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Racconti Erotici Etero

La moglie di Paolo

By 13 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Io e Paolo ci frequentavamo saltuariamente sul posto di lavoro, in ufficio avevamo incarichi diversi che ogni tanto, però, come era normale che fosse, si intrecciavano, portandoci a collaborare per alcuni progetti. Non era una vera e propria amicizia, non siamo mai andati a bere qualcosa insieme, non c’&egrave mai stata la volontà di approfondire la conoscenza. Tuttavia, in occasione delle cene che l’ufficio organizzava per Natale, Pasqua o particolari ricorrenze capitava spesso che finissimo al tavolo insieme, anche perché eravamo tra i pochi che venivano accompagnati dalle rispettive mogli e le nostre erano le più giovani e per questo ci trovavamo a cenare insieme.
La moglie di Paolo, Arianna, era, nel complesso, una bella donna. Sebbene di viso fosse carina, ma nulla di eclatante, di lei mi colpiva il seno. Il suo stile era molto sobrio e spesso indossava delle maglie che mi lasciavano immaginare cosa ci fosse sotto. Le sue forme risaltavano anche perché era abbastanza minuta come corporatura, essendo alta poco più di 1 metro e sessanta. Avevo fantasticato spesso su quel seno, chiedendomi la taglia esatta, indeciso tra la 4^ e la 5^.
Scambiavamo quattro chiacchiere durante l’aperitivo, poi a tavola era spesso seduta accanto a mia moglie Stella, fino alla cena di Pasqua di un anno fa quando, a causa di una banale febbre, andai da solo alla cena.
Il caso volle che il ristorante presso il quale solitamente ci trovavamo creò qualche problema e fummo costretti a ripiegare in un’altra struttura che ci mise a disposizione delle lunghe tavolate anziché i consueti tavoli ovali. Noi eravamo spesso tra gli ultimi ad arrivare, venendo da fuori città ed anche quella volta non facemmo eccezione. Quando entrai nella sala Paolo ed Arianna occupavano gli ultimi due posti della tavoli. Lui mi vide e mi fece ampi cenni indicandomi il posto vuoto accanto ad Arianna.
‘Ciao Andrea, vieni, magari facciamo scalare Arianna così ti siedi qui’, propose indicando il posto accanto a sé.
‘Non potrei mai lasciare una signora all’ultimo posto’, ribattei a mo’ di battuta, lasciando sua moglie al posto che già occupava.
Il locale era abbastanza chiassoso ed anche noi, che eravamo una trentina, davamo il nostro contributo. Il risultato era, però, abbastanza sgradevole, si faticava a comunicare. Ciò, però, aveva un aspetto positivo: per parlare con Arianna ero costretto ad avvicinarmi di più e questo mi consentiva di sentire il suo profumo, così eccitante che avrei voluto anche solo annusarla per tutta la cena.
Finimmo a parlare di lettura, scoprendo che entrambi ne eravamo grandi appassionati. Ed in un certo senso ciò aiutò la svolta che non mi aspettavo.
Quando lei mi propose un libro di cui non avevo mai sentito parlare, presi il cellulare e cercai il titolo su Google e tra le immagini che comparirono, insieme all’anteprima della copertina, trovai anche la custodia di un dvd erotico.
‘Ma cosa mi consigli?’, le chiesi scherzando e facendole vedere l’immagine?
‘Ma smettila!’, rispose ridendo.
‘Certo che ormai qualunque cosa si cerchi su internet ti viene fuori qualcosa di questo tipo’, commentai in riferimento al fatto che il libro da lei suggerito ed il dvd avevano in comune il nome di una donna.
‘Succede anche a me – confermò – &egrave incredibile’.
‘Sì, sì, certo – la presi in giro – tutti dicono che capita per caso’. Approfittavo del fatto che Paolo era impegnato in altra conversazione e con quel fracasso non poteva di certo sentire.
‘Ma che dici – replicò fingendo indignazione con un gran sorriso – sono una donna sposata, non faccio certe ricerche’.
‘Anch’io sono sposato – le dissi, cercando di spingermi un po’ oltre i confini della conversazione – ma’ beh mi capita a volte che tra colleghi ci si mandi qualche immagine un po’… dai, hai capito’.
‘Sì, certo, non sono una bambina’.
