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La storia della mia vita sessuale

By 17 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 1

Mi presento, mi chiamo Paola.
Sono una studentessa di 25 anni ed ho una relazione con un uomo di 48. Il suo nome &egrave Roberto ed &egrave un amico di famiglia da prima che io nascessi. Quand’ero piccola &egrave sempre venuto in vacanza con noi e io l’ho sempre considerato come uno zio.
Tutto iniziò il giorno del mio 18′ compleanno, da qualche mese io provavo qualcosa per lui.
La festa si tenne nella casa della mia famiglia come di consueto, con i parenti e qualche amico. Robi mi chiese di salire nella mia cameretta dicendomi che aveva una sorpresa per me.
Sul mio letto trovai un pacchetto regalo, e dentro c’era un bellissimo abito da sera color perla, con lo spacco sulla coscia e una generosa scollatura davanti. Non sapevo che cosa dire, era un vestito che costava almeno trecento euro. Lo abbracciai e decisi di provarlo subito così da farlo vedere anche ai miei genitori.
Del tutto disinibita nei suoi confronti (mi aveva vista crescere) mi spogliai davanti a lui. Sotto avevo un perizoma e un reggiseno a fascia. Notai però un bozzo sulla sua patta e rossa per la vergogna mi voltai con le mani sul viso, mentre lui completamente imbarazzato mi chiedeva scusa e mi supplicava di non dirlo a mio padre. All’inizio non seppi cosa dire, però poi presi coraggio sapendo che lo avevo in pugno mi girai a guardarlo.
Senza dire una parola mi avvicinai a lui e mi inginocchiai davanti alla sua zona pubica. Ignorando le sue proteste gli mandai giù la zip e tirai fuori il suo membro.
Restai per alcuni istanti in adorazione davanti a quell’enorme arnese, solo in seguito scoprì che il suo cazzone &egrave lungo 27 cm. Iniziai a leccargli la cappella poi la abbracciai con le mie labbra e andai avanti finch&egrave buona parte del suo pene fu nella mia bocca, penetrandomi la gola con la punta. Andai avanti massaggiandogli le palle con la mano sinistra per alcuni minuti, fino a che sentì il suo cazzo irrigidirsi e avvertii un’ondata di liquido denso e salato inondarmi le goti.
Cercai di berlo tutto, però siccome il suo pisello mi riempiva completamente la bocca non riuscii ad ingoiarlo e mi dovetti staccare da esso per non soffocare. Iniziai a sputacchiare un misto di saliva e sperma bagnandomi completamente il perizoma. Lui, ormai preso dall’eccitazione, si spogliò e mi pulì la bocca con le sue mutande.
Poi iniziò a palparmi delicatamente i seni dicendomi che aveva sempre desiderato assaporarli. Detto ciò si chinò ed iniziò a ciucciarmi il capezzolo sinistro, come se volesse succhiarmi via il latte, e con la mano sinistra intrufolò prepotentemente due dita nella mia vagina, che non era vergine ma comunque molto stretta. Sentivo la sua lingua avvolgermi il capezzolo e le sue dita esplorare la mia vulva, ero in estasi.
Dopo un po’ ebbi un orgasmo e pensai di doverlo ringraziare. Lo feci sedere sul letto, mi misi davanti a lui ed avvolsi il suo cazzo tra le mie tette( che all’epoca erano già sviluppate come ora) ed iniziai a fargli una spagnola. Gli piacque molto, perché dopo appena 2 minuti mi spruzzò un’altra ondata di sborra sulla faccia, che io leccai avidamente.
Ora, dovete sapere che Roberto &egrave un uomo alto 1.90m e abbastanza muscoloso, quindi non mi stupì quando mi prese in braccio e iniziò a scoparmi in aria. Io gli strinsi le gambe dietro la schiena per aiutarlo a tenermi ed andammo avanti a scopare per 15 minuti buoni in quella posizione. Io, impalata sul suo bastone, lui potente come un toro da monta.
Quando infine lui raggiunse l’orgasmo, mi adagiò sul letto e mi lavò la pancia. Guardai esausta verso la sveglia: eravamo di sopra da 43 minuti. Dissi a Roberto di andare di sotto per non far sospettare dell’assenza i miei genitori, mentre io mi facevo una doccia veloce. Lo baciai appassionatamente, intrecciando la mia lingua con la sua, poi corsi felice come una matta verso il bagno.
Da quel momento iniziai ad andare a dormire a casa sua una volta a settimana, con la scusa che abita vicino ad una discoteca famosa, così i miei erano più sicuri che nessuno approfittasse di me sulla via del ritorno.

