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Racconti Erotici Etero

La mia collega Tullia

By 1 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Venerdì mattina non è mai bello alzarsi per andare a lavorare, ma ancora peggio se si chiude la settimana lavorativa con un corso di aggiornamento a Milano con una collega antipatica.
Oggi niente macchina, mi tocca fare il viaggio in piedi sul treno dei pendolari. Beh, avrei potuto prendere l’auto aziendale, ma Tullia ha preferito così, altrimenti uno dei due sarebbe dovuto passare a caricare l’altro e con la scusa di non abitare vicini, ha evitato di dover condividere il viaggio con un’altra persona…ci si troverà direttamente sul luogo per il corso.
Giunto a Milano, mi incammino verso la metropolitana e non faccio altro che pensare alla giornata noiosa che mi aspetterà: la coda per la registrazione al corso, il coffe break, le lunghe chiacchierate di persone che si scambiano al microfono dicendo sempre le solite cose, la corsa per il rientro a casa e poi la ciliegina sulla torta, la mia collega Tullia.
Sono ormai tre anni che lavoro con lei, ma non so molto della sua vita…lei è una di quelle persone abituata ad avere il controllo su tutto e tutti, guai a spostare una virgola senza il suo consenso, guai a darle un consiglio o farle un sorriso. Al mio arrivo in azienda sono stato accolto da lei, forse perchè è l’unica ragazza giovane come me, non certo perchè avesse piacere a farlo. So che ha 30 anni, uno in più di me, è fidanzata con Claudio, un collega smidollato che le fa da cagnolino al guinzaglio, con cui convive da poco. Prima viveva da sola in una casa di montagna con i suoi animali, era iscritta in palestra dove seguiva corsi di difesa personale per donne…insomma è una tosta, indipendente, che non da confidenza agli altri, nemmeno se ci lavori insieme da anni. Così i miei rapporti con lei si sono sempre limitati a un “Ciao, tutto ok?” “Ci vediamo domani”, pur lavorando in due uffici diversi dello stesso reparto. Ora che ci penso qualche volta ci ho fatto qualche pensierino provocante, soprattutto quando passandole accanto si riescono a scorgere le mutandine o il reggiseno, anche per quell’aria da comandante che la rende così interessante perchè entrare nelle sue grazie non è cosa facile. E poi c’è da dire che è anche una bella ragazza, se fosse anche simpatica sarebbe troppo bello per essere vero!
Immerso in questi pensieri raggiungo finalmente il luogo dove si terrà il corso, entro e scorgo subito Tullia seduta in disparte su una poltrona, con la valigetta aperta mentre appunta qualcosa sull’agenda. Una volta superata la fila per la registrazione la raggiungo:
D “Ciao Tullia, è da tanto che sei qui?”
T “Ciao, saranno almeno dieci minuti” guardandomi con aria indifferente.
D “Hai fatto colazione? Ci beviamo un caffè?”
T “Già fatto grazie…”
D “Ecco è per quello che sei già nervosa” cerco di farla ridere, ma risponde con tono serio:
T “Nervosa a me? Guarda che sarà già una giornataccia, non fare lo spiritoso…anzi, sappi che io ho il treno alle 17, quindi se finiamo in tempo bene, altrimenti io esco prima e tu resti qui a raccogliere l’attestato anche per me, chiaro?”
D “Si tranquilla…” accuso il colpo e mi dileguo verso l’angolo bar con una grandissima voglia di mandarla già a quel paese…chi si crede di essere?
Finito il momento caffè, sento aprirsi le porte dell’aula e dopo aver ricevuto le solite penne, block notes e gadget vari raggiungo l’interno. Tullia è già seduta in posizione laterale, purtroppo mi tocca passarle accanto quindi sono costretto a sedermi vicino a lei.
Il corso inizia, dopo appena mezz’ora io sono già ko, mentre lei ha già riempito due pagine di appunti. Guardo il mio block notes e vedo poche righe intervallate da disegnini privi di senso…iniziamo bene!
