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Racconti Erotici Etero

LA NINFETTA

By 18 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

LA NINFETTA
Ho scritto quello che vi accingete a leggere per esorcizzare il ricordo di un essere angelico e perfido che a distanza di anni ancora mi turba, ma soprattutto l’ho scritto per mettere in guardia quegli uomini non più giovani dal lasciarsi sedurre da certe ragazzine solo apparentemente candide.
Si, ho sedotto una ragazza giovanissima e malgrado quest’azione spregevole non riesco a vergognarmi perché in realtà . . . é stata lei a sedurre me!
Oggigiorno le ragazze imparano presto a conoscere l’attrazione che esercitano sugli uomini, benché giovani colgono con malcelato compiacimento gli sguardi che come carezze percorrono le loro curve acerbe soffermandosi sulle tettine nascenti, sui culetti che le sfrontate imparano a muovere in modo terribilmente provocante, turbate dall’eccitazione che esse stesse provano, immaginando cose che provocano nei loro visi un incantevole rossore.
Alcune provano presto l’ebbrezza dell’amplesso e una volta gustato non riescono a farne a meno, una di queste era Lolita.
Non dirò l’età che aveva quando la conobbi, dirò solo che aveva l’età che hanno le ninfette, se qualche lettore volesse proprio conoscere questa età, si legga il capolavoro di Nabokov. E’ comunque un’età pericolosa per gli uomini che difficilmente riescono a intuire che dietro la loro apparente ingenuità si nasconde una sete di lussuria che non vedono l’ora di appagare.

Eravamo a fine maggio, la primavera ormai inoltrata portava insieme ai profumi dei fiori, quelle pulsioni che sono forti nei giovani ma che si fanno sentire anche in chi non &egrave più nella verde età.
Il lettore non più giovane stia attento perché se ha la ventura di essere preso di mira da una di queste creature, difficilmente riuscirà a resistere. Sono attacchi, provocazioni subdole che queste signorinelle riescono a portare, e quello che ci rende vulnerabili &egrave che sanno cogliere le debolezze che neanche noi conosciamo. Ma andiamo per ordine:
————————————-
Il campanello suonò che avevo appena finito di radermi, non aspettavo nessuno, indossai quindi una vestaglia sopra il pigiama e andai ad aprire.
Mi trovai davanti una ragazza molto giovane, il suo viso non mi era nuovo, ricordavo di averla vista giocare nel vicolo con altri ragazzi fino a pochi anni addietro.
I capelli scuri portati corti indicavano che la ragazza ne aveva cura tanto erano ordinati e puliti, la gonnellina scozzese a pieghe un pò corta mostrava due gambe nervose, esili ma non ossute, gli occhi scuri avevano un modo di guardare che mi mise subito a disagio, due protuberanze spingevano il davanti della maglietta indicando che lì dei seni stavano crescendo, anzi erano abbastanza sviluppati da attirare il mio sguardo.
– Buon giorno, so che cerca una donna per la sua casa, non la cerchi più, sono io! Uh, farò tardi a scuola, ci vediamo all’una. . . Ah prenda!
Mi mise in mano il foglietto che avevo affisso in panetteria, girò sui tacchi e se ne andò leggera lasciandomi di stucco.

Era vero, cercavo qualcuno che facesse i lavori di casa, ma volevo una donna, non una ragazzina! Mi ero deciso rendendomi conto che non potevo farcela da solo con una casa così grande e non potevo chiederlo a Marta, la donna con la quale avevo iniziato ad uscire dopo quattro anni di vedovanza, riuscendo infine ad appagare i miei sensi e credo anche i suoi.
Ero irritato che qualcuno cercasse di impormi a forza la sua presenza e mi promisi che quando la giovane sarebbe ritornata l’avrei congedata con una scusa.
All’una in punto suonò il campanello, mi ero inventato un discorsetto, ma appena ebbi aperto la porta, la ragazza entrò guardandosi attorno.
-Uhhh. . . &egrave grande sa? Scommetto che non ha neanche una donna!
Passato il momento di sorpresa cominciai il mio discorsetto:
– Senta signorina, non credo sia il caso. . .
Ma lei non mi ascoltava, si tolse lo zainetto dalla spalla e dopo essersi guardata attorno lo posò su una sedia.
– E meglio che cominci subito, ho bisogno di scopa, stracci. . .
– Senta, non credo che faccia al caso mio, mi sono già impegnato!
– Scusa zietto ma non credo proprio! Forse pensi che sia troppo giovane per certi lavori, non &egrave così sai? Sono abituata a fare le faccende di casa, e poi non ho paura ad arrampicarmi; scommetto che lassù &egrave pieno di polvere, dov’&egrave la scala?

Sommerso da quel fiume di parole e sconcertato perché mi aveva chiamato ‘zietto’, indicai meccanicamente lo sgabuzzino dove tenevo stracci e le altre cose necessarie per la pulizia, lei vi corse e prima che potessi aggiungere altro, ritornò con la piccola scala che portò vicino alla libreria, l’aprì e mentre vi saliva disse.
– Tienila ferma zietto, ti faccio vedere!
Salì fino in cima. Adesso so che lo fece apposta, il fatto &egrave che alzando il viso per dirle di stare attenta, non mi riuscì di aprire bocca.
La mia mente si era bloccata alla vista delle gambette lunghe, nervose, belle come solo le adolescenti hanno, la gonnella, già di per se corta lasciava vedere le mutandine chiare che si affossavano dentro delle natiche paffutelle che indovinai morbide.
– Guarda zietto ora mi sporgo, non ho paura sai?
Deglutii, si rendeva conto che il suo protendersi sollevava maggiormente la gonna mostrando le cosce fino all’attaccatura del culetto?
– Vedi zietto?
La giovane intenta a dimostrarmi la sua bravura stava esponendo le sue grazie a poco più di una spanna dal mio viso senza rendersi conto che mi stava offrendo uno spettacolo estremamente eccitante . . . o forse lo sapeva? Ammirai per lunghi istanti i globi pieni non interamente celati dall’esiguo indumento ma messi in risalto dal suo candore, le pieghe deliziose che le cosce facevano col bel sedere. . .

– Attento zietto, mi sto girando!
Si girò e. . . fu peggio! Mi vergognai ma non potei non notare che le mutandine tese sul davanti disegnavano in modo decisamente provocante il gonfiore che conteneva il suo sesso affossandosi in parte in esso.
– Guarda zietto, vedi? C’era un doppio senso nelle parole che mi distolsero dalla mia insana contemplazione? Deglutii prima di rispondere:
– Si . . . si, ora scendi!
Presi il suo braccio e l’aiutai a scendere.
– Allora? Mi fissava speranzosa, la mia risposta uscì mio malgrado:
– Va bene, quando puoi cominciare?
– Subito se vuoi!
– Ma . . . non vai a casa a mangiare? Chiesi sorpreso.
– A casa c’&egrave una tale baraonda . . . e poi, ho mangiato una merendina.
Non dissi nulla, aprii il frigo e misi sul tavolo del pane e del prosciutto, trovai una coca e . . .
– Zietto, tu non mangi?
Le dissi che avevo già pranzato. In verità mi ero fatto come al solito un panino, mentre la cena, considerata da me il pasto principale, la consumavo in trattoria o quando ero invitato, a casa di Marta.

Confezionai io stesso il panino, le versai la coca e mentre lei lo addentava con l’appetito che hanno i giovani, chiesi:
– Non mi hai detto il tuo nome . . .
– Lolita. Inarcai leggermente lo sopraciglia, lei fece udire una risata schietta.
– Hai ragione, non &egrave il mio nome, mi chiamo Anita.
– E perché ti sei dato questo nome?
– Non sono stata io, me lo ha dato il tizio che si scopa mia madre. Trasalii mio malgrado.
– E . . . non hai un padre? Ero veramente sorpreso.
– Oh lui . . . quando non lavora é al bar, e quando rientra &egrave talmente sbronzo che non si accorge di niente, non si accorge neanche che mentre guardiamo la tele, il tizio mi gratta la passerina.
Più che sorpreso ero esterrefatto dall’impudenza della giovane. Nel guardarla non potevo non pensare alla visione che mi aveva offerto poco prima, con uno sforzo mi scossi e con voce abbastanza ferma dissi:
– Senti Lolita, di solito a quest’ora io schiaccio un pisolino e . . .
– Fa pure zietto, adesso comincerò a pulire . . . non tutto s’intende, faccio l’ingresso e la cucina, va bene?

Dissi che andava bene e andai a coricarmi. Avevo ormai cinquantacinque anni e dopo le prime settimane dove avevo approfittato del mio tempo improvvisamente libero per dedicarmi alle mille attività che immaginavo i pensionati si dedicassero, come la messa in ordine delle mie cose, poi c’erano state le passeggiate, le mie visite al circolo dei ferrovieri, infine avevo conosciuto Marta . . .
Ma il tempo rimasto era veramente troppo ed &egrave stato allora che avevo preso l’abitudine del sonnellino pomeridiano dal quale mi svegliavo attorno alle 15, quindi leggevo oppure uscivo.
Malgrado mi sforzassi di non pensare alla personcina che girava per la casa, non mi riuscì di prendere sonno, ritornavano sempre davanti ai miei occhi quel visino, quelle gambette . . . Non volli far vedere neanche a me stesso che cambiavo le mie abitudini, alle quindici in punto mi alzai.
Non udivo più nessun rumore, neanche il fruscio leggero che rivelava che qualcuno si aggirava al di là della porta. Che fosse andata via?
Uscii nel corridoio che percorsi sperando non so per quale ragione che la fanciulla ci fossi ancora, appena entrai in sala, la vidi.

– Ciao Zietto, spero di non averti svegliato. Non ti dispiace se faccio i compiti? A casa c’&egrave troppo casino e non riesco a concentrarmi.
La rassicurai, il vedere quella figura seduta compostamente alla mia scrivania ebbe il potere di far svanire l’immagine ambigua che si era formata nella mia testa, mi avvicinai e guardai sopra la sua spalla, lei spostò leggermente il busto di lato per permettermi di vedere.
Stava facendo un compito di matematica, ammirai l’ordine che regnava nella pagina e l’eleganza della sua scrittura, ebbi anche modo di sentire il profumo di pulito che emanava la sua persone e questo fugò i pensieri malsani che si erano formati nella mia mente.
– Puoi fermarti quanto vuoi, non mi dispiace per niente.
Parlammo della sua retribuzione e fu facile giungere ad una accordo, ci mettemmo d’accordo anche per il resto delle cose, Lolita sarebbe venuta due ore un giorno si e uno no, però poteva venire tutti i giorni a fare i compiti.
Si alzò e mi fece visitare i posti dove aveva pulito, era tutto lindo e lucido, mi complimentai con lei e la ringraziai.
Quando se ne fu andata, notai che aveva lasciato sul tavolo alcuni libri e quello che sembrava un quaderno, mi accorsi subito che era un diario scolastico, corsi fuori per chiamarla ma era scomparsa, Posai i libri sopra una mensola e me ne dimenticai.

Molto più tardi, il mio sguardo si posò su di essi, presi il quaderno. Si, era proprio un diario, ma più che contenere le annotazioni proprie di una studentessa, si rivelarono, appena lo aprii, le confidenze che molte giovani usano affidare allo scritto in mancanza di una amica abbastanza fidata da accogliere i loro pensieri intimi.
Come tutti i diari scolastici iniziava al mese di settembre dell’anno precedente, nelle prime pagine conteneva l’orario delle lezioni, i titoli dei vari libri, poi iniziavano i disegnini, molti dei quali puerili, altri meno. Notai delle pagine piegate a metà per il lungo, ogni tanto ve ne era una.
Distesi la prima di queste pagine e rimasi shoccato: Vi era disegnato con realismo e insolita precisione un fallo in erezione completo di testicoli, Sotto vi era scritto: Ecco, &egrave così che piace a me!

Richiusi la pagina e scorsi rapidamente le pagine che seguivano, vi erano le solite annotazioni scolastiche, brevi pensieri, una poesia, giunto alla pagina piegata successiva la distesi pieno di curiosità. Nessun disegno, ma l’intero foglio era ricoperto da una scrittura che al contrario delle pagine precedenti era minuta, elegante, segno che la ragazza aveva ponderato bene le parole prima di affidarle alla carta.
Sabato sera in discoteca ho finalmente conosciuto Max, era da tanto che gli stavo dietro, Lella e anche Giusy dicono che sa scopare, ho voluto provarlo, non &egrave male ma resiste troppo poco per i miei gusti! Ha cominciato con . .
Il racconto era dettagliato fin nei minimi particolari e devo dire, alquanto piccante. Richiusi la pagina e passai alla pagina piegata successiva. Il nome cambiava, ma sostanzialmente lo scritto verteva sul medesimo soggetto, il sesso.
Idem per le altre pagine che distendevo. Le variazioni erano poche ma quello che traspariva nei resoconti era la gioia che la giovane provava e che raccontava con una ingenuità talmente fresca e disarmante che provai persino tenerezza.
Forse non aveva amici ed era per questo che le sue relazioni erano prevalentemente sessuali, questo pensai, ma continuando a distendere le pagine dovetti ricredermi, un’amica l’aveva:

Irina, la mia cara amica Irina &egrave stata sfregiata! Un incidente accaduto in palestra ha deturpato credo per sempre il suo bel viso!
Era parecchio che non veniva in discoteca, quando le ho
telefonato é scoppiata a piangere, sono andata a trovarla e appena l’ho vista mi sono messa a piangere anch’io!
Un solco divide ora una delle sue guance, per questo non si fa più vedere, si vergogna tantissimo, il suo fidanzato ha trovato una scusa per lasciarla, adesso &egrave sola.
L’ho abbracciata poi . . . non so manco io come sia potuto
succedere ci siamo baciate sulla bocca e abbiamo fatto all’amore.
Non l’avevo mai fatto con una ragazza, non avrei voluto farlo, ma &egrave accaduto!
Mi sono lasciata spogliare e per la prima volta sono rimasta nuda con qualcuno; con Irina &egrave stato facile ed &egrave stato facile anche baciarla tutta, &egrave talmente bella Irina! Anche la sua passera ho baciato, anche questo &egrave stato facile perché &egrave completamente rasata. . . . Siamo venute insieme una nella bocca dell’altra ed &egrave stato bellissimo, voglio farlo ancora!

Lo aveva fatto ancora la volta successiva, Lolita avrebbe voluto che l’amica rasasse anche il suo pube ma aveva ricevuto un rifiuto, poi erano riportate date con brevi commenti che indicavano la sua gioiosa meraviglia per questa nuova forma di piacere.
Ricordando che avevo visto la ragazza scrivere sul diario al termine dei compiti, andai alla data odierna, la pagina era piegata!
Aprendola, fu con meraviglia che lessi:
Da oggi lavoro in casa di ********, &egrave vecchio ma non &egrave tanto male, se riesco voglio farmelo anche se penso che andrebbe meglio per Irina.
Rimasi profondamente turbato che una ragazzina potesse pensare di me in questo modo, poi subentrò la rabbia per essere stato preso di mira da una spudorata.
Quella notte dormii pochissimo e quando mi riuscì di assopirmi sognai la giovane Lolita che mi chiedeva di tenere la scala mentre vi saliva. Il culetto che esibiva a pochi centimetri dal mio viso era senza mutandine e quando si girava avevo davanti agli occhi il suo pube e la fessurina del suo sesso. E quando chiedeva: ‘Ti piace zietto?’ Mostrava un viso angelico pieno di innocenza.
Mi svegliai madido di sudore imprecando con me stesso per essermi fatto così facilmente abbindolare. Girai per la casa e per sfuggire ai miei pensieri uscii.

Vagai non so dove, andai al circolo dei ferrovieri e quando ritornai trovai la ragazza alla mia porta che cercava di ripararsi dal sole all’ombra del balconcino sovrastante.
– Zietto, &egrave tanto che aspetto, non c’era la prof di scienze e siamo usciti un’ora prima! Non ti dispiace vero? Questa volta offro io!
Mi mostrò il sacchetto che aveva in mano, il mio risentimento svanì di colpo. Aprii la porta e come trasognato la seguii in cucina dove già stava apparecchiando tavola.
Aveva comperato non ricordo quale nefandezze ricche di colesterolo alla rosticceria vicina, patatine e non so cosa, vi aggiunsi una coca ciascuno e . . . non era male, mangiai con appetito anche se sapevo che avrei pagato in seguito quelle intemperanze.
– Cosa fai quando non sei a scuola?
– Esco con le amiche, cerco di agganciare qualche ragazzo . . .
– E quando riesci ad agganciarlo?
– Dipende, se ha la macchina lascio che mi porti in qualche posto.
– E . . .? Lo so, la mia curiosità era morbosa ma lo chiesi.
– Se me lo chiede nel modo giusto, mi lascio scopare . . . cosa credevi? Tu non scopi? Chiese piantandomi addosso gli occhioni neri.
– Ma . . . non leggi mai? Risposi eludendo la sua domanda. Non potevo certo parlarle di Marta.
– Qualche volta leggo in rete racconti porno, anzi, una volta ho provato a leggere un libro che mi ha prestato il tizio, un libro che aveva il mio nome, ricordo anche l’autore, Nobolof, Nobopof . . . insomma quello lì.
– Nabokov, &egrave un autore serio, non porno.
– Ma se poi si scopa Lolita allora &egrave porno . . .
.
Inutile insistere, dopo mangiato, lei stessa volle lavare i piatti, rifiutò l’aiuto che offrii per asciugarli.
– Va a fare il tuo riposino zietto!
Non potevo, sarebbe stato inutile. Andai nello studio, presi un libro, non ricordo quale e sprofondai nella mia poltrona preferita. Dopo non molto venne Lolita e come il giorno prima si sedette alla scrivania di fronte alla poltrona. Le sorrisi, lei mi sorrise mentre apriva il suo quaderno impegnandosi subito nello svolgimento dei compiti.
Malgrado tutto il mio impegno non riuscii a concentrarmi, bastava la presenza di quella singolare fanciulla a impedirmi di leggere una sola pagina, neppure un rigo lessi. Eppure stava compostamente seduta Lolita, la gonna un pò corta lasciava scoperte le gambe dalle ginocchia fino ai calzini bianchi, il fatto che tenesse unite le ginocchia fugò ogni residuo sospetto da parte mia.
Vedevo sopra la scrivania la giovane con il capo chino compostamente impegnata nello svolgimento dei compiti, anche sotto il tavolo la visione era delle più caste. Dopo non molto mi assopii.
Mi svegliò il tonfo del libro sfuggito dalla mia mano. Nel chinarmi per raccoglierlo non potei fare a meno di gettare lo sguardo sotto la scrivania e a momenti mi veniva un colpo!

Mi raddrizzai sedendomi pieno di confusione, la giovinetta che al rumore aveva sollevato il capo mi sorrise prima di chinarlo ancora. Non si era accorta che il suo poggiare i piedi sulla sbarra trasversale della sedia aveva fatto risalire la gonnella fino alle cosce? Guardai il suo viso, lei mi sorrise ancora poi lentamente divaricò le gambe, la gonna salì maggiormente fino agli inguini.
Lo aveva fatto apposta? Cercai di distogliere lo sguardo ma i miei occhi ritornavano sempre lì, su quel triangolino candido di stoffa tesa che disegnava alla perfezione il sesso della giovane, socchiuso per la posizione che questa aveva assunto, vedevo la depressione del tessuto in corrispondenza della vulva, la sporgenza della clitoride che lo sollevava come a volerlo forare,
Posai il libro in grembo a celare l’erezione che rischiava di far saltare la cerniera dei calzoni. Una sorta di rabbia montò dentro di me, mi misi a guardare apertamente, volevo che si vergognasse della sua esibizione invece Lolita sopra il piano della scrivania era composta mentre sotto . . .
Chiudeva lentamente e altrettanto lentamente spalancava le cosce tenendole aperte un tempo che mi pareva lunghissimo poi lentamente le richiudeva e altrettanto lentamente le riapriva come si apre un sipario e lo spettacolo era sconvolgente, tanto che fui sul punto di venire per l’eccitazione.

Infine, come se si accorgesse solo all’ora della sua indecente posizione, tolse i piedi dalla sbarra della sedia e li posò a terra chiudendo le gambe e tirando giù la gonna a coprirsi le ginocchia, chiuse il quaderno e i libri. Questo suo fare mi diede il tempo di riprendermi tanto che quando l’accompagnai alla porta ero del tutto ricomposto.
Quella notte non riuscii a dormire, ora non volevo più allontanare la fanciulla, volevo . . . Mi diedi del folle, del depravato, il fatto era che seppur inconsciamente non vedevo l’ora che il tempo trascorresse e che domani giungesse rapidamente per rivedere quella che per alcune settimane sarebbe diventato il mio sogno e il mio incubo.
Mi addormentai che già albeggiava svegliandomi oltre le undici con un solo desiderio, quello di rivedere la giovinetta e quando questa giunse trovò la tavola apparecchiata. Ero impaziente che il tempo trascorresse per potermi nutrire della visione dell’intimità della giovane anche se celata da quel velo quasi impalpabile che sognavo di scostare.
Dopo la pulizia della parte della casa che avevamo programmato insieme, andò a sedersi alla scrivania. . . Ma non successe nulla, fece i suoi compiti compostamente seduta, le gambe pudicamente unite e stranamente fu molto peggio trascorrere un’ora nell’attesa di un evento che non accadde, ma guardando quelle gambette la mia immaginazione volò, il mio pene si sollevò tendendo oscenamente la stoffa della tuta che avevo indossato.

Prima di andare via, la vidi aprire l’ultima pagina piegata e scrivere qualcosa, quando ebbi chiuso l’uscio di casa dietro la ragazza corsi ad aprire quella pagina.
Oggi allo zietto &egrave venuto su mentre guardava le mie gambe, non aveva nessun libro per nasconderlo, e ho potuto vedere che deve averlo grosso.
Zietto, lo sai o non lo sai che basta che tu me lo chieda e te la do subito?
Chiusi di scatto il quaderno quasi piangendo per la rabbia, Andai a rinfrescarmi il viso poi mi vestii, uscii di casa camminando per stordirmi, per non pensare a quell’essere dal viso angelico e dall’anima perfida.
Avrei potuto andare da Marta che sapevo a casa ma non lo feci. Andai a vedere un film insulso, non cenai neppure e tornato a casa mi addormentai immediatamente e stranamente dormii senza fare sogni svegliandomi che erano quasi le undici.
Mi alzai di scatto vestendomi e radendomi frettolosamente come se avessi un appuntamento, quando realizzai che era per Lolita che mi affannavo, mi vergognai terribilmente ma ugualmente corsi a comperare da mangiare perché oggi veniva solo per fare i compiti e sarebbe giunta prima dell’una.

Era appena passato mezzogiorno che il campanello della porta suonò. Aprendo mi trovai davanti una Lolita completamente diversa. La pettinatura e anche l’abbigliamento le aggiungevano qualche anno, un trucco leggero dava profondità al suo sguardo, i tacchi alti delle scarpe nere non più da scolara e la gonna nera liscia e attillata che giungeva alle ginocchia mettevano in risalto le gambe slanciate che apparivano ora decisamente provocanti. L’unica nota stonata era il golfino dalle maniche lunghe chiuso sul davanti da bottoni di madreperla.
– Non hai caldo? Chiesi sorpreso.
– Hai ragione zietto, ma questa sera vado ad una festa e non potevo andare in giro in tenuta da discoteca!
Detto questo cominciando dal basso si sbottonò il golfino. Quando mi accorsi che sotto era nuda era troppo tardi! No . . . non era nuda ma la sottile e aderente maglia trasparente color fumé faceva si che era come se lo fosse.
Era una maglina o piuttosto una retina confezionata con fitte maglie di fili sottilissimi che più che coprire, metteva in risalto il busto della giovinetta ed era talmente aderente che i piccoli seni erano come nudi solo un pò più scuri del suo collo, delle sue braccia, del suo viso e sporgevano impertinenti e fermi coi loro capezzolini tesi come a voler forare l’impalpabile indumento. Ero allibito, letteralmente allibito!

– Ma . . . vai in giro così?
– Non in giro zietto, solo in discoteca, ti piace?
E siccome ero incapace di spiaccicare parola aggiunse.
– Sapessi i ragazzi . . . e le scopate che sto coso mi ha fatto fare!
Vedendomi quasi paralizzato, Lolita prese dal tavolo il sacchetto delle compere e apparecchiò, Io la guardavo imbambolato non sapevo come comportarmi, temevo giungesse l’erezione che sarebbe stato impossibile dissimulare, fortunatamente non venne, forse perché ero troppo sconvolto.
Appena a tavola le porsi il golfino pregandola di indossarlo, trovai la scusa che sarebbe stato un peccato se si fosse sporcata. Il pasto fu abbastanza tranquillo, Lolita parlò persino della scuola che a causa delle elezioni sarebbe terminata prima come ormai era consuetudine, sparecchiò rapidamente.
– Aspettami di là zietto, arrivo subito.
Non so perché ma ebbi l’intuizione che non sarebbe stato un pomeriggio del tutto normale, appena giunta, la giovinetta valutò rapidamente la posizione della poltrona e della scrivania infine disse:
– Zietto, un po più indietro, così, si, così!
Sedetti nella nuova posizione, avevo ragione, la sgualdrinella intendeva dare spettacolo, mi chiedevo come avrebbe potuto sollevare le gambe per poggiare i piedi sulla sbarra della sedia vista la strettezza della gonna, non dovetti aspettare a lungo, Lolita si tolse il golfino e gettandomelo disse intenzionalmente:

– Prendi zietto, magari puoi tenerlo in grembo.
Arrossii violentemente, avrei dovuto fuggire, cacciare in malo modo la sfrontata invece non lo feci perché . . . ormai lo sapevo e anche Lolita lo sapeva, era nato fra di noi un accordo scellerato,
Questa volta non tentò neppure di fingere, fissandomi intenzionalmente portò le mani alla cintura e fece ruotare la gonna portando la cerniera che la chiudeva, sul davanti e si sedette. Ora le sue gambe mi sembrarono più belle, forse perché le scarpe nere con i tacchetti mettevano in risalto le caviglie fini e i polpacci mirabilmente torniti.
Senza cambiare posizione portò le mani sotto il tavolo facendole scivolare lungo la gonna e mentre una di esse teneva il bordo inferiore, l’altra tirò la cerniera fino alla cinta. Le mani si ritirarono, intravidi il chiarore delle gambe dall’apertura, poi la giovane le sollevò e poggiando i piedi sulla barra della sedia, le aprì.
Quello che vidi erano le cosce di una donna non quelle di una ragazzina e anche l’indumento intimo che indossava non era quello di una ragazzina, era sexy, tremendamente sexy, nero, trasparente, con un ricamo che celava solo parzialmente il sesso dell’adolescente ed era costituito da un triangolo talmente ridotto da coprire solo in parte il ventre della ragazza che appariva chiaro, eburneo.

Non credevo si potessero spalancare in quel modo le cosce, Lolita vi riusciva, le tenne così per un tempo lunghissimo poi le richiuse e come distogliendo lo sguardo da sotto il tavolo lo sollevavo al suo petto pressoché nudo, al suo viso, lei mi chiese:
– Tutto bene zietto?
– Si . . . si . . .
E subito riportavo lo sguardo fra quelle cosce che non erano più le cosce di una ragazza giovane ma le cosce di una donna fatta. Mentre guardavo col viso congestionato, Lolita le richiuse lentamente e mentre erano serrate vidi la sua mano scendere lungo il suo ventre . . .
Il viso di Lolita aveva ora un lieve rossore, se avevo pensato che fosse dovuto al suo tardivo pudore dovetti ricredermi. La mano si ritirò, le gambe lentamente, come si erano chiuse, si riaprirono, le cosce si spalancarono . . . Subito non capii, vedevo solo che qualcosa sotto la scrivania era cambiato, poi avvampai!
La mano della giovane aveva scostato di lato le mutandine scoprendo il sesso. Non si rendeva conto la spudorata che avrei potuto avere un infarto? Perché quel sesso era di una bellezza da togliere il fiato, una peluria nera e rada bordava e solo in parte ricopriva le grandi labbra ben disegnate, fra di esse le labbrette scure erano aperte sulla carne di un rosa cupo. Nulla della giovane vulva mi era celato, la clitoride era una crestolina piccola e adorabile . . .

Ero incantato e follemente eccitato, non so cosa mi impedì di inginocchiarmi e strisciare sotto la scrivania per abbeverarmi fra quelle cosce, ma non lo feci, ero letteralmente paralizzato. Ma il mio supplizio non era ancora finito, lentamente la mano scese a coprire il sesso, quando lo scoprì, un dito, credo il medio era piegato e una falange era parzialmente immersa nell’apertura vaginale.
Lo muoveva lentamente quel dito, poi lo ritirò lungo la ferita del sesso fermandosi ad accarezzare la clitoride, lo fece fissandomi, massaggiando la crestolina con movimenti circolari.
Ora respirava più forte Lolita, una linguetta rosa uscì a bagnare le sue labbra e mentre si masturbava, perché si stava masturbando la spudorata, i suoi occhi non più da ragazzina mi fissavano, mi sfidavano. Vidi il bagnarsi del giovane sesso, vidi il dito scendere ad intingersi nella vagina, massaggiare ancora la clitoride poi una serie di sospiri più forti, quasi dei gemiti e le sue gambe si chiusero, le sue cosce si serrarono e lentamente ritirò la mano.
Non mi guardava più Lolita, la vidi avvicinare a se il diario, aprirlo e scrivere qualcosa, richiudendolo mi gettò uno sguardo indefinibile, quindi si alzò e come se non fossi presente si aggiustò la gonna abbassando la cerniera poi prendendo il golfino posto sul mio grembo disse:
– Non ti alzare zietto, so che non puoi, ci vediamo lunedì!

Per lungo tempo non mi riuscì di muovermi, quando mi alzai ero ancora in erezione, aprii il diario all’ultima pagina e avvampai.
Non hai visto che ti volevo Zietto, potevi scoparmi, perché
non hai voluto? Lo sai che starò male tutto il giorno?
Mi diedi dell’imbecille, ora non mi importava più della giovane età della ragazza, ebbi timore che forse era troppo tardi, scrissi alla riga successiva:
Lolita, amore, scusami, scusami, ti voglio, ti amo!
Il tuo zietto
Era fatto, non mi rimaneva che aspettare. Lunedì era lontano, misi alcune cose in valigia, salii in macchina e guidai verso il mare, non ricordo il viaggio, arrivai a Loano che era sera, andai in albergo, dopo cena passeggiai sul lungomare, il tempo era pessimo e pioveva ma non me ne importava, scesi sulla spiaggia e camminai, le onde arrivavano a bagnare le mie scarpe, la pioggia schiaffeggiava il mio viso, infreddolito rientrai in camera e dopo una doccia calda andò meglio, riuscii a dormire.
La domenica trascorse con il pensiero che l’indomani avrei rivisto Lolita, fui a lungo combattuto tra il desiderio insensato che avevo per quella ragazza e gli scrupoli che mi assalivano, ma ormai ero stregato, guidai fino a San Remo, passeggiai per il centro cercando in qualche modo di distrarmi poi ritornai a casa.

Marta la mia donna mi aveva lasciato un messaggio nella segreteria telefonica, lo ignorai volutamente. Quella notte mi riuscì di addormentarmi che già albeggiava ma fu un sonno agitato che durò poco, alle 7.30 ero in piedi, mi ero appena fatto la doccia che il campanello della porta squillò, guardai l’orologio, erano da poco passate le otto, ancora in pigiama, andai ad aprire.
Stentai a riconoscere Lolita nella ragazza in lacrime che avevo davanti, l’aspettavo dopo mezzogiorno come al solito ma quando la vidi capii la ragione di quella apparizione improvvisa. Era scarmigliata, un’ecchimosi bluastra deturpava una guancia e si estendeva fin sotto l’occhio destro, lacrime abbondanti rigavano le sue guance. Appena mi vide si buttò fra le mie braccia.
– Zietto . . . ohhh zietto . . . Esclamò fra i singhiozzi.
– Lolita, cosa ti &egrave successo? Ero veramente allarmato, tremava tutta, richiusi la porta e sollevandola fra le braccia la deposi seduta sul mio letto. Fra i singhiozzi riuscì a dire che suo padre aveva sorpreso il suo amico a letto con sua moglie.
– Quel vigliacco ha preso i vestiti ed &egrave scappato, ho sentito mia madre urlare, la stava riempiendo di botte, ho voluto difenderla e lui con un pugno mi ha scaraventata contro l’armadio, sono scappata e . . .oh zietto!

