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Racconti Erotici Etero

La condomina

By 18 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto potevo pensare quel giorno tranne che si accorgesse di me, anche se in un momento di bisogno… il suo bisogno. La donna in questione, in realtà era solo la signora Barbaglia del 5° piano, quella che si incontra solo per le scale o nell’atrio del portone e con la quale gli unici scambi culturali sono i saluti e i convenevoli di circostanza tra un andirivieni e l’altro.

Quel giorno capitò che entrai e la trovai ad attendere l’ascensore per salire a casa. Ci salutammo come sempre e il resto fu la breve attesa dell’arrivo dell’ascensore. Un’attesa fatta di sguardi nei posti più disparati e impensabili: la pulsantiera della chiamata, l’interruttore antincendio, le scritte sui muri per controllare gli ultimi aggiornamenti tra i ragazzini, uno sguardo veloce e quasi innocente sul suo corpo messo in bella mostra dalla minigonna e dalla camicetta che avevano solo la funzione di cornice.

Entriamo dentro l’ascensore, la cavalleria impone di lasciarla entrare per prima, così da sentirne anche il profumo. Dopo il mio ingresso, premo il pulsante del 4° piano, che è il mio, incomincia il viaggio quando all’improvviso si spegne la luce e l’ascensore si blocca. Un’imprecazione esce dalla mia bocca e un gridolino di paura da quella bellissima donna. Il mio primo pensiero è di tranquillizzarla e le dico che tra poco la luce tornerà di sicuro, ma lei dice di aver paura del buio. Le dico che non deve aver paura anche perché per fortuna non è sola, ma lei ha una voce tremante e mi chiede se può prendermi la mano. Mentre mi chiede questo favore, sento la sua mano che al buio cerca la mia e quando la trova intreccia le sue dita tra le mie. Quel semplice contatto mi fa alzare la temperatura e non solo quella. Un silenzio assordante rimbomba dentro l’ascensore. Non credo che il tenermi la mano le abbia dato conforto perché continua a dire di aver paura e mentre lo dice lascia la mia mano per cercare qualcosa che le dia più conforto. Sicuramente, al buio, la sua mano vaga a senso e senza una direzione precisa, ma all’improvviso sento un rumore: zip, e la sua mano che trova un manico su cui tenersi più saldamente. Questa deve avere davvero tanta paura perché la mano si muove freneticamente sul mio cazzone andando su e giù con la velocità dettata dal terrore del buio. L’ambiente ristretto dell’ascensore comincia a riscaldarsi, tanto è vero che comincio a sentire vampate di calore che mi avvolgono mentre lei continua ad aggrapparsi ostinatamente al mio uccello che sembra essere stato messo lì apposta per lei.

Niente da fare, la paura sembra non lasciarle tregua e lei ha bisogno di qualcos’altro così mi chiede di abbracciarla e mi tira a sé. Il caldo dell’ascensore deve avvertirlo anche lei perché sento il suo sudore impregnare la mia mano che lei ha tirato a sé all’altezza della mia asta che, nel frattempo, si trova all’altezza del suo inguine. I sudori si mischiano ed io sento un calore improvviso che avvolge il mio bacino, mentre lei comincia freneticamente a muoversi tirandomi verso di lei un po’ più velocemente. La sua paura comincia ad essere contagiosa perché iniziamo entrambi ad ansimare come se stessimo perdendo il controllo. In un batter d’occhio i miei pantaloni scivolano giù per terra mentre la sua mini si alza lasciando alla mia mano la possibilità di percepire lo slip che indossa e che si sta bagnando.

A quel punto lei comincia a baciarmi con passione, la sua lingua si infila nella mia bocca andando a cercare la mia lingua che non aspettava altro; me la prende, la mozzica un po’ e poi se la succhia in bocca. Sembra che mi stia facendo un pompino alla lingua. Intanto la mia mano ha spostato lo slip e comincia ad ispezionare la sua fichetta fradicia e le infilo due dita dentro. Un gridolino mi comunica che il gesto è tanto gradito che ad un certo punto lei si stacca dalla mia bocca e mi sussurra in un orecchio: “Ti prego, scopami”. Non me lo faccio ripetere una seconda volta e mettendo le mani sul suo culo la sollevo da terra appoggiandola su un lato dell’ascensore. Le sue gambe si avvinghiano sui miei fianchi e il mio cazzo, al buio, la penetra immediatamente. Il respiro affannoso lascia spazio a piccoli gridolini di piacere, mi muovo dentro di lei stantuffandola piano piano per farle sentire la lunghezza della mia asta mentre con le dita gioco col buco del suo culo.

