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Racconti Erotici Etero

la nostra storia anale

By 13 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Non insisterò a dirvi che questa è una storia vera, tanto lo capirete leggendola. E la parte più eccitante è proprio sapere che è vita vissuta, probabilmente vissuta in modo simile anche da alcuni lettori. Solo i nomi sono stati cambiati.

Eravamo ancora ragazzi e stavamo insieme da qualche mese. Avevo conosciuto Valentina fra i banchi di scuola e questo racconto inizia quando la scuola era ancora il posto dove ci frequentavamo di più. Lei era, ed è ancora, la tipica ragazza acqua e sapone, un po’ timida e insicura, alla quale non piace mettersi in mostra e che non ha nemmeno una vaga idea di quanto sia bella. è sempre stata il mio ideale di bella ragazza, diverso da quello della maggioranza: molto magra, forme modeste, ma ben fatta. Lunghi capelli scuri e ricci attorno ad un viso spaurito, naso geometrico, labbra eleganti e tipici occhioni da cerbiatta.

Onestamente non mi ricordo a che punto della mia vita ho iniziato ad essere malato per il culo delle donne, ma penso sia una cosa innata in me, che esiste da prima che conoscessi Valentina. Comunque Valentina è sempre stata piuttosto inibita: il padre, fin dalle sue prime mestruazioni, le ha inculcato delle idiozie riguardo al restare vergine fino al matrimonio e lei non riusciva a liberarsene. In questa situazione si può pensare che parlare di sesso anale non sia la cosa più semplice e invece non tutti i mali vengono per nuocere: il sesso anale ti permette di divertirti e restare vergine fino al matrimonio!

Tuttavia i problemi non erano tutti lì. Valentina è di costituzione piccola, di conseguenza anche l’ingresso sul retro è più stretto della media e forse nel caso di Valentina è ancora più piccolo, tanto che lei mi ha sempre raccontato come da bambina, per metterle una supposta, servissero due persone, una che la tenesse calma e l’altra che la infilasse. A questo si aggiunge il fatto che anni fa internet non c’era e se non avevi la fortuna di un giro di amici più grandi che ti spiegassero le cose, restavi ignorante come una talpa, quale io ero: non avevo idea che in farmacia esistessero dei lubrificanti apposta.

Un pomeriggio a casa mia, durante uno dei nostri esperimenti sessuali, mentre i miei erano a lavorare, le appoggiai il glande sull’ingresso del culo e cercai di entrare, piano piano perché non volevo assolutamente farle male, e infatti non ci riuscii. Un’altra volta la misi alla pecorina sul mio letto e le alzai la gonna lunga sopra la schiena, le abbassai le mutande e stetti a guardare quello spettacolo per un po’. Poi l’eccitazione mi obbligò a ritentare la penetrazione, ma anche questa volta al primo tentativo non ci fu speranza. Le proposi allora di tentare con il sapone e lei accettò. Con il sapone, spingendo piano, riuscii lentamente ad entrare con il glande, ma oltre quel punto lei sentiva bruciore (con il sapone è normale). Io allora mi fermai, guardavo il mio cazzo che in punta spariva dentro al culo di Valentina e la cosa era piuttosto eccitante; il mio grande amore per Valentina e il rispetto che ciò mi porta ad avere verso di lei fece in modo che io mi ritraessi, anche se a quel punto avrei potuto fregarmene e spingere dentro tutto il mio uccello, ma sentirla urlare di dolore non era quel che volevo. Terminammo con l’abituale sega e ditalino contemporanei, in posizione 69.

Viste le difficoltà io decisi di non insistere più di tanto da lì in avanti. A volte ci provavamo, più spesso però ci limitavamo ad usare le rispettive mani per procurarci piacere a vicenda. Andammo avanti così per qualche anno, fino a quando io trovai un lavoro e decidemmo di sposarci. L’estate dell’anno del matrimonio, fissato per ottobre, andammo due giorni al mare in tenda solo io e lei, cosa che fino a prima di aver fissato la data del matrimonio ci era assolutamente vietata da suo padre (infatti senza poter dormire da soli non avevamo mai fatto sesso prima, santa ignoranza!).

