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Racconti Erotici Etero

La libertà oltre la soglia di casa

By 23 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ramona e Filippo si erano sposati a 28 anni, ma stavano insieme da quando ne avevano 14. Erano la classica coppia che si era conosciuta a scuola e poi, complice anche la vicinanza tra le loro abitazioni, aveva continuato a frequentarsi finché non era scoccata la scintilla.
Avevano fatto tutto insieme, soprattutto le prime esperienze sessuali, erano cresciuti insieme sotto ogni punto di vista.
A volte lei provava un po’ di invidia nei confronti delle amiche che raccontavano di rapporti frizzanti, eccitanti, fatti di nuove esperienze, di sesso dolce e di sesso brutale, selvaggio, mentre lei si era rassegnata quasi subito alla staticità della vita sessuale imposta da Filippo. I loro rapporti si svolgevano solo a letto, alla missionaria o a pecorina, con scarso interesse nei confronti dei preliminari o di altre posizioni, ma anche di qualsiasi cosa che rompesse la routine. Filippo l’amava, ma concepiva il sesso come un atto mirato a ribadire il possesso della donna, più che come la sublimazione del rapporto di coppia.
Come se non bastasse, era un marito molto geloso. Troppo geloso. E Ramona iniziava a soffrire di questo. La sua mente vagava spesso nei ricordi di fantasie che aveva represso così a lungo da pensare di averle addirittura dimenticate. Così, spesso, approfittava del bagno come di un luogo intimo in cui masturbarsi come puro atto meccanico, come valvola di sfogo per il ribollire di sensazioni di cui sentiva il bisogno ma che non riusciva a provare.
Nel momento in cui i due si erano resi conto che il loro budget familiare aveva bisogno di essere supportato non solo dal lavoro di lui ma anche da quello di lei, avevano valutato varie soluzioni ma nessuna era andata a buon fine per l’opposizione di Filippo, non disposto a mandare Ramona in un luogo pieno di uomini che potessero concepirla come una possibile preda.
D’altra parte, ciò sarebbe stato inevitabile. Per quanto l’abbigliamento di Ramona fosse molto castigato perché sottoposto al controllo di lui, le sue curve erano tali da non passare inosservate.
Alta 1,70 mt, aveva ereditato da sua madre la corporatura snella e dalla nonna un seno davvero splendido, una quarta misura piena, soda, che era diventata la sua maledizione visto che Filippo voleva evitare in ogni modo di esporla.
Come se non bastasse, il suo profilo sinuoso era completato da dei fianchi leggermente larghi che però erano abbinati ad un sedere che messo a pecorina dava le stesse emozioni di una grande opera d’arte. Per contro, Filippo era abbastanza inconsistente come uomo, cosa che tutte le amiche di Ramona avevano sempre cercato di farle capire, spingendola a cercare di meglio. Ma l’amore per quell’uomo di mezza altezza, perennemente imbronciato, fisicamente in declino già a soli 35 anni, aveva prevalso.
Ramona avrebbe tanto voluto iniziare a lavorare, per avere un’opportunità di espressione in un mondo che era costretta a vivere passivamente tramite il filtro del marito. Ma non le era stato consentito.

Fu, dunque, una sorpresa quando, una sera, durante la cena, Filippo fece una proposta inaspettata.
‘Sai che Remo si &egrave deciso a prendere una persona che lo aiuti per la casa?’.
Remo non era altro che un condomino della palazzina popolare in cui la coppia abitava. 68 anni, era rimasto vedovo da due ed era benvoluto da tutti per la sua gentilezza e cortesia. Un uomo d’altri tempi, era il modo in cui spesso veniva definito. Da tempo non aveva più alcun rapporto con la figlia, che molti del palazzo non avevano mai visto, dato che da anni non si faceva più vedere. L’unica persona che gli era rimasta era quello che lui chiamava ‘nipote’ ma che altro non era che il figlio di suoi carissimi amici e che ogni tanto passava a salutarlo. E spesso, in queste visite, insisteva perché Remo, che comunque godeva di una discreta pensione, si facesse aiutare da qualcuno per la casa o che ne scegliesse una più piccola, più gestibile. Ma di cambiare casa non se ne parlava, quello era l’ultimo ricordo di sua moglie e non voleva lasciarlo.
‘Speriamo trovi una brava persona’, commentò Ramona con grande sincerità. ‘Mi auguro che non trovi nessuna che se ne approfitti’.
‘Appunto, era proprio a questo che stavo pensando – replicò Filippo – Penso che a lui faccia più piacere una persona conosciuta piuttosto che una di cui non sa nulla. E poi lui non ha eredi”
Con gli anni e con l’aggravarsi della loro situazione finanziaria, Filippo era diventato molto più cinico ed opportunista, cosa che a Ramona non piaceva affatto.
‘Non ti seguo’, gli rispose lei.
‘Perché non vai ad offrirti tu? Volevi lavorare no?’.
Ramona capì al volo il pensiero del marito: da un lato c’era la folle idea di una eredità da conquistare, dall’altra la convinzione che un uomo di 68 anni fosse un pericolo molto minore per l’integrità di sua moglie. Era un ragionamento che non condivideva ma se non altro le dava la possibilità di uscire da quella casa.
‘Può essere una possibilità’.
‘Bene – rispose lui con un sorriso – perché gli ho già parlato, abbiamo discusso anche del compenso e ti aspetterebbe domattina’.
Ramona non ebbe il coraggio di criticare il comportamento del marito.
Quella sera lui la fece stendere sulla schiena e lasciandole la mutandina su una sola coscia, la montò con la solita routine, che per Ramona consisteva nel dolore di una penetrazione senza eccitazione e che quella volta, purtroppo, durò più a lungo del solito.
Il mattino seguente lei si presentò da Remo, che su espressa volontà di suo marito, chiamava ‘Signor Remo’, in modo da tenere le distanze.
‘Per favore, non chiamarmi più così – le disse dopo una breve chiacchierata – almeno quando sei qui chiamami per nome o mi farai sentire più vecchio di quanto io non sia già’.
Non aveva dubbi che frequentare Remo avrebbe migliorato la sua qualità della vita: Ramona apprezzava quell’uomo così gentile, che per uscire a fare una passeggiata indossava la giacca e la cravatta.
A volte, rincasando, Remo le portava un fiore o altri piccoli pensieri senza alcun tipo di motivazione. Tranne una.
‘Mi spiace Remo, ma io non posso portarli a casa – mio marito impazzirebbe’.
‘Scusami tu – le rispose – ma se vuoi puoi tenerle qui. So che rischio di essere inopportuno ma lo facevo per mia moglie e questi piccoli gesti mi fanno sentire vivo. Spero non ti dispiaccia’.
Ramona avrebbe voluto abbracciarlo ma si trattenne. Adorava quell’uomo.
La sua casa testimoniava una storia intensa, fatta di fatica, di sacrifici, ma anche di soddisfazioni. Queste, però, non poteva più condividerle con nessuno.
Un giorno, Ramona ritirò la posta e notò che un plico era danneggiato, la carta imbottita era strappata in un angolo ma per fortuna la rivista all’interno era integra.
