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Racconti Erotici Etero

La Mansarda

By 16 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Come &egrave strana a volte la vita. Cerchi di incontrare in tutte le maniere, e magari non ci riesci. Poi nel modo e nel posto che meno ti aspetti te la trovi davanti. Anche se magari non proprio come desideravi.
Dago aveva notato quella donna passare una mattina davanti alla vetrina del suo ufficio. Si era soffermata anche a leggere dei cartelli, cosa che gli aveva permesso di studiarla con maggiore attenzione. Nonostante indossasse un paio di occhiali da sole, ne era rimasto affascinato. Il modo di vestire e le sue movenze avevano subito acceso tutte le sue curiosità di uomo. Anche i colleghi si erano accorti della signora e del suo modo di guardarla e ne era nata la classica goliardia maschile, con sequela di apprezzamenti, non certo tra i più fini e originali.
Dago noto che nei giorni successivi la signora continuava a passare da quelle parti. Raccolto il coraggio e indossata la sua faccia tosta un giorno scappò fuori dall’ufficio per seguirla. Dopo pochi metri scoprì con piacere che entrava nel suo bar preferito dove conosceva i barman. La signora si accomodò ad un tavolino ordinando un caff&egrave macchiato e una brioche.
Dago ne approfittò per avvicinarsi a Gianluca, il barman, iniziando la sua indagine. Dopo la classica presa in giro, Gianluca, come al solito, si sbottonò.
La signora era a nella zona da non tanto tempo, non si sapeva molto di lei, solo che era sposata, anche se si vedeva in giro sempre da sola, e con un’aria sempre un po’ triste. Si diceva che il marito era un dirigente molto impegnato e che la trascurava molto. Veniva quasi tutte le mattine a fare colazione verso le 10 del mattino, e poi girovagava per quasi tutta la giornata. A volte la si poteva trovare anche all’ora di pranzo. Rigorosamente una insalata.
Dago raccolse tutte le sue informazioni e lentamente sorseggiò il suo caff&egrave, cercando di non fissarla troppo. Non ci teneva a fare la figura dell’idiota. Cercando di darsi un tono indifferente si avvicinò alla gazzetta dello sport, commentandola con Gianluca per avere la scusa di potersi girare e poter dare delle sfuggevoli occhiate alla signora, e si accorse che anche lei iniziava a guardarlo di nascosto. Improvvisamente la signora si alzò, pagò il dovuto alla cassa e scomparve fuori dal bar. Dago rimase impietrito davanti alla sua gazzetta. Lentamente si girò, guardando il suo sogno uscire dalla porta, e tristemente si avvio a pagare e a tornare in ufficio.

Nei giorni seguenti cerco di andare al bar in coincidenza con gli orari della signora, iniziando a incontrarla sempre più spesso, ma non trovando mai lo spunto buono per parlarle.
Oramai erano diversi giorni che non la incontrava, ma continuava a pensare a lei, non riusciva a togliersela dalla testa. Quel mezzogiorno si sentiva veramente giù di corda, forse era anche colpa dei problemi che c’erano in ufficio, quindi decise di staccare un po’ andando a mangiare qualcosa. Entrò e si diresse al bancone per scegliere qualcosa da mangiare. Sinceramente non aveva una gran fame, quindi decise di optare per l’insalata, visto che era anche l’ultima. Alle sue spalle sentì una calda voce femminile. ‘Gianluca, riesce a prepararne una anche per me?’
‘Mi spiace signora, ma non ho più insalata.’
Dago istintivamente si girò e se la trovò davanti. Era lei. Rimase per qualche istante imbambolato, ma subito riprese il controllo. ‘Signora le posso cedere volentieri la mia, ma ad una condizione, che si sieda a mangiare con me!’ La signora lo fissò per qualche istante, che diede il tempo ad Dago di aggiungere ‘Odio mangiare da solo’
La signora sorrise e si tolse gli occhiali da sole mostrandogli due splendidi occhi verdi. ‘Sinceramente odio anche io mangiare da sola, e siccome ultimamente non faccio altro, accetto’
Gianluca volò a preparare un tavolino molto appartato. Avere dei buoni rapporti con i barman &egrave sempre utile.
La osservò mentre andava ad appendere il lungo cappotto che la copriva. Indossava un bellissimo tajeur che seguiva le curve del suo corpo. La gonna era sopra il ginocchio, e le scarpe con il tacco slanciavano ancora di più la sua gamba ben tornita. Quando si girò fu ancora meglio. La giacca era molto scollata mettendo in risalto un décolleté da brivido.
Si sedettero al tavolo completando le ordinazioni, Dago offrì una bottiglia di ottimo vino rosso che sapeva nascosta nella cantina di Gianluca, e poi passarono alle presentazioni.
Restarono a tavola quasi un’ora durante la quale ebbe la conferma della presenza di un marito un po’ distratto, e intuendo la velata tristezza tipica di una bella donna trascurata e posteggiata in un mondo ovattato dalla quale estrarla nelle occasioni di rappresentanza.
Dago cerco di parlare il meno possibile di se stesso, ma non fu possibile evitare la sua professione. Passò quasi tutto il tempo ad ascoltarla, ipnotizzato dai suoi occhi e dall’apertura della giacca. Con rammarico la dovette lasciare, lo cercavano dall’ufficio, come al solito nei momenti meno opportuni, ma certo era nata un simpatia tra i due. Paola gli fece i complimenti come abile ascoltatore.
Sicuramente se ci fosse stata qualche altra occasione di pranzare assieme ne avrebbero approfittato.

I giorni successivi furono molto presi di lavoro, e le case spesso si fanno vedere negli orari di pranzo. Quando passava dal bar verso le 15 Gianluca lo prendeva in giro raccontandogli che la signora era venuta a pranzo e che secondo lui lo cercava. La cosa faceva venire il nervoso ad Dago.
Tra le tante cose che aveva fatto in quei giorni aveva mostrato a un grosso dirigente un appartamento da favola. Una mansarda ricostruita nuova da un sottotetto, studiata da suoi amici architetti. Era una cosa da urlo, con rifiniture pazzesche e soluzioni molto particolari. Era un appartamento su due livelli, e tra le particolarità che spiccavano cerano il pavimento in parquet trattato bianco, i bagni con vasca o doccia jacuzzi, la cucina con tutto il piano in marmo e un inserto in vetro nel pavimento del piano superiore per dare maggiore luce a quello sotto.
Si parlava di oltre 2 miliardi di lire, e in quelle occasioni si faceva eccezione a molte delle regole che si erano imposti lui e i suoi soci come orari e disponibilità verso il cliente.
Questo tizio gli era sembrato molto interessato, e addirittura gli aveva fatto una proposta molto strana. Gli aveva chiesto di fare una seconda visita con la moglie, e se a lei fosse piaciuta la casa, sarebbero andati a cena a casa sua e li avrebbero stilato la proposta di acquisto.
Dago preferiva gestire queste situazioni nel suo ufficio, dove si sentiva più a suo agio, ma il Dott. Padovan lo aveva convinto promettendogli che non avrebbe fatto alcuna discussione sul prezzo, si trattava solo di tradurre nero su bianco la sua intenzione di acquisto al prezzo richiesto dal costruttore. Dago infine accettò.
Ora era li nella casa con il Dott. Padovan e la moglie, e si sentiva molto a disagio. La moglie del dottor Padovan non era altro che lei, la donna a cui pensava da tanti giorni, Paola Padovan. Che idiota non fare caso al cognome. Ma aveva l’abitudine di separare mentalmente lavoro e vita privata.
Si aggrappava alla sua professionalità, ma faceva molto fatica, anche perché lei questa sera indossava una gonna veramente corta con gli spacchi sui fianchi dai quali si intravedevano, quando camminava, le calze autoreggenti, e una camicetta attillata e sottile che non riusciva a nascondere l’esuberanza dei suoi seni e dei suoi capezzoli.
Lentamente girarono i 150 mq del primo livello, e giunsero infine nel livello superiore soffermandosi a guardare il pavimento in vetro che a Paola piaceva molto. Distratto dalla presenza di lei si era dimenticato di prendere prima di salire la maniglia che serviva per aprire la portafinestra che dava sul terrazzo. Dago chiese scusa e scese velocemente. Dal piano sotto guardo attraverso il pavimento in vetro Paola di sopra che parlava con il marito, ma che guardava lui attraverso lo stesso vetro. Improvvisamente fece un passo avanti posizionandosi proprio sopra il vetro e allargando leggermente le gambe.
Dago aveva notato che tutta la sera lei gli lanciava delle occhiate maliziose ma non si aspettava una mossa del genere. Rimase incantato a guardarla da sotto, con il sangue che gli martellava nelle orecchie e una immediata sensazione di tensione nelle mutande. ‘Dago qui tu ti stai giocando 2 miliardi’ la sua parte razionale pensò, e sbloccandosi all’improvviso raggiunse la maniglia. Nel percorso di ritorno non riuscì a resistere a dare un’altra occhiata, lei era sempre li, anzi sembrava che avesse aperto ancora di più le gambe.
Non fu facile portare a termine quella visita, ma alla fine ci riuscì. A Paola l’appartamento piaceva molto, quindi come d’accordo si ritrovarono a casa Padovan per la proposta e la cena.
Prima il lavoro e poi il piacere era il motto di Dago, quindi i due uomini di chiusero nello studio a preparare la proposta, concordando le tempistiche anche della consegna delle chiavi per i lavori, mentre Paola coordinava la cena.