‘Qualche volta mi capita una situazione come questa e ti confesso che magari apro l’immagine e scorro tutte quelle che trovo. Mi raccomando però – aggiunsi nel tentativo di creare una sorta di complicità visto che sul suo viso non c’era ombra di giudizio – ti chiedo un grosso favore: non fare accenni con Stella. Sai – aggiunsi simulando vergogna – non faccio nulla di male ma per come la conosco non sarebbe molto contenta”.
‘Tranquillo – mi rassicurò – resterà un segreto tra noi’.
Il suo sorriso mi eccitò, mi sembrava di aver stabilito una complicità.
Purtroppo fummo interrotti da un intervento del capoufficio, che non poteva arrivare nel momento peggiore. Mentre lui parlava non facevo altro che pensare a come tornare sul discorso interrotto.
Decisi che il modo migliore fosse quello di giocarmi il tutto per tutto, buttando l’amo e aspettando di vedere cosa avrebbe fatto il pesce: avrebbe potuto scappare, ma se avesse abboccato’
‘Comunque scusa, spero di non averti messa in imbarazzo, non avrei dovuto toccare certi argomenti’.
‘Ma non ti preoccupare, che male c’&egrave?’, mi rincuorò.
‘Beh, sai, molti giudicano male il fatto di vedere delle foto di quel tipo. Poi pensavo che visto che Paolo &egrave così integerrimo – aggiunsi senza avere idea di quello che dicevo – magari anche tu potevi pensarla allo stesso modo’. Avevo ormai esaurito le frecce al mio arco, ma c’era qualcosa nella sua espressione che mi diceva che forse non avevo del tutto mancato il bersaglio.
‘Hai ragione, molti la pensano come dici tu, ma io credo che si debba sempre rispettare la libertà degli altri senza giudicare. Nessuno di noi &egrave un santo, neanche io’.
Quelle ultime due parole me lo fecero diventare duro all’istante.
‘Ahi ahi ahi, quindi stai confessando anche tu?’, le chiesi ridendo.
‘Confessare’ che parola grossa – rispose stando al gioco – anche a me &egrave capitato di curiosare qua e là’.
‘Foto?’
‘No, no, mi intrigano più le storie. Qualche mese fa ho trovato online dei racconti e ogni tanto vado a curiosare’.
La mia eccitazione era sempre più forte, avevo finalmente trovato la chiave per provare ad aprire la cassaforte ed arrivare a quelle tettone.
‘Ma dai! E Paolo che ne pensa?’
‘Non ne pensa niente perché non lo sa, quindi ti prego di tenere per te quello che ti ho detto come io terrò per me la storia delle foto’.
‘Tranquilla, sarò una tomba’, le dissi. Mi presi qualche secondo per sorseggiare del vino e poi mi giocai il tutto per tutto. ‘D’altra parte – dissi fingendo di parlare come un professore – come scrittore non posso che essere contento che ci siano molti lettori’.
‘Scrittore?’, chiese lei stupita.
‘Beh, sì – confermai minimizzando – ogni tanto mi viene l’ispirazione e scrivo qualcosa’.
‘Non ci credo! – rispose, sorpresa ma interessata – e di che genere?’
‘No, dai, lascia stare, cambiamo discorso’, le chiesi.
‘Ma perché? Dai, confessa!!!’, mi incalzò sorridendo.
‘Ma mi vergogno’ ho scritto anche delle cose molto spinte’.
‘E chi lo avrebbe mai immaginato” commentò fingendo di sgridarmi.
‘Ecco, appunto, quindi lasciamo stare’
‘No, non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano’
‘Mi vergogno, dai, davvero, ho scritto cose troppo spinte’
‘Va bene – disse lei abboccando all’amo – allora vuol dire che mi stai prendendo in giro’
‘No, ti assicuro – le dissi – &egrave tutto vero’.
‘E allora dimostramelo’
‘Ok – le dissi fingendo di accettare per sfinimento – però’ spero che non mi giudicherai male’. Presi il menù che era accanto a me e ne staccai un pezzetto sul quale scrissi l’indirizzo di Milunuda e un nick. ‘Apri questo sito e cerca i racconti di questo nick’.
Lei diede un’occhiata rapida al foglio e poi, come se fosse una taccheggiatrice, lo fece scivolare nella borsa senza dare nell’occhio.
‘E come faccio a sapere che sei veramente tu e non mi stai prendendo in giro’, mi chiese guardandomi di traverso.
