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La reginetta del centro commerciale.

By 5 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mancavo dal negozio da qualche giorno, e al mio rientro trovai una grossa novità, ovvero di fronte si era aperta una nuova attività. Era spuntata dal nulla, da un giorno all’altro. In effetti era già da qualche mese che c’era uno spazio disponibile dopo il fallimento del negozio di giocattoli, e adesso al suo posto c’era un negozio di attrezzature per fotografi e videoamatori; telecamere, macchine fotografiche e accessori vari. Il problema non era il negozio in se; lo sarebbe stato se si fosse trattato di un altro negozio di intimo come il mio. Allora a quel punto sarebbe scoppiata una vera e propria guerra per la concorrenza. No, non era quello il problema, piuttosto la commessa che ci lavorava dentro. Era lei il problema.
Non appena la vidi capii che non le andavo a genio, ma comunque il sentimento era reciproco: anche lei infatti non mi andava a genio. Mi suscitava una grande antipatia, anche se non conoscevo neppure il suo nome. Il motivo? Quella ragazza, che aveva la mia stessa età, e che poi venni a sapere che si chiamava Milena, era una gnocca colossale, una cavalla da competizione, una macchina del sesso che non fa prigionieri, con un paio di cosce che non finivano più. Aveva i capelli neri lisci come la seta, e indossava sempre dei vestiti succinti che mettevano in risalto le fantastiche forme del suo corpo da cavalla. E portava sempre dei top che mettevano a nudo la pancia e il suo ombelico che aveva un qualcosa di altamente erotico. E ovunque andasse si lasciava una scia dietro, un odore di sesso che faceva indurire chiunque. Ammetto che la prima volta che ho sentito quell’odore ho avuto l’impressione che stesse succedendo qualcosa anche in mezzo alle mie gambe. Ho sentito le labbra della mia vagina inumidirsi, e ho pensato: ma come &egrave possibile? Possibile che la carica erotica di quella ragazza &egrave così forte da eccitare anche me?
Nel giro di qualche giorno nel centro commerciale diventò una specie di diva, la gnocca per eccellenza. Capite dov’era il problema? Mi aveva rubato la scena. Prima del suo arrivo ero io la gnocca, adesso invece era lei la reginetta del centro commerciale, e io, se c’era lei nei paraggi, diventavo quasi invisibile. La sua presenza in qualche modo oscurava la mia. Per esempio se mi trovavo a percorrere un corridoio e in quel momento si trovava a passare anche lei e allora ecco che tutti gli uomini si giravano a guardarla, e io invece venivo ignorata. Non mi era mai capitata una cosa del genere. E questa cosa mi faceva salire il sangue alla testa.
Prima del suo arrivo, per esempio, quando andavo al bar del centro, i baristi spesso non mi facevano neppure pagare il caff&egrave, perché ero ‘la gnocca’. Bastava che facessi loro un sorriso, oppure che gli facessi perdere la ragione con una minigonna più corta del solito, e a quel punto venivo servita e riverita come una regina. Adesso invece era Milena ‘la gnocca’. Quindi dovetti dimenticare i bei tempi in cui il caff&egrave era gratis. Adesso era gratis per lei, ma per me non più.
Ero stata detronizzata, maledizione. E quella ebbe pure la faccia tosta di venirsi a presentare. Lo sapeva, la stronza, che mi aveva rubato il titolo di reginetta del centro commerciale, e quindi era venuta a sfottermi. Me la ritrovai in negozio, sorridente, cazzo quanto era bella; una cavalla di due metri con un corpo praticamente perfetto sotto ogni punto di vista.
‘Ciao’ esordì. ‘Ancora non ci siamo presentate. Io mi chiamo Milena, ho il negozio proprio qui di fronte’.
‘Ciao’ le risposi svogliatamente, e le strinsi la mano che aveva allungato verso di me. Le feci un sorriso finto, giusto per farle capire che per me potevamo anche instaurare un rapporto di reciproca tolleranza. ‘Ho notato che il tuo arrivo ha suscitato un certo buon umore nei maschietti del centro commerciale’.
‘Non me ne parlare!’ rispose facendo un’espressione di insofferenza. ‘Continuano a farmi recapitare in negozio mazzi di fiori e scatole di cioccolatini a forma di cuore. Ti dirò, in principio mi piaceva, poi però quando &egrave troppo &egrave troppo!’.
‘Eh già’ avevo voglia di metterle le mani al collo e strangolarla.
E a pensare che prima del suo arrivo questo genere di cose avvenivano a me, e prima ancora a mia madre. Eravamo noi le dive indiscusse del centro. Adesso quella Milena aveva preso il nostro posto, il posto che ci spettava di diritto. E il fatto &egrave che c’aveva pure da ridire; aveva anche la presunzione di dirsi infastidita da tutte quelle attenzioni che le venivano rivolte. Ma chiaramente stava recitando una commedia; non era vero che tutti quei regali la infastidivano, voleva solo farmi credere che non gliene fregava niente, perché era abituata. Ebbene, anche io prima del suo arrivo ero abituata a ricevere dei regali da parte degli ammiratori. Avrei voluto dirglielo, però in questo modo avrei confermato quello che era evidente a tutti, e cio&egrave che ormai era lei la nuova reginetta lì al centro commerciale.
‘Vedo che hai un negozio molto ben fornito’ mi disse.
‘Sì, in effetti abbiamo tanta roba’ risposi. ‘C’&egrave qualcosa in particolare che potrebbe interessarti?’.
‘No no’ disse con quella sua solita aria di sfida. ‘Non ho bisogno di indossare intimo provocante per fare furore a letto. Gli uomini mi preferiscono così come mamma mi ha fatta, cio&egrave nuda’.
‘&egrave quello che credono tutte le donne. Ma nella maggior parte dei casi le donne che la pensano così sono donne che non hanno capito nulla di come &egrave fatto un uomo’.
‘Per caso stai dicendo che non conosco abbastanza gli uomini?’ mi chiese stizzita.
‘No, non intendevo dire questo. Volevo dire soltanto che stai sottovalutando il potere che ha un buon completino intimo’.
‘Beh, se ne avrò bisogno verrò certamente a chiedere consiglio a te. Mi hanno detto che hai molta esperienza in fatto di uomini’.
Capite? Mi aveva dato della puttana. E io non avevo battuto ciglio, perché era stato come un colpo basso. E non ero mai stata molto brava a incassare i colpi bassi. Ero così infastidita che sarei voluta scoppiare a piangere.
Per fortuna il seguito della giornata fu decisamente meglio; alle cinque del pomeriggio Berni mi venne a prendere a lavoro e mi portò a vedere un appartamento. Già da qualche tempo infatti avevamo deciso di prendere casa per conto nostro e andare a vivere da soli. Era la cosa più giusta da fare dal momento che a breve ci saremo sposati. E il fatto di andare a vivere da sola con Berni era una cosa che mi eccitava tantissimo; riuscite a immaginare? Io e il mio fidanzato nel nostro nido d’amore, sempre nudi, come Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, sempre pronti a fare l’amore, in qualsiasi momento.
