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Racconti Erotici Etero

La padrona di casa

By 25 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La padrona dello stabile dove abitavamo venne a stare nell’appartamento di fronte al nostro, all’ultimo piano.
La signora Luisa, si era sposata tardi, circa a quaranta anni, con un geometra del Comune ed aveva avuto una figlia: Rebecca.
Aveva sempre vissuto agiatamente e non era preparata alla vita da casalinga. Essendo dello stesso paese di mia madre si conoscevano e fu così che chiese di aiutarla nelle faccende domestiche.
Quando avevo studiato, seguivo mia madre, anche perché la signora Luisa aveva una delle prime televisioni e potevo vedere le partite di calcio.
Appuntamento fisso era poi la sera del giovedì quando trasmettevano Lascia o Raddoppia e mi accorsi che il marito, che voleva fare sfoggio di cultura, sbagliava spesso le risposte, mentre io, fresco di maturità, le sapevo.
Fu così che lui mi prese in antipatia, cosa reciproca, mentre lei mi lodava. Imparai anche che non era stato un matrimonio d’amore per il marito ma piuttosto un’ottima sistemazione, essendo lei benestante.
Una cosa poi che mi dava ai nervi era quando il marito si vantava delle sue capacità amatorie che facevano arrossire la moglie e scandalizzavano mia madre. In quelle occasioni mi capitò di cercare con gli occhi la signora Luisa e notai che mi guardava in uno strano modo.
Un giorno che stavo seguendo la partita nel salottino, andai in bagno e uscendo orecchiai i discorsi che facevano le due donne.
– Ah! – diceva la signora Luisa – l’avessi saputo prima non mi sarei sposata…non viene mai a cercarmi se non quando sono rimasta incinta…eppoi si vanta…che vergogna! –
Ascoltai attentamente e ne presi nota.
Infatti, a me la signora Luisa piaceva da impazzire.
D’accordo che ero giovane e tutte le donne o quasi mi attiravano ma lei aveva un che di sensuale che mi faceva arrapare.
Era piccola e robusta.
La maternità le aveva accentuato il seno già generoso di suo e allargato i fianchi. Le gambe erano corte e grosse ma per me rappresentava la vera donna da letto.
Era pensando a lei che mi masturbavo nel bagno, quando mi lavavo.
Pensavo alle sue favolose tette e al suo bel culo e mi sfogavo nelle mutande.
A volte di pomeriggio, finito di studiare, andavo da lei e le guardavo la figlia mentre riordinava la casa.
Un giorno, eravamo in luglio, era un caldo asfissiante e io ero nel suo appartamento con la piccola fra le braccia.
Era stata particolarmente agitata, ma quando la presi si calmò subito.
La signora Luisa stava stirando, nonostante la temperatura elevata. Aveva una canotta leggera che aderiva alla pelle e mostrava le sue belle tette in tutta la loro esuberanza. I capezzoli sembravano forare il tessuto.
Io guardavo quel bendiddio e pregavo di stare calmo.
Lei si muoveva infastidita.
– Ah! Questo caldo! avessi almeno meno seno! –
Io intervenni d’istinto.
– Non lo dica! lei è bellissima così! – poi mi morsi la lingua.
Mi guardò sorpresa.
– Non mi dire che ti fanno impressione le mie…-
Diventai rosso.
– Volevo dire…che lei…non ha niente di troppo… –
– Ah è così ! – continuò in tono canzonatorio – allora mi guardi? –
Rimasi in silenzio. Aveva lasciato il ferro e mi osservava ridente.
– Attenzione!  – gridai – la camicia! –
Si voltò e si accorse che la camicia si era strinata.
– Oh mio dio ! – gridò – e adesso chi lo sente mio marito quando ritorna da Roma! –
Cominciò a piangere. Dunque suo marito era via?  Deposi la bimba nella culla e cercai di rincuorarla.
– Non faccia così signora… –
Era disperata.
– Ha ragione! Sono una buona a nulla! Per fortuna che ho trovato lui! –
– Non dica così! – protestai – lei è fantastica…io…io… –
Eravamo vicini.
Mi mise le braccia al collo e si strinse a me.
– Oh come sei buono tu! –
Sentivo le sue belle tette contro il mio torace e mi sembrava di impazzire.
