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Racconti Erotici Etero

La mia nera di ferragosto

By 23 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Un Preferragosto solitario il 14 a casa a Roma non sapevo cosa fare. Voglia di divertirmi tante possibilità concrete reali poche e allora non mi è rimasto che bighellonare in chat e quale chat migliore di quella di Badoo? Con Badoo avevo avuto la fantastica avventura con Ronny, come dimenticare lei i suoi squirting e il suo culo da favola e allora gira che ti rigira sono andato a finire su Badoo senza pretese ma cercando di chattare con chi mi aveva sempre filato: eccola li Janira, brasilera di Rio con cui avevo scambiato più volte parole in chat e con cui potevo dire che ci si iniziava a conoscere. Io avevo inviato mie foto lei sue e così avevamo continuato a parlare con me che spingevo sull’acceleratore, pigiavo molto. Avevo avuto una donna di colore e bissare non mi dispiaceva. Janhira sembrava disponibile, e simpatica oltre che carina. Aveva tutti i caratteri somatici delle donne di colore: naso grosso camuso, labbrone pronunciate e due occhi marroni molto belli da cerbiatta. Il seno era abbondante e l’intero fisico era massiccio con cosce poderose e un culo brasiliano alto e grosso, massiccio. Cosi mi si era presentata nelle foto e così la vidi per skype. Erano passati diversi giorni e poi nulla più. Lei era svanita e la mia curiosità per lei pure. Giovedì 14 agosto,, invece, sono andata a ricercarla, pensando a quanto strani sono i giochi della mente. Lo so prima non l’ho trovata ma poi si. Le ho lasciato un messaggio. Le chiedevo che fine avesse fatto. Sapevo che se non fosse morta sarebbe ricomparsa per lamentarsi’era la sua indole e così ho aspettato sino a metà del pomeriggio e poi ricevetti il messaggio con cui mi salutava e mi chiedeva che facevo. Io le risposi nulla e anche lei dovette ammettere che non faceva nulla di particolare. Rimanemmo a parlare e come accadeva alcune volte il nostro parlare si spinse sul privato. Io lo facevo spesso e lei sorrideva e controbatteva. Non ci eravamo mai visti ma iniziava a piacermi. Sembrava disinibita e pure se il suo italiano era infarcito di portoghese non era affatto male. Non ho mai capito bene che tipo di lavoro facesse ma immaginavo una cosa tipo infermiera. Il linguaggio utilizzato si è fatto sempre più spinto: lei mi ha parlato di esperienze con uomini sbagliati io sempre pronta a tranquillizzare finché lei propone di incontrarci in una famosa Villa romana io penso per il ferragosto lei con un risetto nitrito fra l’ironico e il divertito mi dice: mamma mia impieghi quasi venti ore per prepararti allora devi essere proprio terribile e quello che vedo su skype chi è, una controfigura? Sorrido anche io. Ci diamo una ora di tempo e io penso che siamo entrambi vicini. Passa presto il tempo. La vedo all’ingresso e lei mi riconosce subito io un po’ meno ha degli occhialoni scuri che non vuole togliere e vestita di nero ed è pesantemente truccata con colori sgargianti, mi fa impressione il rosso sulle sue guance come se vi fosse bisogno’è nera. E’ un po’ più in carne di come la immaginassi su skype non si vede tutto ma anche molto più audace dal vivo’ride molto e fa allusioni abbastanza esplicite al sesso. Camminiamo e lei si libera degli occhialoni è pomeriggio mi chiede perché non la prenda sottobraccio e mi chiede di me della mia vita privata, come fossimo in notevole confidenza, io sono schivo lei esplicita. Continuiamo a camminare poi mi dice che ha sete e vuole andare al centro. Prendiamo i mezzi