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La decisione di George – 5° parte

By 18 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

George si stava annodando la cravatta davanti allo specchio, pensando alla riunione con i costruttori che avrebbe avuto quella mattina. I lavori nel nuovo complesso a Malibu procedevano velocemente e più di metà degli appartamenti erano già stati venduti su carta. Stessa cosa per le ville a San Francisco e i due complessi residenziali ad Oxnard. Le cose andavano sempre meglio per la compagnia e l’uomo sorrise al suo riflesso, fiero di sé stesso e di tutto il lavoro che stava facendo. Del resto non aveva mai avuto una motivazione così forte come negli ultimi sei mesi: il benessere di suo nipote, la sua unica ragione di vita.
‘George! Tesoro, vieni a fare colazione con noi, dai!’ la sua bella moglie gli sorrideva dalla porta ‘…come siamo eleganti stamani!’ gli si avvicinò e gli aggiustò la cravatta dandogli un bacio tutta allegra ‘…ecco, sei perfetto, dai che ti stiamo aspettando!’ lui le sorrise di rimando.
‘Arrivo subito, amore!’ Da quando Mary aveva cominciato a lavorare da Aaron, circa un mese prima, le cose erano nettamente migliorate in casa, specialmente nell’ultima decina di giorni, da quando il suo giovane padrone aveva cominciato a schiacciarsela. George si guardò di nuovo allo specchio sorridendo come un folle pensando:
‘Un motivo in più per essergli grato!’

‘Vuoi ancora un po’ di latte, tesoro?’
‘No, mamma, grazie, sono a posto.’ Cindy sorrise alla cortesia di sua madre. Ultimamente lei e Miky si scambiavano spesso occhiate sorprese e al contempo divertite dall’insolito atteggiamento dei loro genitori. Quell’allegria, quell’armonia tra i due non c’era più stata da… beh, neanche loro se lo ricordavano. I due sembravano… felici.
Presero i loro zaini e li salutarono, lasciandoli al tavolo a finire di fare colazione amabilmente, prima di andare ognuno al proprio lavoro.
‘Secondo te hanno ricominciato a farlo?’ fu la domanda che la ragazza rivolse a suo fratello.
‘Aaaarrrghhh! Cindy!!’ le rispose in una risata un po’ schifata ‘dovevi proprio tirarlo fuori dopo colazione?’ anche lei rise.
‘Ok, fa vomitare, hai ragione!’ poi insistette ‘ma che ne pensi?’ lui la guardò con il sopracciglio alzato, poi scrollò le spalle.
‘Non lo so e non lo voglio sapere!’ continuò nascondendo un sorriso.
‘Beh, qualcosa dev’essere stato, ti sembrano le stesse due persone con cui abbiamo vissuto fino a poco tempo fa?’ Il fratello scosse la testa, poi le mise un braccio intorno alle spalle.
‘E dai, per una volta che succede qualcosa di buono non stare a farti troppe domande, accettalo e goditelo!’ lei lo guardò di sottecchi, scuotendo la testa.
‘Come fai ad essere così ottimista Miky, mi fai quasi rabbia!’ gli disse fingendo di strangolarlo. Lui sorrise e le schioccò un bacio sulla guancia.
‘Ti voglio bene anch’io, stronzetta!’ lei rise e raggiunsero gli altri ragazzi alla fermata dell’autobus.

Mary aveva appena finito d’indossare l’uniforme. Era così imbarazzante. Aaron gliel’aveva fatta fare su misura, sembrava uno di quei costumini hard che si comprano in un sexy shop per impersonare una domestica provocante. Lo scollo del vestito era talmente pronunciato da essere ridicolo e la gonna era gonfia, a balze ma talmente corta da risultare praticamente inutile. I lunghi capelli erano raccolti in una cuffietta bianca, il tutto arricchito da laccetti e ricami della più pregevole seta in circolazione. Le calzava a pennello ed era perfetto per la parte più…. importante del suo lavoro. E, in ogni caso, era il volere di Aaron.
Si aggiustò un’ultima volta la frangia corvina e cominciò con le sue faccende.