Tuttavia, nel riordinare l’appartamento, oltre a quotidiani e copie della Settimana Enigmistica, non aveva mai trovato riviste e ciò la incuriosì. Sbirciò all’interno della busta per quanto riuscisse a fare e rimase allibita trovandosi ad osservare il seno prosperoso di una giovane donna ritratta in copertina mentre dietro di lei si vedeva il petto di un uomo che la teneva per i fianchi.
Remo abbonato ad una rivista porno? Ci pensò un attimo e poi la sua sorpresa scemò: evidentemente lui aveva ancora pulsioni sessuali che in assenza della moglie no sapeva come soddisfare. In effetti non ce lo vedeva proprio Remo con una prostituta.
Quel pensiero, però, la toccò nel profondo. Era la prima volta che vedeva Remo come un uomo e non come un anziano vicino.
Riprese a pulire l’appartamento e pochi minuti dopo Remo rientrò. Come sempre le porse un fiore, una semplice margherita colta durante la sua passeggiata.
Si tolse la giacca e notò la posta arrivata. Lei con la coda dell’occhio lo teneva sotto controllo e non le sfuggì l’espressione soddisfatta dell’uomo quando vide la busta contenente la rivista.
La prese e si avviò verso il bagno.
Ramona ebbe un sussulto quando nella sua mente balenò l’idea di spiarlo. Fu a lungo combattuta sul da farsi, ma alla fine cedette al suo impulso e senza fare rumore si posizionò davanti alla porta del bagno, appoggiando l’occhio al buco della serratura.
Remo era in bella vista, di profilo, seduto sul water: mentre con la sinistra teneva la rivista aperta sulla pagina che mostrava una mora dalle curva abbondanti in una pecorina con bella vista sul buco del culo, con la destra si teneva il cazzo, che però non sembrava volerne sapere di animarsi.
Continuò ad insistere e dopo poco Ramona vide materializzarsi una cappella rossa al termine di un cazzo non di grandi dimensioni ma che sembrava molto duro. Remo si sputò sulla mano per poi bagnarsi la cappella e ricominciare a menarselo sempre più velocemente, ogni tanto buttando indietro la testa a testimoniare il suo godimento. Finché, all’improvviso, non si alzò e compiuti un paio di passi si mise davanti al lavandino. Puntò il cazzo verso di esso e aumentando il ritmo della sega per quanto potesse, esplose nella tanto attesa eiaculazione.
Quando il cazzo fu ormai un pezzo di carne penzoloni, Remo lasciò la rivista per terra ed appoggiò entrambe le mani sul lavandino, concedendosi qualche istante di riposo.
Ramona era stupita, ma anche molto eccitata da ciò che aveva visto. Tanto da non rendersi neanche conto di aver messo la mano tra le gambe.
Si rialzò rapidamente e si allontanò senza fare rumore.
Quando Remo uscì dal bagno, lei stava finendo di sistemare la cucina. La scena di Remo che si masturbava non fu facile da dimenticare ed infatti Ramona non ci riuscì. Anche perché dimenticarla era l’ultima cosa che voleva fare. Le si era materializzato sotto gli occhi un uomo che aveva bisogno di sesso per soddisfare il suo desiderio e non per sentirsi maschio, marito o compagno.
Questo lo rendeva, improvvisamente, insieme a tutte le altre caratteristiche che già conosceva, una persona decisamente molto più interessante di suo marito.

Due giorni più tardi, Ramona tornò da Remo, ma stavolta non riuscì ad essere efficace come sempre nei suoi lavori domestici. Teneva sempre d’occhio il padrone di casa, come se dovesse fare qualcosa da un momento all’altro. Finché successe.
Vide Remo andare nel bagno e dopo pochi secondi era nuovamente lì, in ginocchio, a sbirciare dal buco della serratura. Come previsto, Remo prese la rivista, lasciata sotto una pila di vecchie settimane enigmistiche in modo da non poter essere notata, ed iniziò nuovamente a masturbarsi.
Ramona si godette lo spettacolo imponendosi di non masturbarsi, anche se il movimento delle sue cosce tradiva il desiderio.
Quando Remo ebbe finito lei lasciò la sua postazione e tornò alle proprie faccende, ma una volta libero il bagno non resistette.
Vi si chiuse dentro, si sedette sul bidet prendendo la rivista da dove Remo l’aveva nascosta ed aprendola alla pagina che gli aveva visto osservare durante la sua sega. Una signorina con un seno spropositato stava succhiando una grossa cappella che spuntava dalle sue mammelle mentre un uomo dal fisico palestrato si stava godendo la spagnola stringendo le tette di lei intorno al suo cazzo.
A Remo, dunque, piacevano le porcate’ e questo la fece bagnare ulteriormente. Passava le sue dita tra le grandi labbra per eccitarsi ma non riuscì a trattenersi ed iniziò a torturare il clitoride fino a venire. E, cosa che non le succedeva da molto tempo, il suo orgasmo fu eccezionalmente abbondante.
Da quel momento per Ramona parlare con Remo di sesso diventò un chiodo fisso, ma non riusciva a capire come fare ad entrare in argomento senza ferirlo, senza creare scompiglio. Decise che doveva essere lui a farsi avanti, ma aveva bisogno di un motivo.
Doveva creare l’occasione.
Pulì il bagno e sistemò la pila delle riviste mettendo in cima una di quelle che erano sul fondo, in modo che fosse ben in vista. Poi attese il rientro di Remo con il cuore che batteva come un tamburo.
Quando lui rientrò, lei si comportò come se nulla fosse, finché Remo non andò in bagno. Ne uscì dopo qualche minuto e raggiunse Ramona che stava pulendo la cucina.
‘Scusa – le chiese con la consueta gentilezza di sempre – posso parlarti un attimo?’
Ottenendo la risposta desiderata, l’uomo si sedette al tavolo mentre lei rimase in piedi.
La guardò e come sempre rimase ammaliato dalla sua bellezza e femminilità. La gonna che portava le lasciava scoperto il ginocchio e testimoniava quanto fossero belle le sue gambe, oltre a fasciare un sedere che avrebbe ben figurato sulle riviste che leggeva. Non poteva sapere che quella gonna era stata scelta per lui.
‘Volevo parlarti delle riviste che hai trovato in bagno’, esordì.
‘Ti chiedo scusa – rispose con la recita che aveva preparato – pulendo ho sollevato la pila per spolverare e si &egrave rovesciata, mi spiace’.
‘Non devi dispiacerti – replicò – sono io che devo darti delle spiegazioni’.
‘No, Remo, non ne hai bisogno’.
‘Invece ci tengo – insisté lui – perché non voglio che tu ti faccia un’idea sbagliata. Vedi, io amavo moltissimo mia moglie, che oltre che la donna della mia vita era anche la mia amante. Ho avuto la fortuna che entrambi abbiamo continuato a vivere la nostra attività sessuale fino all’ultimo. Pensa che lo abbiamo fatto poche ore prima che morisse. E adesso sono solo e”
‘Non c’&egrave nulla di male – lo rincuorò lei sedendogli accanto e prendendogli una mano – ogni uomo ha questo bisogno’.