L’appartamento che Berni aveva trovato era un po’ periferico, ma forse era meglio così perché abitare al centro voleva dire stare nella confusione del traffico. E poi obiettivamente in periferia si trovavano appartamenti più grandi ad un prezzo più accessibile. Devo dire che non appena vidi la casa me ne innamorai subito; era già arredata, l’arredamento aveva uno stile moderno, e poi l’appartamento si divideva su due livelli. Al piano di sopra c’era l’angolo notte, con due camere da letto, una per noi e una per eventuali ospiti. Al piano di sotto c’erano la cucina, il soggiorno e il bagno. Pensai subito che era perfetta per una coppia di giovani innamorati come noi, quindi dissi a Berni che per me andava benissimo, quella sarebbe stata la nostra nuova casa.
Intanto il film hard che aveva realizzato Berni, e in cui comparivo io come protagonista, aveva raggiunto un notevole numero di vendite online, tanto che la piattaforma che lo aveva distribuito aveva dato l’ok a Berni per la realizzazione di un altro film. E così aveva riunito tutta la troupe che aveva partecipato alla realizzazione de I Buchi della Moglie del Senatore e si era messo subito a lavoro. Bisognava innanzitutto creare una storia, poi un copione e cercare gli attori. Ovviamente avrebbe fatto piacere a tutti che fossi stata di nuovo io la protagonista di questo nuovo progetto, ma a tal proposito ero molto dubbiosa. Dissi loro che ci avrei pensato. Ma era più no che sì, perché diventare una pornodiva non era certamente una delle mie aspirazioni. La popolarità che ne sarebbe conseguita avrebbe reso certamente la mia vita molto difficile. E quindi essendo ben consapevole di questa cosa ero più orientata nel rifiutare quella proposta.
Berni me lo chiese più volte, ma io gli risposi sempre che ci dovevo pensare. Un giorno passò dal negozio di intimo per salutarmi. Mi piaceva tanto quando lo faceva. Andammo al bar a prendere un caff&egrave e me lo chiese di nuovo.
‘Allora’ mi disse, ‘ci hai pensato?’.
‘Certo che ci ho pensato, ma lo sai quello che penso, e cio&egrave che diventare una pornostar renderebbe la mia vita un vero inferno. Piuttosto voi avete pensato ad un soggetto?’.
‘Forse sì. Abbiamo pensato ad una trasposizione in chiave hard della celebre canzone Bocca di Rosa. Cosa ne pensi?’.
‘Bello. Si presta molto’.
Dopo il caff&egrave Berni mi riaccompagnò al negozio e si accorse che di fronte si era aperta una nuova attività, quella di cui vi parlavo nel post precedente, dove ci lavorava quella stangona esagerata di nome Milena. Stavo quasi per dire a Berni di andare a chiedere a lei se fosse interessata a diventare una pornostar, d’altronde aveva tutte le carte in regola per farlo, aveva un corpo perfetto, e poi secondo me era abbastanza zoccola per diventare una nuova diva del porno. Poi però mi trattenni dal dirglielo; se avesse accettato sarei diventata nera di gelosia. Ancora una volta quella stronza mi avrebbe rubato la scena. Non potevo permettere che una cosa del genere accadesse. Ero io la protagonista dei film del mio Berni.
‘Un negozio di attrezzature per le videoriprese’ disse quasi distrattamente. ‘Molto interessante. Quasi quasi ci faccio un salto’.
‘No, forse &egrave meglio di no’ gli dissi prendendogli il viso con entrambe le mani e baciandolo, quasi come se inconsciamente stessi cercando di distrarlo.
‘Perché no? Avrei proprio bisogno di un’attrezzatura nuova’.
‘Ma perché? Io credo che quella che hai va benissimo’.
‘E invece no, lo sai. Ormai &egrave roba vecchia la mia. Ho bisogno di qualcosa di nuovo’.
‘Lo sai di cosa hai bisogno tu?’ gli chiesi facendogli un’espressione da panterona arrapata. ‘Hai bisogno di andare a casa e aspettarmi, poi io ti raggiungo e facciamo una bella doccia insieme, e poi ci trasferiamo in camera da letto e mi fotti fino allo sfinimento, e magari mi fai anche il culo. Cosa ne pensi?’.
‘Wow Moana, sei arrapata di brutto!’.
‘Sì, proprio tanto’ risposi morsicandomi il labbro inferiore. ‘Mi sento la figa bollente oggi’.
‘Ok, allora stasera ci diamo dentro di brutto. Però prima andrò a dare un’occhiata a quel negozio’.
Insomma, fu impossibile trattenerlo. Mi diede un bacio e poi andò spedito in quella direzione. Lo vidi entrare dentro e Milena subito gli andò incontro. Iniziarono a chiacchierare e io stavo per perdere la pazienza, perché vedevo lei che faceva la gatta morta. Era un atteggiamento che aveva con tutti i clienti. Più lei si comportava da zoccola e più quelli compravano. Era quasi come flirtare, soltanto che lo scopo ultimo era quello di vendere. In effetti era un trucchetto che conoscevo bene anche io, e spesso avevo fatto la stessa cosa. Devo dire che funzionava sempre. Ma il discorso &egrave che in questo caso Milena lo stava facendo con il mio Berni, e la cosa mi stava facendo proprio incazzare. Per non pensarci me ne ritornai al mio negozio e cercai di distrarmi mettendo a posto gli scaffali. Ma era impossibile lavorare in quelle condizioni. Il pensiero di quella stallona che flirtava con Berni mi rendeva tutto molto difficile, e allora andavo continuamente fuori a vedere cosa stesse succedendo dall’altra parte. E intanto il tempo passava; era passato un quarto d’ora e loro erano ancora lì dentro, e parlavano animatamente, e ridevano, e Milena era passata dalle parole alle toccatine, e allora mentre parlava gli toccava il braccio come gesto di amicizia. Molto furba la cavallona, di questo passo a Berni sarebbe venuta un’erezione e probabilmente avrebbe comprato qualche stupidaggine di cui non aveva bisogno. A quel punto decisi che non potevo starmene lì a guardare, e allora partii spedita e li raggiunsi.
‘Ciao Moana!’ esultò Milena non appena mi vide e mi sorrise in modo platealmente finto.
‘Ciao’ le risposi senza troppo entusiasmo, poi mi rivolsi a Berni. ‘Tesoro, hai trovato quello che cercavi?’.
‘Forse sì. Milena mi sta dando degli ottimi consigli’.
‘Moana, non mi avevi detto che il tuo fidanzato &egrave un regista di film per adulti’.
‘Beh, sono tante le cose che non ti ho detto di me. Per esempio non ti ho detto che sono una ragazza molto gelosa e possessiva’ dissi abbracciando Berni da dietro, e quindi con l’intento di far capire a lei che quell’uomo era mio e non si toccava.
‘Berni comunque quell’attrezzatura di cui ti parlavo poco fa purtroppo non ce l’ho qui in negozio. Però se vuoi posso portarla a casa tua domani, magari quando stacco dal lavoro’.
‘Va bene, allora ti do l’indirizzo’.
‘Mi sembra una pessima idea’ dissi in modo brusco.
‘Perché tesoro? Cosa c’&egrave di male?’ mi chiese Berni.
