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Racconti Erotici Etero

La leonessa di Brescia

By 14 Agosto 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ una giornata nebbiosa, e tutto &egrave avvolto dal silenzio ovattato di Venezia. Arrivano due coppie di studenti universitari negli uffici del Commissariato. Una denuncia di routine, i ragazzi appaiono intimiditi dal posto , dalle divise, le ragazze si presentano più spavalde, arroganti, provocano.
Non ottengono reazioni, sono visibilmente a disagio, giocano una nuova carta, prettamente femminile, vogliono vincere, vogliono un trofeo, una divisa, vogliono sedurre, mostrare il loro potere. Il potere che hanno sulle labbra, in mezzo alle gambe.
E’ un sottile gioco di sguardi, di doppi sensi e di ammiccamenti, mentre il suo ragazzo non si accorge di nulla, o forse chissà, quello che si innesca tra me e Lei.
Mi guarda, mi rivolge domande sciocche solo per provocarmi, assume un atteggiamento improvvisamente infantile per mettere in mostra le sue curve, chiede di andare alla toilette, che si trova nell’altra ala dell’edificio, lontana. ‘Mi vuole accompagnare?’ una richiesta gentile, gli altri ancora troppo impegnati ad elencare tutti gli oggetti rubati.
Troppo facile dire di si, e seguire con la coda dell’occhio i movimenti sinuosi di quel corpo da gatta; ‘Sai io sono di Brescia, e mi sposerò con il mio ragazzo a settembre, &egrave già tutto pronto’. Conversazione banale, come la risposta ‘Bravi, proprio una bella coppietta, ma siete molto giovani, da quando state insieme?’. Un sorriso, una mano che solleva rapida la gonna e mostra le gambe velate dai collant fino alla vita, senza slip, ‘da quando ho imparato ad usare questa’ e un sorriso a metà, un labbro che si morde.
Il cuore batte, e apro la porta che dà sull’antibagno del Commissariato; una rapida occhiata, &egrave pulito per fortuna, la donna delle pulizie ha già fatto il suo giro. Giro lo sguardo e lei ha già richiuso la porta alle sue spalle e mi guarda fisso negli occhi, mentre si solleva la gonna e si infila una mano nei collant.
‘Mi aiuti, per favore?’, guardandomi sempre negli occhi, con uno sguardo da bambina golosa e perversa. Mi avvicino , guardo la maniglia della porta, allungo la mano, lei la afferra e la infila in mezzo alle sue gambe. E’ calda, morbida e liscia, bagnatissima, pulsante.
Mi avvolge un braccio intorno al collo e mi offre la sua bocca splendida, le sue labbra tumide dischiuse, la lingua che cerca la mia. E’ un attimo. Mi risucchia l’anima, mentre si infila le mie dita dentro, in quel lago di miele che &egrave la sua figa. La sua mano cerca la zip dei pantaloni, la trova e ci si infila.
Me lo prende, già duro da un po’, e tiratolo fuori lo guarda rapita; ‘E’ grosso!, dice con una voce quasi da bimba! Molto grosso! Molto più grosso di quello del mio ragazzo! Lo sapevo! ‘ e con un movimento unico si china e lo appoggia sulla sua lingua, lo tiene lì fermo un attimo, davanti alle sue labbra, per poi farlo entrare a poco a poco on bocca.
Usa solo la bocca, ha le mani occupate sotto di lei, ha da fare in mezzo alle sue gambe. Si muove aritmicamente, sembra non respirare, geme, &egrave totalmente assorta da quel magnifico pompino, cos’ come io sono squassato dalle sensazioni forti di quel risucchio profondo e così forte.
Si fera all’improvviso, le sue guance sempre pallide sono rosse come il fuoco, la sua voce &egrave diventata calda e profonda, anche se vibra dall’eccitazione; ‘non aver paura, sono sanissima e pulita, sai? E ho anche un buon sapore, vuoi provare?’, e così dicendo alza una mano, con le dita luccicanti dei suoi umori, avvicinandole alle mie labbra. ‘Sì, hai ragione, sei dolcissima, riesco appena a dire e già lei &egrave in piedi, di fronte a me le dita dell’altra mano fra le mie labbra e le sue, la sua lingua che mi chiama, un bacio profondissimo.
Mi afferra e si gira voltandomi le spalle, trovandosi davanti al lavandino. E’ un attimo; il suo culo rotondo e meraviglioso, bianchissimo, si mostra da sotto la gonna, e mostra un buco nei collant che prima non c’era, da cui sporge il rosa della sua figa; Lei mi guarda, con occhi che sanno di paradiso, e mi sussurra ‘Vieni da me’, mentre si piega in avanti sul lavandino, spingendo il suo culo verso di me.
