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Racconti Erotici Etero

La più porca di tutte.

By 6 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

La stanza è buia e il tempo sembra essersi fermato. Il film continua ad andare avanti sul televisore. La luce azzurrina dello schermo mi restituisce alla vista il contorno della sagoma del cuscino più avanti, il tessuto del divano, il colore della coperta che ci copre tutti. La mia testa sulla tua spalla sembra essere perfettamente al suo posto, come un’ottima combinazione. La tua mano ha raggiunto la mia sotto le coperte. Sono pochi i secondi che passano e le nostre mani sono fra le mie gambe.

 

Le tue dita iniziano a giocare, cogliendo al volo l’invito. D’un tratto i pantaloni si fanno troppo stretti, non posso più resistere. Sbottono lentamente i bottoni e la tua mano afferra con decisione il boxer. E’ tutta un’altra cosa. Ma non mi basta. Con la scusa di sistemarmi meglio sul divano mi muovo, abbassando quel tanto che basta i boxer da permetterti di prenderlo tutto in mano.

 

Inizi ad agitarlo su e giù lentamente, e quando stai per entrare nel vivo, compare tuo marito dalla porta. Il cuore d’un tratto mi batte fortissimo. Ci saluta tutti per darci la buonanotte, ti guarda e ti sorride mentre la tua mano afferra con forza il mio cazzo. Non può accorgersi di niente, la coperta sul divano è enorme e fin troppo spessa. Nessun movimento della sega che mi stai facendo trapela all’esterno. Eppure la situazione è assurda. Mi assale una paura sconfinata al pensiero che ci possa scoprire. Passa qualche altro istante, poi tu ricambi la buonanotte e tuo marito va via, chiudendo la porta. Inizi quindi ad accellererare notevolmente, e la mia eccitazione cresce vertiginosamente. Il pericolo ci ha solamente eccitati di più.

 

Mi scappa un piccolo gemito, per fortuna coperto dal film. Quando capisco che sto per venire cerco di fartelo capire in qualche modo. Mi agito, ti do un leggero spintone. Forse capisci, forse no. Fatto sta che la tua sega diventa ancora più veloce, e con l’altra mano mi afferri dolcemente le palle, massaggiandole. Non resisto più. Vengo senza limiti. La coperta attutisce il tutto ma la tua mano è ricoperta dal mio sperma. Cosa farai? Lentamente ritiri la mano, poi appena fuori dalla coperta la porti velocemente alla fronte, con la scusa di spostarti i capelli. Quindi, porti la mano alla bocca. No, non puoi farlo davvero, non ci credo.

 

Lecchi le dita avidamente, inserendole poi fra le tue labbra. Io vedo tutto con la coda nell’occhio, fingendo di star guardando il film. Sembri una monella dispettosa che ha appena passato il dito nella nutella e se la sta gustando profondamente. Mi riabbottono i pantaloni, pensando a quanto quello che abbiamo fatto sia stato dannatamente porco. Ci salutiamo distintamente. Ma quando mi guardi sento ancora la tua mano attorno al mio cazzo, il tuo sguardo voglioso, forte di due occhi azzurri penetranti, mi suggerisce con fin troppa facilità che vuoi rivedermi al più presto, preferibilmente da soli. Credo mi stia molto bene. Magari, però, la prossima volta evitiamo la buonanotte di tuo marito. Esco di casa e ci scambiamo un’ultima occhiata. Una frazione di secondo e mi fai l’occhiolino. Sei la mamma più porca di tutte, e questo è solo l’inizio.

 

(continua)

 

 

 

 

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C’è la luce del tramonto che filtra dalla persiana. Il calore del sole fa brillare i tuoi occhi, esaltano quell’accenno di lussuria che ho già intravisto altre volte. La differenza è che adesso può esplodere liberamente. Ti ho chiamata all’improvviso, per occupare lo spazio vuoto di un pomeriggio senza senso. Tu eri appena uscita dal lavoro e non hai chiesto nulla. Sei arrivata dieci minuti dopo, nel mio cortile. Forse ti aspettavi una chiacchierata in macchina o una passeggiatina. No, ti chiedo di salire su da me, con un tono che non lascia spazio alle risposte. Passa poco tempo e siamo solo io e te, nella mia camera, insieme al tramonto.

