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La praticante – Pt.1 Valentina

By 16 Agosto 2021No Comments

Questa storia si basa su fatti reali, i nomi sono naturalmente modificati, tutta la storia è incentrata nella bellissima Salerno, la mia città, e provincia.
Mi presento, il mio nome è Giovanni , sono alto un metro e ottanta ed all’epoca dei fatti pesavo sugli 85 Kg , fisico non asciuttissimo ma comunque sportivo con spalle , petto e braccia ben sviluppate in virtù di allenamento in palestra e con una squadra di calcio amatoriale (ruolo portiere) . Capelli bruni , occhi verdini ed un bel testone sulle spalle.
Di professione sono avvocato, una carriera purtroppo iniziata tardi per errori di gioventù (mi sono iscritto all’università a 18 anni per abbandonarla a 20 con 3 esami all’attivo e riprenderla a 25, fortunatamente poi ho messo la testa a posto ed a 29 mi sono laureato ed a 31 abilitato al primo colpo, recuperando parte del tempo perso).
Oggi ho 36 anni, una mia società dove metto a frutto le preziosissime competenze insegnatomi e che mi hanno permesso, nonostante la relativa giovane età (al Sud Italia i tempi per gli inserimenti sono dilatati), a ritagliarmi una nicchia che mi permette un discreto stipendio e di sostenere la mia compagna e mio figlio in autonomia; essendo di famiglie non ricche ma comunque benestanti, uno stipendio più qualche aiuto e la casa di proprietà ci fanno vivere senza lussi ma anche senza pensieri.
I fatti risalgono al 2019.
Ai tempi lavoravo in uno studio molto dedito alle perizie bancarie, custodie giudiziarie, fallimenti e crisi di sovraindebitamento, peculiarità che mi sono portato dietro; in più collaboravo presso l’Università dove aiutavo un altro collega, docente a contratto, nelle lezioni e nelle sessioni di esami è lo stesso studio dove ho fatto il praticantato, quando iniziai eravamo solamente io ed il dominus in una stanza di 15 metri quadri scarsi, inutile dire che questa nicchia di mercato è molto “fiorente” ed eravamo letteralmente sommersi di lavoro, al punto che il mio prima dominus e poi collega mi ha delegato da subito, appena abilitato, gran parte del lavoro in autonomia, prendendo un altro praticante ed un collaboratore esterno per poi comprare uno studio nuovo.
Prima delle feste natalizie, il praticante comunica di aver trovato un impiego fisso presso una fabbrica, manifestando l’intenzione di lasciare lo studio; la libera professione purtroppo è praticamente preclusa a giovani che non hanno le spalle forti dietro o che non hanno la pazienza di aspettare, lui era molto valido ma cercava, viste le difficoltà finanziarie, più un posto sicuro che una carriera da avvocato.
Appena tornati, Giulio il titolare dello studio mi comunica che verrà una neolaureata da metà Gennaio, alla quale naturalmente io avrei dovuto fare da balia nei mesi iniziali, cosa di non poco fastidio quando sei oberato di lavoro ma non potevo fare altrimenti..
Ricordo ancora la prima volta che la vidi.
Aprii la porta dello studio e mi diressi nella stanza dove eravamo (ancora per poco) io, Giulio e la nuova praticante; lei era già seduta ed indossava una maglia verde aperta con sotto una camicia nera; alta all’incirca sul metro e 65 , occhi scuri, capelli biondi, ed un ciondolo al collo che finiva all’altezza del seno, ad occhio una terza misura abbondante ma soprattutto un bellissimo viso, di quelli che ti rapiscono all’istante
“Buongiorno Giovanni, piacere Margherita” (fui sorpreso dal fatto che non si rivolse col titolo né a me ma soprattutto al suo dominus Giulio, che io ancora oggi nonostante tutto quando lo incontro chiamo ancora avvocato dandogli il Voi, come è uso qui a Salerno; non che mi dia fastidio, anzi sono il primo che chiede ai clienti i chiamarmi per nome e non avvocato perché mi dà fastidio il distacco, però sicuramente mi lasciò interdetto.