Aaron tornava dal jogging mattutino. Aveva fatto i suoi dieci chilometri quotidiani ed era completamente fradicio, dalla testa ai piedi. La maglietta grigia che indossava, intrisa di caldo sudore, fasciava il suo torace statuario. Arrivò al cancello della villa ed entrò camminando per riprender fiato, bevendo ad intervalli regolari dalla sua borraccia. Gli piaceva correre al mattino, l’aria più fresca lo svegliava, lo riempiva di carica e lo faceva sentire tonico e prestante. Ogni muscolo del suo bel corpo gli rispondeva alla perfezione, dandogli un senso di benessere fisico totale. Entrò in casa e si scalzò le scarpe, accogliendo il refrigerio che il marmo del pavimento gli dette sulle piante dei piedi. Si diresse verso la cucina per mangiare qualcosa, l’esercizio fisico gli metteva sempre una gran fame. Oltrepassata la grande sala e il luminoso corridoio che dava sul giardino, cominciò a sentire una familiare voce che canticchiava. Sorrise. Sulla porta della cucina la vide. Gli dava le spalle, stava pulendo il tavolo con movimenti concentrici del braccio ed era leggermente china in avanti. Visione davvero piacevole per gli occhi voluttuosi del caparbio diciannovenne. La donna canticchiava una popolare canzonetta e non si accorse della sua presenza finché non le fu addosso.
‘Buongiorno!’ l’abbracciò da dietro, strusciandole il pacco sul culo.
‘Aaron…’ fu la languida risposta. Le mani del ragazzo le palparono i seni sodi e abbassarono la lampo del corpetto quanto bastò per farli ballonzolare fuori. La baciava sul collo, gli piaceva il suo odore, profumava sempre di pulito. Una mano gli scese sotto la gonna, padrona del corpo che toccava, finché le sue dita incontrarono del fastidioso tessuto.
‘Non voglio che porti le mutandine, lo sai…’ le disse mordicchiandole un orecchio ‘…devi essere pronta quando ti voglio…’ continuava a strusciarsi a lei e sentiva il cazzo gonfiarsi pian piano.
‘mmmmm… ma Aaron, tesoro… in giardino ci sono Derek e Miguel… potrebbero vedermi… è così umiliante….’ il giovane fece scivolare le dita sulla figa già umida.
‘E’ vero… e allora?’ le disse con quel tono dolcemente arrogante che, ormai l’aveva capito, annientava la sua già infima forza di volontà. Lei cominciò a mordersi il labbro e, arrendevole come sempre, concedette:
‘Aaaaahhh… Hai ragione Aaron, mi dispiace… mmmm… non lo faccio più…’ sorrise il biondo.
‘Hehehe! Ben detto zietta! Ora giù a novanta, da brava!!’ e la spinse con decisione con la faccia sul tavolo. In quella posizione le balze della gonna stavano alte in modo che i suoi buchi fossero perfettamente accessibili. Il ragazzo allungò una mano e, da un cassetto vicino, prese un coltello. Le tagliò le mutandine cosicché, anche volendo, non sarebbe stata in grado di coprirsi, almeno per il resto della giornata. Le grandi labbra della donna cominciavano a colare, impazienti. Aaron si abbassò gli shorts e i boxer lasciandoli cadere ai piedi e, facendo un passo in avanti, guidò l’uccello, semi rigido, in quella fregna di sua proprietà. Lei gemette, come sempre, mentre lui godeva dell’accogliente pertugio con cui ormai si sollazzava a piacimento e che aveva plasmato sulla forma del suo bastone.
Le sue mani erano ben salde sui fianchi di lei e la sua virilità raggiungeva pian piano il picco, impalandola, impietoso, nel bel mezzo di quella cucina pulita in maniera quasi maniacale.
Nessuna parola trai due. Solo i gemiti di una vacca felice, ormai beatamente assuefatta a quel trattamento.
Le palle del padrone sbattevano gaie ad ogni affondo sulle zone erogene della zia e lui continuò a pompare per diversi minuti con un sorrisetto soddisfatto sul volto. Poteva esserci miglior modo di cominciare la giornata? La sensazione di potere che lo accarezzava dalla testa ai piedi era inebriante, c’era forse qualcosa o qualcuno che non potesse avere? La natura gli aveva regalato un aspetto irresistibile al gentil sesso (e non solo), una mente fina, adatta a dominare i più deboli e quello sfigato di suo zio aveva provveduto a fornirgli il mare di soldi necessario ad aiutarlo dove il suo bel visetto e la sua astuzia non fossero sufficienti. Si poteva chiedere di più dalla vita?
Cullato da tali lieti pensieri, le venne dentro con un liberatorio: ‘aaaaahhhhhh!!!’
Non appena sentì il suo vigore scemare, sfilò l’uccello dalla sua umida fodera e il suo vischioso piacere cominciò a colarle fuori, giù per le cosce, fino a bagnare le autoreggenti. La donna non si era mossa, era venuta copiosamente, il sorriso ebete, perso nel vuoto ne era la prova. Aaron rise e le dette una sonora sberla sul sedere.
