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La storia di come la mia verginità posteriore non è andata a mio marito

By 11 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Siamo una coppia di Roma, sposati da poco.
Il mio nome &egrave Elisa, 30 anni, sono discretamente carina: non si girano tutti a guardarmi, ma se mi sistemo faccio la mia figura, grazie soprattutto al mio punto forte: la mia terza misura di seno, ferma e soda, che sta su perfettamente anche se non indosso reggiseno.
Il mio maritino invece si chiama Alessandro, ha due anni più di me, e per me &egrave l’uomo più bello del mondo, anche se di certo non ama mantenersi in forma, come dimostra una certa pancetta.
E’ stato lui ad iniziarmi alle gioie del sesso, qualche anno fa. Sono sbocciata tardi e sono arrivata a 26 anni totalmente vergine, quasi come se lo stessi aspettando.
Naturalmente lui &egrave l’unico uomo ad avermi avuta’ beh, fino a questa storia.
Ma andiamo per gradi. Come detto, tutto quello che ho fatto, in campo sessuale, &egrave stato grazie a lui.
Gradualmente ho scoperto il piacere di essere sfiorata, toccata, leccata, e di ricambiare, anche se lui ha sempre preferito dare che ricevere.
Per questo motivo, ad esempio, non ho ancora imparato a fare un pompino decente: mi limito a qualche leccatina, a succhiarlo un po’, ma non riesco a impegnarmi a fondo e anche mio marito preferisce subito passare ad altro.
Lui invece passa davvero tanto tempo a leccarmi, e dappertutto’ anche dietro. All’inizio provavo un po’ di fastidio, ma poi ci ho preso gusto. Naturalmente mi ha subito fatto capire che avrebbe desiderato fare ben altro col mio sederino che leccarmelo, ma sono riuscita a tenerlo a bada, promettendo di fargliene dono una volta sposati.
E proprio quando avrebbe avuto la possibilità di spingere per ottenere l’agognato premio, le cose sono andate piuttosto diversamente.
Generalmente, quando facciamo sesso, io gli chiedo di raccontarmi delle sue ex: non so perché, ma mi piace sapere le porcate che faceva prima di conoscermi, mentre io ero ancora casta e pura.
Poi ovviamente lui mi dice sempre che io sono la migliore, e questo mi eccita. In genere, inoltre, mi dice anche che lo fa impazzire che io sia stata solo sua, e che ‘la mia fica ha la forma esatta del suo cazzo’.
Una di queste volte, però, mi sorprende dicendomi che ogni tanto gli capita di pensare che tutto sommato gli dispiace che io non abbia avuto altre esperienze, e che sarebbe bello se anche io potessi raccontargli qualche porcata fatta con altri.
Mi propone di immaginarlo, e di descrivergli cosa vorrei fare con un altro uomo. Per rendere la cosa ancora più piccante, mi chiede di pensare a una persona vera, magari qualcuno che conosciamo.
Il primo nome che mi viene in mente, quasi di getto, &egrave quello di un suo collega, Emanuele, che conosco anche io poiché abita nella nostra stessa zona.
Emanuele &egrave un bel ragazzo, il classico tipo bello e ‘dannato’, che riesce a provocare nelle donne un’attrazione quasi primordiale’ ammetto di esserci cascata anche io.
La cosa pare eccitare mio marito, che preso dal momento mi confessa anche un particolare interessante, ovvero che dopo averlo visto nelle docce dopo una partitella di calcetto tra colleghi, può asserire che oltre ad essere un bel ragazzo, &egrave anche particolarmente ben dotato, di certo più di lui.
Questo pensiero mi fa scoccare una scintilla: non mi ero mai fatta problemi per le dimensioni, essendo l’uccello di mio marito l’unico provato, per cui non mi ero mai chiesta cosa si potesse provare ad essere riempita di più’ fino a quel momento.
Il solo pensiero mi ha fatta godere molto più del solito, e da quel momento non sono più riuscita a togliermelo dalla testa.
Nei giorni successivi, ho indagato un po’ sulla questione delle misure maschili, constatando che in effetti mio marito &egrave sotto la media, e ho iniziato a guardare con occhi diversi Emanuele, ogni volta che lo incrociavo.
Probabilmente alla lunga si deve essere accorto dei miei sguardi, perché una volta che mi ha incontrata da sola ha preso l’iniziativa e mi ha offerto un drink.
Non ve la faccio troppo lunga: nell’arco di qualche incontro, era entrato definitivamente nella mia testa e, una volta capito che ero completamente partita per lui e che mi sarei concessa, non si &egrave fatto remore nei confronti del suo collega e mi ha fatta sua.