L’abbracciai, mi stupii di quanto fosse caldo quel corpicino, Lolita tremava tutta, nascose il viso nell’incavo del mio collo, scossa dai singhiozzi.
– Oh Lolita . . . Lolita . . .
Accarezzavo la sua schiena tentando di calmarla, lei sollevò il viso e fra le lacrime tentò di sorridere, baciai quelle lacrime poi tutto il suo viso e quando giunsi alle sue labbra lei le aprì, fu per me del tutto naturale spingere la lingua, quando la ricevette se ne appropriò in un modo talmente ingordo che mi venne una erezione così prepotente da sollevare la stoffa leggera del mio pigiama.
Lolita la sentì contro il braccio e subito la sua mano scese stringendosi attorno al mio pene poi . . . Giuro che non volevo, ma successe talmente in fretta che rimasi come paralizzato, il suo busto pesò contro il mio rovesciandomi sul letto, poi sempre baciandomi sentii che apriva la giacca del mio pigiama, le sue unghiette graffiarono il mio petto, poi il suo viso si spostò, baci umidi lo percorsero, sentii la freschezza delle sue lacrime mentre il suo viso scivolava verso il mio ventre.
– No Lolita . . . no . . . no . . .
Non so come fece a disfare l’unico bottone che teneva chiuso il pantalone, il suo respiro precedette il contatto delle sue labbra, della sua bocca, poi un calore particolare scese lungo il mio pene . . .
– No, no, Lolita nooooo . . .

Cercai di allontanare il suo capo ma lei resistette, allora sospirando accarezzai la sua testolina, muoveva lentamente la bocca strisciando la guancia sul mio ventre facendomi sentire il risucchio che faceva, l’effetto era talmente soave, sconvolgente che volli ricambiarla portando una mano sotto la sua gonna facendola risalire.
Lolita scosse violentemente il capo facendo andare di qua e di là il pene sul quale la sua bocca scorreva, mi sembrò anche di udire il no deciso che emise nonostante la sua bocca fosse piena.
Mi arresi e come in un sogno gustai le sensazioni che la giovane mi stava procurando, il mio piacere salì rapidamente, troppo rapidamente e quando capii che stava per esplodere, ancora una volta cercai di allontanare la fanciulla ma lei resistette anzi prese a suggermi con maggior lena.
– Attenta Lolitaaaaa . . .
Con una sorta di disperazione sentii arrivare l’orgasmo e quando esplose e mi resi conto che Lolita senza lasciare di muovere la bocca mi aiutava masturbandomi violentemente, mi lasciai andare del tutto.
Anche quando ebbe finito, sentii ancora la sua bocca muoversi facendo continuare il mio piacere finché le mie contrazioni cessarono e il pene perse la sua rigidità, solo allora Lolita volse verso di me il viso e mi sorrise, mi detestai quando vidi il filo di sperma che colava dalle sue labbra ma quando mi accorsi che non aveva ingoiato ma che aveva lasciato fuoriuscire il mio godimento, la mia vergogna si attenuò.

– Lolita, non dovevi!
– Si che dovevo, ne avevi bisogno . . .
– E . . . tu?
– Dovevi scoparmi l’altro ieri, mi ero vestita in quel modo per eccitarti, poi sono andata a casa e ho continuato a farmi da sola. Mi sono arrivate ieri sera zietto, mi dispiace.
Ordinò di non muovermi e andò in bagno dove ritornò con una bacinella e una spugna, mi deterse con cura, mi asciugò con fare quasi materno.
-Ti fa male? Chiesi indicando la sua guancia.
– Non tanto ma sento che si sta gonfiando,
Corsi a prendere una borsa con del ghiaccio, la feci stendere e l’applicai sulla parte bluastra. Dopo non molto Lolita si addormentò esausta. Uscii dalla camera e mi rivestii, ritornai più volta a vederla ma dormiva sempre, sopraffatta dalle emozioni di quella mattina.
Mi fece tenerezza vederla così indifesa, cielo com’era giovane e com’era esile quel suo corpo, sostituii un paio di volte il ghiaccio nella borsa, il gonfiore si era fermato, anzi sembrava che l’ematoma stesse lentamente rientrando. Uscii a comperare qualcosa da mangiare e quando rientrai la trovai seduta alla scrivania dello studio, aveva aperto il diario, alzo lo sguardo dalla frase che avevo scritto e mi guardò con occhi pieni di tristezza.

Disse che durante la mia assenza aveva telefonato a sua madre per rassicurarla, suo padre era di nuovo uscito e ad ogni modo si sarebbero separati appena possibile. Mangiò con appetito, andò più volte allo specchio a controllare lo stato del suo viso, volle fare lo stesso le pulizie e verso le sedici uscì dicendo che comunque nulla sarebbe cambiato fra di noi, questa volta nell’uscire sfiorò le mie labbra con un bacio.
Ritornò l’indomani, sembrava che nulla fosse cambiato salvo che entrando si alzò sulla punta dei piedi porgendomi le labbra per un bacio leggero. La sua ecchimosi stava decisamente rientrando, sotto l’occhio rimaneva ancora una lieve macchia bluastra ma si indovinava che fra qualche giorno sarebbe scomparsa del tutto.
Mangiò con appetito quello che avevo preparato, anch’io addentai qualcosa per farle compagnia, mi disse che aveva parlato con sua madre e che finite le scuole, sarebbero andate da una parente fuori dalla portata di un marito e padre ubriacone e manesco.
Ci trasferimmo nello studio, Lolita a fare i compiti, io nella mia poltrona, entrambi rilassati e allegri, aprii un libro e riuscii persino a leggere, dopo poco più di un’ora, chiuse i quaderni, venne ad accoccolarsi sulle mie ginocchia e buttando le mani al mio collo premette la sua bocca alla mia, la dischiuse appena sentì la mia lingua, la ricevette sospirando e nel suggermi mosse le labbra, avvitandole voluttuosamente.

Anche se non volevo, l’erezione giunse prepotentemente, Lolita lasciò che le mie mani si intrufolassero sotto la sua gonna, ma le fermò prima che giungessero alle mutandine.
– Mi dispiace zietto, non puoi, e dire che quando ho le mie cose ho ancora più voglia! Ma posso farlo a te, ieri mi &egrave piaciuto anche se . . .
– Cosa?
– Farti godere in bocca, &egrave la prima volta . . . non &egrave il primo bocchino che faccio ma sei il solo che . . . Hai un buon sapore sai?
Non sapevo cosa dire, anche per me era la prima volta. Con mia moglie non avrei osato neanche pensarlo, con Marta fin’ora ci eravamo limitati a qualche amplesso a casa sua, ci voleva proprio una ragazzina per farmi scoprire questa forma particolare di piacere
– E’ meglio di no Lolita! La costrinsi con dolcezza a scendere dalle mie ginocchia, quando mi alzai, il bozzo che deformava i miei calzoni fece sorridere la ragazza.
– Come vuoi zietto, ma fra qualche giorno . . .

Invece i giorni passavano e ogni volta che arrivava scuoteva mestamente il capo. A mezzogiorno del sabato successivo, entrò in casa sorridente e gioiosa, l’ecchimosi era del tutto scomparsa e il suo musetto brillava di una gioia che stentava a contenere. Agitando un foglio mi gettò le braccia al collo coprendo il mio viso di baci.
– La pagella, guarda zietto, promossa! Non sono la prima della classe ma guarda!
Non stava nella pelle, erano voti bellissimi, non potei fare a meno di partecipare alla sua gioia esultando come se fossi veramente suo zio, Lolita saltellava battendo le mani.
– Hai visto? Cosa mi regali zietto?
Mi guardava speranzosa, poi il suo viso si illuminò come se avesse avuto una ispirazione.
– Sai che a Narino c’&egrave festa? Mi porti zietto? Lo chiese con uno sguardo talmente supplichevole che accettai.
Narino era un paese a una ventina di chilometri di distanza, era molto piccolo e insignificante non fosse per la fiera che annualmente si teneva. Era talmente vicino che calcolai non avremmo impiegato più di mezz’oretta di macchina per raggiungerlo.

Decidemmo di partire subito e che appena arrivati avremmo mangiato qualcosa. Uscendo dal garage, Lolita si accovacciò sul sedile in modo da non essere vista mentre percorrevamo le vie cittadine, cercò di passare la testa sotto il volante in modo da posare il viso sul mio grembo ma non glie lo permisi. Appena fuori città, si sedette composta e durante il tragitto non smise di chiacchierare nel suo modo incantevole e infantile.
A Narino vi era grande confusione, non senza difficoltà riuscii a parcheggiare la macchina e ci immergemmo nella folla, io a guardarmi attorno con la preoccupazione di essere riconosciuto in compagnia di una ragazza talmente giovane che non avrebbe potuto passare per mia figlia mentre Lolita piena di meraviglia si soffermava ad ogni banco, ad ogni giostra.
Mangiammo qualcosa in un bar, l’allegria della fanciulla riuscì a contagiarmi fugando ogni mio timore. Faceva molto caldo, la folla e il sole che picchiava fecero si che dopo non molto sentivamo gli indumenti che si appiccicavano per il sudore. Lolita era instancabile, si fermava in continuazione. Come uno zio vero non so quanti gelati comprai a quella che avrebbe dovuto sembrare mia nipote. Finalmente si piantò incantata davanti ad un banchetto che vendeva vestiti per giovanissimi.
– Guarda che bello zietto! Ti prego, ti prego . . .

Era una mini di cuoio lucido improponibile per qualunque ragazza che non fosse un’adolescente, il suo sorriso speranzoso fece si che accettai di comperarlo, la venditrice che sapeva il fatto suo disse che si sarebbe accompagnata a meraviglia con la maglietta leggera senza maniche, una sorta di canotta che propose alla ragazza senza neanche consultarmi, altro sguardo supplichevole, la giovane scomparve per cambiarsi sul retro di un furgone, quando ne uscì, mi trovai subito pentito di aver ceduto.
Era diventata straordinariamente sexy per la mini cortissima che arrivava appena tre dita sotto la piega delle cosce con il sedere, la maglietta attillata modellava e faceva protudere in modo decisamente provocante le piccole tettine. Ma la ragazza non era ancora contenta, riuscì a convincermi a comperarle un paio di scarpe nere lucide dal tacco abbastanza alto da far risaltare e slanciare le gambe che acquisirono una seduzione straordinaria anche con i calzini bianchi, un paio di occhiali scuri completarono l’abbigliamento.
Qualsiasi donna, cosi conciata sarebbe apparsa agli occhi di chiunque una poco di buono, ma Lolita era talmente giovane che non riusciva ad apparire volgare ma calamitava gli sguardi di molti uomini, soprattutto quelli maturi che checché se ne dica sono attirati dalle giovanissime come le mosche dal miele.

Io ero fra questi, camminavo al suo fianco portando la busta che conteneva gli indumenti con i quali era venuta, e ora, oltre la paura di farmi sorprendere in compagnia di quella che Nabokov avrebbe definito una ‘ninfetta’, ne ero attirato ed eccitato, tanto che salì in me una insana gelosia che mi fece desiderare di fuggire portandomi via la giovinetta come una preda di mia esclusiva proprietà. Lolita sembrava non far caso a quello che accadeva attorno, ma quando intercettava lo sguardo di uno di quei maschi allupati, un sorriso enigmatico piegava le sue labbra.
Finalmente, sudati e affaticati riprendemmo la strada del ritorno e come qualche ora prima entrando in città si allungò sul sedile, il viso sul mio grembo ma questa volta le feci posto scostandomi dal volante e lasciando che le sue mani si appropriassero del mio pene attraverso la stoffa dei calzoni.
– Zietto, ho voglia! Esclamò appena sentì la sua consistenza.
Ero talmente eccitato che non mi opposi quando fece scorrere la cerniera e intrufolò la mano nell’apertura. Agevolai il suo compito muovendomi sul sedile, non fu facile per la giovinetta estrarre il membro a causa della sua rigidità ma appena vi riuscì lo prese in bocca.

Da quel momento ricordo l’attraversamento della città come un sogno, la mente annebbiata dalle sensazioni che mi dava la fanciulla che con una lentezza esasperante muoveva il capo avanti e indietro ingoiandomi e suggendomi. Credo che sia stato il timore di essere visto alle fermate dei vari semafori che mi impedì di lasciarmi andare ma soprattutto credo di doverlo alla perizia della ragazza che istintivamente seppe tenermi sospeso in una sorta di stato di grazia fino a quando puntando il telecomando entrai in garage.
Solo allora Lolita si sollevò, prima di scendere incollò la bocca alla mia e nel bacio ingordo che ci scambiammo sentii il sapore lievemente salato delle secrezioni che aveva aspirato dal mio pene.
Nel salire le scale che immettevano nell’abitazione, ebbi un brivido costatando che nessun indumento copriva l’intimità della fanciulla se non quella striscia di cuoio alta poco più di una spanna che dalla mia posizione consentiva di vedere il culetto che la giovinetta muoveva con l’evidente intenzione di eccitarmi ulteriormente.
– Lolita! Esclamai spaventato al pensiero che a Narino qualcun altro avrebbe potuto vedere l’esibizione della sfrontata.
– Mi sono passate, se mi toccavi avresti sentito come sono bagnata!.
Una volta in casa entrò in bagno ma ne uscì quasi subito e immobilizzatasi di fronte a me portò le mani ad un fianco con gesto teatrale.

– Ta . . . tannnn . . . Esclamò.
Con movimento da prestigiatore fece volare verso di me la striscia nera che fungeva da minigonna poi con una sola mossa si sbarazzò della maglietta che gettò ai miei piedi.
– Anche tu zietto, ho voglia, ho voglia!!!!
Impiegai del tempo a spogliarmi sia perché erano di più le cose che dovevo togliermi ma soprattutto perché ero rimasto letteralmente incantato dalla bellezza della ragazza. Anche se giovanissima le sue forme erano perfette, i miei occhi la bevevano letteralmente e vagavano allucinati su quel corpicino senza riuscire a soffermarsi su un particolare.
Sulle tettine si innalzavano delle protuberanze coniche che anche se lievi conferivano ai piccoli seni la forma di incantevoli minuscole pere i cui piccioli erano i capezzoli rosa, la nera peluria al vertice del suo ventre era abbastanza rada da rivelare il gonfiore del pube senza nascondere la fessurina che scompariva fra due coscette adorabili. I calzini bianchi alle caviglie e i tacchetti delle scarpe nere slanciavano la sua figura mettendo in risalto il busto della giovinetta e soprattutto la groppetta che nelle giovanissime &egrave deliziosamente sporgente.

Come ho potuto notare nelle donne (poche per la verità) che fin’ora mi hanno concesso le loro grazie, Lolita consapevole della sua bellezza non era per nulla imbarazzata per la sua nudità, anzi, la esibiva con la sicurezza di chi sa dell’effetto che produce sugli uomini, Su di me il suo effetto era evidente e stranamente non mi vergognavo di essere nudo e della poca avvenenza dovuta alla mia età.
Il mio pene svettava pulsante di eccitazione, ondeggiando lievemente ad ogni battito del mio cuore ed era sul mio pene che gli occhi di Lolita erano puntati, il suo sguardo indicava sorpresa mista ad ammirazione e questo mi inorgoglì non poco.
– Lolita . . . Mi riuscì di balbettare.
Quando si mosse, i tacchi alti conferirono alla sua camminata un che di voluttuoso che mi infiammò ulteriormente. Si avvicinò fino a sfiorarmi, sollevo gli occhi al mio viso poi li chinò lentamente al pene che sentivo fremere contro il calore del suo ventre e altrettanto lentamente vi portò una mano, quando lo ebbe afferrato lo strinse fortemente.
– Sapessi quanto l’ho desiderato, mi hai fatto soffrire zietto!
Lo disse atteggiando le labbra nella smorfia tipica delle bambine che fanno il broncio. Cielo come la desideravo! Con il cuore in tumulto, consapevole che poi mi sarei pentito, passai le mani sulla sua schiena e chiudendo gli occhi le feci scivolare assaporando il calore di quel corpo così esile, della levigatezza della sua pelle, dell’incavarsi delle sue reni, del rialzarsi del culetto le cui pagnottelle stavano nelle mie mani, le dita a seguirne il solco come se i miei occhi fossero nei miei polpastrelli, poi più giù dove la pelle &egrave straordinariamente liscia . . . l’umidore bruciante del suo sesso quasi mi tolse il fiato.

– Oh Lolita . . . Lolita . . . Alitai chinando il capo a baciare l’incavo del suo collo. La mia voce era diventata supplichevole, le mie mani separarono le sue coscette, le mie dita a frugare la passerina umida poi la mia bocca cercò la sua, la trovò aperta e pronta alla mia lingua . . . La foga che mise in quel bacio mi stupì per la giovane età della ragazza, ma quando si abbassò con l’intenzione di prendere nuovamente in bocca il mio pene, la respinsi tanto bruscamente da farla indietreggiare e cadere seduta sulla poltrona.
Senza pensarci mi gettai ai suoi piedi, vi sembrerà incredibile ma non lo avevo mai fatto, non avevo mai baciato il sesso ad una donna, ne ci avevo mai pensato ritenendo fosse una cosa da depravati ma con Lolita era diverso.
Appena sollevai le sue gambe, Lolita le agganciò alla piega delle ginocchia e le aprì premendole ai lati del suo busto, ricevette la mia bocca con un gridolino di finto spavento ma subito si rilassò. Io che pensavo a qualche resistenza da parte della giovinetta mi trovai a spingere la lingua in un qualcosa dalla consistenza particolare, percepii i peli che solleticavano le mie labbra poi il sentore del sesso misto a sudore e un sapore insolito, per nulla sgradevole.

– Siiii . . . siiii zietto . . . &egrave da tanto che lo volevo!
La mia inesperienza fece si che baciai il sesso di Lolita come fosse la sua bocca sforzandomi di entrare oltre che con la lingua anche con le labbra nella giovane fica. Sicuramente nessuno l’aveva mai baciata così, la giovinetta sembrava deliziata per la novità, poi le sue dita scesero a premersi i lati della vulva spalancandola, così ben presto non solo la mia lingua era pregna degli umori dell’eccitazione della ragazza ma anche le mie labbra, il mio naso . . .
Alle sue grida di meraviglia seguirono i sospiri, poi i movimenti, gli ancheggiamenti, infine puntellandosi contro lo schienale sollevò alto il bacino venendo incontro alla mia bocca con piccoli scatti disordinati, persi il contatto col giovane sesso, dovetti sostenerla sotto il sedere e quando calai nuovamente la bocca mi trovai a suggere la sua clitoride.
Per me fu una rivelazione, le mani di Lolita furono sul mio capo a premermi fra le sue cosce, a guidare la mia bocca e quando cominciai a mordicchiare la piccola appendice una sorta di tremore pervase il suo corpo, allora presi a suggerla stupendomi della consistenza di quella cosina, di trovarla così tesa e mentre la mia bocca, le mie labbra, la mia lingua non si saziavano della giovane fica, sollevando gli occhi vidi il turbamento del suo viso, la sua espressione di doloroso stupore e fu a questo punto che sentii il suo godimento, quattro, cinque brevi scatti e un liquido asprigno bagnò le mie labbra, spinsi la lingua nella sua vagina ritirandola e spingendola ancora, esultando per i gridolini di piacere della giovinetta, per il suo premere sul mio capo, il suo muoversi . . .
Quando mi alzai respiravo affannosamente, non avevo mai provato nulla di simile, l’aver provocato l’orgasmo di quella ragazzina mi turbava e mi inorgogliva allo stesso tempo; Lolita si stava lentamente riprendendo, durante il suo piacere aveva chiuso gli occhi, riaprendoli la prima cosa che vide fu un pene pulsante di eccitazione.

– Oh zietto! Esclamò con gioiosa meraviglia, l’aiutai a mettersi seduta e sostenendola dietro la nuca mi avvicinai protendendo il ventre stupendomi io stesso per la caduta delle mie inibizioni.
Lo prese lentamente avanzando con la bocca fino ad infilarselo quasi completamente in gola, tenendolo per diversi secondi iniziò a succhiare adagio, gli occhi fissi nei miei occhi poi la sua mano scese lungo il suo ventre, le dita ad accarezzarsi la fichina come se il suo godimento non fosse avvenuto, poi sempre suggendomi cominciò a masturbarsi prima lentamente poi sempre più velocemente.
Davanti a tanta libidine mi venne spontaneo muovere le reni mentre guardavo allucinato il pene scomparire nella bocca dell’adolescente riapparendo ricoperto della sua saliva. Aveva smesso di succhiarmi e ora muoveva ad arte la lingua tenendo le labbra morbide per facilitare il mio scorrere ma la cosa per me sconvolgente erano quegli occhi fissi nei miei occhi. Quello sguardo beffardo e provocante annullò ogni mio residuo di decenza portandomi ad afferrare e tenere ferma la sua testa per penetrare con esclamazioni rauche quella bocca nella quale volevo annullarmi.
Fortunatamente durò poco perché Lolita con uno sforzo si liberò respingendomi e alzandosi in piedi, se temevo di averla offesa con la mia irruenza mi sbagliavo, le sue parole mi indicarono che era un’altra la sua preoccupazione
– L’acqua zietto, la vasca sarà piena!
Attraversò la stanza correndo, facendo tremolare le deliziose chiappette e scomparve nel bagno, la seguii col pene talmente teso che non ondeggiò neppure tanto ero eccitato.
Appena in tempo, la fanciulla che appena arrivati aveva aperto i rubinetti della vasca li chiuse precipitosamente. L’acqua era giunta ad appena un paio di centimetri dal bordo e avrebbe traboccato con i risultati facili da immaginare se non si fosse ricordata.
Azionò il tappo dello scarico e mentre sorvegliava il defluire dell’acqua la sua mano non smise di accarezzare il mio membro. Quando il livello si fu sufficientemente abbassato ricollocò il tappo e si rivolse a me:
– Entra zietto! Ordinò.
– E tu?
– Lo facciamo insieme, dai, entra!

Scavalcai il bordo e entrai, la temperatura dell’acqua era lievemente tiepida, Lolita si sbarazzò delle scarpe e dei calzini, prese la saponetta e entrò anch’essa, Si allungò su di me strusciandosi languidamente, facendo sentire contro il mio petto la durezza dei piccoli seni, il contatto del suo ventre su una verga più dura che mai, assaporando entrambi il contatto delle nostre pelli, poi la giovinetta si alzò e i piedi ai due lati del mio bacino divaricò le gambe cominciando ad insaponarsi.
Non ricordo di aver mai veduto nulla di più bello ed eccitante di quel corpicino luccicante d’acqua. Lolita con un sorriso compiaciuto seguiva il mio sguardo adorante mentre maneggiava la saponetta traendone una schiuma abbondante poi iniziò coscienziosamente a passarsi le mani per il corpo.
Iniziò dal collo e mentre le sue mani passando lasciando una patina bianca mi avvidi subito che le sue erano carezze perché giunta ai seni li massaggiò lentamente e coscienziosamente, le dita a pizzicarne le punte a tirarne i capezzolini mentre il suo sguardo non si distaccava dai miei occhi, le mani scesero al ventre, poi ai fianchi ondeggiando il bacino in modo terribilmente provocante, quindi mi tese la saponetta invitandomi con uno sguardo quasi doloroso a proseguire.

Strofinai nelle mani la saponetta e . . . cielo come era liscia la pelle dove la mia mano passava e mentre la facevo risalire all’interno delle belle coscette, la giovane piegando le ginocchia le allargò maggiormente per facilitare il mio compito. Le mie dita incontrarono la morbidezza della sua fichina che scomparve dalla mia vista sotto la bianca schiuma, poi spingendo la mano le dita si insinuarono nelle chiappette dure. Lolita non protestò sentendo le mie dita insistere oltre il necessario sul suo buchino mentre col pollice stuzzicavo la crestolina della clitoride, vidi le narici del suo nasino fremere e con un sospiro chiudere gli occhi.
Quando li riaprì la sua mano scese ad afferrare il mio pene, lo tirò bruscamente strappandomi una esclamazione di sorpresa, dovetti inarcare il bacino per evitare il dolore che l’azione della ragazza mi stava procurando.
– Rimani così zietto!
Mentre la mano che tirava il pene mi costringeva a rimanere sollevato, l’altra sua mano tolse dalla mia la saponetta e cominciò a passarla lungo il membro. Intuendo quello che intendeva fare, rimasi inarcato anche quando allentò la presa per insaponarmi con gesti che ben presto si rivelarono delle carezze piacevolissime.

Le mani scivolavano lungo la verga senza nessun attrito, la sua non era masturbazione, erano carezze nelle quali impiegava entrambe le mani che scivolavano leggere lungo il pene teso, su e giù, su e giù ricoprendolo di una patina densa, profumata, a questo punto, piegò le ginocchia abbassando il bacino e mantenendo diritta l’asta di carne ne avvicinò la punta cercando con essa l’apertura del suo grembo.
– Ecco zietto, adesso . . .
La mosse ancora scostando col glande la schiuma che ricopriva la fichina, infine la puntò, poi senza aspettare si chinò e ondulando voluttuosamente iniziò ad infilzarsi piano, dolcemente, in maniera progressiva, sollevandosi e abbassandosi, contraendo e rilassando i muscoli pelvici e quando fui interamente nel suo grembo, distese all’indietro le gambe, e si allungò su di me come aveva fatto prima solo che adesso ero nel calore del suo ventre.
Non &egrave possibile descrivere le sensazioni che provavo, un’estasi alla quale contribuiva il profumo della saponetta di cui rimaneva traccia sul suo collo, sul suo mento, la dolcezza della sua pelle sulla quale le mie mani passavano ‘leggendo’ l’incavarsi delle sue reni, il rialzarsi del culetto sodo, duro, la morbidezza delle coscette aperte fra le quale era immerso il pene che la vagina della fanciulla serrava in una morsa morbidissima.

Le spalle e il capo della fanciulla emergevano dall’acqua così come la mia testa e le mie ginocchia divaricate fra le quali il corpicino minuto si strusciava languidamente, anche il suo culetto emergeva in parte ed era uno spettacolo vedere quelle pagnottelle che ricordavano un’isola che i flutti coprivano e scoprivano contendendone il possesso alle mie mani. Come si sa, le vasche da bagno non consentono di distendersi completamente, per potersi muovere agevolmente Lolita allargò le gambe agganciando con i polpacci le mie alla piega delle ginocchia e cominciò a muoversi avanti e indietro.
E’ impossibile descrivere la mia emozione nel sentire lo strusciare del corpicino morbido e sodo allo stesso modo, il premere delle sue tettine, lo strisciare dei capezzolini contro il mio petto ma soprattutto lo scorrere della fichina, le contrazioni inconsce della vagina dovute agli sforzi della giovane massaggiavano il pene ad ogni suo movimento in un modo talmente soave da ricordarmi la dolcezza della sua bocca.
E fu la mia bocca che la sua cercò mentre aumentava l’andatura dello suo scorrere, il suo fu un bacio ingordo per il suo serrare le labbra attorno alla mia lingua, nel suo aspirarla, nel suggerla ruotando il capo . . . Le mie mani non si saziavano di percorrere la schiena esile per serrarsi infine sulle chiappette che negli sforzi si contraevano e si rilassavano mentre la giovane si muoveva sempre più velocemente provocando lo sciabordio dell’acqua che a tratti sommergeva quasi il mio viso.

Prese a respirare sempre più forte poi staccando la bocca cominciò ad emettere dei gridolini che ricordavano i gemiti di una bestiolina ferita, il suo sguardo si fece disperato.
– Zietto . . . oh ziettooooo! ! !
La sua era una supplica, allora fui io a muoverla avanti e indietro, avanti e indietro beandomi dei suoi lamenti. La fanciulla si lasciò andare lasciandomi condurre il gioco, il suo rilassarsi ebbe come conseguenza che la sua vagina scorresse quasi senza attrito, le mie dita separarono le sue natiche, le esplorarono lubricamente, osai premere sul buchino che trovai contratto poi mentre le grida della giovinetta aumentavano di intensità affondai un dito ritirandolo per affondarlo ancora e ancora.
Lolita gridò, in un gran rumore di acqua smossa i suoi movimenti divennero disordinati, il suo corpicino si agitò sfuggendo alla mia stretta, era come se sopra avessi una anguilla guizzante, all’improvviso si fece pesante sentii attorno al pene le strette morbide che l’orgasmo imprimeva alla vagina della giovinetta, continuò ancora a lamentarsi debolmente infine si chetò del tutto.
Accarezzai dolcemente quel giovane corpo capace di tanta passione, mentre il suo respiro si normalizzava sentii il fremito che lo percorse, Lolita si sfilò dal pene e si alzò in piedi uscendo dalla vasca.

– Brrrr . . . zietto, ho freddo!
Si era girata per prendere l’asciugamano di spugna, quando si volse nuovamente mi vide scavalcare la vasca ma vide anche come il mio pene fosse rimasto teso e pulsante.
– Ohhh . . . potevi venirmi dentro, lo volevo! Adesso non puoi rimanere con il cazzo duro!.
Nascosi il mio disappunto togliendo quasi bruscamente l’asciugamano dalle sue mani, Lolita con una risatina divertita lasciò che l’avvolgessi dentro e la sollevassi nelle braccia, era talmente minuta che pesava pochissimo, la portai nella sala incurante delle gocce che colavano dal mio corpo e delle impronte bagnate che lasciavo sul parquet. La deposi seduta sulla poltrona, lì la frizionai ben bene e quando fui sicuro che si fosse riscaldata abbastanza aprii l’asciugamano come si apre un pacco regalo.
Ed era veramente un bel regalo Lolita, talmente bello da sembrare un sogno, appena mi chinai, le gocce che caddero sul suo corpo le fecero emettere un gridolino. Lasciò che sfilassi l’asciugamano rimasto sotto di lei e mentre aspettava che mi fossi del tutto asciugato le sue mani scesero lungo il suo ventre unendosi al vertice per lisciarsi la pelliccetta che nulla nascondeva della piccola fica.

Mentre finivo di asciugarmi i miei occhi non si staccavano dalla fessurina che i movimenti delle dita della fanciulla animavano in modo talmente sconvolgente che il mio pene per tutto il tempo rimase teso e pronto.
– Adesso mi scoperai ancora, vero zietto?
Gli tesi le mani e la feci alzare, fu subito contro di me muovendo languidamente il busto strofinando i capezzoli tesi, per lei sicuramente dolenti e il ventre contro la verga imprigionata fra i nostri corpi.
– Ti lascerai andare dentro, lo voglio sai?
Si fece leggera, anzi, appena sentì le mie mani sotto il piccolo culo, fece un salto come sogliono fare le giovanissime, le sue gambe si chiusero attorno ai miei fianchi annodando i polpacci, le caviglie dietro le mie reni. Vide che guardavo le sue labbra, lei le dischiuse appena avvicinai la bocca, spinse la linguetta a lambire la mia lingua, l’interno delle mie labbra, si lasciò aspirare, suggere poi la sua mano scese ad afferrare pene, non dovette raddrizzarlo, dovette solo guidarlo.
Appena sentii sopra il glande la morbidezza umida della sua fichina le mie mani allentarono la loro presa lasciando che il culetto scendesse, che il pene scivolasse nella stretta guaina della fanciulla.

Lolita si lamentò nella mia bocca aspirando golosamente la lingua che avevo spinto, continuò il suo mugolio mentre il membro non più lubrificato dalla schiuma della saponetta allargava la stretta vagina aprendosi la strada nel suo grembo.
– Ahiaaa . . . mi fai male ! ! ! !
Sentii l’urto del glande contro la bocca del suo utero imprecai contro me stesso, la sollevai, aveva nuovamente stretto le gambe alle mie reni, facendo forza su di esse abbasso nuovamente il bacino, lo sollevò, lo abbassò ancora evitando di infilarsi completamente, lo sollevò . . . ben presto i suoi sforzi e il piacere che cominciava a provare la fecero ansimare.
La sostenni sotto il culetto e mossi le reni adagio per il timore di farle ancora male poi rassicurato dai gridolini della fanciulla, sempre più velocemente facendo salire e scendere il membro in una vagina che il piacere aveva lubrificato e dilatando.
– Mhhhh . . . si zietto . . . siii . . . siiiii . . . siiiii ! ! !.
Mentre nella vasca avevo provato nulla più di una forte eccitazione, ora il piacere saliva nel mio corpo partendo dal pene e diffondendosi in tutto me stesso.
Lolita le dita allacciate dietro la mia nuca aveva disteso le braccia e mi fissava con una smorfia quasi dolorosa cercando di muoversi, di ondulare per meglio sentire il membro che andava nel suo ventre, la sua espressione era quella di una donna avvezza al piacere, fu questo a fugare ogni residuo rimorso che potevo ancora avere e mi spinse a cercare il mio piacere col timore che potesse sfuggirmi.

