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La moglie tettona del Prof

By 30 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una signora comune. Alta, matura, sorridente. La prima cosa che mi colpì furono le sue grandi tette che sporgevano e che disturbavano la mia attenzione. Io ero a quella conferenza per relazionare circa la mia tesi di laurea e così compiacere il mio relatore. Avevo 25 anni e lei almeno 50 e il mio cazzo mi ricordò immediatamente quanto adorasse le milf. Della conferenza mi disinteressai subito e assecondai, invece, la mia erezione, massaggiandomi il cazzo senza dare troppo nell’occhio. Poi toccò a me prendere la parola e per tutto il mio intervento la squadra dalla testa ai piedi. Che coscione da porca aveva e lo spacco della sua gonna le lasciava tutte fuori. Quando tornai a casa le dedicai un gran segone, sognando di schizzare di sborra quelle tettone. Poi, dopo l’orgasmo andai su Facebook e notai una nuova richiesta d’amicizia. Mi venne un colpo. Era lei.
Accettai subito e dopo poco mi arrivò un messaggio: “Salve, sono la moglie del suo professore. Oggi ho assistito alla sua relazione e l’ho trovata molto interessante. Mi piacerebbe fare quattro chiacchiere con lei. Ha impegni domani pomeriggio?” Ovviamente le dissi che ero libero e il giorno dopo ero a casa sua. La maialona mi accolse nel salotto dicendomi che il prof non c’era e che sarebbe tornato in serata, poi accavallò le sue splendide cosce e mi disse: “Ieri ho apprezzato in te un’altra cosa oltre la relazione”. Io ero intimidito già solo dal suo sguardo e lei: “Ho apprezzato il tuo cazzo duro sotto i pantaloni. Che bel pacco. Avrei voluto tirartelo fuori davanti a tutti. Lo sai che gli allievi di mio marito me li scopo tutti? Ho assaggiato la sborra di almeno duecento studentelli infoiati come te”. Ero pietrificato. Hai capito la moglie del prof? “Dai, non perdiamo tempo” mi disse “tira fuori l’uccello”. Nel frattempo lei tirò fuori due tettone fuori dall’ordinario con due capezzoloni grossi e scuri: “Ti piacciono, porcello? Sbatti il cazzo qui” Io tirai fuori il cazzo già bagnato dalle mutande e cominciai a strusciarlo su tutta quella carne. Poi la signora cominciò a segare e succhiare, su e giù, dalle palle alla cappella, insalivandolo e infilandolo in bocca per almeno un quarto d’ora. “Sei resistente. Mi piace”. Si spogliò tutta. Aveva la figa pelosa e in mezzo al pelo una enorme caverna con due grosse labbra. Io m’inginocchiai e cominciai a leccare. “Sì, lecca, che bravo bambino che sei. Lecca bene la figona della tua signora”. La figa era un lago di umori e lei si dimenava tutta, agitando quelle tette giganti. Poi si staccò e si mise il cazzo dentro a smorzacandela. “Fammi galoppare, ragazzino. Sono proprio una gran troia”. E cominciò a salire e scendere dal cazzo ad una velocità folle. “Sì, brutta troia. Fotti, Fotti che mi piace”. Lei era scatenata e io le agguantai le chiappe per fotterla meglio. “Sì, come te la scopi bene la moglie del prof. Sì, che gran cornuto che &egrave mio marito”. Io mi sentivo crescere la voglia e dovevo trattenermi per non inondarla di sborra. Era scatenata. “Ora prendimi a pecora, bastardo”. Si mise a culo all’aria e io entrai di botto. Pompai un pò aggrappato a lei e poi l’abbracciai per le tettone e infilai il cazzo dentro il buco del suo culo. Lei urlò ma il buco era largo e non oppose alcuna resistenza. “Lurida cagna, quanti cazzi hai preso qua dentro?” “Tanti, tantissimi. Tutti gli allievi di mio marito mi vogliono sfondare il culo. Vai sfogati, sono il tuo cesso”. Io pompai più forte che potevo e le sborrai in culo tutto il mio seme caldo. Rimasi a prendere fiato mentre lei mi ripuliva il cazzo che, tra una leccata e l’altra stava tornando duro. “Per questo adoro i giovanotti di primo pelo, perché c’&egrave l’hanno sempre in tiro” disse la signora, cominciando a spompinarmi