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La prima volta non si dimentica

By 7 Dicembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

La prima volta non si dimentica.

Ero salita per fare due chiacchiere con la scusa di un esercizio di matematica che mi dava un risultato che non capivo: radice quadrata di 9i.
Dai, entra e scusa se sono in pigiama. Fa caldo ed il pigiama è u paio di mutande.
In un attimo risolve il mio problema, un errore del’ eserciziario, i numeri immaginari ancora non li avete fatti. Al solito tavolo in cucina non possiamo sederci perché pieno di roba ammonticchiata, andiamo in camera sua. E’ la prima volta e se possibile fa ancora più caldo che in cucina. Sudo come una pazza. Lascio mi rinfreschi con un asciugamano bagnato, lascio continui…un po troppo…oltre…mi manca il fiato e non per il caldo. Mi manca il fiato anche sotto la doccia che facciamo insieme, in mutande, ma anche con anche il reggiseno io. Un piacere da brivido e non mi sottraggo subito quando mi stringe un poco, poi di più, troppo anzi. Poi…arrovescio la testa e lascio che le sue mani…e mi stringe, no, Dom, no, no, ma lo dico a voce fioca, neppure io ci credo. E’ la prima volta che bacio un uomo…poi è la seconda e la centesima.

Sono…io non ho mai…per piacere caro, non voglio, non dobbiamo…Chiudo però gli occhi e mi abbandono sul letto subito zuppo su cui mi ha portata di peso. Sono persa, godo del’ aria dei due ventilatori, godo nel’ essere abbracciata stretta stretta, mi manca il fiato. Neppure io però credo ai tentativi di sottrarmi alle carezze, ai baci…comincio a rispondere anzi ai suoi baci, come posso, come so. Non ho mai baciato un ragazzo e lui è certo un uomo esperto. Sugge i capezzoli che si fanno ancora più, più, non so, li sento duri come mai, dolgono anzi. Quando mi ha tolto il reggiseno? Non importa, mi piace sentire la bocca lapparli e le dita stringerli un poco, fa deliziosamente male.
Sussulto, sussulto di nuovo, di più, sempre di più. Prima mi carezzava in basso attraverso il cotone delle mutandine, ora le dita sono sulla pelle nuda, scendono al vello, più sotto, arrivano dove non dovrei permettere…no, questo no. Serro con forza le cosce, per qualche attimo, mi bacia, le labbra scendono strusciando al seno a suggere i capezzoli irrigiditi tanto da dolermi. Sussulto per la centesima volta, la mano, le dita almeno, sono scese ancora, strusciano sulla micina, tornano su e cerca trovandolo il puntino. Impazzisco. Mi abbandono ansimando, sono scossa da sussulti violenti, inarrestabili. Scuoto soltanto il capo quando mi sfila le mutandine. Lo guardo allibita, spaventata, tremendamente incuriosita, quando si toglie lui le mutande. Ho visto il coso di bambini un paio di volte…ma lui è un uomo…è una cosa diversa…e come diversa!

E’ la prima volta, almeno per quel che ricordo, che a scuola penso ad altro, ai fatti miei. Storia, poi, basta leggere il libro. Mi ha fatto sussultare più volte, tre o quattro almeno. Con le dita, la lingua, le labbra. E la mia testa schizzava altrove…sussultavo senza potermi frenare neppure un poco. Quando sembrava volersi fermare, dentro di me urlavo di continuare. Di certo la volta che ha tolto la mano, quasi al principio, ho protestato, ma voleva solo giocare in modo diverso. Ha portato tra le mie gambe aperte la testa, la bocca, cercando e trovando il puntino che ha stretto tra i denti almeno un poco ma fin quasi a farmi male, deliziosamente male. La lingua ha percorso su e giù la fessura, tornando poi di nuovo al puntino eretto e gonfio. Ed io…
Io non so…ad un certo punto gli ho baciato il cazzo…speravo mi chiedesse di prenderlo in bocca ma ha riso. Per oggi basta. Potevo sverginarti, potevo farti il popò, potevo farmi fare qualche ricco pompino ma sarà per un’ altra volta. Un poco per volta tesoro, schiavetta mia.
E’ solo tornando a casa che penso a cosa fare. Ieri è rimasto a guardarmi mentre facevo il bagno come fossimo vecchi amanti o sposati da anni, poi mi ha baciato e con un ciao mi ha chiuso la porta di casa in faccia. Non una parola su quando rivederci. Nonna non è un problema. Torna sempre tardi quando viene a casa. Spesso, quasi sempre, dorme in ospedale, distante. Dovrebbe smettere di lavorare ma la tengono, non più come ferrista, certo, come infermiera, per farle maturare più anzianità mentre la curano e la coccolano. La vedo una o due volte al mese (quando vado io a trovarla).