‘Hey! Te la prendi un po’ troppo comoda, zietta!’ lei sobbalzò e si voltò a guardarlo per capire a cosa si riferisse. Lui le sorrideva con le mani ai fianchi. Intuitone lo scontento, la vide muoversi quasi subito, gli cadde in ginocchio davanti e cominciò a leccargli l’uccello per lavarglielo. Rise mentre lei tentò di giustificarsi.
‘Scusami Aaron, tesoro! E’ che tu mi fai godere così tanto che mi dimentico…’ il ragazzo sorrise.
‘…i tuoi doveri?’ concluse per lei spingendola verso di sé.
‘Si…’ gli rispose con le labbra impegnate.
‘Tranquilla zia, ci sono io a ricordarteli, hehehe!!’ La sua mano possente cominciò a muoversi ‘Leccami tutto!’ le disse e osservò con piacere il suo bel viso, sempre perfetto strusciare, adesso, contro il suo corpo sporco, sudato, animalesco. I peli, l’asta, le palle, le cosce, tutto era disgustosamente intriso della sua dominante mascolinità. Che bello poterla insozzare così, solo per il gusto di farlo. La fece continuare per qualche minuto, facendole leccare quanto più schifo possibile. Quando fu soddisfatto allentò la presa.
‘Ooh, ma guardati, sei tutta sporca adesso!’ ridacchiò, poi si sfilò la maglietta ‘Tieni! Pulisciti con questa!’ e gliela porse, fradicia. La donna non se lo fece ripetere, la prese e cominciò a strofinarsi la faccia inalando a pieni polmoni l’odore di cui era ormai schiava. Il ragazzo stette a guardarla per un po’, scuotendo la testa, divertito. Poi la fermò dolcemente:
‘Ora basta zia! Sei anche la mia domestica oltre che la mia puttana, te lo ricordi? Dov’è la mia colazione?’ la vide agitarsi.
‘Perdonami Aaron, è pronta tra cinque minuti, perché non vai a farti una bella doccia, intanto?’ gli disse tutta allegra mentre armeggiava già ai fornelli. Lui rise:
‘Hehe! Volentieri zia, volentieri!’

‘Ecco la posta, George!’ la Moore allungò una gran quantità di lettere al suo principale.
‘Grazie Shelly.’ rispose lui distrattamente mentre sfogliava dei documenti dall’aria importante.
‘Non starà lavorando troppo ultimamente?’ gli disse la segretaria, un po’ preoccupata. L’uomo alzò gli occhi dalle carte.
‘Ha l’aria un po’ stanca.’ sorrise.
‘No, stia tranquilla, sto benone!’ anche lei sorrise.
‘Beh, non esageri, però, mi raccomando! A che serve fare tutti quei soldi se poi non ha il tempo di spenderli?’ gli disse premurosa. Lui ridacchiò.
‘Eh, già… non ha nessun senso…’ la donna lo guardò un’ultima volta poi si diresse verso la porta.
‘Ah, George, mi farebbe la cortesia di salutarmi Aaron e di dirgli che mi dispiace così tanto che le cose non abbiano funzionato tra lui e Kate…’ sospirò ‘…non so cosa le sia preso, davvero! E’ completamente cambiata, i suoi voti sono peggiorati e risponde male ogni volta che provo a parlarci e a capire cosa c’è che non va…’ George assunse un’aria triste, poi disse:
‘Non è affar mio, però….’ la Moore si fece più attenta ‘…beh, da quanto ho capito Kate l’ha lasciato perché si era invaghita di qualcun altro…’ mentre lo ascoltava si portò lentamente le mani alla bocca, sempre più allibita.
‘Non ci posso credere… ma cosa le dice la testa!’ esclamò.
‘Già. Il povero ragazzo era distrutto quando ci ho parlato, teneva così tanto a lei…’
‘Non stento a crederlo, poverino!’ disse la Moore impietosita ‘E pensare che sono stata io a volerli mettere insieme, mi odierà!’ George la guardò incoraggiante.
‘Ma no, stia tranquille… in fondo è solo un giovane amore finito… sopravviverà…’ concluse con finta indifferenza. La Moore si sciolse:
‘Oh George, deve assolutamente darmi il numero di telefono di Aaron, devo scusarmi per il comportamento di mia figlia!’ disse lei mortificata. Lui la guardò.
‘Ok, più tardi glielo do, sicuramente apprezzerà la chiamata.’ la donna ringraziò ed uscì.
L’uomo rimase solo soffocando una gran risata nel pensare a come le cose erano andate veramente e cominciò a passare in rassegna la posta. Tra le tante buste una colse la sua attenzione. C’era il logo della Central Bank Company e George l’aprì con un sorriso eccitato sulle labbra. Erano i resoconti mensili dei movimenti finanziari dei due conti correnti di Aaron. Il suo bel padroncino aveva cura di farglieli arrivare, per fargli vedere quanto spendeva, e soprattutto in che modo, tutta la grana che gli aveva sottratto.