quasi deserti e arriviamo a Palazzo Venezia, un bel bar e ci sediamo con lei che mi guarda e ride. Io perplesso le dico beh? E lei quando mi vuoi scopare con il tuo cazzone? Prego’le rispondo? E Lei: Guarda che si vede che vuoi farmi tutta. Le dico che si sbaglia e finiamo di consumare. Continuiamo a passeggiare e in un angolo mi prende da parte mi bacia con la lingua in modo interminabile e mi stringe la patta dei pantaloni. Mi libera la bocca e mi dice allora quanto ci vuole ancora? Si gira fa in modo che la abbracci e strofina il suo culo al mio pene. Si volta verso di me e sorride’allora? Cosa mi faresti? Guarda che sono tutta nera, tutta tutta. Lo so le dico. Sono stato con una donna di colore in passato e lei : non ti è piaciuto? Ed io: molto’.allora disse: con me impazziresti’.in che senso le dissi””’ Nel senso che sono certo che vorresti fare delle cose che non hai mai fatto capii che non aveva capito nulla di me’ mi riteneva un represso costipato con pochissime esperienze e io gli e lo volli far credere ancora di più. Lei si prese dalla parte e inizio a fare la maestrina intoccabile Iniziò a raccontarmi le cose secondo lei più erotiche dei suoi incontri e del fatto che pochi uomini avevano saputo soddisfare la sua voglia matta di foda (cazzo in portoghese) en la cona, na bunda e na boca (nella fica, in culo e nella bocca). Continuammo così anche nel asseggiare con lei che si iniziava ad infiammare vedendomi poco ricettivo. In realtà iniziava ad essere forte in me l’idea che fosse una prostituta e credo lei lo abbia capito, infatti, ha iniziato a mitigare i suoi accenti più hot per ricominciare a dirmi che lei di comportamento caliente se mai avesse iniziato una storia sarebbe stata molto tranquilla e focosa per il suo uomo. Avevamo ricominciato a scherzare e lei mi aveva abbracciato chiedendomi più volte se lei poteva pensare di essere la mia donna, sorridendo e facendomi capire che se ciò fosse accaduto niente più badoo per nessuno dei due e che lei era molto gelosa. Sorridemmo molto e ci toccammo. Lei ebbe la possibilità di toccare la consistenza del mio nerchione e io la palpai molto accuratamente. La serata procedeva bene. Io ero carnalmente interessato a lei e lei non perdeva occasione di fermarsi e chiedermi di togliere il mio cazzo dai pantaloni perché lo voleva succhiare. Io risi molto a Roma non si poteva fare quello e allora lei mi disse andiamo in albergo, ci sono degli alberghi ma io sorrisi. Mi chiese di prendere un gelato e lo facemmo in una gelateria al centro con lei che provocava vistosamente facendo piedino e inumidendo con la sua rosa lingua le labbra camuse. Si avvicinava a me sorridendo e mi diceva togliti il cazzone di fuori che lo voglio toccare. Ad un certo punto ero eccitato e non riuscivo più a resistere mentre lei iniziava a dirmi peggio per te non sai che ti perdi ma che sei frocio non ti piacciono le donne. Vuoi andare con i maschi e sorrideva. Finimmo con il non parlare più fino ad arrivare ad un locale in centro muti’Si rese conto che qualche cosa era cambiato nel mio atteggiamento ma manteneva un atteggiamento di derisione. La feci entrare con una lieve spinta senza chiederle se volesse e al cameriere che ci venne incontro dissi che ci accomodavamo in un posto appartato. Scegliemmo il tavolo poi la feci alzare e le dissi andiamo al bagno. La donna rimase sorpresa e con un sorriso disse: tu devi andare al bagno io vado dopo a lavare le mani. Le risposi: non hai capito tu vieni al bagno con me e la sospinsi tanto che cedette con un sorriso finto mi feci indicare le toilette