Capitolo 2

Mi svegliai nel mio letto, a casa, con una dolce sensazione umida tra le gambe. Mi eccito sempre da morire quando sogno la mia prima volta con Rob. Era la mattina del 29 ottobre, poche ore dopo sarei dovuta partire per andare da Rob per passare Halloween a casa sua. Mi alzai con calma e mi avviai in bagno a farmi una doccia veloce. Presi lo shampoo dall’armadietto e mi infilai sotto la doccia. L’acqua cadeva con violenza sulla mia testa, scorrendo velocemente lungo le spalle,il seno, fino a gocciolare dai miei capezzoli inturgiditi dal freddo. Era un momento di estasi, che fu bruscamente interrotto dal bussare di mia madre alla porta che mi diceva che ero in ritardo. Uscii dalla doccia, mi rivestii in fretta e andai in macchina a casa di Rob.
Appena arrivata venne ad aprirmi la porta.
-Ciao amore! Come stai, dormito bene?
-Certo Rob, sono elettrizzata per questo weekend. Hai già pensato a cosa potremmo fare?
-Sicuro, ho tutto un programmino speciale per te, ti ho preso anche un costume da mettere. Io vado un attimo in ufficio a finire una cosa, tu intanto entra e mettiti comoda.
Non me lo feci ripetere due volte, andai in camera e mi misi dei vestiti comodi: dei leggins militari e una felpa bianca che (per la gioia di Rob) mette vistosamente in risalto la mia quarta di seno.

Alle nove Roberto si decise infine a darmi i vestiti per la serata, dicendomi di metterli subito senza fare domande.
In realtà nella mia mente le domande erano molte, perché nella sporta che mi aveva dato c’erano: un perizoma nero semitrasparente che non lasciava nulla all’immaginazione, un reggiseno a balconcino nero, delle calze auto reggenti nere, una camicetta che sarà stata due taglie in meno della mia, facendo sì che le mie tette rischiassero di far saltar via i bottoni da quanto erano compresse, una minigonna che faceva fatica a coprire il perizoma e dei tacchi a spillo vertiginosamente alti. Il classico abbigliamento di una puttana di lusso. Li indossai titubante, e chiesi a Roberto perché ero vestita a quel modo.
Gli ci vollero un paio di minuti per riuscire a parlare, ero una bomba vestita così, ed infine disse:- Ricordi che mi hai sempre detto di voler fare la ballerina, e di voler conoscere i miei amici? Beh, ho trovato il modo per farti raggiungere entrambi gli obiettivi. Per sta sera ho prenotato una stanza privé al Blueside, dove ballerai per me e i miei amici.
-Quindi mi stai proponendo di fare la puttana per i tuoi amici? Non ci pensare neanche!
-Eddai Paoletta, sono simpatici vedrai che ti piaceranno. E poi sono pieni di soldi, hanno già detto di volerti riempire di banconote.
-Mh.. va bene dai. Solo perché ti amo.

Andai in bagno a truccarmi e sistemarmi i capelli, poi ci recammo al Pub. Il Blueside &egrave un locale abbastanza famoso nella zona, un pub dove andare a bere una cosa con gli amici e, a quanto pare, un posto comodo dove degli adulti possono appartarsi e stare a loro agio.
Lungo la strada discutemmo ancora sul piano della serata – Robi, io non sono ancora sicura di riuscire a fare quello che mi chiedi. Si tratta pur sempre di uomini che non conosco, e poi non lo ho mai fatto prima..
-Tesoro te l’ho detto, sono amici miei, persone di cui fidarsi, che vogliono solo passare la serata in tranquillità lontani dai loro pensieri. E poi, ricordi il viaggio a Parigi che volevamo fare, beh grazie a loro &egrave già tutto pagato.
Stavo per ribattere, ma dal suo tono capii che il discorso era chiuso, quindi passai il resto del viaggio pensando a come avrei reagito alle richieste di quei maniaci..quando vidi l’insegna al neon del Blueside.

All’interno il Blueside &egrave un locale senza troppe pretese, con un lungo bancone pieno di sgabelli, qualche tavolino sparso in giro e una musica soft di sottofondo. Il classico posto dove passare una serata con gli amici.
Anche se qualora che ci attende non era quella che definirei una classica serata.

Robi si diresse da Alex, il barista, che ci porse un paio di drink e ci accompagno nel retro. Lì c’era una porticina che nascondeva una scala a chiocciola che saliva al piano superiore. Non ero mai stata al piano si sopra, ci ritrovammo in una stanza circolare con divanetti a muro e finestre coperte da tende. Il pavimento era coperto da una soffice moquette lilla e al centro della sala un palo di metallo lucido faceva da ponte tra soffitto e pavimento.
Ma prima di vagare per la stanza il mio sguardo di fermò sui quattro uomini seduti sul divanetto opposto all’ingresso. Non li avevo mai visti, ma bastava guardarlo per capire che non erano coetanei: c’era un ragazzetto che poteva avere circa la mia età, forse qualche anno in meno, due uomini sulla trentina &egrave un vecchio che avrà avuto poco più di 60 anni.

Facemmo le presentazioni, il giovane si chiamava a John, e come pensavo era più piccolo di me, 22 anni. Poi Luca ed Elia, rispettivamente 29 e 31 anni, e infine Antonio, detto Toni, 67 anni. Tutti sembravano conoscere Rob tramite il lavoro.