Provo allora a catturare la sua attenzione, scrivendo a caratteri cubitali “Per fortuna c’è la mia collega Tullia che prende gli appunti anche per me”. Lei mi guarda come se fossi un cretino e senza fare alcun cenno torna a seguire la lezione. Ci riprovo scrivendo “Sorridi ogni tanto se no sembri una secchiona”. Lei mi guarda peggio di prima e mi dice “Il sorriso abbonda sulla bocca degli stolti” e a rimarcare il concetto allunga la penna sul mio block notes e scrive “Coglione!”.
Mi fermo a fissarla per qualche minuto, non riesco proprio a capire che ragazza è…ormai è diventata una sfida per catturare la sua attenzione, così visto che essere gentile non paga, mi viene un’illuminazione. Lei vuole fare la dura? Bene, le farò capire che non sono come la maggior parte delle persone che si piegano di fronte a lei, ma anzi che non mi mette in difficoltà e che questo gioco non fa altro che stimolarmi. Appena avviene il cambio di microfono sul palco, nella solita pausa domande/interventi del pubblico, mi alzo in piedi e chiedo la parola: “Salve, mi chiamo Davide, lavoro per la ditta ecc ecc… vorrei sottolineare alcune cose che lei ha detto. In particolar modo nella mia azienda abbiamo questo tipo di problema… e lascio la parola alla mia collega qui accanto che si occupa nel dettaglio di questi aspetti per cui potrà spiegarle meglio le incongruenze del suo discorso.” Nel dirlo le porgo il microfono. Lei si gira verso di me e mi fulmina con lo sguardo, diventa rossa paonazza…non si aspettava di essere coinvolta, è totalmente impreparata: “Ehm buongiorno, beh che dire? Il mio collega ha già detto tutto, non saprei cosa aggiungere…ehm…”
Me la rido sotto i baffi ma, appena riesce a liberarsi dal microfono mi tira una gomitata e si rivolge a me: “Ma sei impazzito? Ma vedi un po’ che figura mi hai fatto fare…”
D “Ma dai, almeno ti ho fatta svegliare, è una noia sto discorso…poi sei tu che hai voluto la guerra, sono sicuro che se vuoi sei anche una persona simpatica”.
Si rimette a prendere appunti pensierosa, ma stavolta disegna una faccina sorridente e sotto scrive “Regalo per il mio collega che vuole le persone sorridenti”. Ci guardiamo e ridiamo.
La mattinata prosegue con altri messaggi più o meno ironici che ci scambiamo tramite i block notes, sembra aprirsi pian piano, quando finalmente arriva il momento più atteso della giornata…la pausa pranzo!
Arrivati al buffet, dopo una discreta attesa per usufruire del bagno, ci troviamo di fronte una coda interminabile, al che mi ingegno una piccola follia per catturare la sua attenzione:
“Scusi, la mia collega è incinta…so che non si vede e lei non vuole farlo pesare, ma se foste così gentili da lasciarci prendere qualcosa veloce, poi andiamo subito a sederci”.
“Oh ma certo, si figuri…auguri signora, non si affatichi…lasciatela passare”.
Lei in un primo momento sembra reagire in malo modo, poi capisce e sta al gioco: “Grazie, grazie…”.
Così in pochi minuti saltiamo la fila e ci sediamo in un tavolino defilato dove riprendo a scherzare per farla aprire con me:
D “Ma sei matta? Hai preso la frittata? Lo sai che nelle tue condizioni non dovresti mangiare l’uovo”
T “Perchè?”
D “Ma come? Sei incinta!”
T “Ah si è vero…”
D “Hai ragione scusami, non dovevo nemmeno lontanamente immaginare che una come te possa emozionarsi di fronte all’idea di avere un figlio…tu sei una senza emozioni, poi per fare un figlio dovresti avere un rapporto con un uomo, esseri inferiori…non sarebbe da te”
T “Ecco bravo, hai capito”
D “Ma dai, rispondimi seriamente…possibile che sei così una roccia? Che non riesci a essere dolce? Non ci credo…”
T “Ma cosa te ne importa a te?”
D “Io lo dico per te…lo so che non sei così come vuoi apparire…saresti una persona molto più bella se ti lasciassi vedere per quello che sei veramente”
T “E come sarei?”