“Ciao , molto piacere”, alzandosi posso osservare anche il resto, non molto longilinea ma comunque ben proporzionata con un bel sedere.
Neanche il tempo delle presentazioni ed il capo mi ordina di farle da Cicerone per i luoghi di lavoro, cioè il nuovo Tribunale di Salerno, dove si stava trasferendo la sezione fallimentare, la vecchia sede dove era rimasto ancora qualche ufficio a Via Papio, la Banca sul Corso Vittorio Emanuele (dove era ubicato a quei tempi anche lo studio) , l’Agenzia delle Entrate, ecc…
Essendo figlio di commercianti, i quali hanno avuto per molti anni una attività notturna fiorente nel salernitano, ho passato la mia adolescenza fino a prima del lockdown tutti i sabato sera a lavorare nel locale di famiglia, il che mi ha portato ad essere allo stesso tempo spigliato con le persone quanto diffidente; giravo con lei per Salerno , cercavo di metterla a suo agio facendola parlare del più e del meno (lei è dell’entroterra di Avellino, anche se ha studiato a Fisciano) ma cercavo anche di essere quanto più formale possibile, mai una parola od un gesto fuoriposto..
Il pomeriggio spesso Giulio non c’era, quindi eravamo solo noi due nella stanza dello studio, e si sa che quando il gatto non c’è il lavoro, soprattutto a fine giornata inizia a scemare.. quindi più che altro si parla del più e del meno.. mi racconta di essere fidanzata da ragazzina con un ragazzo che ha fatto carriera in Marina Militare ed era di stazza a La Spezia, ma comunque gestendo un azienda agricola con la famiglia, in un paese vicino al suo, tornava spesso attutendo i problemi della distanza; benchè la trovassi affascinante, francamente ero poco interessato alla situazione per due motivi:
1. La prima regola di ogni studio così in ogni attività è (in dialetto rende meglio) “A rò s magn nun s fot” (dove si mangia non si fotte – quando si lavora non si devono avere distrazioni) ;
2. Nonostante fossi già fidanzato , convivendo già con la mia attuale compagna, una adolescenza notturna mi ha portato ad avere molte trasgressioni ed uno strascico di rapporti “borderline” con alcune amiche, mi capitava di vedermi con vecchie amicizie del gentil sesso e saltuariamente, quando si creava la situazione, di avere rapporti al di fuori di quello ufficiale.
Un pomeriggio, siamo entrambi soli allo studio, ed io sono un po’ agitato in quanto dovrei vedermi con una vecchia amica che lavora a Dublino , con la quale vi è stato un trascorso ma poi , vuoi la distanza vuoi altro è rimasto tutto lettera morta.. ora lo studio oltre la sala di lavoro disponeva di una sala di attesa in stile lounge, con 2-3 divani ed un tavolo centrale all’occorrenza usato per le riunioni, spesso usato dal sottoscritto anche per scopi che poco avevano a vedere con il lavoro; già mi ero messo d’accordo con Valentina per vederci alle 18:00 al bar sotto lo studio per un caffè, per poi salire sopra in quanto voleva un consiglio legale per l’acquisto di un immobile all’asta .
Il mio pensiero naturalmente era quello di vedere se ci fosse la possibilità di farci uscire un “poi” da quella consulenza, Valentina non è una bellissima ragazza ma ha una particolarità, un seno quinta misura che sfida la forza di gravità; ci siamo conosciuti tramite un amica in comune e stringemmo amicizia al matrimonio della stessa, a fine evento la riaccompagnai promettendoci di risentirci e così fu, a Dicembre ritornò ed andammo con amici a bere una birra per poi finire a limonare in auto come due quindicenni, io naturalmente volevo passare al sodo ma lei doveva salutare quella stessa sera altri amici per cui a mio malincuore dovetti desistere anche se, a parziale conforto oppure per aumentare il desiderio, prima di scendere dalla macchina si scoprì quel favoloso seno, prese la mia testa e si fece tatuare un succhiotto su di esso , mentre mi toccava il cazzo da sopra i pantaloni dicendomi “ci sarà modo..”, io preso dall’alcool e dall’eccitazione, però, riuscii mentre lei me lo toccava ad estrarlo , correndo un rischio che al solo pensarci ora in quanto eravamo in un parcheggio pubblico a pochi metri dal Duomo di Salerno.