Ci guardammo negli occhi e scattò una scintilla.
Mi chinai sulle sue labbra e la bacia.
Sentii che lei rispondeva e mi stringeva.
– Oh caro! Caro! Stringimi ti prego! ho bisogno d’affetto –
La serrai col cuore che mi batteva forte.
Lei mi baciava e mi stringeva in preda ad una grande malinconia. Le misi una mano sul seno.
Mi prese la mano.
– Cosa vuoi fare? Ti prego lasciami…-
Io ero invasato. Le presi tutte e due i seni e mormorai.
– Ti amo! mi piaci da morire! lasciati accarezzare! ti farò provare piacere! lasciati accarezzare! – 
Le misi una mano fra le gambe e sentii che era indecisa.
– No! non dobbiamo! non va bene! ti prego! sei troppo giovane! –
– Mi dica la verità Luisa, le piaccio o no? –
Lei rimase in silenzio.
– Allora mi risponde? –
Mi guardò.
– Sei molto caro e molto bello ma io… –
– Si lasci andare – continuai alzandole la gonna e cercando le sue mutande.
– Oddio! ma ti faccio questa impressione? –
– Mi lasci fare! – continuai stringendola e mettendole una mano sotto l’indumento.
Sentii la sua peluria bagnata e mi eccitai ancora di più.
Lei cominciò a muoversi sospirando.
– Ti prego! mi fai venire voglia, lasciami! cosa vuoi fare? –
Intanto mi ero sbottonato i pantaloni e avevo messo una sua mano dentro.
– Oh! e questo è il tuo affare? Mamma mia com’è grosso!  Oh! cosa mi fai dire! Cosa vuoi fare? .
Mi fermai e la presi per le braccia.
– Mi ascolti – le dissi – ho sentito quello che ha detto a mia madre di suo marito. Lui non la merita. Non si trattenga. Colga l’attimo. Si fidi di me, mi dia retta, vedrà che non si pentirà! –
– Cosa vuoi fare?-
– Ho un’idea – dissi dirigendomi verso il bagno – venga! –
Aprii il rubinetto della vasca e lasciai correre l’acqua.
Poi misi dello shampoo.
In breve una schiuma fitta ricoprì il livello dell’acqua.
– Si spogli e entri nella vasca – le dissi – poi mi chiama –
– Ma cosa ? –
– Faccia come le ho detto! –
Uscii con la testa in fiamme. Poco dopo la sentii dire
– Sono pronta –
Rientrai e la vidi nell’acqua immersa nella schiuma.
– Lasci fare a me – dissi.
Presi una spugna e cominciai a lavarle la schiena delicatamente, frizionandola. Lei mi lasciava fare curiosa.
La feci appoggiare alla vasca e cominciai a lavarla davanti. La schiuma nascondeva i grandi seni ma io li sentivo.
Cominciai a strofinarli con delicatezza con movimenti circolari. Lei sospirò e si stirò.
Lentamente mi avvicinai ai capezzoli e sentii che erano duri. Il mio membro era rigido come il marmo e sembrava stesse per scoppiare.
La signora Luisa mi guardava con uno sguardo languido e non parlava.
La schiuma intanto si era diradata ed ora vedevo le sue splendide mammelle galleggiare a pelo d’acqua.
Scesi sul ventre e continuai il massaggio.
– Sei molto bravo! mi sto rilassando… –
Incoraggiato scesi ancora e le passai la mano fra le gambe, dove sentivo il pelo.
Chiuse gli occhi. Io allora trovai la sua fessura e così nell’acqua cominciai a stimolare il clitoride.
Spinse col bacino e mise una mano fuori dalla vasca. Le misi in mano il mio membro e lei lo accarezzò.
Intanto le avevo messo due dita nella fessura e penetravo nella vagina.
– Lasciami fare… – le sussurrai – vedrai! sarà bello! –
– Cosa sto facendo? – si chiese.
– Godi quello che puoi… – le risposi
Continuai a stimolarle il clitoride mentre si muoveva tutta eccitata.
La portai lentamente ad un orgasmo che la fece scuotere.
– Oh ma come fai? – mi chiese rantolando – mi hai fatto provare tanto piacere! – Aspetta – le dissi – ora alzati ! –
Uscì dall’acqua ed io la potei contemplare in tutta la sua opulenta bellezza.
