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La mammina sul letto che scotta

By 12 Giugno 2020No Comments

– Ho lasciato il bimbo dai miei. Ho voglia di te, ti aspetto.- 

Trovare qualcuno che mi sostituisca al lavoro non è difficile vista la mia proverbiale disponibilità verso i colleghi.

La strada la conosco bene. Non posso frapporre indugi e corro, anzi volo basso: sto già pregustando ciò che mi attende. Parcheggiata l’auto salgo rapidamente e furtivo le scale sperando di non incontrare alcun inquilino. La porta non è chiusa a chiave, entro e la richiudo dolcemente.

Una voce sommessa, calda e arrochita dalla passione, mi guida dove lei mi aspetta; sono impaziente ma non voglio lasciarmi travolgere dall’emozione per non perdere nulla e gustarmi proprio tutto. Eccola:  seduta sul letto, indossa jeans e un reggiseno color avorio con finiture di pizzo Leavers francese che non riesce a contenere la prepotente esuberanza delle tette e lasciando intravedere l’areola scura dei capezzoli e la pressoché  impercettibile ombra azzurra di una venuzza.

Mi guarda in tralice volgendo il capo verso di me mentre la cascata dei riccioli bruni invade la sua fronte. Si china e, nel gesto elegante e sensuale di sfilarsi i sandali, il seno sembra voler sgusciare libero dalla stoffa che lo imprigiona. Mi siedo in silenzio su una poltrona e la osservo nella stanza in penombra, dalle cui tapparelle i raggi di sole filtrano posandosi come medaglie di luce. 

I suoi jeans volano via e il perizoma trasparente, dall’intricata trama di tulle, è già umido e mi sembra di percepire il profumo inebriante della figa.

Si spoglia e mi si svela in tutto il suo splendore di giovane mamma nel morbido rigoglio delle forme. Sull’alcova lei avanza a carponi nella mia direzione con movimenti sinuosi. Il suo corpo che palpita contro le lenzuola seriche: è un letto che pare scottare di passione.

Sono bloccato, affascinato, quasi ipnotizzato da quello spettacolo. Tuttavia sentendo l’eccitazione intensa pervadermi so che la mia inattività non potrà protrarsi per molto. In un ultimo sforzo, quasi doloroso, mi impegno a ritardare, protrarre questa sospensione inebriante per poter centellinare l’agognato godimento  fin nei suoi più reconditi particolari.

– Toccati amore, come desidereresti che  lo facessi io. 

Mi guarda maliziosa e rivolge verso di me il culo pieno e sodo; le  deliziose fossette di Venere, situate al limite fra la pelle abbronzata e il segno bianco degli slip, incorniciano la fessura di pesca che  le sue mani divaricano lussuriosamente sollevando le piccole labbra e calamitandomi lo sguardo verso quell’abisso mirabile .

“…Os-cia la figa direbbe Tonino Guerra” . Le sue dita si immergono in quelle cavità bollenti intridendosi dell’ambrosia profumata ed io esplodo.

La mia bocca aderisce e attira a sé le brune piccole labbra, gioca col clitoride e la lingua accarezza la scura roseola del  culo. Succhio la sua carne di cui adoro il sapore, lei miagola come una gatta.

– Adesso basta, scopami.

Non chiedo altro e premo contro la vagina piena  con l’uccello che ormai non tollera  ulteriori dilazioni;  sono dentro e la muscolatura della figa si stringe sul mio membro esercitando un erotico massaggio. Il suo corpo si piega, si inarca, si agita, freme sotto l’incalzare dei miei colpi. Nella stanza gemiti, respiri affannosi  e profumo di sesso. Posso esplodere al culmine di un’estrema eccitazione dentro il centro pulsante in un lago di piacere.

Rimaniamo a letto abbracciati fra coccole e baci.

Guardo l’orologio appoggiato sul comodino.

-Si è fatto tardi.

È difficile staccarmi da lei.

– Amore non preoccuparti, il bimbo vado a prenderlo io, tu rimani qui a casa, tranquilla. 

Penso al momento soddisfacente appena vissuto e a che nessuna donna potrà mai farmi impazzire come  lei, mia moglie, mentre guidando mi dirigo verso l’abitazione dei miei suoceri per riprendermi mio figlio e riportarlo a casa.

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