Mi è piaciuto con Dom, Poteva farmi quel che voleva, quello che fanno i maschi, sverginarmi insomma ma non lo ha fatto. Un gentiluomo! Lo amo? Certissimamente anche se prima mi era solo simpatico. Adesso solo a pensare a LUI mi vengono i brividi.

Ciao Irma. Sono senza fiato per gli ultimi tre piani che vanno fatti a piedi. L’ ascensore si ferma al sesto. Sono anni che lo devono riparare. Buongiorno…Signor Domenico…Lo chiamavo col cognome ma siamo pur sempre compagni di qualcosa. Nessun problema di matematica o altro? Adesso ho fretta, prosegue, tra un paio d’ ore, tre al massimo, ti busso alla porta e tu quando puoi, anche subito dopo, mi raggiungi senza farti vedere.

Ho mangiato a scuola, non fanno una gran cucina ma…ed in un paio d’ ore ripasso i compiti e le lezioni per domani. Mi lavo e quando lo sento bussare come convenuto faccio come mi ha detto. Non è la salita a farmi battere il cuore e mancare il fiato. Non lascerò che mi rompa la figa. Non oggi. Sono o non sono una brava ragazza, come dicono in molti?

Non mi fa aspettare, doveva essere dietro la porta. Avevo pensato di difendere ogni bottone della camicetta e della gonna, di combattere per non farmi abbassare le mutande e togliere il reggipetto, rifiutarmi ad oltranza di seguirlo in camera e mai e poi mai sul letto. Mi chiede di fargli un panino ed il caffè. Quasi ci resto di sale. Mentre traffico in cucina penso di presentarmi con il vassoio e per il resto completamente nuda. Poi…lo raggiungo con il vassoio ed i vestiti addosso. Lui sta uscendo dal bagno vestito solo di un asciugamano attorno ai fianchi. A quel che so è l’ unico ad avere un bagno con vasca e doccia. Matematica, lo sa benissimo è la materia che non amo ma…non sono il disastro che gli ho fatto credere. Trova nel compito per lunedì i tre errori fatti di proposito ed altri due fatti per asineria. Non so se abbia annusato la mia gherminella, ma mi rompe i maroni per quasi un’ ora sui diversi sbagli. Risultato, oltre che per la scuola dovrò studiare anche per lui.

Devo andare in bagno. Benissimo, risponde. Solo che ci viene anche lui. Non oso protestare. Mi scappava sul serio ed il rumore del getto lo fa sorridere. Senta signor Domenico, io…Ride. Mi chiamo Domenico come mi hai sempre chiamato. Ora, quando siamo soli mi chiamerai Dom. Viene dal latino, dominus, padrone. Dai, facciamo la doccia.

Non mi oppongo alla doccia e neppure che mi porti biotta sul letto sotto i ventilatori. Vede che guardo senza capire il vassoio con sopra tazze ed altro. Ci serviranno dopo mi dice. Poi mi abbraccia ed è una ripetizione, un già visto. Un già fatto. Solo che mi ritraggo meno, collaboro insomma. Questa volta me la rompe, penso ed ho paura, un po di paura almeno. Parecchie delle mie compagne la hanno gettata al vento da tempo.

Continua

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La prima volta 2.

Questa volta mi fa, me la rompe. Voglia ma anche tanta paura. Stesa supina lo guardo cercando non lo capisca quanto lo voglio. L’ avambraccio mi copre quasi del tutto gli occhi, cosa fa? Mammamia, ha un culo bellissimo. Ma cosa fa? Mi gira le spalle e traffica con quel vassoio che ora non vedo, c’è lui di mezzo. Ma si gira e capisce che sto osservandolo, arrossisco tanto che le guance quasi mi bruciano, chiudo gli occhi…

Su, guardami. La voce è quasi imperiosa ma al tempo stesso dolce, roca, la sua bella voce. E’ bellissimo. Alto senza esagerare, spalle larghe, un bel viso forse un poco squadrato, castano chiaro, quasi biondo ed il coso gli pende tra le gambe…ma tolgo gli occhi…
Noi lo chiamiamo cazzo, dice, le signore invece dicono membro virile, in italiano si chiama pene.
Si fa più vicino tenendolo in mano. Toccalo, Non oso…poi lo sfioro. Stringilo un poco, non morde, e ride. Brava, così. La parte in alto, a l’ interno, si chiama glande, la pelle che lo copre prepuzio.

