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Racconti Erotici Etero

La migliore amica di mamma

By 12 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

La migliore amica di mamma

Cresciuto come tutti quelli mia generazione con il mito di Laura Antonelli e di Malizia, appena le pulsioni sessuali ebbero a farsi sentire, iniziai a proiettare tutte le mie fantasie su Cecilia la migliore amica di mia mamma.
Cecilia era una signora sui quarantacinque anni con lunghi capelli neri, altezza media e forme abbondanti, con due tette che avresti desiderato perderti dentro.
Vestiva da “signora”, mai vista con un paio di pantaloni, sempre con gonne a tubino che esaltavano il suo culo tondo, indossava sempre camice che lasciavano intravedere la riga tra i seni, era fantastica era lei che volevo per la mia prima volta.
Tutte le volte che andavo in bagno per la mia sega giornaliera il rituale era: lettura del postalmarket, sezione intimo femminile, meglio ancora sezione slip dove si intravedeva un po’ di pelo, per poi chiudere gli occhi e venire immaginando lei al posto delle foto del postalmarket.

Ogni volta che Cecilia veniva a trovare mia madre era come se un vulcano esplodesse dentro di me, da una parte la mia timidezza non mi permetteva di spiccicare la ben più che minima parola, dall’altra dentro di me avrei voluto prenderla, buttarla sul letto e scoparmela come mi succedeva quasi tutte le notti in sogno, però questa volta venirgli su quelle sontuose tette che si ritrovava non dentro i pantaloni del pigiama, che poi dovevo correre a nascondere tra le cosa da lavare.

I sogni su Cecilia continuarono fino ad un caldo giugno, non ricordo più quanti anni avessi; ricordo comunque che in quegli anni non era cambiato mai nulla, io la desideravo, lei non sapeva neanche che esistessi se non perché ero il figlio della sua migliore amica.

In quel caldo mese di giugno decisi che le cose sarebbero cambiate, non ero più disposto a rimanere un segaiolo. Probabilmente stava crescendo in me maggiore autostima, le ragazze della mia età iniziavano a guardarmi e sopratutto Cecilia pareva essersi accorta di me.
Un pomeriggio arrivò a casa nostra e mia madre non era in casa, ero solo con Cecilia.
Mi chiese di farle compagnia mentre attendevamo il ritorno di mia madre, iniziò a dirmi frasi del tipo, ormai sei diventato un uomo, chissà quante ragazze ti corrono dietro, finché pronunciò una frase che tuttora se ci ripenso mi fa eccitare ancora: “Chissà cosa darei per essere la tua insegnante di sesso”. Il cazzo mi si gonfiò in un istante, dentro di me sentivo il cuore battere a mille, so solo che mi dissi: o ne approfitti ora o mai più.

Presi il coraggio a due mani e mi buttai con veemenza su di lei, ricordo che gli misi immediatamente la mano tra le sue cosce, finalmente potevo toccare la sua figa pelosa, che per troppo tempo mi ero sognato, mentre mi facevo le seghe chiuso in bagno. Sentii la sua figa calda e bagnata tra le mie mani, ma la mia inesperienza non mi permetteva di fare altro.
Lei se ne accorse immediatamente ed in un attimo me la ritrovai inginocchiata davanti a me con il mio cazzo dentro la sua bocca, Cecilia mi stava facendo il mio primo pompino.
Venni praticamente subito, lei mi guardò maliziosa e si ricompose, tornando alle movenze che le appartenevano.
Un attimo dopo entrò mi madre e io ritornai nel limbo da cui ero venuto, per Cecilia tornavo a non esistere più.
Per tutto Giugno e Luglio le cose andarono avanti come sempre io mi facevo seghe pensando a Cecilia e lei continuava ad ignorarmi.

Il mese di Agosto però Cecilia e suo marito furono ospiti dei miei genitori nella nostra casa al mare.
Io non amavo il sole e la spiaggia, preferivo passare i pomeriggi a camminare nella pineta che si estendeva dietro casa.
Un pomeriggio Cecilia decise di non andare in spiaggia con il marito e i miei genitori, diceva di non sentirsi bene. Io come al solito rimanevo nelle ore più calde del pomeriggio disteso sull’amaca in giardino a godermi un po’ di fresco.
Cecilia mi raggiunse in giardino, mi fissò diritto negli occhi e in modo sibillino mi disse: pensi che oggi durerai un po’ di più del minuto dell’altra volta.
Crebbe immediatamente in me l’eccitazione per le sue parole al pensiero di averla mia, e anche la rabbia per quel suo modo di farmi sentire un bamboccione.
Senza dire nulla mi alzai dall’amaca, la presi per le braccia e la condussi in camera mia.
Chiusi la porta a chiave e spinsi Cecilia sul mio letto.
Non ricordo se indossasse biancheria intima o il costume so solo che gliela strappai di dosso, non mi importava nulla era problemi suoi poi giustificarsi con suo marito.

Gli aprii le gambe ed inizia a leccarle la sua figa pelosa che nel frattempo era diventata fradicia, continua a leccarle il clitoride finché venne.
Poi salii a cavalcioni sul suo ventre e mi feci fare una pompa vendendogli sul viso e sui capelli.
Il vantaggio dovuto alla mia giovane età fece si che non persi l’erezione dopo essere venuto, per questo fui pronto immediatamente a continuare e pronto finalmente immergere il mio cazzo duro dentro una figa vera e vogliosa.
Si mise a quattro zampe e mi chiese di infilare immediatamente il mio cazzo dentro di lei, prendendola da dietro.
Mentre mi muovevo dentro di lei, con una mano gli masturbavo il clitoride e con l’altra titillavo i suoi capezzoli turgidi.
Cecilia urlava dal piacere e mi pregava di non fermarmi, venni nuovamente dentro di lei ma non mi fermai, era troppo eccitante lei stava godendo di me.
Continuai finché venne anche lei inondando il mio letto con i suoi umori, mi chiese però di continuare ancora e io l’accontentai.
Mentre Cecilia godeva io però meditavo la vendetta per tutte le volte che non mi aveva considerato, per gli ultimi mesi e soprattutto per l’umiliazione infertami con le sue parole.
Eravamo quasi al culmine entrambi, con Cecilia che mi supplicava di non fermarmi che decisi di prendermi la mia rivincita.
Uscii dalla sua figa e misi il mio cazzo marmoreo dentro il suo culo, Cecilia emise un gemito di dolore che si trasformò immediatamente in gemito di piacere. Gli sfondai il suo culo godendo entrambi come non mai. Poi ci lasciammo andare sfiniti sul letto a riprendere fiato.
Ci rivestimmo frettolosamente e ognuno di noi andò per suo conto a farsi una doccia.
Non vidi più Cecilia fino l’ora di cena.
A tavola non so come iniziò uno strano discorso sui figli e sul fatto che diventano grandi in fretta, ad un certo punto Cecilia si rivolse a mia madre e gli disse: cara, non preoccuparti, con l’insegnamento che ha ricevuto tuo figlio saprà farsi sicuramente valere come uomo.

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