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La terza regola: la moglie offerta

By 28 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019One Comment

Introduzione

Mirna e Rodolfo una coppia come tante. Quasi cinquant’anni entrambi. Un matrimonio da giovani subito dopo la laurea. Una vita della media borghesia, lei professoressa universitaria, lui avvocato. I figli ormai indipendenti e la loro vita che continua senza particolari emozioni.
Una sera tornando a casa Mirna trova una lettera indirizzata a lei.
Pensa ad un’iniziativa di Rodolfo, ne &egrave certa.
Leggendola però qualche dubbio la sfiora,suo marito non &egrave mai stato così audace, &egrave sempre stato premuroso, gentile ed i loro rapporti sessuali molto tradizionali.
Tuttavia si lascia prendere da quelle parole, la tentano e decide di lasciarsi condurre per mano da quelle richieste. E’ l’inizio di un gioco che la condurrà fuori da quella che era la sua vita di signora per bene.
Si troverà così a fare cose che non avrebbe mai immaginato scivolando in un vortice di vizio e perversione senza ritorno, con il consenso e la complicità del marito.

LA LETTERA

Immagina che questo gioco sia stato pensato da chissà quale segreto personaggio. Sarà l’avventura erotica più eccitante che ti possa essere mai capitata. Coltiva con complicità il dubbio su chi mai possa aver ideato un gioco così perverso. Sono io quel personaggio misterioso, mi potrai chiamare Master. Sarò il tuo nocchiero, e tu lascerai che diventi la tua guida iniziando la tua trasformazione per renderti ancor più desiderabile e disponibile ma soprattutto accondiscendente ad ogni richiesta persino la più indecente. Ma una volta nel vortice certe emozioni diventano incontrollabili e il desiderio di questo dominio su di te potrebbe spingersi sempre più lontano.

Vuoi raccontarmi anche tu le tue più nascoste fantasie sessuali?
Pensi veramente di poter intraprendere un viaggio attraverso le più perverse fantasie?
E tu vuoi veramente spingerti a tanto?

Così una fiamma potrebbe diventare un incendio. Come darti torto. Se ti fermerai ora non lo potrai certo verificare. Se prosegui potresti trasformarti in ciò che desideri, ma la mia educazione si spingerà ben oltre a ciò che tu possa immaginare.

Sai, tutti quelli che hanno giocato, nessuno si &egrave pentito vedendo la propria compagna perdersi poco alla volta in un’insospettabile pulsione erotica fino a scoprire che c’&egrave un’unica strada per l’amore ed &egrave la complicità nel trasgredire.

Ora sta a te.
Sei pronta a giocare?
Ma sarà anche un gioco di parole sussurrate, dolci e volgari, tenere e perverse.

Guardandoti non si può che restare affascinati dalla tua sensualità.

Le tue labbra sembrano sussurrare la loro voglia di scivolare su di un sesso palpitante, i tuoi fianchi e quelle curve sinuose aspettano di essere scoperte ed ammirate. Ti sei chiesta se a quella gonna così aderente non valga la pena di rifarle l’orlo più corto scoprendoti le gambe di qualche centimetro in più? Non trovi anche tu eccitante l’idea di passeggiare con abiti sexy? Dovresti indossare più spesso abiti provocanti per esaltare la tua femminilità che &egrave un peccato nascondere.

Comunque quando un uomo ti guarda in un certo modo riesce ad immaginare le linee del tuo corpo, comunque tu sia vestita. Non ti devi vergognare, anzi, al contrario lasciati ammirare, non c’&egrave niente di più naturale nel mettere in evidenza la tua bellezza. Potrei portarti in giro in abbigliamenti più indecenti per strade deserte vederti attirare gli sguardi di occasionali passanti che finiranno con l’invidiare chi accompagna una donna così affascinante.

Ti vergogni perché ti sembra di essere una puttana? Quante donne hanno immaginato una doppia vita: seria professionista di giorno quanto adorabilmente lussuriosa di notte con tacchi a spillo, minigonne vertiginose top aderentissimi. Ora che hai già letto la prima lettera sai cosa desidero: il tuo corpo e la tua mente completamente votati al desiderio, sentire che veramente mi appartieni, in un rapporto dove ci sarà un cacciatore e tu sarai la preda, un sultano e la sua prediletta, un padrone e la sua schiava, un magnaccia e la sua puttana. Fermati e chiediti se sei disposta a concedere tutto questo. Ma non rivolgerti a me chiedendomi di arrestare una macchina che quando sarà in moto seguirà da sola la sua eccitante e perversa corsa.

E’ una spiegazione sufficiente? Comunque, per il momento non saprai altro e non dovrai chiedere nulla.

Sarà solo finzione come un film? O un gioco perverso che si trasformerà in realtà. Ma per continuare dovrai accettare le regole.

La prima regola.
Leggerai segretamente delle lettere in successione su cui potrai trovare quanto di più impensabile tu possa immaginare.

La seconda regola.
Una volta aperta la lettera tu dovrai mettere in pratica quanto vi troverai scritto. Così ogni volta che deciderai di accettare una lettera non potrai sapere cosa ti possa aspettare, ma potrai ben immaginare di trovarti al centro di un’avventura erotica impegnata a realizzarne il contenuto. Solo dopo averne messo in pratica il contenuto e solo se tu decidi di continuare, il gioco procederà e riceverai una nuova lettera alle stesse condizioni della precedente.

Se vuoi potrai smettere in qualsiasi momento ma, solo prima che ti venga consegnata la lettera successiva e solo se avrai eseguito interamente ciò che ti veniva indicato di fare sulla lettera che hai appena letto.

La terza regola
Tra tutte le lettere ce ne sarà una in cui ti verrà detto che, a partire da quel punto, dovrai accettare incondizionatamente qualunque cosa ti venga indicato di fare che tu lo voglia o no. Da quel momento in poi non potrai più rifiutare nulla e le lettere successive serviranno solo per descrivere ciò che ti starà per succedere senza che tu possa chiedere di interrompere il gioco. Così diventerà tutto più eccitante perché accettando una lettera avrai sempre il dubbio, o il timore che da quel punto in avanti, senza via di scelta, dovrai accettare di piegarti alle richieste più indecenti.

Sei pronta ad accettare tutte le regole del gioco? Sei pronta per iniziare questa perversa avventura?

Pensaci bene dopo potrebbe essere troppo tardi per tirarsi indietro. Vuoi proprio iniziare? Sei pronta ad accettare tutte le condizioni del gioco? Vuoi iniziare? Ricorda: nel momento in cui accetti di ricevere una lettera automaticamente ti impegni a realizzare senza condizioni tutto ciò che vi troverai descritto.

Se accetterai di continuare non hai che da scrivermi una mail a questo indirizzo iltuomaster@’..com
Se mi risponderai vorrà dire che sei pronta per iniziare.
A presto

Il tuo Master

——————-
La risposta di Mirna

Devo confessare che ci ho pensato un po’ prima di risponderti. Per la verità il mio primo pensiero era di risponderti per le rime, infatti non capivo minimamente che senso avesse quella tua mail. Sì, &egrave vero, a volte ci piace fantasticare e immaginare chissà cosa, a volte cerco di essere molto sensuale (o sexy, come dici tu), ma forse non ti &egrave mai bastato o non ti basta più, forse sei diventato più esigente o, forse, sono io che mi sono fermata alla pura immaginazione che, per mie continue affermazioni, già mi sembrava di aver oltrepassato limiti mai nemmeno immaginati. Poi avevo pensato di ignorare le tue parole e di non risponderti, avresti sicuramente capito i miei pensieri e li avresti rispettati, così come hai sempre fatto.

Oggi mi sono svegliata con un pensiero diverso.

Ho cercato di immaginarti in questo tuo nuovo ruolo, nuovo perché si riferisce alla realtà e non più alla fantasia, come &egrave sempre stato fino ad ora.

So quanto tu abbia sempre rispettato le mie paure, le mie vergogne, le mie insicurezze e le mie timidezze. Scrivermi in questi termini ti deve essere costato molto, quasi quanto mi sia costato a me leggere tutto fino alla fine, persino rileggerlo e poi, alla fine, risponderti.

Quello che voglio dirti &egrave molto difficile. Vedi, quello che ci dicevamo e che immaginavamo era un qualcosa che restava tra noi, almeno nel nostro intimo. Ora mi chiedi di essere preda, schiava, puttana o prediletta ‘ &egrave un ruolo, ma forse ne sono tanti, che a stento ho conosciuto nella mia fantasia. Non saprei nemmeno come potrei reagire nella realtà. Non saprei, per esempio, cosa potrebbe succedermi se, vestendomi in maniera sexy, ricevessi qualche apprezzamento anche volgare da uno sconosciuto. Senza poi contare la paura che avrei di essere scoperta, riconosciuta da qualcuno che mi conosce, peggio ancora da uno dei miei allievi o da chi non ho nemmeno degnato di uno sguardo.

Ma mi rendo conto che tu mi stai chiedendo qualcosa che per te &egrave di estrema importanza, qualcosa che comunque ti avrà fatto riflettere molto più a lungo di quanto non stia riflettendo io in questi momenti.

Alla fine non me la sento e non ho voglia di darti una risposta negativa. Voglio cercare di essere quella che tu desideri, nel bene e nel male, voglio essere tua anche in questo.

Ora prenderò in considerazione, come hai fatto tu, le regole del gioco e le analizzerò, sperando che la mia analisi sia alla fine di tua completa soddisfazione.

La prima regola.
Leggerò tutte le lettere in successione che tu mi invierai, anche se dovessi trovare cose impensabili e inimmaginabili, volgari o no.

La seconda regola.
Metterò subito in pratica tutto quello che mi avrai scritto. So che potrei trovarmi in situazioni erotiche che nemmeno potrei immaginare e che non mi potrei mai aspettare, ma farò tutto quanto sarà possibile per realizzarle.
Dopo ogni lettera e dopo averne realizzato il contenuto deciderò se continuare e, in tal caso, aspetterò paziente una tua nuova richiesta che io dovrò soddisfare.
Resta inteso che potrò smettere in qualsiasi momento, ma solo dopo aver realizzato la precedente richiesta e prima di ricevere una nuova lettera.

La terza regola.
Accetterò anche quando riceverò una lettera, tra l’una e l’altra, in cui mi potrai chiedere persino qualcosa che io ho sempre pensato di rifiutare. Anche se io non volessi, dovrò comunque accettare ed eseguire.
Quando accadrà questo non potrò mai più rifiutare nulla e farò tutto quello che mi dirai nelle successive lettere senza che io possa mai interrompere il gioco, anche se mi verrà il dubbio di dover eseguire ordini o direttive che mi sembreranno troppo volgari o indecenti.
Ho scritto tutto quanto sopra senza interrompere, come se lo avessi detto tutto d’un fiato, quasi come se io non volessi ripensarci più.

Ecco, ora l’ho detto e l’ho scritto, ora sono pronta, iniziamo questa avventura?

RODOLFO
Ero restato particolarmente sorpreso della risposta di Mirna. Quando le avevo scritto la lettera mi ero chiesto se non avessi esagerato tanto da essere restato indeciso fino all’ultimo se lasciargliela o stracciarla. Leggendo le sue righe coglievo il suo turbamento da un lato e dall’altro il desiderio di essere guidata nella trasgressione fingendo ruoli che non ci appartenevano. Era eccitante saperla disponibile alle mie richieste, lei che da sempre aveva mantenuto nei confronti del sesso una sorta di pudica reticenza. Mi chiedevo quale sarebbero stati i suoi limiti e nello stesso tempo fin dove avrei potuto spingermi nelle fantasie.
Del resto le basi del gioco erano chiare e lei sembrava accondiscendente ad ogni richiesta. Il fatto poi che non avesse protestato neppure leggendo parole che non rientravano nel suo vocabolario mi spingevano ad osare ancora di più, ne ero certo.
Ma volevo qualcosa di più, volevo sentire il suo turbamento, la sua paura trasformarsi in eccitazione, sentirsi strappare di dosso il suo ruolo di signora per bene vergognarsi di quello che le sarebbe stato chiesto, una schiava posseduta da un padrone, una puttana nelle mani del suo magnaccia.
Spinta un torbido gioco, sentirsi quasi obbligata a non rifiutare nullo di quanto le sarebbe stato chiesto . Lei era pronta, aveva accettato la terza regola.
Si aspettava che fossi io a dettare le condizioni, da quanto scriveva era certa che l’artefice del gioco ero io.
E se le avessi tolto questa certezza come avrebbe reagito? Non aveva mai voluto lasciarsi coinvolgere in giochi di sesso ed ora era improvvisamente capitolata solo per farmi piacere? Allora perché non provare qualcosa di più trasgressivo? Decisi di spingermi oltre e di lasciarle il sospetto che il suo Master non ero io. Aveva accettato il gioco e non avrebbe potuto rifiutare di realizzare quanto le sarebbe stato chiesto da uno sconosciuto o si sarebbe defilata? Preparai e le spedii la nuova mail.

Lettera n.2: &egrave solo l’inizio

Ho ricevuto la tua risposta alcuni giorni fa, non uso molto spesso la mia posta elettronica ma la tua mail mi sollecita a farlo più spesso.
Sinceramente mi ha sorpreso la tua risposta non mi aspettavo una tua resa incondizionata così presto, soprattutto a quelle richieste così sfrontate mirate a trasformarti in quello che fin’ora hai nascosto. Pensa se tuo marito leggesse la mia lettera e la tua risposta! Già perché hai dato per scontato che fosse tuo marito a scriverti: ne sei sicura? Un marito potrebbe mai chiedere ad una moglie di essere la sua schiava, la sua puttana? MA chi sono allora? Il tuo Master. Hai dei ripensamenti? Ormai hai dato la tua parola, potrai fermarti ma solo dopo aver realizzato quanto sto per chiederti .

So, e non chiederti come mai, che sei sola in casa.
Spogliati. Quando sarai restata completamente nuda rifatti il trucco, un po’ accattivante e deciso, labbra rosso fuoco come se fossero da assaporare, ombretti scuri per valorizzare ancor più gli occhi
Saperti in casa nuda truccata in maniera diversa dal tuo solito trucco leggero, &egrave estremamente eccitante. Potrei pensarti come una prostituta in attesa di un cliente e se ti guardi allo specchio sono certo che &egrave la stessa sensazione che hai pure tu. Ma non perdiamo tempo. Indossa un abito e scendi nell’ingresso comune dove sotto le cassette delle lettere. Li troverai un pacco indirizzato a te ed al suo interno una lettera con le indicazioni per proseguire la tua avventura. Ti immagino scendere truccata in questo modo e soprattutto interamente nuda sotto il vestito. Mi piacerebbe che qualche tuo vicino ti potesse incontrare .Mi chiederei quanto il tuo disagio possa essere sopraffatto dalla tua eccitazione per questa situazione inusuale per te.
Non dubito però che la tua curiosità a proseguire riesca a vincere la tua esitazione.
Aspetto la tua risposta via mail una volta che sarai risalita ed avrai aperto il pacco e letto la lettera.