 

E’ inutile far scorrere altri inutili secondi. Mi avvento sulle tue labbra rapidamente. La risposta della tua lingua mi fa capire che non aspettavi altro. Le mie mani ti circondano la vita mentre la tua accarezza il mio collo. Le nostre lingue giocano ancora un po’, poi ti spingo sul letto. Ecco, è quell’istante, si, proprio quello, adesso. Mi guardi dritto negli occhi, stesa sul letto con la bocca socchiusa. E’ un solo istante ma ci vedo già tutto. La tua voglia di me non conosce limiti. Tutta la tua vita da brava mogliettina l’hai lasciata fuori dalla mia camera. Le tue preoccupazioni da madre sono state tagliate fuori dai tuoi pensieri. Ora ci sono solo io, e il mio corpo desideroso del tuo.

 

Ti alzo la maglia e sposto il reggiseno. Mordo i tuoi capezzoli facendoti sussultare. No, non voglio essere dolce, non voglio che sia leggero, non voglio che ti sembri delicato. Inizi ad ansimare mentre la mia lingua fa disegni sui tuoi seni. Passo dall’uno all’altro a ritmo regolare, mi concedo un attimo per rifiatare e poi la mia lingua scende verso il basso. Arrivo alla cintura del tuo pantalone, e lì mi fermo. Mi alzo, e il mio sguardo parla per me. Tu capisci senza problemi e inizi a sbottonarmi i pantaloni.

 

Il mio cazzo è già pronto per te. Non aspetta altro da interi giorni d’attesa. La tua mano lo stringe, riportandomi alla memoria quella sera di una settimana fa. Allora era sotto una coperta, da tenere nascosto. Adesso no. Adesso è tutto tuo. Apri le labbra e il mio cazzo scompare nella tua bocca. Lo succhi con avidità senza concederti pause, a tratti il tuo sguardo incontra il mio. La tua lingua percorre tutta l’asta più volte mentre ti accarezzo i capelli. Impaziente, ti spingo con forza a rimettertelo in bocca. Il tuo gemito di soddisfazione mi fa capire quanto ti piaccia essere comandata, essere sottomessa. Metto entrambe le mani sulla tua testa e spingo con quanta più forza posso. Il mio cazzo ti entra completamente in gola mentre continui a gemere di piacere. Sembra un momento perfetto, la tua precisa finalità, come se fossi nata per succhiare il mio cazzo fino in fondo. Sto godendo come non mi capitava da fin troppo tempo, e quando tutto sembra essere perfetto, il tuo cellulare squilla.

 

Rispondi al cellulare, è tuo marito. Il mio cazzo è ancora davanti alla tua bocca, bagnato della tua saliva. Ti chiede dove sei. Ti lascio appena il tempo di rispondere che sei a lavoro, poi spingo la tua testa verso il mio cazzo che scompare nuovamente fra le tue labbra. E’ folle, è rischiosissimo, tuo marito potrebbe scoprire tutto, ma non me ne frega niente. Voglio vedertelo succhiare fino in fondo mentre al telefono c’è il tuo caro maritino che ti parla. Ti dice che andrà a prendere lui vostra figlia a danza. Ti stacchi dal mio cazzo emettendo un suono fin troppo forte. Quindi ti chiede “ma che stai facendo?”. Tu alzi lo sguardo verso di me con la bocca aperta dallo spavento. Il tuo sguardo è terrorizzato e perso nell’incertezza. Non me ne frega. In quel momento fisso solo la tua bocca aperta. Ti riafferro la testa e ti faccio rituffare sul mio cazzo.

 

Entra alla perfezione nella tua bocca, con le labbra ancora aperte. La tua lingua si muove in tutti i modi possibili mentre cerchi di rispondere “amore sto mangiando”. Penso sia decisamente poco credibile. Una parte di me mi suggerisce che ho appena fatto la più grande cazzata che potessi immaginare. Ti fermi, mi fermo. Passa un istante di silenzio nel quale attendiamo la sua reazione. Un momento in cui tutto è immobile, come il mio cazzo accomodato nella tua bocca. “Ok amore, scusa se ti ho disturbato. Ci vediamo stasera a cena?”. Quindi ti lascio libera un istante nel quale rifiati e rispondi “si tesoro, non fare tardi.” Ti riavvicini al mio cazzo leccandolo con velocità, scendendo fino alla base. “tranquilla amore, ti amo!” fa tuo marito. “ti amo anche io tesoro!” dici prima di metterti le mie palle nella bocca. Stacchi la conversazione, risali fino alla punta e ricominci a succhiare.