L’uomo scorse le cifre quasi febbricitante: 62000 dollari a Las Vegas, 270000 dollari per una nuova Lamborghini, 18000 dollari per la vacanza alle Hawaii, 33500 dollari per l’affitto di un locale. Erano solo alcune delle somme più vistose. La lista andava avanti per diverse pagine e di rado gli importi erano inferiori ai mille dollari. George respirava a fatica, ora, aveva un’erezione imponente nei pantaloni e un raccapricciante sorriso folle negli occhi. Il ragazzo aveva bruciato oltre mezzo milione di dollari solo nell’ultimo mese. Gli scappò da ridere, mentre godeva di quel momento, era oggettivamente felice.
Pensò al suo bel padroncino, nella sua reggia principesca, con un futuro da nababbo assicurato, senza la necessità di dover perder tempo a lavorare un solo giorno in tutta la sua preziosa vita, semplicemente per il fatto di essere nato… padrone. Un essere superiore davanti a cui doversi solo inchinare, da dover servire e soddisfare, senza pretendere niente in cambio e quella sensazione appagante lo fece venire senza neanche doversi toccare, mugolando disperato:
‘Aaron, oh Aaron…’

Miguel Perez fece un bel tiro dalla sua sigaretta, godendosi la meritata pausa. Era un’altra giornata torrida a Beverly Hills, il sole picchiava già violento ed erano soltanto le 11. Il vasto prato al di là della siepe che aveva davanti, domandava attenzioni e il giovane sarebbe dovuto tornare a lavoro di lì a breve se avesse voluto finire prima di pranzo. Un fastidioso lamento gli fece abbassare lo sguardo. La loro cagna era completamente nuda a gambe aperte sul prato e guaiva con la bocca aperta e la lingua penzoloni. Derek se la stava sbattendo reggendola saldamente dalle cosce.
‘Muoviti Romeo, abbiamo un casino di lavoro da sbrigare.’ disse sorridendo all’amico. Derek gli sorrise di rimando e gli rispose:
‘Hey, tu te la sei spassata, no? Non mettermi fretta! Perché invece non le tappi la bocca, prima che qualcuno la senta?!’ Miguel era comodamente appoggiato al muro della dependance della piscina, in piedi proprio accanto al muso dell’animale. Perché scomodarsi? Rise mentre si sfilava l’infradito e la zittiva con la pianta del piede.
‘Sta’ zitta cagna, piuttosto vedi di stringere quella fregna del cazzo, non ci servi a niente se è tutta slargata, hahaha!!’
Risero entrambi.
‘Haha! Già, non vorrai diventare completamente inutile, stupido sacco di sborra!? Haha!’ replicò Derek che le strinse un capezzolo fino a farla urlare. Miguel sentì il suo grido soffocato dalla pressione con cui le stava pestando la faccia e sorrise. Poi tornò a fumare, rilassato. Dopo qualche secondo, però, avvertì una buffa sensazione ed abbassò di nuovo lo sguardo, incrociando quello, grato, di lei.
Cominciò a ridere e si rivolse all’amico:
‘Hahaha! Hey Derek, questa troia mi sta leccando il piede, hahaha!!’ il moro rise mentre continuava a scoparla violentemente.
‘Haha! Te l’ho detto che vuole più bene a te! Hahaha!’
Se la risero i due ragazzi, poi Miguel le disse:
‘Ma che brava, che sei! Ti piace essere trattata in questo modo, eh!?!!’ la giovane donna annuì energica mentre continua a leccare, non potendo far altro.
‘Hahaha! E’ senza speranza ormai! Hahaha!!’ commentò Derek.
‘Già! Fa quasi pena, cazzo! Hahaha!’ replicò l’altro, poi rivolto a lei.
‘Beh, lo sai quanto ci teniamo a te, no? Kate? Sei il nostro animaletto fedele, che padroni saremmo se non ci prendessimo cura di te?’ risate ‘Perciò puoi stare tranquilla, finché avremo voglia di giocare con te non ti tratteremo mai diversamente!! Hahaha!!’ Ancora risate. Lei, contenta, continuò a leccare e Miguel cominciò a muovere il piede avanti e indietro, come un calciatore che rotola la palla nell’attesa di calciarla. Dette un altro tiro e sputò fuori il fumo. ‘Che spasso!’ pensò.