Tutti soddisfatti si sedettero a tavola, e con suo piacere e disagio nello stesso tempo Paola era seduta proprio di fronte a lui. Oramai chiacchieravano di vari argomenti, lasciando quasi sempre il pallino della discussione in mano al padrone di casa, che era un abile oratore. Dago si deliziava con il vino e le pietanze che erano ottime. Notando con la coda dell’occhio che Paola lo fissava spesso, e la luce nei suoi occhi era di quelle che fai fatica a resistere. Ma lui cercava di concentrare la sua attenzione sul Dott. Padovan.
Mentre mangiavano il primo però accadde qualcosa di particolare. Improvvisamente Dago senti qualcosa scivolare sulla sua gamba e risalire lentamente. Butto un’occhiata verso Paola e vide un sorriso malizioso accennato sulle labbra. Sentì i battiti del cuore accelerare, e quando il piede di lei scivolo tra le sue gambe lui aveva già un’erezione completa.
In un primo momento si sentì molto imbarazzato, poi notò che Padovan non aveva notato nulla e continuava imperterrito. Lasciò scivolare una mano sotto il tavolo e iniziò ad accarezzarle il piede, premendoselo sull’erezione per fargliela sentire meglio. Paola continuava imperterrita, accarezzandogli su e giù il membro attraverso i pantaloni.
Forse aiutato dal coraggio che sa infondere un buon vino rosso, e per rispondere in maniera appropriata alle provocazioni di Paola, decise di sbottonarsi i pantaloni, e iniziò ad accarezzarle la pianta del piede con il suo membro. Notò nello stesso tempo che anche Paola aveva lasciato scivolare una mano sotto il tavolo, e che il suo colorito era molto più rosso di quando si erano seduti a tavola.
Inaspettatamente furono interrotti dall’ingresso del cameriere che annunciava una telefonata urgente da Hong Kong per il dottore. Padovan si alzo scusandosi, il maledetto lavoro internazionale, senza orari, ‘Temo che sarà una cosa lunga, se volete proseguire ” ‘Dottore non ho fretta, la aspetto volentieri’ ‘Grazie, faccio il prima possibile ” E si allontanò. Dago lo seguì con lo sguardo fino a quando non si chiuse alle spalle la porta della sala da pranzo. Si girò per parlare con Paola ma non la trovò più a tavola. Improvvisamente senti qualcosa che si stringeva attorno al suo cazzo. Alzo la tovaglia e trovò Paola che impugnava il suo membro e lo guardava. ‘Voglio che questa sia una cena indimenticabile’ e abbassò la testa ingoiandolo tutto. ‘Paola ma che fai ‘ se rientra all’improvviso ‘ ‘ ‘Stai calmo, ne avrà almeno per mezzora con Hong Kong.’ E ricomincio a succhiarglielo. Era cosi bello perdersi nel calore della sua bocca ed era così brava che non riuscì a resisterle. Rimase per un po’ fermo a guardare la sua testa che si muoveva su e giù. Poi quando secondo lei fu abbastanza duro, inizio a leccarlo. Si aggrappò con le mani ai suoi pantaloni facendoli scendere maggiormente per poter raggiungere le sue palle.
Dago non resisteva più. La prese per i capelli, la allontanò un poco e iniziò a schiaffeggiarla con il suo cazzo. ‘Ti piace prenderlo in bocca eh’ le disse ‘Si si ‘ ti prego dammelo’ gli rispose Paola ‘Allora prendilo tutto’ e le spinse giù la testa facendoglielo arrivare fino in gola. Sentiva i suoi gemiti soffocati, e iniziò a muoverla su e giù. Oramai si era dimenticato del Dott. Padovan. ‘E voglio anche le tue tette!!’ aggiunse. Mentre Dago le muoveva su e giù la testa lungo la sua asta, lei ubbidiente si slacciò la camicetta mettendo in mostra i suoi due splendidi seni con due capezzoli grossi e duri. Il reggiseno a balconcino li esaltava ancora di più. Lei si sporse in avanti offrendoglieli. Lui glieli accarezzo con il membro. Strofinò la cappella sui capezzoli. Poi lo lascio fermo nel solco tra i due seni. ‘Sai cosa devi fare’ le disse. Paola si sfilò il reggiseno, strinse le tette attorno al suo cazzo e inizio a muoversi, cercando la cappella con la lingua ogni volta che spuntava tra i seni. Dago non resisteva più. La voleva, tutta, adesso. Fanculo il dott. Padovan e fanculo i 2 miliardi. La fece alzare girandola verso la tavola e le sollevò la gonna. Le accarezzò i glutei, li strinse, poi lasciò scivolare la mano sotto il perizoma trovando la sua figa bagnatissima. Le infilò dentro le dita, tre, e la senti gemere. Si alzò in piedi e la penetrò. La senti spingersi contro di lui per prenderlo tutto. Allora Dago, aggrappandosi ai suoi seni iniziò a spingere con tutte le forze e tutta la voglia che aveva di scoparla e di godere dentro di lei. Come se non bastasse la voglia che aveva lui, la sentiva stretta. La sua figa gli si stringeva attorno al cazzo come un collant elasticizzato, e mentre la sua verga si muoveva dentro e fuori la sentiva aderire completamente a lui. Era bello. Bellissimo. E lui spingeva sempre più forte, e quando la senti vibrare tutta di piacere, iniziò a schizzarle dentro la sua sborra godendo assieme a lei. Paola lasciò che lui cercasse di schizzarle dentro tutto il suo piacere, poi gli scivolò tra le braccia e andò a prenderlo nuovamente in bocca. Con la lingua e con le labbra glielo ripulì tutto, succhiandogli anche le gocce che si erano nascoste in profondità. Poi lo ricompose, baciandogli il cavallo dei pantaloni dopo averglieli chiusi. ‘E’ meglio che torniamo a sederci adesso’ Lui continuava a fissarla mentre lei sorseggiava il suo bicchiere di vino. ‘Tu sei pazza, irresistibilmente pazza e bella.’
Paola si mise a ridere, e proprio in quel momento rientro il Dott. Padovan. Dago cerco di celare il suo imbarazzo dietro un sorriso. ‘Cosa avete da ridere?’ chiese ‘Siamo già scivolati alle barzellette mentre ti aspettavamo’. Padovan iniziò a raccontarne di sue, e la serata corse via quasi tranquilla, con Paola che ogni tanto da sotto il tavolo lo raggiungeva con il piede. Uscendo quasi dimenticò la proposta. L’aria fresca lo fece tornare alla realtà. Ma cosa c’era di più bello che chiudere un affare da 2 miliardi, e scoparsi una donna bellissima nello stesso tempo?
Guardandosi nello specchietto della macchina si rispose da solo. Poterla avere nel letto tutte le sere! Accese la macchina rabbioso e guido verso casa. Il cellulare segnalò l’arrivo di un messaggio. ‘Non ti dimenticare di me. Stanotte voglio essere nei tuoi sogni. Un bacio della buona notte. Paola’ Leggendo la firma del messaggio quasi passo con il semaforo rosso. Quella notte non prese sonno. La sognò comunque ad occhi aperti.
Il giorno dopo fu un’altra giornata intensa di lavoro, e tra i vari appuntamenti cera anche da portare alla firma della proprietà la proposta del Dott. Padovan. Questo fu uno dei compiti più semplici della giornata.
Mentre stava per avvisare il dottore che era andato tutto bene e concordare la date del compromesso per la consegna delle chiavi, un altro messaggio sul cellulare.
‘Questa mattina niente colazione e hai saltato anche il pranzo. Lavori troppo o ‘ hai paura di me? Ti mando un bacio perché tu non mi possa scordare’ Non poteva risponderle. In effetti aveva cercato di evitarla. Si in effetti aveva paura di lei. Aveva paura di quello che sarebbe potuto nascere. Ma doveva anche da difende l’immagine di serio professionista che si era costruito negli anni. Eppure non faceva altro che pensare a lei.
Prese il telefono e chiamò il Dott. Padovan direttamente sul suo cellulare per paura che rispondesse lei a casa. Concordarono le date e si salutarono cordialmente. ‘Se sapesse ” si soffermò a pensare, poi, con un leggero sorriso che rivelava cosa stava ricordando, chiuse l’ufficio e se ne andò.
Il giorno del compromesso fu per lui una grossa delusione. Sperava che ci fosse anche lei, invece si presentò solo il dottore. Inoltre ci fu un piccolo intoppo per la consegna delle chiavi, che Dago riuscì a risolvere velocemente, inserendosi da tramite come al solito, e concordando che le chiavi sarebbero state consegnate di li a 3 giorni. Dago e il dottore fissarono già l’appuntamento per il ritiro delle chiavi il venerdì sera alle 19,30 ‘Guardi lei &egrave cosi gentile e disponibile che poi la porto a bere un fantastico aperitivo’ aggiunse il dottore.
I giorni passarono sempre nello stesso modo. Nei momenti liberi non faceva altro che pensare a lei, ma poi faceva di tutto per evitarla. Gianluca gli aveva confidato che spesso Paola passava delle ore al bar, cosa che non aveva mai fatto prima. ‘Non &egrave che aspetta te ?’ gli aveva stoccato un giorno. Dago fece finta di non aver sentito.
Ogni tanto riceveva un messaggio sul cellulare, e la cosa non lo aiutava a cercare di dimenticarla. In fin dei conti lui non faceva nulla per dimenticarla.

Finalmente era venerdì. Nel pomeriggio lentamente iniziò a svuotarsi l’ufficio, e alle 19 lui era rimasto solo ad aspettare il dott. Padovan. Le scrivanie erano tutte vuote e ordinate. Sulla sua era rimasto solo il suo portatile al quale stava lavorando per passare il tempo. Fuori come tutte le sere oramai non passava più nessuno. E stranamente faceva un caldo incredibile.
Era tutto concentrato sui suoi appunti quando la porta del negozio si aprì. Alzò gli occhi dal computer e vide lei.
Indossava il solito cappotto lungo, ma questa sera era aperto e lasciava vedere che indossava una camicetta sottilissima, praticamente trasparente, che non era in grado di nascondere i suoi seni rigogliosi e una gonna corta con uno spacco che mentre gli camminava incontro con il suo passo deciso metteva in mostra tutta la sua coscia fino a far vedere le calze autoreggenti. Immancabili le scarpe con il tacco.
Subito il cuore si mise a battere fortissimo spinto da due emozioni contrastanti: lei era li, ma sarebbe arrivato anche il marito.
‘Ma sei veramente pazza? Tuo marito sarà qui a momenti?’
‘No! Mio marito non verrà. E’ dovuto partire oggi pomeriggio per Hong Kong e mi ha chiesto di venire a prendere le chiavi.’ L’atteggiamento era molto deciso, di quelli che non accettano discussioni. Appoggio la borsa sulla scrivania di Dago, e spostatogli il portatile si sedette davanti a lui al posto del computer.
‘Adesso voglio vedere come fai a evitarmi!!!’
Dago non riusciva a parlare e a muoversi. Paola lo fissava. Lentamente si portò le mani alla camicetta iniziando a slacciarla. Lui fece per muoversi ma lei lo tenne lontano con un piede. Finito di slacciare la camicetta apri la gonna e si sfilo il perizoma. Prese Dago per la cravatta e lo costrinse a portare il viso tra le sue cosce.
Iniziò a leccarla. Paola in un attimo fu in un lago di piacere. Gli prese la testa e la porto sui suoi seni. I suoi capezzoli grossi e duri non aspettavano altro che la sua bocca.
Dago perse ogni remora. Prese le tette tra le mani iniziando a strizzarle mentre leccava e succhiava i capezzoli. Paola nello stesso tempo lo stava spogliando, gli aveva sfilato la cravatta e ora le sua mani avevano quasi finito di slacciare la camicia. Nessuno dei due faceva caso al fatto che dalla vetrina chiunque avrebbe potuto vederli.
Paola gli prese di nuovo la testa e lo obbligo a inginocchiarsi tra le su cosce. Lui la trovo ancora più bagnata. Iniziò subito a leccarla con frenesia passandole la lingua su tutta la figa, premendola con forza. Poi le allargò ancora di più le gambe. Lei si appoggiò alla scrivania per offrirgliela meglio e lui le fece scivolare dentro la lingua. La senti gemere e spingersi ancora di più contro la sua bocca., e un fiotto di piacere bagnargli il viso. Deciso a farla godere concentrò i movimenti della sua lingua sul clitoride mentre lasciava scivolare 2 dita dentro di lei. La sentiva sempre più vicina all’orgasmo, e lasciò scivolare fuori per un attimo le dita lasciando che la sua lingua avesse la libertà di muoversi ovunque e raggiungere anche il suo buchino. Paola gemeva sempre di più, lo supplicava di continuare. Torno a concentrarsi sul clitoride e questa volta infilò dentro di lei tre dita. Oramai non resisteva più. Iniziò a muoversi contro di lui a gemere sempre più forte fino a godere così forte che quasi le schizzò in faccia il suo piacere. Dago cercava di leccare tutto il suo piacere mentre Paola gli teneva premuta la testa contro la sua figa, ma era veramente tanto il suo piacere, e continuava a fuoriuscire.
Quando Dago stava preparandosi a penetrarla improvvisamente le sgusciò via e si ritrovo seduto sulla sua sedia con Paola tra le gambe che con una rapidità fulminea aveva già abbassato i suoi pantaloni e i boxer. Impugnava il suo membro mentre lo guardava negli occhi. ‘A casa mia mi hai negato questo piacere, ma adesso non te lo permetterò, abbiamo tutto il tempo che vogliamo perché tu ti possa prendere tutto quello che vuoi di me!’ e il suo cazzo le scomparve in bocca. Senti le sue labbra stringersi attorno al membro e scivolare lentamente giù fino a che non senti la sua cappella toccarla la gola. Lo tenne così per un tempo lunghissimo, e poi iniziò a muoversi su e giù con forza, fino a quando non lo sentì gonfio e duro come piaceva a lei. Poi iniziò a leccarlo tutto, scivolando fino a sotto i testicoli, andando anche a sfiorargli il buchetto. Poi si prese i seni tra le mani, e si avvicinò al suo membro lasciandolo scivolare tra di loro e iniziando a massaggiarlo e mentre la sua bocca aspettava la cappella che usciva per succhiarla.
Dago non resisteva più. Sentiva le palle che gli bruciavano e i lombi che frizzavano dalla voglia di venire. Paolo se ne accorse ‘La voglio tutta in bocca, vienimi in bocca’
Dago non se lo fece ripetere. Impugnò il suo membro e le prese la testa facendoglielo ingoiare tutto e iniziando a scoparla in bocca. Era oramai al limite e il suo corpo era comandato solo dal piacere, spingeva sempre più forte nella sua bocca, Paola mugolava di piacere e dolore, ma quando stava per schizzare fu lei a buttarsi in avanti per non perdere nemmeno una goccia.
Dago era un corpo abbandonato sulla sedia con la mente che vagava per le dimensioni del piacere. Paola accoccolata tra le sue gambe, continuava a baciargli il membro sfinita. Poi lentamente risalì con la bocca lungo la sua pancia fino a sederglisi in braccio mentre iniziava a baciarlo sulla bocca. Restarono così abbracciati con il corpo e con le lingue per diverso tempo.
‘E’ da quando ti ho visto la prima volta passare qui davanti che ti desidero, ma non potevo immaginare nulla di tutto quello che &egrave successo.’
‘E questo non &egrave niente. Abbiamo tutto il week end a disposizione, e non ho intenzione di lasciarti scappare, preparati. Anzi vestiti e prende le chiavi dell’appartamento che mio marito ha comperato, ho una sorpresa per te.’
Dago la guardava con aria perplessa. ‘Fidati, non rimarrai deluso di me, non lo sarai mai. Fino a quando tu vorrai sarò tua, a patto che tu lasci che le mie fantasie possano giocare con te.’
‘Le tue fantasie? Che tipo di fantasie hai Paola?’ chiese stupidamente Dago un po’ preoccupato e un po’ scherzando.
‘Tutte le fantasie che tu sogni da quando mi hai vista per la prima volta davanti la vetrina. Le stesse che io ho iniziato a fare da quando ti ho visto. Portami all’appartamento e scoprirai se ho mentito! Se così sarà sarai libero di andartene e io cercherò di dimenticarti.’
Senza fiatare i due si ricomposero e chiuso il negozio si avviarono alla macchina di Dago. Per strada nemmeno l’ombra di una persona. Probabilmente non era passato nessuno mentre loro facevano l’amore in negozio. Lui le apri la portiera della sua macchina sportiva, un vezzo che si era permesso di recente, e sedendosi Paola accentuò lo scosciamento a cui era costretta data la bassezza della macchina. Dago si ritrovò nuovamente eccitato. Paola sorrise e chiuse la portiera.

