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LA SUPERTARDONA!

By 10 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ero trovato un lavoro notturno sulla tangenziale est, giusto alla fine della periferia. Si trattava di una stazione di benzina della E., fare gasolio ai camion, mettere benzina alle auto, vendere qualche prodotto dello shop. 100 euro a notte, in nero. Ero divorziato e avevo una bimba alla quale passare gli alimenti, vivevo a casa di mia madre dove ero tornato dopo il matrimonio. Quei soldi mi servivano e non mi tiravo indietro. In estate il caldo e le zanzare ti stremavano. In inverno un vento ghiaccio sferzava sempre dai monti e si moriva di freddo. Proprio una di quelle notti di febbraio, un’auto ‘ una vecchia Uno Fiat rigata in più punti e con la vernice a pezzi, si fermò a fare rifornimento. Ero solo, scese una donna sulla sessantina, un pelliccia lunga color azzurro pallido, un vestito giallo sotto, alti tacchi. Il volto era un campo di battaglia. Rughe e cascaggini ovunque, le gote cadevano, le labbra erano gonfie, il collo molle. Però era ben curata, ben truccata e profumava di roba costosa. Un camionista se ne uscì con un fischio e un urlo: ‘Ecco la Supertardona!!’ lei fece una smorfia di disgusto e tirò dritto verso di me. ‘Cafone!’ disse.
‘Lasci perdere, Signora…commenti da beceri…’ dissi. ‘Cosa le serve?’
‘Grazie. Il pieno…lei &egrave gentile…non si trovano più ragazzi gentili adesso…tutti cafoni..e volgari…’
‘Grazie’ iniziai a riempire il serbatoio per non ascoltare la sua filippica contro la gioventù di oggi. Ma lei proseguì in altro modo: ‘…ed &egrave anche un bel ragazzo…lo sa?’
‘oh..via…’
‘Sì, un bel ragazzone…’ e mi fece l’occhiolino. Io rimasi basito, il camionista mi fece cenno che potevo scoparmela quella lì, mimando una fellazio con la mano e la bocca piena della sua lingua. Non ci pensavo nemmeno! Era una vecchia! Una supertardona….
‘Senti, morettino…perch&egrave una di queste sere non passi al Cherrys?’
‘Cosa?’
‘Sto andando lì stasera, con le mie amiche, siamo tutte donne allegre che amano solo divertirsi….Cherrys a un paio di kilometri da qui, sulla via G., conosci?’
‘…mai sentito…’
‘Pensaci morettino…mi trovi lì il sabato sera e il mercoledì…’
‘…ehm…grazie….ma…’
‘Non fare il timido…ti aspetto….’
sorrisi imbarazzato. Il camionista rideva sguaiato. ‘…sono 30 euro…signora, come ti chiami?’
‘Franca….tieni…sono 50 tieni il resto…’
‘…oh….no, sono troppe…no…ahm’
Lei mi lasciò la banconota e risalì in auto sgommando via.
Che storia! Da raccontare.
Mi dimenticai di Franca. Avevo altre beghe e l’inverno non passava. Sesso? Manco a parlarne, non chiavavo da mesi. Una notte mi ero fatto fare un pompino da un travestito. L’avevo rimorchiato in un bar. Quando salì in auto il suo profumo dolcissimo come una cappa invase l’abitacolo e mi dette la nausa. Mi mise il preservativo e prese a succhiarmelo. Era bravo e ci sapeva fare soprattutto con la lingua, ma non ero molto eccitato. Mi chiese di mettere la mia mano sopra il suo orecchio destro. Aveva orecchie piuttosto grandi sotto una parrucca gialla. E di stringere forte l’orecchio. Lo feci. Lui si eccitò e riprese a leccarmi il cazzo. Io strinsi l’orecchio forte, lui gemette, ma ero stanco e nauseato. Venni nel preservativo e riportati il tipo al bar. Aveva un orecchio in fiamme, rosso come il fuoco.
Una sera appena avevo preso servizio arrivò Franca. ‘E’ mercoledì, vado al Cherrys, ci vediamo dopo?’ mi fece. Era vestita come la volta prima ma sotto la pelliccetta blu aveva un vestito rosso e tacchi alti rossi.
‘Salve…il pieno?’
‘Sì e una bottiglia d’acqua. Allora vieni?’
‘Insistente…’
‘Dai morettino….cosa fai qui?’
‘…lavoro…’
‘Divertiti. La vita &egrave breve. Goditela..’ disse dall’alto dei suoi sessantanni. Mi fece ancora l’occhiolino e poi insist&egrave che prendessi la solita mancia esagerata. Poi andò via, invitandomi al dancing. Sorrisi e tornai dentro. Era una serata loffia. Mi annoiavo e il freddo era pungente. Pensai a Franca, che tipa! Una vera supertardona!’
dopo un’ora si era fermato solo un grosso camion con rimorchio e il tipo voleva solo del caff&egrave! Che roba….
così pensai che per quella sera potevo anche chiuderla lì e fare un salto al dancing! Certo il capo avrebbe potuto dirmi che ero andato via chiudendo la pompa, ma potevo usare la scusa della fabbre! In due anni che stavo in quel posto non mi ero mai ammalato o saltato un giorno! Ci stava, una febbre a fine inverno!
Non indugiai più, mi detti una sciaquata in bagno. Mi cambiai i vestiti, mi improfumai un poco e andai alla caccia del Cherrys.
Non fu facile trovarlo, era in fondo ad una zona di capannoni, proprio dove inizia al strada sterrata. Girai a vuoto per 40 minuti prima di individuarlo. Il dancing era uno stanzone mal addobbato, ampio, pieno di salottini comodi e una grossa pista da ballo. L’ entrata costava 3,50: non facevano selezione…la musica era alta. Brasilero, robe così. Il posto però era pieno di gente per un mercoledì sera! Dovetti girovagare un poco per beccare la Franca. Al buio vedevo solo donne e uomini e figure. Fu lei ad intercettarmi! ‘Ehi moretto..sei venuto finalmente! Vieni! Siedito con noi!’ erano 5 donne, sulla 50/60, tutte grossotte, eccetto una, una biondazza con un elegante vestito scuro, che era secca come un chido. ‘Salve a tutti! Sono R….piaceri di conoscervi.’ i presentai. Anche loro dissero i nomi ma li scordai subito. ‘Avanti, siedi con noi! Ordiniamo spumante ragazze?’ disse Franca e così fecero. Mi sedetti fra due donne, Franca e una tipa con grosse mammelle quasi di fuori e una faccia da capo indiano. ‘che bel morettino abbiamo qui…’ disse la tipa. Presero a toccarmi i capelli e il viso, a turno, come fossi una reliquia. Mani sul volto, i capelli, il naso. All’inzio le fermavo, ero infastidito, ma poi fu divertente. Arrivò la bottiglia. Brindammo e finimmo la bottiglia in un attimo. ‘vuoi qualcosa di più forte? Baby?’ fece la tipa secca. ‘Sì, un gintonic magari?’ fece un’ altra sempre ben messa, tarchiata. Annuii e subito mi arrivò un bel gin forte. ‘Sei nostro ospite..morettino…’ fece Franca. Iniziai a bere prima un gin, poi due, poi tre, pagavano tutto loro, bevevana spumante e parlavano fra loro o con me. Ma io ero troppo rintronato e ubriaco per capire qualcosa. Mi toccavano il corpo e la faccia, i capelli. Parlavano fra loro, ridevano, bevevano e mi sorridevano. Poi mi ritrovai a baciare Franca, la supertardona. Una limonata seria, dura. Quindi fu la volta dell’amica seduta a fianco. Lingua con lingua, il suo fiato puzzava di vecchia, ma era divertente. La secca mi toccava il pacco, un altra mi massaggiava i capelli. Limonavo con Franca e l’amica. Poi bevvi ancora e pomiciai con tutte e cinque le donne, passavo da una bocca all’altra, fiati pesanti, di alcool, ma il cazzo mi si fece di marmo e la secca prese a segarmi.
Non so cosa avvenne dopo. Bevvi ancora caddi in preda ai deliri del gin! Credo di aver ballato in pista con tutte loro e anche con altre tardone. Credo di aver baciato e pomiciato con almeno 7 tardone quella notte e di sicura una di loro, forse la secca mi aveva fatto un pompino in bagno perché avevo tracce di sperma sui pantaloni.
A casa mi riportò Franca e un’amica, mi trascinarono fino a letto e mi spogliarono, poi se ne andarono. Al mattino, mentre bevevo caff&egrave con un malditesta feroce, trovai un biglietto sotto le chiavi della mia auto, che, per inciso di certo non avevo guidato all’uscita dal Cherrys. Il biglietto era il numero di cellulare di Franca e assieme ad esso 50 euro! Forse erano per la prestazione di ieri sera.
Dopo colazione decisi di chiamare il capo e dire che ero malato. Che avevo dovuto chiudere perché avevo la febbre alta. Quello si incazzò, ma poi capì la situazione e mi disse di non tornare fino a lunedì, che non ero mai mancato prima..e che ero uno a posto, meglio del senegalese che aveva prima che gli aveva combinato solo guai.
Mi feci altro caff&egrave e poi chiamai la supertardona. Rispose subito e mi scusai per come mi ero ridotto ieri notte.
‘Non ti preoccupare playboy, sei stato simpatico e allegro, sei piaciuto a tutte le mie amiche. La Meri ti adora, la Sandra ti sposerebbe e…’
‘Ok, ho capito, ma grazie di tutto io mi tiro fuori…’
‘Ma che dici baby? Sei un campione! Sabato al dancing?’
‘Non ci penso proprio!’ annunciai.
Ma il mercoledì dopo ero di nuovo lì. Avevo telefonato al capo dicendo che dovevo portare la bimba dai nonni a T. e che non potevo. Lui capì, ma disse di non allargarmi troppo. Che si fottesse! Al Cherry Franca e le altre mi accolsero come una star. Mi offrirono da bere e da ballare. Dopo l’inzio tirato, mi scladai un poco, bevvi due gin e mi misi a ballare con Sandra la tettona tozza. Dopo un’oretta ero un po’ brillo e baciavo le mie dame in mezzo alla pista. Ballammo e ci baciammo, allegri e spensierati, Meri era sulla cinquantina e passa, ma ballava come una ragazzina nonostante la mole non fosse proprio quella di una danzatrice. Il grosso culo ondeggiava in giro, il seno sbatteva qua e là costretto in un vestito leopardato, aveva grossi occhi chiari che sbatteva in continuazione ammiccante, le gote erano grosse come quelle di un maialino e aveva anche grosse orecchie. Non so cosa ci trovassi a stare in mezzo ad una pista a ballare con quelle vecchie, ma la cosa mi piaceva. Meri e Sandra mi mettevano le mani sul pacco, mi tastavano selvaggiamente e mi facevano sentire desiderato, una sorta di piccola star del mercoledì sera.
Franca intanto si era messa fra le amiche e me e mi aveva messo una mano sul cullo. Ballavo dimenandomi e guardandola divertito. Mi sbatteva in faccia le sue tette da vecchia, gli occhi acquosi e la pelle tutta grinze. Le chiesi di portarmi ancora da bere, ma lei mi fissò e mi disse:
‘No, bello mio, stasera voglio averti! Voglio scoparti che ti uscirà fuori il cervello….!’
‘Oh, sei convinta dei tuoi mezzi…!??’
‘Certo. Seguimi!’ e mi prese per mano e mi trascinò verso la porta.
‘Ehi ma sono appena arrivato!’ protestai, ma lei mi mise in mano 50 euro e mi disse di non fare tante storie. Era metà di quanto avrei guadagnato stando alla pompa di benzina, ma lo avrei fatto al caldo e scopando. Non era una scambio da buttare. Ci pensai su un attimo e poi seguii Franca in auto.
La supertardona viveva in un appartamento in centro niente male. Il palazzo era vecchio, le scale piccole ma dentro era un bel posto con varie stanze e una sala molto ampia. ‘Ma scusa, tu cosa fai per vivere?’
‘Oh, io? Nulla sono pensionata…’
‘Beh, allora dovevi fare un bel lavoro per permetterti un posto come questo…’
‘Non io direttamente: mio marito, &egrave stato per 35 anni dirigente di un importante consorzio legato alla Provincia, quando &egrave andato in pensione aveva maturato una cifra molto consistente..’
‘E lui dove &egrave adesso?’
‘Morto. Non dispiacertene…&egrave morto in un bordello in Indonesia, stava scopando con una bambina….quello sporcaccione, figlio di troia…ma meglio così ero ancora sua moglie e mi &egrave toccata la sua pensione. Più ci aggiungi la mia…’
‘Figli?’
‘Due. Luisa che vive in Francia. Giacomo che abita a T. gli passo un mensile perché &egrave un uomo che non sa fare niente nella vita…ma per il resto tutti i soldi che mi arrivano dalle pensioni me li godo: vestiti, spumante, uomini…mi occupo un poco della casa, ma del resto non mi frega molto…per dire Luisa anni fa mi ha fatto comprare una Mercedes: l’ho usata forse 5 volte in tutto, quelle robe lì non fanno per me…a me piace il cazzo……spogliati morettino e andiamo in camera….’
La camera era molto bella, luci soffuse, un grande armadio che copriva un’intera parete e un letto molto ampio con lenzuola di seta nere e bianche. La supertardona mise della musica e mi disse ancora di spogliarmi. Lo feci e lei si attaccò alle mie spalle, stingendomi a sé.
‘Ho anche dei giochi…’ fece ammiccante.
Prese una piccola valigetta a forma di cuore e l’aprì. Dentro c’erano un paio di vibratori, un frustino giocattolo, un ring per cazzo, delle manette.
‘E queste? Vuoi che te le metta e ti sculacci? Porcellona?’
‘Oh…no….lascia fare a me piuttosto…’ mi spinse sul letto. Ero nudo a parte le mutande. Anche lei si spogliò e si mosse di fronte a me. Si strusciò al mio corpo. Mi toccò il petto e mi baciò i capezzoli, dolcemente. Chiusi gli occhi e la lasciai fare. Prese a baciarmi il petto con pazienza ed esperienza, dolce, femminile, troia.
Mi toccava intanto le cosce. L’interno, passando prima il dorso della mano poi nel senso opposto, stringendo delicatamente. Continuava a baciare il mio petto e poi poggiò il suo seno da matrona vecchio stile sul mio sesso. Giocava con le sue tette sul mio cazzo che si stava drizzando, mi toccava le cosce con fare esperto e sensuale, mi baciava il petto. Mi eccitai e desiderai averla. Lei iniziò a strusciarsi con il corpo sul mio, mollando le gambe e toccandomi le braccia. Le massaggiava dolcemente mentre mi tintillava le tette sul corpo. Unì le mie braccia contro qualcosa alla testa del letto. La lasciavo fare perché la cosa mi eccitava. Prese le manette e alla fine mi legò le mani dietro in modo tale che ero bloccato al letto. Diamine se questa vecchia ci sapeva fare!
‘Sei mio morettino..adesso rilassati ti farò godere, non temere…’
e infatti mi tolse le mutande e vide il mio cazzo già ritto. Con foga vi si gettò sopra e come ingoiando un cono gelato fece sparire la mia verga nella sua bocca. Puf! Ingoiato tutto! La Supertardona! Che donna! Prese a farmi un pompino meraviglioso. Leccava ed ingoiava alternando il gesto. Teneva l’asta con una mano sola e succhiava. Era bravissima. Presto sentii dei brividi di piacere attorno al mio collo e il pene mi mandava imput di goduria. La supertardona prese poi ad occuparsi delle mie palle, le toccava piano, leggera, leggiadra e poi le baciava. Le ingoiava una per volta, le succhiava, cazzo che bel pompino!
Quando il mio affare raggiunse una durezza notevole ci salì sopra. Il suo gesto per inforcare il cazzo non fu elegante e le ci vollero un paio di tentativi, ma dopo sentii la sua figa calda e bagnata che mi aspettava.
Iniziai a stantuffare, spingendo con le reni e piazzandole il cazzo ben dentro. Lei prese a mugolare impazzita di piacere. La sua figa era proprio aperta e larga, ma calda, eccitante. E poi sapeva ben contraerla e giocarci come una che di cazzi ne aveva visti!
Lei sopra io sotto. Spingevo e ficcavo lei maiala esperta godeva con il cazzo impalato dentro. Mi sbatte poi le sue tette rugose, cadenti, sbalzate in faccia. Io non volevo succhiarle, ma quando iniziai a farlo, controvoglia, obbligato dalla situazione, sentii subito la sua figa rispondere alla mia lingua sulle ciocce cadenti. La figa divenne ancora più calda, il suo modo di contrarla e avvolgere il cazzo sempre più deciso, forte.
Ah, godevo.
Spingevo con forza il mio cazzo dentro la figa bagnata della supertardona e quella gemeva per il piacere. Si attaccò alla parte superiore del letto, quella a cui ero legato con le manette da sexyshop.
Lei sobbalzava, io spingevo da sotto e leccavo le sue mammelle vecchie da troia. Da supertardona.
Cazzo dentro e fuori.
Spingere.
La sua figa calda che si contraeva con decisione, passione, lussuria. Presi a spingere con quanta più forza avevo martellando quella figa di vecchia. Lei sobbalzava arrapata, io ero legato al letto ma ci davo dentro. Cazzo, figa dentro fuori. Dentro fuori mentre lei gridava: morettinooooooooooooooooooooooooomorettinoooooooooooooooooooooooooooooo
e godeva come una pazza.
Venni sborrandole dentro. opo la scopata, la Supertardona mi tolse le manette, ma mi pregò di dormire con lei. Ero stanco e tutto sommato il letto era assai grande e comodo. Rimasi.
*
Il mattino dopo mi svegliò l’odore del caff&egrave tostato. Aprii gli occhi e ricordai Franca, la supertardona che mi ero fatto la notte prima. Proprio in quel mentre entrò con un vassoio.
‘Buongiorno morettino…ti ho preparato la colazione..’
‘Grazie, gentilissima…’ si avvicinò al letto e la guardai bene con la luce naturale. Era vecchia, il volto era un emisfero di rughe, le labbra cadevano a terra e gli occhi erano rassegnati, ma brillavano ancora in qualche modo. Che ci facevo lì con lei? Dovevo andarmene. Ma i cornetti erano buoni e pure il caff&egrave, così mi ingozzai e le chiesi di fare una doccia. Lei mi dette accappatoio e sapone e mi condusse in bagno. Era un bel bagno ampio, vasca, doccia, ecc. la supertardona se la passava bene.
Mi docciai e tornai di là. ‘Ora devo andare…’ dissi afferrando la camicia.
‘…..dove vai…solo un attimo, bambinone…’ e mi fece per togliere la camicia. Feci forza e mi abbottonai. Lei allora mi mise una mano sul pacco nudo. Mi prese il cazzo fra le mani e mi toccò il buco del culo.
‘Devo andare!’ dissi perentorio, ma lei si era già inginocchiata davanti a me e aveva preso in bocca il mio sesso.
‘Smettila, devo andare!’
ma già la sua bocca calda mi leccava la cappella, la baciava e succhiava e poi tenendomi un dito nel solco del culo, affondò la bocca sul mio cazzo e ingoiò.
Ci spostammo sul letto e la supertardona prese a farmi un bocchino energico e sapiente. Lavorava bene di bocca, prima leccandomi la cappella, poi ingoiando fino in gola.
Mi solleticava le palle e una mano mi tintillava il buco del culo.
Mi arrapai di brutto e lei prese a succhiarmelo bella dritta. Ci sapeva fare la vecchia baldracca!!
si mangiava il mio cazzo in un sol boccone e mi teneva per le palle.
Arrapato mi godetti il pompino fino a schizzarle in bocca il mio sperma caldo, abbondante.
Lei da troione risucchiò tutto e ingollò lo sperma caldo.
Mi dette poi un bacio.
Mi rivestii in fretta e chiamai un taxi. ‘…mica ai da prestarmi qualcosa…’ feci e lei mi allungò un 20 euro in cambio di un bacio sulla bocca. La baciai e presi i soldi. Eravamo in cucina. Notai dei regali e delle ceste piene di prosciutti e spumanti e panettoni. ‘Il Natale &egrave passato da mo’, che te ne fai di questa roba?’ chiesi.
‘Niente, regali, perché non ne prendi qualcuno tu?’
‘Sì?’
‘Certo!’ ne afferrai un paio e mi precipitai in strada. Il taxi mi aspettava già. Salutai la supertardona che guardava dalla finestra e caricando le ceste e gli spumanti detti l’indirizzo di casa dei miei al taxista.

*
Una volta a casa regalai a mio padre prosciutti e sottolii, a mia madre i panettoni(ci ricavava sempre dei dolci) e contattai Lag il mio amico cinese che aveva un ristorante e gli vendetti le bottiglie di spumante. Ci rimediai un foglio da 50 euro e comprai un regalino a mia figlia.
*
Tornai al dancing più volte. Ero diventato di casa oramai, pagavo solo l’ingresso, poi ci pensavano le mie Signore a pagarmi bevute. Ero il loro cocco. Il loro stallone. Mi piaceva quel ruolo. Mi passavano qualche soldo per i balli con loro, i baci, farmi toccare il pacco.
Mi licenziai dal lavoro alla pompa E., non mi serviva più quei pochi spicci. Facevo la vita da nababbo. A pranzo ero sempre dalla mia supertardona, a casa sua. Mi faceva sempre ottimi piatti, era brava a cucinare. E dopo il caff&egrave con la panna mi faceva sempre una bella pompa, con lei inginocchiata sul tappeto della cucina, io seduto sulla sedia del pranzo, le tenevo la testa sul mio cazzo, lei lo ingoiava tutto, succhiandoselo come una vera baldracca. Le venivo in bocca e lei ingoiava tutto, poi beveva del caff&egrave, si accendeva una sigaretta e voleva che la baciassi in bocca. Io satollo, appagato dal gran pompino della supertardona, le prendevo la faccia fra le mani e la baciavo sulla bocca. Sapeva di vecchio, di sigaretta, di sesso, di donna e di cazzo. Lei mi allungava allora qualche spiccio e mi diceva di tornare anche il giorno dopo. Come deluderla?
Il mio giro di signore era formato da Sandra, Meri e Irene, oltre a Franca, la mia supertardona.
Se mi volevano a casa dovevano pagarmi in prodotti. Erano tutte donne piuttosto agiate, divorziate e indipendenti.
Sandra ad esempio era pensionata, ma suo fratello era un grossista di pesce. Quando mi chiamò a casa sua mi promise che avrei potuto prendere tutto il pesce congelato che volevo. Mi presentai col furgoncino di Lag. In effetti nelle cantine Sandra aveva 4 frigoriferi pieni di pesce in scatola. ‘Prendi quello che vuoi…a me non serva…’ mi disse. Indossava una gonna ampia e una camicetta di lino senza maniche, i suoi due prosciutti come braccia erano liberi e sotto le ascelle aveva anche della peluria folta. La camicetta azzurra di Armani era stretta e mal conteneva le sue enormi tette. Il volto era massiccio e grasso, due gote rosa da bambina la rendevano piuttosto giovanile di aspetto anche se aveva 55 anni. Penando a tutto quel pesce mi venne duro e lo tirai fuori lì fra i frigoriferi. ‘..che fai?! Qui?!’ ‘Sì, Sandra, ti voglio! Cala quella gonna e voltati. Lei arrossì, ma calò la gonna rapida. Le afferrai le mutande grosse e le buttai giù di scatto. Lei sussultò. Le infialai la lingua in bocca e la baciai. Poi infilai un dito nella sua figa, ampia, calda e già bagnata. Lei si ritrasse, ma io la baciai più forte e infilai il dito più a fondo. Il suo petto sussultava, con la mano libera le presi una tetta. Era grossa, gonfia, da balia. Continuai a infilarle il dito nella figa e a baciarla con foga. Quindi di scatto, senta toglierle il dito dalla passera calda, la voltai di scatto e la spinsi contro un frigorifero basso. Le sbattei il mio cazzo duro sul culo e lei disse:
‘Sìììììììììì…………prendimi……….scopami ragazzo!!sììììììììììììì’
Non mi feci pregare spinsi la cappella verso il culo mentre con il dito la toccavo sotto.
‘noooo….il culonoooo…noooo’
‘Zitta e prendi. ‘ le sputai nel culo e mi leccai la cappella per infilarla dentro. Intanto segavo sotto Sandra che godeva come una troia in calore.
Spinsi il cazzo nel culo e si aprì subito! Cazzo era spanata dietro come una troia.
‘Ehi! Ma hai un culo come un trans! Aperto di brutto!
Lei mandò in grido di paicere. Continuavo a toccarla sotto. Mugolava come una puttana e diceva sìììììì sììììììììììì sìììììììììììììì
‘Allora chi ti ha rotto il culo così?’
‘E’ stato Abel. Un nero con la quale me la intendevo….ah……..sììììììììììììììììì’
‘Abel? Un bel minchione nero?’
‘Sììììììììì..aha….Abel era mezzo ebreo e mezzo kenyano….ah…sììììììììììììì…coooooooosììììììììììììì’ fece mentre presi a scoparla nel culo e a toccarla ancora sotto.
‘…ah…..sì, Abel aveva un gran cazzo e amava sbattermelo nel culo!’
‘Lo vedo, maialina….lo vedo…’ e spingevo il mio cazzo dentro e fuori, mentre con dito la facevo venire a pioggia. Veniva come una troia mentre la toccavo sotto e la scopavo in culo.
Sandra gridava di goduria. Diceva di non fermarmi. La scopai di brutto. Sbattendola sul freddo del congelatore. Le sparai il mio cazzo nel culo e la toccai sotto.
Venne e urlò il nome di Abel
ABELLLLLLLLLLLLLLLLLLLOHHHHHHHHHHHHHSìììììììììììììììììììCOME ABELLLLLLLLLLLLLLLL COME ABELLLLLLLLLLLLLLLLLLSììììììììììììììììììììììììììOHHHHHHHHHHHHHH fece mentre la riempivo di sperma nel culo.
Dopo ci ripulimmo e iniziai a caricare il pesce nel furgone di Lag.
Il mio amico cinese non fece una piega quando vide tutte quelle scatole di una nota marca. Le contò le fece scaricare da inservienti e mi dette 10 euro per ogni pezzo. Sicuramente almeno la metà valevano 3 o 4 volte tanto, ma le scatole di Sandra erano tante e mi feci un bel gruzzolo di soldi.