Il cuore in gola, le tempie martellano; sono nel cesso del commissariato, in piena mattinata e con una porta non chiusa a chiave che mi separa da tutto il mondo, dai colleghi, dai superiori, da tutto. E lei &egrave lì a un velo da me, sento il calore del suo desiderio con la punta del mio cazzo. E’ un attimo, le appoggio le mani sui fianche, mi chimo per baciare la sua bocca, assaporo la sua lingua lunga e roteante nella mia bocca per qualche secondo, mentre il mio uccello sfiora la sua fighetta e lei vibra tutta per l’eccitazione.
Poi mi raddrizzo di colpo, entrandole tutto dentro con un colpo solo. E’ stretta, stretta e pulsante. Ma tanto bagnata da far passare allegramente tutto il mio amichetto, fino in fondo.
La sento che per un attimo si contrae, come a sfuggire da quella improvvisa penetrazione, ma &egrave solo un attimo , poi un colpo di reni deciso, mentre si morde il labbro inferiore tra i dentie stringe i pugni, con le braccia strette vicino al corpo. Un solo movimento, e comincia a tremare singhiozzando ‘Dio, Dio, siii così’.
Si appoggia al lavandino, sento che le sue splendide gambe non la stanno più reggendo bene come prima, ma ora sono io a sentire il desiderio che mi cresce dentro. Le allargo ancora di più le gambe, sollevandogliene una di lato, infilandomi a incrocio tra le sue gambe. Vedo dai suoi occhi che così le arrivo davvero in fondo. E’ paonazza, strabuzza gli occhi sempre di più, dopo ogni mio affondo dentro di lei. Stava godendo, forse pensava che mi fermassi. Ma io non mi fermo, anzi le carezzo il clitoride con il piatto del palmo della mano, per poi titillarglielo delicatamente tra due dita, strapazzandoglielo dolcemente approfittando di tutto il suo miele che cola da tutte le parti ed ha imbrattato i suoi meravigliosi collant fino a mezza gamba.
Lei si muove totalmente scoordinata, le trema l’unica gamba appoggiata a terra, mi guarda cercando di comunicare qualcosa che non riesce ad esprimere a parole, geme e singhiozza, ha il respiro affannoso e pesante. Una due, tre quattro contrazioni profonde e fortissime, poi una lunga serie di contrazioni una dopo l’altra, il suo intero corpo che si piega, attraversato da un fremito fortissimo, che fa tintinnare il suo pendente sul fondo del lavandino, Mi graffia senza nemmeno accorgersene il braccio e poi si morsica la mano per trattenere un grido , che le si soffoca in gola.
Per un attimo si artiglia a me con la gamba, avvinta dietro alla mia schiena, quasi a volermi ancora più a fondo, e io la assecondo con un potente colpo di reni, stringendo contemporaneamente il suo clitoride.
E tutto si ferma, con una nuova serie di contrazioni al suo basso ventre che le fanno perdere totalmente il controllo. E’ ancora in piedi perché la sto tenendo io , le sue gambe sono contratte, tremano, lei ha gli occhi chiusi e la bocca aperta, un sorriso meraviglioso stampato sotto a due guance rosso fuoco.
Una voce nel corridoio, mi stanno chiamando, mi sfilo immediatamente da lei, che istintivamente si abbassa la lunga gonna. Un’occhiata, niente di più, e mentre io faccio scorrere l’acqua dal rubinetto lei si bagna il viso.
Rispondo al collega ‘Carlo, sono in bagno. La signorina ha avuto un mancamento e si sta riprendendo con un po’ di acqua fredda. Arrivo subito’.
Carlo risponde tranquillo, hanno finito la denuncia e la aspettano per la firma. Lei mi guarda con gli occhi sbarrati. ‘Tranquilla leonessa, va tutto bene, vedrai, e la bacio dolcemente sulla guancia.’
Lei sorride e mi fa l’occhiolino ‘Leonessa? Perché sono di Brescia?’ e ride, vedendomi alle prese con il mio amichetto che di ritornare nei pantaloni non ha proprio voglia, e non passa più dalla zip.
‘La divisa fa terribilmente sexy, ma sembra poco comoda, soprattutto con un attrezzo del genere’.
‘Ha qualcosa che non va?’ chiedo io dubbioso?
‘Dovevo trovarlo prima, almeno prima di impegnarmi con quell’altro, tanto più piccolo e fragile’, dice lei ridacchiando.
Poi guardandomi seria negli occhi ‘Ma ora io con voi due ho un debito enorme’che forse so come pagare, visto che domani i ragazzi vanno via per qualche giorno’ti voglio ancora’da morire’.
‘Anche io’ rispondo, manifestando l’ovvietà delle mie parole..’Anche noi’ aggiungo poi sorridendo’ma non so nemmeno il tuo nome’
‘Sono di Brescia, Brescia centro’chiamami Leonessa’

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