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Racconti Erotici Etero

LA TATUATRICE

By 19 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

LA TATUATRICE.
Per arrotondare lo stipendio lavoravo come free-lance nella pubblicità. Piccole cose intendiamoci: fotografie di negozi e prodotti alimentari di modesti supermercati rionali per quei volantini che si accumulano nella cassetta della posta dei nostri condomini. Raramente aiutavo un fotografo vero nei matrimoni.
Una sera,era un’estate torrida e accogliente di inizio Agosto di due anni,sulla segreteria telefonica trovai il messaggio di una tipa,Alexia,del negozio Tat4,che voleva conoscere il mio onorario per un piccolo set di foto ad alcuni lavori svolti di recente. Seguiva il numero da contattare.
La voce di Alexia era molto formale,ma in qualche modo vi notai una punta di calore. La contattai il giorno dopo,le esposi i mie prezzi e lei accettò. La vidi tre giorni dopo. Il negozio era appena fuori città ma dovevo prendere l’auto per arrivarci. Alexia era una ragazza giovane,meno di trent’anni,bionda,piuttosto alta e robusta,la pelle,dove si vedeva: cio&egrave sul braccio sinistro e sul volto,era bianchissima,il corpo era coperto di tatuaggi molto elaborati,belli,dominati dal colore nero e talvolta di verde scuro. Aveva una faccia stretta Alexia e piccoli capelli molto corti con la frangia tagliata con precisione geometrica sulla fronte,occhi verdi e ravvicinati,labbra così fini da apparire inesistenti. Portava un piercing all’occhio destro,uno in bocca e le orecchie,piccole anch’esse,leggermente sporgenti,erano deturpate da 2 grossi anelli scuri che le foravano il lobo. L’avessi incrociata per strada non mi sarei mai voltato a guardarla,non era proprio il mio tipo di ragazza e poi tutti quei tatuaggi mi avrebbero impressionato. Mi spiegò che si trattava di fotografare dei lavori che aveva fatto a 3 clienti i quali sarebbero venuti apposta per farsi fotografare,quindi mi raccomandava la puntualità e la professionalità. Parlava con un forte accento del nord Italia,forse veneto,quando accelerava,altrimenti era un tono standard,quasi metallico. Il primo cliente stava arrivando e potevamo iniziare. Feci e foto e fissammo per la settimana seguente il nuovo incontro.
Il lavoro finì e mandai il mio conto ad Alexia.
Per qualche settimana non ricevetti risposta. Dopo un mese,quando mi sembrò il caso farlo,le telefonai. Disse che non aveva riscosso ancora un lavoro e che appena ciò fosse avvenuto mi avrebbe pagato. Quando la richiamai,dopo due settimane,addusse la solita scusa,quindi un’altra i giorni seguenti, problemi,ritardi,il mutuo per il negozio,ecc. dopo qualche mese,nonostante le mie pressioni,non ricevetti un soldo. Capii che Alexia non mi avrebbe mai pagato. Succedeva,qualche volta. In fondo io non ci perdevo poi molto,sì tempo,benzina e della carta di qualità per la stampa delle foto,che però avevo preso dal negozio del fotografo professionista,quindi.. le mandai una mail dicendo che se mi avesse ridato almeno 20 euro di benzina per i viaggi in periferia che mi ero fatto,avrei pensato di chiudere lì la questione. Buona fortuna,Alexia,Ciao,coclusi.
Lei mi chiamò per ringraziarmi e mi disse che sarebbe passata con i soldi. Aveva una voce allegra al telefono e si scusò molte e molte volte per non potermi pagare quanto pattuito. Una sera trovai i soldi in una busta sotto la porta. C’era scritto anche che era passata senza trovarmi,che mi ringraziava e che se avessi voluto un tatuaggio con uno sconto del 75% (!!) sarebbe stata felicissima di farmelo. Mi sembrò carino da parte sua.
Mi ero completamente dimenticato di Alexia. Erano passati mesi,l’inverno era passato e così anche la primavera. Mi trovavo ad una festa del Pd in città in un Agosto piovoso e noioso. Suonava un gruppo tedesco di cui avevo sentito parlare bene. Ma pioveva a dirotto,la musica era troppo assordante e confusionaria per me che mi ritirai sotto la tenda di uno stand a tracannare birra pensando a quando me ne sarei andato a letto. All’improvviso una manata violenta sulla spalla mi fece sobbalzare e della birra mi cadde dal bicchiere.
‘Ehilà,Federico. Come butta? Anche a te,vedo,i RamsT non ti fanno impazzire” era Alexia.
‘Oh,ciao. Come stai? Sì, questa musica non &egrave proprio il mio genere..’
‘Io? Bene. Lavoro. Ok,non molto ma,sai?’
‘Cosa?’ ‘Le tue foto mi sono servite per partecipare ad un concorso a Berlino e ho vinto il secondo premio!’