(per commenti, critiche o suggerimenti: dorfett@alice.it) CAPITOLO 4- 4

Iniziai a prenderci gusto con quella vita da prostituto del gruppo di vecchie capitanato dalla Supertardona.
Mi spostavo in taxi, pagato da loro, pranzavo dalla Franca(con pompino a fine pasto), il pomeriggio lo trascorrevo in palestra(un posto molto figo, con tanti macchinari, saune, personal training, ecc. regalo della Meri che mi ero scopato nella sua casa in collina, davanti al fuoco, l’avevo messa con le gambe in aria e affondavo i miei colpi nella sua figa, dopo essermi sparato un pastiglia di Viagra e due bicchieri di J&B lisci, mi ero scopato Meri e la sua circonferenza, sbattendoglielo in figa fogato e con una mazza tanta)dove mi rimisi un po’ in forma oppure oziando in giro per centri commerciali. Le mie donne mi passavano sempre un po’ di soldi, fogli da 20, 50 euro erano diversi, stavano tutte economicamente molto bene ed erano indipendenti, con figli ormai grandi, così non avevo preblemi. Mi comprai uno stereo e vari cd, un pc portatile nuovo e regalai a miei una tv nuova di pacco, altro regalo di Meri dopo che le avevo leccato la figa sulla terrazza della villa in collina, dopo che la sera prima l’avevo scopata col Viagra.
Irene era la tipa più sfuggente del gruppo, la più stressata, la più tirata. Anche fisicamente erano diverse Irene e le altre del gruppo. Aveva una sessantina d’anni che si vedevano tutti su un volto segnato da rughe, tagli profondi ai lati della bocca, anche se non rideva mai si vedavano. Da giovane doveva essere stata bella. Era magra, aveva gambe secche e un busto dritto. Le tette erano una terza, un bel lavoro di un chirurgo plastico milanese mi aveva detto Franca. Le altre erano piene di grasso, ciccioncelle come la Sandra e la Meri, sul frullato come la Franca, Irene invece era uno stecco privo di grassi vari, di pelle quasi. Era anche l’unica che lavorava del gruppo. Aveva un bel negozio in centro di abiti, avuto dall’ex marito in cambio della separazione, in modo tale che egli potesse sposare la sua nuova fiamma, una 25enne francese. L’ex marito pagava anche l’affitto del negozio che era sempre in perdita, mi disse la Franca.
Irene mi invitò al negozio un martedì mattina: ‘Vieni alle 12,30 quando chiudiamo, mi raccomando..’ mi disse più volte al telefono.
Era sempre nervosa Irene, sempre come se qualcosa non le andasse. Ma sapevo che era una troiona come tutte le altre, ‘….peggio! – mi confidò la Franca(che non sopportava molto l’Irene) -…pare di ghiaccio quella là ma &egrave una baldraccona niente male! Si scopava Abel quando lui frequentava Sandra….ok….lui era un gigolò che andava con tutte, ma Irene poteva almeno chiedere il permesso a Sandra? Non trovi?’
‘…come no…’ dissi annoiato. Franca mi raccontò ancora di Irene.
*
Mi presentai al negozio. L’ultimo cliente usciva, l’altra commessa disse che andava a pranzo e mi guardò mentre entravo. ‘…siamo chiusi, spiacente..’ mi fece, ma Irene disse: ‘Tutto a posto, vai cara..vai a pranzo..’
dentro mi misi a guardare in giro, un bel negozio, fornito, elegante, ma non formale.
‘Mi regali una bella camicia?’
‘Dopo. Adesso vieni qua!’ e mi spinse nel camerino. Prese a spogliarmi con foga, mi tolse camicia e pantaloni e prese a baciarmi i capezzoli. Li leccava e succhiava come fossero quelli di una donna. Li baciava e baciava. Irene, che tipa! Presi a toccarla anche io, le tolsi la camicetta bianca e le afferrai le tette rifatte. Era un bel lavoro, un seno da ventenne su un corpo secco e vecchio. Ma ero eccitato ‘ e avevo preso un Viagra per essere sicuro del risultato ‘ e mi venne duro come il marmo. Lei lo vide e lo afferrò con mano esperta per iniziare a toccarlo, strusciarlo, segando. Aveva un tocco da donna esperta e sensuale, presi a baciarla sulle tette, leccando i capezzoli dritti e lunghi come lei aveva fatto con me, baciavo e leccavo, lei godeva. Il camerino era piccolo e sudavamo, ma ero eccitato e lei era infoiata come una troia.
Le baciai il collo e spinsi il mio cazzo contro la sua figa.
Irene godeva per i baci sotto il collo, mugulavo come una troia: ‘Sììììììììì…..baby baciami…oh..ohhhhhhhhhh…sìììììììììì….lìììììììììììììlllllllllllllìììììììììììììììììììììììììììììì….ancora…’ io baciavo il suo collo secco e aspiravo il suo profumo elegante. Intanto le sbattevo il cazzo contro le grandi labbra della figa. Allora lei mi prese ancora in mano il cazzo e lo segò con forza, quindi si voltò e mi offrì la sua schiena: ‘Prendimi baby, sbattimilo nella figa! Senti com’ calda, ti aspetta. Baciami e fottimi, baby!’ non me lo feci ripetere, il cazzo era di marmo, presi la mira e glielo sbattei dentro con rabbia. Spinsi e trovai un varco. Il cazzo di Abel pensai aveva colpito come nel culo di Sandra. Entrai facile e lei era calda e bagnata.
Presi a scoparla in quel camerino dove entravamo male, ma lei era eccitata e pure io. Spinsi forte e le feci inarcare la schiena. La baciavo sul collo mentre la fottevo da dietro. Ficcavo il mio cazzo nella sua figa, dentro fuori, dentro e fuori ripassandomela proprio quella baldracca imbronciata e sofisticata. Anzi la posizione da dietro mi paiceva, andavo alla grande, spaccandoglielo in figa con forza. Le spingevo la testa con una mano per evitare che sbattesse contro la parete del camerino, ma ci davo sotto con forza. Irene godeva come una pazza, mi diceva di scoparla. ‘…sbattimi babyyyyyiiiiiiiiiiiii….sììììììììììììììì….bravooooooo….bravo cosììììììììììììììì’ io non mi risparmiavo. La sbattevo con rabbia in quel posto stretto, dove lavorava lei, dove sarebbero entrati altri a provarsi i vestiti. Le afferrai le due poppe siliconate con le mani e con il bacino la fottevo da dietro. Spinsi con forza e mi tenni strette le tette. Lei godeva. Era infoiata, la maiala! Me la sbattevo la dentro, strizzavo le sue tette e facevo andare il mio cazzo dentro fuori come una macchina, scopavo e lei godeva urlando come una pazza. Forse in strada la potevano sentire! Ma Irene gridava lo stesso: ‘..sìììììììììììììììbaby.babbbiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…..ohhhhhhhhhhhhhhhsììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììohhhhhhhhhhhhhhhh……..così baby…così…’
ed io infoiato a mia volta la scopavo con forza. Mi sentivo alla grande e mi piaceva la libido di Irene che urlava. Veniva a pioggia sul pavimento del camerino e decisi di venire anche io. Spinsi più forte e la piegai verso il basso. Le venni dentro la figa.
*
Dopo lei ripulì il camerino in fretta e ci spruzzò profumo spray.
Ci facemmo delle foto assieme che lei subito pubblicò su facebook e in una chat con le altre amiche. In una mi baciava, in un’latra mi faceva provare una camicia bianca.
Dopo le foto mi feci regalare dei jeans di Armani, una camicia Polo Ralph L., due camicie bianche eleganti, una cintura di pelle Lee, un paio di pantaloni di velluto.
‘Ci vediamo baby…’ mi disse lei con il suo solito sgardo imbronciato e incazzato. Ma poco prima aveva goduto come una baldracca in quel camerino stretto e l’avevo sentita pronunciare più volte la parola cazzo e baby.
‘Chiamami quando vuoi…’ e con le buste piene di roba chiamai un taxi e mi feci portare a casa.
Avevo un taxi personale in pratica, si chiamava Rij ed era originario del Senegal. Un ragazzone alto e magro con la faccia simpatica. Era uno sveglio e si muoveva nel traffico con decisione e conosceva le strade. Chiamavo sempre lui perché mi stava simpatico.
In taxi Franca mi chiamò per sapere cosa avevo fatto con l’Irene.
‘Non sono affari tuoi…lei paga…come te….sapessi quante cose mi ha regalato…’
‘Quella troia, per forza non sono soldi suoi! Se lo fossero sarebbe tirata come una gallina…’
‘Non mi pare una che si tira indietro la tua amica..cara Franca…oggi in camerino si &egrave arrapata come una troia….come te..direi…’
‘Fammi il piacere! Quella sgualdrinella..’
‘Non fare così…non fare la gelosa….lo sai che sei la mia preferita….’
‘Fanculo stronzo!’
Franca era gelosa di Irene si capiva. Così azzardai.
‘…se anche tu mi regalassi delle mutandine sexy o calzini…mi mancano i calzini….Irene ha occhio..&egrave del mestiere…’
‘Stronzo! Domani a pranzo da me? Ti riempio di calzini….’
‘Grazie, Franchina mia….come farei senza di te….’
A casa sistemai la roba, telefonai a Leg e gli rivendetti le due camice per 50 euro l’una anche se ne valevano almeno il doppio, quindi misi i soldi via e telfonaia alla mia ex moglie per fare due chiacchiere.
Lei non sapeva che parlava con un gigolò, la cui carriera era appena all’inizio.

per commenti o critiche: dorfett@alice.it CAP. 5 -5

Puntuale come il suo mitico pompino dopo il caff&egrave con panna, la mia Supertardona mi presentò un campionario di calzini, calze, mutande, pigiami e perfino un tanga.
‘E questo?’ chiesi malizioso. Franca era con una mano infilata nei miei pantaloni, toccandomi il culo. ‘E’ per te, baby, ma promettimi di indossarlo solo con me e mai con quella stronza della Irene!’
‘Promesso…’ questa storia della gelosia fra lei e Irene mi intrippava e pensavo di sfruttarla a mio favore. Mi misi il tanga e accesi della musica. Iniziai a ballare di fronte a lei, muovendo anche e culo, strusciandomi a lei che si era seduta sul bordo del letto. Lei mi sfiorava il culo ed io lo agitavo per lei.
Ballavo divertito e anche lei si divertiva.
Iniziò a fare foto a me che ballavo per lei, al mio culo, al tanga minuscolo, al filo del tanga nel culo, a lei che mi sculacciava ridendo. Io le ballavo attorno e poi mi tornò il cazzo duro.
Mandò sms a tutte le amiche.
‘Riprendi la valigetta dei giochi, oggi voglio legarti io!’
‘Sììììììììììaammmmmmmmmmmmmmoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
Presi le manette e la legali al letto, poi la bendai, presi il vibratore e glielo ficcai bene nella figa da vecchia baldracca, calda e bagnata.
Lei fece un urlo di goduria.
Il vibratore prese ad andare ed io le toccavo le grandi labbra della sua vecchia fica che chissa quanti cosi del genere si era presa e la facevo godere. Agitavo il vibratore che andava nella sua vecchia fica e la toccavo fancendola godere come una troia! La mia Supertardona!
Dopo che venne con il mio tocco sulla figa e il fallo vibrante dentro, spostai la parte davanti del tanga e le ficcai il cazzo duro in bocca. Lei bendata, legata, venuta come una troia, si prese il mio cazzo in gola e iniziò a farmi un gran pompino! La mia Supertardona!
Le mantenni il vibratore in fica mentre mi spompinava. Lei accettò di buon grado pensando di venire di nuovo. Ma prima il mio pompino, cara…
Ci dava sotto da vera troiana infoiata. Intanto sentivo arrivare messaggi sul mio cell. Franca ci dava sotto di bocca, bendata e scopata da un vibratore.
La sbendai.
‘Ohhhhh sììììììììììììììììììì baby, sbattimelo in gola!’ mi urlò quando mi rivide in faccia.
Non mi feci pregare gli presi la testa e gli rimisi il mio affare in gola. Prendilo tutto supertardona mia!
Succhiò e leccò. Mi chiese di togliere le manette per prendilo meglio fino in gola. Lo feci eccitato e lei continuò a spompinarmi alla grande, fino a mega venuta dentro la sua bocca.
Mi baciò col sapore del mio sperma caldo ancora nella bocca.
Presi la roba che mi aveva regalato e chimai il mio taxi Rji.
Lui era sempre sveglio. Gli regalai due paia di calze di Cavalli. Mi ringraziò un sacco e mi portò a casa in un lampo. I messaggi erano tutti di Irene, incazzata per il tanga.
Non le risposi e mi sentii potente. Coccolato da tutte quelle tardone che mi regalavano cose.
Tenni gran parte dei regali e vendetti solo qualche mutanda e calzini. Lag pagava xempre bene.
*
Ero il boss del dancing. Conoscevo tutti e tutti sapevano chi ero. Non pagavo mai per bere, per fumare, ecc.
sandra e Meri mi passavano 200 euro ogni volta che andavo da loro, e pesce, e cene fuori, e biglietti per partite e una tv a led, e altro che mi serviva o no.
Io giocavo sporco con Irene e Franca mettendole le une contro le altre. Mi piacevano i pompini della supertardona e la sua indole remissiva e mi piaceva la durezza e tristezza di Irene, che era appassionata solo di cazzo!
Feci a mia volta regali a mia figlia e alla mia ex. Mio padre impazziva per il pesce, ogni giorno a casa mia si sentiva odore di orate, di spaghetti alle cozze, di scampi impepati cucinati da mia mamma.
Anche se io ero sempre meno a casa dei miei. Vivevo in giro dalle mie donne. Pranzavo e cenavo da loro oppure cenevamo fuori in ristoranti romantici o costosi del centro. Bella vita facevo! Ero zeppo di soldi e mi comprai una macchina nuova, una Citroen confortevole, ma non appariscente o cafona, azzurra, piena di optional. Pagai metà in contanti(accumulati in 4- 5 mesi di servizio come playboy per le mie tardone)e il resto garantì Franca che dette indietro la Mercedes che non usava mai, tanto che il concessionario ci fece un grosso sconto sulla mia nuova auto.
Scorrazzavo in giro, andavo a puttane sulla statale ovest.
Una sera passai persino dal vecchio stazione E., ci stava un senegalese al mio posto adesso, un tipo di poche parole, feci il pieno e andai al Cherrys.
*
Una sera mentre lo stroncavo in culo a Irene nel negozio all’ora di pranzo, mi chiamò mia moglie. Mia figlia evava bisogno dell’apparecchio per i denti e ci volevano 1500 euro subito o a rate biennali, lei diceva che a rate veniva un poco di più ma lei non guadagnava molto. Le dissi di non preoccuparsi che avrei pagato io il dottore, tutto e subito.
‘Ma come fai? Non lavoro neppure più? Mi nascondi qualcosa?’
‘Cara, non ho da nasconderti niente perché non sei più mia moglie, ricordi? Da tre anni, oramai…’
‘…ok..ho capito..ricevuto, ma posso chiederti che lavoro fai?’
‘PR per un dancing, un buon giro, soprattutto tardone e vecchi avanzi di balera, pensionati, ma zeppi di soldi, vedessi come bevono e sganciano mance…l’altra sera una signora mi ha dato 50 euro di mancia perché l’ho accompagnata alla macchina con l’ombrello che diluviava..’ mi inventai lì per lì pensando che l’altra sera scopavo con Meri nel suo appartamento in centro, candele accese, luci giuste, musica scopereccia ed io che ficcavo il mio cazzo nella figa di Meri che godeva come una troia perché al contempo le leccavo i capezzoli che prima avevo frustato, capezzoli rossi e seganti dai colpi del mio frustino. Lei godeva del mio cazzo e della mia lingua sui capezzoli martoriati. E la mia ex mi chiedeva come facevo ad avere 1500 euro in contanti? Meri a fine serata mi aveva dato 200 sacchi e un buono per l’Acquafan che rivendetti a un mio amico a 75 euro.
Lei era incredula e non parlava. Riagganciai e tornai a sbatterlo nel culo a Irene.

(PER COMMENTI O SUGGERIMENTI: dorfett@alice.it) CAP. 6 ‘ 6

Al dancing ero un boss dicevo. Ci venne a lavorare una ragazza di colore, sulla trentacinquina- forse 40. piuttosto alta, spalle eleganti, belle gambe. Il fatto era che aveva un’orribile cicatrice sulla guancia destra. Una cosa terribile da vero, che non si poteva celare. Si notava subito. Poveretta. Una cosa mostruosa, arrivava sotto l’occhio e prendeva tutta la gota. Il volto, senza quella cicatrice sarebbe stato assai carino, aveva una bella pelle nera, occhi scuri. In effetti era una bella donna nonostante tutto.
Si chiamava Lawe, era originaria della Jamaica, ma più non volle dirmi. Provai a chiederle qualcosa, ma lei si limitò a servirmi il cappotto per uscire. Stava al guardaroba che era poco bazzicato, anche se le signore lasciavano lì i loro pellicciotti.
Rji era in gamba. Le parlai delle mie donne, della lotta fra Irene e Franca. Dei pompini dopo caff&egrave con panna della mia supertardona.
‘Voglio anche io farmi fare un pompino!’ disse ridendo ‘senza offesa, capo..’
‘Certo tranquillo non sono geloso. Mi informo, come sei messo a coso?’
‘Bene, capo, bene….’
‘Allora sei apposto….vai tranquillo…ti si rizza?’
‘Certo, capo!’
‘Ok.’
Solleticai l’idea di un bel cazzone nero a lla mia supertardona e lei si dimostrò al solito disponibile, ‘ma ne parliamo dopo…baby….adesso il nostro caff&egrave con la panna…’ fece maliziosissima la mia milfona preferita.
*
Una sera stavo da Sandra, me l’ero scopata dopo essere stato quattro giorni al mare con lei in una villettina in Versilia. L’avevo tenuta a stecchetto per tutto il tempo. Niente cazzo cara mia le avevo detto, sono qui per ricaricarmi le batterie, mi avete spompato. ‘…ma neppure un pochino di cazzo nel mio culino?’ chiese Sandra.
‘Ho detto di no!’ e chiusi i discorsi. Infatti passai tutto il tempo a dormire in veranda al fresco, a fare nuotate nella piscina comune del condominio, a mangiare pesce cucinato da Sandra, che era un ottima cuoca. Mi rimisi in forze e promisi a Sandra che appena saremo arrivati a casa gielo avrei messo piantato in culo.
E così era andata, me l’ero scopata appena aperta la porta, lei mi si era fiondata sulla patta dei pantaloni. In ginocchio sul pavimento di casa sua. ‘Adesso me lo dai!’ disse e si avventò sul mio cazzo. Lo tolse dai pantaloni e lo guardò adorante. Io la fissavo sprezzante. Il cazzo mi era venuto duro per quel gesto di sottomissione di lei. Gli ficcai il cazzo in gola e la pompai di brutto.
Dopo la misi distesa sul letto e le presi le gambe massicciotte da maialino, le tenni in alto e ficcai il mio cazzo nella figa di lei, facendola venire più volte. Lei mi preparò degli spaghetti alle cozze buonissimi e poi mi addormentai di brutto.
*
Mi divertiva di più giocare con la gelosia reciproca fra Irene e Franca. Mi volevano tutto per loro e stavano male quando ero in compagni dell’altra. Io invece volevo che sapessero che stavo(o avevo scopato con quella o l’altra). Le foto miei con loro, a letto, nudo o nelle vasche idromassaggio dei loro appartamenti, facevano il giro delle chat delle tardone o sui loro profili facebook nei messaggi privati. Erano in trippa per cellulari e social network, quando non scopavamo loro stavano sempre a scambiarsi foto o messaggi sui loro i-phone e robe simili. A me Meri aveva regalato un modello Samsung nuovissimo, grosso, che lei aveva tenuto solo 2 mesi perché poi si era comprato il modello superiore. Meri amava che le leccassi la fica, come sbrodolava quando sentiva la mia lingua sulla sua passerina….subito veniva scossa da brividi, la pelle le si arricciava quasi e diventava tutta rossa. Godevo nel vedere come il suo corpo recepisse il mio conilingus. Meri urlava parole in dialetto meridionale che non capivo bene e veniva dalla figa con umori caldi e salati.
Facevamo gran 69 sul suo lettone. Mentre le salivo sopra per leccarle la figa, Meri si stendeva sotto di me e mi prendeva il cazzo in bocca. Io iniziavo a leccarle la figa facendo andare la mia lingua veloce sulle sue labbra, dentro la passerona calda e bagnatissima, lei invece ingoiava il mio cazzo e leccava come una vecchia baldracca. Non era brava a succhiare come la supertardona, però si impegnava: ingoiava, succhiava, baciava, leccava la cappella, mentre io andavo di lingua e la facevo fremere con lungi orgasmi clitoridei.
*
Al dancing parlavo spesso con Lawe. Era riserbata e non amava troppo la compagnia. Ma io avevo vinto un po’ la sua scontrosità e il silenzio. Le portavo qualche consumazione mentre era sola a guardare i cappotti. Mi raccontò qualche cosa di lei ed io di me. Non avevo il coraggio di chiederle della cicatrice, era imbarazzante e temevo che lei si adirasse. Parlavamo qualche minuto quando entravo, poi quando la serata era già un po’ in là passavo sempre per due chiacchiere o per portarle un gin tonic.
Spesso capitava che Sandra o Franca mi venissero a cercare per ballare o per stare con loro, d’altra parte: ‘Sono loro che ti mantengono…’ mi disse una volta Lawe avendo capito bene la situazione. A parte l’orribile cicatrice che le deturpava la faccia era una bella donna, aveva un fascino particolare, esotico.
Stare al passo con le tardone non era facile, dovevo fare allenamento in palestra e iniziai a prendere integratori, vitamine ed altro per stare in forma. Ma loro mi spossavano. La Supertardona Franca mi voleva sempre con lei. Le piaceva quando la legavo al letto e le ficcavo vibratore in figa e cazzo in bocca, aveva una veranezione per i pompini, ciucciava il cazzo come una vecchia baldracca e ingoiava lo sperma caldo avida. A me piaceva sentire come si eccitava mentre la legavo e mentre giocavo con la sua vecchia passera in sfacelo. Ficcavo il vibratore, l’accendevo e poi giocavo con il suo sesso, toccando, leccando, ecc. lei vibrava di fuoco, era eccitata come una troia, il corpo le fremeva, le tette sfatte ballonzolavono per la lussuria e quando finalmente le schiaffavo il cazzo in bocca lei succhiava come una ragazzina avida di membri maschili.
Irene invece era più celebrale. Le piaceva farsi eccitare in giochi nei quali io la sorprendevo alla spalle e la sbattevo sul letto per scoparmela.
Mi nascondevo in camera sua prima che lei tornasse. (mi aveva dato le chiavi di casa)perch&egrave l’eccitava questa cosa. Mi nascondevo semplicemente dietro la porta, o nell’armadio e poi balzavo dentro quando rientrava. Lei urlava, cercava di divincolarsi ma solo per gioco, la sbattevo sul letto, le toglievo via i vestiti con forza, quindi la mettevo con la pancia contro il materasso, sollevavo il suo culo secco, da vecchia e le piazzavo il mio cazzo in figa, cominciavo a spingere, a cavalcare, a fotterla come una troia e lei godeva come una pazza. Col tempo avevo preso più confidenza con la casa e mi nascondevo anche in bagno, in salotto, aspettando qualche minuto prima di balzare fuori. Irene era eccitata perché avvertiva il pericolo e questo la eccitava ogni secondo di più. Magari temeva che non fossi in casa ed invece mentre girovagava per le stanze come una preda io stavo nascosto nel ripostiglio. Lei cercava, frugava, poi di colpo uscivo. Le mettevo una mano alla bocca prima che urlasse e le ficcavo una mano sotto le mutandine dove la figa era bagnata e caldissima, lei si dibatteva, ma finiva sul pavimento, le alzavo il vestito, toglievo le mutandine e afferrandola bene per le spalle le ficcavo il cazzo in figa. La piegavo a terra, spingendo la mia verga nel suo sesso accogliente. Scopavo sul pavimento mentre lei mugulava eccitata, la figa contratta per sentire il mio cazzo dentro di lei, la fottevo spingendo sulle ginocchia mentre lei era in preda alla lussuria, provava a dibattersi ma le piaceva quel gioco di ruolo: lei indifesa che subiva violenza in casa da uno sconosciuto. Dopo che l’avevo piegata bene, che avevo scopato con forza il suo corpo da ex bella ragazza, le venivo dentro con rabbia e la lasciavo stesa per terra in casa sua.
Andavo in bagno mi facevo una bella doccia e quando tornavo di solito lei era ancora per terra con una mano infilata nella figa che si toccava rievocando quel falso- stupro quando lei era stata consenziente. La guardavo toccarsi con gli occhi chiusi e ancora gocciolante con l’accappatoio che era stato del suo ricco ex-marito mi servivo una birra in cucina e poi decidevamo dove andare a cena.