‘Ci sono!’ Derek le era uscito dalla figa e le si era seduto sulle tette. Il bel messicano fece appena in tempo a togliere il piede, ridacchiando. La cagna stava lì, a bocca aperta, pronta ad ingoiare il cazzo turgido che aveva di fronte ma l’amico le teneva la faccia a pochi centimetri, mentre se lo menava energicamente. Le venne sul muso, ricoprendola di sborra bianchiccia, con un visetto soddisfatto, e le palle svuotate.
‘Aaaahhh, ci voleva, cazzo!’ commentò. La cagna, visibilmente delusa, tentò ancora di avvicinarsi per ripulire, almeno, l’uccello dell’amico, ma non le fu concesso. Derek le afferrò alcune ciocche dei suoi lunghi capelli ridacchiando e cominciò a pulirsi, sadicamente privandola di quel tanto atteso piacere.
‘Ooohh! Poverina! L’hai lasciata a bocca asciutta!’ disse Miguel mentre l’amico si rialzava ridendo ‘Aspetta, rimedio io!’ Si sporse in avanti e sputò dritto nella sua bocca aperta. La cagna non se lo aspettava e rimase un po’ interdetta, con l’espressione leggermente ferita. I ragazzi risero.
‘Ma come? Gli lecchi un piede e poi ti fa schifo se ti sputa in bocca? Che schizzinosa! Hahaha!!’ le disse Derek.
‘Hahaha! Già, dovresti essere molto più riconoscente, cagnetta altrimenti smettiamo di essere così generosi con te, hahaha!!’ disse Miguel carezzandole il viso col piede, mentre Derek s’infilava i pantaloni. Lei li guardò, poi sorrise:
‘Avete ragione, ragazzi, scusatemi…’ baciò il piede a Miguel ‘…grazie per tutti questi bei regali che mi fate… mmmmm….’ e riprese a leccarlo suscitando le risa dei due.

‘Hahahaha!!!’ Aaron non riusciva a smettere di ridere.
‘Si, te lo giuro, vedrai che ti chiamerà in giornata per scusarsi per tutto il male che ti ha fatto sua figlia.’ la voce della checca era così divertita al telefono e il biondo trovava la cosa incredibilmente spassosa. Si era buttato all’indietro sul letto, per ridersela di gusto.
‘Hahaha!! Bel lavoro frocetto, devo ammettere che hai fatto proprio un bel lavoro! Hahaha!!’ risero insieme, al telefono. La scena era grottesca. Il ragazzo rideva forse più per l’atteggiamento folle del suo schiavo che per la preoccupazione della Moore.
‘La prossima volta che vengo a trovarti devo ricordarmi di premiarti! Mmmmm… vediamo un po’…. che ne dici se mi siedo sulla tua faccia di cazzo per una mezz’ora, così puoi divertirti a leccarmi il culo mentre t’incenerisco il cervello a forza di scorregge?!’ gli disse con divertita superbia.
‘Oh, si ti prego padrone, ti prego!!!!’ fu la prevedibile risposta e Aaron rise di nuovo.
‘Padrone, posso chiederti cos’hai fatto oggi?’ Aaron si rimise a sedere sul letto e riprese a strusciarsi i capelli bagnati con l’asciugamano.
‘Hehe! Vuoi sapere cos’ho fatto? Beh, dunque, vediamo… ho fatto jogging, mi sono sbattuto quella troia di tua moglie a pecora sul tavolo di cucina e ho appena finito di farmi una bella doccia fredda, sto da dio, haha!!’ la checca mugolò eccitata dall’altra parte.
‘Ooohhh padrone, sei così gentile a prenderti cura di Mary, non l’ho mai vista così felice…. grazie, sei così buono con noi!’ gli disse in preda alla sua follia.
‘Hahaha! Sfigato, cornuto e felice! Sei uno spasso, frocetto! Hahaha!!’
‘Oh Aaron, sono qui solo per divertirti, lo sai!!’ il giovane scosse la testa:
‘E invece cos’ha fatto il mio patetico schiavetto stamani? Sentiamo?!’ gli chiese di rimando tingendo di divertito disprezzo ogni parola.
‘ooohh padrone… devo ringraziarti del regalo che mi hai fatto!! Sono appena arrivati i resoconti delle tue spese…. mmmmm…. mi fai così felice… centinaia di migliaia di dollari volatilizzati per i tuoi desideri… ti prego continua a sperperarli… è così eccitante per me riempirti le tasche fino a scoppiare…. mmmm…’ Aaron ridacchiò.
‘Beh, è ovvio checca, che altro puoi fare?!’ gli disse con tutta l’arroganza che gli era propria ‘…io sono la tua unica ragione di vita, sei stano messo al mondo solo ed esclusivamente per farti usare da me, non te lo scordare mai questo! MAI!’ concluse ridacchiando.
