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[continua…]

Dopo essere uscito dalla stanza, guardai il telefono. I messaggi erano più di due.
Il primo era un video: la fichetta luccicante di mia moglie che veniva copiosamente, macchiando anche il divano di casa nostra (non era nemmeno la prima volta in realtà). Eccitantissimo, ma, dopo aver dato così tanto, adesso il mio arnese davvero aveva bisogno di riposo (soprattutto nell’eventualità che Lara poi volesse la sua compensazione al ritorno).
Il resto dei messaggi erano pressoché una serie di “porco” e “bastardo” con qualche faccina per farmi capire che, anche se era una punta contrariata, comunque era eccitata. Ed era davvero eccitata.
Arrivò un altro messaggio: – “sei uno stronzo, mi hai fatto eccitare così tanto che mi sono dovuta toccare di nuovo… e ho registrato tutto per te.” Seguiva un video. Il telefono era poggiato sul mobile della tv in salotto e lei si sedette sul divano, si spogliò lentamente, mostrando quel suo corpo così eccitante e il pube rasato di fresco, e da sotto uno dei cuscini tirò fuori uno dei nostri sex toys, un bel dildo di gomma con ventosa. Lo bagnò per bene con un pompino e poi passò un po’ di saliva anche sulla ventosa, per favorirne la presa. A questo punto lo piantò sul tavolino basso di fronte il divano e, con lentezza studiata, si fece impalare dal gioco.
Lasciò che la sua fichetta si “aclimatasse” con un paio di movimenti in avanti ed indietro, lenti e profondi, quindi cominciò una cavalcata via via più veloce, mentre gemeva come una troia, come piaceva a me. Si sfilò quel palo, bagnò il buchino e, anche in questo caso con tremenda lentezza, mentre fissava la telecamera lasciò che il dildo si facesse strada nel suo ano. Cacciò via un gemito così lascivo mentre fissava ancora la telecamera, che sentii scuotermi tutto. Si lasciò penetrare interamente, quindi cominciò una cavalcata furiosa, rumorosa, bagnata, che si concluse dopo pochi minuti con uno squirting esagerato, che la lasciò sconquassata ed inerme per qualche minuto. Quando si riprese, venne verso il telefono, lo prese, senza dire nulla mi mostrò quei buchi bagnati ed aperti, quindi tornò alla faccia: – “Attento a non esagerare, porco, chissà che non ceda i miei buchi a qualcun altro… o a qualcun’altra!” – e terminò così il video.
Ero senza parole, mi sembrava tutto così irreale. Mia moglie, che già sapevo essere piuttosto porca, si stava lasciando andare ancora di più, mia suocera si stava dimostrando una vera puttana. Roba da non crederci.
La cosa, ad ogni modo, mi diede un doppio turbamento: da un lato ero turbato dal rischio di perdere mia moglie in un gioco in cui avevo relativamente poco da guadagnare – la fica di mia suocera era indubbiamente un ottimo premio, ma non tanto da rovinare un matrimonio -, dall’altro lato ero turbato nel senso di una eccitazione sessuale continua e a tratti disturbante.
Scelsi di restarmene buono per un po’, almeno per quella sera, con la scusa che mia moglie sarebbe rientrata il giorno dopo, a causa dei turni, e tutto filò liscio. Con mia suocera non prendemmo ulteriormente l’argomento e tirai un sospiro di sollievo, anche perché le mie palle erano state svuotate con una continuità da 15enne alle sue prime seghe – e quindici anni non li avevo più da un pezzo -.
Il giorno dopo tornò Lara, mia suocera riprese a lavorare e quindi ci trovammo soli a casa. Ne approfittammo ovviamente per l’ennesima sonora scopata ed una sigaretta nel post. Ci mettemmo nudi, distesi sul prato, il vento ci carezzava la pelle, fumavamo con lentezza e ridendo complici. Poi decisi di prendere il discorso:
– “Quindi ieri?” –
-“Quindi ieri cosa? – chiese lei
-”Ti ho visto molto presa e mi sarei anche ripreso il cazzo in mano, se non fossi stato esausto! Ma cosa voleva dire quella parte finale?” – ci fu un lungo silenzio ed una lunga, lunghissima presa di fumo. Sentivo il cuore martellarmi.
-”Beh, sai, ci ho pensato un po’ e ieri ero anche eccitata tantissimo. Voglio essere molto sincera, non rinuncerei mai al tuo cazzo e nel mio ambiente di lavoro non c’è neanche quel maschione da farti perdere la testa.” – si interruppe per fare un altro tiro – “ però c’è una mia collega che mi continua a dare l’impressione che mi voglia… e tanto. La posso sentire fissarmi il culo” – il culo di mia moglie è davvero un bel culo da trentenne e ho avuto il privilegio di deflorarglielo – “squadrarmi per bene e… sento che la cosa mi fa eccitare. Però non so che fare e mi passano tante idee per la testa. Vorrei farmela leccare così forte da una donna, da lei, vorrei proprio sentire quelle sensazioni e dall’altro lato vorrei paradossalmente che tu la prendessi, che noi la prendessimo insieme. Voglio farle sentire quanto può essere potente il cazzone del mio uomo dentro di lei, quanto fa godere me, anche dentro di lei.”