‘Infatti. Cosa c’&egrave di male? Moana, non sarai mica gelosa di me? Dopotutto siamo amiche’.
Questo lo diceva lei, ma in effetti non eravamo amiche per niente. Anzi, c’era un vicendevole odio, e lo sapevamo bene entrambe. E il fatto che si era autoinvitata a casa nostra, e proprio dopo l’orario di lavoro, era stata proprio una gran furbata. Sapeva benissimo infatti che io facevo parte del comitato del centro commerciale, e che proprio il giorno dopo era prevista una riunione del comitato proprio dopo la chiusura del centro, e che quindi non sarei ritornata a casa prima delle undici di sera. Di solito le riunioni del comitato duravano un paio d’ore, e lei in quelle ore in cui sarei stata impegnata lì al centro avrebbe potuto fare qualsiasi porcata insieme al mio Berni, nella privacy di casa nostra. La cavallona mi aveva sferrato un altro colpo basso, e questo devo dire che faceva davvero male. Anche perché non potevo assentarmi dalla riunione. A questo punto potevo soltanto fare affidamento sulla fedeltà di Berni. Era tutto nelle sue mani. Era scontato che Milena in mia assenza ci avrebbe provato con lui e quindi avrebbe tentato di farci l’amore, e quindi dipendeva tutto da lui. Ma sarebbe riuscito a resistere alla tentazione di penetrare un corpo come quello di Milena? Si sa che gli uomini non sono molto bravi a resistere alle tentazioni. E quindi da come si sarebbe comportato probabilmente molte cose sarebbero potute cambiare. Se Berni fosse andato a letto con lei probabilmente non sarei più riuscito a guardarlo negli occhi. E probabilmente sarebbe saltato anche il matrimonio e la nostra storia sarebbe finita per sempre.
La stallona mi aveva rubato la scena, era diventata la reginetta del centro, e adesso stava cercando anche di rubare il mio uomo.

Continua…

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Il giorno dopo fu terribile. Erano le nove di sera e io ero all’assemblea del comitato del centro commerciale, ma non facevo che pensare a Berni, che in quel momento era da solo a casa con quella stallona di Milena, e chissà come si era conciata quella zoccola per fare colpo su di lui, e chissà quali porcate era pronta a fare pur di portarmelo via. Ma chi era quella Milena? Da dove era sbucata fuori? E soprattutto perché ce l’aveva così tanto con me? Quasi sembrava che il suo obiettivo fosse quello di rovinarmi la vita. E se continuava con quelle strategie ci sarebbe riuscita, perché aveva cominciato una vera e propria guerra psicologica a cui al momento non sapevo come rispondere.
L’assemblea sembrava ancora in alto mare, e tutte le cose di cui si discuteva mi sembravano così inutili che sbuffavo ogni cinque secondi. Il primo argomento di discussione riguardava l’installazione di una fontana all’ingresso del centro, e io pensai: installate quello che vi pare, basta che ci sbrighiamo e mi lasciate ritornare a casa. Poi la discussione si spostò sull’opportunità di creare una nuova area fumatori con un sofisticato impianto di areazione. Ero esausta, non ce la facevo più. Potevo fingere di sentirmi male, questo mi avrebbe permesso di allontanarmi. Ma poi pensai: ma che importa? Potevo mettere la mano sul fuoco sull’onestà e sulla fedeltà di Berni. Non si sarebbe lasciato mettere sotto da Milena.
E se invece sì?
Iniziai a battere nervosamente il piede per terra, tanto che la proprietaria del negozio di piante, che era seduta accanto a me, mi chiese se ero nervosa.
‘Va tutto bene, mia cara?’ mi disse con il suo tono di voce rassicurante.
‘No, per niente’ risposi. ‘Lei ci crede al fatto che un uomo possa essere fedele alla sua donna al cento per cento?’.
‘Io non credo più a niente da quando il mio Berto mi ha lasciata per andare a vivere con una moldava’.
‘Questo &egrave molto rassicurante’ strinsi i denti e chiusi gli occhi cercando di calmarmi, ma con gli occhi chiusi riuscivo a vedere Milena tutta nuda sul nostro letto, e Berni dietro che procedeva con un’appassionata penetrazione anale. Allora spalancai gli occhi per far sparire quell’immagine dalla mia mente.
Il terzo argomento di discussione era l’installazione di un nuovo impianto di videocamere di sorveglianza. Eh già, le telecamere! La stallona doveva portare a Berni della strumentazione di ultimissima generazione, e quindi di conseguenza l’avrebbero provata. E cosa c’era di meglio per provare la qualità delle immagini se non riprendersi mentre facevano l’amore? E quindi la monta sarebbe stata immortalata in alta definizione, e probabilmente poi la stallona me ne avrebbe data una copia per farmi vedere quanto era brava a farsi il mio fidanzato. E allora a quel punto sarei stata capace di qualsiasi cosa. Probabilmente le sarei saltata addosso e l’avrei riempita di botte. Certo, lei era più alta di me, forse me le avrebbe suonate di brutto, ma io sono sempre stata molto brava a usare le mani, quindi alla fine l’avrei messa al tappeto, e le sarei pure salita coi piedi sopra, tipo lottatrice di wrestling.
‘Devo assolutamente andarmene’ dissi con un filo di voce, ma la proprietaria del negozio di piante mi sentì e disse che non ero obbligata a rimanere fino alla fine. ‘Dice davvero?’.
‘Ti copro io. Se qualcuno me lo chiede gli dico che sei andata al bagno’.
‘Ma come si fa per la firma?’ alla fine dell’assemblea avevamo l’obbligo di firmare sul foglio delle presenze.
‘Tranquilla, ci penso io a mettere uno scarabocchio al posto tuo’.
‘Signora, lei &egrave un angelo. Non riesco proprio a capire perché suo marito l’abbia mollata per una moldava’.
‘Chi lo sa. Forse perché era vent’anni più giovane di me e aveva la pelle fresca come i petali di una rosa’.
Sgattaiolai fuori dal centro commerciale e andai a prendere la macchina. Feci la strada tutta di corsa, bruciando qualche semaforo e facendomi perfino qualche controsenso. Arrivai sotto casa nel giro di cinque minuti. Tempi record dal momento che dal centro ce ne volevano circa una ventina. Uscii dalla macchina e mi lanciai come una furia verso la porta di casa; per la fretta che avevo di entrare non riuscivo a trovare le chiavi, che erano sepolte nella borsa chissà dove. Avrei potuto anche suonare e farmi aprire, ma in questo caso avrebbero avuto il tempo di rivestirsi, nell’ipotesi in cui stessero facendo l’amore. Se invece entravo da sola potevo anche sperare di beccarli sul fatto, e a quel punto sarei saltata addosso a Milena e l’avrei riempita di pugni. A Berni invece lo avrei cacciato di casa e gli avrei detto che tra noi era finita.