‘Siiiii Aaron, è cosìììì!!! Hai ragione, hai perfettamente ragione!!!’ il tono della checca era talmente sottomesso ed adorante da essere ridicolo.
‘Hehehe!! Bene, allora torna a lavoro! Devi fare molto, molto di più per il tuo padrone! Hai promesso di raddoppiare la mia fortuna nel giro di due anni, ricordi?’
‘Siiii Aaron, lo farò, vedrai, sarai fiero di me!!!’ il ragazzo scoppiò a ridere.
‘Hahaha! Fiero? Come posso essere fiero di un oggetto che possiedo? Hahaha!’ e con quella frase riattaccò. Appoggiò il telefono sul letto e si alzò andando alla finestra ripensando, divertito, alle assurde parole di quello sfigato.
Aprì la porta a vetri scorrevole che dava sul terrazzo, a torso nudo, con un paio di shorts rossi e l’asciugamano umido intorno al collo. Guardò in basso e vide i suoi due amici, Derek e Miguel venire da dietro la dependance della piscina. I due ridevano soddisfatti e si spintonavano per gioco, guardandosi indietro e facendo battute che Aaron non poteva sentire per la distanza. Non era difficile immaginare cos’avessero appena fatto. Si dette un’ultima strofinata ai capelli, poi gettò l’asciugamano per terra ed uscì dalla camera.

Kate Weaver osservava il cielo, di quel celeste brillante che solo l’assolata California ha. Sorrideva a sé stessa mentre i raggi del sole le scaldavano la pelle inumidita dai fluidi corporei di chi l’aveva appena fatta godere come una scrofa in calore. Abbracciava, contenta, la goduriosa sensazione di soddisfazione consueta che provava ogni volta che quei due stalloni la usavano.
Con le dita aveva minuziosamente raccolto tutta lo sperma che Derek le aveva schizzato in faccia e l’aveva golosamente ingoiato, così dolce, denso e bianco, come al solito. Adesso si era infilata le dita nella figa per andare a recuperare quello di Miguel.
‘…mmmm….’ era più salato ed era misto ai suoi umori ma Kate la buttò giù comunque. Quanto le piaceva scopare. Anzi, no! Le piaceva essere scopata, brutalmente e con violenza, come fosse un oggetto a disposizione dei loro desideri più animaleschi… le piaceva così tanto. Erano così belli quei due e le regalavano sensazioni a cui si era di buon grado assuefatta. Quanto tempo aveva perso in vita sua, a fare la morale perbenista a chiunque le stesse intorno. Una santarellina viziata e classista che non aveva idea di cosa fosse il vero sballo, la vera felicità. Malediceva ogni momento di quella passata vita bigotta, vissuta in un grigio piattume di valori inutili. Meno male che aveva incontrato…
‘Oooh, povera Kate, come ti hanno conciata quei due? Hahaha!!’ era la sua voce, la riconobbe, la bellissima voce del biondo dei suoi sogni.
‘Aaron!’ il giovane le si avvicinò bello come un dio, guardandola dall’alto, impudente, arrogante, perfetto ‘…che meraviglia vederti!’ gli disse con la voce di una gattina in calore ‘Vuoi giocare un po’ con me?’ il ragazzo ridacchiò:
‘Hehe! No cagnetta, non ti toccherei nemmeno con un bastone. Guardati! Sei ricoperta di sborra, mi fai vomitare! Hahaha!!’ Kate fece il broncio, le parole di Aaron la ferirono ma il suo atteggiamento era troppo, troppo eccitante.
‘Beh, è vero, cazzo! Sei più lurida di un cesso!’ lei continuò a fare l’imbronciata:
‘Sei cattivo’ gli disse in maniera infantile e lui rise.
‘Hahaha!! No, troietta, dico solo la verità! Anzi, sai che ti dico? Visto che sono qui voglio dare il mio contributo, sei contenta? Hahaha!’ Kate sorrise vedendogli mettere le mani all’elastico in vita.
‘Oh, si ti prego…’ si tirò giù gli shorts e il suo maestoso scettro onnipotente mandò Kate in trans ‘…Aaron… è bellissimo, mi manca tant…’ la parola le morì in gola quando il getto di urina le colpì il seno, potente. Lei lo guardò inondarle la pelle già sporca.
‘Ma Aaron…’ le rivolse un sorriso perfido.
‘Che c’è?! Un cesso serve a questo, no? hahaha!!’ le disse mentre scendeva sulla pancia ‘…dai allarga quelle cosce!!’ e in mezzo alle gambe. Lei non seppe dire nient’altro che:
‘E’ così calda…’ lui ridacchiò.
