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La segretaria del mio capo

By 23 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo mesi di promesse (anzi le chiamerei minacce) via email e communicator era finalmente arrivata la resa dei conti.
La segretaria del mio capo era li davanti a me nella stanza d’albergo che avevo prenotato in centro a Milano. Fisico statuario, curve mozzafiato, visino d’angelo e lingua diabolica. Alta, fisico asciutto e atletico, una quarta soda come non ne avevo mai viste prima. Culetto brasiliano e cosce perfette. La cosa che mi faceva più impazzire era la sua caviglia sottile e tornita in quelle scarpe da gran troia.
Mi guardava con aria di sfida con la sua camicetta un pò sbottonata che lasciava intravedere le due grandi tette che avevo sognato per gli utlimi sei mesi.
Forse da li a poco sarei riuscito a metterci le mie mani sopra, ad affondarci il viso in mezzo e a succhiare quei capezzoli già eccitati.
Ma con lei nulla era scontato.
Sarebbe anche potuto finire con un nulla di fatto.
Certo, da come era vestita sarebbe stato proprio un peccato. Bastava guardare le sue scarpe e la sua camicetta per eccitarsi. Ed infatti io lo ero. E i miei pantaloni non mi aiutavano certo a nascondere la mia eccitazione. Lei ogni tanto buttava un’occhio sul mio pacco rigonfio e mi guardava con una risatina.
Eravamo li uno davanti all’altra.
Io fremevo dal desiderio di metterle le mani addosso ma sapevo che non potevo.
Mi avvicinai parlandole del più e del meno. Le girai un paio di volte intorno avvicinandomi sempre di più al suo corpo. Fino a che non mi fermai dietro di lei a un centimetro di distanza. Sentivo il miio pacco premere e spingere perch&egrave lo appoggiassi al suo sedere, ma ancora non era il momento. Quindi mi misi a parlarle con la mia bocca molto vicino al suo orecchio, raccontandole di quanto mi aveva fatto soffrire facendomi aspettare tutto questo tempo e che le avrei restituito pan per focaccia.
Alla sua ennesima risatina mi tolsi la cravatta e con una mossa veloce le legai i polsi dietro la schiena.
Poi tirai fuori dalla mia tasca una benda e le coprii gli occhi.
Lei protestava, ma in realtà stava al gioco.
Presi un bicchiere di ruhm e mi avvicinai di nuovo a lei da dietro.
Stavolta mi appoggiai. Fortunatamente lei aveva le mani appoggiate all’altezza della vita e quindi riuscii ad appoggiare per bene la mia asta nel suo solco, facendole passare il mio braccio sulla pancia.
Con l’altra le avvicinai il bicchiere sotto il naso facendole sentire il forte odore del ruhm.
Poi gliene feci sorseggiare un pò mentre continuavo a muovere molto lentamente la mia asta nel suo solco.
Quindi feci cadere un rivolino del prezioso liquido nella sua scollatura.
Mi allontanai e presi il mio frusino, Una specie di mocio vileda con le strisce fatte di pelle.
Mi avvicinai mentre lo facevo schioccare nel vuoto per farle sentire il rumore visto che non poteva vedere.
Quindi cominciai a colpirla.
Sul sedere, sulle gambe, sulla schiena e infine sulle sue grandi tette.
I suoi capezzoli si stavano eccitando sempre di più.
Le sbottonai la gonna e la feci scivolare a terra.
Con i suoi altissimi tacchi e le autoreggenti era veramente arrapante.
Quindi cominciai a darle più colpi sul sedere e a farle scorrere il manico nel solco. I capezzoli reagivano bene.
Era arrivato il momento tanto atteso.
Lentamente sbottonai la camicetta, e mi godetti lo spettacolo delle due grandi tette che venivano allo scoperto. Erano contenute da un reggiseno molto sexy che non riusciva però a fermare i capezzoli eccitati.
Lentamente con il manico del frustino feci venire fuori le tette dal reggiseno e gli assestai due belle frustate. Il capezzolo divenne ancora più turgido e io quasi non resistivo più dalla voglia di morderlo.
ma continuai a giocare con il frustino facendo passare il manico tra i due seni e poi dando qualche frustata.
Ma non resistii a lungo. La presi e la scaraventai sul letto. Poi mi tuffai con voracità su quei due grossi e sodi seni.
La mia lingua vorticava intorno ai capezzoli mentre le mie mani li palpeggiavano da sotto. Le ero entrato tra le gambe appoggiando un ginocchio alla sua patatina che massaggiavo mentre mi dedicavo ai suoi seni.
Li leccavo, li stringevo, li succhiavo con voracità godendomi fino in fondo quel momento che avevo aspettato per tanto tempo.
Il mio ginocchio era bagnato dei suoi umori, avrei voluto spostare li la mia lingua ma non riuscivo a staccarmi da quei capezzoli. Ero come calamitato.
Godevo nel sentirmeli in bocca. Nel sentirli duri e turgidi.
Ma le stavo anche dando troppo piacere.
Era ora di cambiare registro.
La afferrai per la vita e la girai mettendola a pancia in giù. Poi, sempre afferrandola per il bacino, le alzai la vita facendola mettere in ginocchio ma con la testa e le spalle poggiate sul materasso. Le gambe un po larghe.
Lei era sempre bendata e con le mani legate dietro la schiena.
