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La decisione di George – 9° parte

By 16 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

10 Febbraio

A Mike batteva il cuore a mille. Respirava a fatica senza riuscire a credere a quello che aveva appena fatto. A dieci centimetri dal suo viso c’era un cazzo, ormai quasi a riposo, insalivato e madido. In bocca il giovane aveva un sapore strano, nuovo, sconosciuto. Nelle narici un odore selvaggio e seducente. Alzò gli occhi e il magnifico viso di un ragazzo gli sorrise.
‘Era la tua prima volta, vero?’ Mike ingoiò, poi fece un’espressione imbarazzata.
‘E’ così evidente?’ l’altro sorrise e scrollò le spalle.
‘Beh, diciamo che di pompini me ne hanno fatti di meglio, però” si tirò indietro i capelli castano chiari piuttosto lunghi ”prometti bene!’ concluse ed entrambi risero. Mike abbassò di nuovo gli occhi e guardò il pezzo di carne che aveva succhiato con una foga animale che non aveva la benché minima idea da dove gli fosse venuta.
‘Come l’hai capito?’ domandò all’adone che se ne stava seduto sul bordo del letto a gambe aperte, fermo.
‘Sono bravo a leggere la gente, credo.’ gli rispose grattandosi la guancia ‘Quando parlo con qualcuno è come se riuscissi ad andare oltre tutte le stronzate che mi dice e capissi quello che mi vuole dire davvero.’ gli spiegò.
‘Cioè?’ chiese Mike, non del tutto sicuro di aver capito e comunque desideroso di continuare a farlo parlare, gli piaceva la sua voce, così come i suoi modi sicuri, disinvolti, scanzonati.
‘Beh, prendi il tuo atteggiamento di stasera” gli disse in maniera molto pratica, guardandolo dall’alto ed agitando un po’ le mani per spiegarsi meglio ed aggiungere enfasi ‘Aaron ci ha presentati e tu hai cominciato subito a parlare di ragazze’ neanche ci conoscevamo e m’hai attaccato un pippone su come ti piace scopartele e un sacco di altra roba” continuò scuotendo la testa divertito ”tutte stronzate, l’ho capito immediatamente!’ gli spiegò sfrontato ‘Quello che invece volevi dirmi era’ beh” si fermò un attimo e lo guardò inusualmente esitante.
‘Cosa?’ gli chiese Mike incuriosito. Il ragazzo sorrise birbo:
‘Portami di sopra e scopami la faccia” sentenziò scherzoso ed entrambi si misero a ridere.
‘Hehehe! Che scemo” sghignazzò Mike. L’altro replicò:
‘No, amico ti giuro! Mi stavi implorando, cazzo!’ e ripresero a ridere.
‘E così è quello che ho fatto” continuò con semplicità ‘Ti ho portato di sopra, t’ho fatto inginocchiare e te l’ho sbattuto in faccia, hehehe!!’
‘Wow!’ gli disse Mike sinceramente ammirato ‘Vorrei averla io tutta questa sicurezza!’
L’altro gli sorrise e scrollò le spalle:
‘Bah, la vita è troppo corta per preoccuparsi di stronzate tipo ‘oh che cosa penseranno se faccio questo”’ filosofeggiò il giovane ”io me ne sbatto le palle, faccio quello che mi va di fare e vivo bene!’ concluse con una semplicità banale quanto disarmante. Mike gli sorrise e provò verso di lui un’invidia indicibile. Notando il suo sguardo trasognato il bellissimo giovane sorrise e domandò in maniera un po’ retorica:
‘Per te com’è stato?’
‘Bellissimo!’ Mike si rese conto di avergli risposto con una fretta ed un impeto un tantino troppo zelanti. L’altro ridacchiò:
‘Hehehe!! Si, immaginavo.’ gli rispose ‘Ti sei fatto sborrare in gola da un tizio che hai conosciuto neanche due ore fa, devo piacerti proprio tanto!’ Mike arrossì, infantile ed annuì guardando in basso.
‘Guarda che non c’è niente di male Mike’ sono abituato a gente che mi sbava addosso, tranquillo, sei in buona compagnia!’ gli disse allegro e Mike sorrise a quella ‘battuta’ che sapeva tanto, ma tanto di verità.
‘Allora immagino che’ finisce qui?’ azzardò poi, sempre rimanendo in ginocchio davanti a lui, una posizione così confortevole. L’altro scrollò le spalle.
‘Beh, non necessariamente” la speranza gli si accese negli occhi ”non mi fraintendere, non voglio niente di serio, ce l’ho già una ragazza fissa” precisò e Mike, confuso:
‘Una’ una ragazza?’ l’altro sorrise:
‘Si, una ragazza.’ rispose tranquillo ‘Te l’ho detto amico, faccio tutto quello che mi va di fare, non m’interessano le etichette: etero, gay, bisex, chiamami come vuoi, quello che a me interessa è godere” le sue parole continuavano ad essere talmente naif e superficiali’ eppure sincere ‘Che scopi la figa di una ragazza o la bocca di un pivellino alla prima esperienza” brutalmente sincere, pensò Mike un po’ in imbarazzo ”io godo lo stesso, quindi” concluse un po’ tronfio.
Ad ogni egoistica affermazione, Mike era sempre più attratto dal misterioso stallone, non solo dal suo ragguardevole aspetto ma dalla sua personalità. Era chiaramente un egomaniaco ma la sua gioviale spensieratezza era pericolosamente contagiosa.
‘O’ ok” disse Mike incerto su dove volesse andare a parare ”quindi?’
‘Beh, se proprio vuoi, potrei trovare un po’ di tempo per” pensò un secondo alla parola più adatta ”addestrarti a succhiarmelo come si deve, ti piace l’idea?’ concluse ridanciano e Mike rimase di sale. Diretto, senza peli sulla lingua, nessuno scomodo giro di parole per addolcire una verità tutt’altro che romantica o lusinghiera per quel ‘pivellino’ inginocchiato ai suoi piedi. Trattenne il fiato per un paio di secondi, poi vide l’altro prendersi l’uccello in mano e stringerlo, facendo uscire le ultime gocce di sborra sul prepuzio, a due centimetri dalle sue labbra. Mike si sentì bruciare dentro, era così eccitato dalla novità e desideroso di continuare a provare. Senza rispondergli gli sorrise, dischiuse le labbra e succhiò la deliziosa rimanenza. L’altro lasciò il pezzo di carne e gli permise di sporgersi in avanti per infilarselo tutto in bocca ed affondare il naso nei suoi peli pubici, godendo di quel sapore e di quell’odore che, da strani si stavano trasformando in fottutamente arrapanti.
‘Hehehe! Direi di si! Haha!!’ scappò da ridere ad entrambi.
Mike rimase una manciata di secondi in quella posizione, a massaggiare con la lingua il primo pene che avesse mai assaggiato. Non voleva lasciarlo andare, era come se inconsciamente temesse che una cosa così bella non gli sarebbe più ricapitata, non con un figo della madonna come lui, comunque. Poi l’altro:
‘Dai torniamo alla festa, la prima lezione te la faccio un’altra volta!’ gli disse divertito. Mike lo lasciò andare con una certa riluttanza, gustandosi gli ultimi preziosissimi attimi di quel sapore.
Lo guardò alzarsi dal letto e cominciare a rivestirsi, a coprire il corpo perfetto da cui lui, ingenuo, novello, inesperto, non riusciva a staccare gli occhi. Non si mosse dalla sua posizione. Si rendeva ben conto di non essere certo all’altezza di un tizio che faceva il modello di biancheria intima per guadagnare due soldi, a scappa tempo, e non riusciva a credere che questi volesse rivederlo.
‘Grazie, Blake” gli disse infine ”vedrai che imparerò alla perfezione” aggiunse allegro, con un sorriso complice. L’altro si voltò mentre finiva di allacciarsi le scarpe. Gli sorrise:
‘Meglio per te” poi aggiunse ridacchiando ‘Dai, andiamo pivellino!’ Mike si alzò da terra e lo seguì fuori dalla stanza.