‘Si cagnetta, ti piace? hehe!’
‘Beh, è… strano…’ divertito, Aaron la guardò furbo e le diresse il getto sul viso. Lei si coprì d’istinto.
‘Ooh, andiamo! Non fare la timida, hahaha! Lasciati pisciare in faccia, mi diverto così tanto, hahaha!!’ Kate, esitò un attimo ma poi non poté far altro che chiudere gli occhi e togliere le mani a quelle parole, del resto non era mai stata capace di negargli alcunché. L’urina le inondò il viso finendole nel naso e in bocca.
‘Hehe! Brava Kate, sempre più in basso devi scendere, è per il tuo bene, hahaha!!!’ le disse il ragazzo divertito. Lei accolse la sua minzione ma soprattutto le sue parole, perché le sentiva vere dentro di sé.
‘Una bella lavata ai capelli… hehehe!!’ continuò lui, dirigendo il getto tutto intorno alla sua testa.
Quando finì, la ragazza si stropicciò gli occhi e li aprì giusto in tempo per rubare un’ultima fugace occhiata di quel cazzo che amava tanto, prima che l’angelico aguzzino si tirasse su gli shorts.
‘Aaahhh! Mi sento meglio! Davvero piacevole! Hehehe!!’ disse il giovane. La ragazza lo guardò e si leccò il labbro intriso di urina. Il sapore era amaro ed acido allo stesso tempo ma, stranamente, non le dispiaceva.
‘Si… è stato divertente Aaron…’ gli disse. Lui sorrise perfido e col solito fare altezzoso le disse:
‘Ma certo che è stato divertente Kate, sei un cesso, te l’ho detto! E’ la tua vocazione! hehehe!!’ lei continuava a leccarsi le labbra ‘…lo dirò ai ragazzi, sta tranquilla! Sicuramente vorranno provare, hehehe!!’ L’odore di urina era veramente forte e a Kate sembrò di essere stata marchiata a vita. Si guardò addosso e commentò.
‘Però sono tutta sporca ora…’ disse. Aaron fece una faccia preoccupata.
‘Oh, no! Poverina! Che si può fare?!’ si guardò intorno, poi disse ‘Ci sono!’
Prese la sistola del giardino ed aprì la cannella al massimo. La ragazza strillò, l’acqua era fredda e la potenza del getto le faceva quasi male nell’impatto sulla pelle.
‘Hahaha!! Cosa strilli, cagna del cazzo, me l’hai chiesto tu, no? Hahaha!!’ Kate teneva gli occhi chiusi e l’acqua la colpiva ovunque, era impossibile prevedere dove il bel biondo avrebbe mirato. Si lasciò lavare come l’animale che era, mentre sentiva le sue risatine e i suoi insulti, finché la pressione non diminuì per poi sparire. Aprì di nuovo gli occhi e lo vide sorridente sovrastarla accanto a lei.
‘Ecco adesso sei pulita!’ lei gli sorrise e gli disse.
‘Grazie Aaron…’ con la solita vocina da gattina innamorata. Lui scosse la testa.
‘Derek e Miguel hanno finito di giocare con te?’ lei annuì.
‘Hanno detto che mi chiameranno più tardi!’ Aaron la guardò con sdegno, divertito.
‘E allora fuori dalla mia proprietà, sottospecie d’animale!’ le disse e si voltò per andarsene.
‘Aaron…’ lo chiamò di nuovo lei col labbro tremulo, attirando la sua attenzione.
‘Non mi vuoi più bene?’ gli disse con quell’aria da bambina imbronciata.
‘Haha! Ma come? Ti ho appena pisciato sul muso! Se questo non è amore!? Hahaha!!’ e si voltò di nuovo lasciandola lì.
Kate tornò a guardare il cielo per qualche secondo. Meno male che l’aveva incontrato.

‘Sono proprio fiero di te! Penso sia la prima volta che non litighi con nessuno per un’intera mattinata!’ Cindy alzò gli occhi al cielo, esasperata ma divertita dalle parole del fratello.
‘Niente! Neanche un’occhiataccia alla Kovalski, non ti riconosco neanche!’ continuò Mike.
‘La pianti?!’ gli rispose ridendo lei. Erano appena usciti da scuola e si dirigevano verso la fermata dell’autobus quando da dietro sentirono:
‘Hey cuginetti! Vi va un passaggio?’ i due si voltarono. Una fantastica Mercedes nera con la cappotta abbassata si era fermata proprio dietro di loro e un ragazzo biondo con i Ray-Ban sugli occhi, gli sorrideva.
‘Aaron!’ gli andò incontro Mike.