‘Semplice, puoi scrivere alla mail che troverai lì sopra e chiedere conferma’.
‘Mmmm’, commentò lei dubbiosa proprio mentre Paolo si girava verso di lei scusandosi di essersi intrattenuto tutto quel tempo con il collega alla sia sinistra.
La serata assunse tutto un altro sapore, ogni tanto lei mi guardava in maniera diversa da prima, poi quando ci salutammo mi ammonì scherzosamente: ‘Se mi hai preso in giro ti ammazzo’.
Ci salutammo e tornando a casa non riuscii a non accarezzarmelo da sopra i pantaloni pensando alla serata e sperando di poterne trarre qualche vantaggio. Nei giorni successivi alla cena ripensai molto alla chiacchierata con Arianna ma complice la sosta pasquale, non ebbi modo di verificare se lei avesse letto qualcosa e soprattutto se avesse deciso di scrivermi. Non potevo rischiare di farmi cogliere sul fatto controllando la posta di quell’account privato da casa e dunque decisi di aspettare il martedì, giorno del rientro in ufficio.
Quando fui alla mia scrivania aprii immediatamente la posta elettronica, trovandovi una serie di e-mail di lettori. Messaggi di suggerimenti, qualche complimento, qualche offesa, qualche offerta con foto di coppie, ma di Arianna neppure l’ombra.
Inutile dire che ne fui profondamente deluso.
Il lavoro mi distrasse ma per il resto della giornata non riuscii a non pensare che forse le cose non stavano come pensavo, forse Arianna non era così abbordabile come avevo pensato.
Poi, il giorno successivo, mentre rispondevo ad un lettore, arrivò una e-mail. Il mittente era una certa ‘anonima’ che identificai nell’oggetto dei miei desideri. Scriveva, infatti, che era ‘arrivata sul sito su suggerimento di un amico che si &egrave vantato di essere l’autore dei racconti’.
Le risposi con poche parole: ‘Hai visto che non ti ho presa in giro? Così non devi ammazzarmi’.
Notai che il suo account era di Gmail come il mio e dunque la cercai per aggiungerla come contatto con cui chattare. Dopo pochi istanti la vidi in linea.
Io: ‘Ciao anonima :-)’
Arianna: ‘Ma allora sei davvero tu???’
Io: ‘No, sono mio nonno’
A: ‘Allora, con tutto il rispetto, era un bel porco tuo nonno’
Io: ‘Ecco, vedi che non dovevo farti leggere quello che ho scritto…’
A: ‘Ma dai, sto scherzando’
Io: ‘Cosa hai letto?’
A: ‘Tutto’
Io: ‘Tutto???’
A: ‘Sì’
Io: ‘E cosa ti &egrave piaciuto di più?’
A: ‘Non te lo dico’
Io: ‘Non puoi fare così’
A: ‘Beh, mi &egrave piaciuto molto il racconto della ragazza che”
Io: ‘???’
A: ‘Quello della ragazza che riceve le istruzioni via chat dallo sconosciuto’.
In quel momento il mio cazzo, già sveglio, divenne pietra. Nella storia cui faceva riferimento, la protagonista &egrave una ragazza schiava del sesso e che accetta di lasciarsi scopare da sconosciuti seguendo indicazioni di un anonimo via chat. ‘Mi fa piacere che ti sia piaciuto’
A: ‘Molto’
Io: ‘Ti ha’ eccitata?’
A: ‘Non farmi queste domande. Piuttosto, sono tutte storie di fantasia oppure c’&egrave anche del vero?
Io: ‘Un po’ di fantasia ed un po’ di realtà’
A: ‘E quando scriverai la prossima storia?
Quella chat mi faceva venire voglia di masturbarmi. Adesso lei mi stava chiedendo altri racconti e chiaramente era eccitata. ‘Ma quando trovi il tempo di leggere tutte queste cose?’
A: ‘Paolo &egrave quasi tutto il giorno fuori e quindi”
Io: ‘Non &egrave mica facile scrivere una storia, sai? Anche inventarsi i personaggi &egrave un problema. A meno che tu non abbia piacere che il personaggio ti somigli’
A: ‘Io protagonista?’
Io: ‘Perché no? Però ti avviso: la maggior parte dei lettori ti immaginerà mentre’ hai capito’
A: ‘Sì, immagino che molti si masturbino leggendo questi racconti. Colpa tua, però’
Io: ‘E quale sarebbe la mia colpa?’