12 Febbraio

‘Cinque dollari? Racconti cazzate?’ Kyle Sullivan sorrise e scrollò le spalle ai quattro ragazzi che aveva di fronte.
‘Provare per credere! Bagno del pian terreno, quello piccolo sul retro, non quello principale!’ specificò ‘A ricreazione, in pausa pranzo, e dopo le attività nel pomeriggio, tutti i giorni!’
I ragazzi ascoltavano cercando di capire se li stesse prendendo per il culo.
‘E come lo succhia, sentiamo?’ chiese uno di loro, sempre scettico. Kyle scrollò le spalle:
‘Beh, comincia ad essere discreta” ammise il ragazzo, poi aggiunse in maniera molto pragmatica ”e comunque dove altro la trovi una morta di fame che si fa venire in bocca per cinque dollari del cazzo?’ i ragazzi risero convenendone e Kyle vide l’interesse sulle loro facce scalzare lo scetticismo.
‘Ok! Grazie della dritta Sullivan!’ disse un ragazzo di colore ‘Una visitina gliela facciamo senz’altro, hehehe!!’ Kyle annuì e, dando loro il cinque, li salutò.
Riprese a camminare nel corridoio, di ottimo umore. Quel lavoretto non era solo divertente, era di una facilità quasi ridicola! Con due pulciosissimi dollari e una buona dose della sua solita faccia tosta si era assicurato pompini gratis per i successivi cinque mesi a patto che trovasse clienti alla puttana della scuola che, grazie alla sua irriverente e sfacciata loquacità, da snob esosa si era trasformata nella troietta disperata più a buon mercato della storia. Capirai, in una scuola che contava tre o quattrocento maschietti nel pieno del loro implacabile, irrefrenabile, insaziabile arrapamento adolescenziale, quanto poteva essere difficile convincerli a farselo succhiare? Gli scappava da ridere, cazzo! L’unica cosa a cui doveva stare attento era scegliere i tipi giusti. Evitare i cocchini di merda che avrebbero spifferato tutto ai prof, ma Kyle sapeva quello che faceva. Essendo sempre stato un ‘mezzo criminale’ (come amava definirlo la sua vicina, quella vecchia rompipalle della Normann) aveva tipo un sesto senso per trovare il modo di farla sempre franca.
Guardò l’orologio, la ricreazione era quasi finita. Prese le scale che portavano al pian terreno. In quella parte d’istituto c’erano soltanto i laboratori, tra l’altro quasi tutti inutilizzabili per lo stato di squallido degrado in cui versava la scuola, quindi era il posto ideale per far lavorare la sua bella succhiacazzi, senza essere disturbati.

Cindy continuò a succhiare, nonostante avesse già ingoiato l’ingente sborrata del ragazzo in piedi di fronte a lei. Ormai neanche li guardava più in faccia. Due minuti prima del suono della campanella si faceva trovare in ginocchio, nell’ultimo box con la bocca aperta. Pronta. I ragazzi arrivavano, alcuni la salutavano prima di sbatterglielo in gola, altri non volevano perdere tempo. A lei non importava niente di niente. Non erano ragazzi, non erano cazzi, erano cinque dollari che arrivavano da lei. Certo, ci teneva che questi tizi continuassero a venire, quindi accettava i ‘suggerimenti’ di Sullivan su come farli più contenti possibile.
Per cominciare, ingoiare sempre e comunque: quello era stato uno scoglio duro da superare, le ci era voluto un po’ perché lo sperma smettesse di darle la nausea. Adesso, grazie al cielo, non era più un problema. Lo buttava giù come fosse una deliziosa glassa zuccherosa.
Regola numero due: non commentare mai sull’igiene intima del cliente.
‘Reed, fai pompini da due soldi nel cesso fatiscente della scuola più merdosa di Los Angeles” le aveva detto tre settimane prima, all’inizio del loro piccolo patto ”pretendi che i ragazzi ti arrivino belli lavati e profumati? Non sei mica la loro fidanzatina, cazzo! Vengono qui per svuotarsi le palle senza troppe menate!’
Per quanto continuasse a provocarle sentimenti di odio profondo, doveva ammettere che, per l’ennesima volta, l’insipido ragazzino, tutti i torti non ce li aveva. Quindi il suo nuovo mantra era diventato: succhia e lecca, fregandotene dell’odore e del sapore, fine della storia. E doveva ripeterselo di continuo perché di ragazzi ‘belli lavati e profumati’, ancora doveva trovare il primo.
Per concludere il lavoretto, quindi, una bella ripulita generale per non lasciare al povero avventore ‘l’appiccicume nei pantaloni’ sempre per citare il saggio Kyle, ”ricordati che ti pagano, non è che gli fai un favore!’ le diceva così spesso che ormai le sembrava il ritornello di una di quelle canzoni che odi ma che non riesci più a toglierti dalla testa.
‘Aaahhh!!!’ sospirò soddisfatto il tizio quando lei si sfilò il suo cazzo di bocca, moscio, lucido, perfettamente lavato. Dietro di lui Cindy sentiva i suoi tre amici che chiacchieravano. Si erano già ‘svuotati le palle’ nel suo stomaco e adesso aspettavano il quarto del gruppo.
‘Allora, Leo? Ne valeva la pena o no?’ Cindy alzò lo sguardo mentre lui si tirava su i boxer e si chiudeva i jeans. Era un ragazzino. Primo o secondo anno, non più grande. Tratti messicani, pelle di un bel colore ambrato e un bel visetto che, Cindy lo sapeva, ne avrebbero fatto, tra qualche anno, un probabile casanova. Dalla sua spalla spuntava la testa del suo amico che ridacchiava.
‘Eccome, cazzo! Ho goduto come un maiale!’ disse mentre entrambi la guardavano. Cindy sorrise.
‘Bene, allora vi rivedrò, suppongo!’
‘Contaci!’ il giovane prese cinque dollari accartocciati dalla tasca e li lasciò cadere per terra, con fare un po’ insolente e un sorrisetto di scherno mentre si allontanava ridendo con gli altri. Cindy li raccolse e sorrise. Non le importava quello che pensavano di lei, e del resto come poteva biasimarli, nessuno la costringeva a fare la puttana, dopotutto.
Si, certo! Ma per favore! A chi voleva darla a bere? Era dura, durissima farlo. Nonostante facesse finta di niente e si comportasse come un robot, quand’era sola doveva fare i conti con le proprie emozioni e là dentro c’era un fottuto casino, cazzo! Eh, già, perché ogni volta che ingoiava non buttava giù solo sborra ma fitte di frustrazione, rabbia, disperazione, dolore e pezzi della sua dignità, che pian piano stava scomparendo, pompino dopo pompino. Si chiese quanta gliene fosse rimasta.
Mestamente, si mise a sedere nell’intercapedine tra la tazza e la parete, le ginocchia tirate al petto e cominciò a contare i soldi.
La porta del bagno si aprì ma Cindy non si mosse. Sapeva chi era e si sorprese al provare di essere quasi contenta della sua presenza. Arrivava sempre a fine ‘sessione’ e dopo pochi passi Kyle comparve di fronte a lei. Sorrise.
‘Giornata produttiva?’ anche Cindy sorrise mentre lo guardava entrare. Nonostante tutto, non si poteva dire che la carognetta fosse antipatica.
‘Non male, trentacinque dollari solo a ricreazione!’ lui fece un’espressione sorpresa, mentre si sbottonava la patta di fronte alla tazza.
‘Wow! Sei sempre più popolare!’ le disse allegro e cominciò a pisciare nel cesso, a quaranta centimetri dalla sua faccia.
Lei continuò a rigirare quei soldi in mano, mentre ascoltava lo spumoso gorgogliare che il getto del ragazzo provocava.
‘Ne ho acchiappati un’altra decina stamani, vedrai che più tardi capitano!’ le disse mentre il getto si affievoliva.
‘Ottimo! Grazie!’ gli rispose lei e lui ridacchiò. Finito di svuotarsi si voltò e si mise a sedere sul cesso:
‘Vieni a ringraziarmi come si deve!’ commentò divertito mentre lei si alzava dall’angolo per poi inginocchiarglisi davanti, sbuffando:
‘Non puoi fartelo succhiare in piedi come tutti gli altri?’
‘Hehe! Neanche per sogno, voglio stare comodo quando sborro, hehe!!’ Cindy non ribatté, si chinò a leccare le gocce di piscio che cadevano ritmicamente dal prepuzio del suo fortunato ‘socio in affari’.