Ora la situazione era questa, lei a quattro zampe con le ginocchia sul sedile lato passeggero della Smart, con le tette in vista su di me ad occhio e croce a 20 centimetri dal mio cazzo appena uscito manco a dirlo di marmo.. lei divertita inizia una lentissima sega baciandomi ma non capisce che io sto per esplodere alla vista di quel ben di dio e di mezz’ora di pomiciata, allora con il busto mi alzo un po’ in modo da mettere il cazzo sulle tette ed in quel momento vedo quelle prime goccioline di sperma che quando sei eccitatissimo “precedono” il primo grande getto posarsi sulle tette, lei se ne accorge ma non fa in tempo a metterselo in bocca che il primo fiotto di sborra le arriva diritto in faccia e solo dopo riesce a prendere il resto in bocca evitando di sporcarsi.
Da lì iniziarono una serie infinita di foto sue in giro per il mondo e di rado qualche videochiamata (skype c’era ma lei difficilmente riusciva a collegarsi da reti fisse) che mi hanno procurato innumerevoli seghe programmando quando rivederci e poter finalmente concludere; nel frattempo però mi fidanzai e quando ci reincontrammo non ci fu modo di portar a termine quanto “promesso”, c una fugace birra ed un paio di chiacchiere, ecco perché da quel pomeriggio avevo qualche speranza ma neanche tantissime..
Quella piccola speranza, però sembrava svanire completamente per la presenza di Margherita allo studio oltre il suo solito orario di uscita (17:30), anche lei tra l’altro sembrava particolarmente nervosa (poi capirete il perché)..
Verso le 18:00, Valentina era già al bar sotto lo studio, e Margherita allo studio; molto sgarbatamente mi alzo dalla mia scrivania di fronte la sua dicendo “scendo” senza neanche chiederle se volesse qualcosa, ma lei sembra non sentirmi proprio, rispondendomi con un frettoloso “Buona Serata”.
Tra me e me poco ci penso, e raggiungo Valentina che mi accoglie con un caloroso abbraccio (eravamo in epoca pre-COVID) facendomi sentire l’imponente peso delle mammelle sul mio petto, cosa che già mi riscalda.
L’obiettivo mio è perdere quanto più tempo possibile, sperando che Margherita scenda, cosa che puntualmente avviene verso le 18:25, con mio enorme sollievo, nel frattempo avevamo già consumato due calici di Biancolella al tavolino parlando del più e del meno come perfetti amici, Valentina è dotata di una spiccata intelligenza e con lei puoi discutere su ogni argomento, cosa che quasi mi faceva mettere nel pensiero azioni peccaminose.
Saliamo sopra, ed osserviamo questo appartamento nella zona alta di Salerno (Trincerone) , un appartamento all’ultimo piano che affaccia su di un balcone condominiale con vista sulla zona centrale della città, poco distante dallo studio, prezzo ottimo ma completamente da ristrutturare una volta aggiudicato.
Valentina, nonostante le abbia spiegato tutte le problematiche burocratiche, sembra estasiata dall’appartamento, tanto che mi chiede se avessi le chiavi per visionarlo, io le spiego di sì ma di inverno alle 19 quasi è già buio e quindi avrebbe visto poco, lei dice di volerlo comunque vedere e quindi ci avviamo verso lo stesso; durante il tragitto mi chiede “ma possiamo rimanere un po’ sul balcone giusto?” , io rispondo “sì anche se la luce è scarsa” , ed allora lei si ferma in un pub/enoteca sotto l’appartamento per prendere una bottiglia da 0,35 L di Bianco, per brindare..
Appena arrivato, saliamo l’ascensore che arriva fino al piano sotto l’attico , uno di quegli ascensori ricavati fortunosamente e strettissimi, a contraltare di un androne condominiale ampio e di conseguenza molto freddo, motivo per cui Valentina mentre sale esclamò “mamma che freddo” avvicinandosi a me ed abbraciandomi, cosa che fece intravedere in me un epilogo che ormai avevo accantonato..