(per consigli, come continuare ecc. scrivete a dorfett@alice.it) 7 ‘ 7

Prendevo Viagra in continuazione e bevevo molto quando andavo al dencing con le mie tardone. In compenso però la mattina dormivo fino a mezzogiorno, facevo un branch e il pomeriggio lo passavo ad ascoltare musica, a leggere (Irene mi aveva regalato un libro, ‘Felici i felici’ di Yasmina Reza che mi era piaciuto molto e da lì avevo preso a comprare qualche libro intelligente, non da classifica per intenderci)e andavo in palestra. Il personal training mi faceva sgobbare, correvo sul tapin e facevo esercizi alle macchine dei pesi. Avevo perso 4 kg e la pancetta da bevitore di birre.
Riuscii ad inserire Rji, il mio amico taxista, nel giro delle tardone. Una sera organizzai una cena con Franca e Meri. La mia supertardona fece un buon pranzetto e con qualche bicchiere di vino riuscimmo a sciogliere Rji che, inevitabilmente, era un poco nervoso con estranei e con donne alle quali avrebbe poi dovuto offrire il suo cazzone nero. Meri cercava di farlo ridere e metterlo a suo agio ma il giovane era imbarazzato. Alla fine presi l’iniziativa e iniziai a sbottonare la camicetta di Franca per prenderle in mano le tette sfatte e cascanti e giocarci un po’. Invitai anche Rji a fare altrettanto con Meri e lui mi imitò. Baciai la mia supertadona sul collo e sotto l’orecchio e lei inizio ad accalorarsi come una vecchia baldracca. Rji mi seguiva a rota e presto Meri gli mise una mano sul pacco. ‘Ehi senti qua..che roba…carichi pesanti eh? Bel ragazzone mio….’ disse. Franca eccitata per i baci e la mano sui seni, si buttò ai miei piedi e mi tirò fuori l’uccello. Anche Meri lo fece e vedemmo il cazzone di Rji, un bell’affare non ancora duro del tutto, ma piuttosto grosso di già.
‘Mamma mia…..&egrave tutto per me, ragazzone?’ chiese Meri arrapata.
Rji sorrise e gli prese in mano una tetta da sopra il vestito.
‘Piano…bambino…….spogliamoci prima…’
Intanto Franca si lavorava il mio cazzo come lei sapeva fare. Ciucciava bene la cappella, risucchiando con quella sua bocca da vecchia troia, ingoiava poi tutta la perte superiore del cazzo e poi lo prendeva in gola fino a dove arrivava. Abile di bocca e di lingua, la mia supertardona! Succhiava e ingoiava come si deve. Rji e Meri si erano spogliati. Lui era un ragazzone con un bel fisico asciutto, addominali e braccia atletiche. Il cazzone nero ritto era sui venti centimetri abbondanti e meri se lo mangiava con gli occhi. Lui portava solo il cappelletto da baseball all’indietro e lei si era fatta da poco un tatuaggio nel quale un giovane marinaio baciava una donna bruna con passione.
Franca si dedicava al mio cazzo con la solita passione, mentre Meri e Rji si toccavano a vicenda: lui baciava le sue grosse mammelle scure e lei lo toccava ovunque, sul petto, sul collo, sugli addominali, correndo con le mani grassocce su quella pelle giovanile, toccava il suo culo arrapata come una vacca e poi passò al suo cazzo, prima tastando le palle, poi con la mano lo sfiorava e ne sentiva la consistenza, poi afferrandolo bene ed iniziando a segarlo. Rji su mio consiglio le infilò una mano nella figa e prese a toccarla sotto. La mia amica continuava a sbocchinarmi con arte ed io mi godevo lo spettacolo di Meri e Rji. Lui la mandava in orbita con il suo dito nella figa, lei lo segava sognando quel bel cazzone. Franca sotto di me sbocchinava da gran troia ed io osservavo godendo come un pazzo. Meri si buttò sulla nerchia nera di Rji e iniziò a spompinarlo. Leccava quel cazzone e le piaceva, ma sentiva il bisogno del dito di lui, così le consigliai di infilarle un dito nella figa mentre lei lo prendeva in bocca ai suoi piedi. Lo fecero. Così nella stanza noi uomini eravamo seduto con ai nostri piedi due tardone che ci facevano un gran pompino.
Era fantastico! Sentivo la bocca calda, vecchia di Franca sul mio cazzo e sentivo Meri che ci dava sotto col cazzone del mio amico.
Venni dentro la mia supertadona preferita e lei ingoiò tutto.
Meri invece ancora si attardava sulla cappella, l’asta di Rji era proprio grossa e forse non era abituata.
Proposi a Franca di spostarci in camera e lasciarli soli.
Ci mettemmo a guardare la tv, ma lei si alzò subito per guardare i due dalla porta.
‘Che fanno?’ chiesi
‘Lei si &egrave messa di schiena sopra di lui e se lo sta prendendo dentro.’
‘Le piace?’
‘Puoi scommetterci, quel cazzone la sta scopando da urlo! La sta aprendo in due, vedessi come gode quella vecchia porcellona!’
Tornò a letto, ma dopo un paio di minuti Meri entrò nella stanza.
‘Cosa c’&egrave?’ chiesi allarmato.
‘Oh, niente, il mandingo era troppo eccitato, &egrave venuto presto….’
‘Mi spiace Meri…’
‘Figurati..&egrave giovane….adesso mi fumo una sigaretta, poi torno da lui, due bicchieri di vino e poi un bel pompino che gli farà resuscitare il coso in un attimo, puoi scommetterci!’ ci disse maliziosa facendoci l’occhiolino. Scroccò una sigaretta a Franca, la fumò nuda assieme a noi e poi tornò da Rji
‘…dove vai baby? Perché ti sei rivestito…stai calmo…..siediti….bevi con me….avanti….succede a tutti…….ci penso io a te……’ la sentimmo dire mentre tornava dal mio amico.
Da quanto sentimmo qualche minuto più tardi, Meri aveva fatto quello che voleva. Rji era tornato in azione presto e quando tornammo di là li trovammo che scopavano. Rji era seduto sul divano e Meri era seduta sopra di lui voltata di spalle al mio amico. Il cazzo di lui andava dentro fuori con una violenza e velocità etrema. Lei godeva come una pazza. Le tette le balzano in petto, era sudata e i capelli appiccicati al collo. Si prendeva quel cazzone nero e gridava dal piacere:
OHHHHHHHHHHHHHHH Sìììììììììììììììììììììììììì………..daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…………..sfondamiiiiiiiiiiiiiiiiii tuttaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…………….cosìììììììììììììì….ohhhhhhhhhhhhhhsìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì
gridava indemoniata. Franca nel vederli scopare così si eccitò di nuovo e volle che la prendessi sul tavolo di casa sua.
Così lo feci, la sollevai e la deposi sul tavolo. Intanto Rji continuava a martellare la figa di Meri che veniva a catena mugolando di goduria e urlando di piacere: ‘Sìììììììììììììììììììììììììììììdammmelooooooooooooooooo’. Tolsi le mutande a Franca, ma dato che non ero eccitato e non avevo la giovane età di Rji, mi buttai con la mia bocca sulla figa bagnata di Franca ed iniziai a leccarla. Andavo dritto con la lingua puntando al fondo, lei reagiva bene al mio servizietto: ‘Ohhhh babyyy…cosìììììììììììì…bravooooo’ e Meri intanto godeva a fontana sotto i colpi del cazzo di Rji.
Io leccavo la figa di Franca che si contorceva come una troia sul tavolo. C’era confusione nella stanza, il tavolo tremava mentre leccavo a capofitto la figa vecchia e calda di Franca, si sentiva lo sbattere del cazzo nella figa di Meri, lei che urlava di lussuria e veniva sul pavimento come una pazza.
Leccai e leccai.
Ciucciavo le labbra della figa della mia supertadona e lei godeva. Rji sbatteva l’amica e assieme quelle urlavano di gioia.
L’orgia, le grida, gli umori che colavano il tavolo che si muoveva forte andarono avanti ancora un po’, quindi Rji mandò un urlo beduino e venne dentro Meri. Franca fece altrettanto sotto i colpi della mia lingua. Quindi ci fu un momento di silenzio rotto solo dalla lingua di Meri che inginocchiata leccava il cazzo grondante sperma di Rji.
*
Facemmo il bagno assieme io e le donne. Rji doveva tornare a lavoro. Meri gli dette 50 euro per la prestazione.
‘Ci vediamo cazzone…..sei stato bravo oggi….proprio bravo….’
Io dalla vasca salutai Rji col dito alzato.
Continuai ad introdurre Rji nella cerchia delle tardone. La prima ad apprezzarne le ‘qualità’ fu Sandra che amava i cazzoni grossi e prenderlo nel culo. Rji la fece impazzire, schiaffandoglielo dentro con gusto, sculacciandola sulle chiappe mentre il culone di lei sbatteva sul ventre di lui che rideva nel prenderla a quel modo, ma era eccitato e Sandra godeva di quel cazzone nero dentro il suo buco del culo. Rji mi raccontava tutte queste cose mentre scorrazzavo in taxi, era un tipo simpatico come ho detto e anche un bravo ragazzo, mi raccontava che aveva una famiglia con 6 fratelli a casa in Africa e mandava loro soldi regolarmente.
Io mi divertivo a fare l’oggetto del contendere di Irene e Franca.
Irene mi invitò in un weekend romantico a Venezia. Non fu un successo, perché il tempo fu pessimo, in un caff&egrave ci rubarono la macchina fotografica digitale che lei aveva comprato per l’occasione e poi ci fu un piccolo caso di fraintendimento con un gondoliere che ci scambiò per madre e figlio. Irene ci rimase malissimo e tenne il broncio tutto il giorno.
‘Cafone!’ sbottò.
‘…dai…insomma…non prendertela…e poi…in effetti..’
‘Insomma cosa? Sembro tuo madre io?’
‘..no, ma..’
‘Ma? Ma? Vai a fare in culo, stronzo!’ urlò ieri.
E mi mollò in un caff&egrave.
Cenammo in un bel ristorante dove ordinai 3 piatti costosissimi. Irene vestita per l’occasione(abito di Armani, tacchi vertiginosi, trucco vistoso)era furiosa. Non mangiò niente e alla fine pagò con la carta di credito. Firmò la ricevuta guardandomi sprezzante: ‘Tu, morto di fame dovresti fare marchette per un mese per pagarti questa cena del cazzo…’ disse lei fissandomi con astio. Ci rimasi male.
A letto lei disse che aveva mal di testa e prese una pasticca per dormire.
‘Ma domani mattina sarò di nuovo in forma…e voglio che tu mi scopi come mi piace a me…intesi? Altrimenti cosa credi che ti abbia pagato questa vacanza? Eh?’
La fissai incazzato. Stavo per sbottare quando mi venne in mente un’idea.
Sorrisi.
‘Bene…sarà fatto…Signora…’
Lei si aspettava che mi incazzassi, ma la mia reazione la sorpese.
Andò a letto ed io mi preparai il piano.
Presi una pasticca di viagra e mi misi alla tv a guardare porno per eccitarmi.
Quando fu passata un’ora abbondante e Irene dormiva della grossa. Andai in camera sua e le montai sopra. Stava dormendo pienamente. Voleva il sesso violento questa superdardona stronza? E lo avrebbe avuto!
Mi sentii eccitato e il viagra mi aveva fatto venire un cazzo durissimo.
Ero pronto.
Le afferrai la testa.
E poi tirai con forza.
Tirai le lenzuola e la presi. Buttai giù le lenzuola mentre lei si svegliava di colpo.
Urlò come una matta.
Ma io la strinsi a me.
‘Zitta troia. Adesso ti sbatto, cara la mia signora…adesso ti sbatto come piace a te!!’
le misi una mano sulla bocca. Lei si divincolò, ma la tenevo a me. Tirai giù le sue mutande e le spinsi il cazzo contro la schiena. Lei tentò ancora di divincolarsi ma non poteva. La tenevo con la mano e ravanavo con l’altra nelle sue gioie. Lei sentiva il mio cazzo duro e si divincolava, ma io la spingevo giù. Mi feci strada fra la sua figa che era secca. ‘Ferma puttana! Adesso te lo ficco dentro!’
irene mi mordeva. Voleva liberarsi. Ma sapevo che era eccitata come una monella. Mi mordeva e provava ad urlare ma avevo la sua mano nella sua bocca. Mordeva. Troia! Le spinsi il cazzo contro la figa.
Lo sentiva come era duro.
Duro per lei.
Irene si muoveva, ma io le tolsi ancora la possibilità spingendola a forza contro il cuscino.
‘……..fermoooooooooooooo’ gridò ma io le ero sopra. La sua figa si stava bagnando, ma mi piaceva prenderla con forza. Infatti gielo sbattevo in figa. Spinsi forte. E entrai tutto. Il cazzo era duro e la scopavo con rabbia.
Spingevo dentro fuori.
Irene non diceva più di smetterla ma godeva come una pazza.
Dentro e fuori la prendevo come uno stupratore.
Irene ci stava ed era eccitata persa.
Iniziai a scoparmela con forza.
A lei piaceva. Mugugnava di piacere come una cagna impazzita. Il risveglio improvviso e il mio cazzo dritto le piacevano!
Presi ritmo e la scopai.
Dentro fuori.
Il cazzo duro come il marmo.
Lei godeva.
La sua figa era diventata calda e scivolosa.
Aumentai i colpi.
Dentro.
Zam
fuori
bum!
Irene urlava di gioia.
Dentro
zam
fuori.
Il cazzo dritto, la mia rabbia. Lei che godeva.
Spingevo sempre di più.
Forte.
Dentro.
Fuori.
Il cazzo che mi esplodeva di rabbia e Irene che godeva come una troia.
Venni dentro di lei e lei urlò di passione:
‘sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!’
*
la mattina dopo passò tutto il tempo a mandare messaggi nella chat della amiche del dancing e postare foto di noi fatte in camera da letto.
Franca mi chiamò più volte, ma io non le risposi. Mi mandò molti sms dal tono incazzato.
STRONZO
BASTARDO
FIGLIO DI….
SEI UNO STRONZO.
Tornammo a casa e Irene mi regalò una camicia bianca di Ralph Loren.
*
Rividi Luwe fuori dal locale e le chiesi se le andava di prendere una cosa con me.
‘Le tue Signore….non ti richiedono stasera?’ mi chiese sorridendo. La sua cicatrice brillava deturpandole il volto, ma i suoi occhi erano bellissimi e la sua bocca sensuale.
‘…ma che dici? Guarda che non &egrave come sembra…’
‘A no? Senti: ho fatto anche io la puttana…non mi inganni….siamo colleghi…o meglio…io ora non la faccio la puttana..’
‘ok. Ho capito. Scusa, ma &egrave che tu mi piaci..’
‘…cosa?’
‘Sì, mi piaci, sei bella, anzi no, di più, bellissima e vorrei solo invitarti a bere una cosa con me…ti va?’
‘…’ sorrideva, emozionata. ‘…ok…ma non oggi…ho da fare…domani…alle cinque?’
‘Perfetto…ti lascio il mio numero..’
Lowe lo prese e mi salutò con un casto bacio sulla guancia.
Sapeva di pesca e di spezie africane. Era bellissima.

Il giorno seguente mi tirai a lucido per Lewe.
Doccia, olio, massaggio cinese(la tipa del massaggio, una donna sulla trentina, cinese, carina quando ebbe finito mi chiese se volevo che le facessi una sega, pensando che volevo essere pronto per Luwe accettai; fu una cosa frettolosa e priva di gusto, venni senza godere molto, pagai il plus-sessuale e andai via).
A casa mi feci una doccia e mi improfumai. Misi camicia bianca e una giacca blu scuro, jeans firmati e scarpe eleganti, tutto regalo di Irene e andai a prendere Luwe. Lei era bellissima: una semplice t-shirt scura con ampia scollatura che mostrava un poco di quelle zinne nere, gonfie, belle, una giacca in tinta e jeans chiari. Scarpe col tacco, un filo di trucco e la sua cicatrice sul volto.
‘Sei molto bella..’ dissi quasi impacciato. Da quanto era che non corteggiavo una donna? Con le mie supertardone non avevo problemi di sorta.
‘Grazie, anche tu stai bene vestito così!’
‘Grazie.’ con la mia Citroen nuova la portai in un bar elegante dove un dj metteva musica chillout.
Parlammo a lungo sorseggiando moijto.
Lei mi raccontò un po’ di sé, ma soprattutto era interessata a quello che facevo io.
‘Sei sempre assieme a quelle donne…guarda che io so di cosa stiamo parlando…’
‘No…vedi…non &egrave come pensi…’
‘Ehi, con me non hai problemi. Ti ho detto ho fatto anche io la puttana…’
‘Sì, ok…ma…
‘Cosa? Non vai con quelle donne in cambio di soldi? Di vestiti, di drink in discoteca?’
‘…sì, cio&egrave…io….ecco….’
‘Dai, non mi freghi…e non ci vedo niente di male, anzi…..tu hai un corpo, il cazzo e venticinque anni meno di loro….perch&egrave non dovrebbero pagarti per stare con loro?’
‘Senti…Luwe non potremo parlare d’altro?’
Lei mi sorrise, bevve poi mi guardò.
‘Che carino che sei…sei gentile e in fondo anche timido…a modo tuo….mi piaci..’ e mi dette una carezza col palmo della mano sul volto. Mi sentii avvampare di eccitazione. Era bellissima Luwe. La fissai imbarazzato, guardai la sua cicatrice che le deturpava il bel volto. Lei mi sorrise.
‘Senti. Io ti racconto della cicatrice e tu mi dici della tua vita da gigolò per tardone. Ci stai?’
‘Luwe…io non voglio sapere..’
‘Sì, che lo vuoi. E io voglio sapere di te, del tuo lavoro…’
Mi sorrise ancora e mi strusciò un piede sul polpaccio sotto il tavolino.
Ero eccitato ed imbarazzato. Ordinai ancora da bere.
‘Inizia tu..’ mi disse e mi prese una mano nella sua. Era calda, liscia, curata, sexy.
‘Ok…ecco….’ sospirai ed iniziai a raccontare.
Dall’inizio dalla pompa di benzina, da Franca. Fino a Rji e Irene a Venezia.
Lei annuiva e mi teneva la mano.
Poi mi raccontò di lei. Da dove veniva, il viaggio in Italia da giovane, la famiglia morta nell’incendio di una casa, lei sola a 20 anni che diventa una puttana. Racconta del suo protettore Rudy, un grosso tipo che aveva con sé 10 ragazze.
‘Ma e sue preferite eravamo io e Simy.’ disse. E spiegò che Simy era innamorata di Rudy, che stavano assieme.
‘Ma anche io amavo Rudy. Facevamo sesso come due porci io e Rudy. Scopate mitiche. Lo amavo. Ero sua. Perdutamente. Ma un giorno Simy ci scoprì mentre scopavamo nel suo letto. Andò su tutte le furie, ma Rudy la fece calmare. O almeno credevamo. Quella notte, dopo che sembrava accettare quello che era accaduto con Rudy che le prometteva che lei era sua preferita, Simy impazzì. Mentre dormivo nel mio letto venne e con coltello da cucina mi fece questo!’ ed indicò la cicatrice.
‘Per fortuna riuscii a fermarla prima che mi colpisse l’occhio. La buttai a terra e la disarmai. Poi venne Rudy e mi portò all’ospedale, dopo aver gonfiato di botte Simy.
Dopo questo non potevo più fare la puttana.
Rudy scappò in Germania per non avere guai.
Simy credo batta ancora da qualche parte, la troia maledetta.’ Si mise a piangere, allora l’abbracciai e restammo uniti per qualche minuto. Il suo corpo caldo e sexy attorno al mio, il suo profumo di donna.
Dopo l’accompagnai a casa.
‘Posso salire? Non ti costerà nulla…’ dissi ridendo.
‘…no, grazie…non sono una di quelle che la dà al primo appuntamento…ma sono stata bene, mi piaci, vorrei riuscire con te, se ti va…’
‘Certo! Certo! Come…sì, diamine…sei una donna bellissima Luwe…voglio riuscire….quando facciamo, domani?’
‘Non correre. Sabato. Sono libera. Alle nove?’
‘Sicuro. Sabato. Alle nove.’
‘Grazie. Grazie anche per avermi parlato di te. Abbiamo molto in comune noi due..’ mi dette un casto bacio sulla bocca e uscì dalla Citroen.
Ero scosso.
Luwe!
Luwe!
Tornai a casa e mi feci una sega su youporn.
*
Dopo quel pomeriggio persi la testa per Luwe. Pensavo solo a lei. Le mandavo sms simpatici ed aspettavo il sabato successivo con impazienza.
Mi dimenticai di Irene e di Franca.
Non rispondevo loro.
Alla fine Franca venne a casa mia.
‘Cosa stai combinando? Coglione? Perché non mi rispondi?’
‘Ehi, Franca…non rompere…’
Ma lei mi si buttò addosso e si mise a piangere.
‘…non lasciarmi…non farlo…ti prego….quanto ti dà quella troia?’
‘Irene? No, guarda non rispondo neppure a lei!….’
‘E allora? Ti sei stancato di me?….non lasciarmi….’
‘No, io…e…insomma..’
La supertardona piangeva come una pazza. Cercai di calmarla. Le feci di moine, l’abbracciai stretta e le detti del t&egrave, promettendo che non l’avrei lasciata.
Dopo circa un’ora si calmò.
La condussi in camera e le dissi di aspettarmi. Andai al bar sotto casa e presi due caff&egrave con la panna e tornai da lei.
‘Oh….amoreeeee…’ fece lei tutta eccitata. Si spogliò in un baleno. Tolse le mutandine e mi mostrò la fica matura, rossiccia, gonfia, la pelle attorno quella di una vecchia, andata, una fica morta. Ma Franca era eccitata, e ritrovai l’ardire della vecchia troia supertardona.
Le misi la panna sulla figa e poi la leccai con passione. Leccavo la panna e con la lingua le toccavo le grandi labbra della fica. Lei si eccitò come la solita vecchia baldracca quale era.
‘leccami amoreeeee…’ mi ripeteva.
Le leccai la figa con la panna, leccai e succhiai bene la sua figa.
Lei venne contorcendosi tutta. Sussultava come una troia in calore mentre spingevo la mia lingua dentro la sua fica. Sussultava e diceva parole d’amore: quella vecchia pazza!
Io le leccai la fica e la feci venire.
Venne sbattendo le gambe, contorcendosi dal piacere.
Io leccavo e lei veniva come una vecchia troia.
Leccavo e si dibatteva. La panna era finita e c’era solo l’odore della sua figa, il sapore della sua figa, la figa di Franca, la mia Supertardona!
*
Quando avemmo finito, lei mi ricambiò il favore spompinandomi con la panna sulla punta del mio cazzo.
Le venni in bocca con forza, sborrando caldamente nella sua gola, tenendola sotto.
Dopo, mentre si rivestiva mi copriva di belle parole, complimenti,ecc. Io le dissi di stare tranquilla e la rassicurai ancora. Se ne andò senza neppure pagare, pensando che le volessi bene. Ma io sognavo solo Lowe.
Arrivò il sabato e andai da lei.
Cenammo in riva al lago in un posto consigliato da Irene. Molto romantico e carino. Lei era splendida.
‘E così lei se ne &egrave andata senza neppure pagarti la marchetta?’ fece Luwe sorpresa dopo che le raccontai i fatti.
‘..cio&egrave..ecco…poverina…’
Luwe mi dette un piccolo schiaffo.
‘Non si fa mai così, il lavoro &egrave lavoro. Franca doveva pagare, non ci siamo….amico…devo insegnarti molte cose!’ disse con fare duro.
Ero sorpreso.
Poi lei sorrise con il suo bel volto scuro e la cicatrice sotto l’occhio.
‘Dai…brindiamo!’ poi aggiunse.
Brindammo. 10-10