A: ‘Se tu non scrivessi cose così eccitanti non lo farebbero’
Io: ‘Quindi ti ho eccitata!’ La conferma era indiretta ed a ciò si aggiunse un lungo silenzio. ‘Allora vuoi essere la protagonista di una storia?’
A: ‘Mi piacerebbe’
Io: ‘Ok, solo che mi ci vuole tempo anche perché’ – mentii spudoratamente – devo cercare di immaginarti bene per descriverti. Sono sicuro che se ci riesco ci saranno molti uomini eccitati nel pensarti’
A: ‘Beh tu cerca di fare del tuo meglio’
Io: ‘Certo, ma ti ho vista sì e no dieci volte in quattro anni’ non &egrave che io abbia con me la tua foto’. Lasciai cadere lì l’ipotesi della foto e non ci misi molto a capire che non avevo fatto male.
A: ‘Te ne servirebbe una?’
Io: ‘Aiuterebbe di sicuro’
A: ‘Non so’ farmi vedere’ poi sei un collega di Paolo’
Io: ‘Lo so, ti capisco. Ma non c’&egrave bisogno di dire che non saprà nulla e che questa foto non verrà pubblicata. E poi non ne serve mica una porno!’ Aggiunsi un sorriso per cercare di drammatizzarla e forse questo sortì il suo effetto.
A: ‘Va bene una in bikini?’
Io: ‘Perfetta’. Non ci credevo, mi avrebbe mandato una foto in bikini perché la immaginassi. E dopo circa un minuto in cui non rispose via chat mi arrivò il file. Era un bikini nero abbastanza sgambato, la foto risaliva all’estate precedente. Purtroppo era molto coprente sul seno ma si capiva il motivo. Le sue tette erano molto più abbondanti di quanto sembrasse.
Io: ‘Che bella foto. Scusa ma’ posso chiederti che taglia porti di reggiseno?’
A: ‘Una sesta :-(‘
Leggendo quanto scritto mi impugnai il cazzo da sopra i pantaloni. Mi spiegò che uscendo indossava un doppio reggiseno per contenere bene quanto offerto da Madre Natura perché Paolo riteneva che in certi ambienti potesse risultare volgare.
Io: ‘Bene, allora io credo di avere abbastanza su cui lavorare’, dissi infilando la mano nei pantaloni e iniziando a massaggiarmelo mentre mi concentravo sulla foto. ‘A meno che tu non mi voglia mandare anche il retro così ho la visione completa’
A: ‘Non ce l’ho’
Io: ‘Peccato. Beh’ farò uno sforzo”
A: ‘Adesso devo andare’
Io: ‘Allora ti mando un bacio’
A: ‘Smack’
Sentivo il bisogno di dare sfogo alla mia voglia di quella donna che si stava rivelando molto più disponibile del previsto. Purtroppo ero in ufficio e c’era gente, quindi cercai di distrarmi. Almeno fino a quando, circa un’ora dopo, mi arrivò una e-mail con oggetto ‘Se la fai girare ti uccido’. Non c’era testo ma in allegato c’era la foto di lei con un completo intimo rosso mentre si fotografava di spalle allo specchio del bagno. Lo slip era una bellissima brasiliana
‘Sei bellissima’, le scrissi, senza ottenere risposta. Trascorsi due giorni di smarrimento. Arianna si attendeva una storia eccitante ed io volevo soddisfarla. Oddio, avrei voluto soddisfarla in altro modo, ma confidavo che quello fosse un progetto non irrealizzabile. Purtroppo la mia vena creativa era bloccata davanti all’attesa che quel racconto stava suscitando in lei.
Finché non mi scrisse un messaggio: ‘Devo aspettare ancora molto per leggere qualcosa sulla mia protagonista?’
La chiamai, avevo necessità di sentire il suono della sua voce, dovevo capire se stava giocando oppure era davvero eccitata.
A: ‘Sei un po’ stronzo, sai?’, esordì rispondendo al telefono.
Io: ‘Buongiorno anche a te! Perché sarei stronzo?’
A: ‘Me lo chiedi? Ti ho fatto avere le mie foto da quasi tre giorni ed ancora non hai scritto nulla? Si vede che non ti sono piaciute’
Io: ‘Sono convinto che verrà fuori una storia che ecciterà molti uomini’, la rassicurai.