 

Non ho più forze per resistere. Vengo senza dirtelo, voglio farti una sorpresa. Il primo schizzo ti colpisce in faccia ed entra in bocca, quindi ti stacchi e lasci che il resto del regalo ricopra i tuoi seni scoperti. Ci accasciamo sul letto, ansimanti. Il mio respiro è veloce, fisso lo sperma luccicare illuminato dalla luce del tramonto. Non avrei mai immaginato che questo momento potesse avere un tocco di poesia. Siamo entrambi appagati. Tu per la tua lotta contro il mio cazzo, io per averla condotta. Prendi i fazzoletti e ti ripulisci. In breve scendiamo di casa. Torni in macchina e ci salutiamo, sempre come “la madre saluta l’amico della figlia”. Vedo la tua macchina andare via e il tuo viso allontanarsi in fretta. Sorrido, perché già so che con altrettanta fretta lo vedrò tornare rapido da me, ben presto.

 

 

 

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Sei arrivata veloce, hai insistito persino, a rischio di sembrare oppressiva. Hai voluto ad ogni costo rivedermi, oggi, domenica. In teoria doveva essere un saluto breve, avevi solo cinque minuti prima di dover tornare a casa dai tuoi figli. Parcheggi la macchina nel mio cortile. Io scendo ed entro. Ci divertiamo come sappiamo fare noi, ridendo e scherzando.

 

Passa poco tempo prima che le tue labbra si facciano vicino alle mie, prima che le nostre lingue tornino ad incontrarsi. Avverto il tuo corpo caldo accanto al mio e l’eccitazione è istantanea. Ti porto la mano sui pantaloni, ma tu all’improvviso la ritrai. “No, si è fatto tardi, non posso!”. Si è fatto tardi!? Tu già lo sai che è una condizione che non accetterò mai, no, non adesso che la mia voglia di te è al massimo. Tu insisti, dici che dovresti andartene e che è già troppo tardi. Visto che con le parole non reggo più la sfida, decido di procedere con i fatti.

 

Mi alzo leggermente dal sedile per abbassarmi i pantaloni e i boxer, tirando fuori il mio cazzo già pronto per te. “ecco, vediamo adesso che fai” ti dico io in tono malizioso. La vista dello spettacolo certo ti lascia sbigottita. Non te l’aspettavi. Passa un momento di silenzio, poi ti prendo la mano e te la porto sul mio cazzo. “Dai, avanti…il tempo c’è…” ti sussurro lentamente. La tua mano inizia ad andare su e giù. Quindi ti afferro delicatamente per il collo, accarezzando i capelli, e ti invito con leggerezza ad abbassare la testa. “forza…tanto lo so che ti piace…” dico ancora io, prima di vederti tuffare sul mio cazzo con la tua bocca vogliosa. Inizi la tua sapiente opera senza difetti.

 

Sembra tutto perfetto. I suoni delle tue labbra, il calore della tua bocca. In quel momento mi giro intorno e mi accorgo che nel cortile c’è un mio vicino che sta passeggiando nelle vicinanze. Cavolo, potrebbe scoprire tutto. Tu ti accorgi della mia agitazione e ti stacchi leggermente dal mio cazzo per controllare. Non mi piace. Spingo subito la tua testa di nuovo giù, facendoti ingoiare tutto il mio cazzo che raggiunge le profondità della tua gola.

 

Il gemito che fai è straordinario. Inizio a spingere su e giù il bacino per scoparti la bocca come piace a me…e come piace sopratutto a te. I tuoi gemiti si alternano velocemente mentre raggiungiamo il culmine. Io vengo, riempendoti la bocca di sperma. Tu a fatica riesci ad ingoiare, quasi non ce la facevi. Quindi finalmente ti stacchi dal mio cazzo e lo riempi di baci. Lecchi le palle e poi risali per tutta l’asta lentamente, finché non torni al tuo posto. Mi guardo intorno e, per fortuna, del vicino non c’è più traccia.