Rodolfo scrive a Mirna

‘Ciao Mirna. Hai cominciato qualcosa che non ti saresti aspettata né avresti immaginato ti proponessi. Neppure io immaginavo, quando ho conosciuto una persona, che saremmo arrivati fin qua. In questo pacco c’&egrave un collare da schiava che ti aspetta e non sarò io a mettertelo ma il master a cui verrai affidata. Quante volte mi hai detto ‘farei qualunque cosa tu mi dovessi chiedere’ ora ti sto chiedendo di abbandonarti a qualcosa che ho scelto per te. Una sorta di educazione per fare di te la più docile delle geisha.
Da questa sera ti lascerai guidare dal tuo Master per iniziare quello che i francesi chiamano ‘dressage’ dove una seria signora come te lentamente sarà trasformata da un esigente padrone in quella donna sexy e disponibile che ogni uomo desidera. I tuoi seri tailleur,le sobrie gonne e camicette sostituite da abbigliamenti indecenti: top aderentissimi minigonne vertiginose e lingerie provocanti in bella vista, tacchi a spillo.
Accetterai tutto per amor mio ed io saprò che finch&egrave avrai su di te il collare esaudirai ogni richiesta della persona a cui sarai affidata. Ogni cosa che farai la farai per lui non più perch&egrave te la chiederò io; lui diventerà il tuo padrone e saprai che da quel momento le sue richieste, diciamo meglio, i suoi ordini, saranno sempre più esigenti .
La ‘S’ sulla medaglietta che ti lascerai mettere al collo significherà che sarai pronta ad accettare senza fare domande ogni sua richiesta, anche la più perversa pronta ad essere posseduta in maniera totale. ‘S’ come schiava, soumise, slave . E quando durante il giorno , per salvare le apparenze, ti sarà concesso di togliere il collare dovrai portare un braccialetto alla caviglia sinistra come quelle delle schiave nell’antica Roma. Questo permetterà, a chi ne conosce il significato, di poter capire che sei una schiava. Io resterò ad ammirarti nel tuo cammino e sarò perversamente orgoglioso nel vederti docile e sottomessa trascinata in un gioco tento perverso.
Ora come sai le regole ti impongono di continuare e quindi dovrai indossare tutto quanto hai trovato nel pacco.
Se vorrai continuare chiedilo inviando una mail al Master che ti ha già scritto a cui ti rivolgerai chiamandolo sempre padrone. Viceversa, potrai fermarti e, vestita come ti &egrave stato chiesto, resterai ad aspettare il mio rientro.
Sappi solo che ti desidero immensamente ogni giorno che passa per quella femmina sensuale che eccita le mie notti, per tutte le fantasie perverse che nessuna ha mai saputo scatenare in me per l’eccitazione di trasgredire con te, per tutto quello che mi hai dato, mi dai e mi saprai dare senza pudore. E’ inutile chiedermi cosa vorrei che tu scegliessi.
Ti amo. Rodolfo’

La risposta di Mirna a Rodolfo

Ho letto e riletto la tua lettera e la mail di ‘ di ‘ non riesco a trovare il termine ‘ di quel master o padrone che dir si voglia che tu conosci e a cui hai deciso di affidarmi.

Ma sei impazzito? Fintanto che questi giochi li facciamo tra di noi passi pure, ma ora mi hai addirittura fatto scrivere da un perfetto estraneo, il quale conosce bene te e ora persino me ‘ forse un maniaco?

Sicuramente gli avrai parlato di me e sicuramente mi avrà vista ‘ conosce persino le mie abitudini, visto che sa esattamente dove mi trovavo e forse anche quello a cui pensavo.

Addirittura mi ha mandato un pacco e una lettera con le indicazioni che dovrei seguire per essere una buona schiava.

Non so se ridere o piangere, ho voglia di cancellare la mail e di gettar via il suo pacco senza nemmeno aprirlo. Lo sai che io ti amo e che per questo ho accettato il tuo gioco, ma mai avevo pensato che tu facessi entrare estranei nella nostra vita di coppia, addirittura offrendomi come sua schiava, sottomessa e forse anche puttana ‘ ho scritto questa parola tremando, non avrei mai e poi mai immaginato di doverla scrivere, o magari anche pronunciarla.

Lo so, ho risposto alla tua prima lettera e in quella mi sono offerta a te come tu mi vorresti ‘ ma capirai bene che non mi sarei mai aspettata una mail di un estraneo che per giunta si professa mio padrone.

Voleva che io mi truccassi più del normale, che stessi nuda e che scendessi a prendere il pacco in queste condizioni. Dio mio che vergogna!

Ho cancellato la mail dopo averla letta ‘ era troppo volgare e non potevo tenerla in evidenza ‘ poi ‘ poi l’ho voluta rileggere ‘ l’ho riletta, riletta e poi riletta, quasi la volessi imparare a memoria ‘ e l’ho rimessa nella posta in arrivo, perché non si cancellasse definitivamente ‘ ma se crede che io gli risponda &egrave matto da legare.

Ho pensato al pacco che giaceva giù nella cassetta delle lettere ‘ e se fosse stato troppo grande? Se qualcuno l’avesse visto e lo avesse aperto? Mio Dio, non potevo permetterlo ‘ dovevo scendere a prenderlo ‘ ma ‘ ma ‘ prima mi chiedeva, anzi mi ordinava di spogliarmi nuda e truccarmi in modo vistoso ‘ che pazzo.

Lo so, forse sono io la pazza perché ho pensato che se nessuno mi avrebbe potuta vedere e quindi tutto sarebbe stato accettabile ‘ ma che cosa sto scrivendo e come lo sto scrivendo? Sono impazzita?

Mi sono spogliata, sì, l’ho fatto e mi sono guardata allo specchio. Altre volte mi sono guardata nuda, ma stavolta mi guardavo con occhi diversi, quasi peccaminosi. Non sapevo cosa fare, se rivestirmi o continuare questo strano gioco.

Mi sono decisa e poi ho preso anche i trucchi e ho accentuato quello che già avevo. Ho scelto nell’armadio un vestitino leggero e l’ho infilato. Mi sono riguardata ‘ certo non si vedeva che sotto ero nuda, ma io però lo sapevo e ‘ e ‘ oddio, i capezzoli premevano sulla stoffa leggera e erano ben visibili.

Ho pensato subito di togliermelo o mettermi un giacchino sopra. Ma non potevo perdere tempo, il pacco era lì e non volevo che restasse in vista ‘ sono scesa così, rossa in viso e con la speranza di non incontrare nessuno.

Per fortuna non c’era nessuno, solo il portiere che mi ha consegnato a mano il pacco con un sorriso ancor più esagerato del suo solito e con gli occhi ben piantati sul mio seno. Gli ho tolto bruscamente il pacco di mano e sono salita su, col cuore che mi andava a mille.

L’ho aperto appena chiusa la porta e per prima cosa ho letto la tua lettera ‘ a cui ho risposto come avrai già letto. Poi, come un automa, ho messo tutto il contenuto del pacco sul letto, sorprendendomi a guardare un abbigliamento che nemmeno pensavo esistesse.

Ora non so che fare, ho la tua lettera tra le mani e davanti ai miei occhi un reggicalze, calze nere con la riga, un reggiseno a balconcino senza coppe, un perizoma microscopico ,dei sandali con la zeppa e tacco 13 e allacciatura alla schiava, una catena a doppio intreccio con un moschettone ed un lucchetto per la chiusura con appesa una medaglietta con ‘S’ che dice tutto..

Ho voglia di buttare tutto e chiamarti al telefono, trattandoti per quello che meriti. Guardo il letto e alzo gli occhi verso lo specchio e mi guardo, col mio vestitino leggero, col trucco esagerato e con le mie forme in evidenza. Non so che fare ‘ forse strappo questa lettera ‘ ma forse te la faccio avere ‘

Ho deciso che devi leggere quello che scrivo e ho anche deciso di rispondere alla sua mail.

Anche io ti amo ‘

Mail di Mirna al misterioso Master

Ho ricevuto la sua mail alla quale rispondo non certo con entusiasmo.

Certo non mi sarei mai aspettata una missiva di questo genere, tant’&egrave che ne sono rimasta a dir poco sconcertata.

Se mi conosce bene, come sembra da quello che scrive, capirà anche come mi sia sentita nel leggere certe parole a dir poco volgari e offensive.

Ho comunque deciso di risponderle perché una signora non deve lasciarsi mai andare ad atteggiamenti ineducati e cafoni.

Non so per chi mi abbia presa e non so cosa le abbia potuto dire mio marito a riguardo, ma sappia che non ho nessuna intenzione di stare al suo gioco. Quello che io intendevo era un qualcosa che restasse tra me e mio marito, senza l’intromissione non desiderata di estranei.

Ho dovuto ritirare il pacco che mi ha mandato (e non senza una gran vergogna) per evitare che il portiere potesse capire cosa contenesse e ho letto la lettera di mio marito. Ovviamente mi sono sentita tradita e trattata come l’ultima delle donnacce. Ora ho davanti ai miei occhi quest’abbigliamento indecente e volgare ‘ e quel collare ‘ e la catena ‘ e la medaglietta. Cosa crede che possa mai farne? Cosa vorrebbe che io ne facessi?

Ho voglia di gettare tutto nella pattumiera e non pensarci più ‘ dimenticare persino che sono scesa a ritirarla con un vestitino leggero, senza nulla sotto e con un trucco fin troppo vistoso.

Spero di non ricevere più sue mail ‘
RODOLFO
Mirna avrebbe potuto chiamarmi al telefono e non l’aveva fatto. Si aspettava una mia risposta? Avrebbe potuto evitare di rispondere al Master ed invece l’aveva fatto mostrandosi seccata. Ma lo era veramente? Se avesse pensato che l’autore di entrambe le lettere fossi io perché rispondere due volte ? Forse voleva dimostrarmi che era pronta a giocare ma nello stesso tempo l’altro messaggio forte sembra essere gridato : solo con te!
E sembrava ancor più probabile questa ipotesi visto il modo con cui aveva voluto rispondermi, inviandomi una mail personale ad un ora che sapeva bene , sarei stato sicuramente in linea sul computer.

L’aveva detto chiaramente quanto si sarebbe sentita in imbarazzo se vestendosi più sexy, avesse ricevuto qualche apprezzamento magari anche volgare da uno sconosciuto o peggio essere riconosciuta da qualcuno che la potesse riconoscere un suo allievo, qualcuno che aveva sempre snobbato . Eppure aveva sentito la voglia di essere quella che desideravo Accettando tutte le regole del gioco.
Quando mai l’avrebbe più fatto?

Nella nostra intimità solo una sera di un capodanno tanti anni fa si era un po’ disinibita , un abito meno sobrio del solito, calze e reggicalze senza intimo. Aveva permesso che la fotografassi nuda, con i polsi legati dietro la schiena, in auto ,salvo poi chiedermi di cancellare le foto. La mia schiava come le avevo sussurrato in un orecchio aumentando la sua eccitazione. La sua perenne paura che certi atteggiamenti fossero umilianti e sminuissero la sua immagine di signora per bene erano arrivati all’eccesso che tranne in quell’occasione non aveva mai più indossato una lingerie osée a tal punto da considerare calze e reggicalze indumenti da donna da strada.

La scelta dell’abbigliamento che le avevo voluto lasciare, nel pacco in portineria, era stata volutamente azzardata eppure, pur mostrandosi un poco risentita, non si era fermata. Quel suo atteggiamento mi stava incuriosendo ed innegabilmente eccitando. Era un vorrei ma non posso, la sua paura di osare e la sua vergogna di trovarsi in una situazione umiliante per lei.
E se fosse stata proprio la ricerca di una situazione così perversa ad eccitarla? Forse non aveva il coraggio di confessarmi i suoi sogni più segreti e si aspettava che fossi io ad insistere .
Cosa avrebbe detto se avesse visto anche l’abito che, avevo nascosto nel suo armadio ma avrei voluto indossasse sopra quel suo completino sexy? Un mini abito, mini era un eufemismo, bianco con un décolleté davvero azzardato sui seni a due fasce che si allacciavano dietro il collo lasciando la schiena lasciata completamente scoperta.

Non sapevo cosa fare. Ero preso da quel gioco che arrivai persino ad immaginare che quella situazione si realizzasse veramente .Sentivo la gelosia avvampare al pensiero di offrirla veramente ad un Master perché me la potesse disinibire e trasformare in un moglie compiacente alle perversità di un marito preso da questa follia sessuale.
Alla fine un’idea, inviarle un s.m.s come era già successo in passato. Un messaggio stringato ma nello stesso tempo ambiguo che faceva leva su quello che sapevo un suo punto debole, la curiosità : ‘ sono in riunione non stop. Torno tarda serata. Ti aggiornerai via mail e sono sicuro che non potrai fare diversamente’

MIRNA
Sono ancora sotto shock per quello che &egrave successo. Ma come &egrave possibile che mio marito possa aver parlato ad un estraneo di fantasie nostre, dette e immaginate ‘ solo immaginate nella nostra intimità. Sì, lo so, lo ha fatto solo per dare un po’ di pepe in più alla nostra vita, una vita che va avanti benissimo, ma che forse, per lui, risulta un po’ monotona.
Ora mi viene persino da pensare di essere stata un po’ troppo brusca con Rodolfo, ma gli ho detto che comunque lo amo e, tra le righe, che rispetto anche i suoi pensieri più trasgressivi.
Forse dovrei chiamarlo, telefonargli, e chiarire entrambi a voce i nostri pensieri.
Sì, sono stata troppo brusca con lui, mi aveva chiesto qualcosa di diverso che potesse far scattare una scintilla in più per rendere più forte il fuoco tra di noi e io quasi quasi lo mando a quel paese.
Faccio per prendere il cellulare e chiamarlo, quando mi accorgo che mi &egrave arrivato un s.m.s., non me ne ero accorta, avevo dimenticato di rimettere la suoneria quando sono uscita dall’università.
&egrave in riunione e non potrò parlargli che stasera. Forse &egrave meglio così, avrò più tempo per prepararmi un bel discorso di scuse ‘ ma ora non ne vedo l’ora. Non capisco però quel suo riferimento alle mail ‘ se &egrave impegnato, come fa a scrivermi? Forse mi faccio troppe congetture, &egrave molto più facile che mi abbia già scritto qualcosa prima e ora me ne dà notizia.
Mi avvio quindi al computer e lo accendo. Sedendomi alla poltroncina vedo la mia immagine riflessa nello schermo. Ho ancora quel vestitino leggero che avevo indossato per scendere a prendere il pacco e mi rendo conto che non ho più indossato intimo. Devo essere proprio molto arrabbiata per dimenticare una cosa del genere. Mi prende ancora quel senso di incredibile vergogna e rivedo lo sguardo compiaciuto del portiere ‘ inizio a tremare ma poi penso che &egrave passata e mi tranquillizzo.
Lo schermo si illumina all’improvviso e, meccanicamente, apro la posta elettronica e guardo le mail in arrivo.
Ho un colpo al cuore quando mi accorgo che la mail di mio marito non c’&egrave, ma al suo posto la mail di quel maniaco che mi aveva scritto prima e che avevo pregato di non scrivermi più. Sono tentata di cestinare la mail senza nemmeno leggerla, ma poi sono presa dalla curiosità e, non senza paura, la leggo.