Non capisco a cosa servano queste spiegazioni ma gli sorrido lo stesso. Prendilo in mano, stringilo ma solo un poco senza esagerare. Adesso scopri il glande dice sorridendomi quasi con dolcezza, ma è un ordine. Fai piano però. Devo farmi forza ma ubbidisco. E quando mi dice di baciarlo lo bacio, posandoci appena le labbra. E’ caldo penso, e lo dico. E’ irrorato di sangue fin quasi in superficie, il sangue è caldo. Scappellalo, continua, poi leccalo, bacialo.

Non mi spiace, non mi da fastidio anche se certamente poi dovrò succhiarglielo, fargli un pompino. E perché no. Invece continua la lezione, il sacchetto delle palle che sono i testicoli, si chiama scroto…Anche quello va trattato con delicatezza quanto e più del glande. Mi prende tra le braccia e mi coccola a lungo facendomi impazzire.

Mi fa impazzire il puntino che ho li in basso, sollecitato delicatamente, mi fa più che impazzire…ed impazzisco per tutto il tempo che labbra, lingua e dita percorrono la mia fessura finendo spesso li, sul puntino…la clitoride, come devo chiamarlo o chiamarla.

Vieni cara, siediti sul bordo. Seguendo le sue indicazioni glie lo bacio, lo lecco a lungo mentre delicatamente lo stringo tra le labbra per poi allentare la stretta. Credevo si ingrossasse ulteriormente ma non mi sembra crescere, diventa però più duro, e forse, solo forse, no che cresca è solo una mia idea.

Mi piace sentirlo tra le labbra, mi piace quando me lo fa scivolare tra le labbra sul tappeto della mia lingua. Un pompino, un vero pompino. Tra poco mi viene in bocca penso inorridita. E perché mai inorridita, certo non è veleno. Sono incuriosita e vogliosa della novità. Voglio sentirlo godere, voglio far godere un uomo, il mio uomo.

Basta così, cara.
Non sono certa di aver capito. Alzo gli occhi allibita. Lui sorride. Un pompino me lo farai dopo, forse.

Oggi resti vergine. Parla con voce decisa, dura persino e me ne preoccupo. Mi preoccupo di più quando mi lega i polsi che unisce alla testata del letto. Si allontana fino a l’ armadio tornandone con uno scudiscio che mi mostra.

Sei la mia schiava ed io il tuo Padrone. Sottolinea col tono l’ ultima parola. Non ti imbavaglio se non gridi. Ora ti entro nel sedere e sentirai male. Se gridi ti imbavaglio e ti frusto. Sono stesa sulla pancia ma posso girare un poco le spalle e vederlo, è serio, deciso, mi fa paura. Esito un attimo, esito quasi troppo. Se dico di no…e se mi manda via? Ho paura, ma essere scacciata no! Non griderò, Padrone, Farò di tutto per non gridare.

Non può vedere il sorriso soddisfatto de l’ uomo, non può immaginare quanto lui temesse un rifiuto della giovane…Non percepisce il sospiro di soddisfazione di lui.
Abbandonata sul lenzuolo madido serra le labbra. Ha paura, anzi è terrorizzata ma si suiciderebbe piuttosto che dispiacergli. Solo in quel momento comincia ad intuire almeno un poco cosa la aspetti, ma per quanto terrorizzata non rinuncerebbe neppure per tutto l’ oro del mondo ad appartenergli, ad essere la sua donna, la sua…quello che lui vorrà.