Fin da prima della partenza per il weekend al mare io avevo in testa un obiettivo chiaro: eccitare Valentina durante tutto il sabato e sfruttare la privacy e calma della nostra tenda di sera (nessuna paura che qualche genitore irrompesse improvvisamente) per incularmela. Durante tutto il giorno al mare non persi occasione per passarle una mano sul sedere, durante il bagno in mare le misi le mani dappertutto e ogni volta che potevo le sussurravo quanto fosse eccitante il suo corpo in costume. Entrati in tenda, dopo cena, era ovvio ad entrambi quello che avremmo fatto. Ci mettemmo entrambi completamente nudi ed io iniziai a leccare ogni centimetro della sua pelle, per poi fermarmi con la lingua in mezzo alle sue gambe: sentivo il suo respiro che sommessamente aumentava il ritmo, ma lei si tratteneva perché la tenda non nasconde i rumori e la sua timidezza le impediva di lasciarsi andare. Mentre la leccavo usavo anche le dita sul suo clitoride, con dei movimenti che negli anni avevo perfezionato. Ormai ero un esperto, la conoscevo benissimo, e sapevo esattamente come fare per farla impazzire di piacere. Lei era sdraiata supina con le gambe spalancate, io mi perdevo fra i suoi umori. Quando lei fu sul punto di venire io smisi di toccarla, mi misi seduto e dolcemente insinuai il mio glande in mezzo alle sue natiche. Il solco era completamente immerso da un misto di saliva ed umori. L’interno della tenda era completamente buio, quindi dovevo muovermi alla cieca e sentire con il glande il punto giusto. Valentina in mezzo alle natiche ha un po’ di peluria che mi manda letteralmente fuori di testa e in quella occasione fu anche utile per sentire il punto giusto. Iniziai a muovere il pene giudandolo con la mano, sentivo l’attrito dei peli attorno e l’ingresso liscio davanti. Dissi a Valentina di rilassarsi, di respirare profondo, di muovere leggermente il bacino verso di me e intato di spingere come se dovesse andare di corpo. Lei accettò e ad un tratto sentii la sua muscolatura liscia, calda e bagnata che scivolava ingoiando il mio glande e lo avvolgeva un una morsa stretta ma gentile. Ero di nuovo dentro di lei, solo con il glande, ma un attimo prima lei mi aveva chiesto di non venirle dentro. Purtroppo tutta l’opera di eccitazione della giornata aveva eccitato parecchio anche me: non fui in grado di trattenere l’orgasmo, quindi sempre per rispetto nei suoi confronti estrassi il glande e venni sulla mia pancia mentre la mia mano completava un orgasmo impossibile da dominare.

Dopo pochi mesi ci sposammo ed il fatto di poterle venire nella figa mi fece dimenticare per un po’ la voglia del suo culo. La voglia tornò non appena lei rimase incinta di Giulia, la nostra prima figlia. Chiedete a chi volete: quando una donna è incinta non ha piacere che un uomo la penetri nella figa, ha sempre paura che questo possa far male al bimbo nel grembo. Di conseguenza durante la gravidanza si ripresero le vecchie abitudini manuali. Verso la fine della gravidanza avevo preso l’abitudine di alleviarle il mal di schiena dovuto al peso della pancia, facendole un massaggio alla schiena con apposito olio da massaggio. Lei abitualmente si sedeva su una sedia girata al contrario, appoggiandosi allo schienale, senza maglia, e io la massaggiavo, seduto su un’altra sedia dietro di lei. La cosa era sempre piuttosto eccitante e normalmente finivamo con l’infilarci le mani nei rispettivi pantaloni. Una sera mi sussurrò, senza guardarmi: “Vuoi provare a mettermelo dietro con l’olio?”. Ovviamente non me lo feci ripetere. Lasciandola seduta al contrario sulla sua sedia le abbassai i pantaloni del pigiama, mentre lei teneva la schiena inarcata in avanti, il che conferiva una posizione molto invitante al suo sedere. Iniziai a massaggiarle le natiche con l’olio, per poi iniziare ad insinuare le dita anche nel solco centrale e dentro il buchino. Mi unsi anche il mio uccello e lo appoggiai all’entrata, che in quella posizione era molto facile da trovare. Erano otto mesi che non la penetravo in alcun modo e più di tre anni che non glielo mettevo in culo, quindi l’eccitazione era di nuovo al massimo. Questa volta fui un po’ stronzo, anche perché credevo che il lubrificante avrebbe risolto ogni problema. Senza tante parole gentili, invece di cercare di entrare lentamente, spinsi violentemente come un toro, lei urlò dal dolore e il mio pene fu dentro. Mi fermai, quell’urlo aveva fatto male anche a me, probabilmente però non quanto a lei. Le diedi il tempo di riprendersi, poi iniziai a muovermi lentamente dentro di lei. Anche questa volta non durai molto, estrassi il mio cazzo e le venni sulla schiena. La sensazione di averle fatto male, un po’ fisicamente e un po’ moralmente, mi convinse che non avrei mai più voluto avere rapporti anali con lei. Lei ovviamente in quel momento pensò esattamente la stessa cosa.