Il tragitto fino alla casa non era lunghissimo. Dago lasciò che la musica tenesse loro compagnia, e che la sua mano scivolasse sul ginocchio di Paola. Lei invece fece in modo che la mano scivolasse più giù. Sentiva la sua figa pulsare attraverso il ricamo del perizoma. Lei allargò di più le gambe, in modo che la sua mano stesse comodamente appoggiata sopra. Ma era impossibile resistere a tenerla ferma. Inserì con l’altra mano il cambio automatico e si infilò sotto il perizoma. Il contatto con la sua figa rasata era bellissimo, anche perché ci impiegava un istante a bagnarsi, e non cera cosa che lo eccitasse di più. Almeno cosi pensava per adesso. Paola appoggio la propria mano sopra quella di lui guidandola nei movimenti. Prima fece in modo che la accarezzasse per bene. Poi fece in modo che un dito scivolasse tra le labbra a trovare il clitoride, che era già gonfio e duro. Fece girare il dito un po’ attorno poi lo guidò più in basso fino a che non scivolò dentro di lei. Era caldissima e bagnatissima. Dago ad un semaforo si girò a guardarla. Paola aveva gli occhi chiusi e si stava leccando le labbra. I suoi seni e i capezzoli erano così gonfi e duri dall’eccitazione che mettevano in tensione la camicetta attillatissima. Poi sentì che le sfilava il dito, facendolo proseguire più giù. Senti il bordo del buchino che si allargava sotto la sua spinta, e mentre il tizio dietro suonava perché era diventato verde il semaforo Paola gli sussurrava ‘Dopo lo voglio qui’ mentre gli spingeva in profondità il dito. La macchina partì sobbalzando. Lei gli sfilò la mano dal perizoma. ‘Pensa a guidare, come ti ho già detto per il resto abbiamo tutto il tempo che vuoi.’ Parcheggiarono e Dago mentre tentava di aprire la porta dell’appartamento si accorse che gli tremavano le mani dall’eccitazione. ‘Cosa poteva avere in mente ?’ continuava a chiedersi.
Entrarono nell’appartamento che era praticamente vuoto. Paola si tolse il cappotto buttandolo in un angolo, e mentre lui la imitava prese l’unica sedia e la posizionò proprio sotto il pavimento a vetri. Vi fece sedere Dago e baciandolo per distrarlo gli legò con la sua cravatta le mani dietro la sedia. ‘Voglio che resti qui buono a goderti lo spettacolo che ho pensato per te il giorno che ci hai fatto vedere l’appartamento.’ Dago era prigioniero della sua stessa eccitazione. Provò a liberarsi ma aveva stretto bene i nodi Paola. ‘Ma nello stesso tempo voglio vedere quanto ti eccito’ e gli sfilò i pantaloni e i boxer lasciandolo con il membro in bella mostra. Lei lo guardò. Lo accarezzò. Lo baciò.
‘Tentatore ‘ ci vediamo dopo’ raccolse la sua borsa e salì le scale.
Si posizionò proprio sopra di lui, come la prima volta. ‘Cavolo, sono già bagnata all’idea.’ Disse mentre lasciava scivolare la sua mano sotto la gonna accarezzandosi il perizoma. Lentamente slacciò e si tolse la gonna, e poi toccò alla camicetta. Rimase solo con il perizoma e il reggicalze. Si abbassò sulle gambe e guardando Dago al piano inferiore ricomincio ad accarezzarsi, infilando la mano anche dentro il perizoma. La cosa aveva avuto il suo effetto su Dago che adesso la guardava con il cazzo duro puntato verso il soffitto. ‘Ti prego vieni a liberarmi’ le disse. Ma lei era solo all’inizio. Si sfilo il perizoma e iniziò a masturbarsi con maggior vigore, accarezzandosi anche i seni e portandosi alla bocca i capezzoli. L’eccitazione aveva preso possesso del suo corpo e il suo piacere aveva iniziato a gocciolare sul pavimento in vetro. Dago deglutiva dalla voglia di leccarla e berla.
Non contenta Paola allungo una mano verso la borsetta ed estrasse un fallo in gomma. ‘Pensa che sia il tuo’ le suggerì dal piano superiore. Dopo averlo leccato e succhiato per qualche minuto, iniziò a usarlo per massaggiarsi la figa, stimolando soprattutto il clitoride con la punta. Poi lo appoggiò a terra e si lasciò scivolare sopra. Dago si sentiva eccitatissimo. Sentiva la sua cappella che pulsava. Ma Paola non aveva intenzione di smettere e continuava a muoversi su e giù sempre più velocemente, gocciolando sempre di più sul vetro. ‘Voglio che tu possa vedere cosa succede quando godo’ gli disse, e sfilandosi il fallo dalla figa lo puntò nel buchino. Dago vide comparire una leggera smorfia di dolore mentre si appoggiava sul membro ma quando si calò su di esso con forza gli occhi di Paola si accesero di una luce brillantissima e dal suo sesso usci un grosso fiotto di piacere. Ricominciò a muoversi sul fallo, mentre le sue dita allargavano le labbra e giocavano con il clitoride per eccitarsi al massimo. Dago ora non capiva veramente più nulla ‘Paola ti prego sto per venire solo guardandoti’ ma dal piano di sopra la risposta fu ‘Si ti prego ‘ vieni con me’ mentre accelerava i movimenti sul clitoride. ‘Godo ‘ godo ‘ guarda come godo ‘ guarda quanto mi bagno’ e mentre il suo piacere inondava il pavimento in vetro Dago non riuscendo a resistere a quella vista veniva a sua volta schizzando sulla propria pancia e sul proprio petto.
Paola vedendolo godere ebbe un ulteriore sussulto di piacere. Raccolse le ultime gocce del suo piacere con le dita e si cosparse i capezzoli prima di succhiarsi le dita. Poi lentamente scese le scale e raggiunse Dago. Lui si sentiva leggermente a disagio per essersi venuto addosso senza nemmeno essere stato toccato, e non riusciva a parlare. ‘Ho sempre sognato di fare una cosa del genere ‘ gli disse Paola ‘ grazie di avermi dimostrato quanto ti &egrave piaciuto’ e dopo averlo baciato sulla bocca, iniziò a leccargli dal petto e dalla pancia tutta il suo nettare. Oramai si sentiva preda delle passioni di lei. La reazione più immediata a questo suo gesto fu l’inizio di una nuova erezione, grazie anche al contatto tra il suo membro e i seni di lei.
Mentre finiva di leccare la sua sborra Paola accolse il suo cazzo tra i seni iniziando a massaggiarlo. Lentamente la sua erezione prendeva sempre più forma. Poi inizio a giocarci con la lingua. Lo leccava tutto, dalle palle fino all buchino della cappella, e quando iniziò a lavorarlo con la bocca era oramai tornato duro come se fosse una prima erezione. Ma Paola non era contenta e ricominciò a lavorarlo tra i seni, strofinando anche la cappella violentemente sui capezzoli. Poi improvvisamente fu in piedi. Si accarezzo il corpo guardandolo dritto negli occhi. ‘Lascia che approfitti ancora un po’ di te, poi potrai farmi tutto quello che vuoi.’ Si girò piegandosi in avanti e mostrandogli il suo sesso gonfio di piacere che spuntava tra le sue fantastiche chiappe.
Dago tentò di allungarsi per poterla leccare ma legato come era non ci riusciva. Paola lasciò scivolare la propria mano tra le gambe allargando le labbra e iniziando a masturbarsi proprio li a pochi centimetri da lui. Poi lentamente si abbassò mentre impugnava il suo sesso e lo puntava dove preferiva. Restando sospesa a pochi millimetri dalla sua cappella, iniziò a strofinarsela lungo le labbra lasciando che il suo piacere, il suo succo bagnasse per bene la punta. Poi lo puntò nel buchino, e Dago sentì nuovamente quel gemito di sofferenza e piacere uscirle dalla bocca. Paola si porto le mani sulle chiappe mentre le allargava e scivolava sempre più sulla sua asta. Ogni tanto saliva leggermente per poi ricominciare a scendere, fino a quando non lo prese tutto dentro di se. Allora iniziò a muoversi, alzandosi fino a quasi farlo uscire, e poi di nuovo scendendo lentamente per gustarselo tutto.
Dago era succube ma in un lampo di lucidità si rese conto che la sua parte inferiore era libera di muoversi. Allora iniziò a muoversi sotto di lei. Paola restò piacevolmente sorpresa, gemendo alla prima spinta decisa di Dago, poi si adeguò iniziando a muoversi incontro cercando di adattarsi al ritmo di lui, che però cambiava continuamente. Lui era pazzo di eccitazione. Con le mani legate si sentiva estremamente limitato nei movimenti. Voleva poterla toccare, stringerle i seni, raggiungere il suo sesso con le mani, strizzarla i glutei, prenderla per i capelli, schiaffeggiarle le chiappe. ‘Paola ti prego liberami ” Ma Paola era distratta da quello che stava per provare. ‘Vengo si si ‘ vengo ancora ‘ non ci posso credere ‘ si vengo vengooo’
Travolto dall’onda di piacere di lei, quasi la seguì nell’orgasmo, ma si era imposto di resistere. Paola si spinse su di lui ancora qualche volta, mossa dalle contrazioni muscolari dell’orgasmo.
‘Liberami Paola ‘ liberami’
Paola quasi con dispiacere lo fece scivolare fuori dal suo corpo. Si sedette sopra di lui iniziando a baciarlo ovunque, sul viso, sulla bocca, sul collo, sul petto. Sentiva il suo membro eretto battere contro l’addome, e vedendolo ancora in piena erezione non riuscì a resistergli. Alzandosi leggermente lo risucchiò nel suo sesso. Poi ricominciando a baciarlo, fece scivolare le mani dietro la sedia e lo liberò.
Ad Dago non sembro vero di avere nuovamente l’uso delle mani. Si aggrappò ai suoi glutei e glieli strinse. Poi lasciando scivolare le mani lungo la schiena di lei le prese i capelli tirandole indietro la testa, e iniziando a baciarla dal collo fin sui seni. I suoi capezzoli erano duri e saporiti e leccarli, succhiarli e morderli era uno dei suoi divertimenti preferiti. Anche di Paola a quanto di poteva capire da quanto si era ancora bagnata. Aggrappandosi nuovamente ai suoi glutei si mise in piedi iniziando a muoverla su e giù. A Paola non sembrava vero di essere scopata un’altra volta e aggrappandosi alle sue spalle lo aiutava nei movimenti. Era talmente felice che sentiva avvicinarsi un altro orgasmo. Lentamente Dago si era avvicinato al ripiano in marmo della cucina e la sedette sopra con un urlo di Paola per quanto era freddo il ripiano. Lentamente scivolo fuori di lei. Adesso era il momento di Paola di cercare di capire cosa avesse in mente lui. La obbligo a sdraiarsi sul ripiano gelido mentre lui affondava la bocca nel suo sesso. Le mani le allargavano le gambe e le spingevano verso di lei in modo che potesse muovere e affondare la lingua a proprio piacimento, dal clitoride fin dentro il suo sesso, e spesso andando a trovare il suo ano. Non riuscì a resistergli molto e prendendosi i seni tra le mani si lasciò trasportare in un piacevolissimo orgasmo. Ma Dago non era ancora pago. E la colpa era di Paola. Dopo averla leccata accuratamente la fece scivolare giù dal ripiano mettendola carponi sul pavimento. Paola era allo stremo delle forze senza più nessuna capacità di resistergli. Prima le prese per i capelli, le alzò la testa fino al suo membro e dopo averla schiaffeggiata un po’ lo spinse tra le sue labbra. Non appena Paola tento di prendere il controllo di quel pompino, lui si staccò da lei e le girò alle spalle. Le schiaffeggiò il sedere, e con una mano le accarezzo tutto il sesso fino all’ano, soffermandosi a giocare li per poi affondarle dentro un dito. Improvvisamente un’idea. ‘Ferma qui! Non ti muovere!’
Paola non ne aveva nemmeno le forze. Resto li ferma cercando di capire cosa avesse in mente. In un attimo Dago sali al livello superiore e torno da lei. Vedeva che aveva qualcosa in mano, ma non capiva cosa. Improvvisamente sentì la cosa dentro di lei, e capì: era il suo fallo. Dago lo fece scivolare delicatamente dentro la sua figa, muovendolo qualche volta. Poi, lentamente lo fece scivolare fuori e senza staccarlo dalla sua pelle, scivolare nel solco delle chiappe fino al buchino. ‘Dago ‘ ‘ provo a dire lei, ma lui aveva già iniziato a spingerlo dentro e le parole le morirono sulle labbra. Quando finalmente il fallo fu tutto dentro, senti anche il cazzo di Dago che la penetrava. Lui cercava di muovere entrambi i falli contemporaneamente per portarla a un’estasi ancora più grande. Poco dopo Paola riuscì a parlare. ‘Mettimi il tuo nel culetto ‘ muoverò io l’altro.’ Dago accetto la proposta. Aggrappandosi ai suoi seni incominciò a spingere dentro di lei sempre più forte, guidato anche dall’impulso dell’orgasmo, mentre Paola gestiva i movimenti del fallo nella sua figa. Dago si sentiva trasportato da un istinto primordiale di sesso e sempre più vicino all’orgasmo. Spingeva sempre più forte ma gli dolevano il cazzo e le palle da quanto era stato duro e da quanto lo sentiva duro. Quando Paola si abbandonò all’ennesimo orgasmo si aprirono le cascate del piacere di Dago, che urlando dal piacere e dalla liberazione dopo un primo schizzo dentro Paola, lo sfilo e cercando di spremere fuori tutto lo sperma che aveva le riempì la schiena.
Paola si sentiva come se fosse stata travolta da un camion ma con le ultime energie riuscì a girarsi per andare a bere le ultimissime gocce che uscivano dal membro di Dago, che oramai sembrava veramente senza più forze.
Poi si abbandonarono sul pavimento con i corpi abbracciati e le bocche che si cercavano. Senza nemmeno accorgersi si appisolarono sul pavimento.
Li svegliò un rumore improvviso proveniente da fuori. I corpi erano infreddoliti. Ma la luce negli occhi era qualcosa di unico. ‘Hai detto che tuo marito &egrave via per tutto il week end?’ le chiese Dago. ‘Si ‘ e io ho ancora voglia di te ‘ vieni a casa mia ”
Dago le mise un dito sulle labbra. ‘No a casa di tuo marito no ‘ Paola rimase male a quell’affermazione ‘ ma se ti va bene uguale possiamo andare a casa mia’
Paola lo abbraccio forte e lo baciò. ‘Cosa aspettiamo, muoviti! Ma passiamo da casa mia a prendere qualcosa per cambiarmi’ lei era già in piedi che tentava di vestirsi. Dopo pochi minuti stavano chiudendo la mansarda, non senza aver dato un ultimo sguardo al luogo della loro lussuria. Guidò lentamente fino a casa gustandosi il piacere di avere Paola appoggiata sulla spalla come se fosse la sua donna. Già perché non lo era. O forse, non lo era secondo la morale comune, ma in realtà era la donna che aveva sempre sognato e aspettato. E nessuno gli poteva vietare di pensare che fosse la sua donna, almeno fino a quando erano soli fra quattro mura, lontano dagli sguardi di tutti.
Paola si era appisolata durante il viaggio. Dago posteggio direttamente dentro il box e baciandola delicatamente la svegliò. I capelli arruffati e il volto imbronciato dal sonno a lui sembrava persino più bella.
‘Mi hai distrutta ‘ farfugliò assonnata ‘ non ho mai goduto cosi tante volte’
Dago in silenzio, prendendola sotto braccio la accompagnò in casa. La tana del lupo, ovvero la casa di un single costruita esclusivamente sulle proprie esigenze.
Si era comprato un loft di circa 150 mq e lo aveva ristrutturato seguendo esclusivamente le proprie esigenze di vita, sfruttando le capacità dei suoi amici architetti.
Era tutto uno spazio aperto con la cucina a vista e una grandissima zona giorno, dove aveva ricavato una zona studio attrezzata con un computer ultra accessoriato, e ai due lati 2 soppalchi. Da una parte aveva creato la camera da letto, e dall’altra un ampio bagno delimitato tutto da pareti in vetro acetato. Il bagno naturalmente godeva di tutti i comfort immaginabili, vasca idromassaggio, doccia idromassaggio sauna.
Paola entrando rimase stupita. ‘Questo &egrave il mio piccolo regno – le disse lui facendola accomodare in casa ‘ e voglio che tu faccia come se fosse anche il tuo.’ Paola era senza parole. Aveva solo bisogno di farsi una doccia per potersi riprendere. ‘Paola, io sono affamato. Se non mangio potrei svenire da un momento all’altro, preparo qualcosa da mangiare che ne dici?’
‘Mmm, anche cuoco. Prima di tutto mi devi lasciar fare una doccia, poi credo che mangerò qualcosa’ La accompagno nel bagno, mostrandole dove poteva trovare tutto il necessario e consigliandole anche una veloce sauna, che lui trovava generalmente rigenerante, e la lascio sola in bagno.
In cucina aprì velocemente tutti gli sportelli per inventariare cosa la casa poteva offrire. Al venerdì non rimaneva poi molto in casa. Non restava che creare un abile mix tra le sue preferenze e quelle di Paola. Un bel piatto di spaghetti al pomodoro e un bel pinzimonio.
Paola intanto era in pieno relax nella sauna. Sentiva piacevolmente tutto il corpo dolerle. La mente felicemente torno a quello che era successo quella sera e, accidenti, sentì di avere ancora voglia di lui. La doccia fredda la ritemprò, e uscendo dalla doccia si guardo nuda allo specchio. I seni, sodi e grandi, si presentavano ancora gonfi di voglia, e i capezzoli non le davano tregua da quanto le dolevano.
Si sfrego il corpo asciugandoselo con un grosso asciugamano. Stava per rivestirsi quando vide appesa una camicia di Dago.
Infilandola si inebriò del suo profumo. La mente era lontana mille miglia dalla realtà e si sentiva felice come non mai. Si pettinò i capelli bagnati all’indietro infilò il perizoma e uscì dal bagno per raggiungerlo.