Passammo una bella serata, Luwe mi fece ancora un sacco di domande sul mio lavoro di puttaniere. Quanto guadagnavo, se pensavo di estendere il mio giro di donne
‘Ma perché mi fai tutte queste domande? Parliamo di noi. Ti ho detto che sei bellissima?’ e lo era in effetti, cicatrice a perte.
‘Voglio sapere. Sono curiosa e poi io potrei aiutarti..’
‘Come?’
‘Tu hai bisogno di qualcuna che cura i tuoi affari.’
‘Una?’
‘Sì, una donna. Conosce le femmine e la psicologia femminile, una donna che ti aiuti ad allargare i tuoi contatti, a guadagnare molto di più!’
‘Una come te?’ domandai meravigliato.
‘Sì’.
‘…ma …cosa…io voglio essere il tuo compagno? Capisci? Non il tuo collega di lavoro..’
Luwe sorrise, era splendida. ‘E non potremo essere entrambi?’
Io scossi la testa, ero confuso, ma eccitato da lei, dal suo corpo e dalla sua voce.
Lei sorrise calda e rassicurante, si alzò dal tavolo e mi dette un bacio sulla bocca.
‘Ne riparliamo….adesso godiamoci la cena..’
*
Dopo la cena pensavo che saremo andati da me o da lei a chiavare, ero eccitato pazzo e lo avevo duro. Ma Luwe sotto casa sua mi baciò in bocca, ma dopo mi disse: ‘La prossima volta, dolcezza….la prossima volta…’ e uscì dalla Citroen senza che io riuscissi a fermarla.
*
Ero pazzo di lei. Le mandai lunghe mail e lunghi sms nel quale mi dichiaravo. Ero innamorato di lei, la desideravo.
Luwe rispondeva con parole dolci ma categoriche. ANCORA PRESTO DOLCEZZA. OGGI NON POSSO. TI PENSO OGNI TANTO. E TU HAI PENSATO A QUELLO CHE CI SIAMO DETTI AL RISTORANTE? NON MASTURBARTI PENSANDO A ME! &egrave UN ORDINE. SEI CARINO QUANDO MI MANDI QUEI MESSAGGI NEL CUORE DELLA NOTTE. SONO DOLCI. MA PORTA PAZIENZA.
Scoppiavo di desiderio. Ero cotto di Luwe. Scordai Irene e Franca. Non rispondevo ai loro squilli e ai loro sms. Ero pazzo di quella ragazza nera con una cicatrice in faccia. Pensavo sempre a lei. Ero disposto a tutto per Luwe.
Irene si presentò a casa mia una domenica mattina. Pensando fosse quello delle colazioni del bar sotto casa aprii senza guardare.
‘Cazzo fai, deficiente? Non mi rispondi? E come sei conciato?!!’ fece quando entrò nell’appartamento. Ero conciato male, in pigiama, non mi facevo la doccia da 3 giorni, Luwe era andata a Berlino da una sua vecchia amica per il fine settimana(aereo pagato da me) e non avevo nessuna voglia di uscire di casa.
‘Qui puzza di uomo cavernicolo…’ disse Irene.
Ero stanco, assonnato, affamato e non avevo voglia di vederla.
‘Non &egrave giornata Irene…scusa….vattene…per favore..’
Lei mi venne incontro, era truccata con classe e portava un impermiabile bianco molto bello. Mi dette uno schiaffo. ‘Sei un cretino! Fatti una doccia e mettiti qualcosa di decente, con tutto quello che ti regalo in vestiti!, e usciamo!’
‘…sono stanco…non..’
Lei mi dette un altro schiaffo ed io le fermai la mano. In quel mentre entrò il cameriere del bar. Ci vide così: io in pigiama che tenevo la mano di una donna che poteva essere mia mamma che era vestita da supertadona, ma di classe.
‘…ehm disturbo?’ chiese quello.
‘…no, Gino…metti pure lì..ecco i soldi…’ gieli detti e quello sparì sorridendo.
Che figura di merda! Adesso sarei diventato lo zimbello del bar sotto casa…
Presi il cornetto alla crema ed iniziai a magiarlo sbavandomi di zucchero a velo.
‘…fai pena…..’ disse Irene. Mi stava umiliando.
‘….da quanto non esci da qua dentro?’
‘Sono cazzi miei. Adesso vattene!’
‘Ehi non puoi trattarmi così! Ti ho riempito di regali e soldi, stronzo!’
ero troppo stanco per discutere.
Lei mi venne vicino, mi dette un bacio sulla guancia.
‘Adesso fai il bravo bambino..fatti una doccia e vestiti elegante, ti porto fuori….hai bisogno di cambiare aria…’
Finii la pasta e bevvi il caff&egrave. Poi pensai che aveva ragione. Mi feci una bella doccia calda, la barba e mi vestii elegante con giacca e scarpe lucide.
‘Oh finalmente, così ti voglio, lindo e pinto! Stai benissimo. Vieni andiamo!’ disse Irene e si avvicinò alla porta. Fu allora che scattai. Le raggiunsi alla porta e la sbattei contro di essa.
‘Cosa fai??!!!’
‘Zitta, puttana, zitta e ferma!’
le bloccai le mani dietro la schiena, le alzai l’impermeabile e le sbottonai i jeans bianchi. Lei si dibatteva, ma la spinsi con forza contro la porta. FERMA STRONZA ADESSO TE LO FACCIO VEDERE IO! Dissi e le tirai giù le mutandine. La figa era secca ma spinsi i miei due diti dentro di essa.
Spinsi e intanto mi slacciavo i pantaloni.
Presi a ravanare nella sua figa mentre la spingevo contro la porta. Lei mugolava, voleva liberarsi, ma godeva ad essere presa a quel modo, con forza, violentemente. E infatti la sua figa si aprì e si bagnò.
Mi abbassai le mutande e presi il cazzo duro in mano.
Lei si dibatteva, ma sapevo che le piaceva.
Le detti due colpi di cazzo sul culo secco, bianco.
FERMA PUTTANA. ADESSO LO PRENDI DENTRO E ZITTA ZITTA!!
e infatti gli spinsi il mio cazzo marmoreo contro la sua figa ed entrai. Iniziai a sbatterla in figa e contro la porta. Lei godeva come una zoccola. Spingevo forte il mio membro dentro la sua figa. La sbattei con forza. Lei godeva come una pazza, iniziò a mugolore e poi a dire: ‘Spinnnnnnnnggggggiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii spingiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii’ non mi feci pregare e giù colpi di cazzo dentro di lei. Forte, deciso, aggressivo. Irene godeva ed io godevo nel fotterla contro una porta. Bagascia! Le urlavo e la spingevo contro la porta. Me la scopai ritto contro la porta, sfiancandola. Lei venne più volte e alla fine io le venni dentro.
Smisi di spingerla e scoppiai dentro di lei. La riempii di sborra calda.
Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì OHHHHHHHHHHHHHHHH Sìììììììììììììììì DENTROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
diceva la troia.
Poi mi ritrassi e lei si afflosciò a terra.
*
Pranzammo in centro e poi la riaccompagnai a casa.
Quella sera raccontai a Luwe la giornata con Irene e come l’avevo scopata con rabbia.
Lei mi rispose: MA TI SEI FATTO PAGARE ALMENO?’
NO
SEI UNO STUPIDO. QUANDO TORNO NE RIPARLIAMO!
MA SCUSA LUWE….
NE RIPARLIAMO. ADESSO DEVO ANDARE. TI BACIO FORTE, HO VOGLIA DI RIVEDERTI
QUANDO?
APPENA TORNO.

Andai in bagno e mi feci una sega pensando a Luwe.

(mail a dorfett@alice.it) 11 di 11

Quando Luwe mi aveva chiamato ero scoppiato: ‘Luwe, ti desidero! Ti amo!’ ed era vero, non riuscivo a togliermela dalla testa. Lei allora si era commossa in qualche modo e aveva accettato il mio invito a cena, a casa mia. Così chiamai una donna che facesse tutte le pulizie, il mio appartamento era in condizione pietose, preparai il letto con lenzuola nuovissime e profumate(quella sera volevo scoparmela a tutti i costi) e comprai un dolce in una delle migliori pasticcerie cittadine. Preparai una pasta alla carbonara che mi veniva di solito piuttosto bene comprando gli ingredienti migliori e una bottiglia di vino toscano che costava più di 60 euro. Lei arrivò puntuale e bellissima: indossava una gonna stretta nera che le metteva in mostra le gambe lunghe e slanciate, una maglia di cotone con scollo a v che lasciava intravedere il bel seno e portava una collana lunga con un grosso simbolo che non compresi bene cosa fosse, ma a lei stava benissimo. Cenammo e parlammo molto, cercai di farla bere il vino, ma lei oltre ad occorgersi dello stratagemma, si dimostrò anche capace di reggere quel rosso corposo senza problemi. Mi rimproverò di non essermi fatto pagare da Irene e mi chiese più volte se avessi pensato alla proposta che mi aveva fatto.
‘No, non ci ho pensato, ma ho pensato a te,Luwe, tutto il tempo: mi sono innamorato di te e ti desidero!’ dissi.
Lei venne da me. Mi montò sulle cosce dopo avermi fatto scostare dal tavolo, mi prese la testa fra le mani. Era sexy e dolcissima, il volto sfregiato dalla cicatrice era lì di fronte a me, ero eccitato e confuso, i suoi occhi neri brillavano di fronte ai miei, sentivo il dolce peso del suo corpo sopra il mio, il profumo della sua pelle scura, il mio sguardo si perdeva fra il suo volto e l’accenno del suo seno che si vedeva dalla maglia.
‘Che dolce che sei…’ mi disse e poi mi baciò.
Ci baciammo a lungo. Le misi le mani sui fianchi e sentii la sua lingua che incontrava la mia.
Dai baci passammo a toccarci e poi finimmo a letto.
Luwe era magica!
Il suo corpo era bello e sensuale, la sua pelle nera era celestiale al tatto e sapeva di donna, di figa, di ebano e sale.
Presi a baciarla ovunque e lei fece altrettanto. Corpi, pelle, bocca, lingua tutto si confuse e divenne speciale. Sesso e umori, io, lei.
Ad un tratto mi prese il cazzo fra le mani. Sapeva come usarlo, mi divenne durissimo fra le sue dita. Di marmo. E non avevo preso nessuna pasticca. Solo desiderio. Sentivo la sua mano che giocava col mio cazzo, il suo corpo d’ebano si muoveva di fronte a me con voluttuosità e passione, le sue tette, che avevo baciato e leccato, ciucciando avidamente i capezzoli, mi ballavano addosso e avrei voluto perdermi dentro quel seno femminile così accogliente.
Luwe giocò col mio cazzo e poi con una mossa felina, rapida ed esperta salì sopra di me. Si fece penetrare abbracciandomi e si accomodò sul mio cazzo.
‘Non muoverti!’ mi ordinò.
Non lo feci. Sentivo solo il mio cazzo dentro di lei. Fermo. Era fantastico. Dopo la penetrazione infatti di solito mi mettevo a scopare le donne per farle godere e godere io stesso, ma con Luwe era diverso. Mi fece restare fermo mentre il mio cazzo era nella sua figa. Una figa calda, umida, dolce, accogliente.
‘Non fare nulla. Fermo così..’
‘..ok..ma..’
‘Fermo….senti solo…noi…noi…la mia figa…ti piace?
‘…oh..sì..’
‘…senti il tuo cazzo…lo senti?’
‘…sì…lo sento..dentro…’
e infatti lo sentivo come non mai, come non mi era capitato prima. Era un pezzo di ferro conficcato nel suo corpo. Il profumo di lei, la sua bellezza di pantera dolce, l’odore della sua carne, noi due impalati, il suo corpo sopra il mio, le sue tette meravigliose, il suo volto, la sua cicatrice, tutto mi confondeva ed eccitava, tutto era diverso ed eccitante. Il mio cazzo era di marmo dentro di lei e lei voleva che non mi muovessi.
‘Lo senti? Senti i nostri corpi?’
ero imbambolato e stregato. Eccitato e pronto a scoparla, ma in effetti sentivo il mio cazzo dentro quella figa come se non avessi mai sentito nulla del genere prima d’ora.
Annuivo e volevo che quel momento non finisse. Era spelndido sentirla, desiderarla e vederla. Luwe era sopra di me, immobile, come io ero immobile. I nostri sessi congiunti, il mio cazzo duro dentro di lei. La sua figa calda, umida che lo avvolgeva tutto.
‘Ancora non muoverti…godiamoci il momento..’mi disse con la sua voce calda, eccitante, di donna piena di passione.
Ero stordito ed eccitato. Volevo possederla ma così era bello ugualmente. Non avevo mai sentito una donna a quel modo!
‘Adesso, lentamente…inizia a muoverti…così..piano….avanti…bravo…’
come mi comandava lei presi a spingere. Lentamente, il cazzo che la scopava ma senza foga, senza forza, solo sollevando appena i suoi fianchi e spingendo il mio pene dentro di lei e muovendolo. Era fenomenale, potevo sentire veramente la figa di Luwe e lei sentiva il mio cazzo dentro il suo corpo. Scopavo senza foga, limitandomi a far andare il mio attrezzo mentre luwe si muoveva sopra di me godendosi la scopata. La penetravo e le toccavo le belle tette nere. Il suo volto con la cicatrice si contorceva piano, al ritmo del mio cazzo che la fotteva con calma. Facemmo a fotterci a quel modo, dolce, rilassante, pieno di gusto e piacere. Dentro e fuori. Ritmo, gli occhi di Luwe nascosti dai capelli neri, la cicatrice che intravedevo, le sue tette che toccavo. Il mio cazzo dentro e poi fuori lentamente, a ritmo. Luwe godeva e assecondava la scopata con arte. Era brava. La sua figa calda mi scoppiava sul cazzo, ma io continuavo a scopare. Dentro e fuori. Ritmo. Tette, sesso. Sentivo il mio cazzo sempre più duro, pronto a scoppiare. Lei mi afferrò le spalle e disse: ‘Sììììììììììììììììììììììììììì……………cosìììììììììììì’. Io presi a spigere il mio affare con più forza, con maggiore velocità. SììììììììììììììììììììììSSSììììììììììììììììSSSSSSSSSSSSSSììììììììììììììì urlava Luwe e io aumentavo i colpi. Il suo corpo di pantera nera sussultava sopra di me. Lei godeva e io con lei, spinsi più forte, dentro e fuori, dentro e fuori. Cazzo, le sue tette che ballavano i suoi sssììììììììììììììì sempre più acuti. Spingevo. Aumentavo i colpi e sentivo la sua figa sempre più calda, più umida, il mio cazzone era di marmo e spingevo sempre più forte mentre il suo corpo da femmina in calore si prendeva tutto quel cazzo. Sssssssssììììììììììssssssssssssììììììììììììììììì diceva, con la cicatrice che si notava nella passione, nel suo godere. La sentivo venire mentre diceva sssììììììììììììssssssssssssssìììììììììììì ed io colpivo sempre più forte, dentro e fuori a ritmo sempre più indiavolato. Sssssssssììììììììììììììì facceva ed io fottevo. Poi venni dentro di lei. Venni esplodendo di gioia e lussuria. Sììììììììììììììììsssssssssssssssssssssììììììììììììììì urlai con lei e poi ci gettammo esausti sul letto.
*
quando ci riprendemmo, un paio d’ore più tardi, le preparai del caff&egrave, biscotti fatti a mano da Franca, e misi su un cd di musica house, che luwe riconobbe subito con mia somma sorpresa.
Dopo il caff&egrave, mi fece, fissandomi negli occhi, ero suo, lo sapeva, quello sguardo mi gelava il sangue nelle vene, era bellissima per me, nonostante quella cicatrice che le rovinava la faccia: ‘Hai pensato alla mia proposta?’
‘Adesso no…dai….io..
‘Adesso sì, invece. Rispondimi. Vuoi diventare mio socio?’
‘…ma non possiamo..
‘No. Guardami! – e la fissai, era splendida, il suo seno eccezionale era scoperto, bello, carnoso, femminile, abbassai lo sguardo ‘ guardami! Ho detto, rispondi, ora….ma pensaci, potrei essere la tua donna e la tua manager. E tutto questo sarebbe tuo. Sempre…..’ e indicò il suo corpo.
‘…ecco…io…
la guardavo e guardavo le sue tette. Era bella, Luwe, ma io….
‘Ok, ci sto..’ dissi alla fine.
‘Oh, baby..vieni qua…’ e mi abbracciò e mi baciò in bocca.
*
Uscimmo a fare una passeggiata e Luwe mi trattò come un vero fidanzato, procedevamo mano nella mano e ogni tanto si teneva a me e ci baciavamo.
‘Sei fantastica! Bellissima!’ dissi.
Lei mi baciò sulla bocca. La sua cicatrice era lì sul suo volto, ma per me era la fine del mondo ugualmente.
Bevemmo un irish coffe in un pub affollato, quindi ci fermammo a prendere della pizza in un posto che conosceva lei vicino a casa sua.
‘Sali, voglio mostrarti dove abito..’ disse. Salimmo, l’appartamento era un buco: due stanze con un bagno minuscolo.
‘Perch&egrave non vieni a stare da me?’
‘..oh…con calma…baby…siediti, mangiamo..’
Mangiammo la pizza con della birra fresca. Poi ci accoccolammo di fronte alla tv. Il corpo caldo e sexy di Luwe era vicino al mio, era femminile e attraente. Ero innamorato pazzo di lei.
‘Dunque, lavorando per me devi avere un certo stile. Professionale e gentile. Le clienti hanno sempre ragione..
‘…ma lasciamo perdere questi discorsi…fatti baciare..’
‘No, sul lavoro non transigo. Devi filare dritto e fare quello che ti dico io!!’
‘Agli ordini…!’ cercai di baciarla ma Luwe si ritrasse.
‘Non fare lo stupido’
‘..ehi?’
‘Prometti di fare come ti dico io? Sempre?’
‘…ma’
‘Niente ma! Prometti?’
‘..ehi..
Mi dette uno schiaffetto, dolce ma deciso, come sapeva fare lei.
‘Prometto..’ dissi alla fine
‘Non mi convinci..’
‘…ma io..
Mi slacciò i pantaloni e in un attimo mi ficcò la mano nelle mutande. Accanto a lei, sexy e bellissima mi era già tornato duro.
‘Chi abbiamo qui….allora….sentiamo lui…. – e mi mise le sue belle labbra scure sulla cappella e la succhiò un attimo, un brivido di piacere mi segò la schiena – …cosa dice? – altra leccata, con toccata di palle – …sembra contento, vediamo ‘ e prese a spompinarmi con gusto. Era fantastica a quel modo, sapeva come succhiare un cazzo!
‘…dunque…a me lui pare contento…. – disse e tornò a spompinarmi. Era sublime quella bocca, godevo come un pazzo, non riuscivo a tenere gli occhi aperti – ..bene….dimmi cazzone mio….righerai dritto?’
‘..oh…io…’ balbettai.
‘..allora? Rispondimi? – e tornò a succhiare, mi mise un dito nel culo, di colpo, sussultai per il dolore improvviso, ma quella bocca calda sul cazzo era la fine del mondo – ‘.non sento?..’ disse ancora.
‘…ehi…non smettere…ti prego….’
Prese a succhiarmelo di nuovo. Era il top. Il massimo. Godevo come un bambino con Luwe che mi succhiava il cazzo durissimo e il suo dito nel culo che avanzava mentre la bocca risucchiava il mio pene in erezione.
‘…allora? Una risposta?’
‘…non fermrti…’
lei riprese a succhiare e a ficcare il dito nel culo. Non godevo così da tempo, con la bocca di Luwe che me lo succhiava e quel dito nel culo. Ero gonfio e pronto a scoppiare.
‘..ehi…cazzone..- e smise di leccarmelo, ma io impazzivo di desiderio – …ehi baby, aspetto una risposta..’
‘non fermarti….’
lei riprese a leccarmelo e a ravanarmi il culo col dito. Era il massimo, stavo godendo da matti mentre la bocca di Luwe si spompinava il mio pene duro.
‘….allora? Che mi dici?’ e smise di succhiare, ma io ero al top del desiderio.
RIGHERò DRITTO…FARò QUELLO CHE VUOI….SONO IL TUO UOMO….IL TUO SOCIO…LA TUA PUTTANA….MA TI PREGO…RIPRENDI…TI PREGO.. urlai come un pazzo.
Luwe sorrise soddisfatta.
‘Ecco quello che volevo, baby, una promessa….per sempre…’ e riprese a leccarmelo e a incularmi col suo dito.
Era bellisimo.
La sua bocca calda che me lo succhiava e quel dito dentro di me.
Era favoloso. Sentivo quella bocca abile che me lo prendeva tutto dentro e lo avvolgeva come una regina del sesso orale.
Venni come un pazzo mentre Luwe spingeva il suo dito più a fondo nel mio culo.
Sborrai a fontana dentro la sua bocca. 12 di 12