 

Ci guardiamo. “signora, mi sa che lei è molto in ritardo” dico io ridendo. Tu mi mandi a quel paese ridendo, poi ci salutiamo e scendo dalla macchina. Prima di andare via mi fai un altro occhiolino, che so per certo indicare la tua irrefrenabile volontà nel rivedermi il prima possibile. Mamma mia, proprio non ti basta mai!!!

 

 

 

 

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Il cielo è limpido, azzurro come piace a te. Tira molto vento ma non mi curo del leggero freddo che avanza. So che tanto il più grande calore ce l’ho assicurato, con il tuo corpo a vivere accanto al mio. Il terrazzo è ampio, grande come non riuscivi a ricordare. Fissiamo per un po’ il sole che si avvia pigramente verso l’orizzonte, mentre ci consoliamo della sicurezza del nostro momento, così lontano dal resto del mondo. Mi guardi sorridendo, e io penso che la vita è troppo breve per non concedersi il lusso di violare tutte le regole. Così ti salto addosso senza più esitare.

Rotoliamo a terra, finché tu non ti fermi sopra di me. Mi baci vogliosa e la tua mano scende ai miei pantaloni. Me li sbottoni e in un baleno sei già impegnata nel tuo miglior pompino di sempre. Forse perché semplicemente la tua lingua sul mio cazzo mi mancava troppo, forse perché di fatto ci stai mettendo tutta te stessa come non è mai successo. Le tue labbra che sembrano divorarlo tanto è grande il tuo desiderio, il tuo sguardo che a tratti incontra il mio e mi ricorda quanto porca sei capace di diventare, i suoni del tuo succhiare che si moltiplicano fra loro. Tutto, tutto sembra essere perfetto. Ma è ora di andare oltre.

Ti spingo di lato, prendendo io il comando della situazione. Scopro i tuoi seni duri come pietre, e mi ci fiondo sopra come un bambino assetato di latte. Ogni mio morso è un tuo gemito. Ti vedo con gli occhi chiusi e la bocca socchiusa. E’ un’immagine che scatterei per conservarla sempre con me, giusto per ricordarmi quanto oltre posso portarti, quanto è in mio potere di farti stare bene, di farti sentire amata come più nessuno riesce, quanto sono in grado di farti sognare ancora, nonostante tutta la merda nella tua vita.

Avanzo di scatto e porto il mio cazzo fra le tue tette, ora più belle che mai. Lo infilo a perfezione nello spazio, come se fosse la sua collocazione ideale. Insieme iniziamo a muoverci. Tu afferri i tuoi seni e li stringi, io inizio ad andare avanti e indietro con il mio cazzo così vicino alla tua bocca. Mi guardi fisso negli occhi senza cambiare mai espressione. Inizi a gemere più forte, finché mi porti senza via di scampo a venire copiosamente sul tuo viso. Due schizzi di sperma ti ricoprono la fronte e la guancia, altri ti colpiscono il collo. La famosa collana di perle!

Restiamo come sempre immobili, a godere ancora nel silenzio che accompagna l’eclissarsi del nostro ardore, lo spegnersi delle nostre eccitazioni. Dopo esserti pulita restiamo qualche altro minuto a fissare le nuvole. Non lo so da lassù cosa si può vedere, come possiamo sembrare. Forse semplicemente una squallida coppia che consuma un tradimento. Ma non può importare. Perché so come l’ho vista io, come l’hai vista tu, come l’abbiamo vissuta noi due. Nei tuoi occhi azzurri come il terso cielo estivo vedo la felicità di una ritrovata libertà. E io, tua aquila che ti porta in volo. Non immagino come riuscire a volere di più.

RT

 

 

Lo sai. Lo hai sempre saputo.

 

Certe cose non cambiano. Non cambieranno mai.

 

C’è la pioggia fuori. Cade forte. L’odore della terra bagnata del cortile è dovunque, anche qui dentro, nell’androne avvolto dalla notte. Si mischia con il tuo profumo. Lo riconoscerei dovunque, quel tuo profumo.

 

E’ un po’ come la strada per casa. E’ come sentirsi al sicuro, non appena arriva al mio naso.