D “Secondo me sei una persona dolcissima…ho visto le tue foto su facebook, i tuoi animali…una persona che ama così tanto gli animali ha per forza un cuore grande”
T “Hai ragione, ma gli animali sono migliori delle persone”
La guardo e le sorrido, quando lei tira fuori il telefono e inizia a farmi vedere le foto dei suoi animali. Tutto all’improvviso eccomi di fronte un’altra persona, le si illuminano gli occhi mentre fa scorrere le foto e mi racconta dei suoi cani che la aspettano tutte le sere. Il discorso la prende talmente tanto che ci accorgiamo della ripresa del corso solamente quando l’area del pranzo è quasi praticamente vuota, così da dover tornare alla nostra postazione.
Il pomeriggio riprendiamo la nostra discussione tramite block notes, mentre cerco di spingere l’argomento un po’ più sul personale…
D “Hai visto? Sono tre anni che lavoriamo insieme e solamente oggi riesco a capire una parte di te che tieni nascosta a tutti…chissà quante altre belle cose ci sono nel tuo mondo segreto…”
T “Sei proprio un coglione…”
D “Dai raccontami qualcos’altro di te…o devo tirarti fuori le cose una ad una?”
T “Cosa vuoi sapere?”
D “Ma non so, quello che vuoi… Anche perchè se avessi saputo prima che avevi anche tu qualche sentimento, magari ci avrei potuto provare con te, ma per fortuna sei fidanzata quindi non c’è questo pericolo”
T “Beh tanto sei fidanzato anche tu e poi sei troppo rompiscatole, non andremmo d’accordo”
D “Hai ragione, quindi saremmo perfetti come amanti…peccato che tu avresti serie difficoltà a soddisfarmi a letto”
T “Forse non ti è chiaro che io comando anche a letto…non penso certo a soddisfare gli altri”
D “Povero Claudio allora…”
T “Può ritenersi fortunato di quello che ha”
D “Stai attenta a non fargli male almeno, è così fragile”
T “Se vuoi provare ti infilo le unghie nel braccio così vediamo se tu sei uno forte”
D “No dai, io ti voglio bene, non farmi male”
T “Ecco…tutti leoni e poi diventano conigli”
Il tempo vola e sono da poco passate le 16:30, il corso sta per finire quindi decidiamo di avviarci verso la stazione per il ritorno. La corsa in metropolitana è un fallimento, c’è da attendere diversi minuti, la stazione è piena di gente in attesa e nonostante i nostri sforzi, Tullia perde il treno per un soffio.
D “Il mio treno è tra 5 minuti, ma non ti lascio qui da sola dai… Il tuo prossimo è alle 18, aspetto qui con te e io prendo quello delle 18:10”
T “Ma no dai, non ti preoccupare, devo fare qualche telefonata, vai pure…non ho mica paura di restare qui da sola”
D “No non è per quello, non lo avrei messo in dubbio…è che oggi ho scoperto questo tuo lato dolce e simpatico e vorrei godermelo ancora un po’, perchè so che da lunedì tornerà tutto come prima”
T “Sei proprio scemo…va bene allora, grazie”
D “Ti vado a prendere qualcosa da sgranocchiare intanto?”
Mi allontano e torno con due tranci di pizza, mentre ci sediamo su una panchina tra i binari e riprendiamo a parlare e a scherzare. Attorno a noi c’è un via vai di persone e mentre parliamo mi avvicino a lei come se facessi fatica a sentirla ed allungo un braccio sulla sua spalla. Lei mi guarda un po’ stupita ma mi lascia fare, così pian piano lascio che il braccio scenda sul suo fianco.
Nel frattempo arriva il suo treno ed iniziano a scendere le persone della corsa precedente, ci restano circa venti minuti, così mi sposto davanti a lei e, indicandole che devo dirle qualcosa nell’orecchio, mi avvicino: “Non pensavo che fosse così bello abbracciarti…è un peccato che devi andare”. Lei rimane pietrificata e sebbene si capisca che stia cercando di rimanere impassibile alla cosa, i suoi occhi lasciano trasparire sensazioni contrastanti. Approfitto di questa sua incertezza per avvicinarmi ancora al suo orecchio, questa volta per baciarlo. Appena mi stacco da lei, si alza e si sistema la giacca.