Lettera n.3 : Spiegazioni

Ero certo della tua risposta . Vorresti gettare tutto nella pattumiera, ma non lo farai , sei troppo attratta da questo gioco, se non fosse così non avresti perso tempo a rispondermi.
Hai incominciato per gioco, pensando che fosse un’idea di tuo marito e se vuoi puoi continuare a pensarlo. Potrebbe anche essere così ed io solo un frutto della sua immaginazione per aggiungere quel pizzico di mistero e perversione.
Però potresti anche sbagliarti. Se ti dicessi che &egrave stato proprio lui a chiedermi di iniziarti a questo gioco? Lui che mi ha cercato con un annuncio su un sito BDMS. ‘Cerco un Master esperto a cui affidare mia moglie per iniziare la sua educazione e trasformarla nella sua schiava sessuale, nella sua puttana privata pronta ad eseguire quanto di più vergognoso gli possa chiedere ‘
Quando ci siamo incontrati per la prima volta mi ha confessato che fantasticando ti aveva già raccontato di incatenarti e che tu gli sembravi disponibile, almeno con la fantasia, a trasformare quella finzione in realtà immaginandoti la sua schiava.
Fino a quel capodanno in cui ti eri fasciata in un vestitino aderente, al ginocchio ma che per farlo impazzire non ti eri messa né reggiseno né mutandine ma solo calze e reggicalze . Mi ha confessato come fosse letteralmente impazzito riuscendo nell’impresa di spogliarti in auto a fine sera con le mani legate dietro la schiena, fino ad arrivare a fotografarti. Credevi che quelle foto fossero andate perse? invece tuo marito ha ceduto alla mia insistenza tanto da lasciarsi convincere a mostrarmele. La sensualità di quelle foto era enorme; eri eccitante ma anche eccitata e così ho capito subito che tuo marito aveva solo iniziato un lavoro che per molto tempo era rimasto in sospeso ma che meritava di essere completato. Una donna così, gli dissi, non aspetta altro che essere trasformata in una perfetta schiava; quello che avevi fatto era la dimostrazione della tua disponibilità e che avrebbe potuto spingerti verso altre trasgressioni. Così gli ho proposto di accompagnarvi in un club priveé. Tu avresti dovuto indossare solo calze nere e tacchi a spillo coperta da uno spolverino in modo che di fronte a dei miei amici lui avrebbe dovuto strappartelo di dosso e mostrarti nuda a tutti offrendoti al miglior offerente come se fossi realmente una schiava e lasciata poi nelle mani di tutti a soddisfare i più perversi desideri. Mi ha dato del pazzo e se ne andò.

Ci siamo rivisti solo recentemente .
Abbiamo ricordato quello che gli avevo proposto ma lui mi ha risposto che erano solo fantasie. Insistetti. Lui si opponeva anche se infondo combattuto tra gelosia ed il desiderio perverso di vederti trasformata in una schiava. Ma se vi fosse obbligato per un qualunque motivo, avrebbe accettato di vederti trasformata veramente in una schiava? O se peggio ancora tu stessa avresti accettato le condizioni di un gioco ambiguo e perverso pur sapendo a che rischi saresti andata incontro? Così gli ho fatto una ‘proposta indecente’: appunto il gioco che conosci, in cui tu avresti potuto fermarti in qualsiasi momento in una sorta di educazione adeguata per poterti trasformare poco alla volta in una perfetta moglie-schiava. Ma ancor più eccitante sarebbe stato lasciare questo compito ad un estraneo che potesse liberamente e senza scrupoli sottoporti a qualunque prova per abituarti gradualmente a questa tua nuova condizione.
Così se lui fosse stato d’accordo avrei potuto essere io il tuo educatore spingendoti a fare tutto ciò che tuo marito non avrebbe mai osato proporti.

Era titubante mi confessò che l’idea lo faceva impazzire e finì per accettare, capitolando anche su due condizioni: l’accettazione della famosa terza regola e lasciarti incondizionatamente nelle mie mani. Lui avrebbe potuto seguirti e vedere tutto ciò a cui ti avrei sottoposta a condizione di non opporsi qualunque cosa potessi chiederti. Alla fine saresti stata trasformata in una docile schiava sottomessa ed a completa disposizione di un vero padrone piegata alle sue volontà ed alla fine riconsegnata a lui completamente cambiata, una moglie diversa.

Ora se sei arrivata a leggere questa lettera la tua educazione &egrave già iniziata e neppure tu riesci a tirarti indietro. Ti stanno venendo i brividi al pensiero di offrirti ad uno sconosciuto e dimostrare a tuo marito come tu possa diventare una piccola e docile puttana.
Nelle tue prime righe che gli avevi indirizzato dicevi di essere pronta a diventare quella che lui desiderava nel bene e nel male quindi adesso hai la possibilità di dimostrare veramente se lo ami a tal punto di offrirti ad uno sconosciuto come lui vorrebbe.
Così se tu fossi veramente una schiava e non solo per gioco, quello che ti &egrave successo quel capodanno non sarebbe che un dolce inizio. Riesci ad immaginarti il seguito? Le sensazioni intense che potresti provare con il tuo corpo mezzo di piacere? Sarà un’educazione particolarmente severa, potrei scegliere tutto quello che si può solo immaginare nei più reconditi sogni erotici e non solo quello ed alla fine quando avrò finito questa “educazione” avrai fatto cose che ora neanche immagini e forse non riuscendo più ad uscire dal tuo nuovo ruolo tanto sarai completamente sottomessa al tuo padrone.

Hai capito ora? Credi ancora che sia solo un’invenzione di tuo marito? Vuoi altre spiegazioni?. Sappi solo vorrò da te sempre una tenuta appropriata come quella che ti ho proposto questa sera. Tutte le volte che sarai con me non sarai la seria moglie sposata con una posizione di rilievo nel tuo perfetto mondo di professoressa universitaria, ma sarai una puttana sottomessa la cui principale compito sarà di dare piacere e ti lascerai mostrare vestita come la più squallida delle puttane.

Le regole già le conosci: Se accetti di proseguire devi sapere che tutto quello che abbiamo fatto sino ad ora &egrave solo un assaggio di un inventario erotico sempre più coinvolgente che potrai accettare lettera dopo lettera ed interrompere in qualsiasi momento ma solo dopo aver realizzato tutto quello che avrai trovato scritto.
Sai comunque che ad un certo punto potresti anche trovare la famosa lettera che ti obbliga a proseguire senza scegliere e la terza regola ti imporrà da quel momento di accettare qualunque cosa che le lettere successive ti descriveranno.
Ora devi eseguire quello che trovi scritto in questa lettera: indossa tutto quello che ti ho lasciato, tranne il collare, quando l’avrai fatto cerca nel tuo armadio e troverai qualcosa che completerà il tuo abbigliamento per questa sera. L’ha acquistato tuo marito su mio consiglio. Dopo questi miei ‘ordini’ potrai decidere se continuare o fermarti .
Io resto qua ad aspettare una tua risposta per sapere se vorrai leggere e mettere in pratica quello che ho già pensato per te.

MIRNA
Sono senza parole, mi sono cadute le braccia e non riesco nemmeno a pensare. Ma chi &egrave mai costui? Come si permette a rivolgersi a me in questi termini?
Oddio, lo so come si permette. Glielo ha permesso Rodolfo, raccontandogli tutto quello che poteva raccontargli, persino quell’episodio di Parigi che io volevo cancellare definitivamente e che ora, invece, mi si presenta di nuovo facendomi provare ancor più vergogna di allora.
Ho quasi la sensazione di odio nei suoi riguardi. Ho voglia di fuggire e di non farmi trovare in casa questa sera. Ho voglia di prenderlo a schiaffi e sbattergli in faccia tutta la mia indignazione.
Mi sono alzata dalla poltroncina e cammino nervosamente per la casa. La mia immagine nei vetri e negli specchi che incontro mi sta facendo impazzire. Le mie gambe quasi completamente allo scoperto, il mio fondoschiena che non lascia niente all’immaginazione, per non parlare poi dei capezzoli che premono sulla stoffa leggera e che si vedono nettamente.
Arrivo in bagno, mi guardo ancora allo specchio, quel trucco così marcato. Ma cosa credevo di fare? Apro il rubinetto dell’acqua fredda e mi bagno il collo, il viso, cerco un po’ di refrigerio. Appoggio le braccia sul lavandino e lascio che qualche lacrima si mischi con il mascara e mi righi le guance. Poi, come un automa, mi sciacquo il viso e me lo asciugo con l’asciugamani alla mia destra.
Vado in camera da letto e trovo quegli indumenti ancora messi in bella vista sul letto. Mi seggo su un angolo con la testa tra le mani. Guardo l’armadio. Lì Rodolfo ha messo qualcosa, qualcosa che vorrebbe farmi indossare. Non voglio nemmeno sapere cosa sia. Non aprirò l’armadio.
Chiudo ancora gli occhi per pensare. Quando li riapro sono in piedi davanti all’armadio aperto. Guardo il vestito appeso. Lì per lì non mi sembra nulla di che, solo che salta subito agli occhi il fatto che la schiena resterebbe completamente nuda.
Richiudo l’armadio e mi dirigo ancora nello studio. Mi seggo davanti al computer, la lettera &egrave ancora lì. La rileggo un’altra volta e poi ancora. Sento il respiro che si fa più affannoso e i capezzoli che premono ancora di più sulla stoffa. Li accarezzo un attimo. Sto pensando di rispondere alla mail, ma non so cosa scrivere.

La risposta di Mirna al Master

Signore, non so come chiamarla perché non conosco il suo nome, ma immagino che lei sappia perfettamente quale sia il mio.
&egrave evidente che io abbia letto la sua lettera. Devo dirle, con la massima sincerità che non sono riuscita a leggerla tutta d’un fiato. Quando l’ho trovata tra le mail in arrivo sono stata subito tentata di cancellarla immediatamente, poi ho pensato che fosse una lettera di scuse e l’ho aperta. Non immaginavo certo cosa ci fosse scritto. Mi sono fermata diverse volte, direi ad ogni punto, poi la curiosità mi ha spinta ad andare avanti, fino alla fine.
Non posso negare di essermi sentita molto turbata, ma devo confessarle di non aver resistito alle lacrime e, in bagno, sono stata presa da un pianto liberatorio che mi ha anche rilassata.
Le dico subito che il fatto che mio marito l’abbia contattata già molto tempo fa e poi ricontattata mi ha fatto sentire solo una cosa, un oggetto, un qualcosa che si possa pensare di darla a chiunque per qualsiasi scopo. La cosa, ovviamente, mi ha fatta arrabbiare tantissimo.
In tutto questo una cosa &egrave evidente: io amo tantissimo mio marito e lui ama tantissimo me. Per lui ero certa di poter fare qualsiasi cosa mi chiedesse, come quella pazzia a Parigi, ma lui? Forse pensa che questa sua richiesta sia un qualcosa che possa far piacere anche me? Ecco, ora voglio pensare solo questo, perché sento l’amore che lui mi porta.
Ho fatto quello che mi aveva chiesto, mi sono truccata in maniera forse esagerata, ho indossato un vestitino leggero e corto e sono scesa a prendere il pacco. Mi sono vergognata tantissimo specialmente nel vedere lo sguardo penetrante del portiere. Non so perché l’ho fatto, forse per curiosità o forse perché sapevo che a mio marito avrebbe fatto piacere. Lei mi potrà dare una risposta a questo quesito?
Ora mi trovo un vestito abbastanza indecente per non parlare del reggicalze, perizoma, reggiseno e scarpe che non potrei assolutamente calzare. Mi chiede di indossarli ora. Non so da dove possa venirle questa certezza, certamente non da me e non credo nemmeno da mio marito ‘ ora metterò il punto a questa mail,sperando sempre che sia l’ultima.

MIRNA
Mi sono alzata di scatto dal computer. Ma cosa mi sta prendendo? Possibile che non riesca a scrivergli una lettera di improperi come avevo fatto con la prima? Che mi sta succedendo? Sto scrivendo quasi una mia totale accettazione a questo gioco perverso, un gioco nemmeno ideato da mio marito.
Riprendo a passeggiare nervosamente. Mi mordo le labbra e stringo i pugni. Non riesco a pensare, non riesco a guardare dentro di me. Ho una vergogna terribile per quello che ho fatto e ho scritto. Posso cancellare tutto, &egrave vero, non spedire la lettera, ma la vergogna rimarrebbe lo stesso.
Sono di nuovo in camera mia. Guardo l’armadio, gli indumenti sul letto, mi guardo allo specchio. Sono indecisa. Chiudo ancora una volta gli occhi, sperando questa volta che sia stato tutto un sogno.
Invece mi ritrovo col vestito bianco, le scarpe altissime e tutto il resto. Non posso dire che il vestito sia corto, direi che la gonna &egrave praticamente inesistente, quasi all’altezza della fine delle calze. Questi tacchi alti la fanno accorciare sempre di più, non potrei assolutamente chinarmi, scoprirei il fondoschiena coperto da un perizoma che, di fatto, non copre nulla.
Mi guardo allo specchio e non riconosco me stessa. La donna che vedo &egrave volgare, quasi una battona. Non sono certamente io. Non mi capacito di essermi vestita in questo modo, ma senza riflettere mi ritrovo davanti al computer a continuare la lettera.

Seguito della lettera di Mirna al Master

Ho ripreso la lettera senza nemmeno pensarci. L’avevo interrotta e volevo cancellarla, poi volevo spedirla così come era, poi mi sono alzata e sono tornata in camera da letto.
Ora ho il vestito che mi ha regalato mio marito e sotto quello che c’era nel pacco. Mi sono guardata e non mi sono riconosciuta, anche se il viso &egrave sempre il mio. Mi vergogno da morire con questo vestito, ma per fortuna sono sola in casa e nessuno mi potrà vedere. A parte poi le scarpe che mi fanno perdere di continuo l’equilibrio.

