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Racconti Erotici Etero

LA STANZA ERA INONDATA DI FUMO

By 3 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

La stanza era inondata di fumo.

Oh, già, perche alla bella fumare piaceva molto! lo direi che le piacesse tutto ciò che sapeva di beffardo e malizioso, di sadico e un po’ perverso.Ma era splendida, sapete? Splendida come quella stanza, adorna di gioielli e preziosi, di rubini e specchiere intarsiate. E mi ricordo come ammirava quei grandi ricami scolpiti nel legno e bagnati nell’oro, le sembrava fossero corpi nudi avviluppati gli uni negli altri, corpi che amavano e soffrivano, corpi che si torcevano allo spasimo, corpi che ansimavano, e morivano nel piacere. . Era così che le sarebbe piaciuto vivere.

Oh, sì, yeah!

Come quella sigaretta che le si spegneva tra le labbra, a poco a poco, quella sigaretta che lei sapeva far godere lentamente, estinguendone il fuoco un po’ per volta, un po’ per volta, toccandola con la lingua. Ahhh !

Era bello vivere nella ricchezza e nel lusso, eh, mon tr&egravesor?

Ma guardati, guardati pure nella specchiera comperata con il denaro di papà! Bambola dagli occhi verdi e i capelli biondi, le labbra sepolte sotto un rossetto color corallo, vestita di seta, perduta in quella grande stanza tappezzata di seta di Persia e di perle, nel giorno del tuo diciottesimo compleanno!

E con le mani d’ alabastro ti tocchi i capezzoli disegnati da Venere, le braccia nude, agghindate di bracciali d’oro, le dita incatenate ad anelli di topazio !
Una voce ti riscuote, ti richiama al piacere, ti sussurra, ti senti carezzare da lunghi boccoli turchini e da un corpo nudo come il tuo.

E’ Venere!

E’ Venere, che ti chiama alle gioie, al lusso, perché la vita &egrave una sola, una sola, una sola!

– Oh, guarda, amica mia, sorella mia, ti ridono gli occhi baciati di smeraldo, ti fremono le membra, e non desideri altro che il godere, per cui sei nata! Le tue grandi labbra sono fatte per l’amore, e Piacere generò le tue forme splendide! Hai il volto di fanciulla e la pelle bianca quanto la mia. ..Lasciati toccare e sfiorare, oh, lasciami fremere insieme a te, lascia che l’orgasmo ci travolga entrambe, sì, entrambe! Prendi una di queste perle e. strofmala forte dove più sei donna! Fra le gambe, contro il tuo corpo d’avorio! Ancora, ancora, ancora, più forte’ Vieni insieme a me nel mondo della fantasia e dell’eros! Ah! Così!

Il din don lento e sublime dell’orologio barocco la riscosse. Fu quella la prima volta della sua vita in cui si abbandonò ai piaceri dell ‘autoerotismo.

Ma non sarebbe stata I ‘ultima, oh, no, certamente no, si disse, mentre spegneva negligentemente la sua sigaretta nel posacenere intarsiato di madreperla, nello stesso modo in cui avrebbe voluto spegnere la propria vita. Tanto!

Prima o poi bisognava morire, a che serviva pensarci?

Ah, evviva chi vuole fare tutto nella vita, evviva chi vuole correrla a cento all’ora, senza voltarsi mai indietro e senza fermarsi mai!

Sai, &egrave strano, &egrave immensamente strano, Francois, che tu porti un nome da uomo. Mi piaci, quanto i tuoi occhi di luna e di stelle’

Questo disse, parlando da sola, mentre si guardava allo specchio, lasciando fuggire dalle labbra un ultimo sbuffo di fumo. Sì, le avevano dato un nome da uomo, era stato papà a volerlo, quel papà che lei odiava allegramente, e che per fortuna non vedeva mai, o quasi.
Ricordo che un giorno avevano scopato insieme. ..Ah, era stato proprio come tirare del crac!

Si affacciò alla finestra. Il vento della sera scompigliava i suoi lunghi boccoli biondi, mentre guardava Notre-Dame e la Senna avvolte nel primo e ultimo tramonto del 24 Juillet 200l.

Cielo!

Ma era immenso, era immenso, immenso!

Tutto passa! Anche la mia stupida vita! Mamma mia, oh, mamma mia, che paura!

Questo si diceva, allegramente, consapevole che tutti, dalla piazza, tutti, la guardavano, ammirando il suo volto di bambola e i suoi capelli biondi, disegnati dalla tenerezza. Ricordo che da allora non rividi mai nessuna bella come lei, in tutta la mia vita.

Oh, cara Fran’ois, come mi piacerebbe stringerti e abbracciarti! Ti rivedo davanti ai miei occhocchi appassionati, le belle gambe accavallate, velate da calze nere, la sigaretta stretta negligentemente tra le labbra, fatte per i baci. Ti carezzo le guance bianche, e la bocca piena di profumo. Ti spoglio con il pensiero, le mie mani vagano sulle tue forme dolci e irripetibili.

E’ come scopare, ah, sì, scopare, quella cosa che ti piace tanto! E lo facciamo su uno dei tavoli da gioco della Capitale di Francia, dopo che ti sei tolta i guanti di velluto nero, e le belle calze nere a mezza coscia, dalla bocca appena contorta per il piacere di sfuggono sospiri, i tuoi seni grandi si alzano e si abbassano ritmicamente, mentre il fuoco ti consuma. Intorno a te, sul bel tavolo verde dove sono scarmigliati disordinatamente i tuoi bei capelli, le carte, con cui i giocatori d’azzardo avevano giocato l’ultimo poker.

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