19 Febbraio

George Reed barcollò verso il suo ufficio stringendo una paccata di fogli tra le mani. Era ben oltre la stanchezza, gli veniva da vomitare, aveva un mal di testa da urlo e tutto il suo corpo lo sentiva fragile e debole. L’adrenalina l’aveva tenuto su per dieci giorni e praticamente dieci notti d’incessante, folle e spasmodico lavoro. Non da solo, ovviamente, aveva spremuto ogni goccia di energia dai suoi tirocinanti e ultimi assunti, quelli che, per un motivo o per l’altro, aveva il potere di ‘ricattare’.
Ma lui era quello che aveva dato il 200 per cento, perché non riuscire, per lui, significava destino ben peggiore di perdere il lavoro.
Doveva ammettere, però, che erano stati davvero bravi quei giovani. Insieme erano riusciti a finire un lavoro che normalmente avrebbe richiesto quasi due mesi. Un progetto. Un progetto audace e rischioso. Una scommessa, che grazie a cielo l’aveva visto trionfante. Ancora non ci credeva di aver avuto le palle per farlo.
Aveva convinto un gruppo di dieci miliardari russi ad investire nella costruzione di venti regge per divi, star e simili tra Los Angeles e Newport. Costo di vendita 100 milioni l’una, per un totale di due miliardi di dollari di introiti. Guadagno netto per la compagnia oltre 200 milioni. Era in assoluto la commessa più grande che l’azienda avesse mai preso, nonché una sfida notevole, visto che i tempi erano piuttosto brevi e le costruzioni dovevano essere realizzate in maniera ineccepibile. In più non c’era sicurezza che sarebbero state vendute tutte. Ma questo non era un problema suo, ormai, perché lo scoglio grosso l’aveva superato. Trovare i soldi. Convincerli che era la cosa migliore da fare. I contratti erano firmati, non si tornava indietro, gli investitori avrebbero investito, il che significava che lui avrebbe potuto continuare a vedere Aaron. Quest’affare avrebbe ampiamente pagato sia per le auto che per l’aumento di stipendio di Miguel e Derek. Era riuscito in qualcosa d’impensabile e l’unico motivo per cui l’aveva fatto era’ Aaron.
Nell’istante in cui il ragazzo gli aveva detto che non l’avrebbe più rivisto se non fosse riuscito a rimborsargli il denaro speso per viziare i suoi amici, a George si erano accesi tutti i neuroni e le sinapsi avevano cominciato ad esplodere facendogli venire in mente una sequela infinita di buone idee e una lucidità che non aveva da quand’era un ragazzino smanioso di farsi valere. Neanche sotto cocaina, cazzo!
Mise i documenti in cassaforte, dopodiché si sdraiò sul divano, sfibrato e svigorito, completamente privo di qualunque forza. E mentre gli occhi gli si chiudevano, su quel viso emaciato e sfatto, il sorriso folle sulle labbra saltava agli occhi, raccapricciante. Avrebbe potuto continuare a servirlo, era talmente fiero di sé stesso che non riusciva a descriverlo a parole. Che gioia’ Pura, purissima gioia.

26 Febbraio

‘Non ti fermare, continua a scendere’ la voce bella a sicura di Blake era qualcosa a cui, francamente, pareva un vero peccato disubbidire. Mike aveva la bocca all’altezza delle ginocchia del ragazzo e lo stava ricoprendo di baci mentre lui se ne stava seduto sul divano in boxer, bello come un dio. In molte cose era così simile ad Aaron e forse era proprio per questo che Mike si era gettato in questa’ ‘relazione” qualunque cosa fosse, con entusiasmo. E aveva funzionato. Tutte le energie mentali sprecate per l’ossessiva, quanto necessariamente segreta, ammirazione che provava per il cugino, erano ora felicemente dirette verso Blake.
Mike guardò l’adone che gli sorrideva ed abbassò lo sguardo, imbarazzato, continuando a baciare. Lo stinco. Il polpaccio. La caviglia. Esitò.
‘Continua, dai! I piedi sono la parte che preferisco!’ gli disse allegro. Mike alzò lo guardò:
‘Ti piace farti baciare i piedi?’ domandò stranito ma intrigato. L’altro rise flettendo i bei bicipiti.
‘Eccome! Tutti i miei’ ‘amici”’ virgolettò la parola con le dita ma molto di più con il pesante sarcasmo nella sua voce ”mi baciano i piedi” gli disse ”è un modo per farmi vedere quanto ci tengono a me!’ spiegò leggero e un po’ sbruffone. Mike aggrottò le ciglia:
‘E lo fai fare anche alla tua ragazza?’ buttò là divertito. Blake rise e si tirò indietro i capelli. Aveva riflessi più chiari tra le ciocche castane.
‘Hahaha! No, sai quanto si lamenterebbe se glielo chiedessi? Non lo farebbe mai, hehehehe!’ gli rispose e Mike rise con lui. Poi Blake assunse un’espressione più seria, sempre divertita, ma il suo tono era fermo:
‘Tu lo farai però, vero?’ era una domanda retorica in realtà ”e senza lamentarti.’ aggiunse, lui che già sapeva la risposta. Il sorriso di Mike rimase a mezz’asta mentre ascoltava la voce dell’altro.
‘Starai lì a baciarmi i piedi finché non ti dirò che puoi succhiarmi il cazzo” Mike ingoiò un po’ nervoso. L’odore era pungente e avrebbe dovuto stomacarlo, ma tra le varie sensazioni provate la nausea non era enumerata. Questa scena gliene ricordava un’altra vissuta in un fast food qualche mese prima. I piedi davanti al suo viso erano stati quelli di Aaron allora, una scena che aveva rivisto più volte nella sua mente, anelando ardentemente di poterne cambiare il finale.
Dopo qualche secondo, abbassò lo sguardo e dette un primo timido bacio. Quella semplice azione gli provocò l’ennesimo strano effetto. Tutte queste sensazioni nuove erano una rivelazione per Mike. Ne seguì un secondo, più convinto. Il terzo era fiero e sicuro. La risata di Blake gli fece rizzare i peli sul collo, come se il ragazzo l’avesse sfiorato:
‘Hehehe! Bravo, Mike’ fammi vedere cosa sei disposto a fare” si strinse il pacco ”per questo” gli disse divertito e Mike avvertì di nuovo l’erezione fastidiosa che gli premeva contro i jeans. Non ebbe il tempo di processare la cosa. Quello che il suo corpo gli diceva di fare era abbandonarsi ai sensi e questo fece. Mentre la sua bocca cominciava, sempre meno impacciata, a pomiciare appassionata con quella pelle sporca e maleodorante, si rese conte che il suo corpo veniva attraversato da ondate di un piacevole formicolio. Il ragazzo sorrise, contento.