dopodichè feci entrare Janira in quella delle donne e subito dietro di lei mi infilai io. Vi erano quattro bagni con porta la spinsi in quello centrale. La sbattei con le mani al muro e chiusi la porta a chiave. Lei non fiatò le alzai il vestito. Il suo culo era grosso con le chiappe morbide ma elastiche mentre la vagina depilata mi sembrava molto larga. Le misi le indice e medio di una mano nell’ano e sprofondò tutto dentro segno che ne aveva presi di cazzi eccome. Le dita dell’altra in fica con violenza e La donna sentì quello che doveva sentire. Le infilavo le dita con forza e determinazione’ nel modo più violento e irruento possibile. Con una passione e una voglia di fotterla che poche volte avevo provato. Dentro di me non pensavo altro che farle capire con che uomo aveva a che fare”””’.. altro che frocio e finocchio. Cercò di voltarsi e affannando e gemendo diceva: coloca tuo pau na minha bunda ripetendolo ossessivamente ma io non avevo alcuna intenzione di scoparla li ma volevo marinarmela a dovere. Aveva iniziato una sorta di nenia lamentela a voce alta ma io l’avevo subito fatta tacere dandole un morso sulla spalla: zitta, stai zitta, muta capito e avevo affondato lea mano intera in vagina.Senza risponderle continuavo a martellarle culo e fica senza tregua spremendole a ritmo la clitoride. La nera si era accartocciata e ora mi incitava: rasgue a minha bunda e continuava così mentre le mie mani si lubrificavano di denso liquido, umori che colavano dalla vagina e lei che si mordeva le labbra fino a farle livide. Adesso ti piace porca nera ti piace si ti spacco tutto. Lei cercava il cazzo voleva essere inculata. Era una maiala ma servivano le protezioni del caso. Poche volte mi ero posto problemi ma in questo mi parve il caso. Provò in tutti i modi a prendere il pene ma fui irremovibile le feci fare tutte le contorsioni che era in grado di fare ma tutto solo ed esclusivamente con l’abile gioco delle mie mani. Non vi furono particolari problemi non bussarono alla porta e io feci tutto quello che volli Ormai per me lei era divenuta un manicotto’ e quando ne ebbi abbastanza la sculacciai sulle natiche toniche e la costrinsi a rimettere una specie di perizoma-mutandina. Si voltò nuovamente e mi baciò a tutta lingua mentre io le strinsi le poppazze che sembravano grosse, almeno una quarta. Protesto ma la trascinai su quasi a viva forza. Raggiungemmo il ravolo con Janira che aveva modificato totalmente il modo con cui mi guardava. Stava iniziando finalmente a capire e sembrava molto meno sfottente. Il ristorante aveva pochi clienti su più sale e Janira non faceva altro che provare a toccare il mio coso e farmi il piedino. Decidemmo di prendere un antipasto, un vino bianco e poi un secondo. A metà della serata la nera era molto insistente e co un sorriso a 36 denti mi disse avvicinandosi e con voce suadente: est’ todo molhado. Decida fazer algo ed io: prego? Parla in italiano…. sono tutta bagnata ti decidi di fare qualche cosa? Sorridevo in me stesso compiaciuto senza far trasparire nulla rimasi infatti serio e impenetrabile e più apparivo così più Janira dava segni di irrequietezza, con me che facevo finta di nulla ma ero carico come un cannone e il mio cazzo era di marmo. Mi chiese cosa le avevo fatto visto che non riusciva a stare. Ad un certo punto si alzò meentre mangiavamo il secondo. Aspettai per circa 10 minuti al tavolo poi uno squillo di telefono: era lei dal bagno mi disse di andare e io non mi mossi dal tavolo, passò altro tempo e fu un messaggio: Estou masturbar para voc’ ed io: bene vieni quando hai finito!

