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La sua nuova vita

By 4 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevano fissato il giorno dell’incontro e il luogo dopo essersi conosciuti via mail.
Lei aspettava sulla panchina che le era stata indicata dal suo futuro padrone, o almeno lei sperava potesse diventare tale. Come da ordini si era vestita con scarpe nere, tacchi alti, calze autoreggenti velate, gonna fino a sopra il ginocchio, camicetta bianca, giacchetta dello stesso colore della gonna, un po’ di trucco, le unghie smaltate, i capelli neri sciolti, sotto l’intimo in pizzo nero il cuore le batteva all’impazzata. Non sapeva come comportarsi, aveva paura di fare qualche errore o, peggio, di non andare bene al Padrone.
Lui arrivò con qualche minuto di ritardo, di certo non sarebbe stato lui ad aspettare, non &egrave nel suo stile e nel suo ruolo. Lui alto, vestito in maniera casual con jeans e camicia.
Dopo essersi presentati si recarono in bar lì vicino, si sedettero ai tavolini all’esterno. Iniziarono a parlare del più e del meno, giusto per rompere il ghiaccio, ma man mano che i minuti passavano la conversazione volgeva sempre più verso il motivo di quell’incontro e, più entravano nell’argomento, più lei si sentiva avvolta in un mix di emozioni che mai aveva provato prima, non tutte assieme. Si sentiva a disagio, inferiore, col cuore in gola, ma anche molto eccitata ed emozionata. Non si sentiva in grado di poter gestire quel treno emozionale che la stava investendo, così si lasciò andare al suo destino. E il destino le fece avere un nuovo Padrone.
Lei lo invitò nel suo appartamento poco distante da dove erano; non vedeva l’ora di mettere nelle sue mani anima e corpo, eppure aveva così paura.
Arrivati a casa si sedettero sul divano e dopo qualche convenevole lui le disse:
‘come ti ho già detto, da oggi riceverai degli ordini, dei compiti, che mi aspetto tu eseguirai senza fiatare. Con il passare del tempo sarai te a volere che ti indichi cosa fare, in tutto e per tutto. Ora voglio che ti alzi in piedi e che ti spogli’
Lei, un po’ esitante, si alzò ed iniziò a scoprire il suo corpo. Non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo, eseguiva come un automa.
Rimase così nuda, d’istinto abbassò gli occhi, non riusciva a sostenere lo sguardo del padrone, ma poteva sentire benissimo i suoi occhi su di lei, sul corpo nudo. Si sentiva totalmente indifesa, inadatta, ma era proprio quello che voleva provare.
Lui le si avvicinò e con molta calma e dolcezza iniziò ad accarezzarle tutto il corpo. Ora le era dietro, la strinse a se con un braccio, le scostò i capelli da collo e le si avvicinò all’orecchio sussurrandole ‘d’ora in poi sarai nelle mie mani’. Un brivido le corse lungo la schiena, era un brivido di piacere, di grande piacere.
Si staccò da lei, la fece girare, le alzò la testa mettendo un dito sotto il mento, le accarezzò il volto, si avvicinò con la bocca e la baciò. Un bacio breve, ma carico di passione. Lei si sciolse completamente, lui aveva un sorriso soddisfatto.
La fece andare verso il tavolo dove le fece appoggiare gli avanbracci e allargare le gambe. Lo sguardo della schiava fissava il legno del tavolo mentre la mano del padrone accarezzava il sedere, per poi scendere lungo le cosce, l’interno coscia e risalendo poi fino in mezzo alle gambe, infilando due dita nel suo sesso completamente bagnato.
‘bene’vedo che la situazione ti piace. Ti conviene stamparti in testa questo momento perché non ricapiterà molto spesso, anzi”
Mentre la masturbava con una mano, con l’altra allargò il sedere e così il suo buco stretto divenne ancora più in mostra. Lei si sentiva completamente esposta, più nuda di quello che già era.