I grandi seni erano ancora sodi, il ventre leggermente pronunciato e le forti gambe fra le quali nereggiava il vello della sua passera.
La asciugai lentamente, ritardando nei punti caldi.
Ora era in piedi, davanti a me, completamente nuda.
– Vuoi che mi spogli? – le chiesi.
– Sì –
– Spogliami tu –
Lei mi tolse la maglia e accarezzò il mio torace, poi mi abbassò i pantaloni e le mutande e prese in mano la mia verga.
– Ma come fai ad avere un affare così? – mi chiese eccitata.
– Vieni – le dissi –
La portai sul letto e la feci distendere. Mi appoggiai sopra di lei e cominciai a baciarle i capezzoli mentre con la mano le accarezzavo la fessura.
Ormai era completamente libera dai freni inibitori. Si strinse a me e prese in mano il pene
– Vuoi mettermelo dentro? – mi chiese
– Lo vuoi? – le risposi.
– Sì –
– E se rimani incinta? –
– Lo stesso..vieni…-
– Stai tranquilla! uscirò prima –
Le posai la cappella sulle sue grandi labbra e spinsi. Nonostante il mio membro fosse piuttosto grosso entrò abbastanza bene.
Lei si morse un labbro. Lasciai che il condotto si lubrificasse poi cominciai a muovermi. Lei sembrò impazzita.
Si muoveva da ogni parte e gridava.
– Non ho mai provato un piacere simile! Ma come fai? Oh ti prego! Continua! Continua!  –
La presi abbastanza con calma e mi accorsi che lei aveva degli orgasmi piuttosto veloci.
Non era abituata ad un rapporto così lungo. Continuammo per una decina di minuti poi lei cominciò a divincolarsi e a ripiegarsi su se stessa.
– Basta! Basta! ti prego! mi sento morire! –
Mi fermai ansante e la guardai.
Lei aprì gli occhi.
– Sei meraviglioso! ma come fai? –
– Hai provato piacere? – le chiesi.
– Da impazzire!  – mi rispose stringendomi forte – ma non riesco a resistere –
– Vedrai! – le dissi uscendo – aspettiamo un poco poi ricominciamo –
– Dammelo in mano! – disse lei eccitata – lo voglio vedere bene questo gioiello!-
Lo prese in mano e cominciò a baciarlo, poi provò con le labbra a prenderlo in bocca.
– Che buon sapore! fammelo sentire bene! –
Cominciò a succhiarlo mentre io sentivo che stavo per venire. La lasciai fare poi glielo tolsi dalla bocca e lo coprii con le mutande.
– E adesso? – mi chiese – è tutto finito? –
– No cara! – le risposi – aspetta un poco e vedrai risorgere la fenice dalle sue ceneri –
– Davvero sei capace di tanto? –
– Guarda! – le dissi facendole vedere che stava già indurendosi – adesso si ricomincia! –
Le misi una mano sulla passera e sentii che era ricettiva.
La feci mettere in ginocchio.
Avevo il suo bel culo davanti. Lo rimirai, poi le allargai le labbra della passera e la penetrai.
Lei spinse indietro.
– Sto provando di nuovo piacere – disse incredula.
– Sentirai! – le dissi e cominciai a muovere il mio arnese, facendole toccare zone particolarmente sensibili della sua vagina.
Lei cominciò ad ansimare e ad emettere dei gridolini.
Sembrava in preda ad una furia.
Si dimenava e mi faceva ballare davanti le sue grandi tette.
Io le presi fra le mani e la penetrai ancora a lungo, poi, quando sentii che stavo per venire, uscii e con un colpo ben assestato le entrai nel buchetto di sopra. Lei gridò sul momento, poi avvertì un piacere diverso, perché cominciò a muoversi avanti e indietro con frasi sconnesse.
Le afferrai le grandi labbra e cominciai a titillare il clitoride mentre con l’altra mano le accarezzavo i seni.
Ebbe due o tre scatti, strinse i muscoli del sedere ed infine m’irrorò la mano del suo umore. Io le scaricai il mio liquido nell’intestino e ricaddi su di lei sfinito. Eravamo entrambi sudati ma appagati.
Lei si girò verso di me e mi sussurrò all’orecchio.
– Mio marito sta via tre giorni. Posso sperare?-

 

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