Finalmente riuscii a trovare le chiavi e le infilai nella toppa della porta. Entrai senza fare troppo rumore e mi feci strada lungo il corridoio che portava al soggiorno, ma ad un certo punto mi bloccai, diventai come il marmo, incapace a muovermi, perché cominciai a sentire i rantoli tipici di una donna che sta godendo in modo incontrollato. Il sangue mi salì tutto al cervello e stavo quasi per perdere le forze, e quindi probabilmente a breve sarei stravaccata sul pavimento. Poi però mi accorsi che c’era qualcosa di anomalo in quei rantoli, perché inspiegabilmente sembravano i miei. Ma come era possibile? Ero proprio io, e stavo godendo come una cagna. Per scoprire quel mistero non potevo fare altro che addentrarmi nel soggiorno, dal quale provenivano i miei versi orgasmici. Finalmente capii cosa stava succedendo; Berni e Milena erano in piedi davanti allo schermo ultrapiatto e stavano guardando il nostro film. Lui le stava spiegando nei minimi particolari le tecniche che aveva utilizzato, facendo uso di un linguaggio molto tecnico che facevo fatica a capire, ma che per Milena invece era abbastanza comprensibile, e infatti sembrava molto interessata a quello che stava dicendo Berni, e annuiva e poi ritornava a guardare lo schermo.
‘Berni, cosa sta succedendo? Perché le stai facendo vedere il film?’ chiesi un po’ indispettita. L’idea che Milena potesse vedermi in quel modo non mi piaceva affatto. Non nutrivo molta simpatia per lei, e quindi il fatto che mi stesse guardando mentre facevo l’amore (o comunque mentre fingevo di farlo) era una cosa molto fastidiosa.
Berni e Milena, che fino a quel momento mi avevano dato le spalle, si girarono verso di me. Lei mi sorrise in modo beffardo, quasi come se volesse farmi capire che mi aveva smascherata, era riuscita a scoprire la mia vera identità. E adesso dovevo stare in guardia, perché avrebbe potuto dirlo a chiunque. Ma io mi misi coi pugni contro i fianchi e alzai fieramente la fronte guardandola con aria di sfida, per farle capire che non mi vergognavo affatto di quello che avevo fatto. Anzi, ne andavo fiera.
‘Tesoro!’ esultò Berni. ‘Milena mi ha portato quella strumentazione di cui avevo bisogno. Poi mi ha chiesto di farle vedere il film che abbiamo realizzato, e io ho pensato che non ci fosse nulla di male, e così ho deciso di mostrarglielo. Ho fatto male?’.
‘No no’ risposi, ‘&egrave solo che magari Milena non &egrave abituata a guardare i porno’.
‘Moana, non sentirti in imbarazzo’ disse lei. ‘Lo stiamo guardando soltanto con spirito critico, senza nessuna malizia’.
‘Non mi sento in imbarazzo, figurati’.
‘Comunque complimenti davvero. Sei davvero brava a farti montare’.
‘Modestamente ci so fare’ poi guardai l’orologio che avevo al polso, volevo proprio mandarla via, quindi mi attaccai al pretesto che era molto tardi. ‘Beh, io sono molto stanca. &egrave stata davvero una giornata pensante. Quindi Milena, se non ti dispiace”.
‘Assolutamente, tolgo subito il disturbo’.
A quel punto la accompagnammo alla porta, dopodich&egrave ritornammo nel soggiorno, e io avevo voglia di fare un interrogatorio di terzo grado a Berni, per sapere tutto ciò che avevano fatto e tutto quello che si erano detti. Ma tempo cinque minuti e Milena bussò di nuovo alla porta. Non vi erano dubbi sul fatto che fosse lei. Chi poteva essere sennò? Allora feci segno a Berni di andare ad aprire. Io restai in soggiorno; ero piuttosto amareggiata, e tenevo l’orecchio teso per sentire la cavallona cosa aveva dimenticato.
‘Berni, ho un problema’ disse. ‘La macchina non parte. Potrei rimanere a dormire qui da voi?’.
‘Ma certo. Non c’&egrave nessun problema’.
In quel momento avrei preso Berni per il collo fino a strozzarlo.

Ero così arrabbiata con Berni che gli dissi che quella notte avremo dormito in stanze separate. Lui nella camera degli ospiti, io nella camera da letto e la stallona sul divano del soggiorno.
‘Ma cosa avrei dovuto dirle?’ protestò. ‘Hai sentito? La macchina &egrave rotta’.
‘Non me ne frega niente’ risposi. ‘Io quella lì in casa mia non ce la voglio’.
E quindi ci mettemmo tutti a letto, ma io non riuscii a chiudere occhio. Avevo paura che nel cuore della notte la cavallona decidesse di infilarsi sotto le coperte insieme a Berni, e quindi facendomi diventare una cornuta proprio sotto il tetto di casa mia. Era strano stare a letto senza il mio uomo, ma dovevo pur dargli una lezione. Ma poi che lezione dovevo dargli? Non aveva fatto nulla di male. Si era comportato soltanto in modo gentile. Ma il punto era che io non potevo sapere se in effetti dietro quella gentilezza si nascondessero degli interessi. Cio&egrave, e se magari Berni era davvero interessato a farsi la cavallona?
Intanto continuavo a girarmi e a rigirarmi sotto le lenzuola. Sapere che lì in casa, al piano di sotto, cio&egrave nella zona giorno, c’era lei che chissà cosa stava pianificando di fare, mi stava facendo diventare matta. E allo stesso tempo pensavo che ero stata troppo severa con Berni. Mi sentivo terribilmente in colpa. Addirittura cacciarlo dalla camera da letto, mandarlo a dormire nella stanza degli ospiti, come se fosse un estraneo. Povero Berni. Non lo meritava.
Ad un certo punto sentii la porta della camera da letto che si apriva delicatamente. Ma in principio non gli diedi molta importanza. L’avevo lasciata aperta proprio per origliare ciò che avveniva al piano di sotto, dove stava Milena, e quindi pensai che un filo di vento l’avesse aperta un po’ di più. Ma dopo un po’ capii che non si trattava del vento; qualcuno era appena entrato in camera. Sicuramente Berni. Forse era venuto a cercare il mio perdono. E quindi alzò il lenzuolo dalla parte di sotto, cio&egrave dove stavano i miei piedi, e si infilò sotto, e con le mani percorse le mie cosce, fino ad arrivare con la bocca alle mie labbra di sotto. Premetto che ero nuda, quindi non gli fu difficile raggiungere il mio sesso. Sentii il calore del suo respiro contro le mie labbra.
‘Berni, che stai facendo?’ gli chiesi in modo brusco. ‘Ti avevo detto che volevo stare da sola. Ritorna nella camera degli ospiti’.
A quel punto la sua lingua calda e umida si posò sulla mia fighetta e iniziò a leccarla con passione, e io non riuscii a sottrarmi da quel piacere e lo lasciai proseguire. Doveva averci proprio tanta voglia, perché lo sentivo succhiare con molta intensità. Nel giro di pochi minuti in mezzo alle gambe mi si creò un vero e proprio lago; sbrodolavo in modo indecente. Allora con una mano raggiunsi la sua testa e mi accorsi che c’era qualcosa di strano. I suoi capelli erano lisci come la seta, e soprattutto erano lunghi, e quindi non mi fu difficile capire che non si trattava di Berni, bensì di Milena. Allora con una mano cercai l’interruttore della lampada che c’era sul comodino e accesi la luce, e tirai via il lenzuolo che ci copriva entrambe.