Così divenni il gigolò di Luwe e il suo amante.
Ero felice. Ero pazzo di lei. L’amavo, mi eccitava solo sentire il suo profumo. La desideravo. Lei mi teneva a distanza e poi mi prendeva a sé. Trascorremmo due giorni di vacanza al mare, scopando, passeggiando, mangiando, giocando e scopando ancora. La presi da dietro premendo sul suo culo mentre le ficcavo il cazzo nella figa, il suo culo perfetto, sodo, nero, dolce, eccitante ed elastico. Me la scopai con gioia e poi sedemmo esausti sul divano a bere acqua tonica e un poco di rum.
*
Luwe mi fece firmare un vero contratto fra di noi nel quale ero assunto come puttana a pagamento. Lei organizzava gli incontri, fissava il tariffario e si prendeva il 60% dei guadagni.
‘Non sarebbe più giusto 5o e 5o?…in fondo fra fidanzati…’ e cercai di baciarla sulla bocca, ma lei si scostò: ‘No, questi sono affari. Io prendo il 60% come ogni buon pappone che si rispetti. Anzi &egrave una cifra troppo altra per un novellino…sono generosa..ringraziami..’
‘Addirittura ringraziarti? Sono io che facc…’
Luwe mi afferrò il braccio, me lo fece girare e cacciai un urlo di dolore.
‘Ehiiiiiiii..cazzzo mi faiiii maleeeeeeeee…..ferma!’ ma lei mi tenne il braccio, poi mi prese l’uccello con l’altra mano, da fuori i pantaloni. Urlai ancora.
‘I patti sono questi! Prendere o lasciare…e se lasci…. – e sbottonò i miei jeans, prese il cazzo in mano, lo guardò(il suo volto con la cicatrice in primo piano era bello, mi eccitava da morire) – ‘….e se lasci….io lascio…questo..’ disse e mi strinse il braccio più forte, urlai ancora di dolore.
Quindi prese a masturbarmi lentamente. Venni subito duro. Cazzo come era abile con quella mano, velluto, dolce, calda, esperta.
‘…allora? Firmi?’ disse mentre mi toccava a quel modo il cazzo.
Come potevo fermarla? Era dolcissimo come mi segava. Un tocco leggero ma caldo. Il mio pene era di marmo.
‘….sì…sì…firmo…’ mi dette una penna dopo aver mollato il braccio, con l’altra mano mi continuava a toccare il cazzo. Firmai il foglio di 4 pagine che mi tendeva mentre Luwe mi segava sotto. Era splendido quel tocco. Quella mano esperta e calda, andava su e giù sul mio cazzo. Ero eccitato come un quindicenne. Luwe segava mentre io firmavo dove c’era una piccola X. Venni mentre ancora firmavo.
*
Luwe mi dette un cellulare per le chiamate di lavoro. Ripulì il mio di ogni contatto con donne. SEI SOLO MIO mi disse mentre lo faceva ed io ero sotto di lei che le leccavo furiosamente la figa, quella figa salata, profumata, rasata. Cancellò ogni contatto con donne, eccetto la mia ex moglie.
SE VAI CON UNA DONNA SENZA CHE SIA UNA CLIENTE TI MOLLO IMMEDIATAMENTE.
Mentre ancora la leccavo mi urlò queste parole. Mi costrinse a dire di sì, quindi mi fece un pompino magnifico prima di addormentarci accanto nel letto.
*
il primo appuntamento fissato da Luwe era con una donna di 65 anni che viveva in una specie di castello fuori T.
‘Primo appuntamento. Non fallire. Hai con te il viagra?’
‘Sì.’
‘Bene. Pulito. Sicuro. Preciso. Fai quello che vuole lei. Ha fantasie sul marito morto. Assecondala’
‘Marito morto? Ma &egrave pazza?’ feci.
Luwe mi mollò uno schiaffo: ‘Il cliente ha sempre ragione. La cliente nel tuo caso. Gigolò dei miei stivali. Fai quello che vuole lei. Lei paga. E bene. Ti ricordi quanto ti deve dare?’
‘…sì….600 euro.’
‘Bene. Vai adesso. Puntuale..’
mi dette un bel bacio sulla bocca, appassionato che me lo fece già venire duro. Quindi mi pulì le labbra dal suo rossetto, mi sistemò la cravatta e mi dette le chiavi della Citroen.
*
Guidai per più di 4 ore. Il posto era proprio fuori mano, ma il navigatore mi portò in un vero e proprio castello. Tutto era buio attorno, il maniero era enorme, umidità e freddo. Suonai il campanello e mi venne ad aprire un uomo alto, sulla sessantina, grosse spalle, barba folta. Portava una grossa torcia e aveva legata in vita una fondina con una grossa pistola. Mi innervosii ma l’uomo mi disse di seguirlo. Percorremmo un dedalo di stanze per giungere in un grosso salone illuminato. Al centro c’era una donna bassina, vestita elegante. Ingioiellata. L’omone mi indicò la donna e mi fece cenno di andare. Quindi scomaprse. Andai dalla donna.
‘Salve, sono Bettina L. dei C. di T., ma tu puoi chiamarmi solo Bettina per questa notte.’ e mi tese una mano grigia, piccola, con la pelle secca. La sfiorai con la bocca come mi aveva insegnato Luwe a fare e mi presentai anche io.
Il volto era quello di una vecchia, ma qualche ritocco agli occhi e agli zigomi l’aveva fatto. Appariva un miscuglio di vecchia e di bambolina. Attorno a noi troneggiavano foto di un uomo. Un militare, corporatura media, capelli brizzolati, volto altero, pizzetto grigio. Era ripreso sempre in posa. La donna si accorse che guardavo le numerose foto. ‘E’ mio marito. Il Colonnello A. F. di Riva.. E’ deceduto 26 anni fa. Andiamo a cena. Spero che gradisca il pesce fresco?’
‘Certo, Signora, mi piace molto..’
‘Oh bene. Allora si gusterà una bella cenetta. Mi segua.’
*
Cenammo in una stanza ampia, ad un piccolo tavolo ben apparecchiato. Una cameriera piuttosto anziana ci servì riso con gamberi, spiedini di pesce e aragosta. Tutto squisito. Bettina mangiò pochissimo spelluzzicando quasi tutto, ma bevendo almeno 5 bicchieri di vino. Parlammo poco. Lei mi fece alcune domande, ma non era interessata alle risposte. Il suo volto era teso. Aveva un corpo minuto ma ben calibrato, anche le tette mi parevano rifatte sotto il vestito castigato. Dopo cena lei fumò almeno 3 sigarette bevendo gin con ghiaccio. Quindi mi chiese di spogliarmi. Lo feci. Lei osservò il mio corpo, toccò le mie gambe, sentì il pacco nelle mie mutande quindi disse:
‘Mettiti quei vestiti là sul letto…’
erano vestiti da militare. Un cappotto lungo con spalline e dei pantaloni con due righe laterali cremisi. Puzzavano di muffa. Mi sentivo ridicolo, ma il viagra faceva effetto. Pensai al corpo di Luwe e mi venne duro. Alle sue tette, alle sue gambe, al volto con la cicatrice, a come mi faceva i pompini. Bettina mi venne incontro: ‘Oh, Caro…sei tornato? Come stai? E le truppe? Il morale..vieni parlami, Caro..’ prese a dire lei come in trance. Cavolo, pensai questa &egrave partita. Pensa che sia il marito morto. Che storia! Come faccio? E se ne ce la faccio con sta pazza? Tornai a pensare a Luwe e al suo corpo felino, Bettina mi trascinò versò un divanetto basso. Si stese sopra e volle che le salissi addosso. Lo feci, parlava ancora come se fossi il marito.
‘Vieni…vieni…fammi sentire l’odore del campo, della polvere da sparo…’
prese a toccarmi ovunque. A palparmi le braccia, gli addominali, il petto, mi baciava i capezzoli. La lasciavo fare e mi concentravo su Luwe.
Bettina parlava e toccava, baciava e parlava con marito morto.
Per fortuna mi venne duro.
Le presi una mano e la misi sul cazzo.
‘Oh, caro…cosa abbiamo qui?una baionetta?’
‘Sì Bettina, non occorre neppure sguainarla, eccola!’ e feci per penetrarla.
‘No, fermo…non così..ecco così…da dietro…alla cavallina…come piace a te…vieni..’
e si mise in ginocchio.
La presi da dietro. Gli ficcai il cazzo nella figa e presi a scoparmi quella pazza. Dentro e fuori alla vecchia maniera. Cazzo e figa. Cazzo dentro e fuori. Figa. Lei a carponi godeva in maniera strana. Faceva ogni tanto degli AH AH OH AH AH! E poi silenzio. Io spingevo, fottevo e via. Lei solo AH Ah AH..che roba.
Così mi detti forza e zam, presi a scoparla più forte, ma quella nulla diceva solo Ah AH Ah..
allora aumentai il ritmo e lei iniziò a godere nella figa, sentivo che veniva mentre col mio cazzo la penetravo e me la sbattevo piano per non farle male. vedevo la sua schiena minuta che andava avanti e indietro sotto i colpi dei miei fianchi, il culo era quello di una vecchia pieno di smagliature e rinsecchito, ma sotto i miei colpi di cazzo sussultava ancora. Ah Ah Ah diceva quella e basta, ma sentivo che veniva dentro di lei, nella figa. Mi piaceva il modo con quale godeva quella vecchiaccia nel suo castello, quegli AH AH ripeturi e brevi e poi il silenzio col quale accettava che la scopassi. immaginavo che pensasse al vecchio marito morti quasi trenta anni prima. Forse ripensava alle scopate che si era fatta col marito di cui era innamorata a vedere da come lo venerava con tutte quelle foto in giro e da come si eccitava quando io(o un altro gigolò di turno)ci vestivamo coi suoi indumenti da militare che puzzavano di muffa. Ma nonostante il cappotto improbaile me la scopai bene quella pazza babbiona ricca sfondata. lei pensava al suo militarino morto che se la fotteva ed io la scopai bene. Dritto per dritto dentro e fuori col mio cazzo, dando ritmo al servizio e vendendo il suo culo che si agitava mentre godeva nella fica. Ah AH AH e poi silenzio: maledetta baldracca! Continuai a menarla bene, dentro e fuori. Il buon vecchio cazzo nella figa di quella vecchia riccona pazza.
Venni mentre lei sfinita si accasciava. Dopo che ebbe fumato mi dette i 600 euro pattuiti.
La salutai e il vecchio omone barbuto con la pistola mi riaccompagnò fuori. Presi la Citroen e tornai a casa sfinito.
Luwe mi aveva aspettato alzata.
‘Dove sono i soldi?’ chiese.
‘…ma neanche un bacino?’ chiesi come un fesso innamorato. Ma lei volle prima le banconote. Le contò, ne prese 4 e me ne dette due.
‘Buon inizio. Mi ha chiamato Bettina. &egrave stata bene. Bravo!’ mi dette un bacino sulla fronte e mi portò a letto.
Sfinito e deluso dal trattamento di Luwe mi addormentai incazzato nero.
(per commenti scrivete pure a dorfett@alice.it) 13 DI 13

Luwe prendeva entrambi gli aspetti della nostra relazione, affettiva e di lavoro, con una serietà incredibile, era infatti sia la mia ragazza, sia la mia datrice di lavoro. Era affettuosa e sexy in casa e determinata inflessibile sul lavoro. Mi costringeva ad andare in palestra e a sauna, a farmi pulire unghie e piedi, mi controllava ogni passo, voleva che tenessi il cell.di lavoro sempre col gps e al contempo era dolcissima e affettuosa in casa.
Ero pazzo di lei.
Vivevo per lei.
Mi piaceva da impazzire.
Luwe mi costrinse a rinunciare al caff&egrave con panna con Franca e alle uscite con Irene.
‘Devono pagare, come tutte!’
‘Ma…’
‘Niente ma. Qui comando e decido io. Se ti vogliono pagano. Punto. Fine discorso.’
Così Franca acconsentì di pagare due serate in una settimana pur di stare con me. Irene invece fece l’indignata e non mi chiamò per un po’ dopo aver parlato con Luwe.
‘Ma Irene &egrave un’ottima cliente..’ protestai io.
‘Come no? Con tutte le scopate che le hai offerto gratis…se ti vuole pagherà, stanne certo.’
(E in effetti, dopo due settimane Irene chiamò Luwe per fissare un incontro. Fu stronza tutta la sera e disse che 600 euro erano un furto, ma poi le tappai la bocca ficcandole il mio cazzo in gola mentre eravamo seduti in auto nel parcheggio di un autogrill. Il pensiero di essere vista da sconosciuti eccitava Irene che mi fece un bel servizietto. Le venni in bocca e lei ingoiò tutto.)
Ma Luwe mi procurò un altro incontro particolare, dopo quello con la pazza che voleva scoparsi il marito morto.
La tipa da cui mi mandò Luwe un martedì pomeriggio di pioggia era completamente di fuori.
Stava in un grosso appartamento in centro, molto signorile, ma dentro era quasi vuoto. Solo la cucina e la camera da letto erano arredate.
La donna era qualcosa di schifoso.
Una grassona con 3 menti, il volto seppellito dalla stranezza, capelli lunghi da una parte, rasati dall’altra, di due colori: verde e giallo canarino, piercing ovunque, rotoli di carne, un culone che faceva provincia e anche Nazione, gambe tozze e sfatte. Ero senza parole, mi veniva da vomitare. Come avrei potuto fare a scoparmi quel cesso? Per fortuna Luwe mi aveva rassicurato che lei non voleva essere toccata o scopata, solo guardata e aiutata nel caso.
Nel caso??? avevo chiesto impaurito.
‘Vedrai, fai quello che vuole e ricorda che abbiamo pattuito per 800 stavolta…’ disse Luwe cacciandomi fuori di casa con una pacca sul sedere.
Avevo preso il viagra per precauzione, ma speravo veramente di non toccare quella donna.. Lei era in piedi e respirava a fatica. ‘Salve sono G. aiutami a sedermi e poi fai quello che ti dico..’ mi disse e l’aiutai a sedersi su un grosso divano. Pesava una tonnellata di sicuro, c’era carne ovunque. Rotoli di grasso, il suo volto era brutto e il suo alito puzzava di fogna. Quando fu comoda con dei cuscini che avevo dovuto metterle ai fianchi, mi disse di andare in cucina. ‘Nel freezer ci sono dei sacchetti di wurstel congelati, aprine 2, scaldali tutti nel microonde per 5 minuti ciascuno, puoi metterne anche 10 per volta nel microonde, quindi mettili sul piatto che troverai sul tavolo.’
ero senza parole. Wurstel? Ma siamo pazzi?
Però feci quanto ordinato, tutto pur di allontanarmi da lei.
Esegui le operazione di scongelamento dei wurstel e a gruppi li misi sul piatto. Erano venti piccoli wurstel, di circa 10 cm ciascuno, tutti color gialloscuro. Li portai da G.
‘Bene, dammeli. Poi spogliati e avvicinati.’
Feci quanto richiesto. Quindi mi spogliai.
Lei non disse niente. Mi guardò qualche minuto senza parlare.
‘Avvicinati ancora…fammi toccare il tuo cazzo..’
Merda pensai ci siamo, adesso vuole che la scopi…
G.mi prese il cazzo moscio fra le mani e lo toccò un poco. Lo soppesò. Lo valutò e quindi lo lasciò.
Mi guardò ancora a lungo poi lentamente prese il primo wurstel e lo mangiò in 3 piccoli bocconi. Poi mi fissò ancora. Prese un altro wurstel e lo mangiò.
‘Toccati. Toccati mentre io mangio!’ mi disse.
Ero senza parole.
Imbarazzato.
Disgustato da quella donna. Da come mangiava quei cazzo di salsicciotti a piccoli orsi rapidi, voraci.
Presi a masturbarmi.
Chiusi gli occhi pensando a Luwe.
GUARDAMI!!!!!!!!!!!! mi urlò
così la guardai.
TOCCATI!!
mi toccai.
TOCCATI MENTRE MI GUARDI MANGIARE. Urlò ancora.
Lo feci.
La guardai mangiare i salsicciotti uno a uno. Lentamente a piccoli morsi li mangiò tutti.
Uno a uno.
Con la mano allungata, fissandomi negli occhi mentre io mi segavo e la fissavo a mia volta.
Non fu facile farmelo venire duro di fronte a quello spettacolo orrendo.
Quella grassona schifosa che si pappava gli hot dog.
Uno a uno.
Ed io mi toccavo.
E la fissavo negli occhi. E lei faceva così con me.
Se li pappò tutti.
Brutta e sporca con quei capelli ridicoli, quei piercing da ragazzina.
Che schifò.
Ma tenni duro.
Mi masturbai e poi venni mentre lei terminava il suo ultimo wurstel.
20 fottuti wurstel si era mangiata la tipa.
Io ero venuto sul pavimento.
‘Pulisci, prendi i soldi e vai via.’ mi disse lei smettendo di guardarmi.
Certo, tutto pur di andarmene amica, pensai.
800 schifosi euro quella marchetta orrenda.
Luwe a casa si prese la sua parte si fece raccontare tutto l’incontro e poi mi fece un pompino dei suoi, di quellic he ti levano gli occhi dalle orbite. Un pompino perfetto con il suo dito piantato nel mio culo e la sua bella bocca che mi faceva impazzire la sotto, dove il mio cazzo era teso. 14 di 14.

Luwe mi combinò un altro appuntamento per il fine settimana:
‘Devi accompagnare la signora P.a Roma. Una sola notte. – prese a spiegarmi mentre sdraiati sul letto mi toccava leggiadramente il pene con quelle sue mani vellutate, curate, nere e calde. Il suo volto segnato dalla grossa cicatrice era splendido come sempre, gli occhi scuri brillavano nella stanza. – lei deve far visita alla famiglia, una specie di riunione d’affari, ma la cosa non ti riguarda.. – sentivo e vedevo la sua mano che solleticava le mie palle e giocava col mio pene che, al contatto con quelle dita calde e pitturate di smalto nero, si stava drizzando – …il tuo compito &egrave accompagnare la signora, passare la notte con lei, scoparla se te lo chiede e.. – il mio cazzo allertato da quel tocco vellutato era diventato duro e Luwe mi guardò un attimo e fece il gesto di prendermelo in bocca come desideravo – ..poi tornare a casa con i 1000 euro pattuiti. Intesi?’
Sorrideva. Io annuii. Volevo solo che mi prendesse il cazzo in bocca.
‘…sì…’ mormorai alla fine.
Lei affondò la sua bocca sulla mia cappella.
E poi iniziò a farmi un blow-job che mi mandò in estasi. Vedevo il suo corpo di pantera che si muoveva appena mentre la bocca di Luwe mi regalava gioie complete. Il suo pompino era perfetto. Dolce, caldo, sicuro. La sua bocca era una fonte di lussuria. Godevo nel sentirla e guardarla. Come mi piaceva !
Luwe mi ficcò un dito nel culo e continuò a farmi il pompino.
Eccitato da quel gesto e dal calore della sua bocca, venni quasi subito.
*
La signora P.era una donna sulla sessantina, piuttosto grossa di corporatura, ma non grassa, aveva grandi spalle e un busto importante. Portava un elegante vestito e un cappottino bianco di lana. Aveva una faccia gentile nonostante una mascella pronunciata, labbra lunghe e strette, capelli biondi e occhi verdi ben truccati. Mi presentai e lei mi consegnò due valige di Luis Vuitton. Andavamo a Roma in treno. Lei scambiò qualche parola con me, ma senza dare impressione che le interessasse minimamente quello che avevo da dirle, quindi prese una rivista e si ritirò nella lettura. Alla stazione ci mettemmo in coda per un taxi e lei mi mise una mano sotto il braccio, con un gesto di tipo confidenziale. Aveva un ottimo profumo ed era alta quanto me coi tacchi. Attorno a noi c’era infatti brutta gente, mendicanti, accattoni, tossici. Aspettammo più di 20 minuti prima del nostro taxi. Lei dette al tassista un indirizzo del centro di Roma. L hotel era un 5 stelle di extralusso vicino a piazza Farnese. La camera era uno spettacolo per lusso e cura.
‘Adesso mi do una rinfrescata e poi vado a cena con la mia famiglia. Tu non muoverti da qui. Possibile che la cena si protrai per 3 ore, come che me ne torni subito indietro perché non sopporto quella gente, quindi non uscire!’
‘Certo Signora. Non uscirò dalla stanza. E attenderò il suo ritorno.’
‘Bene. Ordinati una cena in camera. Guarda la tv..insomma fai come vuoi, ma aspettami sveglio!’
‘Certo signora, non si preoccupi. Buon lavoro e buona serata.’
‘Grazie. A dopo.’
andò a rinfrescarsi nel bagno e poi uscì senza salutarmi ulteriormente. Io mi godetti la tv hd e bevvi della tonica. Quindi verso le otto ordinai una cena in camera: cazzo! Il servizio era costosissimo, un piatto di spaghetti all’astice costava ben 65 euro! Così ordinai un sandwich di pollo e insalata(che comunque costava 14 euro!)e una birra.
Un tipo dell’hotel venne a portarmi il vassoio una decina di minuti dopo. Mangiai quello squisito club sandiwich e bevvi una birra da 10 euro! Quindi mi detti una rinfrescata alle palle. Era passata più di un’ora e mezza e la signora non era tornata. Meglio farsi trovare pronti comunque. Tornai all tv e mi presi una pasticca di viagra.
Dopo un’altra ora abbondante, la signora rientrò.
‘Salve. &egrave andato tutto bene?’ chiesi aiutandola a togliersi il cappottino di lana.
‘Direi di sì. Vado un attimo in bagno e poi torno da te. Aspettami sul letto.’
‘Agli ordini Signora…vuole che mi faccia trovare nudo?’
‘No. Rimani pure vestito.’
‘Bene signora..’
Andò in bagno e vi si chiuse. Riemerse una ventina di minuti dopo. In accappatoio bianco, ma ancora truccata in volto. Venne da me. Mi guardò e mi passò una mano fra i capelli. Mi accarezzò un poco. Vedevo le sue gambe sotto l’accappatoio, gambe da donna di 60 anni, il suo volto era tirato, ma gli occhi erano brillanti. Si intravedeva anche un principio di seno, che doveva essere piuttosto importante. La pelle del seno era macchiata e tirata in più punti, la pelle di una donna matura. Continuò a toccarmi i capelli, quindi mi dette un bacio sulla bocca. Io mi alzai, le misi le mani dentro l’accappatoio bianco, allentandolo un poco. Le posai sopra la sua pelle matura all’altezza dei fianchi. Poi la fissai negli occhi e le dissi:
‘Lei &egrave una donna bellissima’
Lei sorrise.
La baciai sulla bocca. Un bel bacio, prolungato caldo, lei rispose con passione.
Le allentai ancora l’accappatoio e questo cadde a terra.
Il suo seno era grosso, le poppe pendevano verso il basso facendo una curva verso destra e sinistra rispettivamente. La figa era coperta di peli chiari e ricci.
Le misi un dito nella figa.
Continuai a baciarla.
Lei tolse il dito e se lo passò su un capezzolo.
Il gesto mi eccitò. Accompagnai il suo dito con la mia mano e poi presi l’altra mano e gli feci sentire il mio cazzo duro sotto i pantaloni.
Lei sussultò e mi baciò il collo.
Iniziò a spogliarmi. Lenta ed eccitata. La bacia sul collo mentre lei mi sbottonava.
Dopo avermi spogliato mi baciò sul petto leccandomi i capezzoli. Io mi infilai un paio di dita in bocca e poi le posai sulle sue grosse tette. Presi a massaggiarle e a toccarle con passione. Lei rispose attaccandosi al mio culo e tirandomi a sé. Continuai a passare le mie dita sulle sue tette e nella mia bocca. Alternando il tocco sulle sue tette al rumore della mia lingua sulle dita. La signora gradiva e il mio cazzo duro puntava il suo sesso. Quindi mi misi a leccare le sue tette prima da terra, affondando i denti contro di esse, ma non serrandoli, allargando le labbra, baciando quelle grosse tette che pendevano verso il basso in quella maniera inusuale, come le persiane di una finestra. Ero su di lei, incombendo, stringendola e leccando i capezzoli induriti e le tette tutte. Leccando e baciando, lei gradiva.
Poi la misi sul letto e le montai sopra.
Le feci sentire il mio cazzo ma non la penetrai.
Iniziai a baciarla sul collo e poi a morderle le orecchie. Quel gesto la eccitava. Mandò un paio di urli di piacere. Secchi, non acuti, ma forti.
Così capii il suo punto debole e presi a leccarle i lobi delle orecchie e a morderli. Lei impazziva di gioia.
Con la mano le toccavo le tette.
Lei gradiva.
Si agitava tutta sotto di me.
Il mio cazzo col viagra dentro era bello tosto, ma non volevo ancora prenderla. Volevo farla godere. Le baciai le orecchie ancora un po’. La signora era arrapata e si era attaccata ancora al mio culo. Mi teneva a sé, sentivo tutto il calore del suo corpo eccitato ed arrapato. Odoravo il suo profumo elegante, percepivo la passione del suo essere donna pronta ad essere scopata da un uomo più giovane, un gigolò.
Quindi tornai a lavorarmi le tette. Le baciai e leccai a lungo, passandomi le dita nella lingua e poi sul capezzolo.
Sotto le facevo sentire il cazzo.
La signora mi stringeva, il suo corpo sussultava di piacere e di attesa.
Alternavo il tocco alle sue mammelle ai baci sui lobi delle orecchie.
Lei gradiva.
Fremeva. Le facevo sentire la consistenza del mio cazzo e lei mugulava di piacere, i suoi urletti trattenuti erano sempre più voluttuosi, sempre più carichi di un piacere che eruttava. La sentivo pronta.
Lei mi teneva il culo, affondando le unghie nelle mie chiappe ed inarcava il ventre pregustando la penetrazione.
Dopo averle ben leccato le tette decisi di scoparmela.
Le schiaffai il cazzo nella figa.
Con forza, deciso.
Lei urlò di piacere. Si lasciò andare ad lungo sibilo di piacere che esplose in un Ssìììììììììììììì.
La figa della signora.
Era calda e larga.
Umida.
La signora gradiva.
Presi a cavalcarla e a morderle le orecchie. Lei andò nei pazzi. Godeva come una troia mentre le schiaffavo il mio cazzo duro da gigolò nella figa.
La combinazione cazzo in figa- leccata dei lobi, la metteva k.o.
Urlava di gioia e mi diceva di fotterla.
L’accontentai.
Spinsi il mio cazzone ben dentro la sua figa e la scopai di brutto.
Cazzo dentro e via. Forte, duro. Deciso.
Sentivo come si muoveva sotto per accogliere meglio il mio cazzo. Sentivo la sua figa contrarsi per godere meglio.
Il modo come le leccavo le orecchie l’eccitava come una vecchia baldracca. Le tette sbattevano sul mio petto mentre affondavo il colpo.
Strinse con rabbia le mie chiappe, quasi facendomi male, ma oramai avevo preso ritmo con la scopata e lei non voleva fermare il mio cazzo che la scopava.
Gridava sempre meno trattenuta:
Sssìììì Ssssìììììì SSSììììììììì SSSììììììììììììììììììììììììììììììììììì
Lei gradiva.
La chiavai sul letto e la feci venire più volte, quindi sborrai anche io sulle sue grosse tette. Vidi il mio seme scivolare su quella pelle di vecchia, macchiata e consumata. Lei aveva ancora gli occhi chiusi, le gote in fiamme, contratta in un piacere tutto suo.
*
Dormimmo poi abbracciati sul letto.
Il giorno dopo facemmo una bella colazione sul terrazzo affacciato su Roma e la signora pagò il costo notevole dell’hotel.
Prima che prendessimo il treno mi dette una busta con due banconote da 500 euro dentro. Mi ringraziò per la bella serata e per la mia prestazione sessuale.
*
A casa detti i soldi a Luwe che prese la sua parte. Mi baciò e mi disse:
‘Domani a pranzo da Franca. Ha già pagato. &egrave venuta qui a cercarti. Quella svampita fregnona. Ha pianto..sai che mi frega…che ci frega?’
‘Nulla..’ dissi abbracciandola. La baciai.
‘Capito? Domani alle una da lei…’
‘Ehi Luwe…dai stacchiamo…ho appena concluso un servizio…sei contenta?’
‘Sì, caro…&egrave vero…sei la mia putanella preferita…la sola…lo giuro…vieni qui da mammina….vieni..’ e mi mise la testa sul suo caldo, dolce, soffice seno nero.
Ero innamorato pazzo di lei. Rimasi lì a farmi dondolare la testa nel suo seno. Profumava di spezie e di femmina.
Quanto mi piaceva Luwe. Era una donna fantastica, ero pronto a tutto per lei.
Dormimmo abbracciati e felici.