A: ‘Dici?’
Io: ‘Io penso che se una cosa eccita me posso fare in modo che ecciti anche altri. E ti posso assicurare che le tue foto”
A: ‘Le mie foto’?’
Io: ‘Hanno sortito il loro effetto’.
A: ‘E allora come mai non hai scritto nulla?’
Io: ‘Non so’ credo che il motivo &egrave che voglio soddisfare le tue attese. Mi hai detto che qualche mio racconto ti &egrave piaciuto e allora”
A: ‘In realtà più che piaciuto’, mi interruppe.
Io: ‘Cio&egrave?’
A: ‘Beh’ mi vergogno a dirtelo ma’ con la storia della ragazza e dell’anonimo mi sono bagnata’.
Era il secondo riferimento che faceva a quel racconto e decisi di cogliere al balzo l’occasione.
Io: ‘Vedi? Siamo al telefono ed in un minuto mi hai dato un’idea!’
A: ‘Davvero? che bello!’ rispose entusiasta.
Io: ‘Se fossimo continuamente in contatto praticamente la storia si scriverebbe da sola’, buttai lì a mo’ di battuta. ‘Solo che non possiamo stare sempre al telefono’.
A: ‘Eh, no’, ammise lei.
Io: ‘Ti andrebbe di essere presente mentre scrivo?’ Non ero sicuro di aver fatto bene a chiederlo ma era ormai chiaro che Arianna era disponibile. Si trattava di capire se stava solo giocando o se voleva anche lei ciò che desideravo.
A: ‘Vederti all’opera?’
Io: ‘Beh, detta così sembra che tu ti aspetti di vedere dipingere Caravaggio. Diciamo che se sei accanto a me posso farti delle domande ed avere dei suggerimenti subito.
A: ‘Non so, ci devo pensare. Adesso però ti devo salutare’.
Aveva troncato di netto la conversazione ed a me era rimasta l’eccitazione del dubbio. Che però durò poco, visto che circa 20 minuti dopo mi scrisse un sibillino ‘Ma se vengo deve venire fuori un bel racconto”.
Se vieni ti vengo io sulle tette, pensai rispondendole con un sorriso ed ottenendo in cambio la sua disponibilità per il giorno successivo.
Dovevo liberarmi e così non dissi nulla a Stella e cercai di avere il pomeriggio libero per darle appuntamento in un appartamento sfitto dei miei genitori.
Mi feci trovare con il computer acceso e con le foto da lei inviate stampate in formato A4. Volevo che sapesse che le fissavo le tette ed il culo.
‘Questo &egrave il modo per riuscire a scrivere bene?’, mi chiese accennando alle due foto.
‘In realtà.. ti dirò che servono allo scopo ma in maniera indiretta’, le risposi scherzando.
‘Che intendi?’
‘Voglio dire che se devo scrivere qualcosa che piaccia deve piacere in primis a me. Se voglio che una cosa terrorizzi le persone mi deve terrorizzare. Se voglio che ai lettori’ venga duro, deve venire duro a me’.
‘E’ queste foto hanno questo effetto?’, mi chiese con evidente soddisfazione.
‘In mancanza dell’originale queste sono perfette’, dissi spudorato.
‘Quindi adesso non servono più se ci sono io?’
‘A dirti la verità…dipende da te’. Volevo trovare il modo per lasciarle una scelta ma doveva essere consapevole che meno stava al gioco e più difficilmente avrebbe ottenuto quel racconto che sembrava starle molto a cuore. ‘Vederti così di persona aiuterebbe molto di più che delle foto’.
La vedevo titubante e così la incitai un poco. ‘Cancella il mio numero dalla rubrica’, le dissi.
‘Perché?’, chiese non capendo dove volessi arrivare.
‘Fidati, fallo subito’.
Arianna eseguì e subito dopo le inviai un messaggio. Quando lesse sul display un numero anziché il mio nome capì.
Aprì il messaggio.
‘Quando sarai dal collega di tuo marito dovrai fare di tutto perché si ecciti. Desidero che il racconto sia bellissimo e lo sarà solo se saprai stimolarlo. Ricorda che io ti vedo e saprò se non hai ubbidito’
Arianna sorrise e mi guardò.