– Lolita, Lolita amore mio!
Lo so, era assurdo ma lo dissi malgrado non provassi quello che dicevo, lo dissi ansimando, soffiando, era da tanto che non godevo in quel modo, i miei rantoli accompagnavano i gemiti della fanciulla che aveva chiuso gli occhi e godeva con la bocca socchiusa mostrando i dentini bianchi.
– Oh dai zietto . . . dai . . . dai . . . daiiii ! ! !
La vagina della fanciulla abbondantemente lubrificata dal suo piacere lasciava scorrere il mio pene con un rumore bagnato, particolare, il poco attrito che produceva era tuttavia sufficiente perché il mio piacere salisse rapidamente. Cercai il godimento menando grandi colpi di reni, barcollando per la stanza con la giovinetta che ora saltellando veniva incontro al cazzo senza più timore scossa dai colpi che facevano sobbalzare le deliziose sue tettine, poi . . .
Avvenne all’improvviso, si immobilizzò spalancando gli occhioni, sentii attorno al pene le morbide strette della sua vagina . . . urlò:
– Oh adesso . . . adesso . . . ohhh zietto . . . dentro . . . ti voglio dentro . . . tutto . . . tuttooooo . . . Ahhhh . . . . ahhhh . . .
– Si . . . ecco . . . ecco . . . prendi, prendiiii . . . oh amore . . . ohhh! ! !
Mi sentii venire e . . . non mi trattenni! Lolita gridò, io rantolai il mio godimento contro la sua bocca aperta bevendo i suoi sospiri e la sua saliva, le mani strette al suo culetto, sostenendolo e rilassandolo ora che allo stremo delle forze si era abbandonata contro di me lasciando che fossi io farla scorrere sul membro, ad infilzarla, a muoverla . . .
Mentre eiaculavo, una euforia indescrivibile si impossessò di me mi resi conto che era insieme che stavamo godendo, che la nostra era una intesa straordinaria, bellissima. Il piacere mi fece piegare le ginocchia, per non cadere dovetti puntellarmi alla parete ma anche così non smisi di far andare le reni.
Continuammo a lungo a sospirare uno nella bocca dell’altra poi a poco a poco sentii il mio pene afflosciarsi e infine uscire dal grembo della fanciulla. Udii il rumore delle gocce del mio piacere che cadevano sul pavimento, solo allora mi resi conto che mi ero svuotato dentro di lei; il timore delle possibili conseguenze durò pochissimo ricordando che il suo ciclo era appena passato ma mi promisi che in avvenire avrei preso delle precauzioni.
Deposi con delicatezza il mio fardello, Lolita mi guardò con negli occhi una espressione particolare, da donna matura, uno sguardo quasi materno, disse con un filo di voce:
– Ho goduto tanto, ma tanto. . . ho sentito i tuoi schizzi, &egrave stato bellissimo, Irina dice che lo sperma fa bene all’utero e tu me ne hai dato tanto, lo sento colare ancora!
Chinò lo sguardo e vedendo le gocce sul pavimento fece una smorfia buffa, passò una mano all’interno di una coscia a detergersi la goccia chiara che colava poi coprendosi la fichina con le mani corse in bagno.

.Udii dell’acqua scorrere, dopo pochi minuti Lolita riapparve con uno straccio, asciugo con cura il pavimento poi alzò il capo e sorrise.
– Qui &egrave fatto, ma vedessi nel bagno!
La seguii, i nostri movimenti disordinati di prima avevano fatto debordare abbondantemente l’acqua che ora bagnava quasi per intero il pavimento del bagno, Lolita dopo aver tolto il tappo della vasca fece defluire l’acqua mentre a più riprese strizzava lo straccio dopo averlo passato per terra; infine tornammo in sala dove la fanciulla aperta la busta contenente i suoi abiti cominciava a rivestirsi; anch’io raccolsi i miei indumenti.
Mentre mi rivestivo mi presero gli scrupoli che da allora avrebbero seguito ogni mio amplesso con la fanciulla. Rivolsi alla giovane la domanda che dall’inizio della giornata mi assillava.
– Perché Lolita, perché tutto questo?
La giovane che era ormai quasi completamente vestita si volse a me sorpresa:
– Perche . . . cosa?
– Ho letto il tuo diario, so che non hai nessun problema a procurarti un ragazzo quando vuoi. . . divertirti, hai avuto parecchi ragazzi giovani, sicuramente più avvenenti di me, allora perché hai voluto farlo con me?

Il rossore che coprì all’improvviso il suo viso mi fece capire che avevo colto nel segno. Tentò di eludere la domanda.
– Mi andava di farlo, forse non ti &egrave piaciuto?
-Non mi hai risposto, perché? Ero deciso a venire a capo della faccenda. Lolita aveva appena finito di infilarsi le mutandine, lasciò ricadere la gonna e si sedette cominciando ad infilarsi i calzini; infine sollevò il capo e guardandomi quasi a scusarsi:
– E’ stata Irina . . . una volta le chiesi perché se la faceva con un uomo molto più vecchio di lei, mi rispose che i giovani non hanno fantasia, sempre la stessa cosa . . . le stesse posizioni mentre con un uomo maturo &egrave diverso, hanno esperienza, se vuoi godere veramente devi prenderti un uomo di una certa età mi disse, fanno delle cose che i ragazzi non osano, sanno come farti divertire a letto, sono più . . . più . . .
– Più cosa? Ero deciso ad andare a fondo, lei mi guardò come si guarda un ritardato mentale infine sbottò:
– Sono più . . . porcelli, ecco, adesso lo sai!
Finalmente conoscevo la ragione dell’interessamento di quella singolare ragazza, dopo essersi introdotta a casa mia aveva deciso di provare se quanto detto dalla sua amica corrispondesse al vero, avevo fatto da cavia! Intanto Lolita aveva terminato di allacciarsi le scarpe, infine vestita di tutto punto, raccolse i vestiti comperati alla festa.
– Questi non posso portarmeli a casa, li metterò da te se usciamo ancora, me li puoi tenere zietto?
Feci di sì meccanicamente Lolita si alzo sulla punta dei piedi e mi diede un bacio.
– Vado zietto, ci rivediamo lunedì. E se ne andò lasciandomi interdetto.

Avrei intenzione di continuare il racconto, posso oppure ho urtato la pruderia di qualche lettore?
Roca

I giorni che seguirono furono per me una vera e propria luna di miele, Lolita libera da impegni scolastici trascorreva da me intere giornate. Non facevamo sempre all’amore anche se la giovinetta mi provocava in continuazione. Era nuda che si metteva appena entrava in con le provviste per la giornata e il vedere la sua figurina aggirarsi senza che nulla coprisse le sue grazie mi metteva addosso una voglia che trattenevo per riguardo alla sua giovane età.
Ma presto mi abituai, benché fosse per me molto difficile resistere alle tentazioni che mi dava la vista di quel corpicino acerbo, riuscii a contenere i nostri slanci amorosi a uno, massimo due rapporti giornalieri.
Solo facendo le pulizie metteva un grembiulino ma era peggio per la vista che offriva quel culetto rotondo, rideva soddisfatta quando mi vedeva col membro teso.

Durante il pasto la sua conversazione verteva quasi esclusivamente sul sesso, era quello il suo pensiero dominante. Dopo aver lavato i piatti correva in bagno, poi in camera da letto da dove mi chiamava ‘per giocare’ diceva lei. I giochi consistevano in toccamenti, carezze, baci ma dopo non molto non riuscivo più a negare il mio pene, i suoi bocchini divennero un’abitudine alla quale mi era impossibile resistere tanto erano dolci quelle labbra, la ricambiavo trastullando la passerina che lei manteneva aperta con le dita mentre la leccavo mandandola in estasi.
Ma era nei giorni dove era libera dalle incombenze domestiche che mi era veramente difficile resistergli.
In quei giorni dopo un primo rapporto mi trascinava in bagno e riempita la vasca (non come quel giorno!) vi entrava insieme a me rimanendo poi con i sessi uniti in lenti movimenti anche per più di un’ora.
Anche lì la sua lussuria le dettava posizioni diverse: seduta con le gambe sollevate posate ai lati del mio collo, il sedere fra le mie cosce, si aggrappava con le braccia al bordo della vasca e muovendosi avanti e indietro si infilava sul membro con gridolini gioiosi, oppure pancia in giù le gambe aperte sopra il bordo, si faceva penetrare in quella posizione ed era allora che mi beavo della visione dell’ano delicato e roseo che altrimenti non avrei mai osato guardare, immaginando come sarebbe se il mio membro lo aprisse affondando in esso invece di scorrere appena sotto, ma mi trattenni dall’esprimere a Lolita questo mio pensiero.
Poi quasi insensibilmente le cose cambiarono; un giorno non venne adducendo una scusa, un’altro giorno si limitò a fare le pulizie senza spogliarsi com’era sua abitudine, facevamo all’amore sempre più di rado ma il più delle volte se ne andava con un bacio fugace. Quando finalmente chiesi spiegazioni sbottò:
– Non posso mica rimanere sempre chiusa con te!
– Ma. . . fino a qualche giorno fa ti piaceva. . .
– Adesso non più, non mi porti mai da nessuna parte!
Cominciarono così le nostre gite; il periodo estivo era il tempo delle feste padronali nei vari paesi, accondiscesi a portarla, salvo poi a temere per tutto il tempo che qualcuno di mia conoscenza mi vedesse in compagnia di quella ragazzina vestita in modo tanto succinto. Fremevo sorprendendo le occhiate maschili che la divoravano. Più di un ragazzo tentò di abbordarla salvo poi a ritirarsi confuso accorgendosi che la fanciulla era in compagnia dell’uomo maturo che camminava a qualche passo da lei.
Lolita, era felice del desiderio che suscitava negli uomini, al ristorante mi sorrideva conscia dell’ascendente che aveva su di me. Ritornati a casa mi ricompensava concedendosi con lo stesso slancio dei primi giorni.

Quegli amplessi erano diventati una droga di cui non potevo fare a meno! Quasi ogni giorno mi sottoponevo alla tortura di vedere la mia amata concupita, poi successe il fatto che cambiò il mio rapporto con Lolita e diede una svolta alla mia vita.
Ero entrato da un tabaccaio per comperarmi le sigarette, vidi attraverso la vetrina un giovane avvicinarsi, parlarle, poi allontanarsi insieme a lei. Uscii a precipizio in tempo per vedere la giovinetta salire dietro al ragazzo su un motorino.
– Vado a fare un giro con lui, aspettami zietto!
Con un cenno della mano partì le cosce al vento, il sederino semi visibile per la mini che era salita nel mettersi cavalcioni.
Cosa potevo fare? Mi sedetti nel dehors di un vicino caff&egrave e aspettai col cuore in tumulto; dopo un’ora riapparve, scese da motorino, si aggiustò la mini dando modo agli avventori di vedere la peluria del suo pube prima che senza fretta tirasse i bordi dell’esiguo indumento.
– Scusa per il ritardo zietto. . .
Prima di fare qualche sproposito afferrai la sua mano e la trascinai alla macchina. Durante il ritorno nessuno dei due parlò, arrivati a casa l’aggredii bruscamente:

– Si può sapere dove sei stata?
– Te l’ho detto, a fare un giretto, faceva così caldo. . .
– Per tutto questo tempo? Cos’hai fatto sgualdrina, cos’hai fatto?
La parola mi uscì senza che mi rendessi conto del suo significato. Lolita rimase senza fiato, infine arrossì.
– Sgualdrina me lo lascio dire solo mentre faccio all’amore, ma se la pensi così. . . Vuoi proprio saperlo? Mi sono fatta scopare e. . . ci ho provato gusto, ecco!
I suoi occhi mi sfidavano, dovetti trattenermi, poi con sguardo sfavillante riprese:
– Non sono di tua proprietà sai? I soldi che mi dai me li guadagno quindi sono libera di fare quello che mi pare, di scopare quando mi va e con chi mi va! Domani vado in gita, spero che per lunedì ti sia passata!
Si sbarazzò rabbiosamente dei vestiti e delle scarpe che le avevo regalato e nuda corse in camera da dove ritornò con i suoi abiti di sempre, era già sulla porta quando la chiamai:
– Lolita, aspetta!
Quasi avevo implorato, ma ormai aveva sbattuto la porta.

Mi aggirai sgomento per la stanza raccogliendo mestamente da terra i vestiti che aveva gettato, li piegai con cura, li riposi. . . La casa era diventata all’improvviso soffocante, uscii in macchina guidando senza meta, mi fermai in una trattoria dove cenai senza appetito. Ritornato a casa telefonai a Marta, la donna che avevo trascurato per Lolita.
– Toh, sei ancora vivo? Chiese con sarcasmo.
– Possiamo vederci. . . magari domani?
– Non é possibile!
– Dopodomani?
– Neanche! Oggi che giorno é, martedì? Possiamo fare domenica, mi porti al ristorante? Se si, passa a prendermi alle undici, va bene?
– Senti Marta. . . Ma aveva riattaccato!
All’improvviso mi accorsi delle mie follie di quei giorni, mi aggrappai al pensiero che almeno lei, Marta, mi era rimasta. I giorni trascorsero lenti, non volevo rimanere solo, gli amici della bocciofila mi accolsero chiedendomi dov’ero stato, risposi che ero stato febbricitante e in parte era vero, cos’era la mia infatuazione per Lolita se non una febbre malsana?

La domenica successiva suonai alla porta della donna, Marta era pronta per uscire, il suo saluto caloroso mi rincuorò facendomi dimenticare la perfida giovinetta.
Erano due mesi che non la vedevo, la guardai come si guarda un amico che si &egrave ritrovato. Non era cambiata Marta ma ora sembrava più bella! Finalmente ero con una donna vera, il tailleur azzurro faceva risaltare i capelli fulvi, modellava le sue forme piene, da donna matura, dai seni rigogliosi che gonfiavano la camicetta, le anche armoniose, la vita ancora piacevolmente stretta. Guardai il suo incedere elegante mentre seguiva il cameriere al tavolo che avevo prenotato.
Ci sedemmo, lei si guardò attorno poi riportò gli occhi su di me. Il vederla sorridente mi fece dimenticare la ragazzina, era la prima volta che la portavo fuori, me ne rammaricai perché la sua presenza illuminava l’ambiente nel quale eravamo. Improvvisamente mi accorsi di quanto quella donna fosse importante per me, strinsi la sua mano attraverso il tavolo.
– Sono contento di vederti! Dissi con slancio.
– Davvero? Stavi per perdermi lo sai?
– Non ti ho persa vero?
La voce tradiva la mia emozione mentre lo chiedevo.
– Non lo so. . . dipende!

Il cameriere arrivò per prendere le ordinazioni, quando si allontanò non sapevo cosa dire, mi sentivo terribilmente in colpa, finalmente mi feci coraggio.
– Dipende da che cosa?
– Non ora. . . ne parliamo dopo, a casa!
Arrivarono le portate, Marta mangiò con appetito parlando delle cose che sogliono dire le donne, l’ascoltavo appena, ma mille pensieri si affacciavano alla mia mente: aveva saputo di Lolita? Forse qualcuno le aveva riferito di avermi visto con la ragazzina? Mangiai anch’io, accorgendomi appena di quello che mettevo in bocca, rispondendo alle sue domande a sproposito!
Finalmente l’accompagnai a casa paventando la spiegazione che sicuramente avrei dovuto darle. Una volta chiusa la porta, la donna mi fronteggiò come se dovesse aggredirmi con mille domande, invece la sua bocca si atteggiò in un sorriso ironico.
– Aspettami! Ordinò.
Scomparve nel corridoio, udii la porta di quello che sapevo essere il bagno chiudersi, poco dopo la porta della sua camera. . . finalmente comparve.

Trattenni un’esclamazione! Indossava un negligé di seta rossa che lasciava le gambe interamente scoperte, trattenuto alle spalle da due striscioline sottili e una scollatura che mostrava buona parte dei seni rotondi. Si rannicchiò sulla poltrona nera e si girò appoggiando le mani su un bracciolo, il gesto fece risalire l’indumento scoprendo in parte il sedere che nonostante l’età aveva conservato la forma e la bellezza che doveva avere in gioventù.
– Avvicinati! Disse.
Appena fui accanto, si raddrizzò e con gesti precisi mi sfilò la giacca, poi attaccò la cravatta.
– Sei sorpreso? Quando mi hai telefonato il mio primo pensiero é stato quello di mandarti al diavolo, ma tengo troppo a te. Allora mi sono chiesta: Cosa può fare una donna per conservarsi il suo uomo, strapparlo alla puttanella che l’ha irretito? Perché é così vero? Hai trovato una troietta, giovane magari. . .
– Cosa dici. . . non é così, te l’assicuro!
Mi stava sbottonando la camicia disfacendo i bottoni ad uno ad uno, apparentemente talmente assorta da non guardarmi neanche, con i gesti che hanno le mogli coi loro mariti. Mentre leggermente china la tirava per sfilarla dai pantaloni vidi quasi per intero i suoi seni, erano molto più belli di quanto ricordassi. Imprecai dentro di me, come avevo potuto? I polsini come sempre accade fecero perdere a Marta un po di tempo, sollevò su di me gli occhi nei quali non lessi rimprovero alcuno.

– E’ così, hai trovato una ragazzina ne sono sicura! Oggi sono così disinibite che non ti biasimo neanche vedi? Ho pensato a questo mentre mi telefonavi e. . . ho deciso di fare di tutto per riconquistarti!
La camicia cadde a terra, la donna si era fermata guardandomi con occhi sfavillanti, riprese a parlare armeggiando con la cinta.
– Ho noleggiato delle cassette, si, dei films porno. C’é molto da imparare a guardarli, all’inizio mi faceva senso quello che facevano quelle ragazze, poi non più e . . . ho imparato! Ho capito che per combattere una puttanella devo essere più puttana di lei! Non é difficile, basta lasciarsi andare. Ho preso appuntamento con l’estetista, ho inventato una scusa ma non era necessario, la mia richiesta non l’ha sorpresa per niente; vedrai il risultato del suo lavoro! Ah ecco fatto, giù i pantaloni!
Me li abbassò, abbassò anche i miei boxers, nel farlo appoggiò il viso contro il mio petto solleticandomi coi capelli. Completai io stesso la sua opera sfilando il tutto dalle mie gambe, mi tolsi le scarpe, i calzini. . .
Marta si era seduta e volta verso di me prese il mio pene. Ero rimasto talmente sorpreso dalle sue parole che non ero neanche in erezione ma nelle sue calde mani cominciò a distendersi, a gonfiarsi; lei vi avvicinò la bocca.
– Marta. . . cosa fai, no. .
.
Ma appena lo prese mi rilassai incantato dalla dolcezza delle sue labbra. Bastò che le facesse scorrere una, due volte perché il sangue fluìsse nel membro facendolo tendere, mi abbandonai alle sensazioni che mi dava la mia dolce compagna senza il disagio che provavo con Lolita quando ero nella sua bocca.
Era una donna vera quella che mi sbocchinava facendo scendere lentamente le labbra lungo il membro, risalire mostrandolo luccicante della sua saliva, scendere ancora, risalire, le sue mani accarezzavano l’interno delle mie cosce, palpavano i miei testicoli, li spingevano insieme al pene come per aiutarlo ad entrare nella sua bocca.
– Marta. . . sei meravigliosa!
Lei lo lasciò, rideva contenta mentre si chinava, sentii che lambiva i miei testicoli vi apriva la bocca, li prendeva ad uno ad uno, li aspirava poi faceva risalire la lingua lungo gonfiore del condotto guardandomi con occhi ridenti e raggiunto il glande vi calava la bocca e avanti e indietro, mi venne istintivo muovere le reni.
La testa fulva si fermò lasciandomi scorrere, vidi la sua mano scendere, sollevare la seta rossa sul suo ventre, le sue gambe aprirsi, la mano scivolare fra di esse, muoversi. . . Lasciò che scostassi la sua mano ma quando la mia superato il boschetto scuro incontrò la pelle nuda, lasciò il membro e rise come chi ha fatto una sorpresa.

– Si amore. . . l’ho fatto per te, per dartela liscia!
– Ohhh. . . Esclamai passando la mano su quel monticello, le dita nell’umidore delle sue carni. Rise soddisfatta.
– La ragazza dell’istituto dice che é una delle più belle che abbia mai depilato, in molte le grandi labbra si irritano sotto il rasoio, altre hanno le labbra vaginali irregolari. Le mie sono perfette, integre come quelle di una pulzella.
Volli spostarmi ma lei me lo impedì, fece sobbalzare il pene picchiettando la lingua sul punto sensibile sotto il glande, vide la goccia apparsa in cima, la catturò con la lingua poi incappucciò l’intero membro, le sue mani fecero scendere le spalline liberando i seni, protendendo il busto li aprì al pene poi premette le mammelle con le mani lasciandomi scorrere nella loro morbida valle.
Questa era una cosa che Lolita non avrebbe mai potuto fare, i seni premuti uno contro l’altro avvolgevano morbidamente il membro lasciandolo scivolare; Marta gli occhi nei miei occhi guardava con quanta libidine muovevo le reni mimando il coito, partecipandovi come se anche lei provasse piacere, una forte eccitazione la provava sicuramente a giudicare dai capezzoli cupi fieramente eretti, dalla bocca socchiusa in un sorriso mesto come una devota che fa un’offerta, erano i suoi seni che mi offriva caldi, eccitanti. . .

– Ohhh Marta. . .
La mia esclamazione allargò il suo sorriso, distolse gli occhi per portarli sul membro che appariva e scompariva fra i globi premuti, Chinò il capo per ricevere con la lingua l’apparire del glande, rallentai per dar modo alla donna di lambirlo a suo piacimento ma non bastava! Sollevò le mani, ora la cappella poteva ricevere l’umida carezza delle sue labbra ed era bellissimo! Spinsi a fondo fermandomi quando entrò nella sua bocca.
– Cara. . . cara. . .
Spostò la bocca su uno dei suoi seni, vidi la sua lingua muoversi sull’aureola bruna, lambire il capezzolo poi le labbra chiudersi su di esso, aspirarlo con un rumore bagnato, passò ancora a suggere il mio glande, poi l’altro suo capezzolo. . . Quando lo lasciò le sue guance erano lievemente imporporate.
– Ti piace? Sono abbastanza puttana?
– Nessuna ha mai fatto quello che mi fai tu, sei una puttana, si, una splendida puttana! Il suo sorriso si allargò come se avesse ricevuto un complimento.
– Aspetta, non hai visto tutto!
Le sue mani lasciarono i seni e ghermendomi dietro le cosce mi attirò tutto nella sua bocca aprendola larga mentre avanzava il viso, chiudendo le labbra nell’arretrarlo, le sue guance si incavarono, mi sentii aspirato, succhiato. Il piacere salì rapidamente, divenne talmente forte che arretrai quasi spaventato.
– Marta. . . oh Marta basta! Voglio la tua fica!
– E io voglio dartela, vieni amore!
Mentre mi spostavo la vidi sollevare le ginocchia aprendo larghe le gambe. Mi inginocchiai davanti a lei. . . cielo com’era bella quella fica, la passerina di Lolita era un bocciuolo mentre quello che avevo davanti era un frutto maturo ben più appetitoso!

. Eccola, ti piace?
Il viso che vedevo fra le rotondità dei seni sorrideva ansioso di conoscere il mio responso. Se quello era un sesso femminile, mi accorsi di non averne ancora mai visto uno, tanto era bello nella sua totale nudità. Il triangolo bruno che ornava il pube terminava alla congiunzione delle labbra spesse mettendo in risalto le carni di un rosa acceso.
Solo le labbra sottili erano cupe e sporgevano sotto la clitoride in due lobi aperti mostrando il fondo liscio, luccicante e declinavano con due curve deliziose fino a bordare l’apertura misteriosa e dischiusa del suo grembo. Al di sotto, le natiche si dividevano in due globi nella cui ombrosità intravidi il bottoncino bruno dell’ano. Le cosce forti e lisce, bellissime, erano divaricate al massimo come se la donna non volesse nascondere nulla della sua intimità; ne fui incantato ma anche intimorito.
– Si, &egrave stupenda!
La donna rise soddisfatta, la sua mano scese come a coprirla poi le sue dita si aprirono in una lenta carezza allargando le labbra grassottelle facendo emergere maggiormente le labbrette scure e la cresta della clitoride, le mosse con un movimento circolare, le dita facevano flettere i lobi che subito si raddrizzavano turgidi, premevano la clitoride. . .
– E io voglio farmela baciare!
La mano si ritirò sul vello, le dita aperte ai lati della clitoride tesero la pelle facendo risaltare la cresta che sporgeva insieme alle labbrette socchiuse. Era un invito! Appena avvicinai il viso l’altra mano scompigliò; i miei capelli, poi la sua voce:

– Non te l’avevo mai chiesto perch&egrave pensavo che spettasse all’uomo prendere l’iniziativa ma ora sono una puttana e . . . una puttana può ben dare la passera da leccare!
Il suo viso era fortemente arrossato, gli occhi umidi come se stesse per piangere contrastavano con le sue parole. Avvicinai le labbra inebriato dal profumo pregnante del bel sesso, sfiorai le labbra sottili’
Chiuse gli occhi, sentii le sue carni fremere al contatto della mia lingua poi la donna volse il capo e la guancia contro lo schienale prese a sospirare:
– Oh ti volevo. . . ti volevo. . .
Le sue parole erano un lamento; chi non ha mai reso all’intimità di una donna l’omaggio che stavo tributando a Marta non può capire quello che stavo provando. Lo devo a Lolita se riuscivo a strappare alla mia amante i sospiri dolcissimi che udivo, ma la fica della mia amante era ben diversa dalla passerina della fanciulla, la gioia che provavo era priva della vergogna che avevo nel leccare la fichetta della ragazzina e anche la libidine che sentivo nel pene era diversa.
Ben presto la donna prese ad offrirsi, sollevò il bacino quando mi soffermai a picchiettare l’estremità sporgente e dura della clitoride. Le mani che avevo passato sotto il suo sedere la mantenevano sollevata permettendomi di esplorare l’intero sesso e quando mi immergevo nella vagina era la bella ad imprimere al bacino degli scatti per darsi alla lingua come se fosse un pene.

Gli umori della sua eccitazione entrarono nella mia bocca, ne gustai il sapore particolare poi i miei baci si fecero voraci facendomi chiudere le labbra sulla cresta spessa e tesa aspirandola, picchiettandola. La donna in visibilio fece scendere le dita divaricandole per aprirsi la vulva donandola interamente alla mia lussuria esprimendo il suo piacere con grida di gioiosa esaltazione.
Si sollevo maggiormente, oh la lussuria cosa fa fare! La mia lingua scese superando l’apertura vaginale, il liscio ponte pelvico venendo accarezzata dalle natiche socchiuse, Marta si irrigidì sentendola sull’ano ma gia esploravo la delicata rosellina percependo le pieghine che l’attorniavano.
– Ahhh smettila. . . non così. . . no. . .
Tiro i miei capelli facendomi lasciare il conturbante bottoncino ma ormai nulla poteva fermare la mia libidine, risalii come se lambire quelle carni fosse il solo modo che avevo di placare la mia lussuria. Marta si lamentava con una voce che non le conoscevo, fece scendere entrambe le mani ai lati del suo sesso per premere l’interno delle cosce, spalancarle, offrendo la fica all’oscena esplorazione della mia lingua.
– Ohhh cosa mi fai. . . mhhh mi fa godere. . . mi fa godere. . .
Le sue parole erano musica per le mie orecchie, uno stimolo per la lingua che danzava risalendo le carni accese, malmenando la clitoride che trovai maggiormente ispessita, le piccole labbra più turgide. . .
– Ahhh. . . no. . . no. . .
Ero nuovamente fra le sue natiche gioendo delle proteste che non corrispondevano alla volontà della donna perch&egrave rimase aperta all’indiscreta esplorazione dei glutei caldi, dell’ano contratto.
– Perché no? Le puttane si lasciano fare tutto!

Subito mi pentii delle mie parole e la guardai in viso. No, non l’avevo offesa perch&egrave mi fissava con un sorriso che la sua eccitazione e il suo piacere rendevano ambiguo.
– Mhhh. . . l’estetista disse che in genere le donne si fanno depilare anche fra le natiche, che non mi sarei pentita. . .
– Si, fra le natiche hai la pelle liscia come quella della tua fica.
– Oh amore. . . sapessi la voglia che mi hai messo!
– Anch’io ho tanta voglia. . .
– Allora scopami. . . sono pronta!
Si, era pronta! Le gambe spalancate, i piedi ciondolanti; la fica lubricamente aperta era un richiamo al quale non potevo più resistere.
Mi protesi sul corpo riverso agganciando le sue gambe alla piega delle ginocchia, poggiai le mani ai lati del suo busto respingendole, piegando in due la donna e in quella posizione entrai in lei scivolando nella vulva aperta, nella vagina grondante di umori.
La donna già gemeva il suo piacere guardandomi con le guance accese, l’espressione di dolce sorpresa sulle labbra socchiuse, gli occhi spalancati larghi si chiudevano appena all’immergere del membro, si riaprivano accennando a chiudersi quando affondavo ancora.
Le sue mani avevano lasciato le cosce, si spostarono a torturarsi i seni, fermandone l’ondeggiare per tirarsi i capezzoli, facendoli allungare per poi porgerli alle sue labbra sollevando le mammelle
.
Quel gesto tanto sconvolgente era riscattato dal godimento che saliva in entrambi, la vista della lingua che passava sui bottoncini cupi, la testa innaturalmente piegata non appariva oscena perch&egrave giustificata dalla sete di piacere della donna. Vedendomi avvicinare il viso smise di leccarsi per porgermi la lingua, lambendo la mia come se cercasse il sapore di cui era pregna.
Era bellissimo scopare la mia dolce compagna gioendo del calore che trovavo nel suo ventre, scivolando in una vagina che la sua eccitazione rendeva carezzevole al membro. Oh le sensazioni che provavo nel picchiare l’alto delle cosce contro il bel culo, vedere i seni generosi ondeggiare ad ogni mio immergere ora che mi ero sollevato per bearmi del suo corpo, del suo viso in estasi.
Lei stessa aveva nuovamente agganciato le gambe per mantenersi spalancata, per sentire il cazzo in tutta la sua lunghezza. La sua bocca era aperta come in una risata ma erano dei gemiti quelli che uscivano modulati dal piacere che le dava il membro, guardava i movimenti che facevo, l’espressione del mio viso, ansiosa di cogliere il mio godimento.
– Mhhh. . .me la stai facendo godere. . .
– Tu stai facendo godere il mio cazzo!
– Ah haaa. . . é bellissimo. . . voglio sentirti godere dentro!
E’ straordinario le cose che si dicono nel piacere, le parole perdono la loro oscenità, sono sublimate da quello che la donna e l’uomo provano nel donarsi interamente, Marta me lo stava insegnando e da lei avrei imparato ancora molto, trovai naturale la sua richiesta.

