparandole la cappella in gola, come già più volte mi aveva dato testimonianza di poter fare. “hai visto che bel cazzo ha, Amore? E’ buonissimo da leccare?”. Mi leccava le palle e il buco del culo. La schiaffeggiavo con il cazzo chiamandola puttana, insultandola, sputandole in faccia, e lei rinizò a masturbarsi. Non durai a lungo, ero veramente carico. Le spruzzai tutto il mio seme in faccia con lei che chiedeva la sborra.
Mi accasciai sul pouf e lei andò a sciacquarsi velocemnete la faccia nel bagnetto attiguo. Osservai il fidanzato, continuava a essere sempre immobile, cercava di non incrociare il mio sguardo. Non so perch&egrave, la situazione non lo richiedeva, ma mi venne spontaneo dirgli ” E’ proprio una bella vacca la tua fidanzatina”, non volevo essere cattivo, volevo solo ottenere una reazione. Con mia sorpresa ebbe un fremito e fece un mugolio molto intenso. Era eccitato come una bestia. “Ora le rompo il culo allora, così sei contento..”, gli dissi e lui scosse il capo come per dire sì. Mara rientrò nella stanza “Troia ti sei dimentivata di pulirmi il cazzo”, non disse una parola si inginocchio e lecco via le tracce di sborra. Era una porca indescrivibile. ” Siamo rimasti daccordo che &egrave il momento di romperti il culo, il tuo fidanzato ne sarebbe contento”.
“oh Amore mio sono contenta che mi vuoi fare inculare..” Si alzò e si diresse verso il fidanzato appeso “non puoi sapere quanto sono bagnata e quanto ho goduto mentre mi sdilatinava il cuol e la figa con le mani..senti qui..” Si mise due dita tra le cosce e poi gliele mise sotto il naso così che lui le annusasse. Il giovane trasalì. “Leccale dai, senti che buon sapore ha la tua ragazza quando se la scopano bene”. Gli ficcò le dita in bocca e lui le ripulì con avidità “oh amore mio quanto mi fai godere quando fai così…sei eccitato vero che ora mi spaccano il culo..porcellino…vuoi vedere la tua Mara inculata per bene vero..quando ti ho raccontato del custode che mi ha violentato il culo mi hai sborrato sulle mani immediatamente..aveva proprio un cazzo tozzo..mi ha fatto male l’ano per tutta la notte..” Si chinò e morsicò un capezzolo al giovane, emise un grugnito di piacere..”aspetta che ti libero un poco..” sbottonò i pantaloni in pelle che portava il ragazzo, erano di quei modelli con una sorta di “ponte levatoio” sul pacco. Ne fuoriuscì un cazzo che non so nemmeno si possa definire con tale nome, il cazzo più piccolo che io abbia mai visto, insomma forse su un bambino di 5-6 anni, ma su un adulto era veramente ridicolo. Sarà stato di 4 centimetri ad essere generosi, sottile sottile, si vedevano i capillari bluastri da quanto era bianco e da quanto era in tiro, si liberava verso l’alto . “Come sei eccitato amore mio, sembra che devi sborrare da un momento all’altro…”
Dentro di me scoppio una supernova di emozioni contrastanti, provai pena per quel giovane, non riuscivo a capire se fosse malato, se avesse qualche patologia, non tanto per quel pene così piccolo, tanto per quel suo pallore e quella sua remissività, provai pena per Mara che doveva (con piacere senz’altro) trovare piacere altrove per la sua troiaggine repressa. Infine mi eccitai, mi sentii il toro da monta che la troia aveva scelto per la sua serata. Mi aggrappai a quest’ultimo pensiero e prima che la mia eccitazione scemasse mi catapultai sulla mia collega. Mi inginocchia, le feci appoggiare una gamba sul pouf e inizia a leccare figa e ano, era ancora bagnatissima e saporitissima, le succhiai il clitoride talmente forte che pensai di staccarglielo e intanto il pollice le era già entrato nel culo. Eravamo nuovamente al colmo dell’eccitazione, il cazzo tornò durissimo nonostante la sborratona di qualche minuto prima, lei era anche più eccitata di me e il trattamento che le stavo riservando le piacque talmente tanto che mi blocco la testa con le mani e urlò tutto il suo godimento sbrodolandomi la faccia. mi alzai e in una frazione di secondo portandomi dietro di lei la penetrai, la figa le vibrava ancora dell’orgasmo precedente, non smise mai di urlare, avevo un ritmo forsennato e affondavo il più possibile, le misi il pollice nel culo, la schiaffeggia, le tirai i capelli, venne un altra volta ma il mio ritmo non aveva rallentamenti.