‘Sì, ma io devo sfogarmi con queste riviste, non ho la fortuna di tuo marito – aggiunse lasciando poi una pausa a sottolineare le sue parole – Se anche solo avessi una donna bella come te che gira per casa come può averla lui non avrei bisogno di quelle riviste’.
‘Beh, ma tu mi hai in giro per casa’
‘Scusami, intendevo dire che….’, ma non riuscì a terminare la frase.
‘Cosa intendevi?’ lo incalzò Ramona, sapendo esattamente dove sarebbe andato a finire il discorso ed iniziando a sentire un fuoco tra le gambe, poiché stava per ottenere il risultato sperato.
‘Intendevo che’ lui ti vede anche meno vestita. Perdonami per quello che ti ho detto, me ne vergogno tanto’. Remo era davvero avvilito per quelle parole, ma Ramona si affrettò ad intervenire:
‘Vorresti che io svolgessi i miei compiti’ con un altro abbigliamento?’
‘Oddio, che vergogna, scusami”
Ma mentre Remo si copriva la faccia con le mani per la vergogna, Ramona tirò su la gonna fino a portarla all’altezza delle natiche e, tolto il leggero maglioncino che indossava, sbottonò la camicia fino ad offrire una bella visuale della sua scollatura.
‘Così potrebbe andar bene?’, chiese alzandosi e desiderando di potersi masturbare per quanto quella situazione la stava eccitando.
‘Mio Dio!’, esclamò Remo che da decenni non si trovava davanti una bellezza simile in carne ed ossa.
‘Però deve restare un segreto tra me e te’, aggiunse Ramona più per aumentare la propria eccitazione che per chiarire a Remo che la cosa era decisa.
‘Sei sicura che’ – balbettò lui incapace di distogliere gli occhi dal corpo della donna – io non ho…parole. Sei”
‘Come sono?’, chiese maliziosa girando su se stessa ed offrendogli la visuale della fessura tra le natiche.
‘Scusami’, tagliò corto Remo, avviandosi verso il bagno.
Soddisfatta per aver raggiunto il risultato sperato, Ramona lo seguì e non si fermò davanti alla porta chiusa. La aprì e Remo era sul water con il cazzo in mano stavolta già duro. Accennò una protesta che lei prontamente bloccò.
‘Allora non hai capito! – gli disse dolcemente – Non hai bisogno di nasconderti con me’.
Detto questo si posizionò davanti a lui, tirò ancora più su la gonna a scoprire completamente le mutandine. Le abbassò e spinse in avanti il bacino, offrendogli la visuale e l’odore della fica già umida dall’eccitazione.
Lui la osservava rapito, avvicinò il volto chiudendo gli occhi ed inspirando a fondo estasiato.
‘Puoi toccare se vuoi e puoi’ continuare”, gli disse.
Remo avvicinò la mano ancora incredulo ed iniziò a toccarla e dopo poco riprese a masturbarsi.
Ramona provò una sensazione indescrivibile, lui era sicuramente esperto ma quell’emozione non gli capitava da molto e si muoveva come un ragazzino alle prime armi, come se vedesse una fica per la prima volta, Non resistette a penetrarla con foga ed a toccarle il clitoride, trovandosi presto le dita fradice degli umori della donna, che godette molto rapidamente.
Di fronte all’orgasmo di Ramona, Remo perse il controllo ed eiaculò mentre il suo cazzo puntava verso l’alto. Gli schizzi finirono sulla coscia della donna, che fu ben lieta di sentire il calore del seme di un uomo che la desiderava veramente.
E che poteva offrirle nuove emozioni.
Remo era incredulo per quanto accaduto. Una giovane donna, bella, prosperosa, gentile si era rivelata anche disponibile ad assecondare le sue necessità sessuali. Sembrava un sogno.
Quando uscì dal bagno Ramona aveva ripreso a pulire il soggiorno. Lui si sedette e la fissava, osservava quel corpo provocante senza riuscire neppure ad immaginare quante emozioni avrebbe potuto ancora regalargli.
Lei si accorse del suo sguardo e lo ricambiò con un sorriso.
‘Sei bellissima’, furono le sole parole che riuscì a dire.
‘Grazie, sono felice di piacerti. Eh’ beh, prima ho visto che decisamente ti sono piaciuta’.
‘Era da tanto tempo che non mi veniva così duro subito’, ammise lui.
‘Forse allora dovrei rimettermi come prima’, rispose la donna tirando nuovamente su la gonna e mostrando le mutandine.
‘Mia cara, avessi qualche anno di meno ti farei vedere quanto mi piaci, ma purtroppo i miei tempi di recupero non sono così rapidi’.
‘Hai ragione’, si scusò lei, Sistemando nuovamente la gonna.
‘No, aspetta – la bloccò Remo alzandosi e raggiungendola – secondo me stai meglio senza’. E mentre lo diceva fissandola negli occhi, abbassò la zip posteriore della gonna e la accompagnò giù per i fianchi fino alle caviglie, chinandosi fino a trovarsi nuovamente davanti la fica della donna.
Non riuscì a trattenersi dall’avvicinare nuovamente il naso inspirando con forza l’odore del sesso ancora bagnato di lei.
Ramona era eccitatissima all’idea di girare per casa di un altro uomo semi nuda, sapeva di poter finalmente dare sfogo ai suoi desideri a lungo repressi. ‘Va bene – replicò – ma adesso che ne dici di ricambiare il favore?’
Remo le abbassò le mutandine e tuffò nuovamente il volto tra quella peluria morbida che gli fece immediatamente tornare alla memoria emozioni che non provava da moltissimo tempo. Iniziò a leccarla, come se dovesse degustarla. Finché, passando sul clitoride, percepì il mugolio di Ramona. Decise di soffermarsi in quel punto e quando lei lo implorò di non andare così forte, lui rispose stringendo le natiche con le mani ed affondando ancora di più il suo viso contro la fica ed aumentando il ritmo della stimolazione, finché l’ansimare di lei non lasciò il posto ad un verso monotono prolungato che a Remo ricordò quello della moglie quando stava godendo. E dopo pochi istanti si trovò a leccare ancora gli umori di Ramona, sperando che non finissero mai.
Quando lei si staccò ed andò a sedersi sulla poltrona senza rimettere al loro posto le mutandine ed incurante di potere macchiare il tessuto, Remo si scusò.
‘Perdonami, non resistevo alla voglia di farti godere”

Rientrata a casa Ramona si sentiva bruciare, il desiderio si era impossessato di lei, aveva bisogno di un uomo che la facesse sentire donna desiderata, come si era sentita con Rocco.
Quando Filippo rientrò gli fece trovare la cena apparecchiata e subito aver cenato e rimesso a posto la cucina andò in camera ad aspettarlo. Quando Filippo entrò in camera trovò sua moglie nuda sul letto. Uno spettacolo per gli occhi, con quelle curva abbondanti, femminili, eccitanti, che desideravano solo essere usate.
Lui non disse nulla, si spogliò e Ramona fu ben contenta di vedersi davanti il suo cazzo duro. Vi si avventò per succhiarlo come se fosse una fonte da cui abbeverarsi per sopravvivere ma lui la bloccò. La fece mettere sulla schiena, le salì sopra e la montò meccanicamente come era solito fare da anni.