– Si. . . oh si. . . fra poco. . .
– No. . . ahhhh subito. . . oh sto venendo! Ahhh. . . dammelo. . . adesso amore. . . ahhhh. . . adesso. . .
Con un lungo fremito si mosse con piccoli scatti sollevando e abbassando il bacino, ondulando, facendosi ondeggiare il membro nel ventre mentre inseguivo il suo piacere penetrandola furiosamente gioendo dei lamenti che uscivano ininterrotti dalla sua gola mentre nel pene saliva un godimento che divenne inarrestabile.
– Ahhh si cara. . . si. . . ecco. . . ohhh prendi. . . prendi. . . ahh! ! !
Il viso della donna si illuminò sentendosi irrorata, si mosse sollevandosi, le pulsioni del suo orgasmo massaggiarono lungamente il pene rendendo il mio piacere e quello della donna immensi.
Adesso che era finito ci guardavamo con espressione quasi smarrita, entrambi sorpresi di aver goduto tanto e insieme! Non dicemmo nulla, non ve n’era bisogno, aiutai la mia amante ad alzarsi e abbracciati andammo al bagno.
Il caldo e gli sforzi amorosi mi avevano reso grondante di sudore, fu con piacere che entrai insieme alla mia bella nella doccia, lasciando fluire su di noi il getto ristoratore.
Continua

Più tardi sul suo letto Marta si accoccolò contro di me posando il capo sul mio petto, parlò senza guardarmi.
– Ti sta facendo girare l’anima? Chiese.
– Chi?
– Lo sai, la ragazza per la quale vuoi lasciarmi, ti va di parlarne?
Accarezzai la sua schiena, era eccezionale Marta nella sua intuizione, le sue premure mi avevano quasi fatto dimenticare Lolita. Si, volevo parlarne come se il farlo potesse guarire la mia infatuazione.
– Non é neanche una ragazza! Dissi, al suo sguardo preoccupato aggiunsi:
– E’poco più di . . . Non mi lasciò terminare.
– Oh. . . sono le più pericolose! Si fa scopare? Chiese fissandomi.
– Si. . .
– E. . . com’é? Chiese ancora.
– E’ capricciosa, perfida e . . . priva di pudore!
– Capisco e . . . non riesci a lasciarla?
– Lo vorrei ma. . . é come essere stregato! Ti prego,aiutami!
– Vorrei ma. . . devi farlo tu. Io posso solo cercare di fartela dimenticare come oggi. . . un poco ci sono riuscita vero?
– Si, mentre facevamo all’amore c’eri solo tu!
– Ci sono ancora se vuoi. . .
– Marta, sei meravigliosa, lo voglio!
La mano che muoveva sul mio petto scese, la sentii farsi graffiante sul mio ventre. La sua bocca ricoprì la mia, si aprì alla lingua che spinsi, subito catturata da labbra morbidissime, aspirata in profondità, succhiata voluttuosamente. Era come se tutto me stesso venisse attirato nella sua bocca, Lolita non esisteva più, contava solo Marta con la sua bocca dolcissima, il suo corpo morbido e sodo allo stesso tempo.

Venne sopra di me allungandosi, strusciando languidamente il ventre sulla mia verga, i seni sul mio petto, aspirai la sua lingua mentre le mie mani scesero lungo la sua schiena, si chiusero sulle sue natiche, muovendola fino a sentire l’umidore della vulva sopra il mio pene.
Bevetti i suoi sospiri, fremette nel sentire la mia verga irrigidirsi, si mosse finché la trovò dura, allora si sollevò sulle braccia, aprì le gambe per permettere alla mano che aveva passato dietro di lei di prendere il pene, sollevò il ventre per presentarlo alla morbidezza del suo sesso, lo mosse. . .
Gli occhi nei miei, arretrò strisciando, sospirai al calore che avvolse lentamente il mio membro finché fu tutto dentro di lei.
– Amore. . . sei nella mia pancia, ora lasciati andare!
Guardandomi intensamente raccolse le ginocchia e puntandole sul letto si mosse avanti e indietro, avanti e indietro. Era bellissimo subire la dolce carezza della vagina calda, umida, vedere i suoi seni oscillare come frutti pronti ad essere colti, la donna vide il mio sguardo e venendo in avanti me li porse fermandosi per permettere alle mie labbra di chiudersi su una punta, la sua espressione si fece tenera quando aspirai il capezzolo, sospirò, chiuse gli occhi sentendo lingua danzare sul tenero bottoncino.
Lo lasciai che era duro, teso, mi porse l’altro seno abbandonandolo alla tortura della mia lingua finché non lo sottrasse. Arretrò chinando il capo strisciando i seni duri sul mio petto, muovendoli cercando i miei capezzoli coi suoi capezzoli umidi.

Benché fossi io dentro di lei, era Marta che mi stava possedendo! Era stupendo sentire quel corpo sodo muoversi su di me, le mie mani sulle sue reni accompagnavano i movimenti del bacino, il suo ondulare nel prendere il membro facendomi percepire il ritmico stringersi della fica poi la lunga carezza e il calore della vagina.
La sua bocca fu nuovamente sulla mia, la sua lingua. . . Perché racconto tutto questo? Nessuna parola potrebbe descrivere quello che provavo, non era solo piacere sessuale benché il pene fosse morbidamente sollecitato, era un’estasi dovuta alla consapevolezza di essere tutt’uno con la mia donna, di godere delle stesse emozioni.
Le mie mani scese alle sue natiche le accarezzavano adagio separando i bei globi, le dita ne seguivano il solco caldo, liscio, sfioravano l’ano per toccare il membro conficcato nella vulva aperta come una bocca. Mossi le reni entrando e uscendo dal suo ventre, felice di sentire gli umori della sua eccitazione bagnare le mie dita.
La bocca sulla mia esprimeva il suo gradimento al mio muovere, anche lei si muoveva venendo incontro al membro accarezzando con le cosce aperte i miei fianchi.
Rantolavo per il piacere che lasciavo salire affondando sempre più rapidamente nella vagina accogliente, sbattendo il mio pube contro il suo per sentire contro i testicoli la morbidezza della fica nuda.
Si raddrizzò sedendosi impalata su di me guardandomi con espressione quasi dolorosa. Prese a cavalcarmi ritmicamente poggiando le natiche socchiuse sui miei testicoli, lamentandosi apertamente ma continuando a far salire e scendere nel suo ventre il pene il cui piacere aumentava, aumentava. . .
Sorridendo con aria estasiata continuò ad andare su e giù con movimenti languidi da cavallerizza accarezzandosi i seni con movimenti avvolgenti, tirandosi i capezzoli, pizzicandoli quasi che il dolore facesse aumentare il suo piacere; il mio stava raggiungendo il culmine quando la donna si fermò.

– Mhhh. . . stavo per venire lo sai?
Anche il mio piacere stava per esplodere, si chinò alitando sul mio collo il suo affanno, sentii attorno al membro le pulsioni del suo imminente orgasmo poi mentre la donna si riprendeva mossi adagio le reni.
– Aspetta amore! Ordinò.
Aveva sollevato il capo e mi guardava con un sorriso particolare, Si protese sul mio viso offrendomi la lingua, muovendola contro la mia languidamente. Sentii il membro uscire dalla sua calda guaina, sentii la sua mano che lo prendeva raddrizzandolo appena, sentii la morbidezza delle natiche fresche che il glande separava venendone accarezzato. . .
– Marta. . .
– Non dire nulla amore. . . non dire nulla!
Il calore bruciante che sentivo sulla punta del glande era l’ano che la donna premeva muovendo adagio il bacino, tenendo ferma la verga con la mano. Continuando a fissarmi impresse al bacino delle spinte brevi ma decise trattenendo il fiato quasi spaventata dal turgore che piano piano allargava lo stretto suo pertugio, respirò poi spinse più forte, si fermò, spinse ancora e ancora respirando affannosamente.
Si lamentò sentendosi aprire, era incredibile eppure la donna stava introducendosi nelle natiche il mio cazzo, Già il glande aveva superato la barriera dell’ano poi l’inizio dell’asta fu nel caldo delle sue interiora, continuò a spingere arretrando finché i testicoli entrarono nei suoi glutei. Solo allora si fermò guardandomi con un sorriso mesto poi davanti alla mia espressione di incredulità ricoprì la mia bocca con la sua baciandomi languidamente.

– Ohhh Marta. . .
– Si amore, sei nel mio sedere. . . E’ il mio modo di dirti che sono interamente tua!
Mi baciò ancora guaendo debolmente mentre imprimeva al bacino dei movimenti lenti avanzando e arretrando sull’asta di carne.
Era con una sorta di fierezza che mi guardava continuando a farmi sentire lo sconvolgente calore delle sue interiora e la carezza particolare dell’ano in movimento.
– Prima mi vergognavo, ora non più. . . ohhh mi piace essere allargata dal tuo cazzo! Un po mi ha fatto male. . . ahhh é talmente grosso! Ma ora. . .
– Cara. . . ahhh non avevo mai. . .
– Lo so. . . ahhh neanche io l’avevo mai fatto ma. . . é bellissimo! La senti sul tuo ventre la mia fica? E’ aperta come se lo baciasse!
Non guaiva più nel baciarmi, si, la sentivo la fica umida scivolare sul basso del mio ventre come una bocca salivante, i lamenti che la mia bocca soffocava erano di piacere, io sospiravo per l’anello di carne che muovendosi sposava la forma del membro stringendolo morbidamente. Mi abbandonai alle sensazioni che mi dava essere nel suo culo, la sua pelle che strisciava sulla mia nelle ondulazioni che la donna imprimeva al corpo senza lasciare la mia bocca, ai seni duri che muoveva sul mio petto, alla lingua che accarezzava la mia. . . Sentendomi rantolare Marta sollevò il viso.
– Godi amore. . . dimmi, godi?
– Ohhh si. . .

Si sollevò del tutto, il cazzo salì completamente nelle sue viscere, sentivo le sue natiche aperte sui miei testicoli, cercò dietro di se le mie gambe, aspettò che avessi sollevato le ginocchia per poggiarvi la schiena poi raccogliendo i piedi ai lati dei miei fianchi, si sollevò facendosi uscire quasi del tutto il membro, si sedette. . .
Era bella la mia donna mentre si impalava facendo ballonzolare i seni simili a grosse mele, i capelli ondeggianti, l’espressione di dolce sofferenza che dà il piacere, poi vedendo la mia espressione alterarsi si inclinò di fianco poggiando la mano sul letto continuando ad andare su e giù poi si fermò a mezz’asta . . . l’altra sua mano al limite dei peli tirò la pelle per mostrarmi il sesso nudo.
– Guardala la mia fica. . . mhhh é tutta bagnata, vedi?
Oh era bella, anche se la presenza che aveva nel culo respingendo il ponte pelvico la faceva apparire più corta, ma l’apriva lasciando vedere la carne rosata, al di sotto la curva deliziosa delle natiche si alzava e si abbassava mostrando l’ano che il membro in parte trascinava facendolo protendere e rientrare insieme alla verga che appariva e scompariva.
Il godimento che saliva nel mio pene si stava facendo irresistibile, ora le sue dita si muovevano sulla clitoride in movimenti circolari facendo oscillare i lobi turgidi della bella fica, i movimenti della donna si fecero più lenti, faticosi, ma continuava a muoversi, a impalarsi ansimando, gemendo. . .

Il mio piacere stava per raggiungere la vetta, passai le mani sotto le sue natiche a sostenerla e muovendo le reni fui io ad penetrarla salendo e scendendo nel suo culo con un cazzo prossimo all’orgasmo.
Continuò a malmenarsi la fica che le sue dita massaggiavano insieme alla clitoride, alle labbra scure, piccole grida uscivano dalla sua gola ad ogni salire del membro, si fecero acute. . . Sentendo il suo piacere imminente cercai il mio entrando e uscendo dai suoi glutei con colpi che la facevano sobbalzare, ondeggiare i suoi seni.
Poi non capii più nulla, presi ad penetrarla brutalmente ansimando per lo sforzo, rantolando per il godimento. . . Marta gridò, anch’io gridai nell’eiaculare.
– Ahhh godo. . . ah prendi. . . ahhh. . .
– Si amore. . . ahhh si. . . si. . . ahhh riempimi. . . riempimi. . .
Mi ero fermato estasiato dal piacere, allora fu lei ad andare su e giù sul membro sobbalzante, le strette che l’orgasmo della donna impressero all’ano non rallentarono la corsa del sedere della bella che continuò ad andare sul pene finché questo rimase duro.

Più tardi, dopo le consuete abluzioni che in Marta e in me seguivano sempre i nostri slanci amorosi, ci ritrovammo fianco a fianco sul letto a guardarci come se dopo una lunga assenza ci fossimo finalmente ritrovati.
Ora eravamo veramente amanti! Certo anche prima facevamo all’amore ma la nostra relazione era improntata dall’ipocrisia così comune alla cosi detta gente per bene! Entrambi sapevamo che il nostro ritrovarci il sabato sera aveva come unico scopo l’appagamento dei nostri sensi ma le consuetudini civili alle quali eravamo abituati ci costringevano ad addurre la scusa di una cena condita con una conversazione che entrambi ci sforzavamo di far sembrare brillante.
Ci voleva Lolita con la sua inesauribile voglia di sesso per far cadere le mie inibizioni e a Marta il timore di perdermi per rivelare in pieno la sua sensualità e ora ci guardavamo nudi dentro e fuori senza più nascondere il nostro desiderio.
– Hai ancora voglia? Chiese accarezzando il mio pene.
– E tu? Le dita che passavo nella sua vulva la fecero inumidire.
– Si, tanto ma. . . non hai appetito?
– Si, di te. . .
– Sciocco, ho preparato una torta, guarda che mi offendo se non l’assaggi!
Le dissi che avrei voluto assaggiare la pagnottella che sentivo palpitare sotto la mia mano ma la donna ridendo si sottrasse correndo in cucina, la seguii facendo ondeggiare il membro che la sua mano aveva fatto indurire.

Rise di eccitazione quando chinandosi nel prendere il dolce glielo feci sentire contro il sedere, ridendo come un collegiale che fa una birichinata, rendendole arduo apparecchiare tavola, tagliare la torta con io incollato alle sue terga che la prendevo ai seni per stringerla.
– Smettila! Piuttosto apri la bottiglia di spumante!
Marta guardava senza nascondere la sua soddisfazione nel vedere il mio pene rimanere rigido mentre aprivo la bottiglia, riempivo i bicchieri che mi tendeva.
– Elio, non hai mai fatto così, cosa ti succede?
– E’ che mi piaci immensamente!
– Più di quella ragazzina?
La domanda mi fece rabbuiare, Marta se ne accorse aggiungendo subito.
– Scusa, non volevo ricordartela!
Mi avvicinai stringendola, dai bicchieri alzati traboccò del vino che cadde fra i suoi seni, colò lungo il suo addome, il suo ventre bagnando la verga che premevo, presi un tovagliolo dal tavolo per ripulirla ma mi fermò con un sorriso malizioso.
La strinsi nuovamente strofinando la verga fra i nostri ventri bagnati di vino, dissi sfiorando le sue labbra.
– Ti netterò io. . . con la lingua!
– Anche sulla passera é finito.
– Lo so e anche sul mio cazzo. . .
Ridemmo come dei ragazzi per le implicazioni che le nostre parole comportavano, vuotammo i calici guardandoci intensamente, la mano libera scivolò lungo la sua schiena, palpò le sue natiche separandone i glutei.

– Ti piace il mio sedere?
– Si, é bellissimo!
– Mi é piaciuto darlo al tuo cazzo, quando poi hai goduto. . .
– Ma tu. . . hai dovuto masturbarti!
Arrossì nuovamente poi si staccò dolcemente porgendomi il piatto con il dolce, ci sedemmo, era molto buono, lo mangiammo senza nulla dire poi la donna spiegò:
– Volevo venire insieme a te, sarei venuta lo stesso ma. . . ci voleva più tempo!
– Non voglio più che ti masturbi!
– Ma. . . voglio ancora prenderlo nel culo il tuo cazzo!
– E io voglio dartelo, ma non dovrai più masturbarti.
– Sapessi quanto sei caro! Aspettami, faccio subito.
Corse nel bagno, accesi una sigaretta, ebbi il tempo di finirla prima che apparisse.
– C’é uno spazzolino nuovo, usa quello poi raggiungimi.
Mi lavai i denti, mi rinfrescai il viso. . . Quando varcai la soglia della camera da letto, Marta distesa stava passandosi le dita nella valle dei seni, lungo l’addome. . .
– Mi sento appiccicosa. . .
Mi inginocchiai fra le sue gambe protendendomi su di lei, il pene che si era alquanto afflosciato, alla vista di tanta bellezza riprese la sua consistenza.
– Ne seguirò il sapore. Dissi contro le sue labbra.
– Anch’io so dove trovarlo! Fece lei di rimando.

Fu per me del tutto naturale avanzare con le ginocchia aperte ai due lati del suo corpo e porgere il pene alla sua bocca e per lei fu naturale sollevare la testa per riceverlo, aspirarlo.
Tenni sollevato il suo capo mentre spingevo sotto di esso un cuscino e con lenti movimenti presi a scorrere fra le morbide sue labbra. Lei mi fermò quasi subito, le mani dietro le mie cosce, con uno sforzo avanzò con le labbra aperte poi quando il glande toccò il fondo della sua gola roteò il viso di qua e di là avanzando ancora.
Non so come vi riuscisse ma lo prese tutto, guardai allucinato il viso premuto contro il mio ventre, gli occhi che fissavano i miei con espressione di trionfo, poi le sue labbra si serrarono alla base della verga, arretrarono lentamente facendola riapparire mentre le guance incavate e la sensazione di intenso godimento mi dissero che mi stava suggendo.
E quando il viso avanzò ancora la presi dietro la testa per attirarla, il glande strisciò contro il suo palato mentre Marta roteando la bocca avanzava. Quando la sentì in fondo alla gola chiuse le labbra, le riaprì avanzando ancora, richiudendole contro i miei peli. Il calore che sentivo dentro di lei mi disse che no, non ero monco del pene ma era tutto nella sua bocca, nella sua gola persino!

Cielo come mi succhiava, era come se tutto me stesso fosse attirato nella sua bocca, lo rifece ancora.
E ancora.
Ancora.
– Oh basta Marta. . . basta. . .
Avevo lasciato il suo capo ma lei continuava ad ingoiarmi, a succhiarmi in modo sconvolgente, finalmente liberò il membro ma tese la lingua vedendo le gocce apparire dal meato, con la punta le lambì, nello staccare la lingua un filo viscido la uni ancora al glande, si allungò e infine cadde sul suo mento.
– Ecco fatto, ora non sa più di spumante. . .Mi pulirai anche tu come ho fatto io?
– Certo tesoro, so dov’é andato a finire. . .
Le cose che si dicono in amore! Sciocchezze certo, ma che la dicono lungo sull’affiatamento che non dovrebbe mai mancare in una coppia. Lolita aveva ragione, fare all’amore é un gioco, anche Marta la pensava così perché rise gioiosamente facendo sobbalzare i seni contro le mie cosce, rideva ancora mentre arretravo, sollevò le gambe aperte vedendomi chinare il viso fra di esse abbracciandole.
– Vediamo se lo trovi?
Lo trovai subito, il profumo dello spumante colpì le mie narici ma mischiato agli effluvi del suo sesso aveva acquistato in aroma e anche in sapore! La donna smise di ridere appena la punta della mia lingua entrò in contatto con le sue carni, le mani scesero all’interno delle sue cosce ad aprirle fino a poggiare le gambe sul letto, anche la sua vulva si aprì permettendomi di lambire le carni esposte in lente leccate che separavano le labbra sottili.
Si inarcò appena fui sulla clitoride, rimase sollevata finché le mie labbra rimasero serrate sulla dura protuberanza che presi a suggere insieme ai lobi sporgenti pregni del sapore del vino, le lasciai per scendere lungo le carni lisce, lo ritrovai immergendomi nella vagina diluito nei succhi della sua eccitazione.

Tentò di abbassare il bacino appena superai il pelvo ma sostenendola sotto le natiche le aprii. . .
– Lì non c’é. . . ihhh smettila!
– Invece sì!
Non era vero, protestò ancora debolmente ma già le mie mani avevano separato i bei globi di quel tanto da permettermi di spingere la lingua a stuzzicare il bottoncino duro bagnandolo abbondantemente, il mento premuto fra le morbide chiappe, il naso nell’umidore della sua fica.
Le sue proteste erano cessate, ora ondeggiava languidamente lasciando la mia lingua libera di esplorare la rosellina contratta poi fui ancora nella sua vulva, la risalii, le mie labbra serrarono ancora i lobi pulsanti, aspirandoli suggendoli. . .
Le cose che si fanno quando si é con una donna la cui voglia eguaglia la tua, supera la tua! Marta gemeva deliziata non nascondendo il suo piacere, gemette più forte allorquando la clitoride fu nuovamente nella mia bocca, ebbe dei piccoli scatti nel sentirne l’estremità succhiata, malmenata, flagellata. . .

Gli scatti divennero disordinati, sollevò alto il bacino, gridò poi lentamente si abbandonò respirando affannosamente, percepii i palpiti della sua fica, li sentii nella vagina dove mi immersi, vi ritrovai il sapore particolare del suo piacere. Era venuta! Ero felice del suo godimento, della gratitudine che esprimeva accarezzando il mio capo spingendolo a risalire il suo corpo.
Ritrovai il sapore dello spumante frugando nei suoi peli, nel suo ventre, poi su, su fra i seni che la donna ridendo premeva contro le mie guance mentre ne lambivo la valle.
Lasciò chi lambissi i bei promontori, ne incappucciassi le punte, aspirassi i capezzoli poi muovendo di qua e di la il busto mi schiaffeggiò con le mammelle dure, nuovamente eccitata e pronta!
Sospirò nella mia bocca muovendo la lingua poi la sua mano sotto il mio ventre prese il pene guidandolo fra le cosce. Sollevai il viso per guardarla mentre entravo nel suo ventre.
– Ohhh me l’hai leccata cosi bene che. . . due volte!.
Oh con quanta gioia le donavo il cazzo e con quanta gioia Marta lo riceveva! Con quanto piacere scorrevo nella vagina carezzevole premendo i testicoli nella fica calda, morbida, sentendo il corpo sodo fremere sotto il mio, respirando i suoi sospiri, abbeverandomi alla sua bocca.
Cominciò a muoversi, ad ondulare, mi sollevai sulle braccia per bearmi del suo piacere continuando ad andare nel calore del suo grembo nella morbidezza della sua fica con un cazzo nel quale il piacere salendo lentamente permetteva alla mia libidine di saziarmi della mia donna.

Mi tirai su lentamente sedendomi sui talloni, la donna riversa attirò le gambe agganciandole alla piega delle ginocchia. Le mie mani la tennero ferma mentre con lenti movimenti delle reni scorrevo nel suo ventre, nella fica che il membro allargava aprendo la gnocchetta nuda, lo vedevo apparire avvolto dalle labba brune, scomparire, riapparire. . .
Mi guardava non curandosi di mostrarsi esposta, aperta; l’espressione alterata del suo viso mi empiva d’orgoglio. Quella donna era mia, ero io a provocare i lamenti che salivano dalla sua gola, ero io che scuotevo quel corpo pieno facendo oscillare i seni talmente sodi che nel muoversi non perdevano la loro compattezza.
Accelerai gradatamente facendo salire in lei e in me il piacere, ben presto prese a lamentarsi con voce flebile che ad ogni mio immergermi saliva di intensità divenendo a poco a poco acuto. Io sospiravo per il piacere che non mi curavo di celare ma che cercavo sbattendo il ventre contro l’alto delle sue cosce, i testicoli nel solco del suo culo.
Il godimento di Marta precedette di poco il mio, tutto il suo corpo ne fu scosso, i bei seni ballonzolarono disordinatamente, le sue gambe oscillarono avanti e indietro, le sue mani lasciarono le gambe che rimasero sollevate mentre con possenti colpi andavo fra le sue cosce nella sua meravigliosa fica.
Gridò tendendomi le braccia, il cazzo venne irrorato da un fiotto caldo mentre la vagina si contraeva e si rilassava. Mi distesi su di lei scorrendo lentamente per assaporare gli istanti che precedono l’orgasmo, venni ansimando nella sua bocca aspirando la sua lingua, bevendo la sua saliva.
Fu come essere risucchiato nel suo ventre, Marta ricevette i sobbalzi del mio pene, i getti del mio piacere con grida di gioiosa meraviglia, si mosse lungamente, voluttuosamente accompagnando il mio godimento con lo stringere e rilassare dei muscoli vaginali, accarezzando la mia schiena, suggendo la mia lingua.

Ci lavammo senza nulla dire, solo dopo essere usciti dal bagno ci scambiammo un bacio quasi casto per la calma entrata nei nostri sensi, ma il corpo della mia amata era talmente sodo, la sua pelle così fresca contro di me che non potei fare a meno di accarezzare la sua schiena, palpare le sue cosce ma quando toccai il suo sedere. . .
– Quando me l’hai baciato pensavo che mi avresti .
Si era staccata e mi guardava con un sorriso imbronciato, cielo com’era bella! Quelle parole impudiche la rendevano ancora più desiderabile e anche se per il momento il mio pene era inerte, la mia immaginazione già mi faceva vedere mentre compivo l’atto che la donna ed io volevamo.
– C’é sempre tempo a meno che tu non abbia di meglio da fare.
– Di meglio che godermi il mio uomo? No, ma. . .
Guardò dubbiosa il pene, lo prese in mano e sollevando su di me il viso disse con un sorriso mesto.
– Oggi mi hai resa felice, non posso pretendere. . .
– Non puoi o. . . non vuoi?
– Lo sai che lo vorrei sempre. . .
– Anche nel culo? Chiesi crudamente facendola arrossire.
– Si, prima mi é piaciuto ma ora. . .
– Avevi detto che volevi comportarti come una puttana, sai cosa fanno le puttane in questi casi? Chiesi.
Lei mi guardò sorpresa poi davanti al mio sorriso sorrise anch’essa.
– Fanno le puttane. . . vieni!

Si incamminò lungo il corridoio ancheggiando in modo provocante come fanno le donne che vogliono suscitare il desiderio di un uomo, Marta ci riusciva eccome! Per il momento il mio desiderio era solo cerebrale anche se qualcosa stava succedendo nel pene alla vista degli emisferi paffuti che sfregando andavano su e giù nel suo incedere languido, nelle movenze delle anche forti, nello sfiorarsi delle cosce. . . Entrati in camera fece per voltarsi, la fermai.
– Aspetta, lasciati guardare! Volse il capo sorridendomi sopra la spalla.
– Ti piace?
– Si, hai un culo che farebbe arrapare chiunque!
Non avevo mai parlato in quel modo, era liberatorio esprimere apertamente i miei pensieri gettando la donna nella più grande confusione.
– Oh Elio. . . perché parli così?
Il mio membro si stava tendendo, gonfiando per la voglia che stava salendo in me, mi avvicinai senza toccarla.
– Perché é la verità, ora girati!
Ubbidì, vidi che tremava, non osava neanche guardarmi, quando alzò gli occhi scuri erano pieni di lacrime, il pene si stava sollevando ma non so perché continuai beandomi dalla sua confusione.
– Hai delle tette stupende, sei eccitata, lo vedo dai capezzoli, ho visto cosa gli facevi prima, su, fammi vedere come li lecchi, su fattelo! Ordinai perfidamente.

Mi implorò con lo sguardo ma davanti alla mia aria inflessibile eseguì. Chinando il viso vide la verga tesa, colsi un lampo nei suoi occhi mentre le sue mani sollevavano i seni portando una punta contro le sue labbra. La lingua uscì sull’aureola lambendola adagio, le lacrime erano come per incanto rientrate, il suo sguardo si fece provocante mentre la punta rosea danzava attorno al bottoncino flagellandolo con colpi leggeri che la facevano sospirare.
Poi prese il capezzolo in bocca, vidi i movimenti delle labbra che lo massaggiavano, gemette nel suggerlo, gli occhi fissi nei miei passò all’altro suo seno. Ero eccitato al massimo, sollevai il suo viso e chiesi strofinando fra i polpastrelli i capezzoli bagnati di saliva:
– Ti piace fartelo?
– Si!
– Perché?
– Perché mi fa sentire troia! Rispose provocandomi con lo sguardo. La spinsi a sedere sul letto, con un sorriso di trionfo prese in mano il membro.
– Hai visto che ci sono riuscita? Sono abbastanza puttana per te?
– Guarda se é abbastanza duro per entrare nel tuo culo! Chiesi bruscamente.
Lei si chinò in avanti facendovi scivolare le labbra, lo fece più volte poi sollevò su di me lo sguardo dicendo fieramente.
– Si, ora lo é. . . dai, dammelo adesso!
Si lasciò andare all’indietro sollevando alte le gambe, le agganciò dietro le braccia tese poggiando le mani sul letto offrendosi piegata in due come non avrei creduto possibile.

Aveva volutamente assunto una posizione che fece salire il mio desiderio alle stelle e ora aspettava guardando apertamente il membro ondeggiare talmente vicino alla sua fica e all’orifizio del suo sedere che ne sentivo il calore. Mi chinai appena senza neanche sfiorare il suo corpo finché il glande trovò l’apertura della vagina, dovetti solo protendere le reni per entrare nel suo ventre.
Si lamentò debolmente mentre il membro scivolava fino in fondo, anche il desiderio della donna era giunta al culmine, lo sentiva il mio pene immerso nei succhi di cui era piegna la sua vagina, lo feci scorrere più volte affascinato dal suo sguardo provocante poi lo estrassi per passarlo bruscamente fra le natiche esposte soffermandomi a bagnare il buco del suo culo rendendolo scivoloso.
– Lo vuoi?
– Siiiii! ! ! Il suo grido interruppe il suo ansimare.
Spinsi lentamente, la donna facendo forza sulle braccia puntate sul letto rimase immobile sfidandomi con lo sguardo, malgrado una smorfia contraesse le sue labbra, non riuscì ad impedire al suo sfintere di contrarsi, lo forzai facendola gemere. Appena superata la barriera dell’ano il membro scivolò in lei con una facilità che mi stupì.
Con un sospiro si lasciò andare sui gomiti il capo sollevato per vedere i movimenti che facevo nell’incularla. La brutalità espressa dalle mie parole di prima scomparve vedendo la dolcezza del suo sguardo, gli occhi nei suoi occhi andavo avanti e indietro nell’ano rilassato assaporando la morbida carezza dell’anello di carne, adagio, fino in fondo alle sue interiora premendo le cosce contro le sue natiche, spingendo ancora per darglielo tutto come voleva lei.

Era la prima volta che entravo veramente nei glutei della mia donna. Prima, quando era stata lei ad introdurselo non era molto diverso che essere nella sua vagina ma ora ero veramente nel suo culo! Guardavo affascinato la curva seducente delle natiche che il membro separava provocando un dolce sfregamento, l’ano protendersi lievemente seguendo l’apparire del membro, il suo rientrare quando affondava e appena sopra. . .
L’adorabile monticello spaccato come un frutto incapace di contenere la polpa rosata, le labbra brune dai lobi tesi emergevano insieme alla clitoride, si aprivano e si chiudevano ai movimenti del mio pene nel suo sedere.
La donna mi rivolse una sguardo di gratitudine, i flebili lamenti che uscivano dalle sue labbra, indubbiamente di piacere, toglievano ogni oscenità all’atto che stavamo compiendo, era un’altro modo di donarsi, di appartenersi, di gioire dei nostri corpi. Vedendomi ansimare la donna portò la mano fra le cosce, l’allontanai ma lei la riportò ancora e premendo le dita ai lati della vulva, se l’aprì in un chiaro invito. Estrassi il pene dai suoi glutei e con un solo movimento entrai nella sua fica.
– Ahhh si amore. . . così. . . così. . . ma forte. . . forte. . .
Gemeva ai colpi che la scuotevano facendo oscillare i mirabili promontori dei suoi seni, godeva veramente, con espressione di dolce stupore, le guance imporporate, gli occhi sfavillanti fissi nei miei.
Ero felice del suo piacere, ero pago di saziarmi della sua bellezza, il mio godimento salito rapidamente nella strettezza dell’ano ora gioiva del dolce massaggio della vagina calda, scivolosa.
– Ah haaa. . . oh Elio. . . amore. . . mhhh. . . fammi godere ancora il culo. . . ahhh si. . . lo voglio nel culooo ! ! !
Appena lo premetti, l’ano lo lasciò scivolare senza attrito tanto il membro era bagnato. Marta riprese a gemere mentre in me il piacere riprese a salire, ora era fortemente che la penetravo, la donna lasciò le sue gambe oscillare al ritmo dei colpi che le sue natiche ricevevano mentre il membro si apriva la strada affondando nei suoi intestini.