Passarono sei anni, ed arriviamo ai giorni nostri, ovvero a pochi mesi fa. La presenza dei figli ha fatto in modo che per noi fosse più difficile trovare dei momenti da dedicarci. Non tanto momenti di sesso, quelli non sono mancati, ma momenti in cui chiacchierare, raccontarsi i problemi dozzinali della vita quotidiana e diventare complici di fronte al mondo. Il sesso era diventato una piacevole routine, ma pur sempre una routine. La situazione sfociò in una crisi di coppia, dalla quale siamo usciti anche abbastanza in fretta, grazie alla nostra voglia di uscirne e grazie alla nostra insistenza nel voler capire reciprocamente cosa frulla nella testa dell’altro/a. Nel periodo della riappacificazione, quando ancora capita di litigare ma per la maggior parte si riesce a parlare e stare vicini, capitava spesso che le chiacchierate sfociassero in un’occasione per fare sesso. Una sera, d’istinto, mentre lei era in piedi e io le baciavo il culo, le dissi di stare ferma lì un attimo. Andai in bagno di corsa a prendere la vaselina, senza chiederle niente, tornai e ne applicai una buona quantità sul mio mignolo. Poi iniziai a passarlo su e giù in mezzo alle sue natiche, spingendo piano quando passava sul buchino, fino a quando riuscii ad infilarlo completamente. Per quella sera mi bastava così.

Pochi giorni dopo riprovai l’esperimento con il pollice e anche in questo caso non ci furono problemi. Era ora di riparlare anche di questo e non mancò occasione. Durante la chiacchierata Valentina mi fece sapere che aveva già pensato ai rapporti anali come metodo di contraccezione per il futuro (mi raccomando usatelo solo se siete pronti ad avere un altro figlio come lo siamo noi, perché non è un metodo sicurissimo). Valentina in realtà non è particolarmente entusiasta dei rapporti anali, ma nemmeno particolarmente contraria, ovvero se piace a me lei lo fa per me, ma lei non è che abbia mai provato piacere. Di conseguenza preferisce la classica scopata secondo natura ed i rapporti anali sono un po’ un regalo che lei mi fa e che io mi prendo volentieri. Decidemmo quindi di riprovare con i rapporti anali, ma questa volta andando per gradi e procurandoci gli strumenti giusti.

Ho acquistato un lubrificante apposito ed un piccolo vibratore, che facesse da misura intermedia fra il mio pollice ed il mio cazzo duro. Una sera di agosto, bimbi a nanna, più piccolo compreso, ci dedichiamo alle prove, sul divano della sala. Lei semisdraiata a gambe aperte, io in ginocchio per terra su due cuscini, davanti a lei. Prima un dito, poi il vibratore, prima un pezzo, poi sempre più dentro, fino a quando entra tutto. Lei mi fa sapere che il vibratore tutto dentro le dà fastidio, non le fa male, ma le dà fastidio. Lo estraggo e lo sostituisco con il mio cazzo: prima solo la punta, poi il glande. Sento i suoi muscoli che lo avvolgono, ho passato la prima barriera ma c’è ancora la seconda. Non voglio farle male, mi muovo a ritmo dentro di lei senza spingere, voglio che il suo buchino si rilassi bene e si lubrifichi poco per volta, prima di entrare completamente. Continuo a muovermi, insinuandomi un millimetro per volta. Improvvistamente nostro figlio più piccolo si sveglia e piange, lei deve andare ad allattarlo, fine della festa.

Da quella volta non abbiamo più provato, ma sto aspettando che capiti di nuovo l’occasione giusta per riprovarci. Non vedo l’ora di osservare le sue natiche che stringono il mio cazzo alla base e sentirmi venire dentro di lei.

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