Ho provato sensazioni celestiali: il suo uccello si &egrave dimostrato effettivamente grande e grosso, instancabile e anche ben manovrato’ in poco tempo, sono diventata completamente dipendente dal sesso con lui, e non perdevo occasione per poter passare un paio d’ore tra le sue braccia.
Emanuele, però, probabilmente non era preso come me, forse mi vedeva solo come la sfida del momento, e quindi sembrava rapidamente stufarsi, iniziando a chiedere sempre di più. La mia scarsa abilità nell’arte orale, poi, lo aveva infastidito oltremodo e così, nell’arco di poche settimane, mi aveva fatto capire che avrei dovuto offrirgli qualcosa di più: il mio sedere. E così successe.
Ovviamente non subito, non sono una poco di buono. Prima ci fu un gran tira e molla. In quel periodo ero così partita di testa che avrei fatto di tutto per lui, ma per fortuna avevo ancora degli scampoli di lucidità in cui mi fermavo a riflettere e venivo assalita dai dubbi: innanzitutto provavo rimorso nei confronti di mio marito, già lo stavo cornificando senza farmi troppi problemi, ma il mio sedere l’avevo promesso a lui! Cosa avrebbe pensato (e fatto) una volta constatato che il mio buchino non era più vergine? Questo mi metteva paura e un po’ mi bloccava, inoltre c’era il fatto che ormai conoscevo le misure di Emanuele e se ancora non mi ero decisa ad accogliere dietro il pisello modesto di mio marito, di certo non potevo decidere a cuor leggero di farmi aprire da quel grosso cazzo.
Emanuele però dimostrava di sapere il fatto suo: mi incitava e mi faceva venire voglia proprio mentre ero più indifesa, ovvero mentre mi scopava.
Mi riempiva con quella spada, iniziava a darmi colpi sempre più decisi e aspettava che io perdessi la testa: quando sentiva che l’orgasmo iniziava a montare dentro di me, partiva all’attacco:
– ‘&egrave vero che sei la mia troia?’
– ‘sì, sono la tua troia, solo tu puoi scoparmi così’
– ‘mmm però io non ho mai visto puttane col culetto vergine’ forse non vuoi essere così tanto la mia baldracca”
Al che io rispondevo che invece non desideravo altro e lo pregavo di scoparmi forte.
Questa strategia andò avanti per un po’ di tempo, io cercavo di resistere, ma la mia resistenza era ogni volta più flebile, e in una delle nostre sessioni ero arrivata a dichiarargli esplicitamente che gli avrei concesso il mio sedere’ beh non proprio con questi termini!
– ‘allora, troia, lo sai cosa devi fare per meritarti questo nome?’
– ‘sì, lo so’
– ‘e cosa?’
– ‘devo farti penetrare il mio sedere’
– ‘mmm non ho mai sentito una troia parlare così, prova di nuovo’ e intanto mi dava colpi profondi, facendo quasi uscire il suo cazzo dalla mia fica e poi affondandolo tutto dentro
– ‘devo darti il mio culo’
– ‘meglio ma ancora non &egrave abbastanza’
Presa dal momento e incalzata da lui persi ogni ritegno:
– ‘devo farmi aprire il culo da te, devo farmi inculare dal tuo grosso uccello’
– ‘oh brava, così parla una puttana’ e oltre a parlare da mignotta, vuoi anche agire da mignotta?’
– ‘sì, voglio fare tutto quello che serve per essere la tua troia!’
– ‘e quindi cosa vuoi fare?’
– ‘voglio che mi inculi, che mi sfondi il culo!’
– ‘oh sìììì, e quando?’ disse lui, mentre sentivo che aumentava i colpi, evidentemente le mie parole lo avevano eccitato e portato al limite.
– ‘presto, presto ti dò il culo!’ dissi io, godendo di piacere.
Lui non disse più nulla, si limitò a uscire dal mio corpo e a sborrarmi sulla pancia e sulle tette.
Per quella volta finì così, ma sapevo che non sarebbe passato molto tempo prima che lui venisse a reclamare quello che gli avevo promesso.
La fatidica sera Emanuele aveva organizzato tutto a puntino: mi aveva invitato a cena, approfittando di una trasferta di lavoro di mio marito, e mi aveva fatto bere del buon vino, fresco e leggero’ ma proprio perché leggero, forse ne bevvi un po’ troppo, con lui che mi riempiva il calice ogni volta che lo svuotavo, e così a fine cena mi trovai euforica e decisamente brilla.
Lui non perse tempo e mi portò subito a casa. Appena entrammo iniziò a spogliarmi, furiosamente, non esitò neanche quando mi vide con un elegante e sexy completino intimo che avevo comprato apposta’ in un attimo furono per terra anche lo striminzito perizoma e il reggiseno coordinato.