-Si . . .oh continua. . .ahhh si inculami. . . no, non toglierlo!
Ma appena entrai nel calore della sua vagina Marta lo accolse con un gridolino di gioiosa meraviglia, ricominciò a gemere a gemere talmente forte che lo tolsi entrando nell’ano ancora aperto e. . . avanti e indietro in inculate che interrompevo per entrare nel suo ventre deliziando la donna.
– Ahhh. . . si nella pancia, nel culo. . . ohh sono tua. . . tuaaaa. . .
Non ragionava più, esprimeva il suo piacere con parole audaci, sconnesse, con gemiti che si levavano alti nella stanza mentre il membro andava dalla vulva all’ano entrambi aperti, pronti a riceverlo. Poi anch’io persi ogni ritegno, rantolai sentendo il piacere salire oltre la mia sopportazione.
– Ahhh. . . ahhh. . . sto per. . . venire!
– Ahhh lo voglio nel culo. . .innondalo di sborra. . . fallo godere. . .
Iniziai ad eiaculare mentre lo toglievo colpendo la sua fica di un getto chiaro, poi il suo culo ingoiò nuovamente il cazzo in orgasmo massaggiando il suo andare e venire mentre insieme gridavamo il nostro godimento non curandoci che qualcuno potesse udire la nostra gioia, poi lentamente ci quietammo guardandoci stupiti di aver provato tanto piacere.
Dopo aver fatto la doccia Marta mi guardò rivestirmi porgendomi gli indumenti ad uno ad uno.
– Ti rivedrò ancora? Chiesi stringendola contro di me.
Si negò al bacio scostandomi dolcemente, poi accompagnandomi alla porta disse:

– Dipende da te! Non voglio dividerti con nessuna tanto meno con una sgualdrinella da quattro soldi, quindi sappiti regolare ma. . . non aspettare troppo, altrimenti mi perderai per sempre!
Aprì la porta facendosi da parte per farmi passare poi non essendoci nessuno data l’ora tarda rimase sulla soglia finché non arrivò l’ascensore. Era rimasta nuda quasi a ricordarmi quello che avrei perso, entrai in ascensore e mentre le porte si richiudevano ebbi un’ultima visione della donna dalle forme procaci che forse vedevo per l’ultima volta.
Mentre ritornavo a casa mi diedi dell’imbecille, devo sbarazzarmi di quella ragazzina che ultimamente mi procurava solo tormento mi dissi non sapendo che nei giorni successivi Lolita mi avrebbe riservato ancora qualche sorpresa.
Continua

La mattina del lunedì speravo ardentemente che Lolita non venisse, mi aggiravo per la casa ripetendo dentro di me il discorso che mi ero preparato:
-‘ Che per me era stato molto bello ma che non potevo più sopportare i suoi capricci e che quindi era meglio troncare.’
Da quando era arrivata Lolita non ero più andato a fare le compere salvo per il giornale; entrai nel supermercato aggirandomi fra gli scaffali, presi il pane e non so che altro, suonava mezzogiorno quando mi avviai a casa.
Mi venne un tuffo al cuore, Lolita mi aspettava cercando come aveva fatto altre volte di ripararsi dal sole nel rettangolo d’ombra proiettato dal balconcino sopra la porta d’ingresso.
– Hai fatto la spesa? Non dovevi, sai bene che ci pensavo io!
Aprii con mani tremanti la porta, la figurina entrò impaziente di trovarsi nella fresca ombrosità della casa, posò la borsa della spesa sul tavolo accanto alla mia e si voltò ridendo con voce cristallina.
– Sono abbronzata vero? Ho preso il sole integralmente!
Si, la sua pelle era diventata scura, molto più di quello che normalmente consente i pochi giorni di mare che aveva fatto, la sua carnagione era di quelle predisposte all’abbronzatura, il fatto é che i suoi occhi risaltavano sul visino ovale in modo terribilmente seducente.

I miei propositi svanirono d’incanto davanti alla ragazzina sorridente, l’immagine di Marta divenne confusa nel mio ricordo tanto ero nuovamente incantato dalla giovinetta. Indossava abiti non dissimili da quelli che le avevo visto fin’ora, ma il suo corpicino li rendeva attraenti anche se erano poco più che degli straccetti.
– Ti sei divertita? Cos’hai fatto, con chi sei stata? Riuscii a chiedere.
– Ero con Nicoletta, le altre non sono venute! C’é poco da raccontare, abbiamo subito conosciuto un ragazzo, Manfred. Era tedesco ma un po parlava italiano, ci ha portato in giro con la sua vecchia Volkswagen per tutta la prima mattinata, il pomeriggio siamo andati al largo col suo gommone e lì abbiamo fatto il bagno. . . Non c’era nessuno, abbiamo potuto toglierci il costume per prendere il sole.
– Non avete fatto nient’altro? Chiesi provocando la sua risata infantile.
– So cosa pensi. . . A Manfred gli si é drizzato o piuttosto é stata Nicoletta a farglielo drizzare, io lo baciavo mentre lei lo sbocchinava. No, non ho scopato ma Nicoletta si, due volte. . . quel giorno.
Era come se parlasse d’altro, il suo sguardo ironico mi fece aggiungere:
– E. . . gli altri giorni?
– Sempre al largo, tutto il giorno! Portavamo da mangiare e rientravamo solo quando il sole tramontava, ho fatto tanti bagni, ho preso tanto sole.
– Nient’altro. . . e Nicoletta?
– Nicoletta? Lei scopava, non riusciva a non gridare mentre si faceva sbattere, meno male che nessuno la sentiva! Manfred voleva scopare anche me ma non ho voluto, il suo arnese andava bene per lei, ma per me. . . ho detto che volevo rimanere vergine! Dovevi sentire le risate di Nicoletta, ma lui ci ha creduto! Uhhh sono tutta sudata, anche tu. . . prima di tutto voglio fare la doccia!

Scomparve nel bagno, mi aggirai per la stanza dicendomi che ero ancora in tempo, dovevo dirglielo, non lasciarla parlare. . . Sentivo lo scroscio dell’acqua frammisto alla voce chiara, limpida di Lolita. Riapparve avvolta in un ampio asciugamano che la copriva dalle spalle alle caviglie.
– E’ libero zietto, dai sbrigati!
Mi spogliai nel bagno, sotto la doccia che volli fredda per cercare di mantenere il controllo di me stesso. Non glielo avevo detto e adesso era troppo tardi, lo sapevo! Mentre mi asciugavo sentivo Lolita cantare una canzone d’amore dolcissima, la voce si avvicinò alla porta.
– Fa presto zietto, e non vestirti, é inutile lo sai!
Feci un lungo respiro e uscii nudo come voleva lei, Lolita in mezzo alla stanza continuava a cantare, avanzai verso di lei vergognandomi per i miei propositi miseramente falliti.
– Ti sono mancata? Chiese mentre la stringevo, i suoi occhi ridevano di contentezza. Cielo com’é giovane pensai maledicendo la debolezza del mio pene che cominciò a tendersi appena sentii attraverso la spugna che la ricopriva il suo corpicino flessibile e cedevole. Le sue labbra atteggiate in un sorriso candido mi attiravano come una calamita.
– E io, ti sono mancato? Chiesi cercando ancora di resistere.
Rispose tendendomi le labbra rosse socchiuse, appena le sfiorai con le mie la sua linguetta fu nella mia bocca, ancora una volta avevo perso! La mia erezione si completò contro il suo ventre mentre le nostre lingue si cercavano, si accarezzavano. . .

– E tu. . . hai scopato in questi giorni? Chiese allontanandosi di un passo.
– No, lo sai bene! Mentii. Le sue mani disfecero l’asciugamano che cadde ai sui piedi. Rimasi senza fiato davanti al corpo esile color bronzo sul quale risaltavano i capezzolini che ora apparivano di un rosa cupo e i peletti nerissimi del pube. Era un idolo liscio del quale io ero l’adoratore! Sorrise soddisfatta dell’effetto che faceva su di me, fece un passettino gettandomi le braccia al collo.
Fu lei a baciarmi offrendomi la lingua strofinandosi come una gattina, muovendo le labbra, avvitando la lingua fra le mie labbra lasciando che l’attirassi, la suggessi.
Le sue mani scesero al mio pene che percorsero con tocchi leggeri trasmettendomi delle sensazioni che fecero salire il mio desiderio, cercai di trascinare la fanciulla in camera da letto.

– No, qui! Prese l’asciugamano stendendolo sul pavimento. Si allungò guardandomi troneggiare su di lei col membro teso. Nessun anfratto del suo corpo era stato risparmiato dal sole, anche la monticello che la sua passerina divideva era bruna attraverso i peletti radi che la bordavano, anche le ascelle erano brune con appena un accenno di peluria.
– Sono geloso sai?
– Di chi, forse di Nicoletta?
– Del sole che ha potuto baciarti tutta!
Una risata cristallina sgorgò dalla sua gola illuminando il viso quasi infantile, aprì le gambe esponendo la sua intimità al mio sguardo.
– Puoi farlo anche tu!
Appena mi chinai, sollevò le gambe raccogliendo i piedi ai lati del sedere, le divaricò fin quasi a poggiare le ginocchia a terra. Smise di ridere appena la mia bocca ricoprì il piccolo sesso, si lasciò baciare, leccare con gridolini eccitati, ondulando per darsi alla mia bocca, alla lingua che l’esplorava.
I miei propositi erano dimenticati, Marta non esisteva più, contava solo la fichetta che sentivo fremere, il sapore delle carni che baciavo, la carezza delle coscette contro le mie guance, la compattezza del piccolo culo che le mie mani premevano muovendolo, sollevandolo per baciare a piena bocca il sesso delicato,
Poi furono le sue tettine a ricevere l’omaggio della mia bocca, la giovinetta se le lasciava lambire muovendo di qua e di là la testolina mentre le sue mani ritornate al pene lo massaggiavano soavemente.

Riuscì a rovesciarmi inginocchiandosi aperta sul mio viso e china sul mio ventre mi fece sentire la morbidezza della sua bocca nell’indecente movimento delle labbra lungo un pene più rigido che mai, il suo suggermi in un fellatio che mi fece subito sospirare. E. . . su e giù con un ardore che non le conoscevo, le mani a far scorrere la pelle del pene in sincronia con le sue labbra.
Poi diede la sua fichina alla mia bocca sospirando, muovendosi languidamente, strusciandosi tutta. Ben presto prese a lamentarsi sul membro senza smettere di scorrere su di esso, di aspirarlo, di succhiarlo non preoccupandosi di quello che stava provocando.
Io sospiravo, rantolavo, il naso fra le chiappette morbide facendo andare la lingua nelle carni frementi, abbeverandomi alla piccola fica, estasiato dal suo profumo, dal suo sapore, dalle sensazioni che mi dava il corpicino leggero che la fanciulla sfregava facendomi sentire le protuberanze dure sul mio ventre, il turgore graffiante dei capezzolini . . . e mi succhiava, mi spompava facendo salire il mio piacere alle stelle. I sospiri, i gemiti, i rantoli del nostro godimento si levarono altì nella stanza.
L’imminenza dell’orgasmo rese famelica la bocca di Lolita, le sue mani strattonarono il membro poi. . . Venne gridando senza smettere di far andare la bocca, con scatti bruschi del bacino, inseguita dalla mia bocca che non si staccò dalla sua fichetta bevendo gli umori del suo piacere, poi. . .
Mi sentii venire senza poter impedire alla fanciulla di continuare a suggermi voracemente. Gridò al getto che colpì la sua gola, capii che sollevava il viso, le sue mani non smisero di masturbarmi finché durò il mio piacere.

Poi le sue labbra ripresero ad andare su e giù dolcemente e mentre il membro perdeva consistenza sentii il calore della sua lingua. . .
– Zietto. . . non l’avevo mai fatto così con un uomo!
Si era sollevata voltandosi, lo sperma che imbrattava il suo viso mi fece vergognare, ma Lolita rideva felice raccogliendo con le dita il liquido chiaro che rigava le sue guance per portarlo alle labbra.
– E’ buono sai? Un’altra volta lo voglio tutto in bocca!
La fanciulla uscì per prima da sotto la doccia e subito fece scorrere l’acqua nella vasca guardandomi con lo sguardo carico di promesse. Sapevo quello che mi aspettava e. . . fu proprio così!
Solo molto più tardi ci mettemmo a tavola, mangiò con appetito mentre io maledicevo la mia debolezza di fronte a quella ragazzina sfacciata.
– Le pulizie le farò domani! Disse dandomi un bacio prima di andarsene.
Ritornò l’indomani, i giorni che seguirono furono ancora più belli ma già presagivo che la sua irrequietezza avrebbe presto preso il sopravvento. I nostri rapporti si diradarono a poco a poco cessando del tutto nel giro di una decina di giorni. Il desiderio che provavo mi rendeva quasi febbricitante, rideva quando la supplicavo.
– Perché Lolita, perché? Ma lei mi sfuggiva, poi un giorno davanti alle mie pressanti preghiere si decise.
– Perché? Mi piace cambiare! Ora sai cosa vuol dire soffrire quando hai voglia di fare all’amore e nessuno ti vuole. . . anche per noi ragazze é così sai?
– Lolita, non hai mai sofferto di questo! Non riuscivo a capire.
– Io no ma. . . Irina sì! Sbottò infine, la guardai sbigottito.
– Irina? Chiesi incredulo.
– Si, Irina, voglio che tu la conosca!
– Irina? Chiesi ancora ricordando quello che avevo letto nel suo diario! Era quella con la quale Lolita. . . poi il suo continuo nominarla. Ma cosa c’entrava Irina?
– Devi solo conoscerla e basta, se non ti piace la saluti e amici come prima!
– E se invece mi piace?
– Intanto conoscila e se anche tu gli piaci. . .
– Allora presentamela!
– Così va bene zietto! Domani é sabato vero? Conosci piazza Salvemini, di fianco all’edicola dei giornali c’é un bar, siediti ad un tavolino diciamo alle nove, sarà lei a presentarsi. . . Lo farai zietto?

L’amica Irina
Parcheggiai la macchina vicino al bar indicato da Lolita, andai all’edicola e con il giornale in mano mi sedetti ad un tavolino del dehors ordinando un caff&egrave. Guardai l’orologio, erano le nove meno dieci, scorsi i titoli ma non riuscii a leggere nulla, guardavo i passanti cercando di scorgere la misteriosa Irina. Sussultavo quando una ragazza passava fermandosi all’edicola a guardare le riviste esposte.
Mi diedi del porco accorgendomi che erano le giovanissime quelle che mi piacevano maggiormente specie quelle appena diventate delle signorinelle, sorprendendomi a pensare che, sì, quella me la farei volentieri sperando che fosse Irina! Seguivo la figurina che mi passava davanti guardandola con occhi per niente casti.
Alcune dimenavano le groppette facendo ondeggiare le corte gonnelline che si sollevavano mostrando le cosce lisce, le gambette nervose, camminavano col busto eretto per mettere in evidenza il giovane petto salvo poi ad arrossire accorgendosi del mio sguardo.
Le nove, non feci caso alla macchina sportiva che si era fermata dall’altra parte della piazza ma non potei fare a meno di notare la ragazza che scese in tailleur rosa, mi ricordava la Jessica Rabbit dei cartoni animati per i capelli corvini che cadevano su una guancia nascondendole del tutto un occhio. Le curve dei fianchi erano strettamente modellati e decisamente voluttuose, si avvicinò all’edicola, prese una rivista, la sfogliò guardandosi attorno, i nostri occhi si incrociarono, venne verso il bar fermandosi davanti al mio tavolino.

– Lei é lo zietto di Lolita vero? Chiese sorridendo.
Mi alzai in piedi non riuscendo a spiaccicare neanche una parola, riuscii appena con un cenno a indicare la sedia di fronte a me, lei preferì sedersi sull’altra sedia mostrandomi il profilo non celato dai lunghi capelli.
– Irina? Chiesi appena riuscii a riprendermi.
– Si. . . lei non é per nulla vecchio!
– E lei non é. . . Interruppe la mia frase.
– Si aspettava una ragazzina? Lolita non glie l’ha detto? Ho qualche annetto in più, vado per i ventitre anni!
Il cameriere che giunse a prendere l’ordinazione interruppe la domanda che stavo per farle, chiese un the freddo, aspettando che il cameriere ritornasse guardai la mia sconosciuta chiedendomi come fosse possibile che Lolita e lei fossero amiche tanto erano diverse.
Irina era decisamente bella nel corpo e anche nel viso, gli occhi erano scurissimi, il naso regolare, solo le labbra erano atteggiate in un’espressione beffarda anche quando sorrideva come adesso, le mosse rispondendo alla domanda che stavo per farle.
– Ho conosciuto Lolita in discoteca, é una cara ragazza, la sola che non mi abbia abbandonata dopo l’incidente
– Un incidente di macchina?
– No, quattro mesi fa sono scivolata in palestra, nel cadere mi sono appoggiata al muro strisciando il viso mentre scivolavo a terra, vi era un chiodo che spuntava e che per poco non mi cavava l’occhio, per questo sono stata fortunata, mio padre ha fatto causa alla palestra ma intanto sono rimasta. . .
– Posso vedere? Chiesi.

Esitò, poi dopo essersi guardata attorno si voltò allontanando i capelli dalla guancia sinistra, mantenendoli scostati perché vedessi il solco violaceo che partendo dall’attaccatura passava vicino all’occhio scendendo lungo tutta la guancia per fermarsi all’angolo delle labbra tirandole, sollevandole. Nel riaggiustarsi disse:
– Era giusto che lei vedesse.
– Irina, lei rimane una bella ragazza, sono sicuro che la cicatrice scomparirà, ha consultato un chirurgo plastico?
– Si, vuole rivedermi ad ottobre ma intanto ho la vita rovinata, il mio fidanzato mi ha lasciata, si vergognava troppo a farsi vedere con una sfregiata!
Posai la mano sulla sua, trasalì ma non la ritirò, chiesi vedendo che i suoi occhi si erano inumiditi.
– Ne ha sofferto molto?
– Si, l’amavo! Ma mi sono fatta una ragione, ora la mia sofferenza é solo fisica.
Vedendola esitare strinsi la sua mano, lei mi guardò con una smorfia dolorosa.
– Le dirò tutto: Più che per l’amore perduto, soffro per il resto. . . l’ho amato con tutta me stessa, senza reticenze! Un amore che non era solo spirituale; oh non ero più vergine, avevo un’amante che aveva all’incirca la sua età zietto. . . Mi fa senso chiamarla zietto, devo proprio?
– Chiamami Elio e dammi del tu!
– Si, é molto meglio. . . Dunque, era un avvocato amico di mio padre, é stato lui ad insegnarmi a guidare, mi piaceva e glie l’ho fatto capire. Appena ho compiuto diciotto anni mi ha portato in albergo ed é stato bellissimo perché aveva classe, era delicato come deve essere un uomo ma sopratutto era. . . come dire? Possente!
Arrossì nel dirlo poi sorrise nel suo strano modo e proseguì.

– Mi piaceva per la sua rispettosa gentilezza ma nell’intimità. . . é durato più di quattro mesi, mesi spensierati, pieni di. . . gioia, non potevo negargli nulla perché ci sapeva fare te l’assicuro! L’ho lasciato quando conobbi Gianni all’università, frequento architettura lo sapevi? Con lui fu molto diverso, oltre ad amarci eravamo fatti fisicamente uno per l’altra, tutti i giorni capisci? E più volte! Lasciavamo la cameretta che avevamo affittato, stanchi, sazi, ma l’indomani ricominciavamo! Così fino all’incidente, capisci ora come il doverne fare a meno mi sia difficile?
– Lo so. . . Il mio sospiro provocò la sua risata.
– Lolita vero? In amore é insaziabile ma é così volubile. . . anche con me sai? Sembra che i suoi slanci non debbano mai finire ma poi si stanca e cerca altre distrazioni. Ora sai tutto! Mi guardò aspettando che dicessi qualcosa.
– E’ stata lei a proporre questo incontro?
– Glie l’ho chiesto io quando ho letto di te sul diario, dice che te lo ha accennato più volte, ma tu niente!
– Non avevo capito e poi credevo. . .
– Credevi che anch’io fossi una sbarbina?
– Si. Risposi ridendo, rise anch’essa nel suo modo singolare poi:
– E. . . adesso? Non rideva più, la sua espressione era diventata ansiosa.
– Vorrei averti conosciuta prima!

– Si? Chiese quasi con timore, Chiamai il cameriere e pagai le consumazioni.
– Vogliamo andare? Dissi alzandomi.
Si alzò accettando il mio braccio mentre ci avviavamo alla mia macchina.
– Mi porti in albergo? Chiese mentre avviavo il motore.
– No, a casa mia, a meno che tu. . .
– No, preferisco che sia da te!
Durante il tragitto non dicemmo nulla, non ve n’era bisogno! Ero fiero di avere accanto quella ragazza, finalmente non dovevo temere che qualcuno vedesse mentre mi portavo a casa una donna anche se molto più giovane di me, al massimo avrei suscitato invidia ma certamente tutti avrebbero capito.
In casa fummo accolti da una piacevole freschezza, Irina guardandosi attorno si tolse la giacchina, nel prenderla dalle sue mani fui colpito dal profumo delicato che sembrava avvolgerla, chiese del bagno, glie lo indicai lasciandola sulla soglia.
– Bevi qualcosa? Chiesi.
– Fai tu, purché sia fresco!
Da quando Lolita era entrata nella mia vita tenevo nel frigo delle lattine di coca che riservavo a lei, ne versai un bicchiere che porsi alla ragazza appena rientrata. Andai nel bagno a rinfrescarmi cercando di rimanere calmo, Irina mi piaceva moltissimo, anche Lolita mi piaceva, anche Marta ma la ragazza che mi stava aspettando rappresentava la novità di un corpo da scoprire. Impaziente e timoroso allo stesso tempo la raggiunsi, stava guardando i libri negli scaffali, vide la pila dei dischi, ne scelse uno che mi porse.
– Metti questo per favore, mi piace e dura a lungo.

Mentre le note di Brahms si levavano nella stanza aprii la porta della camera da letto, Irina entrò col bicchiere ancora colmo che pose sul comò poi sporgendosi verso lo specchio si tolse gli orecchini, gli anelli che aveva alle dita, cercò nella borsetta traendone un fazzolettino che inumidì passandolo poi sulle labbra a detergersi il rossetto, intravidi le mutandine spuntare dall’apertura della borsetta. . .
Avevo abbassato appena le tapparelle, si girò guardandomi togliere la coperta, aggiustare i cuscini. . . Mi colpì il suo sorriso mesto, quasi temesse di deludermi, mi avvicinai prendendo le sue mani nelle mie.
– Mi piaci molto lo sai? Dissi.
Arrossendo portò una mano al viso liberando con un gesto deciso la guancia deturpata poi fissandomi quasi con sfida chiese:
– Anche così ti piaccio?
Anch’io sollevai la mano al suo viso per seguire coi polpastrelli delle dita il solco violaceo, mi avvicinai ancora, con i tacchi era alta quanto me.
– Si, mi piaci anche se sei molto sciocca!
Chiuse gli occhi appena posai le labbra sulla sua fronte seguendo la cicatrice con piccoli baci, scendendone l’avvallamento lungo la guancia, quando raggiunsi l’angolo della bocca, mosse il viso. Le nostre labbra si incontrarono, le nostre bocche si aprirono, le nostre lingue si cercarono, si accarezzarono.

Con un lungo lamento si abbandonò contro di me aprendo la bocca come un’affamata. Sentii la sua passione nel bacio selvaggio che mi diede, nella lingua che muoveva impaziente nelle mia bocca, nei seni duri che premevano il mio petto, da come protendeva il ventre per cercare la mia erezione e quando la sentì mi scostò bruscamente e non curandosi di nascondere la guancia martoriata con gesti bruschi si sbottonò i polsini, sfilò la camicetta dalla gonna. . .
L’emozione che provava la faceva ansimare, la mano sul suo fianco tirò la lampo, disfece il bottone, mosse le gambe per facilitare la caduta dell’indumento, mi chinai a raccoglierlo mentre con due passettini liberava i piedi, nel rialzarmi ebbi la visione del pube liscio e libero, non offuscato da pelo alcuno.
Arretrai per spogliarmi, già Irina si apriva la camicetta, la toglieva; le tettine di Lolita sarebbero diventate così mi sorpresi a pensare vedendo la bellezza dei seni della ragazza, di ben altra consistenza delle cosine della giovinetta. Sganciò le calze, girò il reggicalze per toglierlo quindi si sedette sul bordo del letto per sfilarsi le scarpe.
Fece scendere le calze arrotolandole lungo le gambe tornite guardandomi avvicinare nudo, il pene orgogliosamente eretto che con le sue pulsioni sembrava salutare la bellezza che avevo davanti. Ora che era nuda Irina sembrò calmarsi riacquistando sicurezza, riuscì anche a sorridere nel suo modo particolare.
– Ora so che mi desideri veramente!
Era apertamente che guardava il mio membro, mi fece cenno di avvicinarmi, e appena ebbi ubbidito vi portò entrambe le mani.
– Lolita dice che hai un bel cazzo. non l’ha trovato alquanto grosso per lei?
I suoi occhi ridevano nel passare le dita lungo l’asta esplorandola con tocchi leggeri scendendo ai testicoli soppesandoli, palpandoli. Risposi nello stesso tono.
– Non si é mai lamentata anzi. . . non lo ha trovato affatto grosso! Per te lo &egrave?

La verga poggiava ora contro il suo viso, il glande nei capelli soffici, le mani che aveva passato dietro le mie cosce erano carezzevoli, rispose muovendo le labbra contro l’asta di carne.
– Grosso per la mia passera o per la mia bocca?
Come possono essere eccitanti le schermaglie che si scambiano gli amanti, trattenevo la mia voglia per quella strana ragazza che a poco a poco prendeva confidenza con me, col mio membro, lasciando che il desiderio entrasse in lei.
– La mia passera lo saprà fra poco, in quanto alla mia bocca. . .
Ridendo allungò la lingua facendola risalire lentamente, sposando la forma del condotto, seguendone il rigonfiamento fin sotto il glande dove con rapidi guizzi fece il giro del colletto poi sollevando su di me gli occhi aprì la bocca e lentamente la calò, lo fece solo un paio di volte ma furono sufficienti a farmi sospirare per il risucchio che accompagnò il movimento delle sue labbra.
Lo lasciò e arretrando si distese le braccia allungate dietro di se. Aveva cura del suo corpo la ragazza, le ascelle accuratamente depilate come il suo pube lo confermavano, la posizione delle braccia sollevava i seni mettendone in risalto la forma perfetta con le aureole brune che ne decoravano le cime; i capezzoli che si ergevano turgidi per l’eccitazione che stava provando.

Vide il mio sguardo scendere all’apice del suo ventre sul triangolo che formava, aprì le cosce rivelando la ferita rosata del sesso bordata dal rigonfiamento delle grandi labbra ma quando feci per chinarmi sulla sua intimità scosse il capo.
– E’ da troppo tempo che non faccio all’amore con un uomo, me la bacerai dopo se lo vorrai ma ora é dentro che ti voglio!
Ghermì il mio pene mentre salivo sul letto e subito lo mosse nell’apertura umida del suo grembo poi le sue mani dietro le mie cosce mi attirarono. Sospirò lungamente nel sentirmi scivolare dentro di lei, cercò la mia bocca, mi baciò sospirando, abbandonandomi la lingua, lasciandola entrare in profondità nella mia bocca muovendo le labbra sotto le mie mentre la suggevo accarezzandola con la mia lingua.
Il suo corpo era morbido sotto il mio, i seni sodi, i capezzoli duri sotto il mio petto, il suo ventre caldo, accogliente per il mio pene. Fu un bacio lunghissimo, attirò la mia lingua nella sua bocca lasciandosi esplorare, esplorando lei stessa la mia bocca, le sue mani mi tennero premuto dentro di lei anche quando le nostre bocche si staccarono.
– Caro. . . oh caro, caro. . .
I capelli ricaduti sul cuscino scoprivano per intero la guancia ferita, la cicatrice rendeva il suo viso fortemente erotico, forse per l’espressione dura, ambigua che le faceva assumere, solo gli occhi fissi nei miei di una dolcezza straordinaria sembravano implorare.
– Devi fare attenzione, non ho preso precauzioni. . . devi pensarci tu!
Appena le sue mani lasciarono le mie cosce mossi le reni.
– Ah haaaa. . .
Ero arretrato uscendo quasi del tutto dal suo grembo scivolando poi dentro di lei lentamente, gustando col pene la sua vagina, esplorandola come prima la mia lingua aveva gustato la sua bocca.

Era bellissimo andare in quel corpo voglioso, i fremiti che lo percorrevano ad ogni mio spingere dicevano tutta la voglia della giovane.
– Oh dammelo amore . . fino in fondo. . . mhhh. . . piano, dolcemente, cosi!
Aveva chiuso gli occhi come ad estraniarsi, la bocca semiaperta sui denti bianchissimi lasciava sfuggire un lamento ad ogni affondo del pene nella vagina scivolosa, negli umori copiosi del suo desiderio. Glie lo davo lentamente, fino in fondo assaporando la lunga carezza della vagina, il premere dei testicoli contro la fica umida, morbida. . .
– Oh caro. . . é da troppo che non lo faccio. . . sto godendo, sto. . . godendo! Ahhh adesso amore. . . adessoooo! ! !
Spalancò gli occhi, rivolgendomi un sorriso mesto, li richiuse vedendo la cupidigia del mio sguardo ora che a braccia tese mi beavo del corpo scosso dai colpi che portavo nel suo ventre. Gemeva Irina, le pulsioni che sentivo attorno al pene dicevano dell’orgasmo in atto nella giovane. Inseguii il suo piacere affondando velocemente facendo salire il mio, ma ormai il suo era giunto al culmine.

– Ahhh si. . . si. . . siiiiiii ! ! !
Urlò sollevando il bacino per darsi al membro che apriva la sua fica, allargava la sua vagina andando e venendo con un rumore bagnato, poi lentamente si adagiò respirando affannosamente, coprii il suo corpo col mio baciando i suoi occhi, il suo viso mentre gli spasimi attorno al pene si affievolivano.
– Amore. . . scusa ma non ho resistito. Dai . . . godi anche tu!
– Non senza di te Irina, é stato bello vederti godere!
– Sei tanto caro ma. . . tu?
Passò la lingua sulle labbra riarse, scesi dal letto, presi il bicchiere con la bibita ancora intatta e glie lo porsi. Sollevandosi sui gomiti lo bevve d’un fiato.
– Adesso vieni! Disse stendendosi nuovamente.
La reazione del suo corpo alla bevanda fredda fu quasi immediata facendo apparire sul suo collo, sul suo petto delle goccioline che imperlarono i seni rendendoli follemente eccitanti, mi chinai sui deliziosi promontori. . .
Era lievemente salato il sapore che trovai sulla deliziosa mammella, la lambii devotamente facendone il giro; le mani che passava nei miei capelli dicevano il gradimento della giovane per l’omaggio che rendevo al suo seno, quando la mia bocca ne ricoprì la punta suggendo adagio il capezzolo sospirò lungamente, un flebile lamento sfuggi dalle sue labbra appena la lingua flagellò il bottoncino facendolo vibrare.
– Oh caro. . . ci sai fare!
Sollevai il viso, le goccioline di sudore erano scomparse, ora il seno era bagnato della mia saliva specie sull’aureola che appariva ricoperta da una patina luccicante fin sul capezzolo teso allo spasimo. Appena passai all’altro suo seno la ragazza sospirò:

Era deliziata, fu lei stessa a muovere il mio capo nell’esplorazione della mammella sospirando per la lingua che sentiva calda sulla pelle che il sudore aveva rinfrescato. Quando risalii la sua gola leccandola a piccoli colpi, attirò il mio capo per darmi la bocca. Capii che i suoi sensi si stavano risvegliando dal suo modo appassionato di baciarmi.
Mosse il busto cercando il contatto del mio petto coi capezzoli doloranti. Sospirai al suo orecchio;
– Osa voglio assaggiare l’altra tua bocca.
Subito non capì ma quando scivolai lungo il suo corpo tentò di opporsi.
– Non adesso. . . no. . . no. . .
Il mio viso già era sul suo ventre, cercò di chiudere le gambe ma ero fra di esse, le sollevai e abbracciato le sue cosce le aprii maggiormente, la mia bocca scese il pube liscio, trovò il sesso umido, odoroso, la mia lingua ne percorse le carni separando le labbra sottili entrando nell’apertura della vagina, nel sapore del suo piacere. Irina non protestava più, le sue mani accarezzarono i miei capelli, scesero ai lati della vulva, le dita ne premettero i bordi aprendola.
Sono molte le cose che si fanno in amore, qualche lettrice sarà schoccata che si possa baciare un sesso che ha appena goduto, la mia eccitazione mi fece trovare del tutto naturale rendere omaggio all’intimità di Irina cercando il sapore del suo piacere fin nei più reconditi recessi della sua vulva.