1 Marzo

‘Ah, ah, ah, ah, aaaaaahhhhhhh!!!’ Cindy sentì il cazzo arrivargli fino in gola e spruzzargli sborra giù per l’esofago mentre il moccioso del secondo anno le sorrideva beato dall’alto. Niente di anomalo per la troietta succhiacazzi della scuola, un normale martedì mattina, in effetti. L’unico problema era che questo era un moccioso diverso dagli altri. Lui e il suo compare appoggiato alla parete, che aveva già usufruito dei suoi’ servigi’ erano gli amici di Mike. Eh, già, quelli con cui il suo ingenuo fratellino andava sempre a giro nei corridoi, quelli che, ogni tanto, passavano il pomeriggio a studiare a casa sua. A Cindy era preso un colpo quando se li era ritrovati davanti tutti e due sorridenti come non mai. La voce era arrivata anche a loro evidentemente. Avrebbe dovuto mandarli via, dicendogli che non sapeva di cosa stessero parlando.
Che cosa aveva fatto, invece? Beh, ovvio! Dopo essersi fatta promettere che non avrebbero fiatato con Mike (non senza qualche risatina da parte loro) si era inginocchiata e aveva spalancato la bocca come la bocchinara esperta che stava diventando. Il lavoro è lavoro, dopotutto!
Però avrebbe fatto una bella chiacchierata con Kyle! Quel demente doveva stare attento a chi coinvolgeva, cazzo! Gli avrebbe fatto una bella lavata di capo, eh, già, proprio così! Una strigliata bella e buona che si sarebbe decisamente ricordato.
‘Aaahhh! Cazzo Cindy, sei bravissima! ‘ fu il commento intelligente di Kieran, quello biondo, mentre Dave guardava, tra il divertito e l’incredulo. Era un’espressione che riceveva abbastanza spesso, in effetti, quasi fosse impensabile che la ex principessa (praticamente tutti conoscevano la sua storia) facesse pompini nel cesso dei maschi. Eppure, una giornata a scuola le fruttava più di una settimana di lavoro in pizzeria.
Gli ripulì l’asta e gli slinguazzò un po’ le palle, per mandarlo in brodo di giuggiole. Poi gli sorrise, tese la mano e aspettò i cinque dollari. Il ragazzo glieli porse mentre si riabbottonava la patta.
‘Dai pivelli, fuori dalle palle, c’è la fila qui!’ una voce che a Cindy sembrava di conoscere fece voltare i due giovani:
‘Ok, abbiamo finito!’ dissero mentre se ne andavano e un suo compagno di classe le comparve davanti.
‘Hehehe! Bene, bene! Ciao troietta!’ le disse. Era uno dei ragazzi meno desiderabili della sua classe. Magrolino, quasi rachitico, aveva l’acne e la forfora e a Cindy (e a molti dei suoi compagni) stava sulle palle.
La ragazza sbuffo, ma solo col pensiero. Eh, già una chiacchierata con Kyle era doverosa! Poi sorrise al tizio ed aprì la bocca.

3 Marzo

Aaron aprì gli occhi e se li stropicciò mentre si stiracchiava nel suo confortevole e lussuoso letto formato gigante. Che bella sensazione, al mattino, flettere tutti i suoi bei muscoli prestanti mentre le lenzuola di seta purissima accarezzavano dolci le sue giovani e perfette nudità. Sbadigliò sonoramente, con gusto.
Con la mano toccò il sensore che aveva sul comodino e mentre le veneziane si aprivano quanto bastava per far filtrare giusto un po’ di gradevole luminosità nella stanza, la parete in legno di fronte al letto si divideva per far apparire il maxischermo già acceso sulle notizie del mattino. Contemporaneamente lo schienale del letto si inclinò leggermente per dare al bel miliardario la posizione ottimale per godersi il risveglio migliore che lo sfacciato denaro potesse comprare.
Accanto a lui una splendida ragazza bionda cominciava a riemergere dal sonno:
‘Sveglia, puttanella!’ le disse con la prima voce mattiniera ‘E’ ora di fare colazione!’ aggiunse divertito mentre incrociava le braccia dietro la testa, sorretto da soffici cuscini imbottiti.
Lei non perse tempo a parlare. Come prese conoscenza fece un risolino ebete e sparì sotto le lenzuola. Nel giro di due secondi il cazzo di Aaron era al caldo nella sua umida e accogliente bocca da scrofa.
Questa decerebrata di nome Amber, era il più stupido di tutti i suoi giocattoli. Per Aaron non era stato poi così divertente sottometterla, troppo facile, cazzo! Non aveva usato quasi nessuna delle sue arti, così squisitamente maniolatorie. Era bastato offrirle una cena pulciosa e s’era fatta fare di tutto. E’ proprio vero che la fame è brutta, si divertì a pensare Aaron.
Però aveva potenziale, non lo si poteva negare, ubbidiva, contenta a qualunque ordine, per pochi dollari.
Certo, i livelli di depravazione a cui l’aveva portata non erano il dolce incubo in cui ogni giorno, beatamente viveva Kate, che comunque restava il suo capolavoro. No, non aveva voglia di arrivare fin lì, con questa, al limite ci avrebbero pensato i suoi amici, se davvero ne valeva la pena.
Il biondo si grattò la pancia mentre si godeva il lento pompino. Era quasi arrivato il momento di sbarazzarsi di lei, aveva voglia di carne fresca da addestrare.

Più tardi’

