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Silvia mi allungò il suo smartphone: era dentro nell’app di incontri, in primo piano c’era il profilo di un ragazzo.

“Non sembra male. Non l’avevo mai notato prima.”

“Infatti ci ha contattati poco fa, vedi il messaggio.” Il corpo del ragazzo mi sembrava familiare, avendo però esaminato negli ultimi giorni decine di maschi, non diedi peso all’impressione.

Nelle sue foto si mostrava nudo in varie prospettive, tenendo però sempre nascosto il sesso. Aveva trent’anni, capelli lunghi e mossi, sguardo ammiccante, un corpo che esprimeva virilità, asciutto e peloso. Mi colpì che mia moglie avesse scelto un amante fisicamente così diverso da me. Decisi che non fosse il momento migliore per discutere la scelta e sentenziai.

“E che Ricky sia. Lo chiamo subito.”. La baciai rumorosamente, ero raggiante ed emozionato. Lei tornò da dove era venuta saltellando come una coniglietta.

Tornai a esaminare la pianta agonizzante ma la mia mente era da un’altra parte. Stavo per organizzare l’adulterio di mia moglie. Visto da fuori, sarebbe potuto sembrare che stessi perpetrando il suicidio della mia mascolinità, invece mi sentivo più virile del fortunato che avrebbe posseduto mia moglie.

Il venerdì successivo, incontrammo Ricky nel parco in cui Silvia andava a correre. La nostra selezione si presentò vestito con abbigliamento sportivo. Appariva di persona come nelle foto, cosa che mi confortò. Io ero eccitatissimo per il gioco che stavamo intraprendendo e speravo che Silvia non avesse un ripensamento. Avevo suggerito a Silvia di indossare una maglia leggera e una minigonna. Le imposi di non indossare il reggiseno; lei accettò contrariata e me la fece pagare rimanendo per tutto l’incontro con le braccia conserte. Ricky non sembrò prestare molta attenzione a Silvia, tutta la sua energia era concentrata a convincere me delle sue capacità amatorie. In quel momento pensai che fosse una prassi dei bull cercare di imbonirsi il cornuto, dando per scontato che la donna avrebbe assecondato i suoi desideri. Noi però non eravamo una coppia abituata a quel tipo di esperienze, non ancora perlomeno, e temevo che mia moglie si sentisse umiliata per quel comportamento. Fui quindi stupito quando lei, dopo una decina di minuti, interruppe la nostra discussione e disse, guardando entrambi.

“Andiamo a casa?”. Rimasi senza fiato. Quindi era stato così facile? Mi sentivo come un bambino in procinto di entrare per la prima volta in un parco giochi, le mani mi tremavano per l’emozione. Silvia se ne accorse e si mise a ridere.

“Va tutto bene?”. Lei appariva tranquilla e rilassata. Troppo per un’esperienza così diversa dalla nostra routine.

“Sono emozionato, è una cosa nuova. Tu?”.

“Ti amo”. Fu come una coltellata sul cuore. Sembra assurdo che una donna che ti dichiara il proprio amore in modo così diretto possa fare male, ma in quel momento fu proprio così.