Ramona non riuscì a parlare, finito quella pantomima di rapporto sessuale si mise sul fianco e pianse in silenzio desiderando per una volta che suo marito fosse un vero amante.

Quando, il mattino seguente, si trovarono in cucina per prendere un caffé, Filippo non perse occasione di dimostrarsi una persona sgradevole.
‘Come va con Remo?’, le chiese.
‘Bene, perché? Lo conosci, &egrave una brava persona’.
‘Di fronte a delle tette come le sue le brave persone diventano dei maiali, lo sai come la penso’, rispose. ‘Per fortuna lui &egrave inoffensivo’.
‘Non parlare così di lui – lo ammonì – &egrave una persona migliore di me e di te messi insieme!’.
‘Non ti arrabbiare, volevo solo dire che mi fa piacere che ti trovi bene con lui, io sono tranquillo se lavori da lui’.
‘Sei tranquillo anche sapendo che mi ha sborrato su una gamba annusandomi la fica?’.
Questo &egrave quello che Ramona avrebbe voluto chiedere al marito, ma preferì lasciare perdere.

Giunta da Remo, percepì subito un’atmosfera eccitante. Nulla era cambiata in quella casa. Gli unici ad essere cambiati erano il proprietario e lei.
Colta da un brivido, decise di spogliarsi. Il caldo la agevolava ed in un attimo sfilò la gonna e la camicia che indossava, restando con le scarpe ed un completo in pizzo alquanto trasparente. Con quella ‘uniforme’ iniziò a le sue consuete operazioni domestiche.
Quando Remo la vide restò di stucco.
‘Ma’ sei sicura di voler’ voglio dire”.
Era visibilmente in imbarazzo e ci pensò Ramona a toglierlo d’impaccio.
‘Non devi preoccuparti, lo faccio per entrambi. A te fa piacere vedermi così, vero?’
‘E come potrebbe non piacermi?’, domandò l’uomo.
‘Beh, allora non c’&egrave altro da dire, a me piace girare così per casa, quindi siamo contenti entrambi’.
Ramona continuò con le sue mansioni e Remo si abbandonò sul divano, incapace di distorgliere gli occhi da quella donna così conturbante.
Lei sentiva il suo sguardo addosso e la cosa la faceva fremere. Anni di repressione, di velato disinteresse da parte del marito l’avevano portata a bagnarsi per il solo fatto che un pensionato la guardasse e, sapeva bene, la desiderasse.
Le sue mani seguivano meccanicamente ogni operazione ma la sua mente vagava verso paradisi fantastici di lussuria, di estasi, di piacere senza limiti.
Con due rapidi tocchi, abbassò il tessuto del reggiseno che conteneva il suo seno e questo ne saltò fuori.
Sentire l’aria sui suoi capezzoli la fece vibrare e proseguire le mansioni come se nulla fosse e con gli occhi di Remo addosso ancora più sbalordito che prima le regalava quasi la sensazione di un orgasmo.
‘Potresti venire qui un momento?’, le chiese Remo.
‘Certamente’, rispose lei gentile e lo raggiunse.
‘Forse stiamo esagerando – le disse l’uomo – Se ti metti col seno di fuori, io davvero”
‘Tu cosa?’
‘Sono un uomo, mia cara, cerca di capire”
‘Lo capisco perfettamente, stai tranquillo. Voglio solo che tu parli liberamente con me e mi dica esattamente cosa desideri che faccia’.
‘Non sono sicuro di potertelo chiedere’.
‘Invece puoi farlo, io esigo che tu lo faccia’.
Remo rimase titubante per alcuni secondi, alternando lo sguardo tra il volto di Ramona e quel seno abbondante, prosperoso, che immaginava così piacevole da palpare. Solo in un secondo momento notò che i capezzoli della donna erano duri e ciò gli diede coraggio.
Si sbottonò i pantaloni, abbassò la zip e mise in vista le mutande. Sotto il tessuto di stoffa si vedeva che qualcosa si stava gonfiando ma tutto era ancora ad uno stadio primordiale.
Non ci fu bisogno di dire nulla.
Ramona mise un ginocchio tra le gambe dell’uomo e le fece divaricare, ricavando lo spazio per sé.
Memore delle immagini che facevano tanto eccitare Remo, si spinse in avanti per consentire il contatto tra lo slip dell’uomo ed il suo seno.
Lentamente, abbassò il tessuto per liberare il cazzo di Remo che sembrava iniziare lentamente a reagire. Vi passò sopra più volte le sue mammelle, prima che lui le impugnasse palpandole con forza, tanto da dare una sensazione di dolore che Ramona ignorò.
Si abbassò, il cazzo era ancora sdraiato di lato su una coscia. Con la punta della lingua iniziò a toccare la punta del prepuzio che ancora copriva la cappella. L’uomo gemette e lei continuò.
Andò avanti per almeno un paio di minuti, finché notò che il membro si induriva. Non appena questo iniziò a sollevarsi un po’, senza toccarlo ma aiutandosi con la lingua, lo prese in bocca.
‘Ohhhhhh, Cristo Santo!’, esclamò Remo con foga.
Quell’impeto diede carica a Ramona, che iniziò a fare su e giù lungo l’asta, ingoiando senza fatica quel cazzo che, forse complice la situazione, aveva un sapore molto migliore di quello di Filippo.
Quando fu abbastanza eretto, smise di succhiarlo.
‘Che ne dici?’, chiese al padrone di casa posizionando il cazzo tra le sue tette.
‘Dico che sei un angelo’, fu la risposta.
Con remo che teneva il seno stretto, Ramona iniziò a muovere il busto su e giù anche se quel cazzo di dimensioni non particolarmente sviluppate si perdeva tra quei meloni. Ma a lui sembrava piacere molto. Continuò per qualche minuto, finché l’erezione non fu completa.
‘Fai attenzione – disse Remo – sento che sto per venire’.
Anche in quei momenti, l’uomo si rivelava gentile ed accorto. E questo meritava un premio.
Ramona ingoiò il cazzo sotto lo sguardo esterrefatto di Remo, che non fece in tempo a dir nulla che il movimento della bocca e della lingua della donna lo portò rapidamente ad eiaculare.
Nel momento in cui spruzzava il suo seme nella bocca della donna, Remo istintivamente le mise le mani sulla testa, come a trattenerla dal separarsi dal suo cazzo. Cosa che lei non aveva la minima intenzione di fare.
Ramona mantenne in bocca il membro dell’uomo finché questo non si sgonfiò, appoggiata alle sue ginocchia, la guancia a contatto con la coscia di lui.
Quando lo lasciò uscire dalla bocca, restò in quella posizione. Lui le stava accarezzando i capelli, un gesto tenero, delicato, dolce, che Filippo, per quanto si sforzasse di ricordare, non le rivolgeva da tempo.
‘Non riesco ancora a credere a questo sogno!’, disse l’uomo.
‘Adesso non avrai più bisogno di quelle riviste’.
