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Racconti Erotici Etero

La regola numero UNO

By 2 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono gli ultimi giorni di un Luglio apocalittico, il primo che passo lontano dal mare : quanto mi manca…

L’unica consolazione &egrave questa terrazza, vero gioiello del mio appartamentino all’ultimo piano di un vecchio palazzotto situato nel centro storico .

Per tutto l’inverno, la nebbia ha nascosto il sole facendomi rischiare congelamenti vari .

Ora , invece, mi pare di soffocare avvolta da un lenzuolo di perenne umida calura”

Il sottile vestito che indosso &egrave bagnato di sudore : lo tolgo e rimango nuda , tanto so che i miei vicini, che occupano la terrazza confinante con la mia , sono fuori per una vacanza.

I miei vicini , Paolo e Laura; Paolo’

Mi alzo , per andarmi a bagnare alla piccola fontana che uso per innaffiare i fiori.

Mentre tengo sospesa la gomma sopra la testa, guardo il panorama , oltre l’antica ringhiera di ferro : la cupola del Battistero e l’imponente sagoma del Duomo, accerchiate dai tetti rossastri delle case offrono una magica scenografia, alla luce dei lampioni rossastri; più lontane spuntano le sagome delle antiche mura, e oltre, luccica il fiume, ormai ridotto a un quasi-rigagnolo.

Si, &egrave una gran bella vista, ma non si muove un filo d’aria’

Quando anche i capelli sono fradici torno alla sdraio e mi abbandono , perdendomi nella contemplazione della boungavillea rosso- lacca che sono riuscita a trasportare qui e che mi ha invaso il terrazzo, sovrastando con il suo acceso colore gli altri fiori: pare di stare in mezzo a una fiamma che per fortuna non riscalda.

Chiudo gli occhi e mi prende improvvisa e violenta la voglia di fare l’amore.

Dopotutto sono a digiuno da 28 giorni e per me che considero il sesso un bisogno primario come mangiare e bere, questo tempo &egrave un’eternità.

Ma ti ho fatto una promessa, prima che partissi: ti sarei stata fedele per due mesi, a qualunque costo, per tutto il periodo della tua assenza.

Solo che improvvisamente l’appartamento vicino al mio , sfitto da secoli, &egrave stato occupato; da una coppia, Paolo e Laura appunto.

Tu eri appena partito quando li ho conosciuti ; comunque con Paolo non c’&egrave stato ancora niente, per ora..

Ed &egrave pensando a lui, alle sue mani come le ho sentite prima che se ne andasse, che inizio ad accarezzarmi il seno, a torcermi i capezzoli, poi &egrave la tua testa tra le cosce, amore mio, che mi fa strofinare con forza il clitoride eccitato, mentre con lingua sapiente esplori la mia
fichetta bollente ; Paolo intanto cerca di prendermi da dietro’
In una girandola di immagini licenziose nelle quali i visi dei due uomini si sovrappongono e si confondono mi perdo in un rapidissimo e violento orgasmo, che mi regala un’effimera pace dei sensi.

Chiudo gli occhi, braccia e gambe abbandonate, come una bambola di pezza.

E ripenso a questo ultimo torrido mese, a quello che &egrave successo, su questa terrazza’

Mi accarezzo con dolcezza il ginocchio sinistro ancora malandato e il livido bluastro sulla coscia’ i pensieri vanno e vengono, forse tra poco mi addormenterò’

Tu eri appena partito e il caldo già imperversava, quando mi dissero che l’appartamento vicino al mio, sfitto da secoli, era stato affittato ad una coppia , che però l’avrebbe occupato non prima di settembre.

Ne fui felice, pensando che avrei potuto godermi il mio ampio balcone per tutta l’estate, senza il timore di essere spiata : infatti le ringhiere unite delle due terrazze formano un grande angolo ottuso, mandando a farsi benedire la libertà cui tengo tanto.

Appena arrivata nel nuovo appartamento, ho collocato sul basso muretto che divide i due spazi contigui degli enormi vasi di fiori, in modo da avere un po’ di privacy, anche se minima ed evitare al mio adorato gattone troppi giri sui tetti vicini.