Quella dichiarazione, quella parola voleva dire che stava assecondando i miei desideri, lo faceva in nome del sentimento che la legava a me, non perché lei si sentisse complice. Il mio sospetto trovò purtroppo conferma poco dopo. Salimmo in camera, spogliai Silvia lentamente, baciandola più volte sulle labbra. Lei rimase immobile per tutto il tempo, lo sguardo fisso sul pavimento. Non trasmetteva alcuna emozione, rimase inerme anche quando fu il turno di Ricky. Aveva una dotazione notevole, il suo pene era sproporzionato rispetto a quel corpo asciutto al punto tale da sembrare più lungo e grosso di quanto fosse oggettivamente. Io mi tolsi solo i pantaloni e mi sedetti su una poltroncina, come avevo visto fare in una quantità innumerevole di video porno.
A quel punto c’erano tutti gli ingredienti: la moglie nuda e disponibile, in ginocchio sul pavimento intenta ad accarezzare il sesso di uno sconosciuto; l’altro, provvisto di una dotazione notevole e, almeno da quel che si poteva intuire, discrete capacità amatorie, che guardava il cornuto con ironico disprezzo; il cornuto, seduto a parte, che godeva dell’umiliazione per qualcosa che lui stesso aveva organizzato. Tutto perfetto ma non stava funzionando. Lo sconosciuto sapeva muoversi bene e calcolare adeguatamente i tempi. Mi avvicinai e stesi Silvia sul letto. La accarezzai con dolcezza: la sua vulva era completamente chiusa. Per la prima volta da quando avevo conosciuto mia moglie, un atto sessuale non la stava eccitando. C’era qualcosa che non faceva funzionare il gioco, e quella consapevolezza stava smontando tutta la mia eccitazione. Lei stava stesa sul letto col viso rivolto verso di me, passiva e remissiva.
Nella mia immaginazione mi sarebbe piaciuto infilarle il mio membro in bocca per assaporare appieno la condivisione della donna che avevo sposato, l’avrei baciata e toccata mentre l’altro la sbatteva senza pietà. Alternavo invece lo sguardo tra il viso di Silvia che rimaneva afono e inespressivo e il ragazzo che cercava di rianimare la sua fica con la lingua. Nella stanza c’era un silenzio spettrale, echeggiava solo il rumore della lingua di Ricky che lappava le labbra di mia moglie.
Lanciai un’occhiata sconsolata al mio pene: era come una lumachina, appoggiata e completamente inerte sopra allo scroto. Avevo la gola secca, diedi quindi un bacio alla donna e andai in cucina per bere un bicchiere d’acqua e prendermi una breve pausa per pensare sul da farsi. Dovevo cambiare strategia, il ruolo di cornuto passivo iniziava a starmi molto stretto e anche mia moglie non sembrava coinvolta. Cercai allora di rianimare con le mani il cazzetto, fino a portarlo a una lunghezza decente, quindi tornai nella zona notte, deciso a prendere in mano la situazione. Ero intenzionato ad accantonare Ricky per qualche minuto, approcciando direttamente Silvia per scaldarla con la passione che fin dall’inizio aveva contraddistinto le nostre scopate. Una volta pronta, avrei coinvolto anche il ragazzo, inizialmente in modo marginale, portandolo poi con determinazione al centro del gioco. Quando però arrivai davanti alla stanza da letto, trovai la porta chiusa. Dietro di essa Silvia sospirava animatamente, stava godendo.
In quel momento vidi tutto il mio piano sciogliersi come neve al sole: ero io l’intruso che aveva impedito alla festa di decollare? Qualche mese prima avrei reagito rimanendo dietro alla porta a masturbarmi. Dopo però aver sentito Silvia per ben due volte fare sesso con estranei, il misto di rabbia e frustrazione per quella situazione m’indusse invece ad afferrare con decisione la maniglia per entrare: era chiusa a chiave! Ero stato estromesso dal mio stesso gioco. Più tardi Silvia mi avrebbe dovuto dare una spiegazione. Nel frattempo rimasi in ascolto, sconsolato. Immaginavo mia moglie stesa sul letto con le gambe in aria, i muscoli tesi, il suo corpo percorso da un intenso piacere sessuale. Il mugolio ritmato della donna mi faceva intuire che Ricky, tra le sue gambe, la stava martellando senza remore. Dovetti dare atto che quel ragazzo era stato una buona scelta, da quello che sentivo, stava facendo impazzire mia moglie. Per l’ennesima volta non ero riuscito a vedere mia moglie scopata da un altro, e per di più, diversamente dalle altre volte, non ero eccitato: di nuovo, nonostante la mia iniziativa, non ero parte del gioco. Mi chiesi se, poco prima, lei fosse rimasta fredda perché avevo scelto io il suo amante, o perché ero lì ad assistere. Considerando che in quel momento Silvia stava godendo, conclusi che il problema era la mia presenza. Ancora una volta avrebbe tenuto solo per se stessa tutto il piacere di quel rapporto adultero, godendo egoisticamente di quel cazzo duro conficcato dentro di lei.
Attesi in piedi, appoggiato su una parete, prestando attenzione a non fare rumore. Non ci volle molto: Ricky decretò l’eiaculazione con un suono che conoscevo bene. Poco dopo il ragazzo sbloccò la porta e uscì dalla stanza. Non mi feci trovare davanti alla porta, ma quando Ricky entrò in bagno, m’infilai dentro la stanza. Silvia era stesa sul letto e sorrideva, non aveva bisogno di toccarsi, a quanto pare era già venuta. Quando mi vide, cambiò espressione e m’invitò ad avvicinarmi. Io mi limitai a prendere i vestiti che avevo lasciato a terra, dicendo in modo lapidario.

“Vi aspetto giù.”

[da “Aspirante cuckold” Di Massimo Nilaz]
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Laura Roppi

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