‘Oh, no di sicuro’ fossi un giovanotto mi preserverei comunque per fartene passare di tutti i colori – ammise lui ridendo – ma alla mia età le forze vanno conservate per potermi garantire di usarlo con te’. Quando Ramona era a casa viveva, ormai, in una realtà parallela in cui intorno a lei c’era Remo e lei era libera di mostrarsi, esibire la propria nudità. Le piaceva vivere immedesimandosi in questa fantasia, le serviva per andare avanti giorno dopo giorno con il rapporto matrimoniale. Il sesso con suo marito, se possibile, aveva perso ogni residuo di interesse per lei: non c’era nulla di estroverso, nulla di peccaminoso, nulla che gli desse quel tocco di eccitazione. Era una penetrazione, che lei subiva con poca partecipazione, soprattutto da quando aveva notato che Filippo non si rendeva conto di star scopando un manichino.
Non vedeva l’ora di andare da Remo, potersi spogliare, lasciarsi guardare, ammirare, desiderare, spingersi oltre i limiti che aveva raggiunto. Certo, sapeva di non trovarsi di fronte un giovane pronto a qualsiasi richiesta, ma un anziano gentiluomo che aveva bisogno dei suoi tempi di recupero. Non la spaventava, anzi. La eccitava, se possibile, ancora di più.
Una mattina decise di non indossare intimo. Mise una gonna, perché camminando potesse sentire l’aria che le accarezzava la peluria che circondava le grandi labbra. Sentiva una sensazione di fresco e si chiedeva, mentre camminava per le scale, se fosse il semplice contatto della pelle con l’aria o se quella pelle fosse già umida.
Aprì la porta con le chiavi che Remo le aveva consegnato, trovò il padrone di casa intento a sorseggiare un caff&egrave. Era già vestito con i suoi pantaloni, la camicia, il leggero gilet regalo della moglie pochi giorni prima di morire.
‘Buongiorno’, gli disse con un bacio sulla guancia.
Lui le rispose ricambiando il bacio e con un gran sorriso.
‘Ti piaccio?’, chiese civettando mostrando la gonna e la maglia che aveva indossato poco prima?
‘Sei sempre bellissima – le rispose – emani femminilità da ogni poro della tua morbida e profumatissima pelle’.
‘Che galante che sei’ sapevo che avresti meritato un premio!’, disse con una felicità che non sapeva trattenere.
In un attimo sfilò il maglione e gli mostrò nuovamente il suo abbondante seno nudo. Poi con una piroetta gli voltò le spalle e lentamente abbassò la gonna rivelando le curve del suo sedere, le labbra della sua fica quando finì di chinarsi con le mani fino a terra fingendo di accompagnare la gonna nella sua caduta lungo le gambe e poi la fica che tante volte, nei giorni precedenti Remo aveva annusato e leccato senza mai penetrare.
Gli si avvicinò, lo abbracciò, sollevò la coscia destra come se dovesse avvolgerlo col proprio corpo e strofinando provocatoria la fica contro la sua coscia.
‘Ramona’ forse stiamo davvero esagerando’, sussurrò dolcemente.
La guardò e ne comprese lo stupore. Lei si staccò e fece un passo indietro. Lui alzò le mani a coppa a sfiorarle il seno ma le riabbassò poco dopo essere entrato in contatto con quelle mammelle tanto simili a quelle delle riviste che lo avevano fatto eiaculare solitario nei mesi precedenti.
‘Non’ non capisco’, balbettò lei.
‘Ti chiedo scusa, ma’ cerca di capire, io mi trovo in una situazione assurda, un vecchio come me che si trova per casa uno splendore di ragazza come te. Sono felice, sono incredibilmente felice. Forse in certi momenti sono eccitato come mai in vita mia, neanche quando era viva l’unica donna che io abbia mai amato. E lo so che questa situazione &egrave frutto di una coincidenza, della tua necessità di non sentirti oppressa, della voglia che hai di essere desiderata e della mia disponibilità a mantenere il segreto, a rispettarti e ad assecondare le tue voglie’ che sono poi le mie’.
Fece un passo avanti e le accarezzò il viso. ‘Per me non sei un pezzo di carne su cui masturbarmi – riprese – sei una donna da adorare, da desiderare. E se tu ti spogli immediatamente’ non so’ &egrave come se tu fossi qui per soldi’.
Ramona si sentì ferita, ma comprese di aver agito in maniera troppo irruenta. Aveva superato un limite che non aveva ancora raggiunto.
D’istinto infilò la gonna e coprì nuovamente il seno con il maglione. ‘Scusami – disse – ho esagerato’.
‘Capiscimi – si affrettò a spiegare Remo – sei bellissima, ma io ho bisogno di sensualità per essere a mio agio, per eccitarmi. Così &egrave come se tu volessi essere’ usata’.
‘Hai ragione – bisbigliò lei quasi senza voce per la vergogna – in tutti i sensi’.
‘Cosa vuoi dire?’
‘Che con te mi sento libera di dare sfogo ai miei desideri e’ sì, io vorrei che tu ti sentissi libero di usarmi. Non riesco a pensare di poter incontrare una persona di cui fidarmi più di te’.
‘Queste parole mi rendono felice, lo sai’ – la rincuorò lui – non credevo di poter essere tanto fortunato da conoscere una donna come te’.
Prese la giacca, la baciò in fronte e si avviò verso la porta. ‘Ci vediamo fra poco’, le disse rivolgendole un gran sorriso.
Ramona era disorientata. Aveva commesso un errore e voleva rimediare. Non voleva compromettere quella situazione che le permetteva di sfogarsi senza paura di essere scoperta.
Fece un salto veloce a casa, consapevole dell’assenza del marito. Indossò un paio di autoreggenti ed un completo intimo che aveva acquistato giorni prima online e che nascondeva a casa sua. Si guardò allo specchio, consapevole che nessun uomo si sarebbe rifiutato di scoparla. L’immagine che vedeva nello specchio era di una donna che desiderava il cazzo più di ogni altra cosa.
Tornò a casa di Remo ed iniziò a pulire come sempre faceva.
Dopo circa un’ora, lui rientrò e le portò un fiore per il quale ricevette un dolce bacio sulle labbra. Non pot&egrave fare a meno di notare che adesso le gambe di Ramona erano fasciate da calze. Aveva riflettuto su quanto accaduto e sperava lei non si fosse offesa.
‘Sei molto bella quando indossi le calze sai?’
Ramona fu contenta di sentirsi apprezzata, ma non voleva passare subito alle vie di fatto. Voleva che Remo la toccasse e dunque decise di provocarlo anziché esporsi come fatto un’ora prima. Si chinò in avanti tutte le volte che pot&egrave, anche se la gonna era abbastanza lunga da non scoprire mai il sedere.
Fu sorpresa quando sentì la gonna alzarsi.
‘Sono curioso di vedere cosa hai indossato’, commentò lui con aria furbetta.
‘Vuoi vedere?’, chiese ingenuamente.
‘Mi piacerebbe molto’.
‘Allora continua’, disse lei invitandolo a non riabbassare la gonna ed appoggiandosi allo schienale di una poltrona.
La mano di lui sulle sue natiche le fece provare un brivido.
‘Bravo’ tocca’ ti prego”, mormorò senza degnarsi di mascherare il proprio piacere.