‘Milena!’ esclamai. Anche lei era nuda come me, e aveva un corpo davvero perfetto come avevo immaginato. ‘Ma cosa stai facendo?’.
‘Non lo vedi?’ domandò lei divertita. ‘Ti lecco la patata’.
‘Sì ma non credo che sia una cosa opportuna’.
‘Sarà il nostro piccolo segreto. Rilassati’.
La cavallona mi si mise accanto e con una mano raggiunse la mia fighetta, e la aprì con due dita e nel frattempo con il dito medio mi massaggiava il clitoride muovendolo in modo circolare. Era una sensazione paradisiaca. Chiusi gli occhi e aprii la bocca; ero completamente imbambolata, incapace di reagire per l’intenso piacere che stavo provando. Milena ci sapeva davvero fare; sapeva esattamente quali erano i miei punti deboli. Nel frattempo aveva iniziato a baciarmi il collo e dopo un po’ salì verso la mia bocca e agguantò la mia lingua e la fece sua, e la mia bocca fu invasa dalla sua saliva, e ebbi la sensazione che ormai eravamo diventati un’unica cosa, un unico corpo in preda alle palpitazioni.
Non potevo credere che stesse succedendo per davvero, che io e la mia rivale eravamo a letto insieme, e lei mi stava regalando uno degli orgasmi più intensi della mia vita. Intanto aveva iniziato a sgrillettarmi con un’intensità davvero notevole, tanto da farmi squirtare come una fontana, e i miei schizzi finirono dappertutto e le lenzuola diventarono un pantano. Nel frattempo cercavo di strozzare le mie urla di piacere; non volevo che Berni ci sentisse. Il piacere che stavo provando era così intenso che cominciarono a tremarmi le gambe, come se fossi in preda ad una specie di crisi convulsiva, e non ci potevo fare niente. Controllare il mio corpo era completamente impossibile. Quando finii di squirtare Milena mi ficcò in bocca la mano che aveva usato per sgrillettarmi, costringendomi a bere i miei stessi umori, poi la fece uscire e mi strinse le guance in una morsa, come certe volte si fa con i bambini paffutelli, poi allentò la morsa e mi diede uno schiaffo. Mi fece un po’ male, ma ero così annebbiata dal piacere che avevo appena provato che neppure me ne accorsi.
‘Ti &egrave piaciuto, puttana?’.
Ero così stravolta che non riuscivo neppure a risponderle. Me ne rimasi lì sul letto con le gambe spalancate, la figa che sbrodolava ancora, e cercai di riprendere fiato. Ero esausta. Nel frattempo lei spense la luce e uscì dalla stanza. A quel punto mi addormentai.
Al mio risveglio cercai di capire se era successo per davvero oppure se mi ero sognata tutto. Le lenzuola erano ancora umidicce, quindi qualcosa era accaduto. E poi avevo ancora l’odore di Milena in bocca, di quando mi aveva baciata con la lingua. Sentivo ancora la sua saliva attaccata alle mie guance e al mio collo. Non riuscivo a darmi una spiegazione. Perché lo aveva fatto? Proprio lei che sembrava aver cominciato una guerra contro di me, con l’apparente scopo di rubarmi il trono da reginetta del centro commerciale e soprattutto il mio Berni. Ma allora non era a Berni che la cavallona mirava, bensì il suo obiettivo ero io.
Mi alzai dal letto e andai come una furia verso il soggiorno, ma lei non c’era più. Al suo posto c’era Berni che stava facendo colazione seduto davanti alla tivù, su cui scorrevano le immagini di un telegiornale e di un attentato appena avvenuto in medio oriente.
‘Lei dov’&egrave?’ chiesi.
‘&egrave andata via con un taxi’ rispose, e poi mi guardò. Ero ancora nuda, e nei suoi occhi lessi una certa eccitazione. Vedermi così, come mamma mi ha fatta, gli faceva sempre quell’effetto. ‘Moana, sei da erezione’.
‘Bada a come parli’ lo ammonii. ‘Sei ancora in punizione’.
Mi feci una doccia e poi andai dritta al centro commerciale. Ma prima di ritornare in negozio andai a trovare Milena, che stava sistemando della merce su degli scaffali. Fece finta che non fosse successo nulla, e quando le chiesi delle spiegazioni su ciò che era successo la notte precedente lei alzò le spalle e mi domandò a cosa mi riferissi.
‘Non fare la stupida, tu mi hai”.
‘Cosa? Cosa ti ho fatto?’.
‘Lo sai bene. Perché lo hai fatto?’.
‘Perché mi andava di farlo. E poi perché mi piaci’.
‘Io credevo che tu fossi interessata a Berni’.
‘Mi piace anche Berni. Mi piacete entrambi. Ma tu mi piaci di più’.

Continua…

Link al racconto:

http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/04/a-casa-con-lui.html

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http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/04/uneccezionale-orgasmo-notturno.html
Nonostante quello che era successo, continuavo ad essere diffidente nei confronti della cavallona. Continuavo a credere che stesse pianificando qualcosa per distruggermi definitivamente. Ma non riuscivo a trovare il nesso tra questa cosa e il fatto che la notte precedente mi aveva fatto venire con la bocca e con le mani. Perché farmi godere se poi alla fine il suo intento era quello di annientarmi? Se voleva prendersi Berni, come avevo pensato, perché allora si era infilata nel mio letto e aveva fatto quella cosa? Perché non infilarsi direttamente nel suo, e magari fare godere lui invece che me?
In qualche modo la risposta arrivò quella sera, cio&egrave la sera dopo che si era infilata nel mio letto. Alle dieci si presentò di nuovo alla porta di casa nostra, e ci disse che era venuta a recuperare la macchina. A quel punto le domandai come avrebbe fatto a farla partire dal momento che il guasto ancora non era stato riparato, e allora lei ci disse che aveva un amico meccanico che a breve sarebbe venuto a dare una controllata al motore.
‘Vi dispiace se lo aspetto qui da voi?’.
‘Certo che no. Figurati’ rispose Berni, e allora io gli calpestai il piede in segno di disapprovazione, e lui mi guardò come uno stupido. Davvero non riusciva a entrargli in testa che quella Milena proprio non mi andava a genio.
In ogni modo la cavallona entrò in casa e si fece strada verso il salotto. Quel giorno, credetemi, era vestita proprio come una puttana. Aveva una minigonna così corta che quando si mise a sedere sulla poltrona davanti alla tivù rimase praticamente nuda. E certamente il suo obiettivo era quello di sedurre il mio Berni; non vi era altra spiegazione. E ci stava riuscendo benissimo, dal momento che lui non faceva che guardarle le sue spettacolari cosce, e io ogni tanto gli sollevavo il mento con due dita per fargli capire che doveva smetterla di fissarla in quel modo. Praticamente gliele stava consumando con gli occhi, e io non riuscivo proprio a sopportarlo.
‘Milena, possiamo offrirti un bicchiere di vino?’ chiese Berni.
‘Sì, grazie’.