La “casa” in realtà è un ex locale lavanderia, di 60 metri quadri freddissimo e con il soffitto inferiore ai 2,60 necessari per l’agibilità, cosa che lo rende poco appetibile in quanto non sfruttabile “ufficialmente” per attività imprenditoriali quali b&b, casa vacanze,ecc.. però gode di questo balcone teoricamente condominiale ma de facto esclusivo con una vista stupenda, cosa che rende felice Valentina che caccia la bottiglia e dice “brindiamo al mio futuro appartamento!”, cosa che mi rende felice oltre che per lei , anche per il mio tornaconto personale!
Bevuto il vino, le spiego un po’ come funziona un asta giudiziaria e gli eventuali comportamenti preliminari (venire con un tecnico per stimare i lavori, preparare la cauzione, le modalità di offerta, ecc…), e lei a bruciapelo mi chiede, con uno sguardo che già faceva capire tutto.. “a te quanto debbo?” ; le rispondo che lo studio viene pagato dal tribunale per l’attività di custodia e liquidazione del bene immobile e lei risponde con un sorriso da gatta morta “ma io mi sento in debito..” .
Era il segnale, la prendo e la bacio sull’attico , potenzialmente sotto lo sguardo di tutti i residenti e degli ultimi turisti delle luci d’artista; credetemi, fu un bacio che racchiudeva per entrambi una voglia repressa da anni e per questo focosi come pochi nella mia vita, le scendo la zip del piumino e mi avvento da sotto le mani subito sulle sue tette, poi la faccio sedere sul bordo ed io mi inginocchio e comincio a succhiarle i capezzoli, mordendogli e leccandoli peggio di un cane; la mia mente nel contempo però pensava anche al fatto che si fossero fatte le 19:30 e la mia compagna potesse iniziare ad insospettirsi del ritardo, quindi devo andare subito al sodo perché questa volta non mi sarei accontentato di una sega.
Subito la prendo per portarla nell’appartamento il quale era rimasto arredato dal debitore ma lei mi dice di volerlo fare fuori!! (su di un terrazzo condominiale di un palazzo di 4 piani, praticamente alla mercè di mezza città), ma la voglia batte il rischio ed in men che non si dica la faccio sedere sul muretto, le abbasso i jeans ed inizio a mordergliela da sopra le mutande bianche ma ormai trasparenti tanto degli umori che già aveva cacciato; vado avanti per 5 minuti finchè lei mi alza e mi tira fuori il cazzo manco a dirlo già durissimo, si alza la maglia ed inizia a sbatterselo sulle tette, cacciando la lingua e leccandolo, dopo la giro , le faccio appoggiare le mani sul bordo ed inizio a stantuffarla per buoni 10 minuti, poi mi butta per terra e sale sopra cavalcando.
Ho impressa nella mente la scena, lei che salta sul cazzo e le tettone che ballano , “eclissando” ad ogni loro movimento parte della Luna che era sulla nostra sinistra, poi sempre per terra inizia un 69 che ci porta ad un orgasmo quasi simultaneo, il mio così violento che lo sperma le “impiastriccia” tutti i capelli nonostante lei lo avesse messo tra le tette per farmi venire con una spagnola.
La cosa di getto la innervosì, ma io con la lingua non mi fermai nonostante fossi venuto e lei mi venne in faccia mentre continuava a farmi un pompino, con il mio cazzo che subito apprezzò riprendendo rapidamente vigore, ma il tempo purtroppo era tiranno e quindi con grande disappunto dovemmo ricomporci e scendere, baciandoci fino al portone come ragazzini (con lei che ancora mi toccava il glande per stuzzicarmi) e poi separarci.
Ancora oggi ci sentiamo e spesso ci reincontriamo quando torna a Salerno con amici, anche se da allora, vuoi per mancanza di tempo vuoi per altri interessi, non vi è stato modo di replicare quella splendida serata.

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