Dago oltre a preparare da mangiare aveva trovato il tempo per darsi una rinfrescata nel bagno di servizio e si era cambiato, indossando qualcosa di informale, una camicia morbida e larga e un paio di pantaloni leggeri stretti da un cordone in vita, sotto i quali si intuiva che non portava nulla. La cosa già stuzzicava Paola. La tavola era apparecchiata in modo semplice ma elegante, non mancavano le due candele, e una bottiglia di ottimo vino rosso e della gradevole musica di sottofondo.
‘Perfetto tempismo ‘ disse Dago ‘ sto per scolare la pasta.’ Osservandolo di spalle esaminò con piacere i glutei di Dago.
Mangiarono la pasta in silenzio. Paola scopri di avere più fame di quella che pensava. Quando giunsero al pinzimonio ricominciarono a parlare.
‘Cosa pensi di me ?’ gli chiese Paola. Dago rimase per qualche minuto a pensare fissando la ciotola con l’olio dentro la quale muoveva un pezzo di peperone.
‘Non giudico mai le persone per abitudine. So solo che vorrei non lasciarti più andare. Non faccio altro che pensare a te da quando ti ho visto passare davanti alla vetrina. Figuriamoci dopo quello che &egrave successo sta sera.’
‘Non intendevo questo. A questo ci penseremo al momento giusto. Voglio sapere se da come mi sono comportata oggi ritieni che sia ‘ un po’ troia ‘ ecco’ pronunciando quelle parole era diventata rossa. ‘Io credo che tu sia la donna più eccitante che io abbia mai incontrato. La donna che ho sempre sognato di incontrare. Non credere che quello che mi &egrave successo con te questa sera succeda tutte le volte. Mi basta guardarti per essere ancora eccitato. Sei irresistibile.’
‘Per me &egrave stato la prima volta. Non ho mai pensato di tradire mio marito, anche se negli ultimi tempi, mi trascura ancora più di prima. Ma da quel giorno che abbiamo pranzato assieme non sono più riuscita a toglierti dai miei pensieri. Ho iniziato a sognarti e mi svegliavo in un lago. Non mi &egrave parso vero quando mio marito mi ha detto che voleva comperare una casa nuova, ho pensato subito alla tua agenzia, a te.’
‘Così era tutto ‘ premeditato?’
‘Beh ‘ non sapevo come ‘ come fare per farti capire che mi interessavi.’
‘E se tuo marito oggi non fosse partito?’
‘Certo non sarebbe stata la stessa cosa, così facendo ci ha regalato un week end d’amore, ma avrei escogitato qualcosa d’altro.’
Dago si alzo e girò lentamente attorno al tavolo. Mai nessuna donna aveva fatto tanto per lui. Lentamente le si avvicinò e si sedette sulle sue gambe iniziando a baciarla. Paola schiuse le sue labbra lasciando che la lingua di Dago raggiungesse la sua, avvinghiandosi e sfregando l’una sull’altra. Era impossibile resistersi l’un l’altro.
Attraverso i sottili strati di tessuto Paola sentiva l’erezione di Dago e lui sentiva i capezzoli di lei contro il suo petto.
Staccando per un istante le bocche sussurrarono entrambi ‘Ti voglio!’ Scoppiarono a ridere.
‘Non so dove trovi le forze, ma ha ancora voglia di te’ disse Dago mostrandole il rigonfiamento nei pantaloni. Paola lo toccò attraverso la stoffa, e subito le venne voglia di prenderlo in bocca. ‘Ma una volta tanto voglio il letto’ gli rispose. Lui la prese in braccio portandola sopra nella camera e lasciandola scivolare ai piedi del letto.

Il letto era enorme e disfatto, come si addice ad uno scapolo modello.
Dago le sfilò la camicia iniziando ad accarezzarle e baciarle i seni. Era sodi, duri. La pelle liscia e profumata, ancora intrisa del sapore del sesso che avevano fatto fino a poco tempo prima. Libero di poterla guardare con calma, rimase colpito dai suoi capezzoli, duri e grossi. Li leccò delicatamente, lasciando che la sua saliva ci colasse sopra. Poi inizio a girarci attorno con la lingua, succhiandoli ogni tanto. Paola gemeva di piacere. Inizio a stringerli, stropicciarli con le mani, cercando di avvicinarsi a quella soglia oltre la quale era dolore, ma prima della quale era puro piacere. Poi si stacco con il viso quel tanto che gli permetteva di guardarla. Prese i capezzoli tra pollice e indice iniziando a stringerli e a giocarci. Paola al limite dell’eccitazione gli slaccio furiosamente i pantaloni lasciando libera la verga dura e lanciandosi sopra a bocca aperta, inizio a succhiarlo avidamente. Dago per qualche istante rimase immobile a guardare il suo membro che scompariva nella sua bocca riapparendo sempre più lucido di saliva. Poi appoggiò una mano sulla testa di lei iniziando a guidarla nei movimenti e a spingerla in fondo come piaceva a lui. E come piaceva a lei, a quanto appariva dai mugolii.
Con la mano libera finì di spogliarsi, mentre Paola continuava a dedicarsi al suo membro. Appena fu nudo lei incomincio a risalire con la bocca lungo l’addome lasciando che i suoi seni strusciassero sul suo cazzo, che immediatamente trovò naturale mettersi in mezzo.
Dago colto da un raptus la buttò sul letto e si mise a cavalcioni sopra di lei. Posizionando il cazzo tra i seni, li strinse con le mani attorno e iniziò a scoparla con gusto tra le tette. Paola era travolta da tanta irruenza, irresistibilmente travolta, e cercava con la bocca la sua cappella che spuntava tra i seni. Per farla più felice lascio la presa dei seni, sorreggendole la testa, spostando la sua irruenza dai seni alla bocca. Poi per un istante lo perse. Aveva gli occhi chiusi per gustarlo meglio. Lui si era solo girato per darle più piacere, proponendole un 69 restando appoggiati su un fianco. Allargandole le gambe con le braccia Dago aveva accesso al suo sesso con la bocca e con le mani. Con le dita allargava le labbra mentre muoveva e affondava la lingua sul suo sesso. Il clitoride attirava molto la sua attenzione e spesso si soffermava a leccarlo o lo stimolava strofinandoci sopra le labbra, ma lei andava in visibilio quando lo succhiava. Lui se ne accorgeva da come stringeva le labbra sul suo membro. E per eccitarla ancora di più lasciava scivolare una mano fin sulla sua testa spingendola a ingoiare tutto il suo fallo. Più insisteva con questi giochini, più Paola si bagnava. E più Paola si bagnava più lui aumentava la passione e la fantasia. Oramai era arrivato a lasciare scivolare dentro di lei 4 dita mentre le faceva vibrare velocemente con la punta della lingua il clitoride. Ma non gli sembrava abbastanza. Cosi la fece girare rimanendo sopra di lei. Lascio scivolare una mano sul suo sedere fino a trovare il buchino. Paola muoveva la testa sotto di lui, cercando di succhiarglielo sempre più ferocemente. Quando Dago, preso dalla foga inizio a muovere tutte le dita dentro di lei, a leccarla con maggiore foga e contemporaneamente scoparla in bocca, spingendoglielo fino in gola, perse il controllo del suo corpo, e iniziando a scuotersi raggiunse un travolgente orgasmo. Appena finito di godere Dago la prese e la girò mettendola carponi sul letto, e senza tanta grazia le penetrò con un colpo secco. Sentiva il suo cazzo indistruttibile, sentiva di poterle fare qualunque cosa. In fin dei conti era la quarta volta quella sera. Perso nell’eccitazione iniziò a sbatterla come un forsennato, in piedi dietro lei, con le gambe piegate, usava tutta la sua forza e il peso del corpo per spingersi sempre più dentro di lei. Paola gemeva e soffriva nello stesso tempo, mentre tentava di accarezzarsi la figa mentre lui la scopava nel culo.
Improvvisamente era di nuovo fuori da lei. Rimase immobile, schiava dei suoi desideri, aspettando cosa le avrebbe fatto. La prese e la trascinò al bordo del letto, sdraiandola su un fianco, con le gambe parallele al bordo del letto e il resto del corpo perpendicolare. Le allargo leggermente le gambe per scivolare dentro il suo sesso più agevolmente, poi le richiuse le gambe. Quando iniziò a muoversi senti la sua figa, stretta già di suo, ancora più aderente al suo durissimo fallo. Ne poteva sentire le nervature e le vene pulsanti, e soprattutto sentiva la cappella gonfia muoversi dentro di lei. Decise di lasciarsi andare, anche perché non resisteva più. Mentre godeva ancora una volta mormorò ‘Basta ti prego ‘ non ce la faccio più!’ ma Dago invece di smettere la penetrò di nuovo nel buchino. Paola lo guardò. Era quasi irriconoscibile, stravolto dalla stanchezza e dal piacere, continuava a spingere con tutte le sue forze dentro di lei. Ma si accorse che anche lui stava per godere. Non riuscendo a resistere all’impulso si girò per prenderlo in bocca e godere del suo liquido caldo. Incominciò a pompare con tutte le forze rimaste, mentre con le mani gli massaggiava l’asta e le palle. Dago arrivò all’orgasmo con un urlo. Lei accolse con piacere quanto il suo corpo oramai poteva offrirgli.
Poi caddero entrambi sul letto. Sfiniti, trovarono le forze per baciarsi e abbracciarsi, per poi cadere nel limbo sopraffatti dalla stanchezza. Dago sognava. Era uno di quei sogni strani in cui vivi ma nello stesso tempo sei la coscienza che osserva e commenta. Sognava Paola naturalmente. Sognava Paola che gli stava facendo un pompino. Cavolo che pompino. Era cosi bello nel sogno che gli sembrava vero, sentiva le sue labbra e la sua lingua e sentiva l’eccitazione crescere sempre di più. Improvvisamente il dubbio se fosse sogno o realtà e si ritrovò sveglio nel buio dell’appartamento. Ma la sensazione rimaneva. Guardò meglio e Paola era realmente tra le sue gambe con il suo cazzo in bocca.
Crollò di nuovo sul cuscino, mentre Paola non aveva nessuna intenzione di smettere, mugugnando ‘ma non ti accontenti mai?’ mentre in realtà stava godendo di quanto succedeva. Paola lascio la presa del suo uccello e inizio a risalire lungo il suo corpo con la lingua. Quando Dago riapri gli occhi trovò il suo viso a pochi millimetri da lui. Sentiva il suo alito caldo sul viso, un alito caldo di passione. Sentì il suo sesso bagnato strofinarsi sulla sua verga. ‘Dimmi che ce la fai ancora a fare l’amore con me!’ Non che avesse bisogno di risposte vista l’erezione che lei gli aveva sollecitato, ma non gli diede nemmeno la possibilità di risponderle visto che appoggiò le proprie labbra sulle sue e ne invase la bocca con la lingua. Con un semplice movimento fece in modo di far scivolare il suo membro dentro di lei e iniziò a muoversi lentamente su e giù, senza mai smettere di baciarlo. Dago si lasciò trasportare e guidare da lei in un mondo da favola.
Man mano che lei si muoveva sentiva colare lungo la sua asta i liquidi del suo piacere, e la sua lingua invadente aumentava in lui le sensazioni di piacere. Poi la senti appoggiare le mani sul suo petto e alzarsi leggermente, abbandonando la sua bocca per riuscire a spingersi con più forza lungo la sua asta. La sentiva risalire piano piano e affondare con forza il suo cazzo dentro di lei. In quella posizione Dago si ritrovò i seni vicini al viso, li sentiva vibrare ad ogni colpo, e lui inizio a stuzzicarli con la lingua. Sfiorava e leccava i capezzoli, fino a quando Paola, presa da un raptus di passione non gli infilo in bocca un seno. Allora lui inizio a succhiarlo, e usando le mani li palpava e stropicciava, mentre con la bocca succhiava e mordeva i capezzoli. Paola senti prossimo il culmine del piacere e non riuscì più a controllare i propri movimenti. Si erse diritta, puntando i piedi sul letto per affondare colpi ancora più decisi e forti. Dago poteva raggiungere i seni solo con le mani, ma non li abbandono, perso come era dalla posizione che lei aveva preso che gli stava dando un piacere immenso. Sentì il proprio membro vibrare dalla voglia di godere.
Paola piantò le unghie nel suo petto, gemendo, straparlando dal piacere e dalla felicità, mentre accelerava più che poteva i movimenti sulla sua asta. I corpi furono letteralmente scossi e stravolti dall’orgasmo. Dago contraeva spasmodicamente i lombi mentre sentiva uscire dal punto più profondo di se il proprio sperma. Paola scossa da un piacere mai provato prima, il piacere di avere un amante disponibile a giocare con lei.
Si addormentarono nuovamente cosi, con i sessi ancora uniti, uno abbandonato sull’altro.

