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Racconti Erotici Etero

la pantera nera

By 15 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

La pantera nera
Alina era una ragazza di colore nata e crescita in Italia da genitori etiopi venuti qui da circa quattro generazioni. Aveva venticinque anni, diplomata in ragioneria era di una bellezza rara, alta 1,80, capelli nerissimi e lisci corpo ben affusolato, seno tondo perfetto, sembrava che avessero tagliato una boccia e messo metà per parte per seno, ma il suo maggior pregio erano gli occhi: neri come la notte e di forma leggermente allungata sembravano quelli di una pantera. Schiva e timida, lavorava in uno studio di ragioneria ed era molto apprezzata. Nella sua famiglia lavoravano tutti, il padre era operaio in un laboratorio di marmi, la madre bella come lei lavorava in un negozio d’abbigliamento dove la proprietaria , la teneva in buona considerazione dato anche con la sua bellezza gli affari ne traevano giovamento. David era esattamente l’opposto, alto 1,90 capelli neri, occhi verdi, fisico ben curato, era bello, ma bello proprio come la statua di cui aveva il nome. Quasi ventisei anni amava le compagnie divertenti e i suoi quattro inseparabili amici lo consideravano un vero ‘ sciupa femmine’. La sua passione erano le straniere, francesi, tedesche, inglesi, spagnole, olandesi, ecc. per lui erano il meglio. Di fatti l’estate lui e i suoi amici andavano sempre in vacanza a Rimini e li lui colpiva senza pietà. La italiane per lui erano solo buone per svuotare le palle in attesa dell’estate. Viveva in un piccolo appartamentino a due passi dal centro che lui aveva ristrutturato, ne era fiero e li dentro a parte sua madre, che lo puliva due volte a settimana, nessuna femmina vi era mai entrata , nemmeno i suoi amici, era il suo rifugio, la sua tana. Lavorava come geometra per una importante ditta di costruzioni, figlio unico, suo padre era ferroviere e la madre casalinga. Quella mattina andava di fretta, uscendo dal catasto aveva la mente sul da farsi e non vide Alina che veniva dalla parte opposta, bum, una botta improvvisa lo costrinse a guardare davanti a se. Lei incassò la botta, e per non cadere in terra si aggrappò al lampione ‘ aaaaaahiiii ‘ gridò e lui .. perché non guardi dove vai !!!!! a lei era caduto tutto, si chinò per raccogliere le sue cose che pure lui si abbassò, e fu allora che si rese conto di essere stato scortese e disse ‘. Scusa ti sei fatta male? Mentre l’aiutava a raccogliere le sue cose i loro sguardi si incrociarono ” accidenti che occhi ‘ pensò, e guardandola bene la trovò bellissima. Lei pure si disse dentro di se ‘. mamma mia quanto è bello, ‘ ma bello !!!!! lei prese la sua roba e lui per la prima volta in vita sua si trovò a non avere parole da dire ad una donna, anzi ora che ci pensava non aveva mai avuto una donna di colore e guardandola bene mentre se ne andava era proprio bella, pensò osservando lo splendido fondo schiena della tipa. Nei due giorni che seguirono si sorprese sempre più a pensare agli occhi di quella ragazza, e il sabato sera in discoteca con il solito gruppo lui si tenne in disparte, a tal punto che i suoi amici gli chiesero cosa avesse, ma senza dare spiegazioni se ne andò. Prese la macchina e girò un po’ la città senza meta , poi andò a casa. Pure Alina ripensò molte volte a lui, per la prima volta voleva rincontrare un ragazzo, lei che li aveva schivati sempre ,ora gli sarebbe piaciuto. Rifiutò di andare in discoteca con le amiche rimase in casa, non riusciva a toglierselo dalla mente. Passò la serata del sabato a casa da sola, visto che i suoi genitori erano fuori città a trovare alcuni amici che avevano avuto