Ho fatto quello che mi ha chiesto, ora sarà soddisfatto, e immagino che lo sarà anche mio marito.
A questo punto sono certa che mi arriveranno altre lettere dopo questa. Non credo che risponderò come non credo che eseguirò quello che mi verrà detto.

MIRNA
Non ho intenzione di rileggere quello che ho scritto, oramai l’ho scritto e non torno indietro. Clicco col mouse sul tasto invio e sospiro molto vistosamente.
Non spengo il computer, resto ferma ancora un po’ e poi mi alzo e nervosamente passeggio ancora per casa. Mi sento strana, tremo ma non per il freddo, guardo la mia immagine riflessa nel vetro del balcone che dà sul terrazzo. Mi sembra di vedere una donnaccia. Forse ho sbagliato a scrivere quella mail. Certo ho sbagliato a spedirla. Non ci sarà più un seguito, non voglio più leggere mail di quel signore e le cancellerò appena arrivano.
RODOLFO
Ero certo di conoscere Mirna. Credevo di aver trovato parole che l’avrebbero sconvolta, in parte era stato così, credevo di scrivere una o due lettere e poi trovarmi con Mirna rinchiusa in se troncare quei dialoghi e magari farmi qualche scenata. Avevo solo cercato di smuovere le acque di una sensualità un poco assopita ed invece mi stavo facendo coinvolgere sempre più, tanto da non riuscire a controllare la mia fantasia. Ero arrivato veramente a pensare di scrivere ad un sito alla ricerca di un vero Master per Mirna. Mi rodevo dentro tra gelosia ed eccitazione.
Leggevo quella frase che le avevo scritto nella lettera n.3: ‘Cerco un Master esperto a cui affidare mia moglie per iniziare la sua educazione e trasformarla nella sua schiava sessuale, nella sua puttana privata pronta ad eseguire quanto di più vergognoso gli possa chiedere.’
Mi martellava dentro. Trovai un sito. Inventai uno pseudonimo e postai quel messaggio.
Mi rodeva dentro la voglia di conoscere la risposta. Così come non riuscivo a smettere di ripensare alle sue risposte. Si negava ma aveva finito per indossare tutto quanto le avevo chiesto. Per far piacere a me ma nello stesso tempo chiedendo al master se fosse restato soddisfatto.
Mirna forse stava vacillando nelle sue convinzioni, e quel suo passeggiare nervosamente vestita come una puttana davanti al computer ne era la dimostrazione. Ma come essere certo? Non c’era altro mezzo per fugare i miei dubbi, scriverle una mail ancora più spinta.

MIRNA
Sono rientrata in camera da letto. Sono in uno stato di totale confusione. Mi sono chiusa dentro e mi sono appoggiata alla porta. Sento un nodo alla gola che mi prende per la rabbia e la vergogna. Rabbia e vergogna insieme per aver permesso ad un estraneo di trattarmi in quel modo orribile. Rabbia non più verso mio marito che lo ha spinto, anzi gli ha chiesto quelle cose, ma verso me stessa che non ho avuto il coraggio di metterlo a tacere e di chiudere sul nascere la conversazione.
Guardo la mia immagine allo specchio. Una donnaccia con un vestito cortissimo e col mio viso. Guardo sul letto le cose rimaste: la catena, il collare, la medaglietta e il reggiseno che non ho indossato perché mi sembrava antiestetico avendo la schiena completamente scoperta. Sono arrivata persino a pensare una cosa del genere. Non ho messo il reggiseno per mostrare meglio la mia schiena completamente a nudo. Devo essere davvero una pazza.
Mi riguardo allo specchio, sono un po’ spettinata, meccanicamente mi pettino con la spazzola che ho sul cassettone e guardo il mio viso. Non &egrave quello di una battona, non lo sono, non mi sento di esserlo. Continuo a pettinarmi fino a quando non mi sento soddisfatta del risultato. Mi guardo ancora. Le gambe si slanciano ancora di più con queste scarpe. Ma cosa mai sto pensando? Cosa mi viene in mente? Poggio la spazzola dove era prima e esco dalla stanza.
Come un automa mi dirigo ancora verso lo studio. Vedo il computer ancora acceso. Decido di spegnerlo e mi seggo.
L’immagine di una lettera lampeggiante mi fa capire di aver ricevuto un’altra mail. Non riesco a premere il tasto di cancellazione. So benissimo chi me la manda e forse immagino anche di intuirne parte del contenuto. Non so cosa mi prenda. Invece di cancellarla, apro la mail e, col cuore che mi batte forte per l’emozione, la leggo.

Lettera n.4: senza ritegno

Il mio nome? Tu devi chiamarmi Padrone. Certo tu ami tuo marito, anche lui ti ama ma vuole una moglie che non sia più quella che sei stata fino ad ora. Se avesse voluto solo una moglie un po’ disinibita probabilmente avrebbe accettato la mia proposta di portarti a scopare in un privé. Lui vuole qualcosa di diverso e tu l’hai capito anche se cerchi ancora di resistere alle mie richieste. Lo sai che non ti puoi fermare. Di fatto fino ad ora hai sempre fatto quello che trovavi scritto nelle lettere che ti ho fatto avere.
Tuo marito non ha avuto remore e ti ha affidata ad un estraneo per iniziare la tua trasformazione da seria signora per bene a docile schiava trascinata sempre più in basso lungo una strada di sottile perversione per vederti pronta a godere delle più vergognose richieste che ti verranno fatte.
Da come scrivi, neghi ma ti senti addosso il fascino perverso di vederti precipitare verso qualcosa di sporco, di vergognoso sentirti una schiava e poi una donnaccia come dici tu quasi per paura di pronunciare le parole per il loro nome. Puttana, ecco cosa potresti diventare per il tuo padrone. Ma non puoi, perché devi mantenere la tua immagine di donna seria.
Con tuo marito l’hai immaginato ma hai anche goduto ne sono certo. La certezza la vedo dalle immagini che lui mi ha mostrato, dal tuo sguardo, dalle tue nudità volgarmente esposte, di te distesa in quell’auto, in pose postribolari stravolta in volto da un sesso inusuale, e non era solo curiosità eri finalmente te stessa, la Mirna che si dà, che si offre al proprio uomo ma pensa di farlo come una puttana.
E se ti potevi anche immaginare moglie, amante, complice, schiava, ma ti mancava qualcosa di più, quella sottomissione che nasce dal sentire che la tua dipendenza &egrave un’imposizione a cui non puoi sottrarti e che non può venire da tuo marito a cui affettivamente sei legata, ma solo da uno sconosciuto. Ammettilo, ti sto proponendo quello che ti manca quell’essere costretta a realizzare quello che desideri anche tu ma che la parte della tua educazione per bene non riuscirebbe a giustificare e che un marito difficilmente oserebbe chiederti e provare quell’umiliazione di interpretare un ruolo che nella quotidianità non potresti accettare.
Lo senti che non puoi sottrarti alle mie richieste: sei la mia schiava non per caso ma per volere tuo e di tuo marito e per amor suo sei disposta ad accettare tutto ciò che troverai scritto in queste lettere una dopo l’altra. Sei turbata, eppure non riesci a controllare la curiosità e l’eccitazione di quello che potresti leggere e quello che potrei ancora chiederti: obbligata a fare cose che per pudore non potresti fare, essere posseduta da qualcuno che senza scrupoli o giri di parole, ti ordini di fare un qualcosa di sessualmente disdicevole per una signora bene come te.
Diventerai la mia schiava la mia puttana e la tua sottomissione diventerà liberatoria, una giustificazione, il non poter fare diversamente, come mezzo per sperimentare le tue vergogne e la voglia di godere di quello che rincorri nelle tue fantasie più perverse.
La sola idea di indossare quello che ti &egrave stato chiesto ti ha fatto battere a mille il cuore immaginandoti di essere abbandonata seminuda a battere il marciapiede come la più volgare delle puttane.
Seria ed impeccabile di giorno, e di notte costretta a vestirti come la più volgare delle battone offerta ad un severo padrone trascinata lungo la strada della tua sottomissione, per farti vivere le esperienze più porche senza risparmiarti nulla perché solo dall’umiliazione e nella vergogna nasce il tuo piacere.
E non negare che guardandoti nella vetrata &egrave come se tu implicitamente vorresti che io ti possa vedere in una tenuta tanto indecente, non &egrave così?
Allora avanti fallo, ora, ti voglio vedere per quella puttana in cui ti sei trasformata questa sera per tuo marito ma di fatto per me. Due scatti da inviare al tuo padrone perché d’ora in poi lo sai che mi chiamerai così.
Fino ad ora abbiamo solo parlato, ma tu senti già il collare al collo ed un guinzaglio che ti sta trascinando in questa terra per te fino ad ora sconosciuta.
Le parole forti che ti ho promesso sono la conferma di quello che tuo marito vuole da te e tu cerchi allo spasimo di nascondere.
Quando una donna come te si affida all’educazione del suo Padrone non pone domande, non avanza richieste né le &egrave data la possibilità di sapere cosa succederà.
Per trovare quello che cerca dovrà imparare ad essere l’esatto opposto di quello che appare tutti i giorni e la tua educazione sarà fatta di situazioni umilianti, imbarazzanti, e tanto più qualcosa ti potrebbe imbarazzare tanto più il tuo padrone te la verrà a chiedere. Trascinata a fare quello che sarà troppo vergognoso per chi, nella vita di tutti i giorni, &egrave assai morigerata.
Le mie richieste di questa lettera, se l’hai letta, le dovrai mettere in atto, fanno parte del gioco che hai accettato.
Allora schiava cosa aspetti, voglio che mi invii un selfie di come ti sei trasformata questa sera e che d’ora in poi tu ti rivolga a me chiamandomi solo padrone.

MIRNA
Mi sento crollare il mondo attorno. Le mie certezze vacillano, la conoscenza del mio io interiore inizia a perdersi. Per mano di uno sconosciuto poi. Ma come può essere? Come &egrave possibile che quest’individuo riesca a scavare dentro di me in questo modo? Come fa a turbarmi ad ogni parola che scrive? Mi sta davvero trasformando? Mi sta forse plagiando? Non so più cosa pensare né cosa fare. Sono in balia dei miei pensieri e nei miei pensieri ci sono dovunque le sue parole, specialmente le più volgari. Mi sento svuotata della mia personalità e non riesco più a reagire come il mio angioletto positivo vorrebbe che facessi.
Meccanicamente mi alzo dalla poltroncina, prendo il cellulare sulla scrivania e torno in camera mia. Mi guardo allo specchio ancora una volta. Senza pensarci cerco una posa in cui mi si veda totalmente e bene. Accendo la fotocamera del cellulare e scatto un paio di foto alla mia immagine.
Ho fatto anche questo ‘ guardo senza pensieri il cellulare nella mia mano e ritorno nello studio. Collego il cavetto usb al computer e scarico lì le foto. Le apro. Sono io, vestita da battona, si vede chiaramente il reggicalze sotto la gonna, si vedono i capezzoli spingere la stoffa di quelle strisce che si annodano dietro il collo e il mio viso. Si vede il mio sguardo verso il cellulare per inquadrare meglio l’immagine allo specchio. &egrave forse l’immagine di una prostituta?
Mi sto spingendo troppo oltre senza nemmeno tentare di fermarmi. Il mio diavoletto cattivo muove la mia mano e apre la mail di risposta a quella del Master. Allego le foto e scrivo la risposta.

Risposta di Mirna al Master

Padrone, non so cosa mi stia succedendo e non riesco nemmeno a pensare. Mi sembra di essere diventata un pupazzo, una marionetta mossa da fili invisibili. Non riesco a ragionare. Penso solo alle sue parole e non riesco a cancellarle dalla mente. Vorrei avere la forza di ribellarmi, ma non ci riesco. Ho persino scattato le foto come mi aveva chiesto e le ho allegate a questa mail.
La prego di non insistere ancora. Non so se riesco a ritrovare me stessa. Mi sto perdendo tra mille e mille pensieri e ho paura, una gran paura di continuare.
Spero che mi comprenda,
Mirna

MIRNA
Ho spedito la mail senza nemmeno rileggerla, sperando che quel Master possa capirmi, possa passarsi una mano sulla coscienza e fermarsi.
Ma sono sicura di volere questo? Sono sicura che non voglia invece continuare il gioco?
Ora sono seduta davanti al computer e guardo lo schermo aspettando che si illumini l’icona della mail con la sua risposta.

RODOLFO
Quando mi arrivò la mail di risposta restai senza parole. Non aprii l’allegato. Lessi per prima cosa le poche righe. Si stava rivolgendo ad uno sconosciuto chiamandolo padrone e mi pregava di smettere anche se era chiaro che si aspettasse il contrario. Mi colpiva quella sua frase ‘La gran paura di continuare’. La interpretai come la sua vergogna nel mostrarsi in quell’abito, vergogna che però non le aveva impedito di arrivare a scattarsi delle foto.
Eccitato aprii l’allegato. Era sconvolgente. Incurante di lasciarsi riconoscere si era fotografata a volto scoperto, volto che rifletteva realmente tutta la sua vergogna . L’abito era ancora più volgare di quanto potessi aver immaginato. Le tette strabordanti ed i capezzoli retti contro la stoffa . La gonna cortissima a filo di calze. Si stava offrendo come una puttana e mai l’aveva fatto.
Mi sentii il sesso crescere prepotentemente forse eccitato dall’insano piacere di scoprire che Mirna si era spinta a tanto, ignorando che dall’altra parte ci fossi io, offrendosi come una volgare prostituta su un album da casa chiusa. Per lei era solo uno sconosciuto, meglio il suo padrone come aveva accettato di chiamarlo . Poco importava a quel punto che lo facesse per far piacere a me .Mi venne da pensare ‘ ma guarda che puttana’. Per anni pudica all’inverosimile, era bastato veramente una mezza giornata per spingerla a sottomettersi alle richieste di un altro uomo.

