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Racconti Erotici Etero

LA TEPPISTA

By 15 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

La teppista aveva occhi di fuoco e labbra di passione.

La vedevate a volte sfrecciare sulla sua motocicletta, con i bei capelli al vento, nell’ora in cui si accendevano le prime stelle della notte, cio&egrave i lampioni cupi della città.

La teppista portava dentro di sé un passato misterioso e sconosciuto. Qualcuno diceva che, anni prima, era stata violentata da suo padre, un omaccio arcigno che non vedeva da molto tempo ormai.

La teppista aveva tanti amici: Giorgio, Giovanni, Luca, Gigi’ Le piaceva salutarli con dei dolci baci sulle labbra. Erano il suo segno di riconoscimento. Era bella, lo sapeva, ma non amava mostrare spesso le sue avvenenti forme: preferiva stare in tuta da motociclista e sembrare un maschiaccio.

Un pomeriggio, la vidi mentre scendeva dalla sua moto. Sembrava una statua greca, no, anzi, una divinità ariana, mentre si toglieva il casco e lasciava cadere sulle sue spalle i suoi lunghi, morbidi capelli di giovane donna.

Le piaceva tingersi le unghie di rosso. Era una moda, in quegli anni ruggenti.

Io so che scopava e scopava sodo, sodo, sodo’ Ammaliava i ragazzi con i suoi begli occhi, accarezzava loro il collo, con le sue belle unghie, li inebriava con i suoi baci di passione, poi’ Ah, ma non era una prostituta, ve lo giuro.

Una volta scopava sulla sua moto, con un nerboruto che la stringeva forte e le faceva sentire il suo pelo sul petto nudo. Come strillava! Aveva cominciato a lamentarsi piano, poi si era messa quasi a sbraitare, emettendo senza sosta i suoi lamenti acuti e femminili, tra i versi e le spinte forsennate di quel maschione.

E pensare che prima di cominciare lui aveva voluto baciarle la punta del piedino’

– Dai’ Bravo’ Pompami! Pompami! Ahi! Ahaaa! Ahia!

Il ritmo aumentava sempre’ In quell’occasione, la teppista aveva avuto a che fare con uno di quei ragazzoni a cui, man mano si va avanti nella scopata, diventa sempre più lungo e duro, tanto che, alla fine, quasi spaccano il ventre alla propria compagna di sesso.

Le era parso di sentirselo in gola, ve lo giuro, specialmente verso la conclusione, quando il ritmo era diventato davvero selvaggio e la motocicletta cigolava come un materasso quando ci galoppa sopra un caprone.

Una volta, la teppista aveva rapinato una banca, no, una gioielleria, non ricordo. Si era messa un cappuccio nero in testa, con due buchi al posto degli occhi, e’ Mamma mia, che spavento!

Aveva usato una pistola finta per far paura alla gente e intascare il bottino’

Ricordo che, una notte, aveva anche fatto uno scherzo a una sua vecchia amica’ Si era finta un maschio e le aveva fatto credere di volerla violentare, sì, stuprare’ Caspiterina! Poi, però, le aveva fatto capire chi era, baciandola pazzamente sulla bocca e masturbandola con le sue mani sapienti.

Quando la nostra protagonista stava insieme a Gigi, Giovanni, Luca e via dicendo, quasi non riusciva a restare ferma. Era in estro. A ciò si aggiunga che quei ragazzacci non la lasciavano in pace, le toccavano le tette, allungavano le mani fino alla sua fica, le facevano lo sgambetto per farla cadere ed accertarsi che non portava le mutandine, come sempre’

Lei rideva e stava al gioco.

Pensate che le strappavano la gonna di dosso, le tenevano stretta la bella mano, perché non facesse resistenza, a volte le passavano la lingua sulla bella pelle, bianca, liscia, soda’

– Mascalzoni! ‘ li accusava lei.

Ma vi assicuro che anche quella briccona non era da meno.

Dicevano che vivesse di scippi. Una notte, per fare un dispetto, anzi, per puro spirito teppistico, aveva rotto il tetto di un’automobile con un sasso e aveva preso la carrozzeria a martellate, sì, a martellate, vi giuro’

Poi era fuggita come una saetta, prima che arrivassero gli sbirri.

– Non mi acciufferete mai! ‘ diceva sempre a chi cercava di prenderla.

La bella dormiva dove capitava, spesso nelle catapecchie abbandonate.

Una volta, in una di quelle baracche dimenticate, scopò con una bestia’ No, non proprio una bestia: un uomo molto peloso, ecco, che sembrava un gorilla.

Per l’occasione, la maliziosa si era messa le scarpe rosse col tacco a spillo’ Si fece scopare con solo quelle addosso, sì, era ignuda e selvaggia, selvaggia, come quel bestione di novanta chili che le stava addosso.

– Spaccami’ Ahu! Ahu! Ahua! Ahiii! Ahaaaa’ – strillava la teppista.

Lui ce l’aveva lungo, ce l’aveva duro, davvero’ Ah, le faceva persino male, male, male! In quei momenti, lei non si sentiva più una femmina di homo sapiens, derivata dalle scimmie, ma una bestia da scopate, sì, da monta, tutta urli, istinto, fica bagnata, gambe che cercavano di stringere quelle del suo maschio, mentre lo torturava, lo eccitava, lo spronava coi suoi versi.

Il vecchio materasso a molle sul quale LA BESTIA la possedette carnalmente scricchiolò forte, forte, forte’

E pensare che, prima di cominciare, lei aveva voluto che le strappasse via la gonna con i denti’

La teppista andava spesso in giro con un coltello a scatto in tasca. Per fortuna, lo avrebbe usato solo per difendersi’ L’aveva promesso a se stessa.

Una volta, all’uscita dalla discoteca, si azzuffò con una sua rivale. Entrambe si strinsero con cattiveria e si rotolarono per terra, urlando e minacciandosi reciprocamente’

La teppista tirò fuori una catena tutta arrugginita e, con quella, cominciò a picchiare forte la sua nemica. Ah, quanto le era antipatica!

L’erba era tutta bagnata di rugiada’ Faceva un po’ freddo’ Ricordo le gonne mezze strappate delle due giovani, le loro forme sode e femminili, le loro membra intrecciate, nella lotta, le loro grida feroci’

Ah, non facevano a braccio di ferro, no’

– Ti spacco il muso!

– Sgualdrina!

– Tr’ Figlia di un cane!

– Zoccola! Quei ragazzi sono miei! Me li devo scopare io! Va’ via!

Avevano stretto i pugni e, mentre ruzzolavano, mostravano al mondo le loro belle fiche e le loro tette grandi, fantastiche e ormai nude.

La teppista ebbe la meglio’ Mmmm’ Ma la sua rivale le aveva morsicato tutte e due le labbra, anzi, se le erano morsicate reciprocamente’ Che bacio di sangue era stato! Che lotta!

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