Restai un attimo in silenzio, presi una boccata di fumo, ma il mio uccello era inequivocabilmente contento di quello che era appena stato detto. Tuttavia tentai di mantenere un po’ di contegno. Tossicchiai per il fumo:
-”E quindi ok, ti piace che condividiamo il nostro amore. Mi piace molto questo, amore mio, e dall’altro lato mi spaventa.” – meditai un attimo -”inutile nascondere che mi ecciti non poco sapere i tuoi pensieri più intimi, le tue fantasie. Al contempo ho il timore che tutto questo ci porti troppo lontano. Il nostro è un matrimonio felice, siamo complici, stiamo bene insieme e ci piace molto scoparci e trasgredire.” – presi un altro tiro, anche per percepire la sua espressione – “Vorrei solo che, quando pensiamo di stare andando troppo oltre, saremo in grado di fermarci prima di schiantarci. Come si chiama questa lei?” –
-”Vittoria. Non è nulla di che, o meglio. E’ una ragazza molto interessante, non bellissima, ma sicuramente ha qualcosa di magnetico” – avrei scoperto dopo quali punti fossero così magnetici – “Sarà il modo in cui ti fissa o il fatto che sa giocare al gatto e al topo. Non so. Una serie di cose mi fanno impazzire.” –
-”Ci hai già parlato? Flirtato? Chattato?” –
– “Si e no” –
– “Che vuol dire?” –
– “Che si, ci scambiamo sguardi, si, ci sorridiamo e parliamo. Ma tutto resta nell’ambito del lavoro. Nemmeno i numeri di telefono ci siamo scambiati per adesso.” –
– “Capisco. Beh, se vuoi il mio avallo, fai pure, non ti voglio fermare!” –
– “Non ne avevo dubbio, gran bel marito porco che sei!” – mi schioccò un bacio e restammo a crogiolarci al sole ed a fumare ancora un po’, prima di rientrare e preparare per il pranzo.

Passò ancora qualche giorno, tutto filava normale ed io non volevo per nulla accelerare la situazione con mia suocera. Le cose dovevano scorrere normalmente per un po’, altrimenti si rischiava di degenerare con facilità e, per qualche ragione, non lo volevo. Infine un sabato mattina capitò qualcosa. Lara era a lavoro e non sarebbe tornata prima delle 14 ed io avevo messo su le cuffie ed ero uscito per correre nei dintorni e tenermi un po’ in forma. Il sabato veniva a casa il giardiniere, dato che era generalmente il giorno libero di mia suocera e, essendo una maniaca del controllo, voleva assicurarsi che il tipo non facesse cazzate in giardino. Il giardiniere era un uomo assolutamente normale, sui 45-50, barba generalmente incolta, quel po’ di pancia data dall’età ed un comportamento sempre affabile. Parlare con Vincenzo, il suo nome, era sempre molto piacevole e tra l’altro avevamo fatto anche qualche esperienza simile nella vita, per cui capitava di trovare argomenti di cui discutere con facilità.

Quando rientrai alla villa, tolsi le cuffie per sentire se ci fosse qualcuno in giro, ma tutto taceva. Niente di anormale in fondo, perciò mi diressi verso l’ingresso senza avere troppa cura di rintracciare nessun altro.
Una volta entrato, mi diressi verso la nostra stanza, presi vestiti ed accappatoio ed andai a farmi una doccia. La casa era silenziosa, ma, essendo mia suocera maniaca del controllo, immaginai che fosse dietro al giardiniere a misurare l’altezza delle aiuole.
Mi spogliai tranquillo ed aprii l’acqua per far partire la caldaia ed evitare uno shock da freddo, dato che l’acqua veniva dalle vasche sotterranee e sembrava risalire direttamente dal Polo Nord se non riscaldata. Appena vidi un po’ di vapore, entrai e ben presto tutto il vetro della doccia si appannò e mi rilassai coccolato dalla sensazione di calore, continuando le mie abluzioni in maniera meticolosa.
Quando chiusi il rubinetto ed aprii l’anta, mi sorprese non trovare l’accappatoio al posto in cui l’avevo lasciato. Ancora di più però mi sorprese che mia suocera fosse nuda, coperta dal mio accappatoio davanti a me, seduta sul lungo lavabo in marmo.
-”Francesca!” – esclamai
-”Ti serve l’accappatoio?” – sorrise ammiccante
-”Beh…” –
-”Se lo vuoi, hai da pagare pegno” – sorrise ancora di più, con ancora più malizia. Purtroppo il mio uccello non sapeva per nulla nascondere le emozioni – “E vedo che la cosa, in fin dei conti, non ti dispiace. O serve per tenere appeso l’accappatoio?” – lo guardò vorace
-”…Che pegno?” –
-”Il tuo pegno sarà… farmi… godere… “ – il silenzio fu lungo – “scopandomi la fica” – scese dal lavabo, appoggiò le mani allo stesso ed alzò l’accappatoio, mostrandomi le chiappone a pecora e quel pelo fulvo così eccitante. Volevo montarla come un toro, ma al contempo non volevo tradire la fiducia di mia moglie. Restai bloccato.