Guardavo la sua foto,avrei voluto tornare da lei e continuare a farle altre foto sempre più spinte.
La cicalina del computer distrasse la mia attenzione. Un messaggio. Pensai di nuovo a lei. Un mittente anonimo , nessuno aveva quell’indirizzo.
Per curiosità l’aprii e restai a bocca aperta:
‘Ciao, ho letto il tuo annuncio, probabilmente &egrave la vostra prima esperienza SM e visto che non mi sembri un perditempo andiamo subito al sodo e dimmi quando vuoi che incominci ad occuparmi di tua moglie. Se sei veramente disposto a proseguire sappi che non mi accontenterò semplicemente di sottometterla ai miei desideri facendola diventare la mia puttana a tutti gli effetti, voglio la sua completa trasformazione. Te la lascerò di giorno ma di notte deve essere pronta ad accompagnarmi dove mi pare nelle tenute più indecenti .Quando te la rimanderò a casa sarà lei a chiederti di tornare da me un’altra volta desiderosa di spingersi sempre più in la per assaporare l’umiliazione di un percorso che la trascinerà sempre più in basso. A voi la scelta. Salutami tua moglie e dille che con un marito così perverso lei non può che diventare una schiava sottomessa e una squallida puttana da strada. La prossima volta dimmi anche come si chiama.Master Sesamo’

La mia idea di mandare un annuncio era stata veramente pessima. Una risposta del genere non meritava la minima attenzione. Eppure non riuscii ad impedirmi di rileggerla una due , tre volte. Più la rileggevo più mi eccitava la fantasia di offrire Mirna a quel Master e vederla trascinata lungo la strada della perdizione.
Gli risposi ‘ Master Sesamo, non credo che mia moglie Mirna arriverebbe mai a sottostare a delle richieste così assurde,volgari e perverse. Pensavo potessimo solo giocare, ma mi sembra che voi stiate prendendo la cosa un po’ troppo sul serio, quindi grazie ma la vostra proposta non ci interessa.’
Neppure il tempo di ripensare a Mirna che la risposta del mio interlocutore arrivò celermente.
‘Non insisterò. Tu però prova a trattarla da schiava e forse avrai delle sorprese che neppure ti aspetti. Se cambi idea sai come rintracciarmi. Salutami la puttana’
Mi era difficile ammetterlo ma quell’uomo non aveva così poi tanto torto. Tuttavia accettare quelle folli proposte sarebbe stata una vera follia.

Di fatto avevo iniziato a trattare Mirna in modo deciso e lei non si era ribellata. La lettera di Mirna al suo Master e le mail di Master Sesamo avevano esasperato la tensione erotica e così decisi di continuare inviando una nuova mail a Mirna con la speranza , ormai certezza che mi avrebbe risposto.

Decisi quindi di non essere tenero e verificare fin dove sarei riuscito a spingere Mirna.
Mentre scrivevo la nuova mail non riuscivo a togliermi dalla testa Master Sesamo. Mi fermai , riaprii la mail che gli avevo appena spedito. Guardai la foto che Mirna aveva inviato al suo Master. La ritoccai per renderla irriconoscibile e la allegai ad una nuova mail
‘ Forse avete ragione e vi lascio la foto di Mirna quasi a conferma delle vostre illazioni. Se ci dovessi ripensare vi chiamerò’.
Eccitato inviai il tutto. Con gelosia, perché pensai a Mirna che senza chiedermelo aveva inviato la mail di lei semivestita ad uno sconosciuto, ma anche eccitato oltremodo per averla mostrata realmente ad uno sconosciuto come se quel gioco si stesse trasformando in qualcosa di vero.
Scarna la risposta ‘Avevo ragione, se si veste così tua moglie &egrave una gran zoccola’
Un estraneo si permetteva di chiamare zoccola mia moglie. Non ebbi la forza di indignarmi perché era quello che mi aspettavo.
Ed ancor più eccitato inviai la lettera a Mirna, la lettera che lei avrebbe dovuto mettere in pratica e che mi avrebbe dimostrato quanto mia moglie avesse saputo sottomettersi ad uno sconosciuto.

MIRNA
Stranamente la risposta non arrivava. Ero seduta al computer ormai da diversi minuti e la lettera del Master ancora non appariva sullo schermo. Pensavo che forse sarebbe stato meglio che non arrivasse, che prendesse per buone le mie parole e che non mi scrivesse più. Il cuore mi saltò in gola quando vidi apparire l’icona che mi avvertiva dell’arrivo della posta. Tremando cliccai sull’immagine cercando di frenare le mie emozioni. Ma la delusione fu grande quando mi accorsi che si trattava della solita mail pubblicitaria.
Con un gesto di disappunto la cancellai immediatamente e mi appoggiai con i gomiti alla scrivania, col viso tra le mani. Ma &egrave mai possibile che io sia tanto stupida? Come posso mai aspettare con ansia una lettera volgarissima da uno sconosciuto che mi chiama come minimo puttana e che mi impone atteggiamenti di una volgarità assurda promettendomi addirittura di condurmi verso il totale degrado.
Alzai gli occhi verso lo schermo, tenendomi sempre il viso tra le mani provando persino un senso di odio verso quello strumento infernale che mi aveva tenuta incollata lì per tantissimo tempo.
La mail non arrivava e io alla fine trassi un sospiro di sollievo. Decisi di spegnere il computer e di andarmi a vestire come si conviene a una signora. Sollevai il busto e presi il mouse per arrestare il computer. Ma, mentre la freccetta si avvicinava alla parola ‘Spegni’ una lettera lampeggiante ricomparve. Rimasi per qualche istante ferma, immobile, con lo sguardo fisso su quella figurina. Ero tentata di spegnere lo stesso il computer e di ignorare quell’avvertimento, poi il mio diavoletto spinse la mano e la freccetta verso quell’icona e, con un clic che risuonò forte nel silenzio che era attorno a me, aprii la lettera.
Era del Master, del mio padrone, come lo avevo chiamato nella mail di risposta.

Lettera n. 5: Offerta a degli estranei

Ciao schiava, sei pronta per concludere la serata? Già perché le regole ormai le conosci.
A questo punto, secondo le regole di questo gioco, ormai non puoi fermarti e devi proseguire fino a realizzare tutto quanto troverai scritto in questa lettera. Non potrebbe essere diversamente, anche perché come potresti giustificare, a chi ti conosce bene, la foto che mi hai inviato? Tuo marito tarderà a tornare e lo sta facendo perché vuole che io ti possa trattare come un oggetto di piacere.
Questa &egrave la sera del nostro primo incontro.
TI voglio pronta ad accondiscendere a tutti i miei più perversi desideri, quindi ora non fare domande, lasciati guidare ed iniziamo subito la tua trasformazione in quella donna sexy e disponibile che ogni uomo desidererebbe, sempre pronta ad accettare ogni sua richiesta, anche la più perversa. E’ ancora una mail ma ti accorgerai che la realtà &egrave ben diversa e fantasia e realtà si stanno per fondere tra loro per poterti far godere al massimo delle emozioni che ti potranno dare.
Non chiudere a chiave la porta di casa.
Accendi lo stero e, una musica soft di sottofondo. Riempi quattro bicchieri per un Martini
Poi prendi una benda, siedi sul divano e dopo esserti bendata accavalla le gambe ed aspetta. Pensa per un attimo a quanto sei pudica di solito. Ora lascivamente scopriti di più una coscia, e sistemati il gancio del reggicalze.
E’ perversamente erotica l’idea di te in abbigliamenti così lontani dal tuo modo di essere. Immaginati vestita così ogni giorno, con la paura di ricevere apprezzamenti salaci o peggio essere riconosciuta da qualcuno che ti conosce, camminare seminuda per una strada deserta con il rischio di attirare gli sguardi compiacenti dei passanti o timorosa di poter essere vista e riconosciuta e sentirti dire ‘guarda la prof che gira vestita da puttana.’
Mi piace l’idea di portarti in giro con abiti sexy e d’ora in poi per tutte le prossime serate che trascorrerai con me i tuoi vestiti saranno sempre estremamente provocanti. So che ti vergogni perché ti sembra di essere una puttana.
Ma tu sei già la mia puttana! E sempre di più sarai mia, completamente mia, disponibile a tutto ciò che ti chiederò senza riserve, pronta alle mie dolci e perverse richieste.
Presa da questi pensieri, sentirai la porta aprirsi lentamente.
Non parlare qualunque cosa succeda. Sentirai profumi da uomo che non conosci, non capirai chi ci possa essere: tuo marito, oppure io solo, o io con altre persone. Lasciati trascinare dalle sensazioni, dalle paure ed infine dall’eccitazione. Ti lascerai trovare in questa tua estrema disponibilità.
Ti sarai fatta trovare e non sai chi sia, così svestita.
Gli occhi saranno su di te. La gonna corta avrà lasciato scoperto il bordo delle calze.
Stai per essere trasformata nel palio di una partita a poker, per essere ceduta al vincitore.
Non ti eccita saperti desiderata al punto di essere al centro di una contesa?
La seria prof fino ad ieri così irreprensibile ed irraggiungibile ora sta per diventare di proprietà di un estraneo che la potrà vincere in una sola mano.
Sentirai scartare delle carte da gioco.
Ma prima di continuare lasciati desiderare. E’ giusto che tutti possano ammirare e apprezzare la loro preda, lasciando che ognuno sogni di essere il vincitore non ti pare? Una mano ti sfiorerà le ginocchia solleverà lentamente il bordo della gonna fino all’orlo delle calze, scoprendoti le cosce lasciando vedere la pelle nuda che contrasta con il nero delle calze.
Poi scivolando con le mani sui tuoi fianchi, ti verranno sfilate le mutandine.
Resta così, ed ora per favore, socchiudi le labbra, fatti desiderare.
Ma non basta: ti verrà slacciato il nodo del vestito lasciando che scivoli sul tuo corpo facendoti rimpiangere di non aver indossato il reggiseno.
Ecco ora la partita può procedere.
Nel silenzio scopriranno le carte.
Verrai fatta alzare e lasciata in piedi in mezzo alla stanza dovrai spogliarti completamente. Ma lo dovrai fare muovendoti sinuosamente restando però sempre bendata: ti sfilerai lentamente l’abito restando nuda solo con calze e reggicalze perché possa essere ammirata e far sì che la tua nudità sia l’indice della tua disponibilità a proseguire nel gioco.
Nuda attenderai che il vincitore si avvicini a te.
Sentirai le sue mani sfiorarti tutto il tuo corpo e cercare il tuo sesso.
Ormai appartieni a questo sconosciuto vincitore.
Ma cosa intenderà fare di te? Semplicemente ora sei sua e lui continuerà quello che abbiamo iniziato. Tu diventerai sua e potrà fare di te ciò che vuole, la sua schiava obbligata ad accettare ogni sua richiesta per quanto incredibile ti possa sembrare.
E se in quel momento arrivasse tuo marito e ti scoprisse così indecorosamente nuda tra noi?
Tranquilla non dovrebbe succedere, avremo trovato il modo di trattenerlo fuori da casa per un po’. E se fosse già lì? Forse &egrave stato proprio lui ad organizzare tutto. Potrebbe essere. Perché no?
Recentemente si era messo a giocare d’azzardo, una grossa perdita a cui non sapeva come fare fronte così gli ho dato questa possibilità: una partita a poker dove avrebbe potuto riscattare la sua perdita mettendo in gioco sua moglie. E se avesse perso? Saresti stata ceduta al vincitore, saresti diventata di sua proprietà e tuo marito non avrebbe più potuto chiedere nulla.
Ma come siano andate veramente le cose non lo saprai, almeno per il momento. Quando ce ne andremo sarai accompagnata nuda e lasciata vicino alla porta.
Nuda e sempre bendata sarà arrivato il momento in cui ti verrà chiuso al collo il collare segno di appartenenza e sottomissione.
Ora sei sua, la sua schiava.
Solo prima di restare di nuovo sola ti verrà consegnata un’altra lettera.
Se non vuoi continuare appena avrai tra le mani la lettera stracciala.
Viceversa se vorrai proseguire, sulla soglia di casa con la porta semi aperta e la lettera in mano gli dirai: ‘Sono la tua schiava, la tua puttana’.
In questo modo accetterai la tua nuova condizione e d’ora in poi firmerai in questo modo tutta la corrispondenza con il tuo Padrone, chiunque sia.
Aspetta di sentire richiudersi la porta prima di sbendarti e leggere i tuoi nuovi ordini.