Quando Dago si svegliò sentiva tutto il corpo indolenzito. La presenza di Paola era tangibile, visto che era abbracciata al suo fianco. Non aveva bisogno di vederla sentendo ancora il suo profumo pervadere la stanza. La visione del suo corpo nudo vicino a lui fu una delle cosa più piacevoli che poteva immaginare. Sulla loro pelle era ancora forte l’odore dei loro corpi che si erano uniti. Dago sentiva il calore del suo corpo, i suoi seni che premevano contro il suo fianco, e la sua ‘vongolina’ che aderiva alla sua coscia. Queste tre nitide sensazioni gli stimolarono la fantasia. Scivolo fuori dall’abbraccio di Paola. Infastidita si mosse nel sonno, disponendosi supina con le gambe leggermente aperte. Dago vedeva nettamente il suo sesso, glabro, le labbra leggermente chiuse. Irresistibile. Scivolò sul letto, tra le sue gambe, iniziando a leccarla delicatamente. Una dolce, molto dolce, vendetta.
Paola appena sentì qualcosa tra le gambe, o meglio qualcosa di umido scivolarle sul sesso, si svegliò di soprassalto, spaventata, stringendo le gambe. Quando si rese conto di cosa stava succedendo si lasciò ricadere sul cuscino mugugnando ‘Non puoi farmi questo ‘ non così di mattino presto ‘ ‘ ma era già diventata un lago di piacere. Adorava il sesso alla mattina, tanto che spesso, sola nel letto a casa sua, si masturbava prima di alzarsi.
Dago appena la senti allagarsi scivolò sopra di lei. Paola era ancora impastata dal sonno e faticava a muoversi. Impugno il proprio membro e la penetro delicatamente, scorrendo dentro di lei lentamente qualche volta per farlo intostare ancora di più. Intanto le baciava i seni, mordeva il collo, succhiava le labbra.
Poi infilo le proprie braccia sotto le ginocchia di lei e le spinse le gambe contro il suo petto. Si punto in modo da penetrarla con l’angolazione migliore e inizio a spingere dentro di lei, partendo con un ritmo tranquillo, e man mano aumentando la frequenza e la forza dei colpi.
Paola gli prese il viso attirandolo a se, e gli invase la bocca con la lingua, che accelerava i movimenti ogni volta che lui la penetrava raggiungendola sempre più in fondo.
La foga e la passione erano tante. Lei lasciò scivolare le sue mani sui glutei di Dago aiutandolo a spingere con ancora maggiore forza dentro di lei, piantandogli anche le unghie nella carne. Al colmo dell’eccitazione entrambi, con i corpi senza controllo, quando oramai stavano per raggiungere l’orgasmo, esagerando nel movimento scivolo involontariamente fuori da lei. Dago era bloccato nella posizione, ma Paola fu lesta con una mano a impugnare il suo cazzo. Il contatto con quella carne dura, umida dei loro umori, stimolò ancora di più le sue fantasie e la sua eccitazione. Senza esitazione se lo punto nel culo e guardandolo fisso negli occhi gli disse ‘Spingimelo dentro con tutte le forze che hai’ Lui ebbe solo un istante di esitazione. Poi esegui l’ordine. Lei urlò, gli occhi chiusi, una lacrima che usciva dal bordo di un occhio. Lui rimase fermo tutto dentro di lei, spaventato. Poi il viso di Paola si illumino di piacere e aprendo gli occhi lucidi supplicò ‘Spingi, ti prego, continua a spingere ” Dago riprese a muoversi. Era bellissimo scoparla nel culo, più stretto ancora della sua vongolina. Si sentiva prigioniero di lei, ma nello stesso tempo libero di muoversi, e poi i suoi occhi verdi si illuminavano di una luce incredibile carica di lussuria, che era peggio dell’effetto di una droga. Perse il controllo del proprio corpo che spingeva sempre più forsennatamente dentro il povero buchino il suo cazzo sempre più duro e gonfio, seguendo il ritmo del respiro di lei sempre più affannoso a causa dell’eccitazione crescente.
Paola con il viso rigato sempre più di lacrime si aggrappò al cuscino urlando ‘Vengo ‘ vengoo ‘ vengooo ‘ riempimi’
Dago senti il liquido caldo che usciva dal suo sesso bagnargli la pancia e le palle, e non capì più nulla riempiendola di sperma. Lo schizzo caldo dentro il suo corpo, causò a Paola un supplemento di orgasmo. Gli si avvinghiò attorno per impedirgli di muoversi e soprattutto di uscire da lei. Non era proprio una posizione comoda, ma lo voleva ancora dentro. Sentiva le orecchie ronzargli e il petto faticare a trattenere il cuore dentro da tanto le batteva.
Lentamente i corpi si sciolsero dalla morsa. ‘Sei un vigliacco ad approfittare così di una signora indifesa’ gli disse mentre gli riempiva il viso e le labbra di baci. ‘E cosa dovrei dire io di stanotte?’ fu la sua risposta. ‘Mi sono svegliata con la paura di essere sola e avevo bisogno di essere rassicurata’ rispose lei con una aria imbronciata da bambina. Averlo vicino era una sensazione pazzesca. Paola non riusciva a smettere di essere eccitata. Non riusciva a smettere di avere voglia di lui anche se ogni muscolo del suo corpo era indolenzito. Per non parlare di come sentiva i suoi buchini. Si mosse lentamente, stringendosi a lui e accarezzandogli il corpo. La sua mano scivolava sul suo petto praticamente glabro, le dita giocavano con il ciuffetto di peli in mezzo al petto. Poi più giù sul ventre piatto, un giro attorno all’ombelico. Ma la mano era attirata da una forza irresistibile sempre più in basso. Le dita scivolarono tra i peli ispidi del pube a cercare il suo sesso. Lo voleva ancora. Rinvigorita da una nuova forza Paola mosse il suo corpo lentamente e aggraziatamente come un felino. Appoggiando la testa sulla pancia di Dago iniziò a far giocherellare le dita con il membro. Senti Dago lamentarsi ‘No, no, non &egrave possibile ancora, no ” Provocata e divertita avvicinò maggiormente la propria bocca alla cappella e iniziò a stuzzicarla con la lingua. Vi fu un piccolo movimento. Poi null’altro. Lascio che la sua lingua si muovesse su tutto il fallo inerte, cercando di infondergli nuova vita, andando a giocare anche sui testicoli, ma sembrava non reagire. Che necessitasse di una respirazione bocca a bocca?
Paola lo lasciò scivolare lentamente nella sua bocca, accogliendolo anche con la lingua. Averlo in bocca anche così molle la faceva andare in visibilio e inizio a mugolare, quasi come se recitasse un mantra. A queste cure il cazzo di Dago inizio a reagire. Paola riprese a leccarlo e ad accarezzarlo, mentre la sua lingua scivolava spesso anche sulle palle, e anche un po’ più in basso. Dago restava inerte, steso sul letto, con gli occhi chiusi a gustarsi questo eccezionale bocchino. Lei ricomincio a lavorarlo con la bocca, cercando di variare il ritmo del movimento, e spesso ingoiandolo tutto fino a sentire la cappella toccarle la gola. Poi ricomincio a leccarlo lentamente cercando di riempirlo il più possibile di saliva. Poco dopo il cazzo era al caldo tra le sue tette. Ogni volta che arrivava fino in fondo, spingeva per fare uscire il più possibile la cappella dai suoi seni, e farla scivolare tra le sue labbra o almeno leccarla. Andò avanti cosi per parecchio tempo, ora spompinandolo forsennatamente, poi cercando di stimolare il più possibile la cappella con la lingua, e poi di nuovo schiacciandolo tra i seni e la bocca.
Dago non aveva più forze e le aveva lasciato pieno dominio sul suo fallo. Più lui resisteva più lei provava piacere. Le riempiva la bocca come piaceva a lei, voleva solo sentire il suo liquido caldo sulla pelle. Lo sentì gemere. Capì che i suoi sforzi stavano per essere coronati e aumento ancora l’impegno. Lo prese in bocca succhiandolo e leccandolo come non aveva mai fatto prima, e quando senti la cappella pulsare pronta all’esplosione lo infilo tra le tette aspettando lo schizzo a bocca aperta. Il primo fiotto la investì in pieno viso, poi lo accolse nella sua bocca per non perderne più nessuna goccia. Mentre lui le riempiva la bocca percepì una scossa percorrerle la schiena e colpirla con violenza nella figa e senti colarle sulle cosce il proprio piacere. Raccolse con le dita quanto poteva e le appoggiò sulla bocca di Dago che leccò. La guardò mentre raccoglieva lo sperma che aveva sulla faccia e se lo portava alla bocca. ‘Non possiamo andare avanti così. Dobbiamo uscire da qui, o va a finire che ci ricoverano!’
‘Ma io voglio fare ancora l’amore con te’ gli disse Paola con aria sorniona e scoppiò a ridere. Si erano accordati. Avevano deciso che un po’ di aria non gli avrebbe fatto male, e per evitare spiacevoli incontri, Dago le propose una gita in campagna in un posto tranquillo. Avevano preso la macchina e si erano diretti a nord di Milano, una zona che Dago conosceva abbastanza bene. Dago le raccontò del periodo della sua infanzia passato da quelle parti, con aneddoti e racconti divertenti di tutto quello che aveva combinato da ragazzino. Paola rideva a crepapelle e spesso si doveva asciugare le lacrime, lamentandosi che cosi le si rovinava il trucco. Paola era cosi bella che non aveva bisogno di trucco. Dago fermo la macchina in cima a una collina dominata da una bellissima villa.
‘Questo &egrave uno dei ristoranti migliori della zona, io lo adoro perché, oltre a mangiare bene, i tavoli sono molto riservati, e poi dopo mangiato si può fare una bella passeggiata nel loro parco.’
Il pranzo come preannunciato fu molto gradevole. Il servizio impeccabile, i camerieri comparivano solo lo stretto necessario, e loro erano liberi di parlare liberamente. Paola continuava a stuzzicarlo sotto il tavolo. Quando Dago rispose al suo piedino risalendo lungo la sua gamba, lei gli sfilò scarpa e calza. Con un rapido movimento si sfilò il perizoma e appoggiò direttamente il piede contro la sua vongolina. Gli si strofinava contro, e lui iniziò a sentire il liquido appiccicoso bagnargli il piede. A stento la trattenne seduta al suo posto fino alla fine del pranzo. La giornata era bella e soleggiata, e la convinse a fare i due passi nel parco. ‘Godiamoci un po’ di sole e di aria pura. Poi torniamo nella nostra Milano e ti prometto che non scappo. Ma fammi fare due passi per digerire.’
Passeggiarono tranquillamente continuando a chiacchierare, dimenticandosi del mondo reale che li aspettava alla fine di quel week end. Il sole caldo riscaldava i loro corpi. I loro animi erano riscaldati dal fuoco della passione. Paola era stufa di camminare, continuando a prendere storte a causa del ghiaietto con cui erano fatti i sentieri. Decisero di sdraiarsi a prendere un po’ di sole sul prato prima di rientrare. Sparsi nel parco si intravedevano altri avventori, alcuni fermi sulle panchine, altri come loro nei prati. Erano quasi tutte coppie che cercavano di mantenere adeguate distanze dalle altre. Paola soffriva a non avere contatto fisico con Dago. Sdraiati sul suo cappotto, si avvinghio a lui cercandolo con la bocca e con la lingua, e mentre lo distraeva con un bacio stravolgente infilo una mano dentro nei pantaloni. Trovò subito l’oggetto dei suoi desideri e stringendolo incominciò a massaggiarlo per farlo diventare duro come piaceva a lei. Dago cercava di svincolarsi ma lei lo teneva premuto contro il terreno e soprattutto la presa sul suo cazzo era salda. Non contenta gli montò sopra e guardandolo dritto negli occhi gli disse ‘Ti ricordi che ho tolto le mutandine?’ Dago rimase interdetto cercando di capire cosa intendesse, cosa aveva in mente. Non gli ci volle molto per scoprirlo. Gli sbottonò i pantaloni, estraendo il suo fallo, e subito lo fece scomparire sotto la sua gonna. ‘Tu devi stare fermo, altrimenti se ne accorgono tutti ‘ e qui ti conoscono.’
Paola si muoveva leggermente avanti e indietro strofinando la propria figa sul suo cazzo. Lui sentiva che lei si stava bagnando, vedeva la luce del piacere accendersi nei suoi occhi, e improvvisamente si sentì scivolare dentro di lei. Si muoveva il minimo indispensabile, ma Dago si sentiva già al massimo dell’eccitazione per colpa del calore del sesso di lei. ‘Voglio che mi riporti a casa e che mi scopi come non hai mai scopato nessuna ” gli sussurrò Paola con il fiato spezzato dall’eccitazione, mentre continuava a muoversi avanti e indietro e a bagnarsi sempre più.
Dago non si era mai sentito così eccitato e provocato da una donna ‘Ti giuro che ti farò dire basta, lascerò che le mie fantasie più perverse diventino realtà su di te, userò ogni parte del mio corpo per farti godere, non avrò pietà!’
Paola lasciò che la sua immaginazione creasse delle immagini nella sua mente in risposta alle parole di Dago, e senti improvvisamente l’eccitazione arrivare al culmine, e iniziò a perdere il controllo dei propri movimenti. Lui la prese per i fianchi bloccandola. ‘Piano, devi muoverti piano, ricordati dove siamo’ ‘Non posso ‘ non ci riesco ‘ ‘ ‘Devi!’ e la aiutò a muoversi lentamente. Il contrasto tra il desiderio di muoversi su di lui come una posseduta e l’obbligo di muoversi piano la portò a un livello di estasi mai provata prima. Sentiva ogni cellula del suo corpo vibrare di piacere e quando senti i primi schizzi di sperma inondarla dovette affondare la bocca nel collo di Dago per trattenere l’urlo di piacere.

