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La riunione

By 29 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardo fuori dalla finestra, la classica giornata della Milano che lavora; il cielo grigio con la foschia che intorpidisce e arriva fino alle ossa.

Il freddo del cristallo sulla guancia mi fa sentire grigia come il cielo che vedo dalla finestra. Sono sdraiata a pancia in giù, braccia aperte sul tavolo della teleconferenza; il mio padrone mi ha detto di aspettarlo lì.

Sento la porta che si apre e il passo pesante di un uomo che entra, un brivido di eccitazione mi corre lungo la schiena. La porta si chiude ma non sento lo scatto della chiave. Placo l’istinto di girarmi.

Sento dei passi che si avvicinano e poi una mano che scende sulla spina dorsale fino all’anca sinistra.

All’improvviso le sue mani mi afferrano per i fianchi e mi trascinano verso il bordo del tavolo in modo da essere completamente esposta. Sento lo spigolo freddo del cristallo che spinge contro la carne calda. A parte il tubino blu e le perle non indosso altro; il mio padrone mi ha ordinato di lasciare il perizoma sulla tastiera del pc.

Le sue mani si staccano per un momento che sembra eterno e una mano mi accarezza pesante dall’inizio della fica fino all’incavo, spingendo con il pollice proprio in mezzo. La sua mano &egrave calda e avvolgente, mi sento completamente in suo potere. La leggera pressione sull’ano mi fa provare una sensazione di piacere mista ad attesa. Mi massaggia con delicatezza, la fica completamente nella sua mano. Sento che mi bagno e mi sento liquefare sul quel tavolo che una volta era fresco; adesso sembra che bruci.

La sua mano si stacca di nuovo e lo sento armeggiare con la cinta dei pantaloni. Sento sfilare i passanti uno a uno; silenzio. Credo di aver capito cos’ha intenzione di fare, ho paura ma non voglio muovermi. Riesco a percepire la sua eccitazione che cresce e immagino l’espressione compiaciuta sul suo viso. Un’improvvisa sensazione bruciante mi fa urlare di dolore. Lui si china verso di me: ‘Shhiii, o ti sentiranno’ e poi un’altra cinghiata. ‘Voglio che a ogni colpo conti e dici – grazie padrone’. Frustata: ‘Uno, grazie padrone’; frustata sul retro della coscia, il dolore &egrave lancinante: ‘Due, grazie padrone’. Un’altra frustata, più forte, sull’altra coscia: ‘Tre’, mi trema la voce. ‘Non ho sentito!’, il terrore di un altro colpo mi strozza le parole in gola. Un’altra frustata, urlo: ‘Quattro, grazie padrone’.

Afferra il filo di perle e lo arrotola intorno alla mano, lo sento che mi stringe la gola e mi strappa la pelle; mi tira a se, sento il suo alito caldo sulla nuca: ‘E adesso dimmi la proiezione del quarter’; io resto interdetta.

‘Clara, puoi venire a mostrarci la proiezione del trimestre?’. In un attimo mi riprendo, intorno al tavolo nove persone che mi guardano come se fossi un essere di un altro pianeta. Mi rendo conto che mi ero persa nei miei pensieri: ‘Merda!’.

Mi alzo in piedi con molta calma, devo stare attenta a come mi muovo, la gonna &egrave troppo corta e gli slip sono nel cassetto della scrivania. Le ho tolte prima di entrare perché il mio padrone ha voluto così.

Presento la proiezione con dovizia di dettagli ma riesco solo a pensare che sotto il vestito sono nuda e che in un’altra città il mio padrone mi sta immaginando così. Non riesco a contenere una smorfia di velato piacere. Davanti a me nove uomini in giacca e cravatta che continuano a fissarmi le gambe non rendono la cosa più facile. Sembra si siano accorti che oggi, a parte il vestito, c’&egrave qualcosa di diverso in me.

Vedo il mio telefono illuminarsi, poco lontano da me. Deve essere lui che scrive. Mi chino in avanti, completamente dimentica del fatto che non porto le mutande. Afferro il telefono e mentre l’AD mi parla leggo il messaggio: ‘Sei seduta?’. Rispondo distrattamente al mio interlocutore, faccio la chiusa della mia presentazione e corro a sedermi.

‘Adesso sì’.

‘Attiva la vibrazione e ficcati il telefono fra le cosce. Deve essere vicino al clitoride. Fai in fretta, ti chiamerò solo una volta, fra un minuto’.

Io mi guardo intorno, sono tutti concentrati sui numeri, nessuno fa caso a me; prendo il telefono e lo faccio scivolare sotto la gonna, fra le cosce. La mia fica già pulsa al solo pensiero che lui stia pensando a me.

Il telefono comincia a vibrare. Cerco di restare impassibile ma il sangue affluisce copioso. Mi muovo piano sulla sedia cercando di non dare nell’occhio ma &egrave quasi impossibile. Immagino il mio padrone all’altro capo del telefono e mi sale una vampata di calore. Inarco la schiena per spingere il telefono contro la sedia così da sentirlo vibrare fin dentro la figa. Oddio, non immaginavo potessi arrivare a tanto. Sento una goccia di sudore che mi scivola lungo la nuca. Il telefono smette di vibrare. Lo riprendo.

‘Ti prego chiama ancora, ti supplico’.

‘Magari più tardi’non voglio viziarti’.

‘Vorrei che mi viziassi in altro modo’.

‘Dovrai meritarlo’.

‘Tutto quello che vuoi padrone. Tutto.’

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