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Racconti Erotici Etero

La giarrettiera magica

By 20 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Un pomeriggio, in casa di amici , conobbe Dorotea, la bella donna di cui tutti parlavano, dai capelli lunghi e neri come la pece e gli occhi verdi dal taglio obliquo.

E subito scoprì , con raccapriccio, di aver incontrato il suo assassino (quello che prima o poi tutti ci troviamo di fronte), a meno che non fosse riuscito a possederla.

Perché iniziò a desiderarla subito, con un’ansia spasmodica che gli avvelenava i sensi e la vita, gli impediva di respirare, se solo pensava a Lei.

Tentò in tutti i modi di conquistarla, la inondò di fiori, gioielli, e quant’altro potesse desiderare una donna : nulla servì a fargli raggiungere lo scopo.

Era la prima volta che una femmina gli resisteva e con tanta ostinazione.

Alta e maestosa, avvolta in lunghe vesti di stoffe preziose, si rifiutava anche di riceverlo, lasciandolo fuori, nella strada, come un mendicante, ad aspettare un gesto di invito che ne era sicuro, non sarebbe mai arrivato.

Le sue erezioni, al solo pensiero dei riccioli bruni che dovevano ricoprirLe il pube, come un triangolo di setosa pelliccia, diventavano sempre più frequenti.

E il finirsi da solo era umiliante, ma in nessun sesso femminile che non fosse il Suo avrebbe potuto riversare il seme.

Più lei insisteva a rifiutarlo, più lui si accaniva a desiderarla .

Ridendo calpestava la sua dignità, riduceva in briciole il suo orgoglio di maschio; intuiva che, se non fosse riuscito ad averla, la sua virilità sarebbe finita in cenere.

Così , ridotto alla disperazione, andò da Jenny la strega , una maga potente che operava infallibili incantesimi.

Jenny viveva nella palude, dentro una palafitta, ricoperta di vesti stracciate, aveva strani occhi viola da pazza, simboli incomprensibili disegnati sul corpo con l’henné e intorno alle braccia teneva attorcigliati due serpenti di fiume.

Le chiese di operare una magia, la più potente che conoscesse, per far sì che la bella orgogliosa cedesse finalmente alle sue voglie.

-Ricordati- mormorò la strega – a volte gli Dei ci puniscono concedendoci quello che desideriamo di più al mondo’-

-Io voglio Lei, Dorotea, e sono disposto a tutto, pur di averla-

-Allora, se il tuo desiderio &egrave veramente così forte , ti darò la giarrettiera bianca; piacerà molto alla tua Dea, con questo fiocco di seta candido come la neve, come la sua pelle’

Quando la indosserà ( e sarà costretta a farlo) io opererò la mia magia , attraverso di lei.-
Detto questo, lo congedò e l’uomo non si accorse che i serpenti , accarezzando con la lingua fredda e sottile le labbra della Maga , ridevano alle sue spalle.

Ritornò con il dono alla porta di Dorotea; stranamente questa volta fu ricevuto e fatto accomodare nello stesso salotto dove aveva visto passare tanti ospiti , durante i suoi appostamenti.

Lei arrivò, altera e sdegnosa, come sempre; lui , tremando, estrasse dalla tasca la giarrettiera bianca e gliela porse, in silenzio.

La donna lo guardò , con aria interrogativa , poi:

-Volete forse che la indossi di fronte a voi? Siete audace, signore, davvero, bene eccovi accontentato…-

Alzò una gamba appoggiando la punta del piede ad una bassa seggiola, e lui vide la perfezione, sotto il candore delle calze.

La sua erezione fu immediata e dolorosa, tanto era tesa la pelle sul fallo eccitato.

Poi Dorotea prese dal tavolo la giarrettiera, e la fece scivolare lentamente lungo la gamba, fin sopra il ginocchio.

L’uomo non seppe resistere e si gettò su quella gamba e sul fiore di seta, mormorando parole senza senso.

Allora la donna lo respinse con malagrazia e sfilato il candido eccitante ornamento glielo gettò addosso, prima di scomparire per la stessa porta dalla quale era entrata.

Rimase lì, con l’impalpabile oggetto in mano, finch&egrave non ricordò le parole di Jenny, la strega:

-Opererò la mia magia attraverso di lei’-

Così, spinto da una volontà superiore, passò più volte la giarrettiera attorno al fallo eretto; poi la strofinò sulla punta , violacea e congesta, ripetutamente, perché vi restasse il suo odore.

In questo modo la sensazione di piacere divenne intollerabile, dovette masturbarsi, e venne quasi subito, sporcandosi i pantaloni con l’abbondanza del suo seme.

Il nastro con il candido fiore come per magià non fu toccato dal suo sperma.

Si ricompose ripulendosi alla meglio e , preso un foglio di carta dallo scrittoio, vergò queste parole, sicuro che le sue sofferenze d’amore fossero finite:

-Ho avvolto la giarrettiera sul mio sesso, che spasima per Te; vi ho lasciato il mio odore e quello del mio seme che avrei voluto spargere nel Tuo ventre.

Ho operato una magia , non potrai fare a meno di indossare il mio dono e quando lo farai
io lo saprò, perché il fallo mi si indurirà e la Tua fica smanierà di averlo dentro, anche se sarò lontano chilometri.

Ora sono certo che ti avrò, né io né te potremmo più evitarlo, neppure se volessimo’-

Sul foglio, che appoggiò in bella vista sul tavolo, lasciò il bianco fiore di seta.

Infatti , dopo circa due ore, sentì una violenta fitta di piacere all’inguine e seppe che Dorotea in quel preciso momento si era infilata la giarrettiera.

Allora corse da lei: la donna venne ad aprirgli, smaniosa ed eccitata, e fecero l’amore come a nessuno dei due era mai capitato prima.

Dorotea si perse in un mare di piacere, che la lingua, la bocca e il fallo instancabile dell’uomo sapevano procurarle.

Lui era finalmente arrivato al Nirvana dei sensi, quello che da troppo tempo sognava, perché Lei era veramente il massimo che un uomo potesse desiderare.

Ma ‘giorno dopo giorno Dorotea continuò ad indossare la giarrettiera magica, non ne aveva mai abbastanza di quel sesso che la penetrava in ogni orifizio con tanto vigore’

Così in breve tempo l’uomo si ammalò di consunzione e morì .

Le ultime parole che sentì , prima di sparire nel Grande Buio, furono quelle di Jenny la Strega:

-Attento, a volte gli Dei ci puniscono concedendoci quello che desideriamo di più al mondo-.

Io la conosco, Jenny, se volete , vi accompagno da lei’.

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