T “Bene dai…il treno è arrivato, ora devo andare.”
D “Ti dispiace se prendo il tuo stesso treno? Posso scendere a Rho e poi aspetto il mio lì…”
T “Dai lasciami andare…”
D “Ti lascio andare solo se ti fai abbracciare ancora una volta”
T “Giura!”
Senza nemmeno risponderle la prendo ancora tra le mie braccia e dedico almeno un minuto a riempirle di baci l’orecchio, la guancia, il collo, i capelli… Mi stacco e mi fermo a pochi centimetri dai suoi occhi… Vedo che non si ritrae e pian piano mi dirigo verso la sua bocca e ci baciamo. La prendo per mano e la accompagno verso il treno, lei non dice una parola, io nemmeno… Mi fermo vicino a un tabellone degli orari, la faccio appoggiare e riprendo a baciarla, questa volta con tutta la passione che ho dentro…Mi sta salendo una voglia di averla che va oltre al semplice sesso… Vorrei spogliarla e farci l’amore lì davanti a tutti, ma non si può. Sento qualche movimento tra le mie gambe quindi capisco che è il momento di staccarsi…
D “Forse hai ragione, è meglio che vai adesso”
T “Perchè?”
D “Fidati…”
Inaspettatamente lei afferra il mio cazzo da sopra i pantaloni e mi tira ancora verso di se, mi da un altro bacio e poi si volta, mi saluta e sale sul treno.
Il weekend è passato con il pensiero fisso su quello che era successo con Tullia venerdì.
Avrei voluto chiamarla, capire, avevo un disperato bisogno di convincermi che ci sarebbe stato un seguito a quel bacio appassionato in stazione.
Da un lato pensavo che fosse stato solo un modo per togliermi dai piedi per tornarsene a casa tranquilla, dall’altro speravo invece di essere riuscito ad aggirare le sue difese ed ero impaziente di scoprire che piega avrebbe preso la nostra complicità.
Così in ogni momento di tranquillità la mente ritornava a quell’ultimo bacio e si divertiva ad immaginare tutto quello che sarebbe potuto succedere se lei fosse rimasta lì a baciarmi con la mano sul mio cazzo, invece di salire su quel treno.
Continuavo a sognare quella mano che si faceva strada dentro i miei pantaloni e finivo per masturbarmi fantasticando sull’evoluzione del nostro rapporto.

Finalmente lunedì.

Sono le 7:40 e sono già nel parcheggio dell’ufficio. Penso che sia la prima volta che ho così tanta voglia di andare a lavorare, specialmente di lunedì.
Il fuoristrada di Tullia non c’è ancora, così attraverso la strada e vado a bere un caffè al bar dell’angolo.
Con un occhio su un quotidiano sportivo e l’altro sulla strada, finisco la colazione, quando finalmente intravedo il fuoristrada di Tullia imboccare l’ingresso dell’azienda e subito dietro, l’auto del suo compagno Claudio.
Esco dal bar e li osservo da lontano. Sembrano degli sconosciuti. Lei davanti a passo veloce, lui dietro che cerca con affanno di non farsi distaccare.
Quando entro in ufficio lei è già alla sua scrivania e sta cercando qualcosa nella borsetta.
Le passo davanti e cerco di incrociare il suo sguardo con un “Buongiorno Tullia”, ma lei risponde freddamente con un “Ciao” senza nemmeno alzare la testa.
Cerco di resistere alla tentazione di forzare le cose, ma a metà mattinata non posso aspettare ancora, così “casualmente” passo davanti alla sua porta:
D “Ehi, ti va un caffè?”
T “No, ho da fare” risponde seccata alzando appena gli occhi dal computer.
D “Se ripasso più tardi?”
T “Ho da fare anche più tardi”
D “Offro io eh, anche se in effetti mi sembri aver più bisogno di una camomilla” provo a metterla sul ridere.
Lei si alza di scatto e mi fissa: “Cosa vuoi?”
D “Ho bisogno di parlarti”
T “Mandami un’ e-mail e adesso lasciami lavorare”
Piuttosto incazzato esco dal suo ufficio e mi rendo conto che, come temevo, i fatti di venerdì non hanno significato nulla.