Ben presto prese ad ondulare per darsi alla mia bocca, alla lingua che ne percorreva le carni e quando le mie labbra si serrarono sulla clitoride ebbe dei piccoli scatti. Vidi le sue mani sui suoi seni scivolare per la saliva di cui erano ricoperti, li strinse facendo risaltare maggiormente le aureole brune, incupire i capezzoli. . .
Si contorceva deliziata dalla lingua che sentiva nelle sue carni, dalle labbra che suggevano il punto più sensibile di tutta se stessa poi serrando il mio viso nella morbida morsa delle sue cosce esclamò:
– Dammelo ancora il tuo cazzo. . . ohhh dammelo!
Respinsi le sue ginocchia ai lati del suo corpo nel protendermi su di lei, il membro trovò da solo l’apertura del suo grembo e mentre entravo in lei sospirò:
– Amore. . . ho la fica in fiamme. . . mhhh se me la leccavi ancora venivo!
Ero felice del piacere della mia novella amante perché già dopo pochi colpi il mio era salito alle stelle. Gridò Irina facendo andare di qua e di là il capo selvaggiamente mentre la montavo quasi brutalmente sbattendo il pene in fondo al suo ventre, i fianchi contro le sue cosce, i testicoli nel sue natiche aperte.
– Ahhh adesso. . . ah haaa. . . ah haaa. . . si. . . si. . . vengoooo! ! !
Il mio godimento stava per sommergermi ma resistetti ricordando le sue raccomandazioni finché non fui sicuro che il suo piacere si era completato poi feci andare ancora rapidamente il pene nella vagina pregna di succhi e. . .
– Irina. . . Irina. . . Invocai disperato uscendo dal suo grembo.
Con un grido di gioia la ragazza ghermì il pene tirandolo, attirandomi sopra di lei, appoggiai le mani dietro il suo capo mentre lo strattonava masturbandolo velocemente. Rantolai guardando il getto chiaro colpire il suo mento, poi la mano ne guidò gli schizzi sul suo petto spalmando con l’altra il denso liquido suoi seni, muovendo il busto per porgere i capezzoli al membro.
Continuai a godere per la mano che scivolava sul membro bagnato del suo piacere strusciandone il punto sensibile sui bottoncini tesi, volli sottrarmi ma lei lo attirò nella sua bocca succhiandolo finché cominciò a perdere la sua rigidità.
La giovane lo lascio, rotolai di fianco guardandola passare le mani sui seni bagnati, mi chinai sulla sua bocca nascondendo la vergogna che provavo come se col mio godimento l’avessi profanata.

Nel bagno l’aiutai a lavarsi dirigendo il getto della doccia sul petto che aveva insaponato, sul ventre, fra le cosce poi mentre si asciugava entrai sotto la doccia. Irina era scomparsa, mi asciugai rapidamente.
– Sono qui amore!
La voce proveniva dalla camera da letto, la raggiunsi allungandomi accanto a lei e chinandomi sul suo viso dissi:
– Scusami Irina.
– Per cosa?
Il suo viso era raggiante, non si curava più di celare la guancia ferita, doveva essere stato d’avvero bello il suo viso, anche adesso lo era, la cicatrice che lo solcava le conferiva una espressione che suscitava in me istinti primordiali.
– Per essermi lasciato andare sopra di te.
– Non ti devi scusare ma non accadrà più, da ora voglio riceverlo dentro il tuo seme. . . se avrai ancora voglia!
– Come posso non aver voglia di una ragazza come te?
Dicendolo avevo preso la sua mano portandola sul mio pene che già aveva iniziato una nuova erezione. La ragazza lo accarezzò compiaciuta.
– E’ la prima volta che sono contenta di essere sfregiata, devo a questo se ora sono con te! Disse muovendo la mano sul cazzo ormai duro.
Applicai la mia bocca alla sua, nel baciarla la mia mano scorreva sulla pelle tesa dei suoi seni, mi meravigliai di trovarli così sodi, compatti.
– Dobbiamo ringraziare Lolita! Dissi sollevando un attimo il viso.
Fece si col capo, poi le nostre bocche si unirono nuovamente in un bacio che presto divenne ingordo, la sua mano si muoveva sul mio pene in una carezza precisa, impugnandolo delicatamente facendone scorrere la pelle adagio. La mia scese lungo il suo ventre insinuandosi fra le sue cosce, le dita trovarono l’umidore del suo sesso; ormai eravamo entrambi eccitati, appena mi staccai disse:
– La ringrazierò a mio modo baciando la sua passerina.

Mi fissava con un sorriso particolare quasi volesse provocarmi.
– Ti piace farlo?
– Oh tanto, ha una bocca dolcissima e una linguetta. . . non so come faccia ma riesce a spingerla talmente a fondo che dimentico tutto ma non é come farlo con un uomo!
– Perché? Chiesi provocando la sua risposta chiaramente allusiva.
– Nessuno sa baciare la passera come fa lei, riesce a far durare a lungo il mio piacere e poi. . . ma mi piace di più farlo con un cazzo!
Già si stava girando mettendosi in ginocchio sul mio viso regalandomi la visione delle sue cosce aperte, dei glutei socchiusi, della carne rosata della fica e appena sopra il bottoncino dell’ano bordato da lievi pieghine. Udii la sua voce alitare contro il mio membro:
– E’ da quando l’ho visto che volevo farlo!
Il calore che scese lungo la verga mi fece capire che stavo entrando nella sua bocca, mi aggrappai alle sue reni facendole flettere, allontanò le ginocchia donando il sesso alla mia bocca, sospirò fortemente appena sentì la mia lingua nelle sue carni poi la sua bocca andò su e giù, su e giù in un meraviglioso fellatio.
Sospiravamo entrambi esplorandoci avidamente i sessi, la ragazza non si vergognava di palpare i miei testicoli lasciando di ingoiare il pene per discenderne il condotto con una lenta leccata, lambire le palle gonfie malgrado i peli che li ricoprivano. Incuneò il capo fra le mie cosce facendomi sentire la lingua guizzare seguendone l’interno fino fra le mie natiche.
– No Irina no. . . Sospirai.

Ma mi piaceva! Lasciai che continuasse la sua sconvolgente carezza, aprendo le gambe per offrirmi interamente. Durò poco, le sue mani, le sue dita presero il posto della sua bocca, della sua lingua quando riprese a scorrere sul membro. Ero estasiato dalla lussuria che dimostrava, la ricambiavo esplorando la sua fica con la lingua avida entrando nell’apertura del suo grembo pregna di succhi dal sapore particolare, avendo sopra di me le curve deliziose delle sue natiche.
Le cose che si fanno in amore! Non protestò quando la mia lingua superato il tratto pelvico entrò in esse picchiettando l’ano contratto, la cosa l’eccitava vista la lena che metteva nello scorrere sul membro, e come lo suggeva!
I sospiri, le grida del nostro piacere salirono alti nella stanza, formavamo un tutt’uno che ondulava, sospirava, i capezzoli che strusciava sul mio ventre erano sicuramente dolenti per la giovane, ma lei li muoveva, li muoveva. . .
Poi la groppa sopra di me sfuggì al controllo delle mie mani; Irina muovendosi tutta prese a strusciare la vulva sulla mia bocca, sulle mie labbra, la inseguivo con la lingua che non lasciò di leccarla poi con un grido la schiacciò sulla mia bocca e con un movimento mi diede la clitoride. . .
Vi serrai le labbra suggendolo con passione provocando nella ragazza delle grida che il membro soffocava ma la sua bocca continuò ad andare su di esso succhiandomi golosamente e su e giù, su e giù. . .
Sapevamo entrambi quello che volevamo, lo cercavamo donando e ricevendo un piacere che saliva inarrestabile, la mia lingua danzò sulla cresta tesa, schiaffeggiò le piccole labbra che emergevano turgide, le mie labbra le suggevano, le tiravano, il mio naso nella sua fica ne respirava il profumo poi Irina emettendo delle piccole grida prese selvaggiamente a succhiarmi.

Si arrestò di colpo, poi gridò, la tenni premuta sopra di me dardeggiando le carni matide, rantolando, soffiando sommerso dal piacere. Il godimento di Irina colò nella mia bocca, lo cercai nell’apertura della sua vagina mentre lei con scatti convulsi venne lamentandosi, suggendo voracemente il pene sobbalzante di piacere.
Passato il primo momento, la sua bocca si fece dolcissima accompagnando il mio godimento col soave scorrere delle labbra, suggendomi ancora delicatamente, quasi devotamente mentre la mia bocca immersa nel suo sesso ne percorreva le carni cercando il sapore del suo piacere per tutta la sua meravigliosa fica.
Le sue mani allontanarono le mie che la stringevano ancora, rotolò di fianco ma subito si accosciò al mio lato e chinandosi sul mio ventre raddrizzo con una mano il pene che stava lentamente perdendo rigidità. Fui stupito che lo volesse ancora in bocca, ma lo fece scendendo con le labbra la verga non più rigida.
La succhiò nel risalire, le labbra scesero ancora, risalirono aspirandomi. Anche se avevo goduto mi meravigliai del piacere che ancora mi stava donando; le labbra scesero ancora, il pene semifloscio fu tutto nella sua bocca, sospirai, le labbra risalirono suggendomi fortemente, sposando la forma del glande. . .
Quando si staccarono un filo denso le unirono a lungo al pene, dovette allontanarle parecchio le labbra prima che si staccasse, la ragazza lo aspirò nella sua bocca guardandomi con aria soddisfatta.
– Sono contenta, ho gustato per intero il tuo piacere!
Mi chinai sfiorando le sue labbra odorose di sperma.
– Sei stata stupenda Irina!
– Anche tu, sai come fare all’amore!

Continua

Nel bagno facemmo le nostre abluzioni al non curandoci di mostrarci in atteggiamenti intimi. Mentre ci asciugavamo osservai:
– E’ mezzogiorno passato, vorrei invitarti a pranzo, accetti?
– Il pensiero di vestirmi. . . A meno che tu non abbia proprio fame. . .
– Ho fame di te Irina! La mia risposta la fece sorridere.
– Lo vedi? Non &egrave che voglia fare ancora all’amore ma mi piace stare con te, ti considero un amico e sei anche interessante lo sai?
– Forse un po vecchio?
– Non direi, non per fare all’amore. Per una relazione stabile forse lo sei ma per fare sesso sei l’ideale!
Parlando eravamo ritornati in sala, Irina si aggirava osservando con calma i libri, tolse il disco dallo stereo, lo ripose.
– Ti piacciono i classici vedo, anch’io sai?
– Mi piace la bellezza, tu sei bella, per questo mi piaci!
– Ti piaccio perch&egrave sono una femmina, una puttana!
– Cosa? Ero scioccato dalla sua espressione.
– Puttana nel senso classico, non prostituta! Il mio primo uomo diceva che sono una puttana perch&egrave mi piace fare all’amore, lo faccio con gioia. Detto da lui era un complimento che mi lusingava! Puttana mi si addice perch&egrave mi do al piacere senza sotterfugi, perch&egrave dovrei vergognarmi di fare una cosa che mi piace?
– Allora sei una puttana stupenda, sai cosa vuoi da un uomo e lo ottieni! Inoltre sei bella. . . di fuori e di dentro, sei sincera!
Mi piaceva parlare con Irina, ora sapevo che con lei potevo esprimermi liberamente, senza giri di parole.
– Si, sono sincera, in quanto ad essere bella. . .
Si mise davanti a me mostrando apertamente il viso col suo sorriso strano che a me piaceva tanto, indicò la cicatrice. . .
– Cosa trovi di tanto bello in me, me lo dici?
Mi ero seduto sulla poltrona che mi ricordava Lolita, Irina si fermò davanti a me aspettando con ansia le mie parole.
– Non pensare alla tua guancia, lo sai che fra non molto non si vedrà più nulla, lo sai che ti dà un’espressione che mi eccita tantissimo? Con me non la devi nascondere, in quanto al resto. . .
– In quanto al resto?
– Hai un bel corpo, dei seni da adolescente per la loro forma, da donna per la loro grandezza; i capezzoli sempre eretti come se volessero essere baciati.
– Lo sai che hai ragione? In questi mesi sapessi quante volte ho sognato la bocca di un uomo sui miei seni, mi masturbavo nel pensarci.
– Non dovrai più farlo, quando avrai voglia ci sono io.
Avevo completamente dimenticato Lolita e anche Marta tanto mi piaceva quella ragazza, talmente che il sangue cominciò nuovamente ad affluire nel mio pene.
– Se é una promessa, accetto volentieri, e poi? Chiese ancora.
– Devo parlare di quello che mi fa letteralmente impazzire? Non darmi del pervertito se dico che mi piace il profumo della tua fica, il suo sapore quando la bacio, la lecco. . .
– Non chiamarla fica se non quando sei dentro di me o me la stai leccando, altrimenti chiamala passera, é più romantico! Nient’altro ti piace?
– Si. . . mi piace il tuo sedere!
L’avevo detto di getto, con mia sorpresa rise nel suo modo singolare.
– Lo sai che mi ricordi l’avvocato? Anche a lui piaceva, é strano come agli uomini di una certa età. . . scusa, maturi, siano attirati da quella parte di noi mentre i giovani guardano sopratutto il petto e le gambe. Il mio ex fidanzato era attirato dai miei seni, dalla mia passera, la faceva godere di continuo ed era insaziabile. No, non sei un pervertito, ma cosa trovi di tanto bello nel mio sedere?
Dicendolo si era voltata di tre quarti guardandomi ironicamente, le mani poggiate sui lombi per provocarmi. Era un sedere liscio, paffuto, non prominente come quello di Marta ma delizioso. Solo quello di Lolita poteva reggere il paragone con quello di Irina ma quello era piccolo, da adolescente.
Vedendo che mi ero tirato su sulla poltrona indietreggiò di un passo, parlai con i mirabili globi ad un palmo dal mio viso.
– Non offenderti se lo chiamo culo, sedere non rende sufficiente giustizia alla sua bellezza, La Venere callipigia aveva un culo paragonabile al tuo Irina, ma il tuo é di carne. Hai delle natiche dal disegno delicato, sono sode perché i glutei premuti sono talmente stretti da rendere il loro solco misterioso; adoro le pieghe che fanno con le tue cosce, la curva che le separa lascia vedere la pagnottella della passera. . . Guardando il tuo culo vedo per intero la tua femminilità, ed &egrave stupenda!
Rise sentendo le mie mani percorrere quelle forme provocanti ma quando cercai di premere il viso negli stretti suoi glutei con un gridolino si sottrasse girandosi. Mi ero lasciato trascinare dal mio desiderio, arrossii della mia audacia e per dire qualcosa chiesi:
– E tu, cosa pensi di me?
– Intanto penso che non sei un pervertito altrimenti anche il mio amante lo era! Sei un’esteta come lui, diceva che conosceva un solo modo per rendere omaggio a quella parte di me, si, al mio culo, glie l’ho lasciato fare e. . . mi é piaciuto tantissimo! Penso che tu sia un gentiluomo, l’ho capito leggendo il diario di Lolita, un’altro avrebbe subito approfittato di lei mentre tu. . . Ha dovuto insistere per sedurti, é stato questo a farmi desiderare di conoscerti e . . .
– E . . .?
– Vuoi sentirti dire che mi piaci fisicamente? E vero, anche se non sei giovane, sei muscoloso, virile. . . Mi piace il tuo membro. . . lo chiamo ‘cazzo’ solo quando é dentro di me altrimenti &egrave un pene se é molle, membro quando é in erezione! Rise. Adesso é un membro!
Era vero, l’averla davanti a me nuda e disponibile, le sue parole ma sopratutto la vista del suo mirabile fondoschiena aveva provocato in me un’erezione incontenibile. Tesi le mani alla ragazza sorridente dicendo:
– Allora facciamo in modo che tu possa chiamrlo ‘cazzo’, vieni!
Rise con una voce calda che aumentò il mio desiderio e mentre si chinava sul mio viso salì sulla poltrona con le ginocchia ai due lati del mio bacino spingendomi contro lo schienale facendo sentire contro il mio petto la compattezza dei suoi seni, i capezzoli duri. Poi le labbra socchiuse premettero le mie labbra aspirando la mia lingua appena la insinuai e mentre mi baciava sentii le sue mani prendere il membro, muoverlo sulla morbidezza della sua vulva. Allontanò il viso e guardandomi intensamente se lo fece scivolare in grembo.
Sospirammo entrambi, felici di appartenerci nuovamente. Si adagiò sopra di me coprendomi col suo corpo, con la sua pelle calda, mi baciò ancora spingendo la lingua nella mia bocca perch&egrave la suggessi, muovendo appena il bacino per sentire la presenza che empiva la sua vagina, allargava la sua fica, le mie mani dietro le sue cosce cercarono di muoverla, resistette dicendo:
– Rimaniamo così amore! L’avvocato rimaneva dentro di me anche delle ore, ci muovevamo appena in una intimità che esaltava la nostra appartenenza. . . Volevo provarlo anche con te, é bello non trovi?
Sorrise aspettando la mia risposta, il fatto che parlasse liberamente del suo amante non mi infastidiva, anzi, ero lusingato che mi paragonasse in qualche modo a lui. Le mie mani lasciarono le sue cosce per vagare sulla sua schiena, scesero a palpare la curva delle sue natiche. . .
– Si, é molto bello!
Alle mie parole si mosse languidamente accarezzando il membro col tepore della sua vagina, la mia mano si insinuò nei glutei ora aperti percorrendo con le dita il solco, giù fino a toccare la vulva stretta attorno al mio membro. Era fortemente eccitata Irina, le dita intrise dei suoi umori percorsero ancora l’interno delle sue natiche, uno di essi si soffermò sulla rosellina dell’ano, la guardai interrogandola.
Non protestò ma chiuse gli occhi sentendolo premere, forzai il delicato pertugio entrando in profondità.
– Ohhhh. . . Fece riaprendo gli occhi.
– Ti dispiace?
– Al contrario, conosci le cose che si devono fare in amore, fallo ancora!
Estrassi completamente il dito e lo affondai, questa volta trovai l’ano completamente rilassato, la ragazza si mosse languidamente sul membro poi strinse i muscoli imprigionandolo nel suo calore, sollevò il capo:
– Sapessi quanto mi eccita! Mi fa sentire completamente tua. . . hai una donna? Voglio dire. . . oltre a Lolita, quella é un capriccio lo so!
Il lettore non deve stupirsi della domanda fatta in un momento così particolare, le sue confidenze di prima e sopratutto l’estasi che pervadeva il mio corpo mi fecero rispondere con sincerità.
– Hai ragione, Lolita più che un capriccio é una febbre che mi prende quando sono con lei! Si, ho una donna!
– E. . . la ami?
– Si. . .
– Con lei fai quello che fai con me? Chiese ancora.
– Quello e altro!
La stretta attorno al mio dito diminuì, lo ritirai lentamente e lentamente l’affondai.
– Ohhhh! ! ! Anche lei é una puttana?
Ricordai il significato che la ragazza attribuiva alla parola, non potevo non dirlo:
– Si. . . anche più di te!
Il dito nel suo culo toccava il membro attraverso la parete del suo grembo, la ragazza sorrise ironicamente e senza allentare la stretta dell’ano strisciò adagio su e giù facendomi sentire la carezza che faceva al mio pene. Sospirammo entrambi, ricevetti la sua bocca baciandola lascivamente lambendo la sua lingua, le sue gengive, il suo palato.
– Chi lo sa? Non abbiamo ancora finito, non mi conosci completamente!
Fu con la bocca nuovamente sulla mia che Irina allentò la stretta dell’ano, il dito uscì e entrò dai suoi glutei provocando nella bella quel movimento sconvolgente che ci fece sospirare mentre le lingue guizzavano nelle bocche cercandosi, attirandosi, respingendosi per poi accarezzasi voluttuosamente, l’ano si strinse ma si allentò subito lasciando scorrere il dito e la ragazza su di me.
Seguirono momenti sublimi, Irina non serrò più i muscoli, ero io che immergendo il dito provocavo i movimenti del corpo strisciante, lo sfregamento dei suoi seni sul mio petto, i suoi lamenti nella mia bocca per i capezzoli dolenti e per il dolce massaggio che il membro faceva nella fica eccitata, nella vagina liscia, carezzevole. Durò a lungo nel totale oblio della nostra volontà, nel pieno accordo dei nostri sensi. Appena mi riuscì di parlare dissi:
– Non riuscirei a resistere delle ore. . .
– Neanche io, non con te. . . vieni!
Si alzò aspettando che anch’io lo facessi, guardò compiaciuta il membro bagnato della sua eccitazione e si avviò languidamente facendo sfregare le natiche oscillanti ad ogni suo passo. Andai dietro di lei seguendo con sguardo allupato i mirabili emisferi che erano oggetto dei miei desideri.
Giunti in camera si allungò, appena mi inginocchiai sul letto accanto a lei roteò il bacino sollevando alta una gamba mostrando volutamente i tesori della sua intimità. Mi sorrise appena mi schiacciai contro facendogli sentire la mia eccitazione lungo il solco delle sue natiche, lei stessa premette il sedere contro il mio ventre poi la sua mano afferrò il membro.
Arretrai le reni lasciando che fosse lei a guidarlo, lo strisciò facendogli perfidamente percorrere il solco separando le chiappe dure, sospirò nello strofinare il glande sull’orifizio dell’ano. Mi venne istintivo protendere le reni provocando il gridolino eccitato della bella, lo strisciò oltre il pelvo e quando lo premetti fu ancora nel ventre che lo ricevette.
– Ti piace così? Chiese appena cominciai a scorrere.
Mi piaceva, potevo percorrere per intero la sua vagina premendo il ventre contro gli emisferi delle sue natiche e trattenendo la gamba contro il mio petto fargli sentire per intero il mio cazzo.
– Si, é bellissimo! Lo sento il tuo culo, posso illudermi di averlo messo lì.
Rise con voce squillante che faceva sentire la sua eccitazione, mi lasciai andare su di lei piegando la sua gamba. Riuscii a baciarla percorrendo il suo petto con mani avide, felice dei lamenti che emetteva nella mia bocca. Si abbandonò passivamente all’esplorazione della mia lingua, del mio pene nella vagina matida subendo con piccoli gemiti i miei colpi di ventre contro il suo culo, il salire del membro nel suo ventre.
Oh era bello scoparla in quel modo facendola fremere ad ogni affondo. I seni nelle mie mani erano sodi, duri, i capezzoli che trastullavo erano tesi e trasmettevano alla bella delle sensazioni che si sommavano a quelle che le davano il pene che scivolava senza posa.
– Mhhh. . . Faceva Irina nella mia bocca.
‘ Schlasch. . . schlasch. . . .’ Era il rumore che il membro faceva nei liquidi amorosi della ragazza. Il profumo che saliva dalla fica in calore contribuiva non poco alla nostra eccitazione; sentivo il piacere salire nel pene soavemente sollecitato, ai miei sospiri la bella si animò, la sua lingua si mosse lasciandosi accarezzare, mosse il bacino in sintonia con i miei colpi venendo incontro al pene con la fica ansiosa di riceverlo, facendo forza sulla gamba piegata respingendomi per permettermi di muovere le reni, di sbattere il ventre con violenza contro il suo sedere.
– Mhhh! ! ! Fece liberando la bocca, poi:
– Ahhh sbattilo il tuo cazzo. . . in fondo. . . ahhh si. . . così. . . mhhh. . . mi stai facendo godere. . . ahhh. . . spingilo il mio culo, . . . oh dammelo. . .
– Ecco. . . oh prendilo amore. . . ahhh prendi. . .
Mi fissava con espressione selvaggia accanirmi scuotendo il suo corpo, facendo oscillare i seni stupendi, lesse nei miei occhi la cupidigia che avevo per lei, lesse il piacere che stava salendo in me, la sua espressione divenne provocante, quasi oscena.
– Fermati! Ordinò.
La mano contro il mio fianco mi respinse facendomi uscire da lei, prese il pene e con mossa decisa lo passò fra le natiche, il suo sguardo divenne di sfida mentre lo muoveva sull’ano.
– Ohhh Irina. . ..
Sospirai per il calore che sentivo contro la punta del glande, non fui io a spingere, fu la mano di Irina a premerlo nel suo culo, lo fece muovendo la verga ad aprirsi l’ano, emettendo delle grida che sembravano di spavento, mentre si allargava spingendolo sempre più. Ormai il membro era nei suoi glutei, la sua mano lo lasciò per prendersi la natica, aprirla. . .
– Dai! Gridò.
Spinsi e afferrata la sua coscia feci scomparire del tutto il membro nelle natiche bellissime. Avevo divaricato le ginocchia e sollevato il busto per guardare il cazzo entrare per intero nel suo culo. Mi mossi arretrando le reni estraendo il membro, la ragazza rimase rilassata, solo quando lo affondai emise un lungo lamento.
– Ahhhh! ! ! Fece, ma già arretravo e. . . avanti e indietro nei glutei che aveva abbandonato alla mia libidine. Emetteva degli: ‘Ah. . . ah. . ..’ ad ogni mio entrare, la sua mano teneva ancora sollevata la natica per agevolare la penetrazione, posai un piede sul letto per dare più forza alla mia inculata sbattendo il ventre contro i suoi glutei, felice di udire il gradimento della giovane.
Irina lentamente si girò sul ventre ripiegando la gamba distesa; la seguii sollevandomi sulle ginocchia fra le sue cosce aperte senza smettere il mio va e vieni nel bel culo, lo sollevò incavando le reni, ora le sue mani erano ai lati del suo capo volto verso di me.
– Ohhh dai Elio. . . mhhh capisci adesso che volevo essere inculata? Ahh dai. . . dai. . . non fermarti. . . si nel culo. . . nel culo. . . ahhhhhh. . .
Le mani sui suoi lombi guardavo il pene aprire le sue natiche scomparendo in esse fino a premere i testicoli sulla morbidezza della sua fica. Ed era bello vedere il suo corpo sussultare, il piacere che apriva la sua bocca facendogli emettere delle grida che ritmavano la mia penetrazione, era bello sentire l’ano della bella sposare la forma della verga accompagnando il suo immergere con la lunga carezza del suo anello di carne, era stupendo il piacere che saliva in noi perché . . . anche Irina godeva!
– Ah amore. . . sapessi quanto lo volevo il tuo culo!
– Io lo volevo lì il tuo cazzo . . . si, nel culo. . . mi piace sentirmi allargare. . . sfondare. . . Mhhh sbattilo dentro. . . più forte. . . sì. . . così. . .
Mi godetti il possesso della groppa di Irina sbattendovi il cazzo brutalmente, selvaggiamente facendola guaire di eccitazione e di piacere, beandomi delle onde provocate dal battere del mio ventre contro i bei emisferi, del suo corpo che i miei colpi faceva strisciare sul lenzuolo, dell’espressione provocante del suo viso nel protendere il bel deretano.
La ragazza comprese dalle mie grida il salire del mio godimento, mosse il bacino, lo ondulò provocando le oscillazioni del membro, godendo nel sentirsi frugare in profondità.
– Ahhh. . . godi amore. . . ah. . . ah. . . dentro di me. . . riempimi. . . Si oh dai. . . dai. . . ahhh ti sento. . . ti sento. . .
Stavo eiaculando ma non rallentai il mio andare irrorando le sue viscere di getti copiosi continuando a frugarla col membro sobbalzante mentre Irina stringendo e rilassando lo sfintere aiutava il mo godimento.
Alla fine mi fermai ansimando, allora lei si voltò respingendomi e spalancando le gambe si aprì con le dita di entrambe le mani la vulva invitandomi.
– Vieni caro. . . dammelo! Non vedi com’é aperta? ahhh fottimi. . . fottimi!
Era quasi oscena Irina nella sua voglia di piacere, l’ingresso del suo grembo pulsava aperto, vi presentai il membro e distendendomi sul suo corpo entrai in lei. Cominciò a venire appena fui in fondo alla sua vagina, contro la bocca del suo utero, mi abbracciò fortemente gridando nella mia bocca. Non frenò il suo godimento, frugandomi con la lingua avida, gemendo per il cazzo rimasto duro che andava e veniva negli umori del piacere della sua stupenda fica.
Bevetti i suoi rantoli insieme alla sua saliva e benché sazio godetti del corpo sodo, ondeggiante, del calore del suo grembo, degli spasimi che stringevano morbidamente il membro, poi la ragazza si chetò lentamente.
Rimasi in lei lasciando il membro afflosciarsi nel suo grembo. Dopo una breve visita nel bagno, la giovane prendendomi per mano mi condusse nuovamente sul letto.