(per commenti o altro scrivete a dorfett@alice.it) 15 ‘ 15

Trascorsi il pomeriggio con Franca, non le andava giù sta storia di Luwe:
‘Ti sta fregando caro mio…&egrave una troppo in gamba per te……scommetto che ti farà passare solo guai…’
‘Franca, Luwe non &egrave solo la mia manager, ma &egrave anche la mia donna..non mi fregherà…’
‘Vedremo….vedremo caro mio…poi verrai a piangere dalla tua Franca..’
‘Smettila…’ dissi.
Fu una lagna tutto il tempo. Ero stufo e pensavo a quanto era sexy Luwe. Alla fine Franca volle che le leccassi la figa e poi che la scopassi da dietro. Le piazzai il mio cazzo duro nella figa vecchia di quella baldracca.
‘ohhh…sìì sììì….ragazzo fottimi!’ gridava la supertardona mentre me la scopavo sul letto, lei a quattro zampe ed io che me la prendevo da dietro nella figa. Avanti e fuori, il cazzo duro che scivolava in quella vecchia caverna di carne. La tenevo per i fianchi magri e me la sbattevo ben bene.
Venne più volte e poi venni anche io.
‘…aspettaaaa…’ fece lei e con un balzo felino per una donna della sua età si voltò e si abbassò al mio sesso che spruzzava sborra, mise le sue labbra sulla mia cappella e poi raccolse lo sperma in bocca. Lo prese in gola e lo trattenne. Poi sorridendomi mi mostrò che lo ingoiava.
Le accarezzai la testa e le detti un bacio in bocca in onore dei vecchi tempi.
Sapeva di anziana, di alito pesante e di sborra, la mia. Ma lei apprezzò il mio bacio e il rapporto speciale fra di noi.
*
Mentre mi pagava la prestazione mi ricordò:
‘Stai attento con quella donna…&egrave una volpe!’
‘Mi sembra più una pantera…’ dissi e feci per andare. Franca mi guardò e poi mi allungò 20 euro: ‘Prendili per te..fuori busta… – e mi dette una pacca sul culo ‘ brinda al dancing con noi, come ai vecchi tempi…non ti si vede più oramai..’
‘Non posso.’ presi i soldi e tornai a casa da Luwe.
Lei però doveva uscire a cena con delle sue connazionali e così rimasi solo in casa. Mi addormentai alla tv e Luwe rientrò alle sei del mattino.
‘Ehi cazzo…ma dove sei stata? Fino a quest’ora!? Quanto durano le cene dalle vostre parti?!’ chiesi incazzato.
‘Ehi, baby, non scocciarmi…io sono una donna libera, ricordatelo bene…..’
‘Tu sei la mia donna! Cazzzooo!’
lei mi dette uno schiaffo forte in pieno volto, facendomi girare la faccia, feci per colpirla anche io, ma lei mi afferrò rapida il braccio e mi fece fare un giro su me stesso e mi sbatt&egrave a terra torcendomi il braccio in una presa forte.
‘Ahiiiiiiiiiiii mmi faiiiiiii malellllllllllllllllleeeeeeeeeeeeee’ urlai dal dolore.
‘Non fare lo stronzo con me! Adesso filiamo a letto e chiudiamo qui la faccenda. Io esco quando, come e con chi voglio! Capito coglione??’ mi girò ancora il braccio facendomi gridare di dolore ancora più forte.
‘…pokkkkk ok okk ok…basta…ti pregoooo!’ feci e lei tirò ancora urlai di dolore quasi alle lacrime.
Quindi mi mollò.
‘Allora? Capito? Non mi urli in faccia alle sei del mattino!’
‘…oh..ma..io….’ balbettai e lei mi mollò un altro schiaffo. Più forte del precedente. Ero senza parole. Coperto di vergogna. Pensai di reagire alzando ancora le mani, ma lei mi precedette ancora e mi riprese come prima. Mi spinse a terra torgendomi il braccio. Urlai ancora di dolore.
‘….bastaaaa…..fermaaa…..ti pregooo…’ gridai di nuovo e Luwe mi tenne sotto ancora un po’. Quindi mi lasciò: ‘Allora, adesso hai capito? O ti spezzo il braccio?’
‘…no…basta..dai….’
‘Fila a letto. Voglio trovare il tuo culo sul materasso fra 2 minuti esatti o ti riempio di scapaccioni!’ mi ordinò. Io sorrisi e anche lei. Non mi mossi. Allora lei mi fece un gesto con gli occhi ed io corsi eccitato a letto.
Mi spoglii e attesi Luwe che si struccava rapida e si spogliava anche lei. Bella nuda, nera, calda, ardente di femminilità, la cicatrice sul volto bellissimo. Luwe in piedi era uno schianto anche affaticata da una serata fuori. Forse era andata con altri uomini. Forse no. Non volevo pensare alla gelosia. Lei si mise a letto con me.
‘Adesso ti faccio godere…..piccolo mio…vieni qua da mammina….’ e mi tirò a sé. Poi mi mise una mano sul petto e mi toccò un capezzolo. Mi eccitai subito e il cazzo mi si drizzò. Lei prese a leccarmi il capezzoli mentre con una mano mi toccava il cazzo. Mi fece subito sentire meglio e gli schiaffi, l’umiliazione e tutto il resto li dimenticai subito.
Continuò a leccarmi i capezzoli e a segarmi mentre mi toccava. Sentivo l’odore della sua pelle nuda, del suo profumo e poi quello del fumo, del cibo, di altra gente che era stata con lei a cena e dopocena. Non volli pensare a quello che temevo e mi concentrai sulla sega che mi faceva Luwe e alla sua lingua sui miei capezzoli.
E fu fantastica.
*
Il giorno dopo Luwe andò a comprarsi dei vestiti con un’amica in un posto verso Modena. Prese la mia Citroen e mi disse di aspettarla a casa per cena.
Così feci. Durante la giornata Luwe mi mandò delle foto scattate nel centro commerciale, selfie, vestiti, scarpe, lei e l’amica ‘ una nera grassottella molto truccata ma dalla faccia simpatica ‘ che bevevano un frapp&egrave e cose del genere.
Luwe tornò verso le nove di sera. Avevo preparato per lei del pollo al curry, ma ne mangiò solo un poco. Ci rimasi male. Poi mi mostrò i vestiti, le scarpe, i foulard, le cinture e i prodotti cosmetici che aveva comprato quel giorno.
‘Avrai speso..una fortuna…’ commentai.
‘Oh, quasi 2000 euro..ma sono tutti soldi miei…’ disse.
‘Fatti con me…’ azzardai e lei, repentina, mi mollò uno schiaffo deciso.
‘Dimenticato di ieri? Cosa ti ho detto? Non contraddirmi troppo!’ e per sottolineare la cosa mi dette uno scapaccione.
‘..ma…io..’ provai.
Altro scapaccione.
‘..e comunque…ho preso anche qualcosa per..te….la tua mammina….ci pensa….al suo baby gigolò..’ e mi dette due sacchetti colarati. Uno conteneva 2 camicie a righe molto belle, l’altro una maglia di cotone Armani di un bel grigio.
‘Grazie’ e la bacia.
Lei ricambiò il mio bacio con passione.
‘vieni baby…andiamo a letto..sono stanca…’
*
Il giorno dopo Luwe mi disse che la signora P. m aveva prenotato per un altro week end. ‘Sorrento! Non sei contento, dolcezza?’ mi disse.
‘Sì.’ feci.
*
Andai in palestra per i giorni che mancavano al fine settimana. Luwe la vidi poco. Usciva sempre presto la mattina e tornava a cena, al mio rientro dalla palestra. Mi cucinava piatti africani speziati innaffiati di birra. Poi a letto presto non facevamo sesso, per non spomparmi, ma lasciava che le tenessi una mano nella figa mentre mi addormentavo.
*
Sorrento con la signora P. fu una bella esperienza. Hotel di lusso vista mare, camera suitte con piscina interna all’albergo. Due notti e una giornata di vero sesso che passammo in casa. P.che poi scoprii trattarsi di Patrizia Z.della famosa famiglia piacentina degli Z., volle che la prendessi bendata e legata al letto. Lo feci. Fu divertente. Mi accanii prima sulle sue grosse tette che cadeva ai lati. Mi piacevano mammelle sfatte di signora matura, calde, pelle liscia a tratti e rughe da vecchia, il capezzolo consumato, lo succhiai a lungo eccitando Patriza come una troai in calore, turgido e ciancucato. Quindi le salii sopra e spinsi il mio cazzone dritto e duro nella sua figa da supertardona.
‘ahhhhhhhhhhh…sìììììììì….prendimi…ragazzo!’ urlò Patrizia che non vedeva nulla e stava legata a quel letto. La presi eccome. La scopai mentre lei era legata e cieca a quel letto, la scopai bene, dentro e fuori, il cazzo duro nella sua figa bagnata. Patrizia godeva come una vecchia bagascia e io la fottevo con gioia. Mi piaceva Patrizia era una vera Signora di classe.
Il pomeriggio prima della partenza pranzammo in uno dei ristoranti più costosi di Sorrento. Io divorai aragosta e ostriche. Patrizia solo del riso agli scampi che comunque costava 35 euro. Lei pagò con la carta di credito mentre il cameriere mi fissava strano. C’era un che di compassione nel suo sguardo. Pensava che fossi un mantenuto del cazzo. Lei se ne accorse: ‘Qualcosa non va, Gennaro?…vengo spesso qui..non sai chi sono?’ chiese beffarda mentre firmava la ricevuta. ‘..oh..scusi..signora…io non…’ ‘Tu, niente. Chiamami il direttore, il cavalier M. Subito!’
‘Ma…
‘Immediatamente, o lo faccio io!’ disse.
‘Subito..’
Il cavalier M. era un signore anziano che camminava a stento con l’aiuto di Gennaro e una mazza di legno lavorata dal pomello dorato. Lui e Patrizia rimasero a parlare per qualche minuto mentre io ridevo dell’imbarazzo di Gennaro. Quando smisero di parlare, il cavaliere chiamò Gennaro: ‘Sei un maleducato e un cretino! Chiedi scusa al signore e alla Signora!’
‘…sì…scusasate…scusate…scusate tanto…scusate tanto…’ fece Gennaro inchinandosi più volte.
Quindi il cavaliere gli mollò anche un paio di colpi sulla testa con il bastone. Colpi duri che fecero gridare il povero Gennaro.
‘Così impari! Deficiente maleducato! E niente paga oggi!’
‘..sì signor Cavaliere..scusi…….scusate ancora..’ fece il povero cristo tenendosi la testa dove era stato colpito.
Tornammo a casa e Patrizia mi dette un caldo bacio sulla bocca e una busta coi soldi.
*
A casa Luwe si prese 600 euro e lasciò i 400 a me.
‘Domani pranzo da Franca. Una in punto!’ mi disse poi.
‘Andiamo a letto? Sono stanco..’
‘Vai pure…io esco?’
‘Esci? Adesso? Di domenica sera? Con chi?’
‘Ehi! Smettila subito!’
‘…con chi? Dove?!’ urlai.
Schiaffo.
‘Merda….’ feci urlando di nuovo.
Altro schiaffo più forte.
‘Smettila subito o ti gonfio!’ disse lei.
Cazzo stavo perdendo dignità. Mi trattava come se fossi io la donna. Le mollai uno schiaffo pure io. Forte. Lei mi guardò innorridita. Furiosa.sbuffava dal naso. La cicatric ebrillava sul volto.
‘…scusa..Luwe…ma…’
Lei se ne andò sbattendo la porta. Non feci in tempo a voltarmi per seguirla che lei era già uscita.
FANCULO! La sentii urlare da fuori.
Provai a richiamarla scusandomi, ma vidi solo il suo dito medio che mi rispondeva e il suo culo mentre spariva.
Aveva le chiavi della mia auto.
*
rimasi in casa tutto il tempo ad aspettare che tornasse. Sveglio. Ma alle 6 del amttino non era rientrata. Ovviamente cellulare spento.
*
Mi addormentai e il mattino dopo trovai il suo messaggio: RICORDATI DI FRANCA. ORE UNA. SEI UNO STRONZO. MA SEI IL MIO BABY. TI AMO DOLCEZZA. A DOPO.
Provai a chiamarla ma era spento di nuovo.
La troia, bastarda.
Prima pensava al lavoro poi mi dava il contentino. Le mandai un sms: NON VADO DA FRANCA. TORNA A CASA A DIMOSTRARMI CHE MI AMI!
*
Rimasi alla tv tutto il pomeriggio. Il cellulare personale trillò più volte. Franca. Non risposi. Luwe non chiamò mai.
Rientrò all’ora di cena.
Entrò in camera e mi saltò addosso. Mi dette dei furiosi baci e poi mi prese il cazzo in bocca. Sopraffatto dal piacere assecondai tutto quello che faceva, anche se ero arrabbiato con lei.
Mi fece diventare il cazzo bello duro e poi si spogliò.
Lasciò che le leccassi le belle tette nere e che le baciassi l’ombelico dove portava un piercing dorato. Quindi mi salì sopra il cazzo e mi scopò a smorzacandela. Una scopata divina come sapeva lei. Facendomi sentire la sua figa calda, bagnata, accogliente. Prese ad andare su e giù lei, dando ritmo sensuale a quel gesto. Sopra e sotto andava piano, Luwe mosse da pantera. Il suo volto e la cicatrice erano davanti a me. Sentivo la sua figa e il mio cazzo che la scopava. Andava su e giù lenta , esperta, felina, dolce e crudele come una mantide.
Sapeva che ero suo
che l’amavo.
Che godevo con lei.
Che la desideravo. Luwe giocava con me. Ma era un gran giocare. Un gioco sexy e perverso e di forza.
Lei era più forte.
Lo sapeva benissimo ed io ne ero consapevole. Ma sentire quella figa di donna che avvolgeva il mio cazzo era il massimo.
Mi scopava da regina del sesso-
andava su e giù sopra di me con un ritmo speciale.
Il mio cazzo era impalato in lei e lei lo sentiva.
Mi fece venire dopo che lei era venuta un paio di volte. 16 di 16.

L’alternanza Luwe amante- Luwe menager andò avanti a lungo. Sul lavoro era intransigente e inflessibile per orari, accordi, luoghi, ecc. ma era anche la mia amante calda e arrapata, sicura ed eccitante. Mi faceva lunghi pompini da urlo, si lasciava infilare mentre lei stava sopra e sapeva condurmi all’orgasmo anche solo muovendosi lei al suo ritmo sensuale e misterioso. Il suo su e giù con il mio cazzo piantato nella sua figa nera era qualcosa di magico infatti. Mi sembrava di possederla come se niente ci potesse dividere e al contempo era lei che mi scopava, muovendosi sopra di me con arte sopraffina e felina. Il suo corpo magnifico era un movimento di puro sesso, le sue tette ballavano davanti ai miei occhi ed io le sfioravo appena a volte, a volte mi ci attaccavo e le stringevo con forza mentre lei continuava quella sua danza ammaliante sul mio corpo, scopandosi il mio cazzo e tutto me stesso. Il suo volto segnato dalla cicatrice mi ammaliava ogni volta e lo guardavo ammirato, innamorato.
Sul lavoro invece era dura, militare, mi urlava negli orecchi, mi obbligava a prendermi cura del corpo, alle depilazioni, alla ceretta, ai peli. Controllava che andassi in palestra ‘ una volta che ero andato a trovare la mia ex dicendole che ero in palestra mi aveva scoperto e mi aveva mollato due schiaffi in faccia a casa e mi aveva tolto i soldi e le chiavi dell’auto ‘ mi controllava insomma ed era sempre a darmi consigli e a riprendermi se fallivo.
Un paio di volte capitò. Due signore si lamentarono delle mie prestazioni. Non ero stato convincente, né partecipe. Luwe si arrabbiò molto. Mi fece delle gran partaccioni e si prese 100 euro dalla mia parte come multa.
Lei guadagnava molto più di me, ma era vero che senza di lei sarei rimasto ancorato a Franca ed Irene.
*
Irene si fece viva prenotando un weeknd ma quando seppe la cifra per 2 notti e 3 giorni disse a Luwe che era pazza.’Ehi tesoro, le tariffe sono queste. Prendere o lasciare. Cercati un gigolò più adatto ai tuoi mezzi allora. Franca la tua amica paga regolarmente, &egrave una signora lei…’ disse Luwe al telefono. Irene sentendo il nome dell’amica che tanto odiava disse che avrebbe pagato per tutto il weekend. L’andai a prendere e salimmo sulla sua casa al lago. Non era il massimo(mi stavo abituando agli alberghi di lusso e posti belli, quella casa era fredda e non ci andava mai nessuno, ma Irene non poteva ‘ o non voleva ‘ pagare anche per un albergo)e lei fece la rompicazzo per tutto il viaggio, lamentandosi di Luwe, di Franca,ecc. A metà viaggio gli dissi di chiudere la bocca che non ce la facevo più. Lei mi mollò uno schiaffo: ‘Ehi amico…qui io pago un sacco di soldi per averti e parlo quanto voglio!’ mi fece scocciata. Avrei voluto darle una manata anche io, già Luwe mi schiaffeggiava ma di lei ero innamorato perso, ma Irene no….ma non potevo fare diversamente. O meglio lo avrei fatto ma non in auto. A casa sua lei si mise a preparare una cena e mi disse di andare a prendere della legna per il fuoco. Esegui in silenzio. Accesi il fuoco e lei mi urlò dalla cucina: ‘Accomodati, riempi due bicchieri di vino e aspettami..sarò da te in un attimo…’ fece tutta giuliva ed arrapata. Ma io avevo in mente altro. Stappai la bottiglia e dissi che ero pronto, ma invece che aspettarla, sgusciai nell’altra stanza e feci saltare il salvavita gettando la casa al buio.
‘Ohhh….&egrave saltata la corrente?! Cerca di vedere cosa &egrave successo! &egrave buio pesto qui dentro e devo finire di cucinare…’ ma io non la sentivo. Lasciai che la paura del buio la colpisse. Lei mi chiamava ma io non rispondevo. Lei prese ad urlare: ‘Dove cazzo sei?? vieni fuori…ho paura al buo!cretino!’ lasciai che sprofondasse nella paura e me ne stetti nascosto al buio anche io. Feci passare lunghi minuti in cui lei mi urlava di uscire. Quindi venni fuori all’improvviso, le misi una mano alla bocca e una nella figa. Sapevo che era arrapata la combinazione di un gigolò in casa disponibile e della paura le era micidiale. Così feci. La spinsi contro il muro, le strappai il vestito. Le spinsi la mano dentro la figa bagnata. Era mezza. Sussultava eccitata. Impaurita e vogliosa di cazzo.
Forte contro il muro le alzai il corpo per passare dalla mia mano al mio cazzo. Era duro e volevo prendermi una rivincita per lo schiaffo. La sbattei contro il muro con rabbia, con forza, con foga, il mio cazzone la penetrò con violenza, Irene godeva mordendomi la mano che le tenevo alla bocca. Il mio sesso contro il suo culo ossuto era violento e ritmico. Mi presi il tempo per farla godere, ma sapevo che l’idea della violenza, di quel buio la faceva eccitare come non mai. Presi a baciarle il collo mentre lei mi mordeva la mano, intanto spingevo col bacino contro il suo corpo, contro il muro, attorno solo il buio e i trepidare del fuoco.
I suoi gemiti stretti nella bocca.
Il suo culo secco.
Il suono dei nostri corpi, il mio cazzo nella sua figa bagnata e calda.
Le venni dentro e lei accolse tutto come la vittima di uno stupro, ma poi mi abbracciò con amore e mi disse che ero stato bravo.
Gli altri giorni li passammo in casa o al bar del paese, fra ubriaconi e giovani che sognavano di scappare da quel posto, a consumare gin e tonica, con Irene che mi mostrava come un trofeo alla gente del posto che ci guardava incuriosita. Infatti lei vestiva eccentrici indumenti costosissimi, cappottini di pelliccia, un cappello da gara di cani in Inghilterra, scarpe col tacco, truccatissima, mentre io ero in giacca e cravatta, fiore all’occhiello, tutto ripulito e profumato. Irene mi obbligava a tenerle la mano in pubblico, a baciarla come un vero amante e la gente ci guardava e sorrideva. Pensava a lei, tardona innamorata di me, un mantenuto. Passammo molte ore in quell’unico bar a bere, a recitare quella stupida scena dei due fidanzati. Alcuni avventori commentarono sfacciatamente ad alta voce le loro idee: ‘Adesso…va così…donna ricca e uomo giovane..’ fece uno. ‘..mah…di sicuro si diverte la vecchia….’ commentò un ragazzone. ‘…per me lei lo paga…ci scommetto..’ disse una donna forse sperando di non essere sentita da noi.Io sorridevo ed ero imbarazzato al contempo. Irene trovava la cosa eccitante, essere scambiata per madre la faceva incazzare, ma per donna che mantiene un gigolò no. Mi stringeva la mano con forza. Mi dette un bacio sulla bocca con aria da diva muta anni ’30 con quel suo ceppellino eccentrico. ‘…chissà di dove sono…della città…oramai funziona così,c he volete farci? Una donna di sessantanni con un pezzo d’uomo molto più giovane di lei…’ continuò la donna. Irene mi mise una mano fra le gambe.
‘Smettila…dai…’ dissi. Lei sorrise. ‘Vammi a prendere da bere…pezzo d’uomo…’ disse. Mi alzai e andai vicino alla donna e agli altri. Ordinai da bere col mio vestito elegante che da solo costava molto di più di quelli di quei paesani messi assieme. Tirai fuori un cellulare ultimo modello e finsi di mandare un messaggio. Volevo che quella gente mi vedesse bene. Ero s un gigolò, ma tre giorni assieme ad Irene, scoparla da bruto contro un muro e recitare quella pantomima, mi avrebbe fruttato più di quanto loro immaginassero e l’approvazione di Luwe, la mia capa e la mia donna. Loro non commentarono. ‘Paga la signora…’ dissi al barista.
Facemmo sesso solo un’altra volta io ed Irene. Non fu nulla di che, ma Irene non mi disse niente.
*
Trovai Luwe seduta sul divano, accanto a lei un uomo che le toccava i capelli.
‘…ma..che..’ sbottai io vedendoli in quel modo intimo, arrabbiato. Incazzato anzi.
‘Ciao, caro ‘ fece Luwe e si alzò, mi dette un caldo abbraccio e un bacio sensuale sulla bocca – …questo &egrave Lukas, il tuo nuovo collega…’
‘Cosa? Collega, ma che diavolo…’
‘Shhhh…..calmati amore…’
‘Ciao, io sono Lukas..’ mi fece quello dandomi una mano a mezza altezza della faccia come se la dovessi baciare, era una mano lunga affusolata come la figura del ragazzo, molto leggera, estremamente curata. La strinsi e mi sembrò moscia come una pianta. ‘..e tu sei….il fidanzato di Luwe…’ aggiunse. Parlava con un tono da checca, molto effeminato insomma. La stessa postura di Lukas tradiva la sua evidente omosessualità. Era alto, magro ma slanciato, lunghe gambe e un torace stretto e gentile.
‘Lukas…si occupa dell’altra metà del cielo…’ disse Luwe.
‘..degli uomini..’ aggiunse quello con la voce squillante. Aveva occhi chiari e un volto molto femminile anche se portava un filo di barbetta chiara sulle guance rosse. Ali di gabbiano al posto delle sopracciglia, un filo di lucidalabbra neutro.
‘..ma noi…Luwe..dobbiamo parlare prima di quste cose…’
‘Shhh….cuoricino….’ e mi baciò ancora.
‘..ma Luwe…io…noi…’
lukas sorrideva nella sua bellezza androgina. Era più alto di me e profumava di qualcosa di dolce, di buono.
‘…ne parliamo dopo con calma- e mi baciò ancora come una gatta, mi venne subito duro ‘ adesso vai a farti una doccia, io e Lukas cuciniamo per te e a cena parliamo un poco..’
‘Ma Luwe, cazzo..io..’
Lei si fece dura. Mi squadrò e mi incenerì con lo sguardo. Pensai che mi stesse per schiaffeggiare davanti a Lukas, ma non lo fece.
‘Ti ho detto che ne parliamo dopo. Vai a fare la doccia. Cammina!!’ ordinò ed io chinai il capo. Lukas sorrideva beffardo.
‘Ah, ma prima di andare…i soldi…’ fece lei.
Gli detti i soldi di Irene, lei si prese la sua parte e mi dette il resto.
*
Cenammo allegri. Lukas si dimostrò un ragazzo simpatico e gioviale. Aveva 23 anni e faceva il gigolò per uomini soli da quando ne aveva 19. Aveva vissuto in Canada e in Francia.
‘Per quanto riguarda il lavoro non cambia nulla per te.. – disse Luwe alla torta di fragole fatta da Lukas, buonissima ‘ lui si occupa di uomini, tu di donne. &egrave solo un tuo collega. Tutto qui.’ tagliò corto Luwe non ammettendo repliche. Io feci per dire qualcosa ma lei mi disse che se non chiudevo la bocca mi dava una pizza in faccia. Lukas rise, ma dopo le undici se ne andò ad una festa in un bar gay. Luwe sparecchiò mentre io guardavo la tv. Poi si sedette accanto a me. Guardammo lo sport. Lei mi parlò di Lukas, lo conosceva da un anno, era un ragazzo in gamba, poi mi sbottonò la patta e mi fece un meraviglioso pompino, di quelli che faceva lei, senza prigionieri. Prima mi prese tutto il cazzo moscio in bocca, lo tenne tutto, palle comprese, quindi si mise a leccarmi la cappella con rapidi colpi di lingua che mi facevano brivare di piacere , poi una volta che lo fece drizzare del tutto, si mise a succhiarmelo con quella sua bravura passionale. Rapide ciucciate della cappella, quindi lo ingoiava e risaliva. Andò avanti così a leccarmelo, a spompinarmi alla grande, a leccarmi le palle. Le presi una mano e la misi contro il mio culo. Lei capì al volo e senza smettere di spompinarmi, mi ficcò un dito nel culo dopo avermi fatto leccare a lungo il suo dito medio. Fu un piacere estremo sentire quel suo dito esperto che mi sodomizzava leggere e vedere lo spettacolo della sua bocca che mi faceva una pompa.
Al culmine del piacere con il dito di lei nel culo, la sua bocca a ventosa sul mio uccello durissimo, venni dentro di lei, che ingoiò tutto e poi rimase a dormire al mio fianco mentre io vedevo una partita di basket in tv.