Lui la prese d’un tratto per i capelli e la riportò in posizione eretta, i due corpi erano attaccati, la nuca di lei appoggiata alla spalla del padrone. Ora la mano che la masturbava entrava da davanti, andando così ad eccitare ancora di più il clitoride, l’altra mano le accarezzava il collo e poi il seno.
‘ho come l’impressione che questo corpo si rivelerà molto adatto a quello che ho in mente per te. Schiavetta mia’
Lei non rispose, era troppo eccitata da tutto, dalla mano, dalla situazione, dalla prospettiva di potersi annullare al suo padrone.
Tutto d’un colpo le tolse le mani da dentro e la allontanò da se..’ora inginocchiati, bacia i piedi del tuo padrone come la nullità che sei’
‘sì signore’
Le si inginocchiò, era ancora incerta nei movimenti, ma la forza di volontà la aiutava parecchio in quel momento. Iniziò a baciare le scarpe del padrone.
‘ non male schiavetta, ma si può migliorare..e so che lo farai, sì che lo so’sarà meglio per te!’
‘ascolta bene quello che ti dico ora perché non ho intenzione di ripeterlo, se sbaglierai sarai punita’d’ora in poi in casa starai completamente nuda, potrai vestirti per andare sul terrazzo a stendere o a pulire. L’intimo scordatelo, non lo indosserai più se non su mio esplicito ordine. Di giorno in giorno vedremo come ti vestirai per andare al lavoro, tranquilla, terrò presente quelle che sono le tue esigenze lavorative..non potrai più godere se non su mio preciso comando’hai capito schiava’
Lei interruppe quello che stava facendo, era scioccata, non si aspettava che entrasse così tanto nella sua vita, voleva controbattere ma alla fine cedette al volere del padrone e rispose con un timido ‘sì mio signore, come vuole lei’
‘bene’ora spostati, me ne devo andare’tu resterai lì in ginocchio, fissando il tuo cellulare sul pavimento, fino a quando riceverai un mio messaggio con i tuoi primi ordini’
Le mise il telefonino sotto il naso, le accarezzò la schiena, si voltò e qualche istante dopo sentì la pota aprirsi e chiudersi. Se ne era andato? O era ancora lì? Voleva alzarsi, non era abituata a stare in ginocchio, ma se lui non se fosse andata per vedere se lei obbediva? Cosa sarebbe successo? Era meglio restare dove si trovava’
Passarano circa 15 minuti quando lo schermo del cellulare si accese e le fece vedere il messaggio del suo padrone. Prese in mano il telefono e lesse ‘schiava oggi sei stata brava ma non pensare che sarà sempre così facie..ora voglio che ti in piedi, chiudi gli occhi, con una mano ti strizzerai i capezzoli, con l’altra masturbati’per oggi puoi venire. A più tardi’
La schiava si alzò in piedi, allargo le gambe, una mano molto esitante andò verso i capezzoli ed iniziò a stringerli. All’inizio faceva male, ma il dolore presto divenne piacere, così l’atra mano andò più convinzione verso il suo sesso ed iniziò a masturbarsi.
Mentre si masturbava sentiva il piacere attraversarle tutto il corpo, la pelle d’oca ricopriva ogni millimetro da capo a piedi, il cuore batteva sempre più forte, la schiena cominciava ad inarcarsi, ma la cosa che la eccitava di più era la sua nuova vita e la nuova persona che ne era entrata a far parte.
L’orgasmo non tardò ad arrivare, un orgasmo talmente forte da farle piegare le ginocchia e farla finire in ginocchio’che curiosità, era tornata dove aveva iniziato..gemeva, ansimava , sentiva li umori scenderle lungo le gambe. Si leccò le dita fradice, quelle dita che le avevano dato un piacere immenso, no, non erano state le dita, era stato il suo padrone. Le era già entrato dentro, dentro la testa.
La mattina, Sara si svegliò dopo una notte agitata, una notte in cui aveva dormito poco per tutto quello che le era successo’non si era ancora resa conto di cosa le stesse accadendo.