– Sapessi quanto sei stata meravigliosa! Dissi allungandomi accanto a lei.
Ero incantato e ancora incredulo che tutto questo fosse veramente avvenuto.
– Sono felice che ti sia piaciuto! Disse sorridendo nel suo modo ambiguo.
– Mi spiace di non essere stato capace di trattenermi . . . era tanto il mio piacere, la voglia che mi dava. . .
– . . . il mio culo? Lo hai fatto godere sai? Non puoi sapere cosa fa a una donna sentirsi aprire da un cazzo!
– Cosa fa? Chiesi in preda ad una curiosità morbosa.
– E’ difficile da spiegare ma. . . é eccitante sapere che quello che hai nel sedere é un cazzo, che quello che ci sbatte contro é un maschio infoiato. Non vi é ragazza che non pensi di prenderlo nel sedere almeno una volta! Le verginelle lo temono e lo desiderano allo stesso tempo, le altre. . . sperano in cuor loro di trovare un uomo che sappia proporglielo con delicatezza! La prima volta. . .
– Si?
– E’ stato con l’avvocato, non subito, al secondo incontro. . . Me lo ha chiesto con tanto tatto che. . . Anche se non ho detto che accettavo lo ha capito. . . mi vergognavo di farlo con una parte che consideravo sporca. . . Lui mi ha accompagnato nel bagno, mi ha fatto vedere l’irrigatore poi mi ha lasciata sola. Quando l’ho raggiunto non avevo più ragione di vergognarmi. E’ stato delicatissimo quando me l’ha messo dentro. . . come te! Da allora andavo all’appuntamento già pronta! Anche con te mi ero preparata. . .
– Sapevi che mi sarebbe piaciuto?
– Lo speravo ma. . . sei un tale gentiluomo che ho dovuto aiutarti!
Ridemmo di gusto. Irina aveva un modo di ridere che mi eccitava enormemente, ora che la nostra intimità era completa osai chiedere:
– Girati, voglio guardarlo ancora!
Ridendo si mise sulla pancia, ammirai la curva che le reni facevano con la schiena, il loro rialzarsi nelle mirabili rotondità di quei globi che si raccordavano con le cosce che benché accostate lasciavano spuntare sotto la curva dei glutei la gnocchetta nuda e lo spacco del suo sesso.
Mi accosciai e chinandomi sulla bella groppa non mi vergognai di percorrerne i glutei con mani avide che precedevano la mia bocca nei baci infuocati sulle natiche fresche provocando la risata eccitata della ragazza.
– Irina, hai un culo stupendo, bello da impazzire!
– Anche quello della tua donna é bello? Chiese smettendo un attimo di ridere.
– Il suo é il culo di una donna matura ma mi piace tantissimo!
– E. . . quello di Lolita ti piace? Mi stupii che parlasse ancora della ragazzina.
– E’ talmente giovane . . .
– Ma ha un bel culetto vero? Non hai mai desiderato di. . .
– Cosa dici!
Ma le sue parole evocarono nella mia mente le deliziose rotondità della fanciulla, dovetti confessare a me stesso che. . .
– Si, l’ho desiderato! Dissi.
La mia risposta provocò in Irina una risata che si trasmise a tutto il suo corpo facendo tremolare le belle natiche, allargò le cosce lasciando che ne aprissi i globi e spostandomi fra le sue gambe vi incuneassi il viso. La mia lingua incontrò le delicate pieghine della rosellina contratta provocando nella ragazza uno squittio eccitato.
– Ihhh! ! ! Anche il suo hai baciato così?
– No, non ho osato anche se mi sarebbe piaciuto!
– Anche a lei sarebbe piaciuto. . . ma so che lo hai fatto col dito e ne ha goduto! Ha cercato di dirti che te lo avrebbe dato volentieri il suo sederino ma tu non hai capito!
– Non l’avrei mai fatto! Sarebbe stato. . . osceno con una ragazza così giovane!
– Non conosci ancora le donne amico mio, ha accettato il tuo dito perché voleva il tuo cazzo, l’hai delusa sai?
Oh perché parlava proprio di Lolita? Mi immaginai nel mentre compivo l’atto che Irina aveva evocato, non mi pareva possibile! Scacciai il pensiero ma era con l’immagine della groppetta della ragazzina che sfregavo il viso nelle natiche soffici e dure lambendo l’ano della ragazza che sotto le carezze della mia lingua si stava rilassando così che mi riuscii ad immergerne la punta.
– Ihhh. . . sei un porco!
– E tu una puttana dal culo stupendo!
Rise ancora poi sculettando sollevò la groppa porgendo il sesso alla mia bocca. Lo baciai, lo leccai ebbro di lussuria, felice di udire i suoi sospiri estasiati.
– Ti é venuto duro? Chiese all’improvviso.
– Puoi costatarlo da sola! Risposi nello stesso tono.
Si girò facendomi nuovamente distendere e con un grido di gioia si chinò. I suoi capelli solleticarono il mio ventre mentre calava la bocca. Mi aspettavo un lento bocchino invece la ragazza vi vece scorrere un paio di volte le labbra lasciandolo infine gocciolante di saliva poi scavalcandomi con una gamba prese il membro cercando col glande l’apertura del suo grembo e trovatolo se l’introdusse sedendosi lentamente.
– Si, é abbastanza duro per entrare nella mia passera!
– E nel tuo culo? Ormai potevamo dirci tutto.
– Ti piacerebbe? Una cosa alla volta a meno che tu non abbia due cazzi!
Girò il busto per prendere e sollevare la mia gamba, vedendosi riflessa nello specchio dell’armadio esclamò:
– Vedo il tuo cazzo . . . quando sale é come se entrasse nelle mie chiappe! No, non alzare le ginocchia, voglio guardare!
Prese ad andare su e giù volta a metà per vedersi nella sua lenta cavalcata, la cosa doveva eccitarla parecchio perché la sua vagina aumentò il suo umidore, spostando il capo potei vedere anch’io la scena della sua monta. Sì, il membro scompariva nella curva delle sue natiche dando l’impressione che entrasse in esse; solo quando sollevava il bacino potevo vedere l’ano bruno socchiuso e sotto il membro allargare la fica appena visibile.
Ammirai la schiena ampia, la vita sottile che si allargava nel bacino bellissimo. . . e il suo culo. Cielo come mi piacevano quei globi fra i quali il cazzo sembrava entrare, tondi, perfetti; i suoi occhi incontrarono i miei nello specchio.
– Ti piace? Chiese continuando ad andare su e giù in una cavalcata che ora aveva aumentato il ritmo.
– Molto, posso vederti di dietro e davanti e. . . sei bellissima!
Potevo vederla interamente spostando solo il capo, i seni tremolavano appena ad ogni suo abbassarsi tanto erano sodi, nel suo muoversi i muscoli guizzavano sul suo ventre provocando la contrazione della sua vagina, della sua fica e . . .sì era bellissimo!
– Voltati tutta, così potrai guardarti meglio! Ordinai all’improvviso.
Volse a me gli occhi sorpresa poi capì e senza smettere di molleggiarsi, lentamente spostò le gambe. Sollevai le ginocchia, lei vi poggiò le mani e facendo perno sul membro conficcato sul suo ventre si girò senza smettere di impalarsi, aprii le ginocchia quando le sue furono ai lati delle mie spalancando le sue cosce.
– Ohhh non avevo mai visto la mia fica con un cazzo dentro! Disse meravigliata.
– Ti piace?
– Non pensavo fosse così. . . oscena!
– Invece é bellissima!
Come faceva a trovare osceno quello spacco che il pene allargava facendo risaltare le labbra grassocce che respingeva animandole ad ogni calare del suo bacino. Si muoveva lentamente Irina per guardare il membro scomparire nella fica che andava su e giù facendola sospirare. Sentendo le mie mani chiudersi sui suoi seni si lasciò andare all’indietro sostenendosi col braccio teso, la testa reclinata per guardarsi, il viso seminascosto dai capelli che gli conferivano quell’aria selvaggia. Rise nervosamente.
– Guarda, anch’io ho i coglioni!
Si era fermata a guardare nello specchio i testicoli che spuntavano fra le sue cosce, vi portò la mano libera premendoli sulla fica bagnata quasi volesse far entrare anche quelli. Li lasciò poi reclinata da un lato si mosse avanti e indietro scivolando con la vulva sul membro, strisciando le natiche sul mio ventre.
– Ah. . . ah. . . oh Elio mi stai facendo godere. . . mhhh adesso mi piace vedere la mia fica. . . ah. . . ah. . . prendere il tuo cazzo! Mhhh é. . . bellissimo!
– Ohhh Irina. . . anch’io godo! E meraviglioso essere nel calore del tuo ventre, sentire la carezza della tua vagina . . .
Una sorta di esaltazione era entrata in me, vedevo nello specchio le mie mani percorrere il petto della giovane, vedevo la vulva aperta come una bocca andare sul membro bagnato, più duro che mai. Lasciai le belle tette per prendere alla vita la giovane, sollevarla. . .
– Ohhh si. . . cosi amore. . . cosi. . . cosi. . . ah haaa. . .
Avevo fatto scattare le reni, ora ero io a far salire il membro del ventre della ragazza deliziandola, la sua bocca atteggiata a stupore lasciava uscire delle esclamazioni ritmate dal salire del pene che andava e veniva sempre più rapidamente.
– Ohhh fermati amore! Ordinai sollevando il suo bacino di quel tanto da far uscire la verga. Irina poggiò sul letto anche l’altra mano mantenendosi sollevata, in attesa.
– Oh si caro. . . si. . . si. . . Disse sentendo il glande sotto l’orifizio del suo culo.
Si lasciò andare lentamente mentre io con la mano mantenevo il pene sollevato consentendo alla bella di infilarvi l’ano.
Il lettore avrà notato come in poco più di due mesi Lolita per prima, poi Marta e infine Irina mi abbiano portato ad un grado di lussuria tale da rendere insaziabile la mia sete di piacere limitata soltanto dalle possibilità del mio corpo di ultra cinquantenne.
Tutte le mie inibizioni erano scomparse per incanto facendomi godere dei glutei che Irina lentamente calava mescolando le mie esclamazioni alle sue grida, eccitata nel sentirsi allargata, riempita.
– Ahhh. puttana. . . dammelo il tuo culo. . . lo voglio, lo voglio!
– Ihhh. . . eccolo porco. . . Te lo sto infilando. . . ahhh eccolo. . . mhhh tienilo duro il tuo cazzo! Ecco . . . ah. . . ah. . .
Altre cose ci dicemmo incitandoci a vicenda. Non era oscena Irina nel suo ondulare lascivo, nel suo ondeggiare sul membro che saliva nelle sue viscere, godeva nel sentirsi frugata dalla presenza che l’apriva. La mia mano aveva lasciato il membro piantato nei suoi glutei e sostenendola alle reni l’aiutai a calarsi completamente accompagnando il suo ondeggiare, godendo della conturbante carezza dell’ano morbido.
Anche dopo che fu del tutto entrato continuò a muovere il sedere, seduta, strusciando le natiche sul mio ventre emettendo delle grida di esultanza nel sentire il membro oscillare nei suoi intestini.
– Ahhh . . . l’ho preso tutto. . . tutto. . .
Eravamo in due a guardare nello specchio la curva delle natiche nelle quali era immerso il membro, solo i testicoli spuntavano sotto l’ano stretto alla base della verga, al di sopra il sesso mostrava la sua ferita rosea nella gnocca spaccata come incapace di contenere le sottili labbra brune che emergevano aperte e la cresta del clitoride gonfio.
La ragazza fissava sorpresa nello specchio la sua intimità esposta, la sua mano scese al suo sesso, le dita ne aprirono le labbra, i suoi occhi incontrarono i miei. Fu con espressione di fierezza che mi invitò a guardare la fica aperta.
– Guarda amore, ora sono tua, completamente tua!
Alla pressione delle mie mani, si sollevò guardando incredula l’ano scivolare sul membro che appariva fra le sue natiche.
– Haaaa! ! ! Se lo fece uscire quasi del tutto, si calò facendolo scomparire poi facendo forza sulle gambe e sul braccio puntato sul letto si sollevò ancora, si abbassò mantenendo con l’altra sua mano la vulva spalancata quasi volesse eccitarmi.
Ma non ve n’era bisogno, il piacere che mi dava il suo scorrere saliva prepotentemente, la visione del sesso dal quale emergevano le labbrette brune socchiuse come quelle di una boccuccia che aspetta il bacio alimentava la mia lussuria e, sono sicuro, anche la sua.
Fu con gli occhi fissi al membro che aveva nelle natiche che la ragazza molleggiando sulle gambe scorreva su di esso offrendomi la visione del corpo liscio dalle mirabili mammelle sobbalzanti, del viso che il piacere rendeva selvaggio e per questo straordinariamente affascinante.
– Oh Irina. . . sei bellissima!
Ora ansimava Irina per lo sforzo ma continuava ad impalarsi con piccole grida, lo stringere dello sfintere nel suo sollevarsi e abbassarsi procurava alla bella un dolore che esprimeva con lamenti acuti e a me un piacere che mi faceva temere di lasciare la ragazza inappagata. Per questo la sostenni alle reni permettendogli di lasciarsi andare all’indietro senza smettere di scorrere, permettendogli ancora di ricevere il cazzo con l’ano rilassato, così che ora il membro procurava alla bella soltanto piacere.
– Ohhh si. . . ai. . . aiutami a ballare sul tuo cazzo. Mhhh lo voglio tutto. . . ahhh si. . . cosi. . . cosi. . . si, fammi godere così. . .
Ormai eravamo troppo avanti nel piacere per poterlo fermare, i miei rantoli si mischiavano ai lamenti ininterrotti della giovane poi all’improvviso sentii attorno al pene le strette inconsce dell’ano nell’imminenza dell’orgasmo della mia compagna.
– Ohhh amore. . . ah sto per godere. . . ah. . . ahhh. . . oh si. . . si. . .
La voce divenuta lamentevole come quella di una bambina mi confermò che per Irina era giunto il momento. Tentò di andare ancora ma le sue gambe cedettero e si abbatt&egrave sedendosi di colpo sul membro facendoselo entrare completamente nelle interiora.
– Ahhh. . . adesso. . . oh aiutami. . . dai. . . oh cosi. . . si. . . siiiii! ! !
Avevo portato le mani sotto il suo sedere e mantenendolo sollevato feci scattare le reni con colpi rapidi selvaggi penetrandola brutalmente. Irina urlò il suo orgasmo venendo con piccoli scatti del bacino, poi l’ano si rilassò permettendomi di penetrarla velocemente urtando il ventre contro le sue natiche mentre il membro scivolava veloce completando la sua opera nel culo della bella.
– Ahhh prendi. . . prendi. . . ah eccomi. . . eccomi. . . Urlai.
– Ti sento amore. . . ahhh si. . . riempimi. . . ah continua. . . ahhh! ! !
Il primo getto del mio piacere mi fece fermare, fu Irina a completare il mio godimento, dovette sforzarsi per scorrere sul membro, eccitata dai sobbalzi che faceva irrorando i suoi intestini di getti copiosi poi ci muovemmo insieme urlando il nostro godimento.

Un’ora dopo seduti al tavolo del ristorante lussuoso che Irina aveva indicato ci guardavamo come degli innamorati. Non riuscivo a capacitarmi che la ragazza elegante seduta di fronte si era data a me interamente, sottovoce e senza ombra di vergogna evocammo la gioia che avevamo tratto.
Avevo lasciato il tempo alla mia compagna di truccarsi con cura, di pettinarsi nel suo modo particolare che mostrava solo in parte il viso, quello che vedevo era talmente bello che d’impulso strinsi la sua mano attraverso il tavolo.
– Grazie!
– Per cosa amore? L’occhio visibile brillava di emozione.
– Per avermi dato la tua bellezza! Risposi d’impulso facendola sorridere.
– Sono io che devo ringraziarti! Non ricordavo che si potesse essere così felici, mi piacerebbe. . . Esitava sorridendo timidamente.
– Cosa?
– Vederti ancora. . . come oggi. Nel dirlo era arrossita.
– Anch’io lo vorrei.
Avevamo ormai finito la nostra cena, era stata buonissima, ma stranamente non ricordavo le portate, vedevo solo lei Irina nel suo tailleur rosa, col suo sorriso enigmatico. Prese dalla borsetta un taccuino, vi scrisse qualcosa, strappò la pagina e me la porse.
– E’ il mio numero di telefono, chiamami quando vorrai ma chiamami!
Lo presi e giratolo vi scrissi il mio e ritornandolo a lei dissi.
– Sei giovane e troppo bella perché possa durare. Un giorno troveresti le mie telefonate inopportune; preferisco che sia tu a chiamarmi quando avrai voglia.
Mi guardò lungamente poi piegò il foglietto riponendolo con cura nel taccuino.
– Dirai a Lolita. . . tutto? Chiesi.
– Glie l’ho promesso. . . ma non gli dirò che vogliamo ancora rivederci altrimenti non vorrà più lasciarti. Si é stufata, dice che sei troppo possessivo mentre lei vuole emozioni sempre nuove, ti dispiace? Chiese scrutandomi attentamente.
– Anch’io voglio che finisca. . . l’ho promesso alla mia donna.
– Gli dirai di noi due? Chiese ancora.
– No.
– Fai bene, ho capito che l’ami. Con me sarà soltanto sesso. . . non mi dispiace, anzi, ho bisogno di un’amante come te!
L’accompagnai alla macchina, mi diede un bacio affettuoso sulla guancia prima di allontanarsi. Ritornai a casa mestamente e mi coricai senza rifare il letto che conservava il profumo di quella singolare ragazza.
I lettori ma sopratutto le lettrici non si devono scandalizzare se dico che ci furono molti altri incontri fra me e Irina, anche quando Lolita mi ebbe lasciato e mi fui riappacificato del tutto con Marta perché. . . anch’io ne avevo bisogno!
Tralascio di raccontare le ore di sesso fra me e Irina se non per dire che furono appaganti e piene di gioia, scevre di pentimento ma quello che non posso tacere é quello che avvenne ancora con la conturbante giovinetta.
Continua

LOLITA: LA PERVERSIONE
La domenica successiva dormii fino a tardi, Irina mi telefonò per ringraziarmi, lo fece come se avesse partecipato ad un ricevimento particolarmente gradito.
Lunedì Lolita giunse verso mezzogiorno come sempre, posò la spesa sul tavolo porgendomi le ricevute come era solito fare. Vidi subito che era imbronciata e quando le chiesi il perché di quella spesa in farmacia rispose:
– Lo saprai dopo! Sono quattromila cinquecento lire al supermercato e quattordicimila per la farmacia, su paga!
Le diedi la somma senza porre altre domande, la giovane la intascò con fare brusco poi apparecchiò tavola. Consumammo il pasto come degli estranei, Lolita evitava persino di guardarmi, anche dopo mentre faceva le pulizie mi gettava di tanto in tanto delle occhiate per nulla benevole. Finsi indifferenza e sprofondato nella poltrona lessi il mio giornale; quando ebbe terminato i suoi lavori si tolse il grembiule e si piantò davanti a me guardandomi con occhi sfavillanti.
– Cosa c’&egrave? Ho conosciuto Irina, come volevi tu.
– Lo so, ma cos’avete fatto? Chiese con i pugni sui fianchi.
Era talmente buffa che presi le sue mani attirandola.
– Abbiamo fatto all’amore, era quello che volevi no?
Lasciò che le mie mani passassero sotto la sua gonna, risalissero le gambe lisce fino al sedere libero per la mancanza delle mutandine, solo allora si sottrasse.
Grosse lacrime spuntarono dai suoi occhioni, girò sui tacchi e corse nel bagno sbattendo la porta, lasciandomi esterrefatto. Udii scorrere l’acqua nella doccia, poi più nulla: rimase chiusa dentro a lungo facendomi inquietare non poco. Dopo un poco, bussai più volte.
La porta si aprì, il vederla uscire nuda mi rassicurò ma rinnovò in me il desiderio che l’incontro con Irina aveva appena sopito.

Non piangeva più, ora il suo sguardo era carico di promesse. Mi lavai accuratamente come facevo anche con mia moglie prima dell’amore. Nell’asciugarmi il mio sguardo si posò su un aggeggio appeso sopra la vasca, un sacchetto in plastica dal quale partiva un tubicino lungo e sottile. . . Ricordai le parole di Irina quando disse della prima volta. . . Cercai di scacciare il pensiero: no, non poteva essere!
Ma il pensiero, invece, ritornò facendo fluire il sangue nel mio pene così che quando nudo feci il mio ingresso nella sala, ero in erezione, Lolita vedendo il membro teso si gettò di slancio contro di me. Questa volta si lasciò stringere, lasciò che le mie mani scendessero carezzevoli al culetto poi più giù, sulle coscette che la fanciulla divaricò cercando con movenze lascive il contatto dei miei testicoli contro la sua intimità, strusciando il ventre contro la verga dura.

Perché il contatto col suo corpicino mi metteva sempre quella febbre? Dimenticai tutto: Marta, Irina, il mio contegno, la mia dignità. Ero consapevole che la mia relazione con la ragazzina era riprovevole sotto ogni aspetto ma era proprio la vergogna che provavo al contatto della sua pelle fresca, cedevole che mi faceva perdere ogni ritegno. Baciai la sua bocca con voluttà, le mani a plasmare le sue chiappette, le dita nel loro solco. Quando le nostre bocche si separarono, il medesimo affanno ci faceva ansimare.
– Cosa avevi prima?
Prima di rispondere Lolita spinse nuovamente la lingua nella mia bocca. Cielo, come mi piaceva la sua linguetta, morbida quando lambiva la mia, dura quando l’aspiravo, la suggevo. . .
– E’ per Irina!
– Sei forse gelosa perché ho fatto all’amore con lei?
– Era quello che volevo ma. . . non solo avete scopato, ma glie l’hai anche messo nel didietro! Disse d’un botto.
– Sono cose che capitano quando si fa all’amore . . .
Non avrei dovuto ridere, perché alle mie parole riaffiorarono le lacrime.
– Perché con Irina é capitato e con me no? Anch’io lo volevo, non l’hai capito?
– Ma Lolita. . .
– Lolita niente! Cos’ha di speciale il sedere di Irina che il mio non ha?
Mi trattenni dal ridere vedendo gli occhi luccicanti fissarmi. Era da non credere, eppure il broncio di prima era dovuto proprio a questo! Avevo fatto con la sua amica, cose che con lei non avevo voluto fare, era questo che pensava!
Si rannicchiò contro di me tirando su col naso. Le parole dette da Irina quando mi aveva accennato al fatto che Lolita voleva proprio. . . Mi diedi del depravato ma le mie mani si muovevano da sole sulle rotondità fresche, sode. . .

– Allora, ti piace il mio culetto? Chiese.
Mossi le dita nelle chiappette, una di esse si soffermò sulla sua rosellina, nel sentirlo affondare protese il ventre piegandosi all’indietro facendo risaltare le adorabili tettine poi guardandomi con aria di trionfo:
– Lo vedi che non é stretto? Allora vuoi farlo godere anche a me?
Andò verso il tavolo poggiandovi le mani, divaricò le gambe, le tese alzandosi sulla punta dei piedi poi volse a me il capo.
– Guarda, non ti piace? Dai vieni zietto, mettilo anche a me nel culetto!
Vedendo che non mi muovevo portò le mani alle natiche aprendole in un chiaro invito. Poi, siccome rimanevo immobile, portò la mano destra in bocca e uno dopo l’altro si introdusse le dita e quando le riportò al piccolo culo le vidi grondati della sua saliva. Poi . . .
Fu uno spettacolo sconvolgente vedere il suo sguardo che mi provocava mentre con un sorriso beffardo si introduceva le dita una dopo l’altra nello stretto suo pertugio, prima l’indice che mosse avanti e indietro e ruotato un paio di volte; aggiunse il medio, lo girò più volte. . . Al terzo dito si morse le labbra ma continuò a fissarmi mentre si allargava. Non ne aggiunse altri ma le tre dita le ruotò, le fece scorrere dentro e fuori dapprima adagio poi quasi violentemente poi . . .
– Dai zietto sono pronta!
Se voleva eccitarmi ci riusciva in pieno la sgualdrinella, ma io esitavo lasciando vagare gli occhi inebetiti sulla schiena diritta, sulle reni che la fanciulla aveva incavato nel protendere il piccolo culo, sulle curve delle anche strette, sulle gambe che tese mostravano tutta la bellezza delle cosce sottili aperte, ma il mio sguardo ritornava sempre alla pagnottelle delle natiche strette che la mano premuta fra di esse e le dita conficcate fino in fondo nell’ano allargava.

Mi avvicinai dicendomi che appena avesse sentito la sproporzione della verga rispetto a quello che mi offriva avrebbe rifiutato l’oscena copula: ma lei mosse il deretano appena mi sentì contro poi tolse la mano che la allargava, si piegò sul tavolo e con entrambe le mani si aprì i glutei.
Neanche un santo avrebbe resistito a tanta provocazione! Brandendo il membro passai il glande nel solco aperto dalle sue mani, lo strofinai quasi brutalmente sul piccolo ano facendo fremere la ragazza che forse pensava l’avrei subito penetrata. Invece feci superare al glande il ponte pelvico separando con esso le morbide labbra della fichetta che l’eccitazione aveva inumidita.
Incollai le cosce contro le sue, il ventre contro il piccolo culo. Dovetti piegare le ginocchia nel puntare il membro nella giovane fica, poi protendendo le reni scivolai nel calore della sua vagina.
– Ohhh. . . perché zietto, perch&egrave?
Mi piegai su di lei baciando la sua nuca, il suo orecchio.
– Devo bagnarlo amore!
Ora sapevo che lo avrei fatto, che dovevo farlo, che volevo farlo! Malgrado la mia scomoda posizione continuai ad immergermi nel suo grembo assaporando la carezza che ricevevo nel membro. Anche alla giovinetta piaceva lo scorrere del pene perché sospirava ad ogni mio affondo, infine si scosse.
– Mhhh. . . lo hai bagnato abbastanza e il mio buchino &egrave abbastanza aperto!
Mi scostai col membro gocciolante e chino sull’adorabile groppetta immersi il viso nelle natiche ancora allargate dalle sue mani. Dovetti chinarmi del tutto per raggiungere con la lingua il bottoncino contratto, lo lambii, lo accarezzai, vi dardeggiai la punta provocando nella ragazza una risata eccitata.

– Lo sapevo che ti piaceva, lo sapevo!
Lasciai il piccolo pertugio coperto di saliva poi non resistetti al richiamo del suo sesso e allargando la bocca sulla cara gnocchetta feci andare la lingua nelle carni bagnate.
– Ahhh zietto. . . basta. . .
Ma muovendosi voluttuosamente lasciò che la passassi ancora, squittendo di eccitazione quando raggiunta la clitoride la malmenai schiaffeggiandola con la punta insieme alle labbrette che pulsavano tese.
Vedendomi alzare, Lolita incavò maggiormente le reni sollevando la provocante groppetta, divaricò le gambe ma io. . .
– No, sali sul tavolo!
La sollevai di peso, poi una volta che fu sopra spinsi ai lati le sue ginocchia allargandole al massimo, facendo sfiorare il suo sesso sul legno e mi appressai. Ora l’adorabile culetto era alla portata del mio pene, appena lo sentì contro il minuscolo orifizio la fanciulla sospirò:
– Dai, spingilo dentro. . . spingilo!
Le mani aggrappate alle sue anche cominciai a spingere, Lolita che aveva voltato il viso sopra la spalla, fece una smorfia.
– Lo vedi che non é possibile?
– Si che puoi. . . oh dai. . . dai!
Continuai a spingere col timore di provocarle altro dolore ma con mia grande sorpresa vidi l’ano allargarsi attorno al glande respingendo la saliva di cui era ricoperto il delicato pertugio. Lolita mi guardava ancora.
– Sta entrando zietto. . . sta entrando!
Non lo credevo possibile ma il glande era quasi scomparso e avanzava ancora. La giovinetta sospirò, mentre l’ano, superato il colletto, fece sentire la sua morbida stretta sotto la cappella. Il resto fu facile, continuai a fare forza sulle reni facendo scivolare lentamente il pene nel piccolo culo.

– Ahhh dai. . . dai. . . Mi incitava ancora.
Spinsi fino a premere il ventre contro le sue natiche, i testicoli contro l’umidore della sua fichina. Mi fermai incredulo e pieno di vergogna, ma Lolita sopra la spalla mi lanciò uno sguardo di trionfo.
– Hai visto? Sei nel mio culetto. . . ora devi farlo godere!
Non so cosa si aspettasse la perversa ragazzina ma appena arretrai le reni e le protési cominciò a gridare mentre io, sordo ai suoi lamenti, continuavo a ritirarmi e ad affondare! Guardavo allucinato le natiche aperte al membro che appariva e scompariva, infoiato dal piacere che mi procurava la strettezza dell’ano teso attorno alla verga mentre usciva, rientrando lievemente insieme ad essa quando la immergevo nel calore delle sue viscere.
Dopo non molto la fanciulla smise di gridare, ma piccoli guaiti accompagnavano il mio scorrere. I testicoli che picchiavano sulla sua fichina incontravano a tratti le nocche delle dita della ragazza che passata una mano sotto il ventre si accarezzava masturbandosi. La cosa mi scioccò non poco ma consentì all’ano di rimanere rilassato, così che la penetrazione non procurava più dolore alla giovinetta ma eccitazione e anche piacere.
– Ahhh. . . così é. . . bello. . . ahhh bello. . . Oh, continua. . .
Ora era senza timore, che mi godevo la groppa della fanciulla. Lolita aveva smesso di accarezzarsi e, le mani sul tavolo, resisteva ai colpi e spingeva il sedere contro il pene, oscillando avanti e indietro e partecipando attivamente alla copula.
Non mi vergognavo più. Perché avrei dovuto? Ancora una volta era stata lei, Lolita, a prendere l’iniziativa, offrendomi quel culetto che avevo desiderato dal primo giorno e che già mi stava dando piacere. Ed a giudicare dai lamenti e dai sospiri che emetteva la piccola, anche lei stava godendo di quel singolare coito.

Il piacere e lo sforzo mi facevano ansimare, i miei occhi rimanevano incollati alle rotondità che il membro apriva, mi immergevo in esse con una gioia che a stento riuscivo a contenere; neanche Marta, neanche Irina mi avevano dato il piacere che sentivo salire ad ogni mio entrare nel calore della fanciulla e il timore di lasciare la ragazza inappagata mi induceva a fermarmi. Allora era lei Lolita che andava avanti e indietro infilzandosi sul pene fino a picchiare il sedere contro il mio ventre molto più violentemente di quanto avevo osato io.
– Non fermarti. . . lo senti come scivola nel mio buchino? Ohhh. . . lo sai che mi piace? Oh sbattilo dentro! Mhhh, piu forte. . . ohhh si, dammelo tutto. . . ancora. . .
Oh, la lussuria che mi invadeva nel vedere il piccolo culo che ingoiava la verga sproporzionata per la sua groppetta; ma lei lo faceva scorrere nel suo ano apparentemente senza difficoltà, regalandomi la carezza dell’ anello di carne ed il calore delle sue viscere. Quella natiche erano talmente strette da contribuire moltissimo al mio piacere con il loro morbido sfregamento.
Il timore di farle troppo male risultò infondato: la saliva e gli umori colti nel suo grembo avevano lubrificato talmente il membro da farlo scivolare agevolmente consentendomi di prolungare la copula molto più a lungo di quello che avevo pensato, deliziandomi e deliziando la viziosetta consentendole di esprimere liberamente il suo gradimento.
– Ahhh. . . ti piace il mio sedere? Dai. . . mhhh. . . fallo godere! Manca poco sai. . . ah. . . ah. . .sbattilo dentro. . . ahhh. . . non aver paura! Ohhh, mi piace. . . mi piace. . . ahhh adesso. . . adesso. . . oh così. . . cosi. . .
Si era fermata anch’essa stremata dallo sforzo, i suoi tratti alterati non avevano più nulla della fanciulla che conoscevo, gli occhi mi imploravano aspettando da me il godimento. Ci fissammo lungamente, le mani dalle sue anche si spostarono sull’alto delle cosce attirando il culetto contro il mio ventre. Mi ritirai e d’un colpo glielo diedi tutto, fino in fondo, brutalmente.

– Siiiii. . . siiii! ! ! Urlò
Si era lasciata andare tutta sul tavolo, le cosce contro il legno, le gambe piegate alle ginocchia; anche le braccia aveva piegato posando le mani ai lati del suo viso, ma mi guardava ancora sfidandomi con lo sguardo. Feci flettere le reni e glie lo diedi ancora e ancora, ancora. . .
Le sue invocazioni mi spronavano, se ce ne fosse stato bisogno, ed il godimento che sentivo salire inarrestabile nel pene diede forza ai miei colpi spostando il corpicino che io attiravo alle cosce facendolo strusciare sul tavolo mentre mi immergevo senza posa nel piccolo culo. Sembrava un ranocchio Lolita, mentre l’inculavo ma questo non mi inteneriva nemmeno un po’, facendomi anzi accanire nel tenero buchino, ciò che strappa alla sua boccuccia ed alla giovane gola delle grida sempre più acute.
Il godimento ci colse insieme. Nell’eiaculare rallentai la corsa proprio mentre le fitte dell’orgasmo della ragazza stringevano il membro in morbide morse.
– Ahhh. . . ohhh che bello. . . ti sento sai? Ahhh. . . oh godo. . . godooo! ! !
Accompagnai il nostro orgasmo con il lento andare del pene nell’ano fremente fra uno spasimo e l’altro, irrorandola del mio piacere. Poi mi fermai ansante piantato in fondo alle sue viscere, accarezzando i tondi emisferi mentre la ragazza mi guardava con gratitudine.
– Rimani dentro zietto. . . é bello sentirlo duro! Mi é piaciuto. . . e a te?
Ora che avevo goduto mi ritornarono gli scrupoli e mi detti del depravato per aver approfittato di una ragazza così giovane. Il fatto che fosse consenziente e che fosse stata lei a aver voluto quel rapporto anale non diminuiva il mio rimorso, cosa che non era successo quando lo stesso atto l’avevo compiuto con.. . .
Estrassi adagio il pene che le mie riflessioni avevano fatto ammosciare. Quando ebbi deposto a terra la ragazzina vidi una striscia umida sul tavolo, anche Lolita la vide e volgendo a me il viso sorridente spiegò:
– Hai visto come ha sbrodolato la mia passerina?
Poi mi buttò le braccia attorno al collo e guardandomi di sotto in su chiese con voce timorosa:
– Allora, ti é piaciuto godere nel mio culetto?
– Si, tanto! Dovetti confessare.
– Allora lo rifaremo ancora?
Ancora una volta mi stupii della totale assenza di senso morale di quella ragazzetta viziosa che aggiunse:
– Irina dice che anche questo é scopare! Quando le ho detto che mi sarebbe piaciuto farmi fottere da te anche se eri vecchio, mi ha risposto che dovevo aspettarmi che prima o dopo me lo avresti messo nel sedere e di prepararmi.
Corse nel bagno, la seguii esterrefatto. Facemmo la doccia insieme, io pieno di confusione, Lolita più allegra del solito. Volle essere lei stessa a lavarmi: lo fece in modo quasi materno, solo quando insaponò il pene rise nel vederlo inerte.
– Sapessi quanto é brutto! E’ grinzoso come un vecchio ma so io come farlo ringiovanire! Ora va e aspettami, mi lavo il culetto e sono da te!