se avete voglia scrivetemi a dorfett@alice.it mi fa piacere. grazie. 17 ‘ 17.

Il mio rapporto di amore e lavoro con Luwe continuava alla grande. O almeno a me faceva comodo pensare così. Lavoravo molto, come accompagnatore, con Irene e Franca, come gigolò. Ero spesso in giro e Luwe magari la vedevo solo un paio di volte alla settimana. E pure lei era sempre fuori, a fare shopping, alle terme, al mercato al mare, a cena, a pranzo con Lukas, a cena con le amiche. Aveva però sempre parole dolci con me quando non eravamo assieme. Ero il suo patatino, il suo cucciolino, il suo bambino, la sua puttana. Perché poi i soldi li guadagnavo io. Ok, da qualche tempo anche Lukas, ma insomma lei stava solo a dirigire la baracca. E lo sapeva fare molto bene. Era scaltra e gentile, rufiana e decisa, un mix di capacità, dinamismo e charme femminile. Io e Lukas avevamo sempre l’agenda piena. Il sito internet con le nostre foto e i numeri per i contatti(che teneva Luwe)era molto accattivante e lei lo rinnova di continuo. Luwe era figa e mamma. Sapeva come prendermi. Mi faceva sgobbare e trottolare e poi mi spalancava la figa in faccia e mi faceva godere come un pazzo. Lukas era un tipo simpatico e molto bravo nel mestiere di gigolò, Luwe si fece una coppia affiatata. Cenavamo spesso assieme e Luwe e Lukas erano spesso assieme a teatro, al cinema, a far acquisti. Una sera dopo una cena deliziosa di Luwe, Lukas rollò una canna d’erba e ci stonammo ben bene ridendo come pazzi. Scherzando fra noi ad un tratto Luwe se ne venne fuori con :
‘Ehi, Luk, sai cosa fa impazzire il nostro amico qui? Farsi infilare un dito nel culo mentre gli faccio un pompino!!ah ahe’ Lukas scoppiò a ridere e anche io ma mi vergognai. ‘…e che male c’&egrave? Mi piace da morire anche a me e io lo faccio sempre ai miei clienti…un dito in culo mentre te lo succhiano &egrave il massimo…!’ ‘Vero dolcezza?quanto ti piace il mio dito nel tuo culetto?’ sorrisi imbarazzato. Lukas mi fissò, mise una mano fra i capelli di Luwe e poi con quegli occhi chiari e lo sguardo da donna fece: ‘…e se te lo facessi io un bel pompino? Sono bravo..e il mio ditino poi…’ e si ficcò un dito in bocca, lo succhiò e mi sorrise. ‘Dai!! che idea….le mie due puttane che scopano fra loro….’ fece Luwe.
‘..no..’
‘Come?? che dici dolcezza? Io la trovo una buona idea…mi eccita…’
‘..no..’
‘Perch&egrave?’
‘Non mi va..ecco tutto…nulla contro Lukas..,ma insomma io non sono..cio&egrave…ok, ma non mi va…’
‘Che stupido! A me va invece!’ fece lei minacciandomi con la mano aperta.
‘Ho detto che non mi va…’
‘Invece!
‘…dai Luwe…se a lui non va….’ fece Lukas.
‘Sei un coglione! A me andava…vai a fare in culo!’
Quella frase mi ferì e mi alzai.
‘Dove vai? Metti il tuo culo sulla sedia!’ urlò Luwe. Lukas cercò di mediare ‘Ehi avanti..&egrave una stronzata.:’
‘Fanculo tu Luwe..:’
lei mi dette uno schiaffo. Lukas ci guardò sorpreso. Rise ma poi si mise una mano alla bocca. ‘…dai ragazzi…’
‘Fanculo tu, io sono la capa! Il fottuto boss!intesi?’ e mi dette un altro schiaffo. Io uscì dalla stanza e poi dalla casa sbattendo la porta.
Tornai due ore dopo. Avevo bevuto qualcosa in un bar, ma mi ero rotto presto. Trovai però la porta chiusa col chiavistello interno e non riuscivo ad entrare in casa mia. Bussai e suonai. Chiamai Luwe al cellulare e urlando fuori dalla porta. Ma lei non aprì. Stronza. Stronza. Mi sentii perduto senza di lei. Perduto e orfano. Mi macava la sua pelle. La sua faccia con la cicatrice, la sua figa. Tornai in auto e dormii lì. Al mattino mi alzai con la schiena a pezzi e andai in cerca di un bar feci colazione e comprai delle paste per Luwe e un fiore. Feci una foto ad entrambi e la mandai a Luwe con la scritta: PERDONATO??
Mi rispose di sì dopo venti minuti e corsi da lei, innamorato e perduto.
*
Gli affari proseguivano e i miei giri. Luwe mi spedì nel sud Italia da una wedding planner. Il paesino sulla costa era più lontano di quanto pensassi, il treno non arrivava mai. Alla stazione si presentò una stangona sui tacchi altri quasi due metri, due gambe che non finivano mai, una minigonna talmente corta che manco ci stava, camicia gialla e giacchetta verde. Il volto dai lineamenti molto pronunciati, molto mascolini, nasone, occhi enormi e scuri, labbra grosse, collo taurino, ma molto truccata. Aveva un volto simpatico. ‘Salve io sono Monika!’ si annunciò con una voce molto acuta, molto femminile che non corrispondeva alle fattezze del corpo. ‘Sarai il mio accompagnatore a questo matrimonio di una mia cugina che ho organizzato io. Siccome ci sono dei miei parenti voglio che tu passi come il mio fidanzato..’
‘Bene, non c’&egrave problema…’ risposi.
*
Il matrimonio era l’indomani. Monika mi lasciò in un piccolo albergo del paesino e mi disse di farmi trovare pronto per le otto del mattino seguente. Mi dette anche il vestito, le scarpe e tutto. Era roba sgargiante e cafona con cuciture a vista. Lustrini e scarpe a punta che mi andavano strette. Ma il giorno dopo al matrimonio ero solo uno dei tanti vestiti a quel modo. Fui presentato a centinaia di persone, feci brindisi e mangiai molto. Monika era vestita come un trans al carnevale di Rio con un microvestito giallo sparato che lasciava vedere tutto, spacco vertiginoso, poppe di fuori o quasi, truccatissima, collanona, bracciali, anelli, ecc. alta quasi due metri era l’animatrice di quel matrimonio pacchiano con balli, banda, cavalli, fuochi e tanto cibo. Alle otto della sera ero già cotto e dormivo in piedi. Chiesi a Monika se potevo tornare in albergo a riposare un attimo. Lei mi guardò e sorrise: ‘Mi sembra una buona idea…dormi, hai..diciamo tre- quattro ore..poi passo da te e scopiamo come piace a me..’ mi disse e mi dette un grosso bacio sul collo. Feci come consigliato da lei, in labergo dormii quasi quattro ore. Mi feci la doccia e quando uscii trovai Monika che mi aspettava vestita sul letto con in mano delle manette.
‘vedo che ti piacciono certi giochetti…’ dissi.
‘Sì….mi piace legare gli uomini e giocare con loro…’
‘Oh, come piace a te…io sono solo il tuo giocattolo stasera..’ feci e lei sorrise maliziosa.
Mi legò infatti i polsi e mi stese sul letto nudo. Iniziò a spogliarsi sopra di me, si tolse il microvestito e le scarpe coi tacchi, rimase nuda anche lei con addosso coi bracciali, la collana. Aveva un bel corpo per una donna giunonica come quella. Grosse tette, un busto in carne, lunghe gambe. La sua figa era rasata a parte un cuoricino di peli sopra le grandi labbra. Mi sembrò ridicolo, ma non risi. Si agitava sopra di me, quindi mi afferrò la testa e mi sballottò da ogni parte, non so quanto durò a scuotermi ma a lungo, si agitava e ansimava, quindi mi sbatt&egrave le sue poppe in faccia. Così allungai la lingua ed iniziai a leccarle uno dei capezzoli. Apprezzò e mi accolse meglio al suo seno. Sapeva di profumo e di carne, di donna e di cavallona. Mi mise la gambe attorno alla vita, prendendomi a tenaglia mentre spingeva la mia faccia contro il suo grosso seno. Presi a succhiarle il capezzolo con forza, quindi passai a morderlo. Gettò un urlo di piacere. Mi teneva stretto a sé, ero suo, legato, preso dalla morsa delle sue gambe. Succhiavo i suoi capezzoli e mordevo. Lei godeva, mi eccitai e sentii le sue mani giocare col mio sesso e le palle. Leccai e succhiai, lei mi teneva a sé. Poi si alzò e mi prese il cazzo in mano. Lo sbatt&egrave avanti e indietro qualche volta, era duro. Lei rideva. Si divertì ancora, mi teneva una mano sul petto per spingermi sul letto e giocava col mio cazzo.
Poi Monika tornò sul letto e mi mise la sua figa, depilata e col cuoricino, sulla bocca e mi disse di leccarla. Lo feci con gusto, leccando bene prima, poi succhiando e spingendo la mia lingua dentro. Lei si accomodò sopra di me con le sue possenti gambe, mi prese la testa con la mano e mi spinse a leccare.
VAIIII Sìììì COSììììì VAIIIII Sììììììì
faceva eccitata. Spinto dalla sua mano leccavo forsennato la sua figa.
Monika godeva.
Spinsi la mia lingua ben dentro e pensai ai consigli di Luwe sul cunilingus.
Era una brava maestra.
Leccavo e succhiavo. Lei godeva.
Leccai ancora a lungo.
Quindi Monika si accomodò sul mio cazzo:
SCOPAMI COWBOY!!! SCOPAMI AVANTI’ disse ed io le feci sentire il cazzo nella figa. Lei prese a muoversi veloce sul mio cazzo.
‘Aspetta…ferma..’ feci. Pensai a Luwe a come mi diceva di far sentire il cazzo alle donne. Mi posizionai meglio dentro di lei. Le ripetei di aspettare un attimo, lei voleva scopare. Ma quando mi concentrai e le feci sentire il cazzo lei urlò di paicere.
AHHHHHHHHHHHH FAVOLOSOOOOOOOOOOOSìììììììììì
quindi presi a muovermi piano e lei si god&egrave la scopata. La presi bene, con lei che iniziò a stringere i fianchi a farmi sentire le pareti della sua figa sul cazzo e poi a cavalcare leggera. Mi mise le tette in faccia e si inarcò per godersi il mio cazzo, spingevo ma era lei a dare il ritmo.
Sììììììììììììììììììììììììììììììììì diceva in preda all’orgasmo. Monika venne più volte mentre la scopavo.
Sentivo i suoi umori calarmi sul preservativo. Lei dava il ritmo ed io le facevo sentire bene il cazzo.
SììììììììììììììììììììOhhhhhhhhhhhhhhhhSììììììììììììììììììììììììììììììì
venne ancora e poi
venni anche io.
Mi baciò, mi liberò i polsi e si stese accanto a me.
‘Quando ce la farai a bissare?’ chiese.
‘Oh’.concedimi un po’ di tempo…&egrave stata una bella cavalcata…’
‘Te lo concedo cowboy mi ha scopato alla grande stasera’.’

(se vi va scrivetemi a dorfett@alice.it) verso le due.
‘Ok, Richard ti accompagno.’
Mi mollò con un lungo bacio sulla bocca e mi mise la mia mano fra le sue gambe.
*

3 Mesi Dopo-

il mio lavoro come gigolò a servizio di Luwe proseguì assieme al nostro rapporto amoroso.
A parte Franca e Irene non avevo donne che pagavano ogni mese per vedermi, solo appuntamenti vari.
Oltre a Lukas Luwe reclutò anche un altro playboy da aggiungere alla sua scuderia, Abdel, un ragazzone magro e virile che veniva dal Marocco. Era specializzato in gay a cui piaceva prendere delle botte durante il sesso. Abdel portava i baffi e per quanto magro aveva un grande forza e braccia nodose. Luwe godeva nel sentire raccontare ad Abdel le sue avventure con personaggi del mondo gay italiano. Con Lukas, Abdel e me Luwe guadagnava molto, ma era sempre anche impegnata. Il nostro rapporto ne risentì, i suoi magici pompini si diradavano, me ne lamentai e lei mi disse di non rompere troppo.
Solo Franca mi capiva. Era gelosa ma non rinunciava mai al suo pompino con ingoio dopo il caff&egrave con la panna a casa sua.
‘Sei la mia preferita, lo sai…’ le dicevo dopo.
‘no tu ami lei, la negra, ma ti capisco’.solo che te ne pentirai, ti farà soffrire..’ diceva.
Qualche volta Luwe riuniva i suoi gigolò per una cena in casa. Spesso era il giorno nel quale passavo più tempo con lei. Luwe mi spediva sempre fuori città, al Nord soprattutto(feci persino l’abbonamento alle Frecce rosse da quanto ero sempre in treno)e a Roma. Lukas lavorava molto in Europa e Abdel invece più in zona. In quelle sere Luwe parlava del lavoro e raccontava dei suoi viaggi a Londra e Parigi. Io ero geloso.
‘Ma non stiamo mai assieme…’
‘Non scocciare, tu…rilassati…siediti con Lukas e gli altri.’
‘Luwe, ma noi stiamo assieme, sembra che te ne sia dimenticata!?’
‘Ti ho detto di sederti e non scocciarmi più con questa storia!’ e fece per misurarmi uno schiaffo. Adel guardava divertito e Lukas era abituato a quelle scenate fra di noi. Mi sentii umiliato e inutile lì.
‘…fanculo, Luwe…’ dissi e me ne andai da casa lasciandoli lì. Luwe mi corse dietro e sulle scale mi urlò di tornare indietro o l’avrei pagata cara. Le feci il gesto dell’ombrello e andai via. ‘Quando torni facciamo i conti!!’ urlò lei.
Presi la Citroen e feci lunghi giri fuori città senza meta. Luwe mi mandò dei messaggi e provò a chiamarmi, ero troppo arrabbiato per risponderele.
Mi fermai in un ristorante fuori città, la cucina stava chiudendo ma una cameriera cortese mi rimediò del prosciutto e dei crostini. Li mangiai senza voglia pensando a Luwe. La cameriera una donna sulla cinquatina , in carne, mi chiese perché avevo quella faccia da funerale.
‘La mia ragazza se ne frega di me..’
‘Nei sei innamorato?’
‘Sì.’
‘Si vede. Povero piccolo’..che stronza…le donne…sono tutte così…devi farti forza. Avete figli?’
‘No.’
‘Meglio così…nel caso..
la guardai male, affranto.
‘e cosa fai nella vita?’
non sapevo cosa risponderle. La fissai. Lei sorrise, sembrava una donna a posto.
‘LO vuoi sapere veramente?’
‘Sì.
‘…ti scandalizzaerà..’
‘Sentiamo adesso muoio dalla voglia di saperlo..’
‘Faccio il gigolò per donne.
‘…no?
‘,,,e la mia ragazza &egrave anche la mia menager..’
‘non ci credo. Impossibile.’
Prese il il cellulare e cercai il sito curato da Luwe, c’ervamo tutti e tre. Le mostrai le mie foto e tutto il resto. Lei era incredula. Sorpresa.
”.e quanto costi?’
‘Oh, parecchio…’ e le mostrai il tariffario.
‘Oh,…mammina,,,io non posso certo permettermi di scopare con te…’ rise divertita. Il locale aveva chiuso e il proprietario aveva detto a Marisa di chiudere quando avevessimo finito.
‘Non posso avere uno sconticino, bellezza?’ chiese dopo avermi sorriso.
‘Magari un’altra volta dolcezza’.oggi sono a pezzi’..non ce la farei’..’
*
Tornai a casa verso mezzanotte. Pensavo che non ci fosse nessuno, ma dalla camera da letto provenivano dei rumori. Mi avvicinai e vidi Lukas e Luwe a letto, lei sopra di lui che gli ficcava uno strap-on in culo e se lo scopava.
‘Merda!’ dissi disgustato.
Luwe si fermò: ‘Sei tornato amoruccio…unisciti a noi…vuoi che te lo faccia assaggiare?’
‘No’ dissi secco e feci per andare, ma lei mi balzò addosso, mi prese un braccio e me lo torse facendomi cadere a terra.
‘Ti avevo detto che avremmo fatto i conti…al ritorno…bene…li facciamo…’
mi tirò il braccio e mi trascinò sul letto. ‘LUKAS AIUTAMI, questa volta lo sistemo io!’ Svelto Lukas mi afferrò le braccia e le tirò sopra la mia testa con forza. Stronzo. Intanto Luwe mi era seduta sulle gambe bloccandomi al letto. Con rabbia mi prese i calzoni e li tirò giù. FERMIIIIIIIIIIIIIIIII FERMIIIIIIIIII STRONZIIIIIIIIIIII urlai ma Lukas mi teneva le braccia e luwe mi tirava con forza. Calò anche le mutande e prese a colpirmi il culo. LASCIATEMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII FERMIIIIIIIIIIIIIIIII VI HODETTOOOOOOOOOOOOOOOO
Ma quelli procedevano, Luwe mi tenva fermo assieme a Lukas. Sen tii che quella spingeva un dito nel mio culo, con forza.
Lukas rideva e mi tirava la braccia.
Fermooooooooooooooooo!!!!!!!!!!! urlavo arrabbiato volevo liberarmi, provavo ma non ci riuscivo. Luwe mi ficcava il dito in culo e mi sbatteva il cazzo di plastica sulle natiche. Capii subito cosa voleva fare. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO urlai ma senza liberarmi. Luwe tolse il dito e sputò nel mio culo. Sputò più volte. Mi mossi con rabbia, quasi riuscii a liberarmi di Lukas TIENILO FERMO CAZZZZOOO!! urlò lei e mi tenne giù, riprese a ficcarmi un dito nel culo, ma io non stavo fermo. Così lei mi saltò addosso schiacciandomi al letto. FERMALO ADESSO!!! urlò a Lukas e quindi mi tennero giù entrambi. Poi Lukas si posizionò sulle mie braccia e sulla schiena mentre Luwe riprese a giocare col mio culo. Sputava e mi spingeva la saliva nel culo. Mi ficcava due dita nel culo e poi mi faceva sentire lo strap-on sulle natiche. Cercai di rimettermi in forze respirando. Loro ridevano, Luwe spingeva le dita dentro di me.
TI SISTEMO IO ADESSO TI FACCIO CONOSCERE UN’ALTRA PARTE DI ME!! urlava. Io ero bloccato e attesi che Lukas si togliesse almeno dalla mia schiena. Urlai di nuovo, ma rimasi fermo, come se avessi accettato la sorte. Lukas rideva come un pazzo: ‘Vedrai fa male solo all’inizio’.Luwe &egrave proprio brava…’ si baciarono sopra di me, mentre Luwe affondava le dita nel mio ano.
Poi sentii che spingeva col cazzone viola e nero legato in vita.
Urlai dal dolore-
era forte.
Strappava.
Sentii male.
‘Appena un pochino…resisti…poi ti piacerà vedrai…’ fece Lukas
ECCO ADESSO CI SONOOOO SENTI BABY SENTI IL CAZZONE fece Luwe e spinse il fallo dentro il mio culo. Urlai dal dolore ma Lukas aveva allentato la presa sulle mie braccia, così riuscii a spintonarlo e farlo cadere dal letto, quindi mi alzai di scatto spingendo via lo strap-on di Luwe.
Corsi alla porta e la infilai.
DOVE VAI???? TORNA QUI!!! SUBITO!!!!!!!!!!!!!!!!! gridò lei, ma io ero già fuori dalla casa, seppure nudo.
Non sapevo cosa fare. Rimasi lì in attesa. Per fortuna apparve Lukas che mi dette i vestiti e le chiavi dell’auto.
‘Luwe dice che &egrave meglio se non ti fai vedere per qualche giorno…’
‘Ah sì? Brutta stronza!’
‘…ma dai non prenderla così…noi stavamo solo….’.’
‘Senti Lukas, vai a fare in culo. Tu e la tua amica!’ urlai, mi rivestii in fretta e furia e andai via. Sì, ma dove? Telefonai a Franca ma lei mi disse che era fuori città dai parenti. Provai con Irene, ma quando le spiegai la situazione lei si mise a ridere:
‘Allora sei nella merda e chiami me? Troppo facile signorino’.sbrigatela da solo…’
Stronza. Ero furioso. Guidai fuori città per sbollire la rabbia.
Poi mi venne in mente la cameriera del ristorante. Mi aveva lasciato il suo numero. La chiamai. Era notte fonda, ma quella mi rispose lo stesso.
Non dormo per più di tre- quattro ore a notte mi spiegò quando la raggiunsi nel suo piccola appartamento.
Era in vestaglia, volto sfatto, capelli spettinati, le forme andate, le tette pesanti.
”ma io non posso pagare quelle cifre…’ mi disse.
‘Stanotte &egrave gratis, se mi lasci dormire da te e darmi rifugio per qualche ora, finché non sistemo delle cose..’
‘Perfetto!’ fece e mi abbracciò andando a tastare il mio cazzo. 19-19