Così quella sera dei primi del mese, già afosissima, me ne stavo sdraiata come ora, nuda e bagnata d’acqua e di sudore ad aspettare un alito di vento che mi rinfrescasse; l’ultima cosa che ricordo, prima di addormentarmi, fu la coda del micione che spariva tra i due grossi vasi di ortensie.

Il miagolio del felino mi svegliò: aprii gli occhi e vidi il viso sorridente di un uomo spuntare tra i vasi ; stringendo tra le braccia la belva, con assoluta noncuranza per le mie nudità chiedeva :-E’ suo questo?-

Balzai in piedi e afferrai un asciugamano, ma il viso del mio nuovo vicino ( perché era lui) rimase inperturbabile: neppure un’occhiata alle tette o alle gambe, continuava a guardarmi in viso, porgendomi il gattone miagolante.

-Ma lei chi &egrave?- chiesi, domanda pleonastica.

-Il suo nuovo vicino, tra poco arriva anche mia moglie, abbiamo deciso di anticipare i tempi, domani facciamo trasloco’-

-Bene, quando &egrave così, venga- dico io, porgendogli una sedia- mi metto un vestito e facciamo conoscenza, visto che le nostre terrazze sono confinanti’-

Chiaccherammo un po’, e mi accorsi che era meno giovane di quanto mi era sembrato tra le ortensie ; sulla quarantina, molto alto e robusto, aveva un aspetto solido; nel v iso segnato da qualche ruga spiccavano gli occhi, azzurri e mobilissimi; parlava pacatamente , con gesti misurati ; disse anche , mentre io mi stavo liquefacendo, che quella era la sua città , e che tutte le estati erano così, lui non sentiva poi tutto questo caldo.

Mentre parlava accarezzava il gattone che beatamente dormiva sul suo grembo.

Nulla di sessuale scattò tra di noi, nessun mistero biochimico attirò i nostri corpi; di lì a poco conobbi anche la moglie, una ragazza sui trentacinque, piccola ( faceva un certo effetto vicino a lui così alto), mora e carina, gentilissima.

Comunque, anche se un certo interesse l’avessi provato, l’avrei soffocato a tutti i costi, fedele al principio: ‘Gli uomini sposati sono off limits, mai essere sleali verso un’altra donna, costi quel che costi.’

Ma questo era un mese fa, il digiuno sessuale era appena iniziato, e poi’

I nostri rapporti divennero più stretti, spesso ci trasferivamo sulle rispettive terrazze per chiaccherare fino a tarda notte, cenavamo insieme, ci scambiavamo gli amici;
naturalmente dovetti imparare a girare per la terrazza vestita, perché alcuni dei loro ospiti erano visibilmente intenzionati ad alleviare la mia solitudine ( sapevano che ero temporaneamente libera e forse intuivano anche affamata),mentre lui non pareva affatto accorgersi del mio corpo.

Galeotto fu Prada , parafrasando il Poeta.

La settimana scorsa decisi di farmi un super regalo, un paio di sandali color turchese di Prada; ho una vera passione per i sandali allacciati alla caviglia , con il tacco alto e sottile, possibilmente di marca prestigiosa e di conseguenza costosissimi.

Concluso l’acquisto , li volli indossare subito, ma andavo di fretta, tanto per cambiare, e il mio equilibrio su quei trampoli era alquanto instabile.

Arrivata nel portone di casa quasi di corsa , scivolai sul pavimento lucido; mi ritrovai a terra, con un gran dolore al ginocchio sinistro e il palmo delle mani rovinato e sanguinante.

Mi sentii sollevare come fossi una ragazzina gracile da due braccia robuste e mi trovai di fronte il viso preoccupato di Paolo , che arrivato nell’ atrio per uscire mi aveva trovata gemente stesa a pelle di leone.

-Ma come hai fatto a cadere, sono questi tacchi, magari correvi, andiamo , ti accompagno a casa’-

E mi prese in braccio come se pesassi venti chili, invece dei miei sessanta e rotti .

Tranne mio padre quando ero piccola, nessuno l’aveva mai fatto, anche perché n on sono proprio ‘una bambolina.

Mi piacque da morire starmene al sicuro tra quelle braccia maschili, avrei voluto che le scale non finissero più.