Ancora un altro messaggio: Eu coloquei meus dedos no pequeno orif’cio na bunda ed io bene quando hai finito lavati le mani e vieni a mangiare il secondo. Passarono altri minuti e finalmente la vidi arrivare non la degnai di uno sguardo e lei dopo aver cercato di attrarre la mia attenzione iniziò a mangiare….finimmo e io sorrisi più volte alle sue battute che timidamente cercava di fare. Si era resa conto che fra noi si era creata una barriera che difficilmente si sarebbe abbattuta. Chiedemmo il conto e mentre io pagavo Janira uscì. Era caldo ma non afoso. Roma era vivibilissima passeggiammo e Janira mi chiese se capivo il portoghese ed io gli risposi che non lo conoscevo bene ma che le cose che mi aveva detto io le avevo capite…. parlammo del più e del meno e intanto arrivammo alla metropolitana prendemmo la scala mobile, lei si mise avanti e inarcò il suo fantastico culo verso dietro e iniziò ad ondeggiare ritmando come fosse la penetrazione. Il mio cazzo impennò paurosamente e lei si voltò e per tutto il tratto della discesa sorrise dicendo:’ oda, foda, foda que eu sou louco para o seu galo…. e sorridendo…hai capito anche questo?…io non le risposi la presi e la spinsi verso i bagni ma erano chiusi l’ora era tarda per cui aspettammo la metro mentre lei sorrideva scioccamente complice forse anche il vino. Arrivò i vagoni erano quasi tutti liberi e lei si sedette sopra di me ripetendo a voce bassa foda, foda, foda, foda e toccava, rimestava, abbrancava. Quando arrivammo alla mia fermata la feci scendere e la salutai, fu allora che mi abbranco’ e mi disse vieni con me. Fu un istante pensai che era meglio giocare io in casa, non la conoscevo di fatto per cui la spinsi catapultandola anche un po’ rozzamente dal vagone e scendemmo con lei che provò un certo disappunto mentre io la trascinai per le scale con la forza necessaria ma niente di più. Le dissi pochissime parole del tipo ora vieni da me e basta. Camminammo per una decina di minuti il quartiere era ancora vivo. Salimmo in ascensore e lei stranamente aveva perso la verve. Aprii casa e portai Janira sul solito divano, e senza farla sedere la misi a terra alla pecorina. Senza fare parole alzai la gonna della donna le schiaffai l’indice il medio e l’aulare nell’ano e ricominciai a penetrarla come avevo fatto nella toilette del ristorante. Janira muta sino ad Ad allora iniziò a protestare’ piagnucolante, mentre io la infilavo senza pietà con le dita. L’altra mano avevo deciso di dedicarla a mungere le tettone e In men che non si dica lei iniziò a frizionarsi la clitoride e scese a volteggiare con una mano nelle grandi labbra pastrugnando’ la vagina. Fu una serie di scene fantastiche. La porca sudava e parlava tanto, parlava troppo ma a me piace molto quando la donna si esprime. Poteva dire tutto quello che voleva tanto eravamo a casa e mi era già capitato di avere focosissimi rapporti notturni senza alcun tipo di problema con i vicini. Janira aveva iniziato a muoversi come nella penetrazione e andava a ritmo sempre più frenetico’ grugnendo e gemendo ma era’ perfetto così. Non appena provava a abbassare il ritmo io la sculacciavo sulle natiche e lei ripartiva come un treno. L’ano era pronto ma la spostai ancora. Volevo vederla davanti e la nera non fece problemi si voltò e mi si presentò davanti. Aveva due tettone gonfie e rotonde, tutto era tranne che magra e aveva due capezzoloni scuri con la mammella gossa. Giocai con i suoi capezzoloni già rigidi, turgidi come chiodi e lei mi si inginocchiò cercando il cazzo che svettava. Voleva prenderlo in bocca e fece tutto per inserirselo. Era scatenata e cercava il cazzo in ogni modo ma io non volevo fosse lei in preda a questa specie di trance a decidere. Più insisteva più io la mingevo e la titillavo, la masturbavo ma non gli e lo davo. Non chiedere il cazzo tanto non te lo do….hai capito. Martellata dal mio gioco di dita Janira sembrava un misto tra l’isterico e l’invasato. Il liquido che fiottava dalla sua fica era tanto, denso e appiccicoso, quasi come miele e più sbrodolava più le mie dita erano instancabili. La sua voce era rotta dall’affanno e lei cercava di dirmi di fotterla, mi chiedeva cosa volessi e io