Si preparò come aveva concordato con il padrone la sera prima’tacchi, autoreggenti nere con una striscia che percorreva tutto il retro della gamba, gonna bianca fino a metà coscia, camicetta sbottonata il più possibile, per concessione del padrone reggiseno in pizzo, niente slip. Senza quelli però si sentiva come completamente nuda. Si truccò leggermente, mise una giacca leggera ed andò al lavoro.
Giunta sul posto di lavoro la mattinata passò abbastanza facilmente, anche se il pensiero correva sempre più spesso al padrone, al suo ordine per la pausa pranzo, a quello che l’avrebbe aspettata per il pomeriggio. In realtà non vedeva l’ora che arrivasse sera per raccontare tutto al padrone, come si era sentita durante quel primo giorno, di come lo sentiva vicino anche se non era con lei.
Le lancette andarono avanti fino all’ora del pranzo. Come le era capitato il giorno prima, come un automa si alzò e andò in bagno, si chiuse dentro e iniziò a masturbarsi. L’ordine era chiaro, doveva arrivare ad un millimetro dall’orgasmo e smettere, poi andare a pranzo con i colleghi così com’era, fradicia ed eccitata.
Con grande difficoltà Sara si fermò prima dell’orgasmo, anche se la voglia di venire come il giorno prima era immensa. Si ricompose e si aggregò ai suoi colleghi. Le sembrava che tutti sapessero del suo segreto, che tutti la fissassero sapendo il suo stato in mezzo alle gambe. Non mangiò molto, lo stomaco era sottosopra, la mente in confusione totale.
Quando ritornò in ufficio le ci vollero diversi minuti per potersi concentrare nuovamente sul lavoro. Era talmente concentrata che quando il cellulare vibrò sobbalzò sulla sedia. Era un messaggio del padrone. Voleva che prima di lasciare l’ufficio andasse in bagno e si infilasse il rossetto nella figa e che prima di andare a casa facesse un giro di mezz’ora per il centro città. Sara pensò che questo ordine non valeva la pena eseguirlo, così dopo il lavoro tornò subito a casa, pensava che il padrone non lo avrebbe mai scoperto.
Non aveva però calcolato una cosa, lui era sotto casa ad aspettarla. Appena lo vide il cuore le si bloccò e sgranò lo sguardo come se avesse visto un fantasma.
‘Su andiamo, saliamo in casa’
Il tono e lo sguardo del padrone gelarono il sangue nelle vene a Sara che come un cane bastonato aprì la porta di casa e salirono assieme.
Appena entrati dalla porta Sara cercò di parlare per spiegare ciò che aveva fatto, o meglio non fatto, ma non un solo fiato uscì da quella bocca.
‘Sei tornata presto a casa, un po’ troppo presto direi’.’
Il tono non lasciava spazio a fraintendimenti, il padrone era parecchio scocciato se non molto arrabbiato addirittura.
‘Spogliati’e in fretta anche’
Sara si spogliò, lo sguardo non riusciva a staccarsi dal pavimento, si sentiva in colpa per aver disobbedito, si sentiva impaurita perché non sapeva che sarebbe successo.
Una volta nuda allargò le gambe e mise le mani dietro la testa pronta per essere ispezionata, pronta per esser scoperta.
Lui si avvicinò, con una mano le strinse le guance, le alzò la testa e la fissò dritta negli occhi’non era come il giorno prima, non era dolce, anzi, le faceva male, e lo sguardo del padrone non prometteva nulla di buono. Con l’altra mano infilò due dita nella figa, ovviamente era alla ricerca del rossetto, ovviamente non lo trovò.
‘credi di potermi prendere in giro così? Credi che non me ne accorga quando non fai qualcosa? Mi credi così stupido?’
‘no signore’
‘no cosa? Stupida che non sei altro’
‘no non credo che lei sia stupido’
‘beh allora mi vuoi prendere in giro, e a me queste cose non vanno affatto bene cagna che non sei altra’
Trascinò Sara in salotto..le fece poggiare le mani sul divano, gambe dritte, sedere espsosto.