Fu difficile ricomporsi e rialzarsi senza dare nell’occhio. Dago cercava di guadagnare tempo per riprendere un po’ di forze, ma Paola cercava in tutti i modi di spingerlo a tornare a casa. Le aveva fatto girare e visitare tutto quello che poteva senza farla arrabbiare. Nel tardo pomeriggio dovette cedere.
Presero la macchina e guidò lentamente verso casa. Paola cercava di stuzzicarlo, giocando con la sua lingua sul collo, nelle orecchie, sussurrandogli tutta la voglia e la passione che ancora le bruciava dentro. Era impossibile resisterle. Rientrarono a casa. Paola gli si avvinghio premendo il suo corpo contro. Dago chiese una tregua. ‘Ti prego, concedimi almeno il tempo di un bagno.’ Paola lo guardò stortando leggermente la testa e strizzando gli occhi. ‘D’accordo ‘ rispose ‘ a patto che posso venire in bagno con te a lavarti la schiena.’
Dago entro in bagno e iniziò a preparare la sua vasca idromassaggio. Paola aveva detto che andava a cambiarsi, a mettersi qualcosa di più comodo. Non discusse, anche se sospettava stesse tramando qualcosa. La vasca piena di acqua calda lo stava aspettando. Si immerse e accese l’idromassaggio.
Abbandono la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Cadde immediatamente in un mondo parallelo pieno di visioni del corpo di Paola, caldo, eccitante. Non si accorse nemmeno che lei era entrata in bagno.
Indossava semplicemente la sua camicia. La sua attenzione fu subito attirata dall’erezione che spuntava dall’acqua. Si tolse lentamente e silenziosamente la camicia e si lasciò scivolare dentro la vasca sopra di lui. Dago aprì gli occhi ancora intontito dalle immagini, trovandosela a pochi centimetri dal proprio viso. Lo bacio delicatamente. ‘Vedi che non sai stare senza di me ?’ Non gli diede la possibilità di replicare perché aveva già fatto in modo che il suo membro scivolasse dentro di lei. I loro corpi, fluttuanti nell’acqua sotto le spinte dell’idromassaggio, iniziarono a muoversi lentamente. Dago era allo stremo. Tutta l’iniziativa era nelle mani di Paola. Raccolse tra le mani i suoi seni rigogliosi e turgidi di piacere e li offrì alla sua bocca. Lui iniziò a leccarli e baciarli mentre lei continuava il suo ritmico, lento, ma incessante su-e-giù. Si abbandonò al piacere. Chiuse gli occhi e si concentro sulle sensazioni che arrivavano dal suo membro. Sentiva le pareti della figa di Paola aderirgli perfettamente al membro. Sentiva come si richiudeva quando le saliva, e come si apriva alla pressione del suo glande. Sentiva il calore dentro di lei diventare il fuoco dell’inferno. Sentiva la differenza di temperatura quando il suo cazzo era tutto dentro di lei, e quando una parte era a contatto con l’acqua. Riaprì gli occhi. Anche Paola era ad occhi chiusi. Persa nell’oblio del piacere. Allungo le mani verso i suoi seni e li strinse con forza. Paola affondo sulla sua asta con un colpo deciso. Prese i capezzoli tra le dita, stringendoli, strizzandoli, e lei rispose accelerando i movimenti. Allora lascio scivolare una mano dietro la sua nuca e la porto a se. La bacio delicatamente sulle labbra, ma appena lei le schiuse il bacio si trasformo in qualcosa di molto più passionale, focoso. Scivolo con la bocca sul suo collo, e poi fino ai seni. Paola accelerava sempre di più i suoi movimenti. Non si capiva più quali fossero le onde provocate dall’idromassaggio e quali quelle provocate dal movimento dei loro corpi. Anche Dago aveva iniziato a muoversi sotto di lei, non resistendo più alla pressione dei suoi lombi. Lentamente, ma non troppo, torno con la bocca, sulla, nella bocca di Paola. Le loro lingue, avvinghiate seguivano il ritmo e l’eccitazione dei loro sessi. L’orgasmo fu intenso, sottolineato dal piacere che si davano reciprocamente in quel bacio. Paola sembrava non voler smettere di muoversi su e giù, sembrava non voler concludere quel bacio cosi intenso. Piano piano rallentò i movimenti, restando abbandonata su di lui, contro di lui, ancora unita a lui. ‘Lasciamelo dentro ti prego’ mormorò. Dago le rispose accarezzandole la testa, e tenendola sul suo petto. Restarono così dentro la vasca fino a quando l’acqua non divenne troppo fredda. Allora, con grande dispiacere di entrambi si staccarono. La cena fu l’ultima delle loro preoccupazioni. Dago telefono ad un take-away cinese ordinando un sacco di schifezze da poter mangiare seduti e sdraiati sul tappeto in mezzo a mille cuscini. Tutti i pacchettini erano aperti sul tappeto e loro pescavano a casaccio, ridendo e divertendosi come due adolescenti, continuando a vivere con tutta l’intensità possibile quel sogno incredibile. Vagamente vestiti i loro corpi continuavano a venire in contatto, lasciando scaturire scariche di passione nei loro corpi. Scherzo dopo scherzo accadde l’inevitabile.
Un raviolo inzuppato di salsa di soia rotolò sul petto di Dago, fermandosi sui boxer. Nel momento che lui alzo gli occhi al cielo per sacramentare Paola stava già passando la propria lingua sul petto di Dago leccando la salsa, scivolando fino al raviolo. Quando aprì la bocca per prendere il bocconcino prelibato, con cerco il contatto con il suo membro. Alzo gli occhi alla ricerca di quelli di lui. Scorse anche nei suoi il desiderio.
Mentre con una mano abbassava i boxer di Dago con l’altra prendeva una bustina di salsa di soia. ‘Vediamo se anche questo raviolo &egrave buono con la salsa ”
Lascio colare un po’ di salsa sul suo membro e con studiata lentezza avvicinò la propria lingua iniziandolo a leccare. Poi, dopo avere aggiunta altra salsa, lo prese in bocca e inizio a ciucciarlo lentamente.
Dago si lascio scivolare di fianco per poter raggiungere la sua vongolina. Prese la busta di salsa e lascio colare il liquido tra i solchi del sedere in modo che bagnasse il buchino e colasse lentamente fino suo sesso. Raccolse le gocce dalla sua figa con la lingua prima che potessero cadere a terra. Il sapore del suo umore riusciva a superare quello della salsa. La lecco tutta con avidità mentre lei continuava a succhiare il suo cazzo con un’avidità incredibile.
La lingua di Dago risaliva lentamente dal clitoride e si fermo per affondare dentro il suo sesso. Paola abbraccio il cazzo di Dago con i suoi seni e iniziò a massaggiarlo con foga, mentre la lingua proseguiva il suo percorso e ora stava leccando e stuzzicando l’ano. Le sue mani strizzavano e allargavano le chiappe di Paola per permettere alla lingua un più approfondito lavoro.
Paola scivolò con il suo corpo sul corpo di Dago facendo aderire la sua fica sul petto di Dago, sulla sua pancia, fino a trovare il suo sesso duro, contro la sua pancia. Ma non era ancora soddisfatta. Sempre strusciando rifece il percorso contrario, premendo nuovamente il suo sesso sul viso, sulla bocca di Dago, e ricominciando a succhiare e leccare il suo membro. Impugnandolo se lo passava sul viso, sui seni.
Nuovamente scivolò sul corpo di Dago, e questa volta dopo averlo massaggiato un poco si sollevo e lo guido dentro la sua fica.
Spinse in avanti il busto appoggiando le mani sulle gambe di lui e iniziò a muoversi. Con quella angolazione il glande la colpiva in quel punto sensibile proprio dietro l’osso pubico. Ogni colpo era come se arrivasse direttamente nella zona del cervello legata al piacere. Si muoveva su e giù con ritmo studiato per gustare ogni millimetro di piacere.
Anche per Dago la posizione era molto piacevole, in particolare per come si muoveva Paola. Dopo un breve periodo in cui era immobilizzato dal godimento, aprì gli occhi vedendo davanti a se le chiappe sode di lei che si muovevano ritmicamente su e giù. Allungo le mani e inizio a strizzarle e schiaffeggiarle. Ad ogni schiaffo Paola si mordeva le labbra dal piacere.
Lui le lasciò scivolare le mani sotto al sedere, aiutandola inizialmente nei movimenti. Poi con delicata decisione la la fece salire fino a fare uscire il suo membro e lo punto nel nell’ano. La guido delicatamente giù fino a prenderlo tutto. Paola non contente si spinse più giù per non perderne neanche un pezzetto, gustandosi tutta la nerchia dura.
Lascio che lei si muovesse qualche volta su e giù. Poi la spinse nuovamente su e rientrò nella sua figa. Paola ci rimase quasi male, ma lui la spinse nuovamente su rientrando nel suo culetto. Oramai ci avevano preso gusto. Un colpo in figa, un colpo nel culetto ‘ un colpo in figa e uno nel culetto. Bellissimo. Entrambi sentivano vicina l’estasi del piacere e della libidine.
Paola si girò, mantenendosi a cavalcioni su di lui. Lasciò che il suo membro rientrasse dentro di lei, muovendo le anche per prenderlo tutto. Prese le mani di Dago tra le sue e le inchiodò al pavimento con il peso del suo corpo. Furiosamente incollò la propria bocca alla sua, scavando dentro lui con la lingua. Un bacio di fuoco e passione. Un bacio eccitante e coinvolgente come una scopata.
Dago eccitato al massimo inizio a sbatterla da sotto. Colpi secchi e violenti che la alzavano e facevano tremare tutto il suo corpo. E più la colpiva forte, più lei usava la lingua, più accelerava i colpi, più lei colava di piacere.
Improvvisamente lei si stacco dalla sua bocca, iniziando a gemere e urlare di piacere, impalandosi con forza ancestrale sul suo cazzo. Dago le trattenne le mani, continuando a sbatterla. Le ossa pubiche urtavano violentemente, quasi dolorosamente.
Allo stremo delle forze raggiunsero l’orgasmo. I corpi tremavano di piacere e di stanchezza, senza riuscire a smettere di muoversi. Le bocche si cercavano, gli occhi chiusi, le menti in un’altra dimensione.
Ad Dago dolevano tutti i muscoli. Si sentiva svuotato di ogni forma di energia, ma felice, come nei sogni di un bambino dove tutto &egrave possibile. Aveva sempre sognato una donna come Paola. Ma Paola non sembrava ancora soddisfatta.
‘Ti prego ‘ un attimo di tregua ‘ mi sento a pezzi ‘ mi fa male dappertutto ‘ ‘
Lei lo osservo con un sorriso malizioso. ‘Aspettami sul letto ‘ ti raggiungo subito ‘ so come fare a rimetterti in sesto!’
Non sapeva cosa aveva in mente, ma la assecondò. Raggiunse il letto e si sdraiò prono, abbracciando un cuscino, e quasi istantaneamente scivolare verso il limbo del sonno. Non si rese conto di quanto tempo era passato. Sentì Paola sedersi su di lui. Sentì il contatto della sua figa calda con la sua schiena. Un brivido lo percorse, ma cerco di far finta di continuare a dormicchiare.
‘Lo so che stai facendo finta ‘ lascia fare alla tua terapista ‘ fidati ‘ qualunque cosa ti faccia!’ Senti il fruscio della seta tra le mani di Paola . Non fece nemmeno in tempo a girarsi per vedere cosa stava facendo che lei lo aveva già bendato. Con gli occhi chiusi, aumentava la sua sensibilità verso le sensazioni esterne.
Lei lascio scivolare una dose abbondante di olio sulla sua schiena. Era freddo. Si strinse al cuscino. Senti le mani di lei venire a contatto con la sua schiena e lentamente risalire fino alle spalle. Le sue mani continuavano a scorrere lungo i muscoli della sua schiena. Paola vedeva la tensione mollare i suoi muscoli. Chiuse gli occhi e lascio scivolare le sue mani lungo la schiena di Dago, visualizzandolo tramite quello che sentiva. Scivolò lungo le sue braccia, e poi giù sulle sue gambe. Si aggrappò con forza ai suoi glutei, sodi e scolpiti come piacevano a lei. Una tentazione. Si chinò lentamente e insinuò la lingua tra i glutei. Lo sentì contrarli istintivamente. Lasciò scivolare allora una mano sotto di lui, e piacevolmente scoprì un deciso turgore nel suo pene. Gli allargo le gambe, nonostante lui provasse ad opporle un po’ di resistenza, e iniziò a leccargli i testicoli, mentre continuava a tenere nella sua mano il fallo. Sentirlo crescere tra le sue dita stimolò la sua eccitazione e la sua fantasia.
Prese la boccetta dell’olio e si cosparse il petto, e iniziò a massaggiargli la schiena scivolando con il suo corpo. I capezzoli, stimolati, diventarono subito duri, e Dago li poteva sentire contro la sua schiena.
Poi lo giro supino, e versando ancora olio sui loro corpi, e ricominciò a scivolare su di lui. Avvolse il suo cazzo ora nel pieno della sua erezione tra i suoi seni, iniziando a massaggiarlo con un ritmo calmo e lento. Osservava sbucare tra le sue tette la cappella livida e pulsante di piacere. Sapeva cosa voleva. Accelero un po’ i movimenti stringendo maggiormente i seni attorno a suo membro. Sentiva i suoi umori colarle tra le cosce strette. Era tentata ma non doveva farlo. Accelerò ancora di più. Vide la prima goccia di calda rugiada fuoriuscire dal buchino. Era una visione idilliaca, che le provoco un ulteriore fiotto di piacere. Lo incitò, aumentando ancora il movimento. Vide le mani di Dago aggrapparsi alle lenzuola. Aprì la bocca aspettando quel momento. Le schizzò in pieno volto, ma lei non smetteva di muoversi su e giù, in preda a un orgasmo piacevolissimo. Prese in bocca solo la cappella, cercando di risucchiare le ultime gocce. Poi lo lascio libero dalla propria morsa.
Dago per un po’ non senti nulla muoversi attorno a lui.
Paola stava raccogliendo con le dita, dai suoi seni e dal viso la sborra, portandosela alla bocca. Poi senti il materasso muoversi e capì che lei era sul letto. Chissà cosa aveva ancora in mente si domandò.
Ne sentì prima l’odore, forte e intenso. Poi il calore, pulsante. E con la lingua ne sentì il sapore, inebriante. Paola era a cavalcioni sopra il suo viso. Immobilizzò con le gambe le braccia di Dago muovendo sulla sua faccia, sulla sua bocca il proprio sesso alla ricerca del piacere. Teneva le labbra aperte con le dita di una mano, mentre con l’altra mano aveva preso la testa di Dago e la muoveva dove meglio desiderava. A lui non rimaneva che continuare a leccare. Cercava di muovere la propria lingua con forza e velocità, e con la mente immaginare quello che Paola stesse facendo.
Paola si stava toccando il corpo ovunque cavalcando il viso di Dago come se fosse il suo sesso. Ma non le bastava, voleva di più. Voleva quello che a lei piaceva di più.
In un attimo si giro, obbligando Dago ad un 69. Lo voleva in bocca, ancora, subito. Mentre continuava a strofinare la sua figa sul suo viso, sulla sua lingua, succhiava dissennatamente il cazzo di Dago. Lui mentre la leccava iniziò a spingersi con forza nella sua bocca. Subito dopo i primi colpi Paola raggiunse l’orgasmo. Ma non smise di pompare, succhiare, leccare, provare piacere. Era a un livello tale che oramai si sentiva costantemente sull’orlo dell’orgasmo, con il corpo che si riempiva di brividi, e nel cervello continue scosse di piacere.
Dago spingeva nella sua bocca con sempre maggiore forze, quasi non si rendesse nemmeno conto che era nella sua bocca, mentre con le mani allargava sempre di più le gambe e le chiappe di Paola per poter affondare sempre di più la sua lingua, per poterla leccare meglio. Con un corpo di reni, inverti le posizioni portandosi sopra. Punto le braccia per allargarle meglio le gambe e avere il sesso di lei ancora più a sua disposizione.
Le diede un attimo di tregua con le spinte nella bocca, iniziando a massaggiarle con forza il sesso, penetrandola con le dita. Si sfilo la benda dagli occhi per potere guardare quello che stava facendo. Aggrappandosi alle sue chiappe inizio a leccarla dal clitoride fino al buchino, aumentando ogni volta la forza con cui usava la lingua. Intanto Paola continuava a lavorargli con la bocca il membro. Sentiva che stava per venire un’altra volta. Lascio scivolare il medio della mano destra dentro nel buchino, spingendolo fino in fondo, e forse un po’ di più. Tre dita della mano sinistra scivolarono dentro la figa, iniziando a muoversi con un certa insistenza. Concentro i movimenti della lingua sul clitoride di Paola, e ricominciò a spingere con decisione il proprio cazzo nella sua bocca. Senti il corpo di Paola diventare un tremito unico. Vibrare. Scuotersi quasi fosse in preda a qualche crisi. Spingeva le anche contro le sue dita, la sua bocca, mentre mugolava di piacere con la bocca riempita dal suo sesso.
Dago sentiva la propria onda di piacere partire dal cervello e lentamente scendere lungo la spina dorsale verso il suo cazzo. Man mano che scendeva il piacere era sempre più forte e prendeva sempre più possesso del suo corpo, portandolo a spingere sempre più forte in tutti i buchi di Paola.
Le schizzò praticamente in gola, e Paola aumento i suoi sforzi di risucchio per estrargli ogni minima goccia, mentre lei stessa raggiungeva un ulteriore orgasmo, un orgasmo cosi forte e travolgente che schizzo i propri umori sulla lingua e sul viso di Dago.
Lentamente il buio era calato, avvolgendo i loro corpi in una semioscurita molto intima. Lentamente i corpi scivolarono l’uno sull’altro fino a che non furono uno nella braccia dell’altro, stringendosi e baciandosi. Dago sentiva in lontananza le campane. Il loro suono insistente. Con uno sforzo tento di ritornare alla realtà. Con gli occhi ancora chiusi allungò una mano nel letto alla ricerca del corpo di Paola, ma trovo solo il vuoto del letto freddo. Improvvisamente era sveglio, alla ricerca della sua presenza, del suo profumo, di un rumore che gli facesse capire dove fosse. Silenzio. Mentre cercava di capire sentì il rumore della porta che si apriva. Dall’alto del soppalco dominava la vista di tutto l’appartamento, la vide entrare.
Si lasciò ricadere sul letto, ascoltando il rumore dei suoi tacchi sul parquet della casa. La senti salire lentamente le scale, quasi non volesse svegliarlo. Decise di far finta di dormire. Paola guardo se lui stava ancora dormendo e torno di sotto.
La senti muoversi nella zona della cucina, aprire le antine, il frigorifero. Diede una sbirciata all’orologio. Le 13.00. Cavolo quanto aveva dormito. Ma non aveva voglia di alzarsi. Lo aveva distrutto in questi giorni. Ma solo pensare vagamente a quello che era successo da venerdi notte senti un fremito all’inguine. Mentre stava rivivendo velocemente con la mente quanto era successo, senti nuovamente i passi di Paola salire le scale. Lasciando aperta una fessure degli occhi la spiava.
Paola si era fermata un attimo in cima alla scala a guardarlo, con un dolce sorriso dipinto sul viso. Lentamente aveva iniziato a spogliarsi. Dago noto che era vestita in modo differente. Indossava un bellisimo tajeur rosso. Slacciò la giacca e sotto portava solo un reggiseno nero di pizzo. Quando sfilò la gonna vide comparire il reggicalze. La vide togliersi tutto molto lentamente e per ultimo il ridottissimo perizoma. Infine si avvicino lentamente al letto. Il suo corpo, muovendosi, emanava tutta la sensualità che era racchiusa dentro di lei.
Delicatamente scivolò sotto le lenzuola, infilandosi tra le sue braccia. Dago la strinse a se e la baciò. ‘Dove sei stata?’
‘Ho fatto un salto a casa a cambiarmi ‘ e a prendere qualcosa da mangiare ‘ non so se te ne sei accorto, ma non hai praticamente nulla in casa!’
‘Vado il venerdì o il sabato a fare la spesa. Ma questa settimana qualcuno non mi ha dato la possibilità di farlo.’
Risero, restando abbracciati. Lui le accarezzava i capelli, la schiena, mentre lei lasciava scivolare la mano sul suo petto. Qualcosa li torturava dentro. Sapevano che avrebbero avuto ancora pochi momenti per loro.
Improvvisamente lei si sdraiò su di lui, e guardandolo negli occhi gli chiese ‘Che programmi hai per oggi?’
‘Non ho molta voglia di uscire da questo letto ‘ da questa casa! ‘ Voglio godermi gli ultimi momenti con te, cercare di imprimermi nella mente ogni cosa di te che posso ricordare.’
Lo baciò delicatamente. Gli accarezzò il viso. Le mani di Dago scivolavano sulla sua schiena riempiendola di brividi. I capezzoli si inturgidirono premendo contro il petto di lui.
La fece scivolare su un fianco e scivolo lungo il suo corpo fino a trovarsi con il viso all’altezza dei suoi seni. Iniziò ad accarezzarli, baciarli, giocare con i capezzoli. Paola chiuse gli occhi perdendosi nel piacere. Dio come adorava la sua bocca. Lasciò che lui le facesse quello che voleva. La lingua di Dago si accaniva sui suoi capezzoli, leccandoli con precisione, spesso li mordeva anche, e lei sentiva che il proprio piacere iniziava a colarle tra le cosce. Ma lui non accennava a muoversi dai suoi seni. Anzi aumentava le attenzioni. Le mani stringevano con forza i seni, avvicinandoli in modo che con la lingua, con la bocca, potesse stimolare entrambi i capezzoli contemporaneamente. Quando le prendeva un seno e s strofinava violentemente il capezzolo sulla lingua si sentiva impazzire. Incredibilmente senti il suo corpo riempirsi di fremiti, sentiva che stava per venire. Premette il proprio corpo, il proprio sesso contro il corpo di Dago alla ricerca del suo calore. Il suo orgasmo colò direttamente sulla pancia di Dago. Mentre lei era ancora scossa dal piacere lui prosegui la sua discesa. Tento di ripulire il suo sesso dall’orgasmo, ma mentre la leccava Paola ricomincio a bagnarsi. Allargo le gambe offrendogli maggiormente il proprio sesso, spingendoglielo contro il viso. Lui la leccava con crescente foga, sentiva la lingua su ogni punto della sua figa, dentro la sua figa. Non riusciva ad aprire gli occhi da quanto piacere stava provando. Quando iniziò a sentire la lingua muoversi velocissima sul clitoride urlo che stava godendo ancora. Dago non si lascio scappare nemmeno una goccia di quell’orgasmo.
Lentamente risali lungo il suo corpo fino alla sua bocca. ‘Grazie per avermi portato la colazione a letto’ gli sussurrò. Paola scoppiò a ridere. Lo baciò con foga, e mentre lei gli faceva scivolare la lingua in bocca, sentì il suo membro che lentamente la allargava e la riempiva. Inarcò la schiena per accoglierlo meglio, tutto. ‘Cosa mi hai fatto ‘?’ mi basta sentire il tuo profumo ‘ e mi viene duro ‘ mi viene voglia di te ‘ ‘ Paola lo fissava con gli occhi lucidi di piacere. Le sue mani appoggiate sui glutei di Dago lo spingevano dentro di lei mentre gli andava incontro con il bacino. ‘Non lo so ‘ ma non smettere ” Si muoveva lentamente dentro di lei, ascoltando il proprio membro scivolare tra le pareti strette della sua figa. Lasciava che la sua cappella scivolasse fuori quasi tutta, prima di ricominciare a penetrarla.
Andarono avanti cosi per un po’. Il cazzo di Dago diventava sempre più duro, ma non accennava a venire. Lei era sempre più bagnata, si sentiva costantemente sull’orlo di un nuovo orgasmo ma voleva godere con lui. ‘Fermati un attimo’ gli disse con aria quasi supplichevole. Si girò a pancia in giù, sollevando leggermente il sedere. Dago non si oppose a questa offerta. Quando lo senti avvicinare dietro di se Paola inizio ad allargare le gambe, ma lui gliele richiuse. Con la faccia premuta contro il cuscino, senza poter vedere chiaramente cosa stava per fare, aspetto quegli istanti come se fossero infiniti, chiedendosi cosa avrebbe scelto. Senti la cappella rovente e gonfia allargarle nuovamente le labbra. Sentì il suo cazzo che le riempiva nuovamente la figa. Senti Dago puntare i piedi e alzarsi dietro di lei iniziando a penetrarla con una nuova angolazione. Le gambe strette obbligavano la sua figa ad avvolgere ancora di più il suo cazzo, sentendone ogni minima parte. Lo senti quasi subito spingere con forza e respirare con il tipico ritmo dell’avvicinarsi del piacere. Lascio scivolare una mano tra le sue gambe andando a toccare dove i loro sessi si univano, accarezzandogli l’asta che la penetrava e riempiva di piacere, stuzzicandogli le palle sempre più tese, accarezzandosi nello stesso tempo il clitoride. Sentiva i propri umori colarle tra le dita. Sentiva che oramai non poteva più trattenere l’orgasmo. Iniziò ad incitarlo. Senti uscire dalla propria bocca parole di cui normalmente si sarebbe vergognata come sfondami, riempimi, scopami, e finalmente senti che nemmeno lui riusciva più a trattenersi. Senti le sue mani stringersi sui suoi glutei e lo senti urlare di piacere. Senti le sue palle schizzare dentro di lei le residue scorte di sperma, mentre lei soffocava il suo urlo dentro il cuscino aggrappandovisi con tutte le forze e continuando a spingersi contro il suo corpo, quasi non ne avesse abbastanza. In realtà non ne aveva abbastanza, e mentre lui cercava di ritrovarsi dall’attimo di smarrimento che segue l’orgasmo, si giro andando a cercare con la bocca il suo sesso, bevendo le ultime gocce, leccando quanto vi era rimasto attaccato.
Dago, senza forze, si lascio ricadere sul letto. Lei non lascio la presa. Solo dopo averlo ripulito per bene, si rifugiò tra le sue braccia.