MIRNA
Man mano che leggevo quella lettera sentivo il mio cuore fermarsi e poi ripartire in maniera tanto tumultuosa da sentirne persino i battiti. Sapevo di aver desiderato la risposta del Master, ne ero consapevole, ma non mi aspettavo una risposta e una richiesta tanto esplicita.
Mi alzai di scatto dalla sedia e mi misi a camminare nervosamente per la stanza. Mi sembrava tutto troppo assurdo, sentivo crescere odio, antipatia e ribrezzo verso quell’individuo. Ogni tanto davo una sguardo verso il monitor e la lettera era sempre lì, che mi attirava, che aspettava una mia decisione. Antipatia, disprezzo, odio, sentimenti che stavo provando ancora, ma che piano piano si stavano adeguando alla situazione. Perché odiare quell’individuo? Certo mi chiedeva cose assurde e irripetibili, ma in fondo ero io che le avevo accettate, ero io che gli avevo risposto chiamandolo persino ‘padrone’. Mi risedetti e rilessi più volte quella mail quasi a volerla imparare a memoria. Ma forse lo facevo per capire bene i suoi ordini e per poterli eseguire in maniera perfetta.
Come un automa, come un burattino mosso dai fili invisibili di quel master, anzi no, del mio padrone, scrissi la mia brevissima risposta.
‘Va bene, padrone, l’aspetto.’
Cliccai sul pulsante di invio e spensi finalmente il computer.
In quel momento sapevo che non avrei più ricevuto nessuna comunicazione, per cui non avevo più bisogno di tenerlo acceso.
Mi alzai e lentamente mi diressi verso il soggiorno. I vetri dell’antica libreria mostravano una prostituta col viso di Mirna, la brava prof che metteva soggezione a chiunque. Ci volle un po’ per potermi riconoscere. Ero sconvolta, ma, nello stesso momento, attratta da quella nuova e sconvolgente situazione.
Guardai nell’angolo il tavolo tondo ricoperto da una tovaglietta di panno verde dove si sarebbero giocati il mio corpo, più a destra il divano con due poltrone ai lati e, di fronte, il grande stereo che spesso accendevo per ascoltare la mia musica preferita.
Non sapevo quando il padrone sarebbe arrivato, per cui iniziai a scegliere vari cd che sarebbero stati i più adatti possibile al suo divertimento.
Mi fermai diverse volte a pensare se fossi stata proprio io a sentire quelle cose appena dette. Cercare una musica adatta affinché un estraneo provasse maggior piacere nel guardarmi e forse toccarmi. Mammamia. Ho detto toccarmi, in fondo era quello che lui mi aveva scritto. Mi toccherà, lui o chissà chi. Stavo impazzendo, mi rendevo conto di essere una stupida, ma continuavo a scegliere i dischi e a posizionarli nel lettore che conteneva diversi cd.
Misi in funzione l’apparecchio e andai in camera mia a prendere il foulard che mi sarebbe servito per bendarmi. Sentivo il cuore palpitare e la paura prendermi ancora una volta. Forse la vergogna per quello che stavo per fare la confondevo con la paura. Ma la vergogna mi spingeva anche ad ubbidire. Così, lentamente, andai alla porta d’ingresso, sbloccai la serratura e tornai nel soggiorno. Accesi la luce sul tavolo da gioco e mi andai a sedere sulla poltrona di fronte alla porta. Feci in modo che la gonna fosse all’altezza del reggicalze, accavallai le gambe, mi bendai e mi misi in attesa.
Sapevo che avrei dovuto aspettare molto tempo, ma restai lì buona buona ascoltando quella musica che, in un’altra situazione, mi avrebbe dato sensazioni sicuramente diverse.
Di tanto in tanto sentivo il rumore dell’ascensore insieme al rumore del mio cuore che sobbalzava nel mio petto, fino a quando, finalmente udii qualcuno che armeggiava alla serratura. Sentii il mio cuore fermarsi e trattenni il respiro, il mio padrone era arrivato. Sentii i passi nel corridoio, ma non percepii quante persone fossero. Tenni il busto eretto e attesi.
Sentii le sedie muoversi, qualcuno prendere una bottiglia dal mobile bar e versarsi da bere, il rumore delle carte che venivano mischiate e distribuite. Qualche battito di nocche sul tavolo, poi il silenzio.
Sentii il respiro di qualcuno che mi si avvicinava. Emanava un forte odore di alcool, forse di quello che si era appena versato. Sentii una mano che si poggiava sul ginocchio che tenevo sull’altro e che, dolcemente ma con decisione, mi spingeva a riportarlo giù.
Avevo paura, vergogna, mille e mille pensieri mi prendevano. Pensai anche di togliermi la benda e prendere a schiaffi quell’individuo che mi stava toccando. Ma il mio corpo non rispondeva come avrebbe dovuto e lasciai che le mie gambe si scavallassero.
Provai brividi incredibili quando sentii le sue dita superare il limite delle calze fino a trovare l’elastico del perizoma. Provai a stringere le gambe quando mi resi conto che stava per sfilarmelo, cercai persino di fermarlo prendendogli un polso con una mia mano, ma la sua fermezza mi fecero fermare e lasciai che tirasse giù quell’unico pezzo di stoffa che copriva la mia intimità più recondita. Addirittura sollevai il busto per permettergli di sfilarmela del tutto. La lasciò cadere ai miei piedi e rimase per qualche momento a guardarmi.
Provavo una vergogna incredibile e tremavo tutta, ma sentivo che i miei capezzoli tradivano la mia eccitazione spingendosi quasi a perforare la stoffa del vestito.
Le mani che mi avevano sfilato le mutandine presero ad armeggiare col fermaglio del vestito dietro al mio collo, slacciandolo e facendo cadere giù la parte superiore che copriva il mio seno. Con un gesto istintivo portai al petto un braccio fermando il vestito che cadeva giù, ma la stessa mano lo allontanò lasciando così che il mio seno fosse completamente alla vista di tutti.
Sentii il mio cuore fermarsi e le mie guance avvampare di vergogna. Avrei voluto alzarmi e fuggire, gridare che mi lasciassero in pace e che se ne andassero. Provavo una vergogna tale da provocarmi un nodo alla gola e una prima, incontenibile voglia di piangere.
Il rumore delle carte mischiate e distribuite mi fece trasalire. Stavano continuando a giocare, a sfidare la fortuna per avere il mio corpo.
Qualche secondo ancora di silenzio in cui la musica sembrava farla da padrona, e poi una mano che prendeva la mia e mi spingeva a seguirlo. Mi alzai e mi feci portare al centro della stanza. Capii cosa voleva e iniziai una specie di danza, dei movimenti sinuosi che provocò in uno degli astanti un battito di mani al ritmo della musica. Portai le mani ai fianchi per far scivolare in basso il mio vestito ma mi fermai. La paura e la vergogna di quello che stavo facendo mi stavano prendendo e mi fermai, ma il ritmo delle mani si fece più insistente, più cadenzato e io fui presa da quel vortice assurdo.
Lasciai cadere in terra il vestito e mi resi conto allora di essere completamente nuda, coperta solo da calze e reggicalze, sorretta da scarpe da un tacco vertiginoso.
Mi fermai e percepii distintamente un leggero fischio di approvazione di uno dei presenti.
Fui lasciata lì, in piedi, al centro della stanza mentre li sentivo continuare la partita. Le carte mischiate, distribuite, sbattute sul tavolo, l’alcool che veniva versato e il fumo di una sigaretta che mi arrivava alle narici fin quasi a farmi tossire.
Non so quanto tempo passò. Alla fine sentii due mani che mi accarezzavano, che arrivavano al mio colle e che mi allacciavano qualcosa che immaginai fosse il collare. Cercai ancora una volta di fermare quell’ultima umiliazione portando le mani al collo ma la dolcezza e la fermezza di quell’uomo mi fecero desistere e il collare fu fissato.
Così, nuda e col collare al collo mi portarono all’ingresso e aprirono la porta. Istintivamente mi allontanai per la paura che un vicino mi potesse vedere in quello stato, ma la stessa mano di prima mi portò davanti alla porta aperta e mi lasciò per un attimo così. Poi sentii che mi porgeva un foglio di carta, forse la busta con i nuovi ordini.
Rimasi ferma come una statua senza volontà. Il mio angioletto mi spingeva a strappare quella busta, a prendere a schiaffi le persone che erano lì davanti a me, a chiudere loro la porta in faccia e di correre a farmi una doccia per cercare di cancellare la vergogna che mi aveva preso.
Presi la busta con entrambe le mani con l’intento di strapparla. Non mi pareva di essere combattuta, ero pienamente convinta e decisa a distruggerla.
La mia voce mi fece trasalire.
“Sono la sua schiava e la sua puttana.’
Ma ero proprio io quella che pronunciava quelle parole? Era Mirna? O era una sgualdrina da quattro soldi che stava prendendo il sopravvento?
Sentii a quel punto lo scatto della porta, mi girai e appoggiai la schiena allo stipite. Mi tolsi la benda e sospirai guardando il soffitto che mi girava attorno agli occhi.
Possibile che non abbia mai saputo ribellarmi? Possibile che abbia ubbidito ciecamente a ordini impartiti solo con i gesti, solo col contatto delle mani, senza aver mai sentito una sola parola dalle persone che giocavano a quel tavolo?
Mi diressi nel soggiorno guidata più dalla musica che dalla cognizione della mia casa. Entrai e vidi i bicchieri sul tavolo, le carte sparse dovunque, il vestito e il perizoma per terra.
Mi guardai le mani e vidi la busta tra me mie mani.
Sentii il cuore palpitare sempre più forte mentre, con le mani tremanti, cominciai ad aprire la busta.

RODOLFO.
Uscendo da casa continuavo a ripensare a quella serata fantastica che stavo vivendo. Dire che mi ero eccitato sarebbe stato limitativo, se non avessi inventato quel gioco non sarei mai riuscito spingerla a tanto. Mirna mi aveva offerto uno spettacolo impagabile ed ancora non mi capacitavo per come fossi riuscito a controllarmi senza abbandonarmi con lei a fantasticare tenendola tra le braccia e scopandola per tutto il resto della serata. Invece mi ero limitato ad accarezzarla, godendomi il suo streep-tease ed immortalarla con la videocamera del telefonino.

Ovviamente mi restava il dubbio che mi avesse riconosciuto, la sola spiegazione che avrebbe giustificato quel modo così estremo di offrirsi, altrimenti cosa avrei dovuto pensare, che mia moglie era pronta ad offrirsi interamente e senza ribellarsi alle volgari richieste di uno sconosciuto, pronta a lasciarsi trattare come una volgare puttana?
Me l’avrebbe mai confessato?

Si era lasciata trascinare nuda in quelle feticistiche calze nere in bilico sulle zeppe con il collare da schiava al collo. Immaginavo la paura ed il senso di vergogna al pensiero del rischio corso : essere vista da un vicino. Eppure non si era ribellata, l’aveva fatto ed ero certo che se l’avessi trascinata fuori da casa in quel modo mi avrebbe seguito. Ma chi avrebbe seguito il suo padrone o suo marito?
Ed era questo il punto che mi rendeva folle e la mia follia andava ancora oltre e diventava ossessione: oltrepassare i limiti di ogni pudore e offrirla per quello che aveva accettato di essere.
Il vicino certamente ci avrebbe scombinato l’esistenza, che figura ci avrebbe fatto la seria prof se si fosse fatta trovare in quel modo così sconcio? Con uno sconosciuto sarebbe stato diverso. Ripensai a quell’annuncio pubblicato su quel sito di padroni e schiave. Ripensai a quello che avevo scritto ed alla successiva risposta di Master Sesamo. Risuonavano le parole ‘ sottometterla ai miei desideri’ , ‘ voglio la sua completa trasformazione’ ‘sarà lei a chiederti di tornare desiderosa di spingersi sempre più in la’ ‘assaporare l’umiliazione’ ‘diventare una schiava sottomessa ed una squallida puttana da strada’.
Dopo aver visto come si era abbandonata, ignorando chi potesse avere di fronte, non ero più così certo che non avrebbe mai accettato di sottostare a delle richieste così assurde. Non solo ma l’idea di offrirla veramente ad un Master reale, mi intrigava, non sapevo resistere. Abbandonai la logica e mi giustificai pensando che non sarebbe cambiato niente , di fatto Mirna era come se si fosse già offerta ad uno sconosciuto, nessuno l’aveva spinta a fare quel che aveva fatto .
Così aprì il mio tablet e prima di leggere la mail di Mirna , fui preso dalla voglia di risentire Master Sesamo, eccitato come un adolescente davanti alla vista del suo primo nudo femminile. Non pensavo cosa avrebbe comportato quella scelta, volevo Mirna sottomessa , impudica, volevo vederla in un ruolo che non era il suo , svergognata, umiliata spinta in un abisso di perversioni senza limiti.
Riguardai il film che le avevo fatto e provai un intenso piacere ad immaginare che al mio posto ci potesse essere Master Sesamo.
E se glielo avessi inviato? Mirna sarebbe stata sicuramente d’accordo, anzi si era offerta lei stessa a lui. Non ci pensai due volte ed inviai al Master la registrazione.

Il tutto era venuto d’istinto , senza riflettere. E’ così che si commettono gli errori più grandi, per superficialità senza pensare alle conseguenze. Solo una frazione di secondo dopo iniziai a riflettere su cosa avessi fatto. Avevo spedito ad uno sconosciuto le immagini di mia moglie, indecentemente esibita. Ancora peggio era riconoscibilissima e non solo concludeva sbiascicando sommessa quella frase ‘sono la sua schiava e la sua puttana’ come se si stesse rivolgendo direttamente a Master Sesamo. Era comunque vero che al solo pensiero sentivo il mio sesso palpitare incarcerato nei jeans, ma altrettanto mi sentivo uno stupido per il rischio che stavo correndo. Il primo messaggio che avevo inviato a quel sito l’avevo scelto per destinatari della nostra regione e nella sua prima risposta mi aveva pure detto che abitava nella nostra città. Che cazzata avevo mai fatto? Come rimediare? Uno sconosciuto che avrebbe anche potuto essere il vicino di casa , un suo studente all’università , il bottegaio dell’angolo, avrebbe potuto essere in possesso di quella registrazione ; avrebbe anche potuto mostrarla a chiunque e Mirna non avrebbe mai avuto modo di negare quello che diceva di essere.

E tutto sembrava concatenarsi perfettamente alla lettera che le avevo lasciato nelle mani. Sapeva di certo che dipendeva solo da lei proseguire il gioco, non prima di aver messo in pratica il contenuto del nuovo messaggio. Ero stato volgare, al limite dell’insulto . Se avesse proseguito si sarebbe dovuta preparare a delle richieste ancora più spinte.
Per questo motivo ero stato ancor più perverso nella lettera che le avevo lasciato:

Lettera n. 6 : sei solo una puttana
Vedi non &egrave stato poi così difficile comportarsi come una puttana. La tua esibizione &egrave stata particolarmente eccitante e sono sicuro che tutti l’abbiano apprezzata . Già perché non penserai che io fossi solo ad ammirarti? Non solo ma ti ho anche filmata mentre senza nessun pudore ti sei spogliata davanti a degli sconosciuti accettando di offrirti come schiava al vincitore della partita.

Evidentemente se stai leggendo questa lettera sei pronta a proseguire e quel collare chiuso al collo da un lucchetto ne &egrave la dimostrazione. Per toglierlo saresti disposta a lasciarti trattare come questa sera? Ed io potrò tenere con me per sempre il film della mia schiava? O potrei perfino mostrarlo a chi mi pare? Magari con la richiesta che altri, dopo averti vista, possano reclamare un tuo nuovo streep e questa volta chissà dove.
Saresti solo un oggetto sessuale nelle mani del tuo padrone ,una vita da sottomessa, una prostituta sbattuta su qualche marciapiede della periferia sotto gli occhi di tuo marito.
In realtà potrebbe aver organizzato tutto lui per creare una situazione così perversamente eccitante e forse io non esisto, potrei essere solo una sua invenzione. Potrebbe, ma potrebbe anche non essere così.

Sei ancora in tempo per fermarti , ma se vuoi ricevere una nuova mail prima devi fare ciò che ti chiedo. Devi scrivere una mail a tuo marito , simile a quello che trovi qua sotto.

‘ho accettato quello che mi hai chiesto ed ora sono la schiava del master a cui mi hai ceduto. Sono pronta ad accettare di essere educata come più gli aggrada perché possa realizzare la mia completa trasformazione da signora per bene e moglie irreprensibile nella sua schiava sessuale , a disposizione permanente sua o delle persone a cui vorrà offrirmi perché impari ad esibire il mio corpo lasciandomi usare come vorrà provando il piacere e la vergogna di offrirmi come una volgare prostituta
Il mio padrone potrà disporre di me come riterrà più opportuno ed io accetterò ogni sua decisione senza protestare qualunque cosa mi chieda .E’ quello che desideri anche tu? ‘.

I casi sono due tuo marito sa e quindi non sarà sorpreso di ricevere questa lettera.
Tuo marito ignora completamente tutto e finalmente potrà capire quanto sia depravata sua moglie.