Remo le aveva rivoltato la gonna sulla schiena e le sue mani si erano impossessate delle chiappe sode di Ramona, passando da leggere carezze a palpate sempre più energiche, fino ad insinuarsi sotto il tessuto della brasiliana e stuzzicarla lungo il breve tragitto tra l’ano e la fica. Estrasse le dita umide dopo pochi secondi di quel massaggio.
‘Usami’ ti prego’, gli disse mugolando per il piacere del contatto.
Remo le sorrise nuovamente, poi si portò le dita alla bocca e socchiuse gli occhi infilandole tra le labbra per succhiarle. ‘Come vuoi’, disse dopo aver finito di assaporarle.
Lentamente abbassò il tessuto, delicato come sempre.
Fu una sorpresa per Ramona sentirsi penetrare da tre dita, fu un fulmine a ciel sereno che la colse lubrificata ma non a sufficienza. Si girò a guardarlo e lui ricambiò lo sguardo deciso. Le lasciò le dita per qualche secondo dentro la fica, poi riprese a muoverle ed in men che non si dica le sentì completamente bagnate.
‘Dammelo, fammelo sentire’, gli chiese, ma Remo non smise, continuò a stantuffarla con forza con le dita finché lei non iniziò a gemere rumorosamente.
‘Scopami’, gli ripet&egrave, ma poi capì che lui stava aspettando di essere in grado di penetrarla, quindi lo lasciò fare.
Dopo qualche minuto, finalmente il movimento della mano si interruppe, il rumore lieve di una zip perfettamente funzionante le preannunciò l’estrazione del cazzo.
Lo guardò, non era ancora ben eretto. Remo le mise la mano sulla testa e la invitò a voltarsi. Il tempo che lei si mettesse in ginocchio e lui le infilò il cazzo in bocca.
‘Non voglio venirti in bocca, non succhiarmelo fino alla fine’, le disse.
Sentire Remo che usava il termine ‘succhiare’ la eccitò, forse lui si stava adeguando al suo gioco. Il rapido irrigidimento del suo cazzo la convinse che non si stava sbagliando.
Lo lasciò libero e si girò nuovamente. Quando lui si trovò le chiappe aperte di Ramona davanti ebbe l’impulso di darle una pacca con la destra, che lasciò un segno rosso inequivocabile. Subito dopo appoggiò la cappella tra le labbra della donna e ne venne risucchiato, tornando a fare il proprio ingresso dentro una donna dopo molto tempo.
Per la prima volta da anni, Ramona sapeva di essere scopata con desiderio. Iniziò a muoversi in maniera che sapeva di poter aumentare l’eccitazione di Remo. Il modo in cui contraeva e rilasciava la muscolatura era molto apprezzato da Filippo ai tempi in cui lei ancora si preoccupava di dargli piacere. Lui diceva che sembrava che la sua fica facesse un pompino al suo cazzo. Sperava fosse la stessa sensazione provata da Remo.
‘Mio Dio’ sei fantastica”, ruggì lui.
‘Vieni, vienimi dentro’, gli disse dopo alcune spinte, quando capì che lui non ne poteva più.
Fu accontentata dopo pochi secondi, il tempo necessario perché anche lei, travolta dalla situazione, avesse un abbondante orgasmo.
Rimasero in quella posizione per un tempo abbastanza lungo da permettere al mix dei loro umori di colare lungo la gamba di Ramona ed al cazzo ormai floscio di Remo di sgusciare dalla fica e sgocciolare sul pavimento.
‘Grazie’, furono le sole parole che riuscì a dirle cercando di riprendere fiato.
‘Grazie a te – rispose lei – E da oggi non mancherò di indossare biancheria per te, se mi prometti di sentirti libero di farmi quello che vuoi.
Sentendosi pronunciare davvero quelle parole, Ramona provò un nuovo sussulto di piacere.
Adesso era sicura. Aveva finalmente trovato l’uomo della sua vita.
Da quando avevano fatto l’amore, Remo e Ramona erano ufficialmente due amanti. Ramona trascurava un po’ i lavori di casa, che era sempre comunque in ordine, per dedicarsi allo sfogo della sua passione per la trasgressione, che pareva non avere fine. A remo tutto ciò stava bene, compreso il fatto di pagarle comunque quanto pattuito. D’altra parte, non poteva certo lamentarsi dei suoi…servizi.
L’unica cosa che rimpiangeva era la sua non più giovane età. Ogni mattina, quando Ramona arrivava e si mostrava in intimo cercava di trattenersi dal toccarla ma non ci riusciva e si domandava se vi fosse qualche uomo sulla terra che sarebbe riuscito a non saltare addosso a quella femmina così calda e desiderosa di essere presa. Sì, perché se da un lato a spingerlo c’erano le sue naturali pulsioni, dall’altra giocava un ruolo fondamentale il sapere che lei non attendeva altro che essere posseduta.
Il problema erano le sue prestazioni fisiche. Remo non riusciva a stare al passo con la sua amante, solitamente entro le 11 di mattina l’aveva già scopata e comunque se da un lato era piacevole ed eccitante attendere di essere pronto alla penetrazione (soprattutto visto come lei si prodigava per fargli ottenere una bella erezione), dall’altro era frustrante il sapere che l’eiaculazione sarebbe giunta dopo poche spinte, mentre già quando si segava in bagno sognava di possedere una donna a lungo, fino a farla implorare di regalarle il suo sperma.
Ramona non se ne faceva un problema, anche perch&egrave lui era molto bravo con la lingua e con le dita e tra la mattina e le visite lampo del pomeriggio poteva contare su almeno 3-4 orgasmi.
Insieme avevano comprato su internet lingerie eccitanti ed anche un vibratore in grado di reagire a suoni come trilli o musica. Remo adorava infilarlo dentro di lei, legarla al letto e poi mettere della musica per vederla contorcersi dal piacere. Adorava vedere una pozza di umido formarsi sulla coperta del letto in mezzo alle sue gambe, tanto che spesso dormiva proprio con quella coperta.
Era un gioco che gli piaceva molto, ma in qualche modo si sentiva in debito con lei. Voleva darle delle emozioni in più: più forti, più intense.

Un giorno, entrando in casa di Remo, vide il suo amante seduto sul divano in trepidante attesa.
‘Buongiorno’, lo salutò, andando a sedersi accanto a lui ed abbracciandolo teneramente.
‘Buongiorno, mio dolce angelo. Non vedevo l’ora che tu arrivassi. Buon compleanno’.
ramona non si aspettava che lui si ricordasse quella data e ne fu colpita tanto da non riuscire a ringraziarlo. Solo in quel momento lei notò che sulla poltrona davanti a lui c’era il completo che avevano comprato un paio di settimane prima su insistenza della donna. Si trattava di un baby doll decisamente trasparente, che lasciava scoperto quasi interamente il sedere e si coordinava con un minuscolo perizoma. L’unica parte coperta era il seno, ma uno strappo centrale dava la possibilità di aprire le singole coppe lasciando fuoriuscire le abbondanti mammelle che la natura le aveva regalato.
Remo riteneva che quel completo fosse un po’ troppo da troia per il suo angelo ma sapeva che lei si eccitava all’idea di essere vista così. Lo avevano usato un paio di volte. Adesso sarebbe stato il momento della terza.