‘Hahahaha!! Niente male, frocetto, niente male davvero!’ George credeva gli sarebbe venuto un infarto dalla gioia. Quelle parole erano un miele dolcissimo che lo ripagava di tutte le sue fatiche. Era a casa di Aaron, in ginocchio di fronte a lui che era seduto sul divano in salotto. Aveva su un paio di shorts e una t-shirt griffata. Il suo viso prodigioso, incorniciato dai capelli d’oro, lo osservava dall’alto in basso, con l’abituale ghigno arrogante.
George, di rimando, lo guardava con la solita adorazione dipinta sul suo volto da checca sottosviluppata e il ragazzo d’un tratto alzò un piede e gliene porse la pianta. L’uomo, sbigottito davanti a tanta generosità, si gettò con giubilo a leccarglielo. Mmmmm’. Quasi tre settimane di astinenza da quell’odore e da quel sapore, un purgatorio passato a sognare e a credere d’impazzire. Che fottuta meraviglia! Erano così rare le occasioni in cui gli era permesso questo insano piacere mentre poteva guardarlo negli occhi. Lui, il sole della sua vita. In genere stava faccia a terra, com’era più che giusto. Il giovane ridacchiò:
‘E quand’è che arriva tutta questa grana?’ chiese godereccio.
‘La prima trance è già arrivata e da lì ho fatto trasferire due milioni sui tuoi conti personali”
‘Hehehe’ per le piccole spese!’ commentò soddisfatto e furbastro il nipote. George sorrise, di nuovo eccitato.
‘Hehehe’ si Aaron’ per le piccole spese’ certo’ hehehe!!!’ la sua risata risuonava folle e malsana alle sue stesse orecchie ma non poteva farci niente. Era troppo, troppo felice.
‘Il resto’ il resto arriverà man mano che i lavori vanno avanti” gli assicurò mentre il giovane si gustava quella vergognosa scenata.
‘mmmm’ mi toccherà tenerti con me per il momento, hehehe!’ sghignazzò il semidio. George mugolò e continuò a leccare con tutto l’amore che aveva in corpo.
‘Te la sei fatta sotto, eh, frocetto?’ continuò mentre la sua lingua lo puliva in mezzo alle dita. George non riuscì a contenere tutte le emozioni che aveva accumulato in quelle settimane allucinanti e gli occhi gli si inumidirono. Come un bimbo cominciò a singhiozzare:
‘Sigh’ Oh, si’ sigh’ Aaron’ sigh’ non’ non’ non sai’ sigh’ quanto” il ragazzo si fece una grassa risata e scosse il capo.
‘Hahaha!!! Oh, povero zietto t’ho fatto frignare? Hahahahaha!!!!’ George seguitò a leccare imperterrito ‘Cazzo, continui ad essere uno spasso da quanto sei patetico! Hahaha!!’
Era vero, assolutamente vero e George non poté fare a meno di sentirsi orgoglioso di essere in grado di far ridere il suo padrone, ridere di lui e della sua palese inferiorità.
Poi la voce che tanto amava:
‘Beh, per stavolta ti meriti un premio, direi!’ George alzò lo sguardo, come un cane a cui si sventola il guinzaglio davanti, incuriosito ed eccitato. Possibile che la giornata potesse migliorare ancora?
‘Qualcosa che dimostri il mio apprezzamento nei tuoi confronti’ mmmm’ vediamo un po”’ fece il ragazzo buffamente pensieroso.
‘Tu cosa chiederesti?’ la domanda lo colse totalmente impreparato. Smise persino di leccare per un attimo.
‘Beh’ io” era troppo difficile rispondere ”padrone non’ non saprei” balbettò ”e comunque non spetta certo a me decidere” gli disse lamentoso ”sei tu quello che sa cos’è meglio per me!’ concluse tra languidi baci e fameliche leccate.
‘Hehehehe!! Hai ragione frocetto, cosa puoi saperne tu! Hehehe!!’ quanto lo eccitava ascoltarlo.
‘Ci sono, vieni con me!’ il biondo si alzò e si diresse al piano di sopra. Nella stanza comunicante alla sua camera da letto c’era una ‘cabina armadio’ se così si poteva chiamarla, visto che era tre volte l’appartamento in cui George e la sua famiglia vivevano.
Aaron si avvicinò a due larghe ante che fece scorrere rivelando un’enorme scarpiera. C’erano modelli di ogni tipo, la maggior parte erano scarpe sportive ma ce n’erano anche di più eleganti. George osservò in assoluta meraviglia.
Da uno scaffale basso il ragazzo prese un paio di Nike piuttosto usate.
‘Queste sono le mie scarpe da jogging” gli disse ”le metto tutte le mattine da qualche mese, sono vecchie e luride” seguì divertito ”stavo per buttarle, ma ” gliele appoggiò sul petto, con la suola a sporcargli il bavero della giacca ”direi che sono il premio perfetto per una checca del cazzo come te, che ne dici?’ gli chiese allegro.
L’uomo non seppe che dire, era commosso. Commosso! Guardò il suo magnanimo benefattore e attaccò la litania:
‘Oh’ Aaron, tu non sai quanto mi” ma la frase non la finì perché il ragazzo gli sputò dritto in faccia a zittirlo.
‘Hehehehe! Continua a sgobbare per me, schiavo” ridacchiò gaio e volgare mentre lo lasciava solo nella stanza ”esisti solo per questo!’ e sbatté la porta dietro di sé.

6 Marzo

‘Amico, posso usare il cesso?’ Mike annuì distrattamente a Dave mentre Kieran stava finendo di ripetergli l’analisi di una poesia. Questi lo guardò per un attimo e gli sorrise di sfuggita, senza farsi notare dal loro ospite, prima che Dave si alzasse ed uscisse dalla camera da letto. La casa del suo amico Mike era veramente un buco, non che la sua fosse una reggia ma un minimo più decorosa. Il bagno era la porta sulla destra ma lui si voltò a sinistra. L’aveva sentita rientrare ed era sicuro che fosse lì. Bussò piano ed entrò senza aspettare:
‘Ma che? Dave!? Che cazzo’???’ Cindy gli disse risentita in reggiseno e mutandine mentre s’infilava i pantaloni della divisa per andare a lavoro. Il ragazzo le sorrise, si portò il dito al naso e le fece cenno di abbassare la voce mentre entrava nella stanza e chiudeva la porta facendo scattare la serratura.
‘Esci subito!’ gli disse minacciosa e allibita da quella totale ed inopportuna invasione di privacy.
‘E dai Cindy, ho voglia!’ le rispose il giovane toccandosi il pacco.
‘Ma sei scemo?’ rispose abbassando la voce ad un sussurro ‘Questa è casa mia, non siamo a scuola!!’
‘E allora? Guarda che ce li ho i cinque dollari!’ il ragazzo glieli mostrò dopo essersi frugato in tasca, confuso su quale fosse il problema. Lei alzò gli occhi al cielo:
‘Mike è nell’altra stanza, Dave!’ gli disse mentre questi le si era fatto vicino, vicino. Era persino più basso di lei.
‘Si, si, ma facciamo pianissimo, giuro!’ le disse con le mani sulle sue spalle spingendola in basso, con il tono sbrigativo e noncurante di chi è già praticamente sicuro di aver ottenuto ciò che vuole. Un po’ irritante per Cindy, in effetti.
‘Dave, no! Devo andare a lavoro’ ma le ginocchia le si piegavano già.
‘E allora non perdere tempo, dai! Ho detto che andavo in bagno, non posso mica metterci un’ora!’ pressò il ragazzo, adesso quasi scocciato. Lei lo guardò da quella posizione che era sempre più denigrante ma che ormai le veniva così dannatamente facile. Fredda, arrabbiata e visibilmente infastidita. Dave tirò fuori i cinque dollari e glieli sventolò davanti con le sopracciglia alzate. Lei sbuffò, poi gli sbottonò i pantaloni, gli tirò giù i boxer ed attaccò a servirlo. Puzzava di sudore e di maschio, chissà perché qui lo notava così tanto. Cindy non poté fare a meno di notare il suo sguardo, mentre il cazzo sporco del moccioso le si ingrossava in bocca. Era divertito e soddisfatto, ma soprattutto infamante. Non era la prima volta che gli capitava e la ragazza non seppe spiegarsi il perché la cosa la ferisse. Ma non poteva certo darglielo a vedere. Perché doveva essere diverso dal solito? No! Questo sgorbietto arrogante non l’avrebbe certo avuta vinta. Voleva un pompino? Avrebbe ricevuto il migliore della storia, cazzo! Perché a lei non gliene fregava un cazzo di niente!
Gli abbracciò le natiche e cominciò a sbatterselo in gola con foga animale, tentando con tutta sé stessa di non farsi scalfire dalle risatine del ragazzo:
‘Hehehe!!! E’ bello saporito, eh, Cindy? Hehehe!!’ purtroppo senza grande successo.