una bimba da poco tempo. Mentre era sdraiata sul letto fissava il soffitto e le venne in mente una strana cosa ‘ sua nonna le raccontava una antica leggenda della sua terra natale. Si diceva che tanto tempo fa c’era nelle montagne etiopi una fortissima tribù di donne guerriere, erano molto temute dalle altre tribù che abitavano le pianure, si diceva che addestravano le pantere nere al combattimento, e per questo erano prede molto ambite dai guerrieri maschi, ma nessuno riusciva ne a catturarle,ne a sposarne una ‘ il loro feroce grido di guerra era : io pantera !!!!! era un vero ruggito che terrorizzava tutti. Quando veniva il tempo di riprodursi le donne si trasformavano per un misterioso incantesimo in una pantera, così poteva scendere nelle pianure, trovare un uomo ed accoppiarsi con lui, poi sparire e dopo partorire solo femmine. Sua nonna le aveva raccontato tante volte questa storia che lei trovava molto bella, le diceva: quando sarà il momento tu ti sentirai inquieta, nervosa, come un animale in gabbia, comincerai a fiutare l’aria alla ricerca della tua preda, e solo quando avrai trovato al tua PREDA, ma solo la tua, allora e solo allora lui avrà il tuo sangue e tu la vita. In punto di morte , dieci anni prima l’aveva chiamata, e le aveva detto: ricordati, tu pantera ‘ lei aveva creduto che fossero i vaneggiamenti di una moribonda, ma ora gli tornavano in mente ‘ perché?, si sentiva strana ‘.. si addormentò, e fece un sogno strano, si vide come una nera pantera, vagava nella pianura bruciata dal sole, e ad un certo punto vedeva una piccola collina alla cui sommità c’era un grande albero con tante foglie, lei si recava li e saliva sopra un ramo, fiutava l’aria alla ricerca di una preda. Poi vedeva arrivare una preda, era smarrita, si guardava in torno, e con cautela veniva anche lei sotto la pianta, lei lo seguiva con lo sguardo poi quando alzava lo sguardo verso il felino lei vedeva il viso del bellissimo ragazzo incontrato alcuni giorni prima. Si svegliò di soprassalto, era sudata, confusa, inquieta come non mai. David tornò a casa nervoso, aveva l’impressione che qualche cosa era nell’aria, ma non capiva cosa, non si era mai sentito così. Aveva caldo, si mise nudo disteso sul suo letto guardava le stelle attraverso la finestra che aveva fatto costruire nel tetto della sua camera, poi si addormentò. Fece il più incredibile dei sogni, vagava in una piana bruciata dal sole, aveva tanta sete, si sentiva osservato, ma non vedeva da chi, poi vedeva una piccola collina e sopra un maestoso albero, si portava sotto la pianta per un po’ di refrigerio, quando alzando lo sguardo verso l’alto vedeva una pantera nera che lo fissava ‘. Si svegliò urlando di paura, vide che era nel suo letto,e aveva tanta sete. Andò al frigo, bevve acqua gelata,ma non servì a nulla, andò allora sotto la doccia ebbe un po’ di fresco, ma si sentiva inquieto. Tutta la settimana lavorarono entrambi con molto impegno, ognuno cercò di distrarsi lavorando. Al sabato David andò con i suoi amici in una nuova discoteca in riviera, li fece i numeri,ballò,fece tanto di quel caos che alla fine riuscì a rimorchiare anche la preda più ambita da tutti, la cubista! Un tocco di fica da paura, lo portò addirittura a casa sua, nel letto con lei dette il meglio. La fece eccitare da morire, la leccò baciò, inserì le sue dita in ogni buco, ma quando lei gli prese il cazzo in bocca per quanto si applicò un riuscì a farlo drizzare, poi delusa e stanca si addormentò. Lui prese la macchina e guidò fino a casa come un pazzo; in bianco !!!!! io in bianco!!! Si ripeteva, non era mai e poi mai successo. La settimana successiva lavorò da matti, il sabato i suoi amici lo invitarono a