Skip to main content
Racconti Erotici Etero

La prima sega di Stefania

By 28 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci ho messo ben cinque mesi per conquistarla, Stefania.
Eh sì, eravamo entrambi appena maggiorenni, frequentavamo la stessa classe ed in più eravamo seduti allo stesso banco un po’ per caso. Io, infatti, ero un elemento piuttosto turbolento e il consiglio di classe aveva deciso che, per tenermi sotto controllo, mi sarei dovuto sedere nella prima fila di banchi in compagnia di una persona che mai e poi mai avrebbe potuto innescare in me la voglia di disturbare.

Stefania, lei si che era una bella ragazza -almeno per i miei gusti- capelli lunghi e neri, bel viso, seno piccolo (un peccato) e, sebbene fosse magra, aveva dei fianchi larghi, un bel sedere sporgente e piuttosto grande, sempre fasciato in jeans decisamente stretti, e un paio di cosce ben tornite. Faceva la ballerina, Stefania.
I primi giorni, stare accanto a lei era una tortura per me in quanto non parlava mai e prendeva sempre appunti (ma che cavolo aveva da scrivere per ore intere lo sa solo lei), e come un animale selvatico sotto sedativi, mi sentivo spaesato. La guardavo, cercavo di capire che tipo fosse, ne studiavo le forme e più di una volta mi sono sentito eccitato pensandola completamente nuda, avevo iniziato addirittura a prendere appunti su un quaderno per piacerle.

Un giorno, verso la fine del primo quadrimestre, mi ha rivolto la parola per la prima volta, chiedendomi se avessi preso gli appunti per il giorno dopo visto che lei si sarebbe dovuta assentare e non voleva restare di certo indietro rispetto agli altri. Accettai. I docenti, stupiti da quel mio cambiamento, allentarono un po’ la presa su di me, cercando anche di instaurare un rapporto quasi amichevole anche nei miei confronti.
Il giorno dopo lei non c’era, ricordo bene che per tutto il giorno non parlai e me ne stetti seduto al mio posto senza mai alzarmi, nemmeno per andare in bagno o per sgranchirmi le gambe. Mi stavo innamorando di lei.

Quando tornò, le feci trovare gli appunti con tanto di schemi riprodotti perfettamente sul suo quaderno, e tra le pagine vi chiusi una rosa. Fece un sorriso, notando il fiore, e mi schioccò un bacio sulla guancia ringraziandomi. Da quel giorno, il nostro rapporto si andò consolidando, io recuperai le insufficienze ed ero felice.
Arrivarono le vacanze di Natale, le chiesi il numero di cellulare e ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo, ci mandavamo dei messaggi. Non eravamo più dei semplici compagni di classe, lo sapevamo entrambi, eppure nessuno di noi aveva trovato il coraggio di farsi avanti con l’altro.

Le chiesi di uscire, la portai al cinema. Il film credo di averlo visto per i primi cinque minuti, poi avvicinai la mia mano alla sua e l’accarezzai, lei la strinse e poggiò la testa sulla mia spalla. Era ancora inverno, nel cinema non si sentiva il calore del riscaldamento, perciò ci eravamo coperti con i nostri cappotti, come se fossero delle coperte. Le accarezzavo i capelli, le baciavo la fronte e lei mi guardava sorridendo, il film non interessava più ad entrambi. Ci fu uno sguardo tra di noi, uno solo, e le nostre labbra si unirono, subito le nostre lingue si cercarono e, trovandosi, iniziarono ad intrecciarsi in una danza erotica.

Senza più timore, le accarezzai il piccolo seno attraverso la maglia continuando a baciarla.
Ero emozionato, era la prima ragazza che toccavo, e il mio membro iniziava a farmi male da quanto era duro. Con la mano libera, cercai di sbottonare i jeans, lei se ne accorse ed interruppe il bacio. Mi guardò, sorrise divertita e, allungando la mano, mi aiutò nell’operazione -coperta alla vista degli altri presenti grazie ai giubbotti che ci coprivano- lasciandomi di stucco.
La sua manina, ora, accarezzava il mio membro teso attraverso la stoffa dei boxer, io non ero quasi più capace di muovermi in quanto era la primissima volta che una mano diversa dalla mia mi toccava in quel punto.

Si fece audace, Stefania, superando l’elastico dei boxer e afferrando l’asta con la sua manina che lentamente risaliva lungo di essa. Fece scorrere la pelle che copriva il glande, una smorfia di stupore comparve sul suo viso mentre ne tastava la consistenza. Mi masturbava lentamente, alternando lo sguardo tra me e il mega-schermo del cinema. Personalmente, non ricordo nulla del film, visto che ero ad occhi chiusi a godermi il movimento sapiente di quella manina che mi stava procurando un enorme piacere.

Sentivo montare l’orgasmo, il glande iniziò a pulsare, lei se ne accorse e lo coprì con la mano per parare il getto ed evitare di sporcare tutto. Quattro, cinque, sei schizzi bollenti colpirono il palmo della sua mano. Sorrise divertita, allontanando la mano dal mio membro ed avvicinandola al suo viso. Guardò il palmo ricoperto di sperma e vi avvicinò le labbra, suggendo il bianco e caldo nettare.
Quando ebbe finito, io mi ero ricomposto, e la guardavo stupito. Lei sorrise contenta, allargò le braccia e mi strinse forte, appena io ricambiai l’abbraccio, sentii il suo petto sobbalzare e le lacrime bagnarmi il collo. Stava piangendo di felicità, mi spiegò in un secondo momento, in quanto era la prima volta anche per lei.
Ci baciammo, ci guardammo negli occhi, e all’unisono dicemmo:

-Ti amo-

Leave a Reply