Ora vai al computer zoccola, scrivi a tuo marito e poi se vorrai continuare chiedilo umilmente al tuo padrone . Decidi tu se vuoi continuare .Ma pensaci potrebbe essere l’ultima volta che puoi scegliere, perché se ti venisse imposta la terza regola dovrai solo ubbidire a ciò che ti viene chiesto e dopo non sarebbe più lo stesso’

MIRNA
Leggevo la lettera tremando, a volte dovevo fermarmi perché anche la testa cominciava a girare.
Ma come potevo accettare di essere trattata in questo modo da uno sconosciuto? E come si permetteva lui a chiamarmi puttana, persino zoccola. Oddio, non riesco nemmeno a pensare una parola simile. Erano parole che mi facevano sempre scandalizzare e oggi le avevo accettate rivolte a me.
Arrivai alla fine della lettera con il cuore che mi batteva a mille. Che vergogna Dio mio. Avrei voluto nascondermi e cercare in qualche modo di dimenticare l’accaduto.
Mi appoggiai sfinita allo stipite della porta di casa. La testa continuava a girarmi e io mi sentivo sporca come non mai. Come avevo potuto arrivare fino a questo? Come avevo fatto a mostrarmi nuda davanti ad estranei? Oddio ero nuda e nuda mi avevano vista, guardata, fotografata e filmata, poi, alla fine, ho persino detto quella frase.
Mi coprii il viso tra le mani e andai barcollando in camera mia. Vidi il letto con ancora su il reggiseno, la medaglietta e il guinzaglio. Il guinzaglio, sì, il guinzaglio era sempre lì e persino lui sembrava quasi volesse prendersi gioco di me. Portai meccanicamente la mano alla gola e sentii il cuoio del collare e poi il freddo metallo del lucchetto. Vidi la mia figura riflessa nello specchio, vidi la figura di una prostituta vestita solo con reggicalze e calze. Iniziai a piangere.
Con le guance che si rigavano di lacrime mi avviai verso il soggiorno sperando di trovarlo in ordine come sempre, sperando che tutto questo fosse solo un brutto sogno.
Ma le carte erano ancora lì, i bicchieri sporchi di alcool erano sul tavolo, le mie mutandine, quelle mutandine che mi sono fatta sfilare da mani estranee, quando nemmeno mio marito aveva mai provato a farlo ‘ e il vestito ancora lì a terra ‘ e la musica ‘ oddio la musica ‘ c’era ancora la musica e avevo la testa che girava, girava, girava.
Guardai la lettera che era ancora nella mia destra, la presi con l’altra mano e con un gesto pieno di rabbia la strappai in due pezzi che poi lasciai cadere a terra. Toccai ancora il collare e sentii i miei capezzoli ancora duri.
Cosa mi stava succedendo? Avevo sempre odiato, anzi provato ribrezzo verso tutto quello che andava al di là dell’amore, verso tutto quello che era sesso e solo sesso, un sesso sporco e volgare, come lo definivo sempre. Eppure proprio io avevo fatto qualcosa che odiavo, che mi faceva davvero ribrezzo. Lo avevo fatto e ‘ oddio ‘ ne avevo provato persino piacere ‘ persino quelle parole a me rivolte riuscivano a darmi un brivido di paura, vergogna e ‘ piacere.
Istintivamente mi chinai a raccogliere la lettera strappata da terra e mi diressi verso lo studio. Accesi il computer e mi sedetti davanti al monitor.
Ad ogni gesto che facevo il mio angioletto buono cercava di richiamarmi all’ordine, mi sgridava persino, mi urlava ‘che fai’ di continuo. Ma ormai non lo ascoltavo più.
Entrai nella mia posta elettronica e cliccai sul tasto ‘Nuova mail’. Copiai dalla lettera che avevo in mano il testo che il master mi ordinava di mandare a mio marito, misi l’indirizzo di posta e pigiai subito l’invio temendo di ripensarci su.
Poi aprii una nuova mail e mi fermai un attimo. Avrei dovuto scrivere al master. Dovevo scrivere al master. Dovevo comunicare al mio padrone la mia intenzione a continuare ‘ e dovevo chiederglielo con umiltà.
Le parole vennero spontanee.
‘Mio padrone, le chiedo umilmente di voler considerare la mia intenzione a continuare questo che lei e mio marito chiamate gioco. Sono pronta a ubbidire ai suoi comandi e a seguire le sue regole. Anche se ho paura e vergogna, sono pronta a essere la sua schiava e la sua puttana. A questo punto non so come dovrei firmarmi perché non so più se sono ancora io.’
Restai per molti minuti a fissare le parole che avevo scritto senza nemmeno leggerle. Il mio sguardo andava oltre il monitor, oltre l’infinito, cercando forse di raggiungere la mia vera essenza, quella che mi aveva accompagnata per tanti anni, dall’infanzia all’adolescenza e poi alla maturità, quell’essenza che ormai sentivo fuggire lontano.
Pigiai l’invio e, lasciando tutto come si trovava, me ne andai a letto.
Domani mi aspettava il lavoro, per un attimo mi ricordai delle esercitazioni con gli studenti e poi ‘ poi forse mi aspettava una nuova vita.

MASTER SESAMO scrive a Rodolfo
Da quello che ho visto, direi un inizio promettente,sembra così docile e disponibile e in quella tenuta da troia &egrave perfetta. Sarà un piacere iniziare la sua educazione per fare di tua moglie una volgare puttana sottomessa, capace di offrirsi al primo venuto. Ma per far questo la voglio interamente mia e senza condizioni anche da parte tua. Quando sarà con me non sarà tua moglie ma solo una puttana una schiava del suo padrone il cui unico scopo sarà quello di darmi piacere. Poche regole, un abbigliamento appropriato al suo ruolo come questa sera ovunque la porterò, una depilazione totale, ed a mio piacimento un tatuaggio che indelebilmente le faccia capire che &egrave di mia proprietà. E’ chiaro che per la sua completa trasformazione dovrà accettare tutti i rapporti sessuali che avrò scelto per lei con chiunque e nei modi che le verranno di volta in volta indicati. Ora non ti resta che portarla da me perché possa capire le potenzialità della tua puttana. Alla mezzanotte dietro il cimitero di’ e visto che non mi hai detto come si chiama la chiamerò puttana, visto che deve diventare la mia troia sottomessa’

RODOLFO
Lessi tutto d’un fiato in preda al panico. Mi spaventava la sua arrogante supponenza nel dettare ordini sicuro che sarebbero stati eseguiti. Non ero disposto a lasciarci trattare in quel modo. Risposi semplicemente un secco ‘no, grazie’.
Scatenai un fitto scambio di mail

MS: ‘l’annuncio l’hai spedito tu io non voglio perditempo. Mi hai voluto offrire tua moglie come si offre una prostituta ad un cliente, come si vende una schiava al mercato delle schiave. E poi chi spedirebbe un film ad uno sconosciuto con la propria moglie concia come una zoccola che, rivolgendosi ad uno sconosciuto, afferma di essere la mia schiava e puttana? Potrei far visionare a piacere quei fotogrammi e chiunque potrebbe pensare che si stia offrendo volontariamente. Non vedo altre scelte lei &egrave già la mia schiava, e la chiameremo puttana perché capisca che per me &egrave solo un oggetto di piacere’
R: ‘Si chiama Mirna e non &egrave la tua puttana’. Stizzito gli fornivo un altro dato identificativo di mia moglie.
MS: ‘allora quelle belle tette hanno anche un nome. Se vuoi posso mettere la registrazione in rete, Mirna la puttana sottomessa , o se preferisci mantenere l’anonimato mi accompagni quella puttana di tua moglie all’appuntamento e me la affidi per iniziare la sua educazione da troia?’
R.: ‘io pensavo che potesse essere solo un gioco’obiettai.
MS: ‘e chi ci crede? Sei tu il primo che la vuole vedere trasformata in una zoccola’

Trovai quella risposta, secca,supponente ma non potevo fare a meno di esserne perversamente attratto. Era quello che avevo cercato ma l’idea che quella fantasia potesse trasformarsi in realtà mi metteva i brividi. Certo, mi stavo comportando in maniera abietta. Giocavo con la dignità di mia moglie facendo si che quella che era una fantasia ,ogni minuto prendeva sempre più una dimensione reale. Come avevo potuto? Avevo smesso di scrivere e per un attimo cercai di trovare una dignitosa soluzione, una via di mezzo che potesse almeno accontentare le mie voglie senza spingere Mirna nelle mani di quel maniaco. Arrivò una nuova mail ma non da Master Sesamo. Mirna.

Lessi tra lo stupore, l’eccitazione e l’incredulità.
Mirna aveva riscritto quello che , fingendomi il suo Master, le avevo chiesto di inviarmi. La sua era una capitolazione completa , aveva usato parole che mai avrebbe accettato fossero rivolte a lei.
Avevo sperato che si lasciasse prendere dal gioco, avevo orchestrato tutto in maniera perfetta. Le frasi che avevo scritto per lei mi eccitavano ancora di più sapendo che Mirna le aveva lette e riscritte provando chissà cosa, vergogna , piacere o entrambi ? Lei aveva scritto ‘ora sono la schiava del master a cui mi hai ceduto’
Quando le scrissi non avrei mai pensato quanto vicini alla realtà saremmo arrivati . Master Sesamo era quella realtà.
Mirna era pronta ad accettare di essere educata trasformata da signora per bene e moglie irreprensibile in una schiava sessuale.
Master Sesamo per un strana sorte interpretava quello che avevo chiesto a Mirna. Era innegabile l’avevo cercato io e la mia follia si era spinta a spedirgli anche il filmato.
Rilessi la mail di Mirna e perversamente la immaginai nelle mani di M aster Sesamo e non riuscii ad evitare che la mia eccitazione aumentasse.Poi a quell’ultima frase non riuscii che dare una sola risposta: desideravo che Mirna assaporasse interamente la vergogna della sottomissione. Come se le volessi chiedere di essere quello che non era stata per una vita.
Allontanai ogni scrupolo. Ripresi l’ultima mail del Master mi convinsi che era che un gioco, una nuova esperienza che stavo condividendo con Mirna. Quella sera Mirna si stava trasformando in un’altra donna stava per entrare in un mondo che non le apparteneva e non le era mai appartenuto, aveva accettato il ruolo di schiava e puttana. Nessuno l’avrebbe mai immaginata in quella parte e questo nostro segreto l’avremmo condiviso solo con Master Sesamo.

Gli risposi semplicemente
‘Cosa dovrei fare?’
MS: ‘Ti ho già detto dove portarla, appena arrivi fai scendere dall’auto quella puttana di tua moglie. Sono impaziente di iniziare la sua educazione e ovviamente di approfittare un po’ delle sue grazie’
Cercai di fargli capire che non sarebbe stato facile convincere Mirna.
MS: ‘Troverai il modo ne sono certo , ma adesso non cercare altre scuse,tanto so che ci verrete perché la tua puttana Mirna non aspetta altro e tu vuoi che lei diventi la mia schiava. Non &egrave vero?’
Mi sentii umiliato, ma risposi come si aspettava ‘Si voglio che mia moglie Mirna diventi la tua puttana sottomessa’
MS: ‘allora per vedere che sa mostrarsi per quella troia che &egrave, me la consegni come me l’hai mostrata nel video, bendata, nuda come una prostituta, una puttana che offre gratuitamente il suo corpo, la sua bocca ed il suo sesso a chiunque il suo magnaccia la voglia cedere. Per farti provare l’ebbrezza di offrire tua moglie ad uno sconosciuto, falla scendere dall’auto mettila davanti con le mezze luci accese solleva la sua gonna e fami apprezzare il suo culo e le gambe facciate dalle calze. Poi sfilale il vestito lentamente. Una volta restata nuda le fai fare qualche passo verso il centro della piazza e te ne risali in auto mentre io mi avvicino a lei e me la prendo in consegna’

Le sue parole mi fecero rabbrividire ‘cosa vuol dire che la prendi in consegna?’
MS: ‘Tu stai a vedere. Una cosa certa che dovrà restare rigorosamente bendata’
Master Sesamo mi lasciò così .Provai uno strano sentimento quello di aver spinto Mirna troppo in la, di averle fatto varcare una soglia che avrebbe segnato la nostra coppia. Come se avessimo aperto un capitolo di un libro eccitante ma da cui non saremmo più tornati indietro prima di vedere o di esserne, volenti o no, la conclusione.

Così ormai avevo deciso , non sarei tornato indietro.
Avrei solo dovuto cercare un modo per condurla all’appuntamento.
Più continuavo più mi sentivo perverso ed allo stesso tempo non mi capacitavo delle richieste umilianti che avrei continuato a proporre a mia moglie.
Si, perché l’idea che mi era venuta era oltremodo perfida.
Inviai un sms sul suo cellulare, continuando a fingermi in riunione.

NUOVO SMS DI RODOLFO A MIRNA
‘Cosa ti &egrave saltato in testa. Io sono ancora in riunione e la mail che hai inviato l’ha letta la mia segretaria, che me l’ha poi fatta avere. Sai che bella figura ora lei sa che sei interamente asservita ad un padrone. Comunque &egrave quello che voglio pure io. Master Sesamo ti invierà una mail con le nuove richieste se vuoi non aprire la mail e non sarai obbligata a metterle in pratica. Dipendesse solo da me vorrei che tu la legga.
Dimenticavo, il tuo padrone vuole che d’ora in poi io mi rivolga a te chiamandoti puttana. Di fatto mi ha fatto osservare dopo quello che hai fatto questa sera non potrebbe essere diversamente.
A più tardi puttana’

MIRNA
Il letto quella sera mi sembrava più scomodo del solito. La camicia da notte mi dava fastidio, le lenzuola mi davano fastidio, il buio ancora di più e persino il silenzio era troppo rumoroso.
Mi alzai lentamente pensando che un bicchiere di acqua fresca potesse alleviare il mio malessere. Prima di uscire dalla camera mi guardai ancora allo specchio. Ero di nuovo io, con la camicia da notte che arrivava fin quasi ai piedi. Ai piedi del letto c’erano ancora le calze, il reggicalze e, in terra, le scarpe col tacco alto.

Lo squillo del cellulare mi riportò alla realtà. Lo presi e aprii il messaggio che mi era arrivato. Era mio marito. Lessi quelle parole tutte insieme, senza nemmeno fermarmi a riflettere.
La cosa che mi colpì e spaventò subito era che a leggere la mia mail era stata quella cretina della sua segretaria. Una stupida melliflua che non faceva che essere sempre pronta a dire di sì, a osannare ogni cosa facesse mio marito e a complimentarsi con me per il mio comportamento, la mia eleganza e il mio essere sempre in linea con la moda. Ma si capiva benissimo che mi odiava e che avrebbe fatto chissà cosa per mettermi in imbarazzo.
Ora lei sapeva tutto e sentii il mio cuore che si stringeva sempre più. Sperai che Rodolfo l’avesse comunque messa a posto o, per lo meno, fatto intendere che potesse essere solo un gioco tra due coniugi.
Guardai ancora verso lo specchio. L’immagine era quella di sempre. Cercai di sorridere, di riconoscermi, di capirmi. Le mie mani scesero sui fianchi e, lentamente, sollevarono la camicia da notte facendola poi passare sopra la testa.
Ora ero nuda e mi guardavo di nuovo. Di quello che avevo fatto era restato quel collare al collo chiuso da un lucchetto di cui non possedevo la chiave. Sono forse questa? &egrave questa la vera Mirna? E prima chi ero? Mi sembrava di vivere in un film in cui ero io la principale protagonista.
Senza rendermene nemmeno conto andai allo studio e, nuda come ero, mi misi di nuovo al computer. Il mio padrone mi aveva scritto e io dovevo leggere la sua mail.
Accesi il computer e attesi. Certo il mio angioletto continuava a dirmi di spegnere, di tornare a letto, di non fare pazzie. Ormai non lo ascoltavo più, sentivo l’adrenalina salire sempre più su e aprii la mia posta.