‘ora capirai cosa può vuol dire disobbedire ai miei ordini’.ora tieni il conto’
Contare? Cosa doveva contare? Non fece in tempo a finire di porsi la domanda che una sberla sul culo la fece sobbalzare’rimase disorientata’non contò’
‘ma sei proprio una stupida’ti ho detto di contare!!!!’
‘uno”
‘due’
Arrivò a 30, 30 sberle, una più forte dell’altra, sentiva il sedere in fiamme, le lacrime scavarle il viso. Era stata così stupida, bastava così poco per evitare tutto ciò, bastava fare quello che le era stato chiesto.
‘ora stai lì che con te non ho finito nullità che non sei altro’
Lo sentì frugare nella borsa che aveva con se’non aveva idea di cosa stesse cercando.
La tirò per i capelli e la fece mettere con forza in ginocchio, la dolcezza del giorno prima era svanita definitivamente. Le applicò due mollette ai capezzoli unite da una catenella con un peso al centro. Faceva male, lo fece ancor di più quando lui prese la catenella ed inizio ad agitarla facendo muove il seno della schiava. La fece mettere a quattro zampe spingendola con un piede sulla schiena e con fare sempre più brusco le allargò le gambe. Frugò nuovamente nella borsa. Delle manette cinsero i polsi di Sara.
‘bene puttana che non sei altro, visto che sei sempre vogliosa, ora ti tolgo un po’ di voglie io”
Senza nessuno preavviso la colpì proprio sulla figa con qualcosa di duro, non capiva cos’era, poi arrivarono altri colpi. Ogni tanto colpiva il sedere con un paio di colpi, ma poi tornava sulla figa, faceva un male cane. E il male era dovuto anche al peso attaccato ai capezzoli che ad ogni colpo oscillava sempre più.
Ormai in lacrime ed in preda al dolore Sara trovò il fiato per parlare ‘la prego mio Signore la smetto, le chiedo scusa, non lo farò mai più ma la prego la smetta’
Il padrone si fermò’Sara pensò di averlo convinto, ma doveva ancora imparare molto sul suo padrone.
Per tutta risposta si ritrovò con una ballgag in bocca e stretta intorno alla testa, poi venne trascinata per i capelli fino in camera da letto e fatta sdraiare a pancia in su..il trucco le era ormai colato su tutta la faccia, gli occhi erano gonfi dal pianto’fu lì che vede con cosa era stata colpita’un banalissimo mestolo in legno, poteva una cosa del genere fare così tanto male? Evidentemente sì’.
La punizione ricominciò e con essa il dolore..quando il padrone decise di smettere Sara ringraziò il cielo e cercò di riprendere fiato e tranquillizzarsi. Il padrone si spogliò e tirò Sara giù dal letto, il suo membro era completamente eretto e davanti alla sua faccia. Le venne tolta la pallina dalla bocca, ma il suo posto venne preso dal cazzo del padrone, Sara iniziò così il suo lavoro di bocca.
Nonostante tutto quello che il padrone le aveva fatto fece ottimamente il suo dovere cercando di metterci tutta la passione che aveva’il padrone arrivò all’orgasmo ma le venne in faccia, quasi a completare quello schifo fatto dal trucco colato.
Nel rimetterlo in bocca il padrone disse a Sara ‘Spero tu abbia capito la lezione schiava’ora puliscimelo per bene’
Sara si limitò ad un piccolo cenno col capo, lo prese in bocca ed eseguì l’ordine.
Dopo fecero la doccia’prima Sara, ovviamente con l’acqua fredda, poi il padrone con la schiava a pulirlo.
Dopo la cena servita da Sara completamente nuda, andarono a letto, il padrone sul letto, la schiava ai piedi dello stesso.
Quante cose erano successe a Sara quel giorno, quante emozioni, ma sentiva il legame con il padrone stringersi sempre di più.

Cosa la attendeva per il giorno successivo?

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