Berni andò a prendere una bottiglia di aglianico e ne versò in tre bicchieri; non vedevo l’ora che arrivasse quel maledetto meccanico. Iniziarono a parlare di cinema, e io me ne stetti buona buona ad ascoltarli senza battere ciglio. Entrambi a quanto pare erano accomunati da questa passione e avevano molto di cui discutere. Io invece non ne sapevo abbastanza. Non ero in grado di affrontare un discorso su quanto era bravo quel regista e su quali tecniche aveva utilizzato per quella o quell’altra scena. Quando qualcuno dei due mi chiedeva un parere su un film io mi limitavo ad alzare le spalle, quasi come se volessi far capire a entrambi che non me ne fregava niente, e che non vedevo l’ora di vedere Milena ritornarsene a casa sua.
Intanto la bottiglia di vino era finita e il meccanico non si vedeva. Allora cominciai a pensare che Milena si era inventata tutto. Non sarebbe venuto nessun meccanico a riparargli la macchina. Probabilmente il motore era ok, era soltanto il pretesto per rimanere da noi per tutta la notte, come il giorno precedente. Ma a quale scopo? Se devo essere onesta l’alcol mi aveva dato una bella mazzolata, nel senso che mi sentivo confusa e avevo come l’impressione che tutto intorno a me si muovesse. E comunque non ero l’unica a sentirmi in quel modo.
‘Accidenti, sono mezza ubriaca’ esultò la stallona. ‘E credo che a questo punto il meccanico mi ha dato buca. Temo che dovrò approfittare di nuovo della vostra ospitalità’.
‘Se vuoi posso chiamarti un taxi’ feci la sfacciata, a lei prontamente mi disse che in quelle condizioni non se la sentiva di andare via.
‘Piuttosto che ne dite di giocare al gioco della bottiglia?’ chiese afferrando la bottiglia vuota per il collo.
‘Il gioco della bottiglia?’ domandai incredula. ‘Non siamo troppo adulti per fare questo genere di cose?’.
‘Moana, sei troppo tesa’ mi rimproverò, poi mise la bottiglia di sbieco sul tavolino davanti a noi. ‘Cerca di divertirti. Ricordate le regole? Dovete dire tutta la verità, solo la verità e nient’altro che la verità, altrimenti dovete pagare un pegno’.
‘Dai Milena’ dissi spazientita. ‘Smettiamola con queste cazzate’.
Ma la stallona mi ignorò e fece girare la bottiglia, la quale cominciò a roteare fino a fermarsi con la punta verso Berni.
‘Bene!’ esclamò Milena. ‘Caro Berni, non hai scampo. Rispondi a questa semplice domanda: quanto eri arrapato mentre vedevi la tua Moana fare l’amore con altri uomini durante le riprese del film?’.
La stallona aveva fatto al mio uomo una domanda davvero interessante. Quel giochetto iniziava a piacermi, e avevo proprio voglia di sentire cosa avrebbe risposto Berni. In verità la risposta già la sapevo. Ero a conoscenza infatti del fatto che Berni si era eccitato tantissimo nel vedermi fare l’amore con altri uomini. Me l’aveva confessato lui stesso. Ma ero anche certa che la stallona non si sarebbe accontentata di una risposta vaga; voleva sapere tutto, tutte le emozioni che aveva provato durante le riprese. E a questo punto ero curiosa di sapere anche io. Quindi guardai Berni e lui guardò me. Era terribilmente imbarazzato da quella domanda, e quasi sembrava che stesse decidendo se rispondere oppure tentare la fuga, e quindi pagare il pegno. Ma poi qual’era questo pegno? Cosa aveva in mente la cavallona?
“Beh, in effetti non posso negare che mi ha eccitato molto” rispose e diventò tutto rosso per l’imbarazzo.
“Eh no, non vale. Devi essere più specifico”.
“Ero eccitato, ma se vuoi sapere il motivo ti dico in tutta onestà che non lo so. So solo che ho avuto diverse erezioni”.
“Mi dispiace Berni, ma hai dato una risposta troppo approssimativa. Devo purtroppo chiederti di pagare il pegno” disse Milena. “Via i pantaloni”.
“Cosa?!” sbottai improvvisamente. Ero enormemente stizzita da quella richiesta; non potevo accettare che una donna, proprio di fronte a me, facesse una tale richiesta al mio Berni. “Milena, vuoi farci capire per cortesia quali sono le tue intenzioni?”.
“Moana, te lo ripeto: sei troppo tesa. In fin dei conti &egrave solo un gioco. Forza Berni, giù i pantaloni”.
Berni mi guardò quasi come a domandarmi cosa doveva fare, e io con un’alzata di spalle gli feci capire che poteva fare come preferiva. Quel gioco era infantile e stupido, e soprattutto lo stavamo facendo con una persona che mi ispirava soltanto antipatia. E continuavo a chiedermi quali erano le sue intenzioni, perch&egrave ancora non lo avevo capito. Berni si tolse i jeans e rimase in mutande; notai un certo rigonfiamento, segno che quello che stava accadendo un pò lo eccitava. Si eccitasse quanto voleva, pensai, ma se solo avesse provato ad avere un erezione completa giuro che avrei fatto lo sciopero della figa e non gliel’avrei data per almeno un paio di mesi. Così imparava. Infatti lo fulminai con lo sguardo, e poi abbassai gli occhi all’altezza del suo sesso, proprio per fargli capire di fare attenzione a ciò che faceva, perch&egrave tutto dipendeva da lui. Se avesse tentato di alzare la bandiera, gliel’avrei fatta pagare. Questo c’era scritto nel mio sguardo minaccioso. In ogni modo Milena disse che adesso toccava a me girare la bottiglia. E allora la feci roteare quasi con rabbia, e il collo questa volta puntò su di lei. Bene bene, era giunta l’ora dei conti. Questa volta era in trappola e non poteva scappare.
“Rispondi a questa semplice domanda” dissi. “La tua auto &egrave guasta oppure no?”.
Milena scoppiò a ridere, ma non diede nessuna risposta. Disse soltanto che preferiva pagare il pegno, e quindi si sarebbe spogliata anche lei. Era chiaro che avevo sbagliato i calcoli; me lo dovevo aspettare che non avrebbe risposto. Anzi, forse era proprio quello che voleva lei, l’opportunità di spogliarsi, di togliersi qualcosa e mettersi a nudo di fronte a noi.
Adesso era nuda anche lei; si era tolta la maglietta, e sotto non indossava nulla, quindi praticamente adesso aveva solo quella striminzita minigonna e i tacchi, per il resto era così come mamma l’aveva fatta. E la cosa che mi fece davvero incazzare era che Berni cominciò a dimostrare di apprezzare il corpo della stallona, perch&egrave cominciai a vedere degli strani movimenti sotto i suoi slip. Nel giro di qualche minuto il suo cazzo raggiunse la massima erezione. Me ne accorsi io, ma se ne accorse anche Milena, che non faceva che guardargli proprio lì, dove c’era il rigonfiamento, e sorrideva, contenta del fatto che il suo corpo avesse scatenato quella reazione. Io invece ero nera di rabbia; guardavo anche io l’erezione di Berni. Come potevo non guardarla? Era come un totem sacro eretto in onore di lei. Ed ero così arrabbiata per questo che avrei voluto dargli un pugno proprio lì, per dargli una bella lezione.