‘Mi fa piacere. Sei brava.’
‘Grazie!’
Era leggermente ubriaca,si capiva da come farfugliava certi termini. Portava dei pantaloncini corti,una maglietta bianca con due grosse bretelle rosse che evidenziavano un seno,se pur piccolo,non male,doveva avere anche freddo..i capezzoli erano dritti a babordo..
‘Posso offrirti una birra?’ chiese.
‘Mi pare il minimo..’scherzai
‘Hai ragione. Doppio malto?’
‘Fai tu,grazie.’
Bevemmo un paio di birre aspettando che spiovesse o che i teutonici finissero di cantare. Alexia mi parlò di sé,del lavoro,dei progetti per il negozio. Poi mi chiese di me. ‘Sposato?’ ‘Sì.’ ‘Felice?’ ‘Sì. Cio&egrave,no. Ecco non saprei. Certe volte va tutto bene,altre saltano fuori problemi. Ad esempio ora mia moglie &egrave in vacanza dai suoi,da sola,vuole riflettere,dice..’ ‘E tu?anche tu hai bisogno di riflettere?’ ‘Penso di sì.’ ‘Capisco.’
‘Di Trieeste.’ Chiesi.
‘Caspita,avrei detto di Venezia,Padova forse..’
‘Sul serio?’
‘Sono una frana in geografia. Confondo sempre l’Emila con la Romagna..’
Rise.
Alexia era una a posto. Ci si parlava bene e il suo aspetto così deciso,borderline nascondevano un animo gentile,pensai in quel tempo che passammo sotto il tendone della festa del Pd.
A fine serata,con varie birre in corpo,una canna fumata su una panchina di un giardino,con l’umidità che si faceva strada nei nostri corpi assonnati,ci salutammo con un casto bacio sulla fronte. Un paio di giorni dopo passai dal Tat4 appositamente in orario di chiusura. ‘Hai impegni stasera?’ chiesi vedendola. Stava seduta sulla poltroncina dove riceveva i clienti per i tatuaggi,portava una t-shirt corta gialla,jeans e lunghi stivali DocMarten’s. ‘Sì. Una cena noiosa con gente noiosa. Tu che proponi?’ ‘Una pizza noiosa in una periferia annoiata assieme ad un uomo divertente. Accetti?’ ‘Accetto!’
Mangiammo le pizze e dopo le chiacchiere,il caff&egrave,le risate,il conto,decisi di affondare: ‘Saliamo da te?’
‘No.’ Fece lei.
”’
‘Andiamo al negozio. Da me c’&egrave la coinquilina”
Accese delle luci basse e verdi una volta dentro il Tat4. Mise della musica jazz(svedese spieegò) e si spogliò. Il corpo era tozzo e lungo,ma la pelle bianchissima luccicava in mezzo alla stanza scura. I tatuaggi che prima mi avevano impressionato negativamente,di colpo,mi sembrarono donargli una fluidità sensuale,aveva un piercing all’ombelico e la fica completamente rasata,eccezione per una piccola striscia colorata di arancione. Ci baciammo e lei si abbassò alla mia cinta per farmi un pompino. Era brava Alexia. Leccava la cappella e poi l’avvolgeva con le sue labbra sottili. Sbocchinava e succhiava. Sentivo distintamente il piercing sul mio uccello e lo trovavo delizioso. Mi si gonfiò di botto. Lei prese a leccarmi l’asta,le palle(le ingoiava)e quindi mi ciucciava la cappella. Mi faceva impazzire con i suoi modi decisi,ma dolci,eleganti. Continuò per qualche minuto,il suo piercing era una delizia. La feci alzare e la spinsi sulla poltroncina dei tatuaggi. Le misi una mano nella fica rasata. Era eccitata. La toccai per un po’ sentendo i suoi umori farsi più intensi,quindi la voltai di spalle e le ficcai il mio cazzo nella figa,spingendo con forza. Alexia lanciò un grido di piacere e goduria. Presi a cavalcarla con calma,accelerando ogni tanto,sentendo il suo corpo adattarsi al ritmo della chiavata,la sua figa accogliente e fragile recepire il mio uccello. Davo colpi secchi ogni tanto perché avvertivo che le piaceva essere raggiunta,di slancio,in certi punti. La chiavavo e mi piaceva molto. Speravo che anche lei provasse lo stesso mio piacere e desiderio. Mentre la fottevo da dietro la mia attenzione fu colta da uno dei tatuaggi:raffigurava un Pirata che assaliva una nave in fiamme. Gli occhi del pirata erano rossi fuoco e la faccia era truce. La nave un veliero con tanto di bandiera spagnola ardeva e pareva inerme alla furia dell’assalitore demoniaco. Pompando fissai il mio sguardo sul tatuaggio e venni solo dopo molto tempo. Lei gridò di piacere e trattenne il cazzo nella sua figa fino a quando non mi fui ripresi per la fatica e l’orgasmo. Bevvi dell’acqua per riprendermi. Conversammo mentre i nostri corpi nudi riprendevano vigore. Dopo mi avvicinai alla figa di Alexia con la mia faccia e iniziai a leccare lentamente,dolcemente con la mia lingua. Venne ancora Alexia sdraiata sulla poltrona dei clienti,le luci verdi intorno,il pirata pronto all’azione su un fianco.

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