Luwe mi aveva lasciato un messaggio vocale in segreteria nel quale mi accusava di essere uno stronzo e di non essere veramente innamorato di lei. Mi diceva inoltre di passare da casa solo il giorno seguente quando lei sarebbe partita per M. la chiamai ma non rispose. In un messaggio le dissi che era ingiusta con me. Io l’amavo. Non richiamò. Passai la giornata in casa della cameriera fino a quando lei non andò a lavoro. Così presi l’auto e andai a casa della mia ex moglie. Comprai una bella cena, la torta e un regalo per mio figlio. Loro furono contenti di vedermi. Alla mia ex passavo 800 euro al mese e riempivo di regali mio figlio. Proposi di portarlo a Gardaland e lui ne fu felice. Fissammo per il weekend successivo. Chiesi di dormire sul divano quella notte.
‘Problemi?’ mi chiese lei dopo aver messo a letto il bambino.
”.sì, ma non ho voglia di parlarne’ dormii poco e male. Il giorno dopo tornai a casa , Luwe era andata via.
Mi aveva però fissato un appuntamento per il giorno dopo a N. mi preparai pensando che distrarmi col sesso mi avrebbe solo fatto bene.
*
la donna di N.era una signora sulla sessantina, 51 precisò lei(ma forse ne aveva 55 o 56), una matrona con un enorme seno, veramente sproporzionato, roba insomma che vedevi solo sui siti porno. Gigantesco. Due poppe che si giravano tutti a guardarla, uomini e donne tanto erano grosse. Lei se ne vergognava, non usciva quasi mai. Anche quel giorno indossava un cappotto per nasconderle al meglio(ma erano così grosse che era impossibile). Così andammo via dalla stazione velocemente. Di faccia era grassoccia, due grosse gote cadenti, un po’ di doppio mento, boca sottile ma larga, occhi nocciala molto brillanti e giovanili. Portava capelli ricci color castagna. Si chiamava Nora.Mi condusse nel suo appartamento e mi confessò la sua perversione. Voleva che ci pisciassimo addosso in doccia!
Che roba! Beh non ero felicissimo di farmi pisciare a dosso da lei, ma il lavoro era tale e poi volevo vedere le sue grosse tettone.
Proposi di bere del t&egrave caldo e acqua per favorire la diuresi. Lei si era già data una mossa fin dalla mattina bevendo tisane. Così mi preparò un t&egrave e lo bevvi in fretta aggiungendo acqua fresca al t&egrave,
Andammo nel grande bagno, dove una bella doccia, non amplia, ma neppure stretta ci attendeva. Ci spogliammo del tutto ed entrammo. Avevo le enormi tette di Nora addosso letteralmente, mi schiacciavano il petto. Le annusai e le baciai.
‘Fermo! Sono sensibilissima…non le toccare a meno che non te lo dica io!’ fece e si ritrasse. Comuque avevo più aria nella doccia. Ci scostammo ancora per dare spazio ai nostri sessi. Io non avevo ancora voglia di pisciare ma lei sì- mandò infatti un primo getto rapido che mi bagnò le cosce. La cosa mi dette fastidio, ma non troppo, l’aria si riempì di odore di ammoniaca e piscio, le pareti della doccia si era offuscate con la condensa dei nostri corpi, e le zinne gigantesche della donna mi facevano mancare il respiro. Mi concentrai e riuscii a sentire la voglia di pisciare, ma mi trattenni. Infilai una mano nella figa bagnata di Nora ed iniziai a riscaldarla con un movimento secco e deciso. Lei ansimava piano. Io usavo le mie due dita più lunga per stuzzicare la sua voglia. Ben presto, con indice e medio che andava e uscivano dalla sua figa pisciosa, il mio modo di procedere, le piaceva, mi mise le braccia attorno al collo e diceva piano: ‘…sì..sììì…sììì…sìììì..’ Nora provò un brivido di piacere intenso, la sentii contrarsi e gemere assieme, non stava venendo, ma sentivo che la sua eccitazione era al massimo. Così aumentai il movimento della mia mano nella sua figa calda e poi con quella libera mi presi il cazzo in mano e lo puntai sul suo sesso e le sue gambe. Mi concentrai ancora più forte e senza smettere di farla godere con le dita le pisciai addosso. Un bel fiotto forte, caldo, dritto sulle sue gambe e sulla figa. Nora mandò un grido di piacere molto forte, io spinsi le mani dentro la figa, mentre la piscia calda le colava addosso. Lei godeva.

*
Quando tornai a casa Luwe non c’era ancora. Le telefonai e lei taglio corto dicendomi che era ancora arrabbiata con me. Che non l’amavo. Io? Non l’amavo? Sta stronza!!
Ero incazzato e provavo anche odio per Luwe. Io la desideravo avevo fatto tutto per lei e lei mi trattava come uno dei suoi gigolò.
Per calmarmi decisi di portare mio figlio a L’Italia in miniatura. C’ero stato da bambino e mi era piaciuta molto, pensai che fosse divertente an che per lui. E lo fu ci divertimmo molto: foto, regali, passeggiate, ecc. lui era felicissimo ed io non pensai a Luwe. O meglio non accadde fino a quando non incrociai una donna che faceva la fila vicino a noi per il bagno dei bambini. Io ero con mio figlio che doveva pisciare e la donna con suo nipote. La riconobbi subito, era una signora sulla sessantina con la la quale avevo scopato un paio di mesi prima nella sua casa di montagna. Ricordo che le piaceva molto essere sculacciata mentre la fottevo da dietro a pecorina. A vederla lì, assieme al nipotino di 5 anni mi fece ripensare a Luwe. Lei mi aveva riconosciuto e salutato con un cenno degli occhi come a dire: ‘Non parli, la prego, non mi saluti…’ ed io infatti non avevo detto niente. Sorrisi appena però pensando al fatto che l’avevo scopata e a lungo facendole il culo secco rosso dagli sculaccioni potenti che le avevo rifilato mentre il mio cazzo entrava e usciva dalla sua figa di vecchietta arzilla.
*
Luwe mi ricevette una mattina.
Ormai era sempre in giro fra Londra, Milano, ecc. aveva allargato il suo giro di gigolò assumendo anche un ragazzone di colore di Londra e un italiano di Palermo, un tipo magro e dal volto angelico che andava con uomini e donne indifferentemente. Lo trovavo anche antipatico perché quando ti parlava portava sempre gli occhiali da sole, anche di notte, non sapevi mai cosa pensasse. Ma non mi importava, volevo parlare solo con Luwe.
‘Ti amo, Luwe e pensavo che anche tu mi amassi…’
‘Lo pensavo anche io, ma tu mi ha dimostrato il contrario!’
‘E come? Cazzo stai dicendo?’
‘Volevo il tuo culo. E tu non me lo hai dato! Solo così potevi dimostrare che eri solo mio!’
‘Stronza, cosa c’entra con l’amore?’
‘Centra invece’.’
Ero senza parole ancora quella storia.
Me ne andai e passai i giorni a pensarci sopra.
Le cose con le clienti non funzionavano più tanto bene. Un paio si lamentarono perché non ero stato brillante a letto o per altre mancanze. Ma pensavo troppo a Luwe. Lei mo chiamò per sgridarmi ed io mi ioncazzai ancora di più con lei.
Alla fine accettò una cena di riconcialiazione quando fosse tornata da Londra.
*
La cena arrivò un mercoledì sera. Erano giorni che non pensavo ad altro che a Luwe. Lei al ristorante era incantevole. Bellissima, sexy, truccata splendidamente e vestita come una donna di classe, solo la cicatrice in faccia ricordava cosa aveva sofferto nella vita. Mangiammo e lei tornò su argomento del mio culo. Ci avevo pensato a lungo e innamorato come ero di lei alla fine dissi:
‘Se per te questo &egrave così importante, allora ok. Lo facciamo!’
‘Sì, amoruccio, &egrave importante. Così dimostri che sei mio…e solo mio…non di tutte le troiette che ti scopi in giro…’
‘Ma quello &egrave lavoro!’
‘Lo so. Ma conosco gli uomini. Pensano di essere liberi quando stanno con una donna. Ma se stai con me, stai con me e basta!’
mi baciò e non capii più nulla. Mi condusse a casa sua ‘ un nuovo appartamento preso da poco in affitto di cui non mi aveva mai parlato ‘ e mi fece accomodare sul divano a bere, fu molto gentile e carina. Mi baciava e toccava il collo, pensavo a quando mi avrebbe fatto uno dei suoi magici pompini, ma dopo qualche minuti persi conoscenza.

20- 20 (part. 01)

Mi risveglio non so quanto tempo dopo.
Sono legato alle mani con delle manette e una sbarra che pende dall’alto.
Anche i piedi sono legati ad un’altra sbarra che li tiene divaricati.
Sono nudo.
Provo ad urlare ma in bocca ho qualcosa. Delle mutandine che mi impediscono di parlare.
Ho paura.
Mi volto e vedo le gambe di Luwe.
Nere e sensuali, porta degli stivaletti di pelle neri con borchie e il tacco alto.
Alzo ancora lo sguardo.
Mi sento inerme e prigionero.
Luwe mi sorride. Anche se so che cosa vuole fare non riesco a non trovarla bellissima.
Porta un gonna di pelle con una fascia rossa, &egrave senza reggipetto e le poppe grosse e fantastiche sono lì, calde e profumate.
I capezzoli sono già tesi.
Sono bloccato, so cosa vuole farmi. Io ho accettato prima di essere drogato da lei(del sonnifero immagino) e inchiodato qui, nudo. Eppure la amo. Luwe dalla pelle nera di seta, dal volto angelico e crudele con la cicatrice che le deturpa il viso ma la rende così sexy ai miei occhi.
Sorride. Le labbra color nero che brilla.
‘Finalmente…ti sei svegliato. Come stai?’
mi agito tutto, ma sono bloccato e nudo.
Mi tocca la testa.
‘Andrà tutto bene piccolino mio’..ti farà male all’inizio, ma dopo sarà bello…stasera sarai mio!’
provo a parlare, ma non posso.
‘Tranquillo’.ci penso io! E poi sarai mio definitivamente.’
mi agito furiosamente. Le sbarre fanno un rumore forte, le manette mi stringono i polsi.
‘Non fare così…tanto stasera mi prenderò il tuo culo…’
mi sculaccia. Sento che il mio culo &egrave stato rasato.
‘…sì, dolcezza’.l’ho preparato per il mio cazzone’..sarà più facile…almeno per me’.
Sai? Tutti i miei ragazzi hanno assaggiato il mio strap-on’.a loro piace’.piacerà anche a te..e ne vorrai ancora…ed io’.la tua donna..te ne darò ancora…promesso…’
Mi sculaccia ancora. Poi mi bacia il culo. Quindi mi accarezza ancora dolcemente, mi dà un bacio sulla fronte.
Mi agito. Sono sudato.
Lei si allontana da me e traffica con una borsa sul pavimento.
‘Guarda…’ mi ordina e allora lo vedo.
Uno strap-on piuttosto grosso, rosso smeraldo. Saranno almeno 20 cm. Vedo Luwe con lo indossa, se lo sistema all’altezza della figa e torna da me.
‘…ora…dato che mi hai fatto sudare questo momento..sarai punito’.invece del gel per lubrificarti il culo userò la sola mia saliva’..ti farà più male, ma sei stato stronzo con me!’
presi ad muovermi tutto, ma ero bloccato.
Luwe mi sculacciò forte ‘Non fare così’.non serve…&egrave inutile, dove vai?’
quindi prese a giocare col mio buco del culo.
‘Guarda che bel lavoretto che ho fatto mentre tu dormivi’..ho rasato il tuo culetto…ho tolto tutti quei pelacci da maschio e ne ho fatto una fighetta da cazzo’.adesso ti scopo come una troietta…e ti piacerà..vedrai’.sei pronto?’
provai a fare qualcosa ma era inutile.
Lei sbatt&egrave il cazzone sul mio culo, quindi con le dita lo aprì e prese a sputarci dentro. Sputava e spingeva la saliva dentro con un dito, con due.
Sputi. Saliva. Dita nel culo.
Sputi. Dito che spinge la saliva dentro.
‘Ancora un poco’.deve farti male…devi capire che sei mio…sei mio?’
non risposi.
Mi sculacciò e spinse due dita nel culo. Dolore. Urlai nelle mutandine.
‘Sei mio? Dolcezza? Il mio bambinone gigolò per donne mature? Per le supertardone come le chiami tu?’
non mi mossi.
Altro sculaccione forte, il cazzo sbattuto sul mio culo. Le dita di Luwe che si spingevano nel mio culo. Dolore dolore. Ma ero bloccato, legato, nudo. In balia di lei.
‘Sei mio?’ questa volta non attese. Mi sculacciò con forza. Malvagia. Padrona. Mi penetrò con le dita. Sudavo e piangevo. Il fastidio era forte. Ero privo di reazioni possibili. Mi sentivo prigioniero. Alla fine grugnii qualcosa nella bocca fra le mutandine.
‘Bene. Volevo sentirtelo dire”..eccoci’..un altro sputo…’
spinse la saliva forte bene dentro. Quindi sentii la cappella dello strap-on di Luwe che provava ad entrare nel mio culo. Mi agitai tutto, tremai.
‘Fermo! Dove pensi di andare? Sei legato qui, fino a quando non ti avrò scopato non potrai fare nulla. Fermo!’
spinse il cazzo posticcio dentro.
Dolore! Cazzo come faceva male.
La cappella &egrave entrata annunciò Luwe. Piangevo dal dolore. Bruciava.
Lei si accomdò contro di me, il mio culo era divaricato a suo favore. E uno strap-on stava prendendomi.
Piangevo calde lacrime.
‘Ancora un poco’.col gel sarebbe stato meglio, ma hai fatto lo stronzo…così fa più male!’
spinse e parte dello strap-on entrò nel mio culo. Che dolore! Come faceva male, cazzo!
‘…ancora’.senti come entra nella tua fighettina-culetto?!! uhm così ‘ e spinse ancora, affondando la verga rossa nel mio culo ‘ sììììì’.uhm…lo sneto dentro! Eccolo baby’.eccolo troietta…’
e poi dette un altro colpo vigoroso, deciso e mi infilò lo strap-on fino in fondo.
Che male!!!!!
mi agitai tutto, ma oramai quel fallo era dentro il mio buco del culo.
‘Fermo! Che fai? Sentilo! Sentilo dentro! Troietta’.sei la mia troietta’.il mio ragazzone fotti supertardone…adesso sei definitivamente mio! Senti il mio cazzone. Senti LUWE dentro di te!!’
prese a spingere con il cazzo e mi scopò.
Cazzo come faceva male. Mi spingeva quell’affare dentro il culo e ci sapeva fare. Scopava come se avesse sempre avuto un cazzo.
Quasi subito prese ritmo e pestò.
Il dolore era lancinante mi sentivo il culo in fiamme e spezzato in due.
Piangevo di dolore.
Luwe invece era ben salda sopra di me. Aveva le sue mani sui fianchi e mi fotteva.
Cazzo che male! Urlavo ma non si sentiva niente. Piangevo come uno al patibolo.
Luwe ferma dietro di me mi inculava con suo strap-on!
Spingeva e mi fotteva.
Il dolore era forte come la sua presa su di me.
Me la immaginai nella sua femminilità esuberante curva sul mio culo, le poppe bellissime che sbattevano sul corpo di pantera. Il volto eccitato. La cicatrice che brillava, il suo attrezzo che mi scopava.
Andò avanti così con ritmo duro.
Sentivo male, ma poi provai anche un poco di piacere.
Il suo modo di fare era sicuro e deciso.
Il culo mi bruciava ma alla fine inizia anche a sentire un piacere. Mi piaceva come mi scopava e mi eccitai. Il cazzo si indurì(fino a quel momento preso dalla paura era rimasto piccolissimo e inerme)e lei se ne accorse.
‘Inizia a piacerti vero troietta?’
non risposi ma era vero. Stava piacendomi anche. Il dolore era fortissimo ma sentivo anche piacere eccome!!
Luwe allora mi sculacciò forte e si fermò.
Si sistemò meglio contro il mio culo. Spinse lo strap-on dentro e sputò ancora sul mio culo. Quindi estrasse il coso di plastica ed io respirai meglio. Ma mi sarebbe piaciuto riceverlo ancora. Lei sputò nel mio culo e rise.
‘Adesso ti tolgo le mutandine e voglio che mi dici che ti scopi ancora…’ mi afferrò il cazzo e lo toccò. Ero eccitatissimo e le sue mani erano calde. Venne alla mia faccia e mi tolse le mutandine di bocca. Tossii a lungo. Sudavo e la faccia era piena di lacrime. Respirai anche con la bocca e la guardai.
Luwe era sudata e la sua pelle nera luccicava, le tette bellissime erano gonfie e i capezzoli neri dritti.
Respirai, ero in piena eccitazione.
”.sì’ dissi alla fine.
‘Sì cosa?’
”.sì’..scopami ancora…’
‘Oh, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Piace a tutti gli uomini. Non vuol dire che sei un omosex, per niente…&egrave il sesso! Sesso dolcezza’..tutto qua…piace..per fortuna’.’ mi dette un bacio sulla bocca e mi pulì la faccia con un kleenex, quindi tornò dientro il mio culo.
Sputò nel buco e riavvicinò la cappella.
‘Rilassati dolcezza. Il tuo culo &egrave sverginato. E da un cazzo di 20 cm! Pensa te! Che roba! Adesso farà meno male.’
spinse un poco la cappella dello strap-on dentro e mi toccò contemporaneamente il cazzo duro.
Spinse e penetrò ancora.
Urali di dolore adesso che potevo.
Ma Luwe sapeva farci, mi ficcò subito anche il resto del cazzo nel culo e si fermò.
‘Respira e rilassati dolcezza! Apri bene e accogli. Fa male ma anche bene…’
respirai forte, con naso e buttai fuori dalla bocca.
Mi rilassai e Luwe mosse lo strap-on piano.
Che male!
Che piacere anche. Mi teneva una mano sul cazzo e stavo in tiro. Si mosse. Mi toccò. Dolore. Piacere.
Prese a muoversi piano, una mano sul fianco, una sul mio cazzo.
Dolore, ma anche piacere.
Respiravo col naso e cercavo di rilassarmi.
Luwe spingeva piano.
‘Vedi? La strada &egrave aperta’.’
si fermò. Sputò nel mio culo e riprese a fottermi.
Mi segava ed ero eccitatissimo.
Spinse ancora e poi più forte.
Prese ritmo.
Prese a scoparmi come prima. Respiravo bene però adesso. Non pinagevo. Aprivo il mio culo. Luwe mi scopava. Sapeva farci. Spingeva bene, tutto dentro, usciva secca e rientrava.
Mi piaceva a quel punto, la sua mano mi segava ed era fantatica, calda e sicura.
L’altra mano sul fianco per scoparmi meglio.
Il ritmo era forte ma bello.
Le venni nella mano e lei mi scopò con rabbia ancora. Venni a cascata mentre lei mi infilava lo strap-on rosso nel culo.

(PER IMPRESSIONI O CRITICE: dorfett@alice.it) 20- 20(part. 02, Epilogo)

Dopo che mi ebbe sfondato ancora il culo, Luwe si tolse lo strap-on e mi liberò i polsi e le gambe. Mi trascinò al letto e mi mise la sua figa in faccia. Era bollente e piena di umori. Era bagnata e la leccai con grande ardore. Leccavo quella figa meravigliosa spingendo la mia lingua ben dentro e sentivo il mio culo in fiamme.
Mi faceva un male cane, ma mentre leccavo la figa umida della mia donna ricordavo il piacere intenso di aver sentito Lei che mi inculava.
*
I giorni seguenti furono molto belli. Luwe mi condusse a Londra con lei per un weekend. Un ottimo albergo, bagel per strada e pub quando pioveva.
La sera scopavamo. Prima mi prendeva lei da dietro. Comprò un plug viola in un sexy shop parlando allegramente con la commessa di come era bello e divertente ficcare un fallo finto nel culo di un uomo. La tipa, una ragazzona sulla trentina disse che anche lei si faceva il marito ogni tanto con qualche strap-on.
Luwe mi inculava col plug ed io ero contento, mi eccitavo al massimo e poi la scopavo forte. La prendevo da dietro o contro il muro.
Lei non aveva bisogno delle manette o della barra divaricatrice della gambe per prendermi, aprivo io stesso il culo a lei con le mani per farmi sfondare meglio.
”.lo sapevo che saresti diventato adicted’.troietta mia’.ti piace prenderlo dietro? Confessa!’
”..sì, mi piace…’
poi dopo il plug viola la fottevo io alla grande spingendo il mio uccello dritto nella sua figa.
*
Dopo Londra tornai al lavoro per Luwe.
Feci due incontri nel Sud Italia e uno a B.
luwe era molto carina con me, ma la vedevo poco, lei era sempre via.
Una sera tornò improvvisamente.
Non la vedevo da 2 settimane e mezza. Scopammo come pazzi lei mi penetrò col suo nuovo strap-on nero di almeno 25 cm ed io col mio più modesto cazzo, ma che lei apprezzava quando gielo stampavo nella figa calda.
*
una sera a S.la mia vita cambiò di nuovo.
Ero con una cliente, una cinquatenne in carne molto passionale, me la stavo sbattendo con tro il muro sollevandole se gambe grassocce, quando nella camera entrò suo marito con un fucile in mano. Lei gridò e si buttò sul letto nuda, il marito urlò anche lui e poi mi sparò addosso.
Per fortuna aveva una pessima mira sebbene ci separassero solo pochi metri mi colpì un ginocchio. Urlai come un pazzo per il dolore, il sangue prese a uscire, la donna urlava pure lei impazzita. Il marito invece impaurito scappò via.
Lo arrestarono un giorno dopo.
Non ero morto solo perché quello era troppo nervoso e col cuore a mille e mi aveva ‘solo’ preso il ginocchio. Mi operarono tre volte, persi molto sangue e rimasi in ospedale per quasi quattro mesi per come ero conciato.
Ero vivo, ma zoppicavo terribilmente anche dopo tanti mesi di riabilitazione. Luwe mi fu vicino i primi tempi poi veniva a trovarmi sempre meno. Solo Franca e Irene venivano spesso, Franca tutti i giorni.
Quando mi dimisero da ospedale Luwe mi disse di stare tranquillo che sarei tornato a lavorare per lei.
Mi fece un meraviglioso pompino e poi il giorno dopo sparì.
Sparì.
Niente cellulare.
Niente.
Contattai Lukas e gli altri della sua scuderia, ma nulla volatilizzata. Il sito oscurato. Facebook e twitter zero.
Ero disperato.
Passai un anno e mezzo di inferno.
Fra riabilitazione, processo col marito che mi aveva sparato. Avvocati. Ero nella merda. Solo la Supertardona Franca a mio fianco ogmi giorno. Innamorata. Io ero messo malissimo. Zoppicavo, ero ingrassato e fuori forma. Gli avvocati mi presero tutti i soldi del conto, la mia ex e una cliente a cui avevo fatto pena mi dettero una mano. Alla fine, più di 3 anni dopo lo sparo ebbi giustizia: i miei legali si accordarono con il marito cornuto per 150.000 euro di indennizzo e stop ai processi. Era qualcosa ma dopo aver pagato gli avvocati e dato i soldi a mia moglie per il bambino mi rimanevano 80,000 euro. Ci feci una triste vacanza in Brasile dove scopai svogliatamente con troie, donne rimorchiate nei bar e trans.(Uno me lo mise al culo, ma non era come con Luwe).
Già Luwe?
Sparita.
Scomparsa, non si fece più vedere.
La cercai per anni senza successo.
Una volta Lukas mi confessò che viveva a Torono, in Canada. Dove? Non sapeva.
Non andai a cercarla.
Ero un gigolò finito.
Avevo amato Luwe, ma lei mi aveva sfruttato per fare soldi, come una pappona e poi mi aveva giocato.
Cacciato via.
*
Un pomeriggio, al ritorno dal Brasile mi presentai a casa di Franca con un mazzo di rose bianche e mi inginocchiai da lei sulla porta.
‘Tu sei stata l’unica donna che mi sia stata veramente vicina’..grazie’..posso vivere con te? Sarò solo tuo…prometto…’
Lei mi fece alzare, prese i fiori e mi dette un bacio.
‘Accomoodati baby’.sapevo che saresti tornato da me, la tua supertardona…che dolce che sei…che bei fiori’.accomodati…ti faccio il caff&egrave con la panna come piace a te’.!’

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