Mi si presentava uno spettacolo veramente eccitante!
Il mio cazzo mi faceva male da quanto era duro!
Mi avvicinai e sempre da dentro i pantaloni lo appoggiai al suo culetto. Era morbido ma sodo allo stesso tempo.
A sentire il mio contatto lei accennò un movimento come per dire “non vedo l’ora che entri”. Era proprio quello che volevo percepire.
Quindi presi di nuovo il mio frustino e le diedi un forte colpo sul sedere. Arrivò completamente inaspettato per lei e la fece sussultare.
Quindi la accarezzai con la mano sfiorandole anche la patatina protetta ancora dal suo perizoma.
Quindi le diedi un altro folte colpo.
Questa volta oltre al sussulto ci fu il primo gemito. “Aaaaahhhh”. Voleva essere di dolore, ma quello che era uscito dalla sua bocca era piacere puro.
Le diedi altri due colpi decisi e forti. E tornai a sfiorarle la patatina con la mano. Stavolta il perizoma era decisamente fradicio.
Lo afferrai ai due lati del filo verticale e con un colpo secco lo aprii.
La mossa la fece eccitare oltremodo e vidi un rivolo di umore uscire dalla sua patatina.
Quindi misi i miei due pollici all’altezza del suo buchino e con le mani le allargai per bene i glutei aprendomi completamente il varco verso la sua fighetta.
Quindi mi abbassai e con la punta della lingua passai tra le sue grandi labbra per assaporare il suo sapore.
Era buono. Anzi era divino!
La mia lingua passata in modo da aprire appena le sue grandi labbra la fece trasalire.
Ero tentato di tirare fuori il mio cazzo ormai esplosivo e di penetrarla senza troppe storie. Ma non lo meritava.
Mi aveva fatto aspettare troppo ed era stata troppo stronza con me.
Presi quindi un plug anale. Lo infilai nella sua fighetta per intingerlo di umori.
La sua consistenza vetrosa e fredda la fece trasalire una volta ancora.
Ma non sapeva cosa la aspettava.
Lo appoggiai al suo buchino.
“NOOOOOO ti prego non lo fare! non voglio non l’ho mai fatto e poi te l’ho detto già mille volte che il mio buchino non si tocca”
Non le risposi nemmeno. Con una spinta dolce ma decisa della mia mano lo feci entrare tutto. E devo dire che le sue dimensioni non erano proprio trascurabili.
“AAAARRRGGGGGHHHHHH me la paaaghiiiiiiiii…. sigh sigh”
Le lacrime che uscivano dai suoi occhi erano vere.
Ma da li a poco le sarebbe passato tutto.
Massaggiai lentamente il suo culetto con il plug in modo da farla abituare.
Qualche minuto dopo i singhiozzi erano passati e il respiro affannato si era calmato.
Quindi con il mio frustino cominciai ad accarezzarle la fighetta e il culetto.
Le carezze piano piano cominciarono a diventare più vigorose fino a diventare dei veri e propri colpetti.
Facev o in modo che le strisce di pelle colpissero contemporaneamente la base del plug il solco apertissimo della sua fighetta e il clitoride.
Ad ogni colpo sentivo un “AAAAAHHH”. Ormai non era più dolore ma piacere.
Quei gemiti mi facevano eccitare da paura.
Ogni tanto alternavo questi colpi sul suo sesso a delle frustate vere e proprie sulla schiena o sui glutei.
In quel caso il gridolino era evidentemente di dolore.
Ma subito dopo ricominciavo sul sesso e il grido si tramutava in piacere.
Il mio cazzo stava esplodendo.
Lo tirai fuori senza fermarmi con le frustate.
Lo tenevo in mano: era turgido e gonfio con la cappella completamente rossa e pulsante. Era uno spettacolo vederlo. Peccato le non potesse goderselo.
Le diedi una fote frustata sulla schiena e lo infilai con un colpo secco fino in fondo. La presenza del grande plug nel suo culetto rendeva la sua fighetta stretta e ancora più piacevole.
Lei emise un singhiozzo.
Io cominciai a pomparla.
Ad ogni spinta arrivavo fino in fondo e il mio pube dava un colpo alla base del plug. Probabilmente stava veramente godendo come una porca.
Un bel cazzo duro nella figa che la pompava senza risparmiarsi e il plug che ad ogni spinta le dava la sensazione di essere scopata contemporaneamente nel culetto.
Beh come prima volta credo non si potesse proprio lamentare.
Per scoparla meglio e per godermela ancora di più la afferrai per le sue grandi tette abbassandomi quasi completamente sulla sua schiena.
La scopavo con violoenza animalesca. I suoi gemiti erano sempre più intensi e forti.
Io stavo godendo da paura ma lei non era da meno.
Aumentai il ritmo quidato dai suoi gemiti. Era davvero una porca quando scopava. Adesso stava muovendo il bacino e contraendo la sua fighetta facendomi godere ancora di più.
Con un ultima spinta violenta emisi un grido e contemporaneamente a lei raggiunsi l’orgasmo.
Le venni copiosamente nella fighetta.
Lo tirai fuori appena ebbi ripreso fiato. Il mio frustino tornò a colpirla sul sul sesso. Ogni colpo adesso era come una scossa elettrica per lei.
Ogni tre colpi era un orgasmo.
Al decimo cominciò a supplicarmi. Al quindicesimo mi fermai.
Il mio cazzo era pronto di nuovo…. ma la sua fighetta l’avevo già assaporata….

Continua? Fatemi sapere…

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