ad un certo punto decisi cosa volevo. Le infilai il cazzone in bocca e lei avida lo inserì nel syo forno e succhiò con una avidità che mi tolse il fiato. Pompava che era una meraviglia e io pensai solo a quella magnifica bocca nera che mi stava portando in paradiso. Non fu facile per lei. Io sono molto resistente e il pene così duro era olto difficile da gestire ma Janira dimostrò abilità straordinarie e sebbene non ci credessi con sapienti giochi di mano, lingua e labbra i fece esplodere dentro di se con una inondazione di tutta la faccia sino ai capelli, le orecchie’ e il seno su cui riversò la maggioranza. Era sempre più sfrenata e approfittando del momento di cedimento ricominciò a segarmi e succhiare imponendomi un 69 . Mi ritrovai infatti il mio volto coperto dalla sua vagina zuppa mentre lei succhiava la nerchia dall’altra parte. Ci volle un po’ ma mi ripresi e iniziai a succhiare clito e grandi labbra alternativamente in maniera lenta e assillante, costante…andando con le dita e la lingua in profondità costringenfola ad orgasmarmi più volte in faccia. Quando mi sentii in forze la sollevai di peso e senza darle un attimo di tregua le imposi una pecorina furiosa con lei che rideva e urlava: fode me ver que eu sei porra ruidosamente, mais ruidosamente, me esmaga esmaga. Destrua minha boceta. Lo feci in tutti i modi e con tutta la mia forza senza un attimo di tregua. Ora non arrivavo più e Janira invece aspettava’ che io cedessi ma questa volta non cedevo. Non arrivavo più e lei invece era piena, stanca e affaticata. Lo sentivo dalla voce e dal ritmo che era calato chega’ para o gozo chega, chega ma io non riuscivo era come tutte le volte che il mio pene decideva di andare in automatico e allora pensai che l’unica cosa da fare era cambiare posizione e incularla.” Le dissi Eu quero coloc’-lo em sua bunda e gli infilai la nerchia. La nera ebbe come un salto in avanti’ e riparti urlando con me che la sfondavo con vigore. Anche quella fu una magnifica cavalcata e la profondita che Janira sapeva dare mi dimostrò che ne aveva presi tanti. Era davvero molto esperta. Non fu facile neanche nel culo. Sfondavo ma non riuscivo ad arrivare e più volte le ginocchia di Janira avevano ceduto facendola cadere a muso avanti. La presi a questo punto e decisi di mettere il cazzone tra le tettone la costrinsi a stringerle e partii con lei sfinita.’ Ero orgoglioso di averla sfranta lei che faceva tutte quelle storie sulla straordinarietà delle donne brasiliane e sulle donne di colore in particolare. Mi aveva detto che lei non si sfiniva mai ed eccola sfinita sul divano ad aspettare solo il mio secondo orgasmo. Non ce la poteva fare . Era davvero sfinita e allora rassegnato le diedi un bacio in bocca e le dissi basta così. Lei mi guardo stranita e mi chiese devo andare via adesso? Le sorrisi e le dissi no! Non sei una puttana….sorrise e mi disse hai un letto? Certo che ho un letto le risposi e la accompagnai in camera da letto. Sorrise di nuovo ora era distesa. Vide che stavo andando via e mi disse: non dormi con me? Io sorrisi e le dissi che se fossi rimasta nel letto con lei non avrebbe riposato lei e neanche io. Mi preparai e andai a riposare sul divano letto. Non era stato un 14 agosto memorabile ma poteva andare. Erano Le 5 di mattina del 15 agosto quando Janira venne mi prese e mi portò sul letto e io calamitato dal suo corpo nero e dal suo sorriso smagliante andai e mi’ coricai al suo fianco. La leccai e la succhiai adorandola in tutti i modi possibili e immaginabili e lei zampillò di nuovo felice. Era contenta e io entrai, la penetrai con forza come voleva lei in vagina dopo averla omaggiata con i lunghissimi preliminari e poi le depositai il mio seme godendo insieme e raggiungendo l’orgasmo. Janira oraera proprio nel suo. Riprese tutto ripulì il mio pene con la stessa perizia con cui io le avevo fatto il servizietto di lingua nella sua fica e ricominciòa spompinarmi senza fine, sollecitandomi con tutto il suo corpo. Mi masturbò e mi offrì le sue tettone mature chiedendomi ossessivamente se le volevo un po’ di bene. Volevo ladonna nera? Volevo la sua fica e poi il culo e poi la fica e poi bocchini e poi l’orgasmo in