Mike aveva veramente la testa tra le nuvole mentre Kieran parlava. Continuava a buttare l’occhio al telefono, in attesa di un messaggio, una chiamata, qualunque cosa da parte di colui che aveva invaso i suoi pensieri nelle ultime settimane. Sognava il suo viso, il suo corpo, il suo odore. Dio, gli veniva duro al solo pensiero.
Dave rientrò. Aveva un buffo sorrisetto soddisfatto in faccia.
‘Il cesso è libero se ti serve, amico!’ disse a Kieran, dandogli una pacca sulla spalla. Questi ridacchiò. Mike non capì cosa ci fosse di divertente.
‘Eccome, non la tengo più!’ rispose l’altro sornione, alzandosi dal letto, poi sorrise a Mike:
‘Non ti dispiace, amico, vero?’ Mike scrollò le spalle e scosse la testa, totalmente noncurante, trovando quella conversazione decisamente strana e un po’ surreale. Perché mai avrebbe dovuto dispiacergli? Chi cazzo se ne frega! Tutte queste storie per andare in bagno? Mah’
Perché il telefono non squillava?

Altrove’

Leo Perez si godeva la serata più bella della sua vita. Era il suo compleanno e il suo fratellone Miguel l’aveva invitato a guardare la partita dei Red Sox sul maxi schermo del suo nuovo appartamento. Era un posto fighissimo rispetto alla casa dov’erano cresciuti: grande, lussuoso, in un quartiere piuttosto bene, non troppo lontano da Beverly Hills, dove viveva il riccone per cui Miguel lavorava, un certo Aaron. C’era anche Derek, un suo amico simpatico. Anche lui lavorava per Aaron.
Una pizza gigante e bottiglie di birra. Ma il regalo più grande era stata ovviamente lei.
Appena arrivato a casa del fratello i due ragazzi più grandi l’avevano fatto entrare e dopo qualche convenevole l’avevano portato verso la camera da letto ridacchiando e blaterando di chissà che sorpresa. Quando avevano aperto la porta il ragazzino messicano si era trovato davanti una tipa sui vent’anni completamente nuda, sul letto, a gambe aperte e figa spalancata e gocciolante che, tra le risa degli altri due, gli aveva detto languida e lorda:
‘Buon compleanno, Padroncino!’
Lui, per parte sua, aveva riso di sorpresa, con le sopracciglia alzate:
‘Ma’ parla sul serio?’ aveva chiesto al fratello in maniera forse un po’ infantile. Era stato Derek a rispondergli, struffandogli i capelli:
‘Eccome, moccioso! Questa è Kate, la nostra cagna ammaestrata, hehehe!!’ gli aveva spiegato ‘E visto che sei il festeggiato, puoi usarla come ti pare, è a tua disposizione per tutta la sera!’ aveva concluso il ragazzo dai capelli neri. A Leo era spuntato un ghigno da un orecchio all’altro.
‘Già, perché non ti alleggerisci i coglioni almeno una volta prima della partita, fratellino?’ gli aveva detto Miguel.
‘Si, ti sentirai meglio!’ fece coro l’altro. A Leo non pareva il vero.
‘Fa’ con calma, mezza sega. Quand’hai finito raggiungici di là! Hehehe!!’ concluse il fratello con affetto chiudendo la porta alle sue spalle e lasciandolo solo con lei.
‘Ciao’hum’ Kate?’ le aveva detto divertito da quella situazione a dir poco assurda, ma al contempo ovviamente eccitato come un toro da monta. Lei si era morsa il labbro e gli aveva risposto docile e sottomessa:
‘Non ti preoccupare di ricordarti il mio nome! Chiamami pure cagna, se ti fa piacere, i miei padroni lo fanno sempre!’
A lui era scappato da ridere, poi aveva scrollato le spalle mentre le si avvicinava, ancora ridacchiando:
‘Hehehe! Nessun problema, cagna! Contenta tu! Hahaha!’
Si era riempito le mani delle sue tette sode, senza chiederle il permesso. Il quadro cominciava ad essergli chiaro in testa: gentilezze e convenevoli erano totalmente inutili. Quella puttana era lì solo per il suo divertimento. E cazzo se ci si sarebbe divertito! Se la sarebbe goduta come un fottuto porco!
Era la prima volta che vedeva una donna completamente nuda dal vivo e le mani la palparono tutta. La ragazzina con cui usciva a malapena gli permetteva di toccarle i fianchi mentre pomiciavano.
Le dita gli entrarono nella figa e si era reso conto di quanto fosse calda. Era bollente e sputava una brodaglia che rendeva il tutto molto scivoloso. Aveva la mazza già visibilmente dura e i vestiti gli davano noia, quindi si era sfilato le scarpe e aveva slacciato i pantaloni, lasciandoli a terra, seguiti dai boxer. Era troppo assatanato per togliersi anche la maglietta e i calzini. L’aveva spinta giù, afferrandole le cosce aperte e, senza tante cerimonie, gliel’aveva sbattuto dentro.
Gli era sembrato d’infilare l’uccello in un panetto di burro fuso. Una sensazione fantastica, cazzo! Non aveva mai provato niente di così arrapante.
Lei gli aveva sorriso grata come se le avesse salvato la sua cazzo di vita, questa era davvero una cagna, altroché! Al ragazzo era persino scappato da ridere per la sferzata di potere che quella stupida reazione di lei gli aveva conferito. Aveva preso a muovere il bacino, sbattendogli dentro ogni centimetro di carne, godendo a piacimento, in maniera totalmente egoistica, con foga animalesca ed impazienza puerile. Se esisteva un modo migliore di perdere la verginità, lui non riusciva minimamente ad immaginarselo.
Le aveva sparato in figa la sborrata più colossale di tutta la sua (seppur breve) esistenza. Quella cagna era stata più che contenta di farsi riempire come un cazzo di tacchino, aveva persino avvinghiato con le gambe il suo corpo smilzo ed atletico, perché gli venisse dentro. Non che al ragazzo fosse balenato nel cervello di non farlo.
Non era riuscito a capire se anche lei fosse venuta ma la cosa, francamente, per lui non aveva la benché minima importanza, non era lei a dover godere.
Una volta finito di usarla si era alzato da lei e l’aveva lasciata a gambe aperte, come una troia da strada e aveva raggiunto i ragazzi, che l’avevano accolto tra fischi, applausi, battute e risate varie.