Ero nuda, totalmente, nel suo soggiorno, mentre lui era ancora vestito. Non si spogliò, si limitò ad aprirsi la patta dei pantaloni e a farne uscire il suo uccello già teso. Il suo, più che un invito, era un ordine: dovevo avvicinarmi e succhiarglielo.
Come vi ho detto, non ero molto abile nel sesso orale, ma a forza di tentativi fatti con Emanuele qualcosa stavo imparando. Finalmente iniziava a piacermi, sentire il potere di poter decidere il ritmo e di notare le reazioni del pezzo di carne che avevo in bocca e che mi riempiva’ forse con mio marito non provavo questo piacere anche per via delle ridotte dimensioni, chissà’
Il mio pompino durò qualche minuto, dopo di che Emanuele mi sollevò di peso e mi portò in camera, gettandomi sul letto. Si spogliò e iniziò a fottermi, senza ulteriori preliminari. Io mi ero bagnata per la situazione e per il precedente pompino e il suo cazzo scivolò dentro di me senza particolari problemi.
Solo pochi colpi e iniziò a dirmi:
– ‘sai cosa succede stasera?’
– ‘cosa?’
– ‘mantieni la tua promessa e diventi la mia troia per davvero’
– ‘ma io sono già la tua troia!’
– ‘eh no, cosa devi fare per poter essere la mia troia? E usa i termini giusti”
– ‘devo farmi aprire il culo da te’
– ‘esatto, ed &egrave arrivato il momento’ girati!’
Mi girai stesa sulla pancia, in modo da offrirgli il mio culetto, tra l’eccitazione e l’alcool agivo in modo spontaneo, senza pensare alle conseguenze.
Sporsi un po’ indietro le chiappe, aspettandomi che lui si sarebbe tuffato col viso tra di esse, a leccarmi.
Ero abituata così, quando mio marito voleva giocare un po’ col mio culetto, mi leccava il buchino a lungo, me lo ammorbidiva e ogni tanto ci infilava dentro la punta di un dito’
Invece Emanuele mi infilò due dita nella fica, le estrasse bagnate e le usò per accarezzarmi un po’ l’ano.
Per fortuna si rese conto che quello non sarebbe stato sufficiente e allora tirò fuori da un cassetto un flaconcino di lubrificante, ne spalmò una bella dose sul mio buchino, era fresca e aveva una consistenza gelatinosa; poi ne spalmò anche sulla sua asta.
Mi prese per i fianchi e da stesa mi fece mettere carponi, o meglio, a pecora.
Mi disse di inarcare la schiena e sporgere il culo, mi sentivo esposta e oscena.
Puntò il suo cazzo al mio ano, lo appoggiò e poi spinse.
Probabilmente fu merito del lubrificante che aveva usato, ma la mia rosellina cedette con poca fatica e fece entrare dentro di sé la larga cappella.
– ‘vedi che sei una troia nata? Il tuo culo non vedeva l’ora di essere aperto! Adesso però stringi i denti”
Non afferrai subito il senso della seconda parte della sua frase, ero meravigliata dal fatto che fosse entrato così facilmente, mentre mi aspettavo di provare dolore o almeno fastidio’
Capii però cosa intendeva appena iniziò a spingere il resto del suo cazzo nel mio culo. Se il mio ano era stato lubrificato a dovere, non si poteva dire altrettanto per le pareti interne del mio retto, quindi appena il corpo estraneo si affacciò a quelle profondità, lo sfregamento causato dall’intrusione mi fece arrivare una fitta di dolore dritta al cervello.
Per fortuna durò poco: il lubrificante che si era spalmato sull’uccello a poco a poco agì anche nel mio culo e la sua trivella fece un buon lavoro nell’allargare il tunnel, in questo modo il dolore si trasformò in una sensazione di piacere, dovuta non tanto all’aspetto fisico della penetrazione, ma a quello psicologico: finalmente ero riuscita a superare un mio limite e ad essere davvero la sua troia!
Ovviamente Emanuele non si fece sfuggire l’occasione di notare questa cosa:
– ‘oh finalmente ora puoi dire di essere la mia troia rottainculo! Hai visto che non ci voleva molto? Facevi tutte quelle storie invece ti piace pure’ vero?’
– ‘sìììì, mi piace che mi fai il culo, mi hai sverginato il culetto’
– ‘e adesso cosa sei?’
– ‘sono la tua troia’ dal culo rotto!’
L’inculata andò avanti su questi toni per qualche minuto, poi Emanuele scaricò tutto quello che aveva nel mio intestino e finì così.
Io non avevo goduto, ma ero comunque soddisfatta.
Lui si sfilò da me e mi intimò di andarmi a scaricare in bagno, prima di sporcare tutto.
Mi alzai tenendomi una mano sul culetto, andai in bagno e mi sedetti cercando di spingere per far uscire la sua sborra’ finita l’operazione, non resistetti e provai a saggiare con un dito il mio buchino, lo trovai cedevole e allargato.