fica nuovo violento e dirompente con lei di sopra a cavalcare e urlare mentre io le mungevo le poppazze ondeggianti sulla mia bocca come meloni maturi. Questo orgasmo fu intensissimo e Janira con un grido si accasciò per raccoglierlo tutto in se stessaLa baciai mentre l’ultimo schizzo stava esaurendosi in lei e le dissi teneramente Ti amo e lei rise di core e mi disseche nessuno le aveva detto con questa intensità Ti amo. Rimanemmo ad abbracciarci e a giocare per molto tempo. Era ferragosto e finalmente lo avevo festeggiato come si doveva, ma questo fu solo un anticipo perchè Janira già vedeva il cazzo crescere e sorrideva di un sorriso che era inequivocabile. Feci per alzarmi e andare in bagno e mi arrivò in pieno viso una cuscinata con la nera che rideva e voleva ingaggiare battaglia. Scherzando mi catapultai su di lei ma lei aveva preso saldamente in mano il cazzo: dise que me ama, ent’o seu pau é meu e così facendo dopo averlo massaggiato vigorosamente lo rimise nella sua bocca con me che tra il divertito e lo scanzonato le chiesi di andare a fare una doccia insieme. Janira alzò gli occhioni mi guardò e mi disse: antes de atender os desejos de meu pau e ent’o eu tomar um banho com voc’ e ricominciò quello che aveva iniziato. Anche in questo caso non fu una cosa rapidissima finché lei non decise di utilizzare mordicchiamenti ai testicoli e infilare il dito medio ed anulare di netto nel io buco rettale. Aveva le unghie lunghe la stronza e mi fece un male cane ma fece effetto e arrivai nella sua bocca riempiendo’ lei e il letto. Passammo un’altra fantastica ora di passione in giochetti erotici e poi ci alzammo. Il letto era un campo di battaglia e le lenzuola color arancio erano oramai marrone scuro per quanto erano zuppe di umori orgasmo e sudore. Avevo deciso di prendere nuove lenzuola mentre Janira faceva la doccia e poi sarei andato a prendere una ricca colazione sotto al bar.Ebbene nulla di tutto questo si potè fare. Janira volle aggiustare il letto con me e poi mi chiuse letteralmente in bagno con lei Entrammo in doccia e sorridendo mi mise le mani all’interno della vagina. Mi guidò fino ad un certo punto e poi si posizionò di spalle tenendosi alla porta della cabina della doccia accese l’acqua inserì il mio pene nel culo dicendo : e agora fode minha bunda e io partii a sfondare con lei che apriva le natiche e si masturbava la clitoride godendo fuori di se. Sentirla così mi fece arrivare quasi subito e lei voltandosi verso di me rise in modo evidente. Muoveva il culo in un modo vorticoso e in quel momento capii tutti gli amici che avevano fatto anale con le basiliane e che dicevano che era un paradiso. Fu una goduria tanto che le gambe mi cedettero. Janira riprese il cazzo e per il cazzo mi tolse dalla doccia si posizionò davanti allo specchio nella posizione a 90 gradi e mi disse: agora e foder minha buceta e così facendo mi infilò il pene dopo avergli dato una serie di buoni massaggi e ottime succhiate dandomi una serie di pacche sul culo e incitando: minha buceta est’ em chamas. Ti piace la mia figa dimmi ti piace, ti piace, dimmi che la ami ed io la amai nel modo più fisico e emotivo in cui riuscii in quella fantastica gara a chi si dava di più. Fatto il culo e fatta la vagina ci riimmergemmo nella doccia e non potè mancare l’enesimo pompino che fu grandioso ma meno generoso di sperma rispetto agli altri ma il più goduto da me e quindi inevitabilmente feci il mio omaggio alla sua figa. Eravamo soddisfatti da morire, ci rivestimmo e decidemmo di uscire in giro per Roma, metropolitana, sorrisi, e gioia. Arrivati al centro facemmo incetta di tutti i bar possibili e immaginabili. Camminammo molto e poi andammo a pranzare al solito ristorante. Il pomeriggio trascorse tranquilllo con acquisti nei negozi aperti e poi baci, carezze e tante, tante allusioni a quello che avevamo fatto e a quello che ci aspettava. Rimanemmo in giro sino a sera, cenammo e poi di nuovo in metropolitana. L’unica ossessione era quella: dimmi se mi ami, quanto mi ami e dimostrami che mi ami. Spesso ci baciammo al limite della decenza con lei che cercava insistentemente di prendere il cazzo ma io spesso mi distaccavo non