‘Porcellone’mi fai un bel regalo eh?’ commentò lei alzandosi e raccogliendo il completo.
‘Indossalo, ti prego’, le chiese.
Lei non rispose, ma fissandolo dritto negli occhi come una gatta iniziò a spogliarsi davanti a lui. Lentamente, gli si mostrò interamente nuda e poi ancora più lentamente iniziò a coprirsi per quanto il completo le permetteva.
Era bellissima, il sogno erotico di qualunque uomo.
Remo si alzò, le si mise davanti guardandola dall’alto in basso e ripercorrendo poi al contrario quell’eccitante percorso con gli occhi. La fece girare ed ammirò la sensualità del suo sedere. Le assestò uno sculaccione deciso che la fece sussultare. ‘Che gran bel culo che hai’, le disse.
Iniziarono a baciarsi e lei allungò la mano tra le gambe dell’uomo per sentirne la reazione.
‘Aspetta – le disse – non &egrave finita’. Estrasse dalla tasca quella che si rivelò una benda. Non chiese nulla, gliela strinse davanti agli occhi.
‘Stai diventando un porcone perverso?’, chiese Ramona ridendo.
‘Voglio solo che tu non sappia cosa farò’, le disse.
Piombata nel buio, Ramona fremeva ogni volta che Remo sfiorava il suo corpo in un punto diverso. Sentì le sue mani indugiare a coppa sul suo seno prosperoso, poi lo sentì aprire entrambe le coppe del finto reggiseno e palparle le tette in modo che ognuna uscisse allo scoperto. Tentò di immaginarsi, con il babydoll trasparente che copriva solo il tessuto a protezione del suo pube e le sue tette, già grandi naturalmente, sbucare dal reggiseno attraverso il tessuto stretto che, stringendole, le rendeva ancora più sode. Ebbe un fremito pensando ad alcune foto in cui aveva visto donne alle quali veniva stretta una corda intorno alle tette, si immaginò più o meno in quella posizione.
Remo la accarezzò per un po’ sul seno, le passò la punta della lingua sui capezzoli, mentre scendeva con la mano tra le sue gambe. La palpò, la accarezzò, la penetrò piano, fino ad abbassarsi per toglierle anche le mutandine.
Quando lui si rialzò, lei come riflesso allungò la mano in cerca del suo cazzo e lo sentì duro sotto i pantaloni.
‘Mmmmm vedo che ti piace molto ciò che ammiri’. Si immaginò, doveva sembrare davvero una gran porca.
‘Shhhhh, silenzio’, le intimò.
La prese per mano e la fece spostare. Ramona dopo pochi passi riconobbe l’odore della camera da letto. Non l’avevano mai fatto lì.
La fece salire sul letto. ‘A pecorina, dai’.
Ubbidì e dal calore del fiato sentì che Remo si era abbassato dietro al suo sedere. Sentì l’umido della sua lingua toccarle appena le grandi labbra, e poi le sue dita iniziarono ad esplorarla.
Negli ultimi tempi Remo si era fatto sempre più deciso, più esperto, sapeva bene dove e come toccarla. Adesso la stava facendo bagnare e lei aveva preso a mugolare, sapendo che quello lo aiutava a mantenere l’eccitazione.
‘Dammelo, ti prego’, gli sussurrò tra un gemito e l’altro.
Senza dir nulla, lui la fece scendere e mettere in ginocchio. Ramona sentì davanti a sé l’odore di pulito della biancheria intima di Remo e dopo pochi istanti qualcosa di liscio, duro ed umido stava percorrendo i lineamenti del suo volto, le guance, poi il solco tra le labbra che non resistette a spalancare.
Dolcemente iniziò a succhiarlo, facendo rumore con la bocca il più possibile, come piaceva a lui.
Lui la lasciò fare, poi la fermò.
‘Aspetta’, le disse.
La fece scostare dal letto e vi si sedette. con le mani lei comprese che lui si era sdraiato e voleva che lei, stavolta a pecorina, glielo succhiasse. ‘Succhialo, dai’, la incitò. E lei non se lo fece ripetere.
Iniziò a mettere una gran foga in quel pompino, era bagnata, sapeva che la sua fica stava pulsando di desiderio ed avvertiva che remo stava per sborrarle in bocca.
Si chiese se interrompersi e chiedergli di scoparla.
Ed in quel momento due mani la abbrancarono per le natiche ed un palo duro iniziò a soddisfare il suo desiderio.
Fu un istante in cui lei non capì bene cosa stesse succedendo. Ed in quel momento lo sperma di Remo le riempì la bocca.
‘Buon compleanno’, le disse Remo quasi ringhiando per l’eccitazione di sborrare nella bocca di Ramona mentre Gabriele, suo ‘nipote’, la penetrava con forza ma anche con facilità vista l’eccitazione della donna.
Quando Ramona ebbe finito di ingoiare facendo delle vere acrobazie perch&egrave lo sperma non le andasse di traverso, nel suo primo istante di lucidità si tolse la benda e si girò ancora incredula e vide Gabriele, un bel ragazzo di poco più di 20 anni, alto, atletico, che le sorrideva mentre continuava ad entrare ed uscire da lei con quello che a giudicare dalle sensazioni sembrava essere un ‘signor cazzo’.
‘Lui &egrave il mio regalo di compleanno per te, angelo – disse Remo ancora ansimante per quel pompino che gli aveva tolto il fiato – &egrave un gran bravo ragazzo e volevo che potessi provare una soddisfazione che io, purtroppo, non sono in grado di regalarti’.
A quelle parole, quasi come se ci fosse un’intesa, Gabriele mollò i fianchi di Ramona e prese tra le mani il seno di lei, aggrappandosi con forza per scoparla con ancora maggiore intensità. I suoi colpi si fecero più veloci, più secchi e più potenti, come se volesse passarla da parte a parte.
Ramona, ancora stordita dalla situazione, si sentiva stranamente tranquilla per la calma con cui Remo le aveva annunciato il regalo. Dopo un istante, comunque, capì che la sua tranquillità era dovuta al piacere che stava provando. Non era mai stata sbattuta in quel modo. Filippo di certo non era in grado di farla sentire ‘posseduta’ come lei avrebbe voluto, l’unico che ci aveva provato era stato un suo ex in gioventù, molto dotato sessualmente, ma che non riusciva a trattenere l’eiaculazione per più di 3-4 spinte.
Era così rapita dalla situazione che non si rese neanche conto di star gemendo a bocca aperta.