Leo prese un sorso di birra. Aveva la pancia piena di pizza e un sorriso soddisfatto, neanche avesse fatto qualche tiro di canna. Abbassò gli occhi. La schiava (perché di questo si trattava, gli avevano spiegato) li aveva serviti e riveriti, come fossero pascià e aveva aspettato in silenzio, accucciata ai loro piedi mentre loro si erano molto mascolinamente goduti la partita. Miguel e Derek l’avevano usata una volta ciascuno. Adesso se ne stava con la faccia incollata in mezzo alle sue gambe a fargli un pompino da sogno. Era lento e pieno di fottuta adorazione, come se lo stesse venerando.
E in effetti era proprio così. Derek e suo fratello avevano detto che questa troietta era completamente schiava del cazzo. Bastava mettergliene uno davanti e lei avrebbe accettato di fare qualunque cosa! Qualunque cosa! Uno sborratoio totalmente succube a totale disposizione dei loro bisogni.
Il ragazzino sorrise tronfio, ripensandoci e prese un altro sorso di birra.
‘Come andiamo, mezza sega? Ti soddisfa?’ chiese suo fratello sorridente.
‘Altrimenti la sbattiamo fuori a calci, questa cagna inutile!’ gli dette man forte Derek, dandole una pedata sul sedere. Leo rise. Era incredibile come si faceva trattare.
‘Beh, me lo succhia molto meglio di quella bocchinara, a scuola.’ disse loro, cercando di impressionarli. Come sperato, suo fratello si fece tutto interessato:
‘Senti, senti! Questa non la sapevo, mezza sega, ti sei già fatto spompinare?!?’ il ragazzo scrollò le spalle, come se la cosa non fosse poi così importante:
‘Un paio di volte. Per cinque dollari quella te lo succhia con ingoio, c’è sempre la fila al cesso per usarla” disse loro per dimostrargli che era più che capace (oltre che felice) di trattare queste troie come oggetti. I due ragazzi più grandi risero.
‘Hahaha!! Hai capito la cagnetta in erba?!’
‘Hehe!! Attenta Kate, questa ti ruba il lavoro se non ti dai da fare! Hehehe!!!’ disse Derek alla cagna schiaffeggiandole di nuovo, sonoramente, il culo col piede. Lei smise di succhiarglielo giusto il tempo di dire:
‘oooohhh Padroncino, perché la paghi? Dovrebbe essere lei a pagarti per l’onore” e s’impalò di nuovo fino in gola come se una mano gli avesse sbattuto la faccia sul suo pube, tra le loro sadiche risa.
‘Hahaha!!! Già lo penso anch’io!’ scherzò il giovane ‘Ma è una morta di fame, non ha i soldi neanche per piangere!’ spiegò ai ragazzi, non certo a lei ‘E pensare che era una straricca fino a tipo l’anno scorso! Poi il suo vecchio ha perso tutto o roba del genere.’ concluse buttando giù altra birra. Non c’erano stati commenti a quella lacrimevole storia narrata con un menefreghismo da far accapponar la pelle. Leo si voltò verso suo fratello. Entrambi i ragazzi lo guardavano con estremo interesse ed attenzione, adesso:
‘Ti ricordi mica il nome di ‘sta troietta?’ chiese Derek. Leo increspò la fronte pensandoci un attimo:
‘E’ una dell’ultimo anno’ Cindy’ qualcosa’ tipo Rinn, Real” disse ”no Reed, Cindy Reed, perché?’ chiese incuriosito, adesso, dai loro sorrisetti sornioni ‘Cos’è, la conoscete?’ pressò. Voleva capire che stava succedendo.
‘Beh, in un certo senso” disse vago Miguel, mentre prendeva il cellulare. Ma che cavolo’?
‘Ciao mamma! Si, senti, Leo dorme qui da me stanotte, domattina lo porto io a scuola, tranquilla” Leo sorrise al fratello esultando solo a gesti, per non farsi sentire dalla madre. Che figata, cazzo!
‘Si, si, non ti preoccupare” Miguel alzò gli occhi al cielo alle raccomandazioni della madre, guardando il fratellino, che rise ”ok, ciao!’ e riattaccò.
‘Domani fai forca, mezza sega, vieni con noi a Beverly Hills, voglio farti conoscere una persona” ma il ragazzino si era fermato a ‘fai forca’.
‘Si, cazzo, si!! E’ miglior compleanno della storia, CAZZO!!’ esultò tra le risate degli altri due. Era al settimo cielo e non riusciva a smettere di sorridere.
Si guardò in mezzo alle gambe:
‘Hey, cagnetta” lei alzò lo sguardo ma col suo cazzo sempre in bocca ‘Io devo andare un attimo a pisciare, ma torno subito, tranquilla! Hehehe!!’ alla ragazza s’illuminò il volto e smise di succhiare per un istante:
‘Padroncino, non hai bisogno di alzarti” attaccò con quel tono sottomesso ed adorante ”sarebbe una scocciatura troppo grossa per te’ stai pure comodo, puoi farlo qui, senza muoverti” continuava con quel cazzo di tono servile che a Leo cominciava ad andare proprio a genio ”sarò felice d’ingoiare tutto quello che vuoi!’ finì la frase spalancandosi la bocca con le dita e tirando fuori la lingua come ad indicargli il cesso più vicino. Il ragazzino guardò suo fratello come a capire se stesse scherzando o che altro. Questi era chiaramente divertito. Gli fece spallucce:
‘Sarebbe un peccato non accontentarla, no?’ Leo tirò indietro la testa e rise. Allucinante, mai vista roba del genere. Guardò di nuovo in basso:
‘Spero che tu abbia tanta sete, cagna! Hahaha!!’ lei, tutta contenta s’infilò di nuovo il cazzo in bocca, ma senza succhiare, in trepidante attesa. A Leo venne spontaneo di farle una sorta di carezza sulla testa, come fosse davvero un animale. Le faceva quasi un minimo di pena, cazzo. Chiaro che questo non gli impedì minimamente di rilassare la vescica e sghignazzare allegramente mentre la guardava contenta riempirsi la pancia di vomitevole piscio.