Poi venne anche il mio turno; il collo della bottiglia puntò nella mia direzione. E qualsiasi domanda mi sarebbe stata rivolta, pensai, non avrei risposto. Volevo togliermi qualcosa anche io, anche se io in realtà se mi fossi tolta il vestitino che indossavo sarei rimasta completamente nuda, dal momento che sotto non indossavo altro. E allora alla domanda che mi fece Berni, il quale aveva fatto girare la bottiglia, non risposi. La domanda era: “quante volte mi hai tradito?”. Sapevamo entrambi che lo avevo fatto un sacco di volte, ma chissà per quale motivo voleva sentirselo dire. Ma io gli dissi che non volevo dirlo, e allora mi tolsi il vestitino e lo gettai a terra. Ero completamente nuda, e mi rimisi a sedere sul divano con le gambe aperte, esibendo il mio sesso con un certo orgoglio, quasi come se volessi dimostrare a Milena che io ero meglio di lei. Ecco, pensavo, questo &egrave il mio corpo e non ho paura di esibirlo. Poi guardai verso l’erezione di Berni, sempre più dura, ed era comparsa sul tessuto dello slip una gocciolina, all’altezza del glande, quasi come se fosse in procinto di iniziare a fiottare. Ma mi chiesi: quella gocciolina era per me oppure per Milena? Cos’era che aveva scatenato quella fuoriuscita di liquido pre-eiaculatorio? La mia presenza o quella della cavallona? Una cosa era certa, e cio&egrave che gli stava esplodendo.

Continua…

Link al racconto:
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Milena fece roteare di nuovo la bottiglia, e il collo puntò di nuovo verso Berni.
“Allora Berni, tocca di nuovo a te” disse. “Ti piacerebbe vedere la tua Moana fare una gangbang?”.
“In verità &egrave già capitato” rispose.
Sì, aveva ragione. Era successo tanto tempo prima. Eravamo in vacanza in Sicilia. I lettori più affezionati lo ricorderanno. Avevamo litigato, e per quel motivo avevo deciso di fargliela pagare, e quindi mi ero lasciata rimorchiare da un gruppetto di ragazzi, i quali mi avevano portata in un motel e mi avevano montata di brutto, e lui aveva assistito a tutto quanto.
“Ma ti piacerebbe rivederla fare una gangbang?”.
“Non so”.
“Mi dispiace, ma questa non &egrave una risposta. Giù le mutande”.
Era venuto il momento della verità. Togliendosi gli slip Berni avrebbe messo a nudo la sua erezione, e allora semmai ci fossero stati dei dubbi sulla sua eccitazione sarebbero stati sfatati. Era ovvio che era eccitato, perch&egrave i suoi slip come già vi ho detto non riuscivano a nascondere nulla; la sua erezione era evidente. Però a quel punto sarebbe stato inequivocabile: Berni era arrapato come un toro, e una spiegazione era d’obbligo. Doveva confessare senza girarci intorno chi era che lo faceva arrapare in quel modo, se io o lei. E allora a quel punto infilò due dita nell’elastico degli slip e li tirò giù, e il suo cazzo duro come la pietra uscì fuori svettando fieramente verso l’alto, con il glande turgido e rosso, con la sua superificie luccicosa e liscia come la seta.
“Wow!” esclamò la stallona. “Accidenti Berni! Hai proprio un attrezzo enorme!”.
A quel punto mi salì il sangue alla testa, e avrei voluto fare una sfuriata di gelosia, ma certamente non la volevo fare di fronte a lei, e così me ne andai in cucina con un pretesto, cio&egrave dicendo che sarei andata a prendere un’altra bottiglia di vino. In verità ne avevo davvero voglia, però era anche il pretesto per allontanarmi e quindi cercare di sbollentare la rabbia. E così mi alzai dal divano e andai verso la cucina; andai verso il lavello e mi ancorai con le mani alla vasca dove giacevano alcuni piatti sporchi, chiusi gli occhi e feci dei lunghi respiri, poi chiamai Berni.
“Berni, puoi venire un momento?”.
Mi raggiunse quasi subito, insieme alla sua sfrontata erezione. Guardai il suo palo pronto per la penetrazione, e feci un gesto con la mano molto eloquente, come per chiedergli una spiegazione.
“Cosa vuol dire questo?” gli chiesi.
“Beh amore, non puoi mettere in dubbio che il gioco che stiamo facendo &egrave piuttosto eccitante”.
“Fammi capire, chi &egrave che ti eccita? Io o lei?”.
“Tesoro, sei gelosa? Lo sai che io amo soltanto te”.
“Ami soltanto me, ma a quanto pare la presenza di Milena ti fa un certo effetto” dissi afferrandogli il cazzo con decisione e stringendolo quasi con l’intento di strozzarlo. “Dimmi la verità, vuoi scopartela, non &egrave così?”.
“Moana, ti stai sbagliando. Sono eccitato perch&egrave &egrave il gioco che mi eccita”.
“Spero per te che &egrave come dici, altrimenti te lo stacco questo tuo bel pisellone. Capito?” diedi uno strattone al suo cazzo per fargli capire che non stavo scherzando, e poi ritornammo in soggiorno. Milena era lì ad aspettarci. Questa volta toccava a me far girare la bottiglia, e il collo puntò verso lei. Qualsiasi cosa le avessi domandato ero sicura che lei avrebbe scelto di pagare il pegno, e quindi di togliersi anche la minigonna che ancora indossava. Quindi non aveva senso spremermi tanto per trovare una domanda da fargli, e allora buttai lì la prima cosa che capitava: hai mai fatto sesso di gruppo? E lei allora scoppiò a ridere, e disse che quella era un’informazione top secret, e allora si tirò giù la gonna. Sotto, e non c’era da stupirsi, non portava niente. Quindi adesso era completamente nuda come me.
Ormai eravamo tutti e tre nudi, e Berni continuava ad avere quell’erezione enorme. In teoria il gioco era finito, ma rimanemmo ancora un pò in soggiorno a chiacchierare del più e del meno. Anzi, a dirla tutta erano solo loro due a parlare, io me ne stavo seduta a guardarli. Lei continuava a fare domande a Berni sul mio conto, quasi come se stesse cercando di stuzzicarlo. Ma il fatto strano era che lo faceva come se io non ci fossi; ma non era esattamente quello il punto. Piuttosto direi che si stava comportando come se io fossi la bambolina di Berni, il suo buco da riempire, la sua dolce fidanzata remissiva. E io d’altronde non facevo nulla per smentire questa cosa, perch&egrave me ne stavo zitta mentre loro due parlavano di sesso, quasi come se il mio unico scopo fosse quello di accontentare il mio uomo. Non so come aveva fatto, ma mi aveva messo in quella posizione. Forse perch&egrave continuavo a stare sulla guardia, e questo mi faceva assomigliare ad una fidanzata gelosa e taciturna, ma allo stesso tempo remissiva e dalle sembianze di una bambolina da fottere.
“Hai mai pensato di condividere la tua Moana con un amico?” gli chiese.
“Sì, ad essere onesto ci ho pensato, ma ancora non abbiamo trovato la persona adatta”.