‘Come stai, amico!?’ i due ragazzi si salutarono calorosamente mentre lei rimase leggermente in disparte.
‘Dai, saltate su! Mangiamo qualcosa insieme e ci facciamo un giro!’ disse il loro il giovane.
‘Volentieri!’ rispose subito Mike, poi si voltò verso la sorella:
‘Cindy tu che dici?’ l’istinto di sarebbe stato il netto rifiuto ma lo sguardo di suo fratello le fece pensare a quello di cui avevano parlato qualche giorno prima. Esitò un istante, poi:
‘Ok, vengo anch’io…’ e aggiunse ‘…grazie Aaron, sei gentile…’ il biondo scrollò le spalle e le fece un sorriso solare e sincero a tutto viso.
‘Figurati Cindy! Per così poco!’ Miky le fece l’occhiolino e lei gli sorrise di rimando.
Salirono in macchina e si allontanarono in grande stile con le facce dei loro compagni estremamente incuriosite e Cindy sapeva già che l’indomani tutta la scuola avrebbe parlato dei fratelli Reed e del biondino con il macchinone.
‘Che ne dite se ci fermiamo da Jack in the Box?’
‘Ok! Ce n’è uno su Barber Street, non è lontano!’ Mike e suo cugino parevano intendersi a meraviglia. Cindy non sapeva perché ma non riusciva a condividere completamente l’ottimismo del fratello. Gli ci erano volute già due o tre uscite, estorte sotto pressante insistenza di Mike, per stabilire che quel cugino, che appena conoscevano, non fosse il demonio. Ma da lì a piacergli… beh, era lunga. Eppure Aaron era carino, simpatico, gentile, piacevole, affettuoso, insomma le aveva proprio tutte. Ma c’era qualcosa che…
‘Il bicchiere è sempre mezzo vuoto, vero Cindy?’ sentì sé stessa punzecchiarsi sarcasticamente in testa.
‘Cindy, dobbiamo avvertire la mamma!’ disse Mike riportandola alla realtà, ma prima che lei potesse rispondere:
‘Sentite, non vi arrabbiate ma zia Mary lo sa già…’ disse Aaron ‘…ultimamente ha lavorato veramente troppo lì alla villa, sono giorni che glielo dico, quindi oggi ho preteso che prendesse almeno mezza giornata libera per riposarsi completamente…’ i due ragazzi lo guardarono un po’ stupiti ma profondamente grati del gesto. Lei si limitò a sorridere, sentendosi un minimo colpevole, mentre Mike lo ringraziò affettuosamente.
‘Sei il migliore cugino! Grazie davvero!’ Aaron sembrava un po’ in imbarazzo.
‘Ma figurati… sapete, a volte è difficile vedere la zia a lavoro in casa… e poi non mi ascolta mai quando le dico di prendersela con calma…’ disse come a scusarsi di strappare loro la madre per tutto quel tempo.
‘Hey amico! Non ti devi preoccupare!’ gli disse Mike ‘Guarda che la mamma è contenta di lavorare lì da te, vero Cindy?’ lei prese un respiro e si avvicinò al sedile del guidatore per farsi sentire dal cugino.
‘Mike ha ragione Aaron, sia mamma che papà sono tutti allegri ultimamente, le cose vanno bene come non andavano da tempo!’
‘Sentito?’ riprese Mike ‘E’ contenta! La mattina canticchia pure mentre si prepara per venire a lavoro!’ Cindy si rese conto che il cugino stava sorridendo.
‘Si… l’ho notato…’ disse loro ‘beh, mi fa piacere che le piaccia’ un attimo di pausa ‘Comunque…’ continuò poi, cambiando discorso ‘…ho pensato che noi tre potessimo passare un po’ di tempo insieme oggi, che ne dite?’
‘Puoi contarci!’ rispose con entusiasmo Mike.
‘Io devo studiare nel pomeriggio’ obiettò subito Cindy.
‘E dai Cindy! Non hai nessun test domani, no?’ insistette il fratello.
‘No ma…’
‘Puoi recuperare nel weekend!’
‘Si Cindy dai! Per favoreeeeeeeee!!!!’ le dissero i due ragazzi con la faccia a scemi e le vocine supplicanti. A lei scappò da ridere e scuotendo la testa:
‘E va bene!’ la risposta fu accolta da gridi di approvazione e i due ragazzi si dettero il cinque!
Cindy si accomodò sulla lussuosa pelle del sedile di dietro. Il vento tra i capelli le piaceva e chiuse gli occhi per un attimo, prendendo un gran respiro. Osservava suo fratello chiacchierare allegramente con Aaron, come si conoscessero da sempre. Poteva essere che Mike avesse ragione sul conto di questo ragazzo?

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