 

Le mie labbra sono sul tuo collo. Le mie dita hanno oltrepassato l’orlo dei tuoi slip, qui in questa oscurità che nessuno vede, negli attimi che nessuno sa.

 

Inizio a strusciare il mio cazzo contro la tua gamba. Come tu mi sai far arrapare nessuna ci riesce.

La pioggia sembra cadere più forte quando lentamente lo afferri e inizi la tua perfetta sega.

 

Cerco il tuo sguardo nel buio e mi sembra di trovare il luccichio in fondo ai tuoi occhi. Come al solito, capisci senza dover chiedere.

 

Ti abbassi e inizi a prenderlo in bocca. Succhi senza fermarti, come piace a te. Lo prendi più in fondo che puoi, come piace a me.

 

C’è un lampo. E’ quasi come un segnale.

 

Il segnale che non basta più quello che si è già avuto. No. Ora voglio di più.

 

Ti faccio alzare e ti giro, spingendoti violentemente contro il muro. C’è un tuo piccolo gemito. E’ come l’invito di tutti gli inviti, per me. Abbasso i tuoi pantaloni e faccio volare via gli slip. Sei a gambe aperte e la tua figa è completamente bagnata, quasi più del terreno lì fuori. Ti penetro senza esitare, il mio cazzo trova la via senza doverla neanche cercare.

 

Ti volti per un attimo verso di me, ma neanche il tempo di vedermi che ti spingo la testa contro il muro. La tua guancia urta la parete. Tutto inizia a diventare più forte mentre continui a scontrarti contro il muro, godendo come una porca assatanata. Non ti basta. Ne vuoi di più, ancora e ancora.

Continuo a sbatterti a più non posso, mentre il temporale sembra essere diventato un uragano.

 

Inizi a gridare per il piacere. Ad ogni mio affondo segue un tuo gemito, la colonna sonora perfetta. Ecco, ci sei quasi. I tuoi muscoli si contraggono come un ingranaggio, sento il mio cazzo godere di questa stretta inevitabile. Vieni ululando di gioia, mentre la tua guancia è ancora un tutt’uno con la parete.

 

Ti accasci a terra, voltandoti verso di me. Apri la bocca per un sospiro, per rifiatare, e ne approfitto per riempirtela con il mio cazzo ancora voglioso di te. Inizio a scoparti la bocca senza neanche dover pensare. E’ tutto così istintivo, adorabilmente animalesco. Tu, e la tua bocca da scopare. Tu e la tua voglia perenne di cazzo.

 

Apri la tua maglia porgendomi il tuo seno abbondante e raccolgo al volo l’invito. Il mio cazzo entra perfettamente fra le tue tettone, come la tessera mancante di un puzzle. Siamo lì senza aver voglia di fermarci, e poi arriva quel momento.

 

Eccolo, esatto. E’ proprio ora.

 

Tu che alzi la testa e mi guardi, dritto negli occhi. Tu e la tua espressione di maiala inarrestabile, con un filo di sperma che ti cola dal labbro, con il trucco scambiato, con la guancia arrossata per quanto forte ti ho scopato contro il muro.

 

Tu. Insaziabile e sempre vogliosa.

 

Vengo senza limiti, ti inondo il collo e la faccia del mio caldo sperma, così caldo che ti sembra quasi una benedizione nel freddo di quell’androne deserto e buio. Lecchi quello che puoi e il resto lo spalmi su quelle tue tettone dure come sassi.

 

Ti rialzi. La pioggia, a differenza nostra, non sembra affatto aver finito, e continua a piombare giù con violenza.

 

Ci salutiamo, nel nostro silenzio, come sempre. Un sorriso e poi un abbraccio, e via, scompari oltre il portone.

 

Sento il tuo odore su di me. L’odore pungente della tua figa bagnata sul mio corpo, sulle mie labbra, dentro il mio naso.

 

Sento ancora il calore del tuo corpo attorno al mio cazzo, innamorato della tua figa spalancata.

 

Ti sento, ancora. Dovunque andrai, ti sento.

 

Ti sento su di me.

 

Ti sento in me.

 

Tu con il tuo sorriso eternamente malizioso.

 

Tu con i tuoi occhi penetranti.

 

Tu, la più porca di tutte.

 

 

 

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(commenti e pareri a d.r.v.film@hotmail.com)

 

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