Come fummo in casa mi fece accomodare sul divano, poi chiese dove fossero disinfettante e garze; e con una delicatezza infinita cominciò a ripulirmi, prima le mani, poi il ginocchio; si accorse che a mezza coscia mi si stava formando un grosso livido e ci passò sopra la mano, come per farlo sparire.

Stava con il capo chino ed io mi accorsi di quanto fossero fitti i suoi capelli, che avevano qualche striatura bianca e mi sorpresi a desiderare di infilarci dentro le dita.

Sospirai piano, quando la mano mi accarezzò la coscia ; anche lui si accorse che qualche cosa era improvvisamente cambiato tra noi.

Alzò lo sguardo dritto nei miei occhi, poi mi toccò con dolcezza il viso e i capelli, e’
suonò il suo cellulare.
Il momento magico era passato; si alzò :
-Ciao,Laura, si, sto arrivando; comincia tu, ho aiutato Fede che &egrave caduta’
si, anche io, a presto’-

E poi:-Fede, allora noi domani partiamo per l’Elba, torniamo tra una settimana-
la voce era incerta mentre io pensavo che ero una maledetta stupida, mi ero scordata che era sposato? Non avevo mai infranto la regola numero UNO, prima d’ora; poco prima avevo appena rischiato di farlo.

-Ciao, Paolo , saluta anche Laura, io me ne vado a letto presto, mi fa male il ginocchio; anzi telefono a Fabiana che venga a dormire da me-

Ci salutammo così’.oh, finalmente un poco d’aria, mmmm’che sonno’.

Un odore penetrante di tabacco mi fa starnutire, mi sveglio, apro gli occhi e lui &egrave qui, appoggiato alla ringhiera, Malboro tra le dita , che mi guarda dormire.

– Che ci fai qui, Paolo? ‘chiedo ‘non dovevate tornare domenica?-
– Infatti sono solo, ho dovuto far una salto in studio, Giacomo ( il socio) , non trovava dei documenti’- ( bugia, bugia’)

Ora lo guarda, eccome, il mio corpo nudo: non si muove , ma mi accarezza tutta con gli occhi;anche io resto immob ile, trattenendo il respiro, mentre l’eccitazione mi sale dentro, in onde concentriche , sempre più ampie.

Poi spegne la sigaretta, mi prende per le spalle e mi fa alzare: rimaniamo uno di fronte all’altro per un attimo, io , per una volta , con il viso alzato verso il suo.

Gli getto le braccia al collo e mi alzo in punta di piedi per baciarlo: lui mi stringe contro di s&egrave, e mentre ci azzanniamo le labbra, solleva con forza il mio sedere verso il suo grembo; io gli stringo i fianchi con le gambe in una mossa a tenaglia e sento contro la mia fichetta aperta il duro della sua erezione.

Mi spinge contro il muro, sempre tenendomi contro di sé, mentre io gli apro i pantaloni
liberando il suo sesso, di dimensioni veramente notevoli , contro cui struscio il clitoride e mi pare di stare già sull’orlo del piacere.

Sento il rosso caldo del desiderio scorrere tumultuoso nelle arterie.

Lui geme , mentre all’orecchio gli soffio quanto lo voglio;

Con un colpo mi entra dentro, inchiodandomi al muro:
-Sapessi quant’&egrave che mi immagino di scoparti , dalla prima volta che ti ho visto sul terrazzo, ti ricordi? Fede, ti ricordi?-

Non posso rispondere, sto per venire, lo voglio , tu non esisti più e neppure sua moglie, ci sono solo la mia fica affamata e il suo cazzo che vuole riempirmi, una femmina e un maschio che si accoppiano con violenza contro una parete.

Grido, a lungo, mentre Paolo si spinge sempre più a fondo dentro di me, per finire con un rantolo, svuotandosi del seme.

Sono sconvolta, scivolo sotto di lui , entro in casa e mi butto sul letto : dalla vagina aperta, come fosse una bocca che ha ben mangiato, cola il suo sperma.

Resta ancora appoggiato al muro per un attimo, poi mi segue, e si spoglia, allungandosi al mio fianco.