A un certo punto tolse la gamba dal pouf e lo aprì, lì rallentai il ritmo, sporgendomi incuriosito, ne estrasse un dildo fucsia a forma di cazzo, un bel cazzo, me lo porse ripetendomi “Senza pietà”. Non me lo feci ripetere ancora, le sputai sul forellino e puntai subito il cappellone del dildo e affondai incurante del su grido di dolore, aveva due cazzi di tutto rispetto dentro di lei e pensare che quella sera sarebbe andata a dormire con un cazzettino ridicolo. Ci furono dei minuti lunghissimi in cui alternavo il mio cazzo dalla figa e al culo, e quando ero in figa il culo lo riempivo con il dildo, la compressione delle sue pareti sul mio cazzo era stupenda e goduriosa. Ero Stanco della posizione ma ancora non ero pronto a venire, non sono mai stato uno da doppiette, perciò ero lungo. “inculati da solo adesso”
Mi sdraia e lei sopra dandomi le spalle ma soprattutto guardando direttamente il suo uomo (o mezzo uomo) si guidò il cazzo nel culo e poi non contenta iniziò a slabbrarsi la figa con il cazzo di gomma “guardami Amore come sono sfondata…” venne gridando.
Quella posizione mi ha sempre procurato forte eccitamento quindi anche io nel giro di qualche minuto le scaricai una discreta quantità di sborra nell’intestino.
Si girò e mi prese in cazzo in bocca tirandomelo a lucido, continuava a pulsarmi, era talmente sensibile che mi provocava quasi dolore. Mara si alzò e bacio il suo fidanzato con la lingua, lui iniziò a grugnire “ma che bravo il mio amore che ancora non ha sborrato…” Si raccolse la sborra che dal culo le colava tra le cosce, in parte leccò lei e in parte la porse a lui “senti che buono questo nettare che ho spremuto per te..bravo amore mio porcellino…vuoi sborrare vero? ti &egrave piaciuto come mi ha sfondato vero? senti che cazzo duro che hai…?” mara fece mezzo passo indietro, poggiò una gamba a un pouf mentre mi chiedevo che caspita stesse per fare..Si aprì le grandi labbra con due dita e iniziò a pisciare sul pene del suo ragazzo “Dai amore puoi venire adesso..sei stato bravissimo..il mio porco”. Lui proruppe in un urlo, un “siii, vengoooo” che mi stupì per la potenza prima ancora che del fatto che era il primo suono articolato che emetteva, a un certo punto avevo anche pensato che non sapesse parlare, dal suo cazzo fuoriuscirono 4-5 gocce di una sostanza lattiginosa, quasi trasparente che si andarono presto a mischiare al piscio di Mara che da come mugolava sembrava stesse avendo un nuovo orgasmo.
io rimasi lì, interdetto ad osservare la scena senza riuscire darle un significato ben preciso. Fu Mara che a un certo punto mi ridestò dal mio torpore “se vuoi puoi fare una doccia al bagno di sopra, ci sono asciugamani puliti, altrimenti, beh grazie e ciao, ci vediamo in un ufficio, noi qui abbiamo un po da sistemare..”.
balbettai un “ciao..e grazie…a voi..” presi i miei vestiti e andai al piano di sopra..Arrivato in salotto vidi la mensola con le foto dei due piccioncini innamorati. Volevo uscire da quella casa. Mi vestii rapido senza nemmeno passare dal bagno.
Salii in macchina e partii, trovai un giardinetto dopo dieci minuti che guidavo. Mi sedetti su una panchina e mi scolai la bottiglia di vino.

Leave a Reply