Mi armo di coraggio e tento un approccio durante la pausa pranzo, che lei è solita trascorrere nel suo ufficio con Claudio.
Come immaginavo, passando nel corridoio, sento la loro voce. La porta è aperta, così mi affaccio:
D “Ragazzi, buon appetito”
C “Grazie, anche a te Davide”
Tullia non sembra molto felice di vedermi…
D “Tullia hai raccontato a Claudio di quanto ci siamo divertiti venerdì alla fiera?”
Claudio ci guarda perplesso.
T “Davide hai un senso dell’ironia molto spiccato!”
D “Beh dai, ammetti che la parte finale ti ha preso molto. Peccato che avremmo perso il treno e ci è rimasto in sospeso l’argomento più interessante della giornata”
Tullia mi lancia un’occhiataccia “Pensa che me ne sono dimenticata. Evidentemente non era nulla di così interessante”
D “Più tardi passo da te così rivediamo insieme gli appunti che abbiamo preso… Così ne approfitto per ricordarti quell’argomento finale… Era così interessante… Non riesco a togliermelo dalla testa… E dalla bocca…”
Claudio ci guarda come se fossimo due marziani.
Tullia con un sorriso forzato mi liquida “Mh…certo… a dopo allora, buon appetito”.
Mi allontano soddisfatto per le frecciatine lanciate e mi godo la pausa pranzo fuori dall’azienda.
Come mia abitudine rientro al lavoro con un po’ d’anticipo per fare tappa in bagno e lavare i denti con calma.
Tiro fuori lo spazzolino e il dentifricio quando sento dei passi provenire dal corridoio, la porta del bagno che si apre e la persona che si dirige verso i lavandini dove sono io. Alzo lo sguardo verso lo specchio e vedo Tullia alle mie spalle.
Faccio appena in tempo a sistemarmi e girarmi verso di lei, quando mi si scaglia contro, mi copre di insulti di ogni tipo e mi spinge dentro un gabinetto chiudendoci dentro.
In una frazione di secondo ho fantasticato che mi avrebbe strappato i vestiti e avremmo fatto l’amore lì dentro, ma ho capito ben presto che le sue intenzioni erano tutt’altre.
Mi tiene una mano sul petto per spingermi contro il muro e l’altra puntata in faccia: “Brutto stronzo, cosa vuoi da me? Se provi a raccontare qualcosa in giro te la faccio pagare”
Provo a calmarla: “Guarda che non volevo dire nulla a nessuno, ho solo bisogno di chiarirmi con te ma tu mi eviti”
Lei non ne vuole sapere e reagisce ad ogni mio tentativo di abbassare le sue braccia “Non c’è niente da chiarire…manteniamo le distanze, chiudiamola qui e non provare più a darmi fastidio o te ne pentirai”
Questa volta provo a tenerle testa come fatto la prima volta. Lei è abituata a sentirsi dire sempre si e non è una buona tattica fare come tutti gli altri.
Smetto di assecondarla e prendo il controllo della situazione, spingendo lei contro il muro. Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro: “Non mi sembra una buona idea mantenere le distanze…mi sembrava che piacesse anche a te stare vicini come adesso…a me è piaciuto tantissimo”
Lei continua a dimenarsi e chiedermi di lasciarla uscire, così ne approfitto per appoggiare una mano sul suo seno, anche se da sopra la maglietta con anche il reggiseno non riesco a gioire a pieno di questa emozione, così esagero e tentando di resistere alla sua furia, riesco a infilarle una mano dentro le mutande. Giusto il tempo di fare conoscenza con quell’angolo di paradiso coperto da una soffice peluria che mi arriva uno schiaffo in faccia.
Lei apre la porta e corre fuori, io provo ad inseguirla, ma nel corridoio ci ferma il nostro capo: “Proprio voi due stavo cercando! Venite subito nel mio ufficio!”
Entrambi un po’ impreparati e impacciati sul da farsi, seguiamo il nostro capo senza sapere che dentro il suo ufficio avremmo trovato una cosa che avrebbe sconvolto tutta la nostra storia.

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