Remo si spostò, per consentire a Ramona di mettersi in posizione più comoda e Gabriele continuò per diversi minuti ad imperversare dentro di lei. Poi si fermò un attimo per riprendere fiato. In quel momento Ramona si spinse in avanti facendo sgusciare il cazzo di lui fuori dalla sua fica, si voltò e lo guardò in faccia, come se fosse indecisa se schiaffeggiarlo per aver avuto l’impudenza di scoparla o ringraziarlo per come lo stava facendo. In realtà, la sua curiosità era rivolta altrove. Dalle sensazioni che percepiva aveva intuito che il ragazzo dovesse essere ben dotato e non vedeva l’ora di capire quanto. Resistette alcuni secondi guardandolo negli occhi, poi allungò meccanicamente una mano tra le sue gambe e per la prima volta dopo tanti anni si trovò a stringere un vero palo di carne. ricordava la sensazione provata molti anni prima quando era poco più che maggiorenne e si era trovata in macchina con un amico di suo fratello che le aveva mostrato un vero e proprio bastone. Non era andata oltre il toccarlo, quella visione l’aveva spaventata, aveva temuto che se fosse andata oltre lui l’avrebbe letteralmente spaccata in due. Adesso le cose erano cambiate. Lei era cambiata. Abbassò lo sguardo e non pot&egrave trattenere un sorriso.
Si chinò e lentamente iniziò ad ingoiarlo centimetro dopo centimetro. Non fu un’operazione semplice, riusciva a malapena a serrare le dita intorno a quel cazzo che stimava ben oltre i 20 cm.
Remo, che aveva assistito in disparte agli ultimi minuti della loro performance, decise di rientrare in scena, quasi fosse un regista – attore di quell’incontro.
‘Siediti sul letto’, disse a Gabriele.
Ramona, che era in ginocchio, senza alzarsi fu accompagnata dalla mano delicatamente posta da remo sulla sua nuca ad avvicinarsi al ragazzo ed a riprendere l’operazione interrotta. Mentre lei si cimentava nuovamente nel pompino più impegnativo ma anche più eccitante della sua vita, remo, da dietro, la prese per i fianchi e dolcemente la invitò a mettersi ‘a 90 gradi’. Poi fu lui ad inginocchiarsi. Le divaricò le natiche con le mani ed iniziò a leccarle la fica, alternando questa operazione con qualche colpo di lingua sull’ano e su quel breve tratto che separa i due orifizi e che faceva sussultare la donna ad ogni passaggio.
‘Dio quanto &egrave brava questa troia a succhiare”, esclamò Gabriele letteralmente in estasi.
‘Ehi! – lo rimproverò Remo – Non ti azzardare a chiamarla così!’
Ramona non voleva che quell’atmosfera si rovinasse e per quanto non l’avesse mai fatta impazzire l’idea di essere chiamata in quel modo si rese conto che non solo era divenuta l’amante di un uomo molto più grande di lei, ma non aveva neanche protestato quando uno sconosciuto l’aveva scopata. Anzi, lo stava ringraziando succhiandogli di sua volontà il cazzo. In sostanza, si rese conto di comportarsi da troia.
‘No, Remo, tranquillo, va bene così’, lo tranquillizzo staccandosi da Gabriele e continuando a masturbarlo lentamente. Poi, guardando negli occhi il ragazzo e tornando ad inghiottirne il cazzo, aggiunse: ‘D’altra parte oggi sono davvero una troia”.
Ramona non avrebbe mai osato sperare di potersi sentire così sessualmente disinibita, spontanea, libera, appagata ma ancora vogliosa. Solo un paio di mesi prima piangeva dopo ogni rapporto con suo marito e fantasticava una vita diversa, ora di quella donna che si sentiva frustrata nella sua femminilità non c’era più nulla. Ed a questo pensava, mentre sentiva gli occhi lucidi per lo sforzo di infilarsi il più possibile in bocca quel pezzo di carne duro che Gabriele si trovava tra le gambe.
‘Tira fuori la lingua e leccamelo dalle palle’, gli disse il ragazzo.
Ramona era un po’ dispiaciuta di dover smettere di succhiare, ma ubbidì.
‘Guardami negli occhi mentre lo fai’, fu l’ordine perentorio che ricevette e che non esitò ad ubbidire, distratta anche dalle piacevoli attenzioni che Remo le riservava. ‘Strofina la tua lingua contro la mia cappella!’, disse a denti stretti Gabriele che stava chiaramente godendo come un pazzo.
Remo, da parte sua, si stava dedicando con impegno a leccarla e quando intuì dal viso di Gabriele che l’orgasmo era vicino iniziò a farlo più rapidamente. Ramona si sentiva ancora più eccitata ed in automatico iniziò ad accelerare il ritmo della sua lingua, finché il ragazzo non riuscì più a trattenersi e le esplose in faccia.
Un primo schizzo caldo e denso la colpì tra il labbro superiore, il naso e l’occhio destro. Poi seguirono rapidamente un secondo ed un terzo schizzo altrettanto violenti, che la presero in parte in bocca ed in mezzo agli occhi. Gli altri schizzi, più deboli, pot&egrave raccoglierli direttamente in bocca.
Era ormai abituata ad ingoiare, ma quella volta ebbe davvero un sapore speciale. Era come se fosse l’alba di una nuova era.
Gabriele, che dapprima si era sdraiato sul letto, iniziò a palparle con voglia le tette e dopo un paio di minuti ciò fece sì che il suo cazzo da ventenne si rianimasse.
Si alzò e fece cenno a Remo che andava a farsi una doccia. Il padrone di casa annuì, ed interrompendo le sue operazioni, porse a Ramona un piccolo asciugamano per il viso, che poi lei usò per asciugarsi anche tra le gambe, dove era molto più bagnata.
‘Ad occhio e croce non sei arrabbiata’, le disse Remo sedendosi sul letto accanto a lei e fissandola negli occhi come se non fosse nuda, bellissima ed a sua disposizione.
‘Sciocco – gli sorrise – no, non lo sono. Anche se all’inizio’ puoi immaginare’.
‘Gabriele &egrave un gran bravo ragazzo, conosco la sua famiglia da anni e lui da quando &egrave nato. Non ha mai conosciuto i nonni e mi considera un po’ come se quel ruolo spettasse a me. I suoi genitori sono molto rigidi e mi &egrave capitato alcune volte di prestargli l’appartamento per incontrarsi con la sua ragazza’. Remo parlava con grande affetto del giovanotto che adesso stava usando la sua doccia. ‘In un certo senso lui &egrave tutta la famiglia che mi rimane. Sapevo che era bravo con le ragazze, non pensavo che fosse anche così ben dotato, ma di sicuro ero consapevole che tu hai bisogno di quello che riesce a darti lui, non di ciò che non posso darti io. Lui ha la forza, la resistenza, l’energia e’ – aggiunse ridendo – anche i centimetri che io non ho. Ed ho pensato che fosse il regalo più adatto per il tuo compleanno’.
Ramona lo osservò. Quella bocca che fino a poco prima era sprofondata tra le sue natiche, adesso le stava esprimendo un sentimento profondo e tenero.
‘Io’ non so che dire’Remo”
‘Non dire nulla – le sorrise – alzati e raggiungilo sotto la doccia. Il tuo regalo ti sta aspettando e di sicuro &egrave già pronto.
Lei lo abbracciò, poi sculettando si avviò verso il bagno. Lui osservò il movimento ipnotico del suo culo e continuò a fissare in quella direzione anche quando lei sparì in corridoio.
Si lasciò andare sul letto, pensando a come anche la sua vita stesse cambiando. Quando, dopo qualche minuto, sentì Ramona gemere con forza sotto i colpi di Gabriele che riusciva ad immaginare.
Sorrise felice e si alzò per farsi un caff&egrave.

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