di nuovo. “Sì, pompa mignottona. La mia sborra &egrave solo per te. Sei la regina delle troie”. Lei se lo rimise dentro e dopo poco mi annunciò: “Sto venendo”. Cominciò a cavalcare forte e poi si staccò, si mise a cosce larghe e da quella caverna pelosa vennero fuori tre schizzi dei suoi umori, mentre si contorceva con una mano sul clitoride e tre dita in figa. Rimase un po’ ferma a prendere fiato e poi mi ordinò: “Segati su queste tette, come fanno i pippaioli e sborrami in bocca”. Io eseguì gli ordini. Mi misi in piedi, presi il cazzo durissimo e cominciai a segarmi e ad insultarla. Quando arrivai lei aprì la bocca e ingoiò tutto, poi me lo ripulì e, con un filo di sborra che le colava dalle labbra disse: “Bravo. 30 e lode. Ma durante questo semestre, quando mio marito non c’&egrave, dovremo fare almeno tre ripassi a settimana”. Io le acchiappai una tettona e succhiandole il capezzolo sussurrai: “Agli ordini, signora”.. Dal giorno del primo incontro con la moglie del mio Prof, scopammo assai. Ogni occasione era buona, ogni momento era propizio. Che soddisfazione era svuotarmi le palle dentro la sua bocca o il suo culo. Lei acconsentiva a tutte le mie idee da giovane maiale infoiato e aggiungeva le sue da grandissima troia matura. La signora era pure una splendida esibizionista. Godeva da matti a farsi guardare. Quando non riuscivamo a vederci mi mandava i suoi selfie o dei brevi video su whatsapp nei quali si massaggiava le tettone o si sgrillettava la figa e pretendeva che io mi masturbassi e le mostrassi la sborra con altre foto. Una maiala di serie A, insomma.
Una mattina mi convocò a casa e si fece trovare nuda in autoreggenti e tacchi a spillo. Aveva una catenina sul ventre. Si mise subito a pecora, esponendo i suoi buchi al turgore del mio giovane cazzo: “Dai tesoro, prendimi qui per terra, sono la tua puledra”. Io abbassai le mutande ed
obbedì. La tenevo per la catenina, che sembrava una briglia e lei godeva
forte, si scatenava e ne voleva sempre di più. Io impazzivo e le davo dei grandi schiaffi sul culone mentre la stantuffavo a dovere.
Ad un tratto mi accorsi che c’era qualcuno nella finestra del palazzo di fronte. Cazzo, forse ci avevano visto. Uscì dalla sua fregna bagnata ma la signora non si sconvolse più di tanto: “&egrave il figlio dei vicini” mi disse con tranquillità “Ha 18 anni e si fa un sacco di seghe guardandomi. Io lo aiuto e
mi sgrilletto per lui. Lascialo guardare, anzi fatti cavalcare così si diverte a guardarmi le tette che ballano. Tu fottimi forte”. Che gran troiona. La misi a smorzacandela e cominciò la galoppare. Ovviamente non potevo fare a meno di guardare il giovanotto col cazzo in mano di fronte a noi che, dal suo balcone si smanettava forte. “Sì, tutti i cazzi per me…dai mungete questa vacca”, urlava la signora godendo. Poi si sollevò, si rimise a pecora appoggiata alla finestra: “In culo adesso”. “Subito signora”. Non me lo feci ripetere e la inculai sul davanzale “Eccola la minchia, gran bagascia, alla faccia di quel becco del professore”. Lei lo prendeva in culo trattenendo a stento i gemiti ma intanto di fronte a noi il ragazzino era all’apice. Sborrò tutto il vetro del suo balcone con quattro schizzi potenti e sparì, lasciando lo sperma che colava sul vetro. La signora si voltò e mi disse: “Ora sborra tu” e comnciò a segarmi. “Lo sai che mercoledì scorso quel segaiolo e i suoi compagni mi hanno riempita di sborra negli scantinati del palazzo?” “Ma lei non si scopa solo gli allievi universitari di suo marito?” obiettai mentre mi teneva il cazzo in pugno. “Beh, intanto li ho solo spompinati e poi i ragazzi mi hanno promesso che si iscriveranno alla facoltà di quel cornuto
di mio marito. Gli ho dato solo l’acconto”. E mentre lo menava si toccava la passerona pelosa. Io non resistetti e venni, venni assai, dandole tutta la mia sborra sulla faccia e sulle tettone.