volevo, molti ci guardavano. Sulla metropolitana non ci fu verso volle stare seduta sopra di me sorridendomi mentre io ero molto nervoso e lei mimava il rapporto sessuale, fu un tormento ma finalmente giunsi alla mia fermata. Non voleva farmi scendere e io cercai di scendere lo stesso ma non riuscii. Le porte si chiusero e io ero furente. Janira capì che ero fuori di me si sedette vicino e mi disse abbracciandomi vieni da me ti prego voglio solo un’altra notte d’amore e poi basta. Mi mise le mani sul ene ma io mi acquietai. Scendemmo dopo diverse fermate e poi a piedi. Janira mi disse che la notte non era consigliabile andare da sola in quel quartiere. Arrivammo ad un portone entrammo in un pianterreno la casa era molto piccola ma vi era tutto per quello che potei vedere. Immediatamente ‘mi abbracciò e mi dimostrò tutta la sua perizia nel baciare. Mi distese sull’unico divano e ci spogliammo. Io partii con il ciurrarle i capezzoloni le avevo tolto la gonna mentre lei aveva come al solito puntato al cazzo. In men che non si dica me la ritrovai come una ventosa che succhiava il cazzo e nonostante cercassi di spostarmi e prendere le redini del gioco, fra mugugni e gemiti mi trovai ad inondarla con lei che apriva e chiudeva la sua larga bocca da forno dicendo che la mia crema era molto dolce e buona. Volli riposare un attimo nonostante che lei fosse scatenata e riprese a succhiare e a giocare con il mio pene rimpicciolito. La lasciai fare e poi quando mi sentii pronto decisi che avrei voluto godermela come dicevo io. Le aprii le cosce e entrai con il mio viso nella sua vagina. Succhiai la vagina e con entrambe le mani stimolai la clitoride. Janira sembrò impazzire. Le alzai le gambe a livello delle mie spalle e con un colpo di reni le infilai la fica entrando dentro in profondità come un pistone, prima lentamente poi sempre più freneticamente arrivando sempre fino al limite. Janira gemeva e mugolava ma ben presto i gemiti e i mugolii divennero urla che sancirono i suoi orgasmi mentre intervallava tutto con dei mi ami, tu mi ami, si mi ami mettilo dai bravo amore bravo. Si ripropose la situazione con me che non orgasmavo mentre lei si sfiniva e nonostante tutti gli sforzi che lei produceva io non arrivavo ma lei fiottava umori a non finire. Per me fu un’orgia e continuammo nella sua fica e nel suo culo alternativamente sino’ all’alba con delle cavalcate selvagge e impietose mentre io la dominavo senza ritegno e lei era felice e mi chiedeva se ero il suo uomo’. A questo non risposi la misi alla pecorina e la rimontai ancora mentre lei ora mi dava del porco ed io la sculacciavo’ sonoramente montandola senza tregua. Tu sei una puttana le dissi…Troia che non sei altro. Sai che sei: sei una vacca nera e vidi che lei rallentava. Io continuai imperterrito sinchè non sentii tra i gemiti dei singhiozzi. Mi fermai e uscii dal culo dicendole beh. Aveva gli occhi rigati dalle lacrime. La guardai’ e lei mi abbracciò dicendomi: talvez eu sou uma vaca, mas n’o uma prostituta e cercò di tradurre ma io ero già con il mio pene nella sua bocca a darle quello che voleva e lei succhiò a perdifiato e si superò. Superò se stessa. Mi tenne in punta in punta per quasi una ora prima di farmi fiottare tutto l’orgasmo trattenuto e fu pirotecnico mi accasciai sul suo seno nero e bianco di orgasmo e dormii profondamente. Era tarda mattinata quando Janira vestita di tutto punto mi disse che andava a fare la spesa. Le dissi che mi sarei vestito e andato con lei ma lei mi indirizzò verso il minuscolo bagno e chiuse la porta. Uscì e io potei espletare tutte le cose dovevo Rivestitomi trovai la colazione abbondantissima e un foglietto di carta a forma di cuore. Quando ritornò Janira si tolse i vestiti e mise un vestito estivo mi chiamò e si posizionò in modo che io potessi arraparmi per le sue tettone vista l’amplissima scollatura e dice: Resta apenas fazer o trabalho de mamas de esto modo ainda n’o foram capazes de fazer cum meu amor…… e io l’ho lasciata fare. Lei lo ha fatto con amore trasporto e dedizione e io le ho inondato il seno dando il massimo. Mi piace Janira la mia nera di ferragosto

 

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