tornare alla disco ,ma lui memore della pessima figura rimase a casa. Decise di fare due passi in centro, andò lungo il corso, c’era una gelateria che aveva due ingressi, uno dal corso, e l’altro da una via laterale. Alina si sentiva soffocare, tutta la settimana era stata impegnata nel lavoro,solo lavoro, fino a crollare sfinita a sera nel suo letto,dormiva ma non riposava, si sentiva inquieta, era consapevole che sarebbe successo qualche cosa, ma che cosa? Uscì, un po’ d’aria le ci voleva, si incamminò verso il centro,aveva voglia di un gelato. David prese il gelato, pagò con una moneta da venti euro, poi uscì dimenticando il resto. La commessa lo chiamò, ma lui non la sentì , Alina entrò dall’ingresso laterale, prese il gelato ed andò verso il corso nel preciso momento in cui David rientrava in gelateria per riprendere il resto ‘. PLAFF’. Porcavacc ‘. Accidenti ‘ i loro gelati si stamparono rispettivamente nella camicia dell’altro ‘. Rimasero a fissarsi per alcuni attimi, poi lui disse: e destino che io mi debba sempre sbattere con te ‘ scusa, spero che non ti sia fatta male ‘ no, non mi sono fatta nulla, anzi scusa,ma credo di averti sporcato la camicia ‘. Mi chiamo David, disse lui, io Alina, si guardarono di nuovo negli occhi e nessuno ebbe nulla da dire. Presero due nuovi gelati ed in silenzio si avviarono verso i giardini, ognuno era sereno, era sparita l’inquietudine, erano sereni come non capitava da un po’. Seduti sopra una panchina si guardarono di nuovo, i loro occhi dissero tutto, si baciarono come se si fossero amati da sempre, poi lui disse: vieni, lei lo segui fin dentro casa, appena chiusa la porta si baciarono, distesi sul letto lui lasciò a lei l’iniziativa. Lei era vergine, pura, solo ora si rendeva conto che lui era il primo uomo che baciava, non aveva mai fatto nulla con nessuno, ma le sue mani sembrava che sapessero da sempre cosa fare,nuda sopra di lui si sentiva pronta, lui le baciò i seni, e scese giù fino al sesso. Lei per la prima volta si lasciava leccare da un maschio, le piaceva, provò in piacere intenso, lui bevve in liquido che usciva dalla sua fica, e si sentì dissetato, il suo cazzo ora tirava , era eccitato da morire. Allora lei si rimise sopra, baciò il corpo di lui prese il cazzo in bocca, lui rimase immobile. Lei in quel momento comprese le parole di sua nonna: lui avrà il tuo sangue, e lui ti darà la vita che uscirà da dentro quel membro che lei stava succhiando ‘ si sentì pronta, si mise sopra, il cazzo pronto ad entrare dentro, lui immobile non voleva perdere nulla di quel momento, poi lei di colpo si spinse dentro il cazzo con forza, l’imene cedette di colpo, e nel preciso istante che si sverginava il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica che quando raggiunse il cervello le fece emettere un urlo come il ruggito di un felino. Le sue unghie si conficcarono dentro il petto dell’uomo graffiandolo, e solo allora lui si rese conto che lei era vergine. Il suo corpo reagì ed iniziarono un amplesso bestiale, fatto di baci, morsi, graffi, orgasmi a ripetizione,era come se tutti e due volessero recuperare il tempo perduto. Scoparono tutta la notte ed il giorno successivo, ad ogni orgasmo il loro corpo anzi che sentirsi sfinito, pago, sazio, aveva subito nuova forza per un nuovo amplesso. Al calare della notte si addormentarono e fecero lo stesso sogno ‘ due neri felini distesi sotto un grande albero sopra una piccola collina lei teneva la testa appoggiata sul corpo di lui .Si sposarono tre mesi dopo, e l’anno successivo è nata Zeudia, che oggi ha undici anni, da tempo la nonna le racconta la leggenda delle donne pantera ‘.

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