-Beh che vi dicevo? &egrave o non &egrave la ragazza più bella che abbiate visto?
E poi rivolgendosi a me, dai tesoro, fagli vedere di cosa sei capace, inizia a ballare per i nostri amici.

Ingollai in un sorso il drink che ci aveva dato Alex e mi avviai, rossa come un peperone, al palo. Inizia a strusciarmici contro, avvolgendolo con le mie cosce e premendolo contro la mia vulva che, ahim&egrave, era già fradicia di umori. Non volevo ammetterlo, ma quella situazione mi stava eccitando da morire.
Più mi muovevo, più prendevo coraggio, mi slacciai la camicia iniziando ad emettere gemiti e sculacciarmi il culo, girandomi vedere l’effetto che stavo esercitando sugli spettatori. E ciò che vidi mi diede ancora più carica, Antonio era già col cazzo duro in mano, e nei pantaloni degli altri uomini si intravvedeva già un discreto gonfiore sulla patta.

Poi qualcuno urlò il mio nome, era Luca che stava vendendo verso di me. Mi afferrò le tette da dietro e si strinse a me, spingendomi la mazza contro il culo attraverso il tessuto, mi girai e mi accovacciai davanti a lui, gli calai là zip e iniziai a segarlo, facendogli dei massaggi con la lingua alla base del glande.
Ehi Luca, non te la terrai mica tutta per te, portala qua che voglio accarezzarle quel bel culetto.
Non riconobbi la voce che pretendeva la mia presenza, ma mi alzai e tenendo saldamente il cazzo di Luca nella mano, lo trascinai verso i divanetti, come un padrone porta a spasso il proprio cane.
Appena arrivati, Marco mi tolse il reggiseno e iniziò a tracciare cerchi con la lingua intorno ai miei capezzoli, il tutto mentre si menava l’uccello.
Antonio mi fece segno di andare a sedermi sulle sue ginocchia, dove, scostando il perizoma, mi impalai sul suo pisello, continuando a segare Luca con la mano.
Mi accorsi in quel momento che Roberto non era più nella stanza, stavo per chiedere dove fosse andato, quando un dolore lancinante mi spezzò il fiato.
Qualcuno doveva avermi infilato un mattarello nel culo per il male che sentivo, e tra le risa degli altri capii con un misto di terrore e ammirazione che si trattava del cazzo di John, e che era famoso per averlo grosso più o meno come un cavallo! Nessun problema se non fosse che io non lo avevo mai preso nel culo.
Sentivo il mio ano spaccarsi, e quel siluro farsi strada tra le mie viscere, mentre le mie chiappe si aprivano come le sponde del mar rosso al passaggio di Mos&egrave. Iniziai addirittura a lacrimare per il dolore, mentre Antonio continuava a darmi botte così forti nella figa da farmi sobbalzare a ogni colpo.
Sentivo tutto il mio corpo tremare, ma più mi facevano male, più godevo, e iniziai ben presto a incitarli a fare del loro meglio, che così non mi bastava. Marco salì in piedi sul divanetto di fianco a dove era seduto Toni e iniziò a schiaffeggiarmi col suo membro sulla guancia, spingendo contro le mie labbra per farlo entrare. Lo accolsi con molta gioia, avevo la gola secca, e un po’ di sborra mi avrebbe fatto sicuramente bene.
Glielo presi tutto in bocca, fino ad arrivare a sfiorargli le palle col labbro inferiore, muovendo la lingua all’impazzata sulla sua cappella, come a cercare un buco dove infilarla. Il poveretto non ce la fece più e dopo pochi minuti mi riverso in bocca tutto il suo nettare. Doveva essere molto tempo che non sborrava, perché il liquido era denso e pieno di sapore. Lo bevvi tutto e poi mi lanciai in un orgasmo lungo e fortissimo, venendo copiosamente dalla figa. Toni tolse il suo cazzo dalla mia figa per farmelo leccare, ma John non sembrava ancora soddisfatto, tolse il suo cazzo dal culo e me lo infilò nella figa, aiutato dai liquidi che stavo ancora producendo.
Dopo qualche attimo iniziò ad ansimare e mi sborrò litri di sperma nella vulva, così tanta che appena tolse il cazzo, iniziò a gocciolarmi fuori lungo le gambe.
Mi sedetti e presi fiato, indossavo ancora la minigonna, che era salita all’altezza dell’ombelico per permettere a quelli di sodomizzarmi. Le auto reggenti strappate nella foga, il mio reggiseno lanciato assieme alla camicetta in un angolo della stanza.
Mi alzai e corsi incontro a Luca, che non aveva ancora avuto la sua razione di figa. E mentre lui mi sfondava da quel lato, io mi trovavo accerchiata dagli altri tre, che con il cazzo in mano, erano pronti per il secondo round.

E mi ero totalmente dimenticata di Roberto.

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