“Capisco. Ma mettiamo il caso che la troviate, tu con quale buco preferiresti godere? E di conseguenza, quale buco cederesti al tuo amico?”.
Ecco, lo stava facendo di nuovo. Mi stava riducendo ad un oggetto, come se io nell’ipotesi in cui avessi fatto l’amore a tre non avessi potuto scegliere quale buco dare a Berni e quale buco dare all’altro partner. Eppure non facevo nulla per controbbattere, forse perch&egrave in qualche modo ero curiosa di sentire le risposte che stava dando il mio uomo. Milena era riuscita a mettermi in una posizione di inferiorità.
“Non so, credo che potremmo alternarci in entrambi i buchi” rispose Berni.
“E permetteresti al tuo amico di sborrarle in faccia?”.
“Credo di sì, ma dovrebbe essere Moana a deciderlo”.
“Ma nel caso in cui il tuo amico dovesse mancarle di rispetto, magari dandole qualche schiaffetto, oppure rivolgendosi a lei chiamandola in qualche modo offensivo, tipo maiala, puttana, tu cosa faresti?”.
“Dipende, se a lei fa piacere lo lascerei fare. E comunque Moana &egrave in grado di difendersi da sola”.
Non riuscivo a capire il senso di tutte quelle domande da parte della stallona, ma in ogni caso continuavo a starmene buona ad ascoltare. Ci fu qualche minuto di silenzio, in cui lei cominciò a fissarmi in modo insistente. Guardai in direzione del cazzo duro di Berni, ormai era già da una buona mezz’ora che era in quelle condizioni, e ebbi l’impressione che quei discorsi non facevano altro che gettare benzina sul fuoco. L’idea di condividermi con qualcun’altro doveva proprio farlo eccitare tanto.
“Sai Berni, credo che sei un ragazzo molto fortunato” disse Milena. “Quando sono arrivata al centro commerciale e ho visto per la prima volta Moana, ho subito pensato che fosse un concentrato incredibile di erotismo. Forse non lo sai, ma la tua Moana ha un sacco di ammiratori. I maschietti che bazzicano il centro non fanno che parlare di lei. Tutti vorrebbero avere l’occasione di passare almeno una notte con Moana. Confesso di essere molto invidiosa”.
Invidiosa lei? Mi veniva da ridere. Ma se da quando era arrivata non aveva fatto altro che rubarmi la scena! Ovviamente non glielo dissi, perch&egrave sarebbe stato molto imbarazzante confessarle che anche io ero invidiosa di come la guardavano gli uomini.
“Certo, gli uomini guardano anche me” disse, quasi come se mi avesse letto nel pensiero. “Però mi guardano in un modo diverso. C’&egrave modo e modo di guardare una donna. A me mi guardano come si guarderebbe un semplice oggetto del piacere, a te Moana ti guardano come ad una donna potenzialmente da sposare. Lo so, &egrave difficile da spiegare, ma &egrave come se gli uomini vedessero in me solo una vacca da monta, e invece in te una donna con la quale trascorrere tutta la vita. E infatti tu hai già trovato un compagno perfetto con cui presto convolerai a nozze. Io invece dovrò aspettare chissà quanto altro tempo”.
Possibile che la stallona fosse davvero invidiosa di me? Questo non me lo sarei mai aspettato. D’altronde, disse lei, io ero la proprietaria di un negozio di intimo (in realtà nominalmente era ancora di mia madre, ma di fatto era ormai mio), e facevo parte anche del comitato del centro commerciale, quindi oltre che ad un corpo spettacolare avevo anche una capacità imprenditoriale fuori dal comune. E lei invece era una semplice commessa. Ero spiazzata da quella confessione, perch&egrave allora avevo frainteso tutto. Avevo creduto fin dal principio che lei volesse muovermi una guerra, con il semplice scopo di tirarmi giù dal trono di reginetta del centro, e invece non era così. La reginetta rimanevo io, e questo nessuno lo avrebbe messo in dubbio.
“Voglio dire, guarda che corpo” Milena si alzò dalla poltrona e venne verso di noi sul divano, mettendosi a sedere tra me e Berni. Con una mano raggiunse delicatamente il mio collo, e lentamente scese giù, accarezzandomi fino ad arrivare alla figa. A quel punto mi aprì le labbra con due dita. “Tutto questo non ha prezzo, Berni. Ed &egrave tuo. Ti rendi conto di quanto sei fortunato?”.
Il contatto delle dita di Milena mi fece bagnare immediatamente, e se ne accorsero entrambi. Adesso c’&egrave bisogno che vi dica che quando iniziavo a bagnarmi perdevo completamente il controllo. A quel punto la mia volontà si annullava, e diventavo facile preda di chiunque, cio&egrave in sintesi se riuscivi a farmi bagnare poi potevi fare di me ciò che volevi, compreso cose che normalmente non avrei permesso a nessuno. Cio&egrave praticamente diventavo la tua schiava. A quel punto Milena raggiunse il clitoride con il dito medio e iniziò a massaggiarmelo delicatamente, e per me si aprirono le porte del paradiso, e feci roteare gli occhi verso l’alto fino quasi a far sparire le pupille, come facevo di solito quando ero in preda ad un piacere così intenso da farmi perdere la ragione.
“Guarda che bella la tua Moana” disse Milena a Berni, “&egrave proprio un angelo”.
“Sì, lo so” rispose lui con un filo di voce. Quello che stava facendo Milena lo stava eccitando ancora di più di quanto non lo era già.
“Vuoi penetrarla? Come vedi lei &egrave pronta, e lo sei anche tu. Coraggio, falla tua”.
“Qui? Davanti a te?”.
“Io me ne starò in disparte a guardarvi. Cosa c’&egrave di più bello di due innamorati che fanno l’amore?”.
A quel punto Milena ritornò sulla poltrona, e Berni prese il suo posto mettendosi sopra di me. Io ero in uno stato di ebbrezza, ubriaca d’amore, incapace di reagire, pronta per essere penetrata. Sentii l’erezione di Berni entrarmi dentro, farsi strada nella fighetta delicatamente, e scivolando a fondo senza alcun problema. Guardai in direzione di Milena, che si era messa con le gambe aperte a guardarci e nel frattempo aveva cominciato a massaggiarsi e a fare dei movimenti circolari delle dita sul suo clitoride. Sentivo il cazzo duro di Berni entrare e uscire dal mio corpo, e nel frattempo mi riempiva di baci sul collo, e sotto di noi il rivestimento di plastica del divano che scricchiolava ad ogni nostro movimento. Milena aveva iniziato a sgrillettarsi pesantemente, probabilmente stava per raggiungere l’orgasmo. Anche Berni era ormai pronto per inondarmi, e infatti dopo qualche minuto si lasciò andare, e il suo seme mi riempì tutta, e ne sentii tutto il calore dentro la vagina, e Milena con un urlo liberatorio iniziò a squirtare come una fontana.
Dopo essere venuti tutti e tre ci rivestimmo. La cavallona disse che era ora di ritornare a casa.
“E la macchina?” domandai ingenuamente.
“Non avrai mica creduto alla balla della macchina guasta?” rispose lei divertita.

Fine.

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