La voglia di incularmela è tanta e le metto un dito dentro, sembrava non aspettare altro perché stringe le chiappe come se volesse risucchiarselo dentro. Io ormai non resisto più e comincio ad aumentare il ritmo della scopata così che all’improvviso un lampo esplode dentro l’ascensore tanto da non riuscire a trattenere un grido di paura. La luce arriva subito e contemporaneamente io le sborro nella fica schizzando ripetutamente tre o quattro volte.

Dopo la signora Barbaglia mi ringrazia per averla sostenuta in un momento di sconforto e paura. L’ascensore riprende la corsa come se nulla fosse successo. Io arrivo al mio 4° piano, la saluto come sempre, le porte si richiudono e la vita riprende normalmente. Credo di aver avuto paura anche io dentro l’ascensore e solo ora lo ammetto perché mi rendo conto di essere bagnato nei boxer. Quasi come se mi fossi fatta la pipì addosso, invece è solo il frutto del nostro piacere.

Poi mi sono rivisto con lei il pomeriggio dopo, sapevo che non c’era il marito a casa, e sono andato a bussare alla sua porta, con la scusa di sapere come stava, dopo l’esperienza del giorno prima.

Lei era in una vestaglia trasparente che lasciava vedere tutto, davanti, dietro, di lato ecc. Mi prende per mano e mi dice!;”Sai !;ho avuto molta paura ieri, e sono ancora molto impaurita!; non ci crederai ma la tua compagnia mi ha giovato molto!;.” E nel dirlo mi tira a sé con forza. Io non perdo tempo, la sollevo di peso, la porto sul suo letto matrimoniale, mi sfilo l’arnese e glielo piazzo davanti al naso!;. Lei sembra impazzita e inizia a sukkiare come un neonato fa con la tetta della mamma, avidamente!;.. Io sono in tiro e le acchiappo la testa e inizio a scoparmi la sua bocca calda, umida, tumida e vogliosa. Lei lo ingoia fin in fondo e inizia a leccarmi le palle con la lingua. Una cosa da svenire!;Non ci vedo più dalla foia, indi esco dalla sua bocca con un torciorecchio che pare un palo della luce, la rivolto le sposto la vestaglia (non ha nulla sotto) e le appunto il mio pisello sul buchetto rose del culo!;. Per un attimo lei rimane dubbiosa, ma io arrapatissimo non perdo tempo, e le inzeppo di colpo tutta la mia cerchia nell’ano, d’un botto: lei emette una specie di grugnito, e – sempre alla pecorina -; inizia a muoversi come una ossessa!;.

Praticamente io non faccio più nulla !; è lei che mi sta masturbando il pisello con il suo buco nero, va su e giù avanti indietro da sola, ed io sto godendo una cifra. Insisto piegandola sotto di me e acchiappandole tutte le tette in mano, mentre cadiamo sul letto:io sopra di lei continuo ad incularmela a botte di minkia, e ad ogni botta lei urla e sbatte tutte e due le mani sul cuscino!;.A farla breve stiamo in quella goduria per una ventina di minuti, e godo sempre di più, mentre lei urla “spaccami il culo, sfasciami lo sfintere, infilamelo tutto dentro, bastardo di un figlio di mignotta!” Io non ce la faccio più e le inondo il buco nero con una sborrata bollente che fuoriesce dalla chiappe, mentre lei continua ad andare avanti e indietro fino a quando dopo una decina di minuti ancora il mio cazzo non si smonta.

Allora si volta e prende a leccarmelo da sotto a sopra!;. Bevendosi quello che resta della sborrata lunga, dolcissima, pazzesca. Mi stacco e le dico “me lo sono sognato tutto il giorno ieri di incularti a morte, e non ho potuto resistere. Ma ora devo andare, non posso trattenermi.” Lei annuisce con la testa senza dire una parola, aspetta che mi rimetto i pantaloni, e mi bacia acchiappandomi la lingua tra i denti. Poi mi accarezza e mi accompagna alla porta di entrata senza dire nulla. Io esco prudentemente in silenzio, e lei mi saluta con la mano, roteando il dito indice, facendomi segno di “ripetiamo”.. Io le indico OK con la mia mano, e le mando un bacio. La porta si chiude ,,, ma per me si è aperto un portone!;!

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