Mi aggirai percorrendo la sala con passi nervosi preparando dentro di me il discorso che volevo fare, scegliendo le parole per non urtare la sensibilità della fanciulla, ma ancora una volta diedi mostra della mia debolezza appena fece il suo ingresso nella sua incantevole nudità.
Si avvicinò con passi leggeri e sollevandosi sulla punta dei piedi si appese al mio collo applicando le labbra fresche alle mie. Come potevo dar seguito ai miei propositi con quel corpicino acerbo e morbido premuto al mio, con quella linguetta che guizzava nella mia bocca cercando la lingua, accarezzandola mentre sentivo contro il pene ancora inerte il calore della passerina che muoveva per provocarmi?
E quando si staccò fu peggio perché prima che potessi dire, fare qualcosa era in ginocchio e le mani dietro le mie cosce aveva aperto la bocca sul mio pene.
Tentai di scostarla ma la viziosa, sorda alle mie proteste, mi teneva saldamente e, le labbra contro i miei testicoli, contro il mio bassoventre, mi guardava con occhi ridenti muovendo la lingua sul pene molle che aveva preso in bocca. Mi vergognavo terribilmente, mai avrei pensato che una donna potesse fare nulla di simile. Ma Lolita era diversa perché priva delle inibizioni che solitamente le donne hanno.
Poi il calore della soave cavità e lo sconvolgente massaggio della sua lingua fecero affluire il sangue riaccendendo la mia libidine. La ragazza sentendo il membro prendere consistenza arretrò il viso, la sua espressione era gioiosa mentre stringendo le labbra sotto il glande tirava la verga facendola apparire innaturalmente sottile e lunga. Poi la bocca avanzò schiacciandosi ancora contro il mio pube, arretrò, avanzò ancora, arretrò, avanzò. . .
La terza volta le sue labbra non raggiunsero più il mio ventre per il glande che ora premeva contro il fondo della sua gola; la quarta volta. . . Ben presto quello sul quale le sue labbra scorrevano era un cazzo duro ma la fanciulla continuò a muovere il viso avanti e indietro finché lasciò il pene e brandendolo trionfalmente esclamò:
– Hai visto che ci sono riuscita?
Era orgogliosa della sua impresa! Ridendo, si schiaffeggiava scherzosamente col membro facendolo rimbalzare contro la sua fronte, le sue guance come fosse di gomma; poi le sue mani lo lasciarono e lei abbassò il capo per guardarlo di sotto in su non nascondendo la sua cupidigia per l’asta che si innalzava turgida di eccitazione.

– Mi piace, mi piace. . . lo sai che é il primo che vedo così grosso?
Aveva avvicinato il viso e gli occhi fissi nei miei lo percorse lentamente partendo dai testicoli, con la lingua che lo premeva contro il mio ventre spiando la libidine che leggeva nel mo viso.
Adesso la volevo veramente, più di prima! Era una femmina vogliosa quella che apriva la bocca sul glande calandola rapidamente come ansiosa di prenderlo tutto; la muoveva di qua e di la e mentre il viso si sollevava, la catturava sempre più nel suo profondo.
Con una sorta di rabbia la costrinsi ad alzarsi e con un gesto brusco la respinsi facendola arretrare, cadere seduta sulla poltrona.
La sua espressione era di sorpresa e anche di spavento, ma vedendomi avanzare col membro ondeggiante scivolò col sedere sul bordo, sollevò le gambe, le allargò e quando mi lasciai andare sulle ginocchia davanti a lei fece scivolare le mani all’interno delle cosce aprendole maggiormente.
Mi attirò premendo il mio capo sul suo petto e mentre come un affamato percorrevo le sue tettine di baci infuocati sospirò muovendo languidamente il busto.
-Lo so, sono una viziosa, una puttanella che vuole il tuo cazzo! So che me lo darai perché sei un porco al quale piace farselo ciucciare, perché ti piace la passera e il culo delle ragazze!
Mi conosceva bene la sgualdrinella, si volevo darglielo ancora, glie lo avrei dato finché lo avesse voluto e, anche se banchettavo con le sue mammelline suggendone i capezzoli: era lei a comandare i miei sensi.
Spinse sul mio capo, fremeva tutta nel sentire le mie labbra, la mia lingua scendere lungo il suo corpo, e appena fui sul suo ventre si inarcò offrendo alla mia bocca la passerina dall’eccitante profumo. Oh, come facevano le sue dita ad aprire in quel modo la piccola fica, come riuscivano ad allargare in quel modo le labbra della gnocchetta mostrando le carni rosa, facendo emergere le labbrette brune invitanti come quelle della sua boccuccia quando aspettava il mio bacio?

Inebriato da tanta lussuria immersi le labbra, la lingua in un bacio che era un morso amoroso gustando quella fica come fosse un frutto, muovendo la lingua per cercarne il sapore mentre la giovinetta ondulava lascivamente emettendo dei piccoli lamenti.
– Ohhh, zietto. . . mhhh mi piace. . . mi piace. . .
La sua voce ebbe il potere di fugare i miei scrupoli facendomi muovere la lingua nella dolce valle spronato dagli incitamenti della giovane ninfetta, cullato dai lamenti che diventavano acuti appena raggiungevo i punti più sensibili. Gridò nel sentirsi trastullare la clitoride che emergeva tesa, sospirando estasiata quando la lingua entrava nel suo grembo, sollevando maggiormente il bacino per offrirsi al suo scorrere come se fosse un pene a muoversi dentro di lei.
– Fermati amore. . . ohhh basta, basta. . . sono venuta . . . sono venutaaaa ! ! !
Mi sollevai protendendomi su di lei. Appena sfiorai le sue labbra, le socchiuse; non mi ero accorto del suo avvenuto godimento ma se pensavo che fosse sazia la lingua che spinse nella mia bocca mi fece capire che mi sbagliavo perché la mosse cercando il sapore che avevo colto fra le sue cosce.
– Quando sei venuta? Chiesi facendola sorridere.
– Non ti sei accorto? Ho cominciato appena mi hai leccato il grilletto, poi quando sei entrato con la lingua. . . Ma non é come prendere il cazzo!
Mentre parlava aveva preso il mio pene. Sollevai le reni, sospirai sentendo che con entrambe le mani se lo spingeva nella fica rimasta aperta.
– Ohhh, Lolita, sei stupenda!
Appena ebbe ritirato le mani premetti scivolando del tutto in lei.
– Avevi paura che non avessi più voglia? Ho sempre voglia con chi mi accontenta
– E io ti accontento? Chiesi con una punta di orgoglio ritirandomi e affondando.
Mi tese la lingua: appena cominciai a lambirla Lolita sentì il sapore di cui era pregna, l’attirò nella sua bocca suggendola voluttuosamente, sospirando per i movimenti che avevo impresso alle reni nello scorrere nella vagina scivolosa.
– Mhhh . . . mi stai accontentando!
– Ti accontenterò sempre, sempre!
– Come voglio io? Chiese ancora.
– Si. . . si. . .
Fece una smorfia al mio colpo, non mi ero reso conto che la sua posizione completamente esposta aveva fatto urtare il glande contro il suo utero.

– Ahiaaa. . . Ce l’hai lungo, lo sai? Fai attenzione . . . ecco, così. . . così. . . é così che devi darmelo!
Nella mia irruenza mi ero scordato quanto era giovane! Presi a scorrere sfiorando appena le sue natiche coi testicoli ad ogni mio spingere. Lolita cominciò quasi subito a sospirare poi ad emettere i lamenti che le strappava il suo piacere. Malgrado la vagina irrorata dal suo precedente orgasmo lasciasse scorrere il membro con estrema facilità, le sollecitazioni al quale la sua bocca l’aveva sottoposto faceva sì che il mio piacere aumentasse rapidamente.
Era lentamente che facevo salire il membro nel calore del suo ventre cercando di resistere per portare la giovinetta al mio stesso livello di eccitazione; ma anche così la vista del suo corpicino bello e impudico mi turbava enormemente; lei lo muoveva roteando languidamente il ventre sollevato come se eseguisse una danza erotica.
Era sconvolgente vedere quel pancino, quella gnocchetta ornata da un cespuglietto che lasciava vedere la pelle sottostante, con conficcato l’osceno mio cazzo che la divideva respingendo le labbra grassottelle; le sue ondulazioni lo facevano andare di qua e di la nel suo grembo così che nel suo va e vieni, l’intera vagina lo accarezzava, lo massaggiava. . .
– Ohhh. . . come me lo fai sentire! Sospirò estasiata.
Avevo sollevato il busto e in ginocchio mi beavo della vista di quella che era la mia gioia e il mio tormento, le mani a respingere le coscette ai lati del suo corpo quasi volessi aprirla, squartarla col membro luccicante per gli umori che trascinava.
Ormai all’estremo della mia resistenza mi fermai, ma Lolita continuando il suo conturbante ondeggiamento riusciva ancora a scorrere, a farsi frugare. Dovetti bloccarla alle anche e uscito dal suo grembo la guardai con espressione talmente disperata che provocò nella giovane un sorriso di trionfo.
– Oh perché lo hai tolto? Ti sto facendo godere? Dai rimettilo dentro!
– Non posso Lolita. . . non posso!
– Stavi per venire? Oh come sei caro ad aspettarmi! Fallo riposare un pochino , non pensavo di piacerti così tanto, zietto, sono contenta sai?

Le sue dita percorrevano il pene con tocchi leggeri, anche i suoi occhi ridevano nel vedermi alla mercé della sua voglia. Dopo qualche istante chiese:
– Va meglio?
– Si. . . Risposi completamente soggiogato.
Fece forza sui braccioli della poltrona premendovi le gambe per sollevare il bacino. Era ancora il culetto che mi offriva, la viziosa, sapendo che non avrei resistito all’incanto delle chiappette aperte sotto l’apertura ancora socchiusa della sua fichina. Guardai allucinato le sue mani inclinare la verga puntandola sul buchino, socchiuso per via della posizione che aveva assunto. Vidi la deliziosa fichetta deformarsi quando con entrambe le mani si premette il membro sull’orifizio del culetto respingendo la pelvi, facendo quasi scomparire la fessura del suo grembo.
Non la credevo capace di tanta perversione! Fu lei stessa a introdursi il membro nelle natiche facendo una smorfia nel sentirsi allargare ma continuò a spingerlo guardandomi con aria di sfida. Spinsi anch’io infoiato dal calore che avvolgeva il pene e dalla sconvolgente carezza dell’ano nel quale stavo entrando. Glielo diedi fino in fondo sospirando per la strettezza del pertugio che respingeva la pelle del membro come aveva fatto la sua mano quando quel giorno mi aveva masturbato e ora nel calore delle sue viscere ebbi una contrazione che non sfuggì alla piccola viziosa.
– Dillo zietto, ti piace mettermelo nel culo? Chiese fissandomi intensamente.
– Oh si Lolita. . . si. . .
– A me piace prenderlo! Dai. . . muovilo piano. . . piano. . . fammelo sentire tutto, mhhh. . . così, si. . . così. . .
Avevo abbracciato le sue cosce tenendola sollevata mentre con lenti movimenti delle reni entravo e uscivo scorrendo nell’ano rilassato, affondando con gioia perversa fino a far entrare i testicoli nelle chiappette fresche e morbide.
– Ohhh. . . ohhh. . . Sospiravo tanto il mio piacere era grande.
La fanciulla riprese a lamentarsi flebilmente guardandomi con espressione languida, la bocca aperta come se volesse dire qualcosa ma solo dei piccoli gemiti ne uscivano, lunghi come era lungo il mio entrare nel piccolo culo.

– Ohhh Lolita. . . Lolita. . .
Non riuscivo a dire altro, tanto grande era il piacere che provavo nel lento possesso del bel culetto. Il mio unico rammarico era che non avrei resistito ancora a tanto godimento! La ragazza lo capì perché vidi le sue mani scendere. . . Spostai gli occhi al suo ventre: Lolita aveva cominciato una lenta masturbazione, vidi le dita che aprivano la fichina per permettere all’altra sua mano di passare le dita nelle carni accese, su fino alla crestolina della clitoride per premerla, massaggiandola con movimenti circolari.
– Ohhh, si zietto. . . si. . . si. . .
Non mi accorgevo di quanto fosse sconcio quello che stavo facendo, contava solo il piacere che mi dava il mio lento immergermi, il sollazzo che provavo nell’entrare e uscire dal piccolo culo, la vista della fichina che la fanciulla si malmenava lamentandosi con voce sempre più acuta, finché anche lei giunse agli stremi.
– Ahhh. . . oh dai. . . più forte zietto. . . mhhh più forte! Ahhh spingilo tutto. . . ah. . . ah. . . fino in fondo. . . ohh tutto. . . lo voglio tutto. . . tutto. Ahhhh. . .
Il piacere che la fanciulla esprimeva, la vista della fichina bagnata nella quale le dita si muovevano facendo andare di qua e di là le quelle labbrette, mi spronarono ad immergermi rapidamente scuotendo il corpicino riverso, cercando il mio godimento senza più timore di farle male. Ebbi la gioia di durare ancora, tanto da provocare l’orgasmo della fanciulla, l’apertura della sua vulva si inumidi, si bagnò. . .
– Ahhh. . . sto godendo. . . sto godendo. . . ahhh dai. . . daiiiiii! ! !
Gridò sotto i colpi che cacciavano ora selvaggiamente il membro nei suoi glutei Gli spasimi che serravano l’ano non fermarono il suo scorrere ma provocarono il mio godimento, eiaculai con esclamazioni rauche, lo sperma trascinato dal membro lubrificò il tenero buchino rendendo la fine dell’inculata piacevole per entrambi.
– Ohhh é stato bello. . . bello. . .
Continuai a scorrere lentamente, dolcemente nell’ano della ragazza prendendo ancora piacere al suo stringere e rilassarsi attorno al pene che stava perdendo la sua rigidità.
Continua.

Nel bagno dopo le abluzioni che sempre dovrebbero seguire le evoluzioni amorose, Lolita mi spinse con fermezza fuori.
– Vai, aspettami sul letto! Ordinò.
– Ma Lolita!
– Avevi promesso di accontentarmi sempre, ricordi?
– Si ma. . . non ti basta? Ero veramente meravigliato.
Avevo contato i suoi orgasmi, ne aveva avuti tre ma la ragazza mi guardò rispondendo con un sorriso ambiguo.
– Adesso si ma mi verrà ancora voglia. . . e la farò venire anche a te vedrai!
Andai in camera e senza neanche aprire il letto mi coricai; la tensione di quelle ore e il piacere che mi aveva dato la fanciulla mi fecero assopire. Non mi accorsi del suo entrare, del suo salire sul letto; il gravare del suo corpicino e la freschezza della sua pelle ancora umida mi svegliò.
– E’ così che mi aspettavi zietto? Chiese strofinandosi languidamente.
Aveva parlato con le labbra contro le mie, le aprii alla linguetta che spinse nella mia bocca. La dolcezza di quel bacio inatteso e il corpicino che strusciava sopra il mio mi fecero capire che non potevo resistere a tanta perversione. Aspirai la sua lingua suggendola avidamente mentre le mie mani sulla sua schiena scendevano come animate da una volontà che non era la mia nell’avallamento delle sue reni, risalivano i globi del suo culetto e sollevando le mie ginocchia aperte lo premetti.

A poco a poco il mio desiderio si risvegliò, il contatto delle sue coscette fra le mie cosce, della sua femminilità contro il mio pene fecero il resto. Il nostro bacio si fece lascivo, le nostre lingue si accarezzarono, le nostre labbra si mossero accarezzandosi anch’esse mentre la mia lingua attirata nella sua bocca veniva aspirata, succhiata.
Con un gridolino di gioia la fanciulla si sollevò sedendosi sul mio ventre poi si mosse strisciando la fichina sul pene finché la piccola viziosa lo sentì rigido.
– Lo vedi che anche tu hai voglia? Esclamò trionfante.
Si, avevo voglia e anche rabbia per la debolezza che dimostravo davanti a quell’essere metà angelo e metà demonio che mi faceva impazzire. Lolita rideva felice muovendo il bacino avanti e indietro mimando il coito come se il mio pene fosse nel suo ventre e non sotto il suo sesso umido e voglioso. La lubricità dei suoi movimenti era riscattata dalla bellezza del giovane corpo che non era più quello di una fanciulla senza essere ancora completamente quello di una donna.
Era quello che mi sconvolgeva tanto, il sapere che non potevo resistere all’incanto di quelle forme acerbe. Mi diedi del vizioso, ma com’era possibile non essere attirato da quel visino pulito la cui espressione ingenua era smentita da quello che stava facendo al mio pene. Le sue tettine viste da sotto mostravano per intero la loro forma seducente; seni come quelli ho potuto vederli soltanto in un quadro del Delacroix rappresentante il ratto delle Sabine dove uno dei romani sollevava fra le braccia una fanciulla ancora adolescente dallo sguardo disperato.
Solo che lo sguardo di Lolita era sfrontato e i piccoli seni inalberavano dei capezzoli tesi per l’eccitazione che provava. Cielo, com’erano duri sotto le palme delle mie mani! Li trovai irti, quasi graffianti e quando le mie dita si chiusero sui bottoncini sensibilissimi la fanciulla emise un gemito rovesciando la testa. La raddrizzò piantando nei miei gli occhioni pieni di sfida.
– Adesso mi scoperai vero?
Ridendo si lasciò rovesciare ma appena feci per stendermi sopra di lei con una risata di scherno si girò sollevando il culetto contro il mio ventre.
– Sai quello che voglio vero zietto? Chiese ridendo ancora.

Guardai la groppetta che la giovane protendeva incavando le reni, le ginocchia e il viso volto verso di me posati sul letto. Oh, sapeva come provocarmi la sgualdrinella, e come se non bastasse allontanò lentamente le ginocchia esibendo nella curva delle chiappette l’ano bruno, e appena sotto, lo spacco nella gnocchetta con l’apertura della vagina dischiusa, rosea e invitante.
L’interno delle piccole natiche vicino all’ano era lievemente arrossato per lo sfregamento del membro come pure l’apertura della conturbante rosellina che ancora una volta mi stava offrendo. Senza riflettere oltre mi sistemai in ginocchio dietro di lei, solo quando vidi il pene poggiare fra i piccoli globi mi resi conto del dolore che avrei potuto provocarle.
Sculettò languidamente sentendo il mio viso separare quei glutei poi appena dardeggiai la lingua sul tenero suo buchino squittì di eccitazione.
– Ihhh. . . ihhh. . . sei un porco lo sai? Un porco. . . un porco. . . ihhh. . .
Non si sottraeva all’osceno contatto ma muovendo la groppetta si lasciava lambire, bagnare il bocciuolo che la mia lingua sentiva contrarsi e rilassarsi nel gioco dei muscoli che la viziosa aveva messo in atto. Anche l’interno delle natiche bagnai, incollando i peletti che contornavano l’ano minuscolo poi. . .
Sostenendomi con una mano al lato delle sue spalle, con l’altra guidai il pene. Emise un lungo sospiro sentendo il glande premere sul caldo orifizio, con un piccolo gemito portò entrambe le mani ad aprirsi invitandomi a possederla.
– Infilalo zietto. . . mhhh si. . . si. . . mhhh ahhhh. . . ahhhh. . .

Le sue grida si susseguirono durante tutta la penetrazione. Premetti con forza ma lentamente, costantemente, sospirando per la strettezza dell’ano che allargandosi respingeva tendendo in modo quasi doloroso la pelle del mio pene. Le mani sul letto ai due lati della fanciulla feci forza pesando sulle reni, guadagnando centimetro dopo centimetro il piccolo culo, infoiato dal calore che sentivo nelle viscere della fanciulla.
Mi fermai il ventre contro le sue natiche, i testicoli sulla morbidezza della sua fichina. Respiravo affannosamente guardando sotto di me la testolina bruna. Il viso poggiato sul letto, la ragazza respirava anch’essa con affanno facendo vibrare le narici del nasino. Flettei sulle braccia per baciare la sua nuca, il piccolo orecchio e scendendo lungo la sua guancia sfiorai le sue labbra.
Lolita riuscì a volgere maggiormente il viso per darmi la bocca in un bacio che con la sua dolcezza mi fece vergognare la perversione dell’atto appena compiuto. Il fatto che ancora una volta fosse stata lei ad averlo voluto non ne diminuiva l’oscenità. L’eccitazione che sentiva le faceva muovere la lingua contro la mia sospirando nel sentirsi aperta dal membro al quale si stava a poco a poco abituando perché rilassò lentamente i muscoli che istintivamente aveva serrato.
Dopo non molto flettendo le reni la giovane abbassò il bacino spingendo poi il piccolo culo a scivolare sulla verga introducendosela ancora fino in fondo in un chiaro invito a continuare. Dimenticai i miei scrupoli e con ampi movimenti glie lo diedi io il pene, lentamente, per gustare per tutta la lunghezza la carezza dell’ano rilassato che non respingeva più la pelle ma accarezzava l’intero membro avolgendone la forma.
– Ahhh. . . ahhh. . . ahhh. . . si. . . si. . . oh così. . . così. . .
Con ampi movimenti premevo il ventre contro le sue natiche facendo flettere il corpicino che subito si raddrizzava flessibile come una molla, pronta a ricevere nuovamente il pene negli intestini.
– Ohhh amore. . . come me lo dai bene! Ahhh. . . oh é bello. . . é bello come lo spingi! Mhhh. . . non mi fai male sai? Dammelo forte amore, ahhh così ! ! !

Non mi chiamava più zietto come faceva prima in modo beffardo, ora che sentiva la forza del membro sprofondare nelle sue viscere. Mi chiamava amore come si addice ad un’amante dal quale si aspetta piacere ma il nostro non era amore, era una lussuria sfrenata che ci faceva comportare in modo animalesco.
Ma non mi importava, contava solo il calore che trovavo nelle sue interiora e che cercavo menando dei colpi rapidi penetrandola come voleva lei. Mi ero raddrizzato sulle ginocchia per vedere il pene scomparire nel fiorellino fra le sue natiche provocando delle onde che le percorrevano smorzandosi sul nascere dei piccoli globi. La fanciulla mi riceveva con piccole esclamazioni il corpo scosso ad ogni entrare del membro, non desistendo dallo spingere il sedere contro il mio ventre come ansiosa di riceverlo ancora e ancora, ancora. . .
– Ha. . . ha. . . ha. . . oh dai amore. . . si dammelo. . . dammelo. . . haaa. . .
Il suo ano, benché rilassato, era ancora stretto e sollecitava in modo sconvolgente il membro; ma pieno di libidine lo cacciavo di nuovo sino in fondo, senza posa, con un piacere perverso che saliva, saliva. . .
– Ha. . . ha. . . ancora amore. . . oh dai. . . dai. . . ancora. . . ancora. . .
I suoi incitamenti mi fecero capire che la giovinetta era ancora lontana dal godimento mentre io. . . Uscii dai suoi glutei e d’un solo movimento entrai nella fichetta socchiusa, Lolita smorzò la sua protesta esprimendo subito il suo gradimento.
– Ahhhh. . . oh amore! Si. . . si. . . siiiii! ! ! Oh mi conosci bene. . . ahhh si. . . fammi godere la passera. . . ahhh amore. . . così. . . così. . .
Trovai la vagina talmente scivolosa da consentire ai miei sensi di riprendersi. Repressi la mia gioia nel vedere il viso della fanciulla illuminarsi, le sue esclamazioni esprimere il piacere che le dava il muoversi del membro nel suo ventre. Ora godeva Lolita, lo capivo dagli umori che irroravano il mio pene rendendo piacevole il suo scorrere, facendolo apparire luccicante degli umori della giovinetta.
Il mio piacere si era in qualche modo sospeso facendo posto ad una eccitazione che alimentavo guardando l’incantevole forma dei glutei tremolanti ad ogni scivolare del pene nella fichetta e sopra di esso l’orifizio ancora socchiuso del piccolo culo.
– Ahhh. . . mi stai facendo godere. . . oh mi piace nella passera il tuo cazzo. . . mhhh oh é bello. . . bello. . .
– Piu bello che prenderlo nel culo? Chiesi guardando l’ano ancora aperto.
– Ohhh perché me lo chiedi. . . anche nel culo mi piace ma. . . &egrave diverso!

Non sono mai riuscito a capire cosa prova una donna sentendosi riempire il sedere, piacere o solo eccitazione? Credo che non riuscirò mai a saperlo, quello che é sicuro é che le donne che ho posseduto interamente (per la verità solo tre . . . per il momento), mi hanno offerto spontaneamente e a volte in modo pressante il loro posteriore. . . e le altre?
In quanto a Lolita. . . cielo com’era scivolosa la sua vagina, morbida la fica che il cazzo apriva. . . ma era il suo culetto quello che ora mi attirava di nuovo follemente mentre la voce della viziosa si levava in lamenti, flebili dapprima poi sempre più udibili, ritmando lo scorrere del membro, il battere del mio ventre contro il suo culetto.
– Ahhh. . . ahhh. . . dai. . . dai. . . dai. . .
Riuscii ad estrarre il pene dalla calda sua guaina prima che il godimento della fanciulla rendesse il mio oltremodo imbarazzante. Lolita mi gettò uno sguardo carico di rimprovero, fece una smorfia sentendomi ancora fra le sue natiche. L’ano socchiuso aveva lasciato scivolare il pene con una facilità che mi stupì. Ripresi ad penetrarla malgrado la sua iniziale protesta:
– Ohhh no. . . non farlo più. . . no. . . no. . .
Ma subito gli squittii eccitati con i quali mi riceveva mi dissero che accoglieva con gioia il procrastinare di un orgasmo che era solo rimandato.
– Ohhh caro ci sai fare! Mhhh, fallo durare il mio piacere, ahhh, prendilo il mio culetto. . . si, sfondalo ma fammi godere amore, fammi godere!
Il piacere che provavo nel vedere la fanciulla partecipare attivamente col suo corpo flessibile, sentire come schiacciava le dure sue natiche che il cazzo separava nel suo va e vieni portarono il mio godimento alle stelle facendomi delirare:
– Ahhh prendi. . . oh si voglio romperlo, riempirlo di sperma. . . ahhh prendi. . . prendi. . .
Poi fu la fanciulla a levare le sue grida di piacere mentre andavo nella sua fica con degli ‘schlasc, schlasc, schlasc’ che la dicevano lunga sul suo godimento. Poi ancora. . . Quante volte uscii dal piccolo culo per entrare nella fica madida, nella vagina grondante, prendendo e dando un piacere che esprimevamo con esclamazioni rauche, con grida acute, finché Lolita mi implorò:
– Ahhh non resisto amore. . . ohhh fammi godere. . . fammi godereeee! ! !

Ero nelle sue natiche che stavo andando, le parole della fanciulla in delirio scatenarono il mio orgasmo. Lolita sentendosi irrorare gridò:
– Cattivo. . . sei cattivo. . . ahhh toglilo. . . é nella pancia che ti voglio. . . oh siii stai’ spruzzando. . . ahhh dammelo. . . dammelo. . .
– Siiii. . . siiii. . . Urlò non appena fui nel suo ventre continuando ad eiaculare mentre scorrevo in una vagina in pieno orgasmo, guardando allucinato l’ano imbrattato di sperma aperto come se contenesse ancora il mio pene che si contraeva e si rilassava al ritmo degli spasimi che lo serravano.
Si lasciò andare distesa, disse senza guardarmi:
– Non credevo si potesse godere tanto facendolo così’&egrave la prima volta, sai?
Ero rotolato di fianco. Lolita a pancia in giù respirava con affanno, le sue gambe aperte mostravano alla loro giunzione la vulva ricoperta da una patina di sperma, anche sull’ano, ora contratto, e fra le natiche luccicava il liquido ambrato del mio piacere.
Scesi dal letto e con un tovagliolo detersi delicatamente il delizioso culetto e la sua fichina ricevendo dalla fanciulla uno sguardo di gratitudine.
– Sei così caro. . . Disse con voce assonnata.
– Sei stanca piccola? Chiesi.
– Un po’. . .
Si addormentò subito. Uscii silenziosamente e entrai sotto la doccia. Mentre mi lavavo mille pensieri frullavano nella mia mente. Ora non ero più tanto sicuro di voler troncare con la giovinetta, il ricordo di Marta, di Irina si stava offuscando. Nel rivestirmi passai più volte davanti alla porta della camera per guardare la ragazza ignuda che nell’abbandono del sonno era di una bellezza sconvolgente.

Nessun rimorso, nessun turbamento rimordeva più la mia coscienza, la volevo, l’avrei voluta sempre! Sprofondai nella poltrona con un libro in mano senza riuscire a leggere neanche una riga, il mio pensiero ritornava sempre a lei, Lolita e al piacere che mi aveva dato quel suo corpicino.
Credo di essermi assopito perché sobbalzai al rumore del libro sul pavimento, guardai l’ora, si era fatto tardi, ritornai in camera con in mano i vestiti della ragazza.
– Svegliati amore, i tuoi saranno in pensiero!
Dovetti aiutarla a sedersi sul letto, si stirò pigramente facendo risaltare le adorabili tettine, sbadigliò.
– Nessuno mi aspetta, mio padre se n’&egrave andato!
Dovetti vestirla come si veste una bambina, non aveva molto da mettere, la maglietta, la gonna’ Cercai invano le mutandine, mi ricordai che non le aveva messe, i calzini, le scarpe. . .
Si alzò in piedi strofinandosi gli occhi, la portai nel bagno, lavai il suo viso, l’asciugai. . . Come un automa si avviò alla porta, ma prima di uscire mi porse la boccuccia in un bacio lieve.
– Ciao amore, a domani! Disse uscendo.

Invece l’indomani non venne, anche il giorno successivo l’aspettai invano. Quella sera cenai malinconicamente chiedendomi cosa fosse successo alla ragazzina; il bussare alla porta mi fece sperare che fosse lei, l’aprii con gioia mal contenuta. Con sorpresa vidi Irina, mi feci da parte facendola entrare.
– E Lolita? Chiesi senza neanche salutarla.
La ragazza facendo mostra di non notare il mio disappunto disse con un sorriso mesto:
– Non verrà più, leggi! Disse porgendomi una lettera.
L’aprii con mani tremanti, il foglio era coperto dalla sua scrittura chiara, ordinata mentre la leggevo mi prese un’angoscia mai provata prima. Diceva:

Amore mio.
Non ci vedremo più, forse é meglio così, ti ho fatto disperare vero?
I miei si sono separati e venerdì con la mamma ci trasferiamo a
Pisa da mia nonna; avrei voluto dirtelo giovedì dopo aver trascorso
con te gli ultimi giorni ma ieri mi sono arrivate. . .vederti senza fare
all’amore sarebbe stato un tormento troppo grande, capisci vero?
Ti ringrazio della pazienza che hai dimostrato verso di me, lunedì sei
stato straordinario, anche Irina dice che sei un’amante eccezionale!
Ti lascio a lei, trattala bene, ne ha tanto bisogno!
Addio amore mio!
La tua Anita.

Mi commosse vedere che si era firmata col suo nome vero e non più con quello della ninfetta di Nabokov. Girai fra le mani le lettera senza parlare poi sollevando su Irina gli occhi luccicanti le porsi la lettera. La lesse attentamente poi me la restituì.
– Vuoi che rimanga? Chiese.
– Si, ti prego!
Senza parlare si avviò verso la camera da letto, accese la luce. . . Attraverso la porta aperta vidi i gesti che fece davanti allo specchio del comò nel togliersi gli orecchini e come l’altra volta detergersi le labbra con un fazzolettino di carta. Si spogliò del tailleur chiaro, del reggiseno, delle mutandine, si tolse il reggicalze, le calze con gesti che già conoscevo poi nuda venne verso di me che ero rimasto impietrito, mi spogliò con gesti materni e prendendomi per mano mi condusse in camera.
Piansi abbracciato a lei, facemmo all’amore senza le fantasie che avevano caratterizzato il nostro primo incontro. Trascorse da me la notte, al mattino prima di lasciarmi lo facemmo ancora.

Quel giorno stesso telefonai a Marta. Appena ebbe udito la mia voce chiese:
– Allora, l’hai lasciata?
– Si. . .
– Per sempre?
– Si, per sempre! Seguì un lungo silenzio poi:
– Ti sento un pò giù, sbaglio?
– Non importa, mi passerà.
– Vuoi venire da me?
– Si. . .
Fu così che ricominciai il mio rapporto con Marta. Andammo in vacanza insieme ricucendo una relazione che stava per spezzarsi, furono vacanze tranquille, riposanti come si addice ad una coppia matura quale eravamo. Di tanto in tanto la donna sapeva riaccendere la passione che ci aveva travolto quel giorno coinvolgendomi in giochi che variavano piacevolmente il nostro rapporto di quasi sposati.
Di tanto in tanto Irina mi telefonava. Quando arrivava, sapendo quello che la ragazza si aspettava da me mi prodigavo senza risparmiarmi come se la sua presenza rinnovasse in me il vigore della giovinezza e credo di non averla mai delusa.
E Lolita? La ricordo sempre più di rado e quando accade, la ringrazio mentalmente per la svolta che il nostro rapporto ha dato alla mia vita.

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