7 Marzo

‘Guarda che sei stata tu a dirmi di spargere la voce!!’ disse Sullivan sulla difensiva.
‘Con circospezione Kyle!’ replicò Cindy un po’ aggressiva. Lui alzò gli occhi al cielo mentre finiva di pisciare. Erano nel solito cesso. La campanella di fine ricreazione era già suonata e lei aveva ancora qualche filo di sborra che le colava giù dal mento, regalino di un generoso ‘cliente’.
‘Non me lo ricordavo che quei due sono amici di tuo fratello, ok!?!’ lei lo fulminò con lo sguardo.
‘E dai, la stai facendo lunga per niente Reed, pagano, no? Quale cazzo è il problema se ti usano a casa oltre che a scuola?’ le disse allargando le braccia con l’uccello che gli penzolava in mezzo alle gambe, in bella vista. La ragazza era scossa da brividi di rabbia:
‘E quell’altro idiota di classe mia?’ ribatté ‘Ti è sfuggito il fatto che era nella mia STESSA CLASSE!?’
‘Non gliel’ho detto io, genio! Guarda che i ragazzi parlano e la voce si è sparsa ormai!’
‘Vaffanculo, Sullivan!’ ringhiò lei. Lui alzò un sopracciglio e le sorride:
‘Mamma mia quanto sei frigida Reed” le disse facendosi molto vicino ”ti devi rilassare un po” secondo me ti ci vuole una bella scopata!’ concluse con le mani sulle sue cosce.
Lei colta sul profondo gli tirò una sberla. Silenzio per un paio di secondi.
Il ragazzo si toccò la guancia. Poi la rabbia gli si dipinse sul volto. Digrignando i denti la spinse alla parete e le fu addosso.
‘No, ti prego, mi dispiace” gli disse lei pentita ed ora impaurita dalla sua veemenza. Non era certo la sua prestanza fisica a spaventarla, era minuto, ma il suo sguardo.
‘Fai tutte queste cazzo di storie da principessa viziata!’ le sibilò ‘Sei una troia, te lo vuoi ficcare in testa?! Una troia!!’ continuò col suo corpo premuto su di lei, una mano le teneva una delle sue mentre l’altra sguisciò sotto la gonna. Cindy cercò di respingerlo con la mano libera, maledicendosi per non aver messo i jeans, ma quando le dita del biondino le toccarono le mutandine si sentì mancare in parte le forze.
‘Senti qua, sei tutta bagnata! E’ perché succhi tutti quei cazzi!’ le disse ora più calmo e divertito ‘Scommetto che ti spari ditalini a ripetizione, eh!?’ continuò ad umiliarla ”ma non ti basta, vero?’ le sue dita ormai giocavano con la sua figa e scosse di piacere la attraversavano ”hai bisogno di un bel palo duro tra le cosce” concluse infilando appena la punta di un dito, spietato. Il respiro di lei divenne affannoso e la sua forza di volontà venne meno. Guardò in faccia il ragazzo, a pochi centimetri da lei e socchiuse le labbra, avvicinandosi per baciarlo. Lui scostò il viso rivoltato.
‘Che schifo! Io non te la bacio quella bocca, l’hai succhiato a mezzo istituto, vuoi che ti vomiti in faccia, cazzo!!’ le disse e se anche la cosa l’avesse ferita, e profondamente, le dita di Kyle continuavano a darle un piacere maledettamente insoddisfacente, torturandole la fregna. Lei mugolò al limite della tensione:
‘No Reed, se vuoi che ti scopi ti metti a pecora come la troia che sei” le disse con la solita arroganza e sicurezza assolutamente sproporzionata alla sua giovane età ”e ti fai chiavare a gambe aperte” concluse.
‘Kyle’ ti prego” gli sussurrò. Il ragazzo sorrise e, lentamente, si staccò da lei, appoggiandosi alla parete di fronte e prendendo a menarsi il cazzo.
‘mmmm’ quant’è duro, Cindy” le disse con un sorrisetto decisamente crudele ”è davvero un peccato farsi una sega” scrollò le spalle ”ma se è quello che vuoi” prese a menarselo più forte ”mmmm’ se me lo chiedi gentilmente, dopo te lo faccio leccare, hehe” aggiunse perfido e Cindy cedette.
‘Va bene’ va bene” urlò quasi disperata sfilandosi le mutandine da sotto le gonna e sporgendosi in avanti fino ad appoggiare le mani sulla tazza del water.
‘Ecco! Contento? Dai, non ne posso più!’ sentì le mani del giovane alzarle la gonna e palparle il culo:
‘Che cosa sei, Reed?’ le chiese allegro ed impassibile, come al solito.
Cindy aveva la faccia a pochi centimetri dalla seduta del cesso. Buttò giù anche l’ultima oncia d’orgoglio che le era rimasta e disse:
‘Una troia” come finì di dirlo il fiato le si spezzò. Kyle l’aveva riempita di colpo. Non con violenza ma con decisione. Dio che meraviglia’
‘Brava Reed’ ce ne hai messo per capirlo, eh?’ si complimentò sbruffone ‘Lo sappiamo tutti qui a scuola, ormai” aveva cominciato a sbattersela e a lei non pareva il vero ”mancavi solo tu” il piacere che il ragazzo provava era evidente dal suo tono di voce: quella scopata era un fottuto portento, per entrambi. Lui, però non si limitava a chiavarla:
”ti piace il mio cazzo, eh?!’ continuò imperterrito a tormentarla verbalmente. Lei non poté fare a meno di rispondere tra i gemiti un debole ‘siiiii” incalzava, spingere e godeva il giovane ‘E lo sai perché?’ lei non rispose, stavolta, godeva troppo ”perché le troie hanno tutte bisogno di essere scopate’. aaahhhhh’. per godere’.’ continuò Kyle mentre, con sempre maggiore velocità la penetrava fiero, col bastone di marmo.
In fondo alla tazza Cindy vedeva la schiuma del piscio del ragazzo, giallastra e disgustosa. L’odore era nauseabondo, ma niente avrebbe potuto rovinare quell’orgasmo che le stava montando, spinta dopo spinta. Erano quasi otto mesi che non scopava e ora si chiedeva per quale motivo avesse aspettato tanto, non aveva il minimo senso! Otto mesi, cazzo! Perché?!!
Prima c’era stata la perdita dei soldi, degli amici e del ragazzo, poi i mesi di odio e chiusura al mondo intero, poi i cazzi da succhiare e quella che era la soluzione più logica e ovvia per alleviare lo stress le era sfuggita, cazzo! Perché? Otto mesi sprecati!
Ansimavano entrambi, come bestie, in quell’amplesso dalla durata piuttosto breve ma dall’intensità inenarrabile. Neanche a volerlo, vennero quasi allo stesso momento tra gemiti da scrofa e virili grugniti baritonali. Cindy provò quella beata sensazione, quell’esplosione di felicità istantanea in cui non hai alcun pensiero razionale se non il sano ed orgasmico sollazzo.
Kyle le rimase dentro, oscillando il bacino fino all’ultimo, ad assaporare ogni istante. Cindy aveva avvertito chiaramente il suo sperma riempirla e la sensazione era stata talmente bella. Lo sentì uscire da lei col fiato grosso:
‘Aaahhh, cazzo che scopata!’ commentò. Lei si tirò su e lo vide appoggiato alla parete opposta, con un sorrisetto soddisfatto mentre ripigliava fiato. Esausta, si sedette sulla tazza. Tutta la tensione, la rabbia e la frustrazione accumulate in quelle settimane se n’erano andate con quella benedetta esplosione. Pouf! Sparite, come non ci fossero mai state.
‘Stai da dio, eh?’ le chiese sbruffone. Lei non poté fare a meno di sorridergli ed annuì. Lui ridacchiò:
‘Te l’avevo detto, no?’ lei scosse la testa.
‘Certo che potevi essere anche un po’ più gentile” borbottò. Un ghigno e:
‘No.’ fu la tagliente risposta ‘T’ho trattata come una troia” continuò con semplicità lacerante, poi aggiunse ”e ti è piaciuto, ammettilo!’ lei abbassò lo sguardo, imbarazzata, ma non gli rispose. Lo sentì ridacchiare:
‘Sai di meritartelo, vero? Hehehe!’ inghiottì e dopo qualche secondo:
‘Per quanto mi costi ammetterlo, finora hai avuto ragione” gli disse piano ‘su tutto” continuò e lui sorrise tronfio:
‘Modestamente” disse allegro. Lei tornò a guardare in basso:
‘Pensi davvero che io sia una troia?’ gli domandò. Lui sbuffò divertito:
‘Si’ e lo sai benissimo anche tu” le rispose senza troppe cerimonie, poi concluse col perfido appellativo ”troia” seguito da una risatina di scherno.
Lei inghiottì di nuovo e rimase in silenzio per alcuni secondi, poi alzò di nuovo lo sguardo. Il ragazzo non si era mosso. Il cazzo moscio gli gocciolava ancora, dalla patta aperta.
‘Kyle” attaccò guardandolo negli occhi con un tono più dolce e persino vulnerabile, un lato di lei che il biondino che le stava davanti aveva visto ben poco per dire la verità ”ti andrebbe di scoparmi ogni tanto?’
Il ragazzino non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. Si staccò dalla parete e le si avvicinò, fino a metterle una mano sulla testa:
‘Si può fare, troia” le disse e le spinse la faccia sull’uccello, come di consueto, per farselo ripulire. Cindy attaccò a leccare la poltiglia appiccicosa che lo ricopriva ”a una condizione però!’ lei alzò lo sguardo ed aggrottò la fronte:
‘Quale?’ Lui sorrise:
‘La tua fregna è solo mia.’ le disse ‘Puoi sbocchinare chi ti pare ma quel buco è proprietà privata.’ si guardarono, lui dall’alto, lei dal basso.
‘Ci stai, troia?’ chiosò lui. Cindy non poté notare l’uso ossessivo di quel volgare ‘soprannome’ ma non protestò. Dopotutto era solo un gioco delle parti per eccitarsi a vicenda e la condizione che le aveva imposto non era poi così irragionevole. Gli sorrise e:
‘Ci sto!’ anche lui sorrise, in maniera forse meno malvagia stavolta. Lei riprese a leccare. Prima il pene, ormai quasi pulito, poi lo scroto. L’aria in quel cesso era irrespirabile, ancor più col naso appiccicato ai genitali sudaticci di un adolescente. Lui le teneva la mano sulla testa e dopo qualche secondo di quel sevizietto buttò là:
‘Lo sai, troia, ho come la sensazione che il nostro piccolo accordo continuerà anche dopo la fine dell’anno” forse tra il serio e il faceto, difficile dirlo.
La ragazza non sapeva cosa rispondere a quella provocazione o qualunque altra cosa fosse. Era più facile continuare a leccare, ancora, ancora e ancora’ Kyle cominciava ad avere un sapore’ così dolce’

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