Non si aspettava una resa repentina, era certo di dover abbattere una resistenza probabilmente accanita; pianti e ripulse, minacce e paure. Inginocchiato tra le cosce aperte di lei carezza i fianchi snelli, con tenerezza, affetto quasi. E’ giovane,è anche molto bella…mandare al diavolo tutto il resto, tenerla per lui solo…ma non può…

Dalla scatoletta preleva una piccola supposta e la infila a fatica nel grumo di carne convulsamente contratto, sta per suggerirle di non…ma no, ora qualsiasi cosa sarebbe inutile, forse controproducente. Le carezza le natiche, i fianchi. Poi le cosparge con la crema l’ orifizio contratto, un grumo di carne, si ripete e la spinge dentro. Proverà meno dolore, un poco almeno. Se lo mena un poco, non servirebbe, raramente è stato così in tiro e con il glande completamente scoperto che poggia sul punto e senza esitare preme, grava con forza misurata. La sente fremere, agitarsi, gemere, ma non si dibatte quanto potrebbe e neppure protesta. Soltanto freme e geme. Non è ancora entrato, non la ha dilatata se non in modo minimo, e si da del cretino. Fare il “delicato” è peggio. Pur senza gravarle con tutto il suo peso preme sul l’ orifizio della donna con più forza ed ora Irma trattiene a stento un grido. E’ fiera di non aver urlato e lui notandolo se ne rallegra, ne è fiero anche lui oltreché sollevato. Inoltre la ha aperta almeno un poco e parte del glande è entrato. Preme ancora ed il glande supera lentamente lo sfintere. Molto lentamente il cazzo viene accolto dal corpo di lei, è quasi tutto dentro…
Non sa che per il dolore la sua schiava quasi è svenuta. Non sa che lo ha maledetto, insultato. Ripromettendosi di fuggire, di…di cosa cretina, si chiede. Le lacrime bagnano il lenzuolo e lui non le vede, non lo saprà mai.

Può bastare, pensa. La ha penetrata se non a fondo, quasi. E’ orgoglioso e si meraviglia di non aver dovuto ascoltare proteste veementi. Resta dentro di lei senza montarla però, fermo perché quella parte che lo trattiene si adatti alla intrusione. Qualche lenta contorsione e sono entrambe stesi sul fianco sinistro ma sempre uniti dal membro di lui che è riuscito a non far emergere dal suo dolce ricetto… La ragazza si chiede quale sia la ragione di quella manovra ma poi le è chiara. Le infila il braccio sinistro sotto il capo fino a farlo posare sulla spalla del l’ uomo che la sta ancora sodomizzando, od almeno, pur senza montarla è ben piantato nelle sue reni. Una mano arriva a posarsi sui seni, l’ altra, la destra, libera, è tra le cosce a l’ inizio contratte della schiavetta, le carezza il sesso, sfiora delicatamente la clitoride, insomma il classico ditalino che dopo qualche tempo raggiunge il suo scopo. Sente il dolore misto al piacere che cresce, la travolge ed ansima, chiude la bocca ma respira rumorosamente attraverso il naso, non riesce a trattenersi dal muover i fianchi assecondando i movimenti di lui che oltretutto continua a solleticarle la fessura. Gode rumorosamente, si bagna con un cazzo nel culo quai ancora vergine.

L’ uomo arretra i fianchi per poi spingerli di nuovo in avanti, una due, molte volte. La sta chiavando nel sedere. Un movimento imprudente ed il cazzo esce dalla tana calda, ma tenendola ferma con la mano destra lo fa riaccogliere al caldo.

Sto per venire aveva pensato lei e lui contemporaneamente percepisce i primi sussulti del giovane corpo che stringe, portato a godere con un cazzo nel culo dal suo sapiente maneggio sulla fessura ancora intatta.
Se ne eccita al punto che forse potrebbe…ma la natura non lo consente. Si svuota di colpo…meglio non sfondala, non farle troppo male.

E’ sfiancata pensa, ma non quanto temevo.
Slegata, pallida come un cencio, incredula per aver provato persino piacere in un simile frangente, la giovane osserva quello che ormai sente come il suo Padrone. LO ama, si chiede, oppure…oppure cosa?

E’ livida, esausta, eppure felice. Il dolore provato? Neppure troppo ed ha persino goduto prendendolo in culo. Mai sentita una cosa del genere.

La ha mandata a lavarsi e spiegato come usare le supposte e la crema. Ora gli lava il cazzo e LUI, il PADRONE, sembra goderne. Usa quanto era pronto sul vassoio fin da l’ inizio. Le garza, il sapone liquido, l’ acqua delle grandi tazze. Gli si è ammosciato ovviamente ma con malizia pensa che sarà in grado di farglielo rizzare di nuovo anche se le è venuto nel culo, se ha goduto forse due volte.

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