-”Dai, allora… che aspetti? Non mi dire che non ti piace quello che vedi! Le tue palle sono gonfie come due palloni, il tuo cazzo è duro e sembra scoppiare. Scopami, forza!”- ed ondeggiava i fianchi di qua e di là ad incitarmi – “Forza, fammi sentire quel cazzone tutto dentro. Fammi godere come la troia che sono!” –
Restai ancora fermo in silenzio, poi farfugliai – “N… N… non posso, Francesca, non adesso” –
Restò in silenzio per un attimo, mentre si ricomponeva.
-”E’ così quindi? Non vuoi scoparmi?”-
-”Non posso, mi dispiace”-
-”Non puoi. Non puoi. Io sono qui, nuda, eccitata, a pecora per te, con la fica che mi scoppia e mi urla e tu non puoi.” –
– “non posso.”-
-”Quindi preferisci che mi faccia montare dal giardiniere, per esempio” –
-”Nessuno te lo vieta, sei padrona. Sei a casa tua” –
Divenne rossa di rabbia.
-”Ah si? Bene.”- uscì dalla porta con indosso ancora solo il mio accappatoio. Presi una tovaglia qualsiasi e la seguii con lo sguardo fino a quando non uscì.
Vincenzo, il giardiniere, era poco poco lontano dalla porta e Francesca andò dritto verso di lui. Lui la vide e rimase pietrificato. Lei continuò a camminare nella sua direzione e nel mentre slacciò l’accappatoio e lo lasciò cadere sul prato. I suoi seni grossi svettavano, mentre il culone ballonzolava a destra e a sinistra ad ogni movimento. Sentii distintamente: -”Slacciati i pantaloni e fottimi o giuro che ti licenzio.” – Vincenzo era imbambolato. Lei arrivò, prese la cintura, la slacciò e la tirò via ed in un sol colpo abbassò boxer e pantaloni del giardiniere. Io osservavo nudo e basito quello che mi stava parando davanti. Vincenzo era piuttosto ben dotato, un bel cazzo, niente di estremo, ma non brutto e già in tiro. Lei si chinò e lo spompinò velocemente e senza troppi fronzoli per circa un minuto, lui già godeva e tirava la testa indietro, mentre tentava di tenere mia suocera incollata al suo cazzo.
Terminato il minuto lei si divincolò e si mise a pecora appoggiata ad un albero. Lui era subito dietro e la prese immediatamente. Cominciò una scopata veloce e selvaggia. Mia suocera mugolava come una cagna, mentre Vincenzo grugniva ad ogni colpo, facendo vibrare tutto il corpo di Francesca, che accompagnava ogni singolo movimento.
Continuò così per 5 minuti, poi Vincenzo tirò ancora una volta la testa indietro e smise di stantuffare quella zoccola di mia suocera, impalandola per scaricarle dentro tutta la sborra che aveva. Io ero in bambola, ma non volevo toccarmi, avevo un’altra idea. Nel frattempo Vincenzo uscì da mia suocera, che grondava sborra dalla fica fino alle cosce. Non disse nulla, riprese l’accappatoio e gli disse secco: – “Rivestiti e continua a lavorare.” – e fece per rientrare in casa. Mi nascosi un attimo, poi mentre veniva verso la mia posizione, mi parai davanti a lei, bloccandole l’incedere.
-”Bello spettacolo” – le dissi
-”Poteva essere il tuo”-
-”Ti ho già detto che non posso scoparti. Ma ti sei guadagnata comunque qualcosa.” –
– “Guadagnata?”-
– “Inginocchiati”- Avevo ancora il cazzo in pieno tiro. Non se lo fece ripetere.
-”Succhia questo cazzo”- Lo prese avidamente, inghiottendolo fino alla radice e riuscendo persino a titillarmi le palle con la lingua. Da paura.
Andava su e giù lentamente, mordicchiando qua e là l’asta, aggiungendo dolore al piacere ed ancora piacere. Succhiava forte e decisa, facendomi gonfiare le palle velocemente. Volevano scoppiare nella sua bocca e la mia eccitazione mi suggeriva di assecondare il volere di quei testicoli così gonfi. Con una mano soppesò la mercanzia, mentre continuava questo lento ed intenso pompino. Il suo sguardo incontrò il mio, sapeva che non ne avevo ancora per molto e prese a massaggiarmi i coglioni per drenarmi fino all’ultima goccia di succo. Accelerò appena ed intensificò il morso quel tanto che bastò per scaricarle in bocca una quantità di sborra pazzesca, che invitava ad uscire spremendomi le palle e mungendomi fino in fondo.
Grugnivo, urlavo dal piacere ed anche lei gemeva, mentre inghiottiva tutta la mia linfa. Continuò a succhiarmi fino a quando non ritornò in riposo, quindi si alzò.
-”In fin dei conti è stato bello.”- Si tolse l’accappatoio e me lo diede. A terra c’era qualche goccia di sperma uscita dalla sua fica. – “ora mi faccio una doccia.”-

[continua…]
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