Restarono sul letto abbracciati a coccolarsi e a baciarsi fino a quando i morsi della fame non attanagliarono lo stomaco di Dago. ‘Ho tutto pronto, gli disse Paola, bisogna solo scaldarlo nel forno. Vuoi farti una doccia prima?’ Dago, accettò, si diresse in bagno mentre Paola andava in cucina a preparare il tutto.
Lasciò che l’acqua calda scorresse lungo il suo corpo, scivolando dal collo lungo la schiena. Con le mani appoggiate alle piastrelle ripensava ancora una volta a quanto accaduto, quasi non potesse essere vero. Si accorse che lentamente la porta della doccia scorreva aprendosi e richiudendosi. Le lascio credere di non aver sentito nulla, rimanendo fermo nella posizione in cui era. Sentì il calore della sua bocca avvolgere il suo membro. La pressione delle sue labbra stringerlo e iniziare a muoversi su e giù. Apri gli occhi e la vide inginocchiata tra le sue gambe, il suo cazzo in bocca e i suoi occhi di gattona che cercavano i suoi. Vedeva la sua lingua saettare sul suo sesso, leccare avidamente la cappella e scivolare lungo l’asta fino alle palle, per poi risalire e ricominciare a succhiarglielo. Lui rimaneva con le mani appoggiate al muro, e lasciava che lei continuasse a lavorare il suo cazzo, che lentamente prendeva forma. Stacco una mano dal muro e la lascio scivolare tra i suoi capelli. La afferrò obbligandola a fermare il suo movimento. Paola lo guardo con aria supplichevole. Inizio a muoversi lui nella sua bocca, quasi con foga, spingendolo con forza, completando velocemente l’erezione. La lasciò libera un attimo di leccarlo a proprio piacimento, schiaffeggiandola di tanto in tanto con il membro. Poi la sollevò prendendola sempre per i capelli. La bacio con passione, mentre lei stringeva una mano attorno al suo cazzo continuando a menarglielo quasi avesse paura che perdesse tono. Lasciò scivolare anche lui una mano sulla sua figa. La sentiva pulsare. Infilo dentro un dito. Era cosi bagnata che lo fece impazzire. La giro con forza e decisione verso il muro, continuando ad accarezzarle il sesso con decisione quasi brutale. Le accarezzo le chiappe con il membro, facendo quasi dei disegni con il glande quasi fosse una matita. Con decisione lo punto nel suo ano. Resto fermo per qualche momento così, gustandosi la tensione di lei che aspettava il momento. La penetro con forza e decisione in un solo colpo. Non le diede nemmeno il tempo di riprendersi continuando a muoversi dentro e fuori il suo buchino. L’acqua scorreva sulla sua schiena come un ruscello, scivolava tra le sue chiappe, dove l’incontro dei loro corpi creava delle onde. Paola sentiva le gambe cederle dal piacere che quelle violente spinte le provocavano. Dago si aggrappo ai suoi seni e le sollevo il busto, continuando a scoparla in piedi, mentre le baciava e leccava il collo, mentre le sue torturavano piacevolmente ora i seni, ora la sua figa, mentre sentiva quel duro palo di carne possedere il suo corpo, riempire il suo intestino, violare la sua intimità, mentre l’acqua scorrendo sul suo corpo accentuava ancora di più le sue sensazioni, mentre un nuovo orgasmo scuoteva il suo corpo, mentre l’urlo di piacere riecheggiava tra le pareti di vetro della doccia. Lui le diede malapena il tempo di completare l’orgasmo, che la rimise in ginocchio. Il membro statuario spuntava dal suo corpo puntando dritto sul suo viso. Glielo punto dritto in bocca obbligandola ad ingoiarlo tutto. Paola non contenta tento quasi di spingerselo ancora più in gola. Appena la lascio libera inizio a pomparlo con ferocia, mentre con la mano gli stimolava le palle. Questa volta non gli avrebbe permesso di toglierle questo piacere. Ma nonostante tutto il suo impegno sembrava non volere venire. Lo massaggio anche con i seni, senza smettere di leccargli la cappella. Ad Dago doleva da quanto era duro, e da quante volte era diventato duro, ma non riusciva a resistere a Paola, al suo richiamo sessuale.
Con notevole sforzo riuscì a metterla in piedi un’altra volta, mentre lei gli diceva ‘Lo voglio in bocca ‘ ti prego ‘ voglio che mi vieni in bocca ‘ ‘ Ma lui imperterrito prosegui, prendendola in braccio, e penetrandola. Non sapeva dove trovava ancora le forze. Forse dalla certezza che non avrebbe potuto avere Paola un’altra volta. La muoveva velocemente su e giù sulla sua asta, mentre lei, aggrappata alle sue spalle, gemeva di piacere.
Lei era cosi bagnata che il suo cazzo scivolava velocemente dentro e fuori. Dago senti cosi il piacere crescere velocemente come sperava. Decise che era giunto il momento di soddisfare le richieste di Paola. ‘Vai a prenderti quello che desideri!’
In un attimo Paola scivolò sul suo corpo. Come una forsennata inizio a spompinarlo, violentemente. Dago la sentiva succhiare con tutte le forze. Vedeva, sentiva, la sua bocca muoversi velocissimi sul suo cazzo. Oramai aveva imboccato il sentiero senza ritorno dell’orgasmo. Senti il suo corpo iniziare a vibrare e a riempirsi di brividi. Gli fu impossibile trattenere i propri gemiti di piacere. Paola accelerò ancora di più, mugolando di piacere. Bevve con avidità tutto l’orgasmo. Dago era abbandonato, senza forze, contro la parete di cristallo. Paola sempre con il suo cazzo in bocca, continuando a succhiarlo, lentamente, con piacere, piacevolmente.
Restarono così per un lasso di tempo lunghissimo e di cui non si resero nemmeno conto.
Nel frattempo il pranzo bruciava nel forno. A nessuno dei due importo più di tanto. Uscirono a mangiare al ristorante.