Appoggiò il telefono ed iniziò a sfilarsi la maglia che copriva il suo bellissimo seno fasciato da un reggiseno senza spalline in pizzo nero. Già quello bastò a farmelo venire duro, ma con lo sguardo la incitai a proseguire. Fece scivolare via la gonna e mi permise di vedere anche il suo slip.
‘Girati’, le chiesi.
Ubbidì, lasciandomi beare del suo sedere.
‘Pensi vada bene?’, chiese. In risposta mi stiracchiai sulla sedia in modo che potesse notare il rigonfiamento tra le mie gambe.
Mi alzai ed andai da lei.
‘Non dovresti scrivere?’, mi chiese fingendo interesse.
Presi il cellulare e dopo pochi secondi lei ricevette un messaggio.
‘Lascia che ti palpi il seno, metti il tuo corpo a sua disposizione. Se vuoi eccitarlo devi essere sua’.
‘Cosa dice il nostro misterioso uomo?’, le chiesi fingendo di non sapere e di non aver notato il passaggio di una vampata di eccitazione sul suo volto.
‘Che devo aiutarti a scrivere il racconto più eccitante della tua vita e che adesso avrai un aiuto in più’. Slacciò il reggiseno e finalmente vidi dondolare davanti ai miei occhi i suoi seni splendidi. Iniziai a palparli e presto cedetti alla tentazione di prendere i capezzoli tra le labbra.
Arianna iniziò ad ansimare. Allungai una mano tra le sue gambe, percependo un calore tremendo.
La feci arrivare fino alla parete, poi mi inginocchiai tra le sue cosce, tolsi lo slip ed iniziai a leccargliela. Lei godeva e la cosa che mi eccitava di più era che il suo godimento era rumoroso.
Era fradicia, non sapevo quanto per merito mio e quanto per la situazione. Mugolava farfugliando che sperava nel successo della storia ed allora le diedi una sorta di contentino, che in realtà era molto eccitante per me.
Mi sedetti al computer e la feci sedere sul mio cazzo, rivolta verso di me.
Si impalava per 4-5 volte poi si fermava ed io scrivevo qualcosa che avevo già in testa. Poi riprendeva. So che può sembrare strano, ma in quel momento lo trovavo eccitante. Lei puntava i piedi per terra e saltellava sul mio cazzo per qualche volta, schiaffeggiandomi col movimento di quelle tettone, poi si fermava e mi abbracciava. Il suo piegarsi in avanti mi faceva sentire meglio il mio cazzo duro dentro di lei, sempre più duro per il contatto con quel seno magnifico.
In questo modo riuscii a durare abbastanza da finire il racconto. Anche se fu necessaria un’accurata revisione visti gli errori di battitura dovuti alla situazione.
Fu allora che capii che Arianna era una macchina da sesso. Mentre rileggeva allungò la mano tra le sue gambe per toccarsi, mentre io ero ormai spompato per quella lunga ed anomala cavalcata.
‘Bellissimo’, concluse. e per darmi la prova che non mentiva, mi mostrò le sue dita bagnate.
‘Allora non ci resta che aspettare i commenti dei lettori’, dissi. In risposta lei mugolò un ‘sììì’ accompagnato da un’accelerazione della masturbazione.
Quella donna desiderava sapere di essere al centro di attenzioni sessuali ed allora le diedi quanto voleva.
Nelle note finali lasciai come mio solito il mio recapito e-mail, ma specificai che quel racconto era basato su un’esperienza vera condivisa con Arianna. Ovviamente usai un nome falso ma creai un suo account e lo inserii nel testo.
‘Così quelli che vorranno scriverti lo faranno e potremo vederlo insieme’.
‘Dici che lo faranno?’, chiese.
‘Beh, mediamente nel giro di 24 ore almeno 1000-1200 persone leggono i miei racconti, quindi se abbiamo fatto le cose per bene immagino che almeno un centinaio possa decidere di scriverti’.
‘E dici che piacerà?’
‘Secondo me ti faranno un sacco di complimenti’ a modo loro’, risposi ammiccando.
‘No, secondo me non scriverà nessuno”
‘Ok – le dissi – però se ti arrivano almeno 100 e-mail nel giro di due giorni allora paghi pegno’
‘Cio&egrave?’
‘Sei mia per un giorno’
‘E se invece non succede ti scordi queste per un po”, mi disse chinandosi su di me, sorridendo e facendomi passare i capezzoli sul viso.

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