Mi assalì il panico, sicuramente mio marito se ne sarebbe accorto!
Per fortuna però quella sera mio marito non c’era, tornai a casa, mi lavai e mi buttai stravolta sul letto. Il mattino dopo, a un nuovo controllo, la situazione mi sembrava migliore della notte precedente, e la sera successiva mi sembrava quasi rientrata alla normalità. Pensai che forse mio marito non se ne sarebbe accorto, questa nuova convinzione, unita alla voglia che non mi abbandonava mai, mi convinse a organizzare subito un altro incontro con Emanuele.
Da quella prima volta, il mio amante non perse occasione per ‘divertirsi alle mie spalle’ e per allargarmi sempre un po’ di più il culetto. A differenza della prima volta, però, le volte successive pensò prima al mio godimento, per poi dedicarsi a ciò che più gli piaceva.
Ovviamente, durante tutto questo periodo, io continuavo a fare sesso anche con Alessandro, mio marito.
O meglio, io cercavo di evitarlo il più possibile, soddisfatta com’ero del cazzo di Emanuele, ma giustamente lui, poverino, aveva i suoi bisogni e ogni tanto mi cercava per sfogarli’ in quelle occasioni non mi tiravo indietro, e devo dire che tutto sommato godevo anche con lui.
Inoltre, quando giocava col mio sederino, non dava segno di essersi accorto che qualcosa era cambiato, quindi iniziai a essere più serena e a lasciarmi andare.
In una delle serate focose tra me e mio marito, però, successe una cosa.
Vi ho già detto che mentre facciamo sesso capita a volte che io gli chieda cosa faceva con le ex, e che lui invece mi spinga a ‘inventare’ rapporti avuti prima di lui.
Beh, quella sera, mentre mi leccava il culo, mi disse:
– ‘amore mio, lo sai che impazzisco per il tuo culetto, avrei una gran voglia di farlo mio’ ma ho anche paura: ti amo troppo e ho paura di farti male’ le mie ex che mi hanno dato il culo erano tutte già ben allenate e se l’erano fatto aprire da ragazzi che non le amavano, ma nell’impeto della passione. Io non ho mai preso un sederino vergine’ sai, a volte penso che mi piacerebbe che tu avessi avuto già altre esperienze, che tu avessi già usato il tuo sederino, in modo che potrei prenderlo ogni volta che voglio”
– ‘ma come, amore mio? Hai sempre detto che non vedevi l’ora di aprirmi anche dietro, come hai fatto davanti!’
– ‘sì &egrave vero, ed infatti questo mi eccita tantissimo, ma mi blocca pure”
A quel punto decisi di cogliere la palla al balzo e me ne uscii con un’idea geniale:
– ‘tesoro, ce l’ho io un modo per farti sbloccare’ facciamo così, voglio che stasera ti prendi il mio culetto, immaginando che io ce l’abbia già aperto e che io non sia tua moglie, ma solo una che ti sei rimorchiato’ se ti aiuta puoi pensare che me l’abbiano sfondato numerosi cazzi, di tutte le dimensioni, ma in cuor tuo saprai che il mio culo &egrave solo tuo’
Ammetto di essermi sentita molto stronza in quel frangente, ma l’occasione era troppo ghiotta.
Alessandro parve ringalluzzirsi e come da copione, mi bagnò l’ano con tutta la saliva che aveva, infilando anche la lingua dentro il buchetto.
A un certo punto fui io a dovergli dire:
– ‘basta con la lingua, maiale, la tua troia vuole sentire altro nel suo culone sfondato!’
Raramente avevo parlato così con lui, quel modo di fare l’avevo appreso da Emanuele, ma mio marito non sembrò farsene problemi, anzi, il cazzo gli era diventato più duro che mai.
Mi misi di mia spontanea volontà a pecora, nella stessa posizione in cui il mio culo era stato sverginato, e scossi un po’ le chiappe, per invitarlo ad agire.
Non l’avevo mai visto così infoiato, si mise in posizione dietro di me, mi chiese se ero sicura, io gli risposi che il mio parere non doveva importargli, doveva solo pensare a inculare la puttana che aveva davanti’ non feci in tempo a finire di pronunciare quelle parole, che lui diede una spinta e il mio culetto, allenato da molte sessioni con un uccello molto più grande di quello, cedette subito, e il suo pisello affondò quasi interamente nel mio retto.
– ‘oddio amore, che bello! Finalmente ho il tuo culetto! Ti piace?’
– ‘sì ma non chiamarmi amore, sono solo una puttana che stai inculando, e voglio che mi riempi il culo di sborra’
A quelle parole non resistette e venne in men che non si dica.
Mio marito non mi aveva aperto il culo, ma almeno era arrivato secondo!

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