Un lungo pranzo, piacevole, passato a parlare di tutto quello che passava loro per la testa, dimentichi quasi che il tempo a loro disposizione era oramai al termine.
‘&egrave tardi, mi accompagni a casa?’
Dago guido lentamente, cercando di prolungare il tempo con lei, e allontanare il momento della separazione.
Arrivati sotto casa, Paola gli disse di scendere con la macchina nel garage. Trovarono un posto lontano buio, tranquillo.
Spento il motore si sentiva solo il rumore dell’imbarazzo. Troppe erano le cose che volevano dirsi. Troppe erano le cose che non potevano permettersi di dirsi.
‘Cosa facciamo adesso ?’ ruppe il silenzio Dago.
‘Non me lo chiedere, ti prego, non saprei nemmeno cosa risponderti adesso.’ Gli accarezzo il viso. Lo baciò dolcemente sulla bocca. ‘Amami ancora una volta! Amami come se fosse l’ultima volta!’
Lentamente lo tiro sopra di se mentre con la mano sbloccava il sedile.
Dago si lasciò guidare, trasportare. Sentiva le mani di lei ovunque, mentre le loro bocche non interrompevano il bellissimo bacio. La senti aprigli i pantaloni, abbassarli, impugnare il suo sesso, accarezzarlo. La senti allargare le gambe per accoglierlo meglio, spostare le mutandine e puntarlo dentro di lei. A lui non rimase altro da fare che scivolare lentamente dentro di lei.
Carne contro carne, carne nella carne. Le bocce unite in un bacio infinito. Un ritmo lento che portava a un violento crescendo di sensazioni, di piacere. Come due ragazzini, nascosti in una macchina ad amoreggiare come se non avessero nessuna alternativa, mai sazi l’uno dell’altra, nonostante tutto quello che era successo in quei due giorni.
Eppure alle loro menti, ai loro corpi, quell’atto pareva il primo. Un lungo, dolce, indimenticabile addio.
Durante l’orgasmo Paola lo strinse a se con tutte le sue forze, godendo di quanto gli stava facendo provare e di quello che provava. Un orgasmo che si protrasse per lunghissimi istanti, impresso dentro di lei come un tatuaggio nella sua anima. Rimasero abbracciati e uniti, i visi nascosti l’uno all’altro. Il respiro affannoso e scosso da un silenzioso pianto.

Lentamente, come in una scena al rallentatore, si ricomposero, si salutarono, sentendo, man mano che si allontanavano un pezzo di se stessi staccarsi dolorosamente dal proprio corpo.
Dago guido fino a casa, inebetito, con lo sguardo annebbiato dalle lacrime. Chiuse la porta alle sue spalle, sali nella camera dove il letto era ancora sfatto e sapeva ancora di lei. Si spogliò completamente nudo, arrotolandosi nelle coperte come si sarebbe arrotolato sul suo corpo. Rimase li, immobile, la mente lontana, pensando solo a lei.

Paola sali in ascensore fino al suo sontuoso appartamento. La servitù non era ancora rientrata. Si preparò un bagno bollente, si immerse, immaginando che fosse il calore del corpo di lui a scaldarla, che le onde dell’acqua fossero le sue carezze. Con gli occhi chiusi, lascio che la sua mente fantasticasse ancora un po’, il tempo di ritornare Paola Padovan non era ancora arrivato.

Era passata una settimana. Non la aveva più rivista, nemmeno al bar per il caff&egrave. Solo nella sua mente le immagini di lei, la sua risata, le sue carezze, i suoi baci, non lo lasciavano in pace. In fin dei conti non aveva nessuna intenzione di dimenticarla. Anche se lei non avesse voluto rivederlo mai più, lui l’avrebbe ricordata per sempre. Aveva passato un week end orribile, in mezzo agli amici fisicamente, ma lontanissimo con la mente. Avevano fatto di tutto per coinvolgerlo, ma alla fine si erano arresi. Adesso, come tutti i lunedì, era in ufficio, cercando di pianificare e organizzare tutta la sua settimana. Se fosse riuscito a concentrarsi per un po’ sul lavoro. Anche in ufficio si erano accorti che aveva qualcosa che non andava, ma preferivano lasciarlo in pace. In fin dei conti era normale mollare un po’ dopo una grossa vendita.
L’ufficio era immerso nel silenzio. Tutti presi a pensare cosa fare, nel lento risveglio del lunedì lavorativo. Dago si alzo pigramente ‘Forse &egrave meglio che vado a prendermi un altro caff&egrave!’
Il suo sguardo vagava per la strada alla ricerca di lei, almeno di qualcosa che gliela ricordasse. Entro distrattamente nel bar. Lei era li. Particolarmente radiosa. Il suo viso si illumino vedendolo entrare. Era palesemente un invito a sedersi li con lei. Avvicinandosi, Dago avvertì qualcosa di strano di particolare in lei, qualcosa che faceva fatica a trattenere.
Restarono in silenzio per qualche istante guardandosi negli occhi. Dago aveva la gola bloccata dell’emozione. Gianluca si avvicinò per prendere le ordinazioni, rompendo quell’incantesimo.
‘Mio marito viene trasferito in Giappone.’ Le parole di Paola gelarono il sangue ad Dago. In Giappone? Cosi lontana da lui, ora veramente irraggiungibile. Cercava qualcosa da dire, ma nella sua testa i pensieri vorticavano aggrovigliandosi e litigando per trasformarsi tutti contemporaneamente in parole. Paola spense lentamente la sigaretta nel posacenere spostando lo sguardo da lui. ‘Gli ho detto che non ho nessuna intenzione di seguirlo. Io resto qui, e lui non ha fatto nessuna obbiezione.’ Adesso capiva cosa cera nello sguardo di Paola. Adesso anche il suo sguardo era acceso dalla stessa luce.
Allungo la mano, sfiorando, accarezzando quella di lei.
Quello che si dissero con gli occhi valeva più di quello che avrebbero potuto dirsi con le parole.

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