Nessuno dei due parla, a che servirebbe?

Mi accarezza il seno, si china a baciarlo, poi ritorna alla bocca: e il desiderio di lui mi riprende.

Se ne accorge e la sua mano comincia a vagare tra il ventre, la passera bagnata e i capezzoli dolenti.

Poi , alzandosi sopra di me, dice, con un tono che non riconosco:
-Succhiami, lo so che &egrave la cosa che ti piace di più’-

Mi chiedo come fa a saperlo, facile, Laura, tra donne ci si confida, ma scaccio il pensiero, &egrave quello che voglio, sentire di che cosa sa, perché ogni uomo &egrave diverso dall’altro.

Aspetto, non so che cosa vuole da me.

Si siede sul bordo del letto , apre le cosce e:
-Qui, vieni qui, Fede-

Ubbidisco, scendo e mi inginocchio tra le sue gambe, poi delicatamente lo prendo in bocca, &egrave ancora morbido, tenero; lo accarezzo, mentre lo lecco, e poi mi trovo la bocca piena di lui.

Paolo mi scioglie i capelli e ci ficca le mani dentro, provocandomi un dolore che aumenta la mia eccitazione.

Il movimento delle mie labbra e della lingua si fa più convulso, mentre con una mano scend0 tra le cosce a darmi piacere.

Poi lui viene, lasciandosi cadere all’indietro e riempiendomi la bocca di denso, caldo liquido, che ingoio avidamente.

Poggio la mia guancia sul suo sesso che sta perdendo la rigidità e lo copro di baci fitti fitti.

Mi fa alzare e sdraiare vicino a lui : ci guardiamo negli occhi e poi mi abbraccia stretto, la mia mano dentro i suoi capelli ; che bello stare tra queste braccia forti, al riparo da tutto.
Riesco a sentirmi piccina, contro di lui.

E’una sensazione bellissima e non mi importa più che faccia tanto caldo’

Non so per quanto tempo restiamo così, in silenzio. Quando la sete si fa sentire io mi alzo per andare in cucina a preparare da bere.

Mentre traffico, perlustrando il frigo , approfitto dello sportello aperto per rinfrescarmi; mi chino in avanti e:
– Hai un sedere che parla, noi emiliani abbiamo un debole per le chiappe sode come queste’-
– Mi &egrave arrivato alle spalle , senza che me ne sccorgessi ; mi struscio contro il suo sesso , e lo sento di nuovo rigido.

-Vieni qui- dice con voce roca.

Mi fa appoggiare al tavolo, mi prende i fianchi tra le mani e mi penetra da dietro, dentro la passera bagnata di noi .

-Pare di entrare in un bagno di olio caldo- mormora.

E ricomincia a spingersi dentro di me, con sempre maggior violenza , mentre con un dito mi stimola il clitoride.

Raramente ho ‘sentito’ dentro un uomo come ‘sento’ lui in questo momento.

E’ proprio questo ‘sentirsi’ che sublima l’eros’

Glielo dico, in frantumi di parole, e poi mi pare di svenire dal piacere, mi gira la testa, mi appiglio al bordo del tavolo per non cadere.

Lui mi riempie di nuovo, con un lungo gemito.

Siamo ansanti, stravolti, i nostri corpi lucidi di sudore emanano l’odore dolceaspro del sesso goduto appieno.

-Paolo, facciamo una doccia,-dico io

-Si, credo proprio sia necessaria, sono a tappeto, non ho più l’età per queste maratone’
colpa tua , erano anni che una donna non m’intrigava così’.-

Entriamo sotto la doccia , insieme: che meraviglia, l’acqua fresca sulla pelle infuocata, Paolo mi lava i seni, con lenti movimenti circolari; lo guardo negli occhi e lui:
-No, fai la brava, no, Fede’-

Ma io sono già in ginocchio, a baciargli il sesso, sotto l’acqua che scorre e intanto penso
che mi sono sforzata davvero di esserTi fedele, lo sono stata per un mese intero’
poi’sì, Paolo &egrave sposato , ho infranto la mia regola numero UNO, ma non succederà mai più, &egrave stata una eccezione ; ma non &egrave proprio l’eccezione che conferma la regola?

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