L’idea che la moglie tettona del Prof godesse nel farsi guardare dai giovanotti e che regalasse enormi sborrate al diciottenne dirimpettaio mi eccitava un sacco. La porca poi, mentre me lo menava, mi aveva detto che gliel’aveva succhiata ai ragazzi negli scantinati, così un pomeriggio verso le 15 mi appostai davanti al suo portone. Senza neanche attendere troppo la vidi uscire e dirigersi molto guardinga verso i magazzini. Io la seguì. Laggiù mi si parò davanti la scena che aspettavo. Quattro diciottenni l’attendevano in una zona buia del garage. Io mi nascosi, approfittando della penombra, e mi godetti lo show. “E brava la signora Giovanna che si fa fottere davanti alla finestra” esordì il ragazzino dirimpettaio. “Mi sembra che tu te la sia goduta quanto me a giudicare dalla sborrata che hai lasciato sul vetro” ribatt&egrave la moglie del Prof. “Lo sappiamo che ti piace farti guardare da noi” incalzò un altro “anche quando sei con tuo marito hai sempre quelle tettone in bella mostra e quel culone fasciato solo da abiti stretti”. E dopo quelle parole le cominciò a palpare il culo. La signora lasciava fare e si vedeva che la cosa era di suo gradimento. “Dai, ragazzi. Tirate fuori gli uccelli che vi faccio delle belle pompe come l’altra volta”. “No” ribatt&egrave un terzo giovanotto, accarezzandosi il cazzo “Oggi la pompa non basta”. E le aprì la camicetta facendone uscire le gran tettone capezzolute che la signora non aveva coperto col reggiseno. “Ti piacerebbe fare assaggiare questi cazzi alla tua figona?” La moglie del Prof mugolava. “Ma mio marito potrebbe tornare e trovarci qui” “E allora impegnati e facci venire subito” aggiunse l’ultimo ragazzotto. Si tirarono fuori gli arnesi e glieli cominciarono a strusciare addosso. “Sì, signora Giovanna. Adesso mostraci come sei brava a fare le corna al Prof”. La signora s’inginocchiò e si beccò un cazzo in bocca da succhiare, due in mano da segare, mentre il terzo glielo strusciava addosso sbattendoglielo in faccia e massaggiandole le tettone, come si fa ad una mucca che deve essere munta. Giovanna era perfettamente a suo agio e se la godeva alla grande. Ogni tanto cercava di frenare l’esuberanza dei suoi amanti e tirandosi fuori il cazzo di bocca li esortava: ” Piano ragazzi, c’&egrave n’&egrave per tutti”. Ma quelli erano infoiati e increduli nel potere avere a disposizione tutta quella carne calda per il loro godimento.
Fu il momento di scopare e i ragazzini fottevano alla grande “Sì vacca, prendilo tutto alla faccia di quel becco di tuo marito”. E lei ne aveva costantemente uno in figa e uno in bocca mentre gli altri si segavano. “Sì, rompetemi tutta, sono una vacca” ululava lei e intanto cavalcava alla grande. Ad uno ad uno si andavano alternando fino a che Roberto, il dirimpettaio non fermò tutti e disse: “Adesso voglio il culo” La mise a pecora e penetrò l’ano come se fosse burro (alla signora Giovanna gliel’ho allargato bene anch’io). Lei non aspettava altro: “Sì ragazzi miei. Prendetevi il mio culo. &egrave il regalo che faccio a tutti gli studenti di mio marito. Sono la vostra rottinculo”. E dentro quel forno &egrave difficile resistere. Tutti e quattro la penetrarono a fondo e poi, dopo averla fatta inginocchiare, le schizzarono addosso tutto il loro caldo seme, lasciandola piena di sborra, a terra, esausta. Andarono via dopo aver pisciato in un angolo del garage ed io mi avvicinai. Lei era lì, sporca e nuda. Mi vide e sorrise: “Sono una troia, vero?” Io non risposi. Mi limitai a tirarlo fuori ed a metterglielo in bocca. Poi fece tutto lei, mungendo il mio cazzo come sempre alla faccia del Prof.

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