LETTERA N. 7 : PREPARATIVI PER L’INCONTRO CON IL TUO PADRONE
Ciao puttana, questo sarà il tuo nome, ti chiamerò sempre così ovunque saremo e tu mi chiamerai sempre padrone. Ovviamente ti firmerai allo stesso modo.
Ma meriti qualche spiegazione
Avevo scommesso con tuo marito che sarei riuscito a mostrarti in una tenuta indecente ad alcuni miei amici .Era sicuro che non avresti mai fatto niente alla cieca e che mai ti saresti lasciata convincere ad intraprendere un gioco tanto spinto. Se si fosse sbagliato però avrebbe dovuto accettare di giocarti ad una partita a poker e nel caso io avessi vinto avrebbe accettato di lasciare che ti educassi come una schiava usando qualsiasi mezzo e chiedendoti tutto ciò che avrei voluto.
Se stai leggendo questa lettera saprai bene che si sbagliava su di te.
Infatti sono venuto a casa tua con i miei amici e tu ti sei fatta trovare come avevo voluto: bendata in una tenuta molto poco conveniente e poi il resto lo conosci, non &egrave vero? Così mentre io e tuo marito giocavamo a poker la posta eri tu e via via che perdeva ti lasciavi esibire a degli sconosciuti sempre più nuda fino a spogliarti completamente in un eccitante streep a tempo di musica. Poi hai seguito le mie istruzioni fino ad ora senza mai opporti e tuo marito &egrave restato a guardare mentre tu ambiguamente non sapevi se queste fossero fantasie sue fino a capire a poco a poco che forse qualcun altro tesseva questo gioco perverso . Ciononostante tu hai continuato quasi gioendo delle tue esibizioni. Così anche tuo marito ha convenuto quello che gli ebbi a dire vedendo le tue foto di Parigi che sei il tipo di donna che ama essere sottomessa. Capisci, con il consenso di tuo marito verrai educata per essere trasformata in quello che solo per gioco avevi iniziato ad essere: una schiava.
E per dimostrarmi che non si opporrà mai a qualunque prova ti chiedo ha già lasciato che in casa mentre ballavi fossi io a spogliarti di fronte a degli sconosciuti . Spera che tu non lo deluda e che per amor suo tu possa accettare questa educazione passivamente senza mai opporti. Ti lascerai trasformare in una schiava e questa tua educazione ti servirà per saperti offrire completamente a lui

Quindi schiava ora &egrave tempo che tu raggiunga il tuo padrone.
Rimettiti il tuo vestito e scendi a prendere la tua auto. Hai capito bene, per la prima volta dovrai uscire da casa tua vestita come una battona con il rischio che qualche vostro conoscente ti veda.
Se ciò dovesse succedere meglio per lui che si lustrerà gli occhi dopo che per tanto tempo ti ha vista vestita quasi da suora.
Salita in auto sollevati la gonna da dietro in modo da sentire sedendoti il contatto del sedile con la pelle nuda,questo sarà sempre il tuo modo di sederti in mia presenza. Le ginocchia dovranno essere staccate e la gonna tirata sopra le ginocchia lasciandoti sufficientemente sexy per potermi raggiungere. Avvia l’auto e vai fino a via dei X. Parcheggia dal lato opposto dell’edicola. Li davanti batte sempre una puttana non puoi sbagliare. Scendi, attraversa la strada e dietro l’angolo destro dell’edicola troverai una busta con le indicazioni per come completare la serata.
Ciao puttana a presto

MIRNA
Stentavo a credere a quello che leggevo. Ora il padrone voleva che io scendessi e mi mostrassi come mi ero mostrata prima anche fuori, per strada, col rischio di essere vista da tutti, magari anche da qualcuno che mi conosceva.
Certo che mi avrebbero vista tutti. Era una sera calda e si avvicinava l’estate. Le strade dovevano essere piene di gente, anche se l’orologio mi diceva che era quasi notte inoltrata.
Ma che stavo pensando? Addirittura avevo pensato che potessi davvero scendere vestita in quel modo e andare in giro così? Stavo impazzendo forse? Mi resi persino conto che pensavo a quell’uomo chiamandolo ‘padrone’, come se lo fosse davvero.
Ma forse lo era davvero.
Strinsi i pugni cercando di ritrovare un ragionamento che filasse. Chiusi gli occhi stringendo anche quelli sperando di ritornare in me stessa, di riprendere per mano Mirna, di portarla sulla retta via.
Riaprii gli occhi fissando il soffitto, respirai profondamente e cercai di ritrovare la calma, quella calma che mi stava abbandonando.
Aprii una nuova mail per rispondergli, per dirgli che non sarei scesa, per prima cosa non sarei scesa così vestita, e poi a quell’ora una signora per bene non va in una strada di periferia dove ci sono ‘ oddio ‘ ma allora io sono davvero una puttana!
Iniziai a scrivere: ‘Non creda di aver trovato in me quel tipo di donna che coincide col suo modo di pensare. Lei &egrave solo un depravato e un mitomane. Io sono una signora per bene e mai e poi mai accetterei quello che mi sta proponendo. Mai e poi mai mi mostrerei per strada con quell’indumento che non può mai essere chiamato vestito. Mai e poi mai mi metterò in mostra accanto a delle prostitute di mestiere. Anche se ho fatto quello che ho fatto sono solo io che decido della mia vita e della mia posizione sociale. Ho sbagliato ma questo non significa che debba continuare a sbagliare. Per questo le comunico che non riceverà mai più mie mail e voglio che nemmeno lei ne scriva più a me. Cancelli il mio indirizzo e il mio nome, non le serviranno mai più.’
Con un sospiro di sollievo, come se mi fossi tolta un gran peso dallo stomaco, mi appoggiai allo schienale della sedia poggiando le mani sulle mie cosce.
Restai inebetita a fissare lo schermo e quelle parole che avevo appena scritto.
Pensai di aver preso la decisione più giusta, se avessi accettato non so dove sarei arrivata, non so dove quell’individuo mi avrebbe portata. Dovevo riuscire a salvarmi fino a che ero in tempo e ora ero ancora in tempo.
Rilessi lentamente quello che avevo appena scritto, rilessi tutto con calma, con la calma di chi era certo della decisione presa. Ma era quella la mia decisione?
Pensai alla serata trascorsa, al fatto che mi ero mostrata nuda a degli estranei. Anche allora ero calma, ma era una calma apparente. Era una calma dettata dall’impotenza, dalla vergogna e dalla paura che potesse succedermi qualcosa di peggio.
Se ora avessi accettato di uscire certamente le cose sarebbero peggiorate e poi ‘ poi non so dove mi avrebbero portato.
Ma c’erano le foto e il filmato che avevano fatto nella serata. Persino di quando io dicevo di essere una schiava e una p’ oddio, non ce la facevo a pronunciare quella parola.
Cosa avrebbero fatto con quelle foto? Di certo mi avrebbero minacciato, ma ero pronta a pagare qualsiasi somma mi avrebbero chiesto ‘ ma se poi non volevano danaro, ma il mio corpo?
Illazioni, i miei pensieri erano solo illazioni.
Mi ero vista allo specchio con quello straccetto addosso. Mi ero vista e non mi piaceva quell’immagine, eppure qualcosa mi aveva spinta a continuare, a presentarmi così a quegli sconosciuti, persino bendata, facendomi vedere e non potendo io stessa vederli.
Non posso negare che comunque la cosa mi aveva eccitata. L’adrenalina può farti piacere anche ciò che ti mette paura, come andare sull’otto volante, e, in quel caso, anche vergogna.
Ma uscire per strada in quel modo non avrei mai potuto farlo. Il solo pensiero mi metteva un’agitazione senza fine. Mi vedevo derisa e presa in giro da tante persone che conoscevo, mi vedevo per strada, sotto i ponti, cercando un punto più buio possibile per potermi nascondere.
Questo se mi avessero vista lì, dove il master voleva portarmi. Ma sarebbe stato lo stesso nel momento in cui sarei uscita dalla porta di casa e se avessi incontrato il mio vicino o, peggio, se nell’androne avessi incontrato il portiere. Per non parlare poi per strada, mentre andavo a prendere la macchina ‘ Dio mio che vergogna ‘ il solo pensare a tutto questo mi faceva stare in ansia ‘ e nemmeno ero uscita, anzi, avevo deciso anche di non uscire, di non ubbidire.
Ma se poi quelle foto e quei filmati fossero comunque andate in rete? Se le avessero viste i miei colleghi o i miei alunni?
Per un attimo pensai di andare comunque all’appuntamento, di andarci vestita normalmente, per incontrarlo e parlargli, forse sarei riuscita a farlo desistere e forse anche a farmi dare foto e filmati. Lo avrei convinto e tutto sarebbe finito.
Mi avvicinai alla tastiera, cancellai tutto e scrissi semplicemente: ‘va bene, padrone, scendo subito’, premendo l’invio senza più pensarci.
Oddio cosa avevo fatto! Avevo mandato una risposta che mi avrebbe condannata definitivamente. Non avevo pensato a nulla e non so nemmeno io come mi siano uscite quelle parole.
Inebetita da tanti pensieri mi alzai e, dimenticando di spegnere il pc, tornai in camera mia, aprii l’armadio e cominciai a pensare quale abito indossare. Prendevo i vestiti e li poggiavo sul letto, come facevo sempre quando dovevo scegliere il mio abbigliamento. Li poggiai sul letto accanto a quello che mi aveva mandato il master. In quel momento il mio cervello si svuotò, non riuscii più a pensare, ero priva di forze e di pensieri. Indossai calze, reggicalze e ‘quel’ vestito, misi le scarpe, mi truccai come mi aveva chiesto la prima volta. In soggiorno recuperai il perizoma e lo indossai. Presi la borsetta con i documenti e il cellulare e andai decisa alla porta. Nell’ingresso mi specchiai ancora una volta. Mirna era lì, ma non era lei, era solo una battona. Decisi di tornare indietro e mettermi più a mio agio ‘ tre, quattro passi verso la camera da letto e poi cambiare direzione e aprire la porta di casa.
Nello scendere sperai di non incontrare nessuno, specialmente il portiere. La mia speranza fu accontentata, non incontrai nessuno, andai nel garage e presi la mia macchina. Feci tutto di corsa perché dessi meno nell’occhio, anche se, forse, proprio quel muovermi in maniera forsennata poteva attirare di più l’attenzione di qualcuno.
Nel sedermi in macchina ripassai mentalmente tutto quello che avrei dovuto dire al master per interrompere questo stillicidio. Ormai ero convinta di quello che facevo e di quello che avrei fatto e detto una volta arrivata lì.
Ma, senza rendermene conto, mi sedetti in macchina facendo attenzione che la gonna salisse ancora un po’ e si vedessero bene le mie gambe.
MIRNA
Misi in moto col cuore che batteva a mille, forse faceva più rumore del motore della macchina. Il ricordo delle parole di una canzone di Venditti mi fece sorridere, ma, abbassando lo sguardo le mie gambe in bella mostra mi riportarono immediatamente alla realtà.
Per arrivare nel posto stabilito avrei dovuto fare una strada lunghissima, a meno che non avessi preso quella che rasentava quasi il centro della città, ma in quel caso sarei dovuta passare per un paio di strade molto trafficate. Pensai che fosse troppo pericoloso, avrei corso il rischio di essere vista con quell’abbigliamento, forse anche riconosciuta. Anche se a quell’ora sarebbe stato difficile incontrare qualche conoscente, il rischio comunque c’era e io non volevo certo correrlo.
Il semaforo rosso all’incrocio mi fece rallentare e quindi fermare. Rimasi in attesa della via libera con una tensione più che palpabile. Stringevo le mani sul volante con forza mentre ripassavo nella mente le parole che avrei dovuto usare con quell’individuo.
Vidi con la coda dell’occhio una moto che mi si affiancò. Mi venne un colpo quando vidi che aveva il capo rivolto verso il finestrino e mi guardava. Non portava il casco integrale e potevo vedere il suo sguardo e il suo sorriso. Portai una mano all’orlo della gonna e cercai di spostarla più giù, ma il risultato fu solo di far trasparire sempre più il mio imbarazzo e la mia vergogna.
Fortunatamente il verde mi liberò da quella situazione e potetti ripartire velocemente mentre il motociclista prese una strada diversa. Avevo temuto che mi seguisse e che addirittura fosse lui il master. Quando svoltai a destra vidi che prendeva la strada di sinistra e tirai un sospiro di sollievo.

Ad un altro semaforo controllai che avessi con me il cellulare, mi sarebbe potuto servire se avessi avuto qualche problema. Nella mia testa, nel mio cervello i pensieri si avvicendavano con un ritmo vertiginoso. Vidi che il cellulare era nella borsa, pensai addirittura di usarlo per chiamare la polizia. Pensai che fosse giusto chiamare prima mio marito. Lo presi e trovai sulla schermata ancora il suo sms. Oddio che stupida ‘ non gli avevo risposto ‘ il susseguirsi così frenetico degli accadimenti mi avevano fatto perdere la ragione a la padronanza di me stessa. Notai che anche la suoneria era muta, nel tornare a casa dal lavoro avevo dimenticato di rimetterla a posto.
Il clacson fortissimo di un autotreno mi fece spaventare ‘ lasciai cadere il cellulare nella borsa e ripresi a guidare, mentre un camion alla mia sinistra suonava e lampeggiava ‘ un uomo seduto al finestrino destro mi faceva strani cenni con le mani e con la lingua.
Ebbi una paura terribile e premetti sull’acceleratore, col camion che mi seguiva lampeggiando di continuo.
Poi, con gran sollievo, anche quel camion si allontanò prendendo la strada per la tangenziale ed io mi ritrovai vicino al luogo dell’appuntamento.

RODOLFO
Mirna mi aveva risposto, anzi aveva risposto al suo Master . Il mio sms ignorato, nemmeno un accenno di risposta. Mia moglie mi stava ignorando e stava seguendo le richieste del suo padrone. Avevo ideato tutto io eppure fui preso da un raptus di rabbia. Era quello che la mia fantasia depravata aveva immaginato per lei , portarla a vestirsi come una puttana per recarsi ad un appuntamento con uno sconosciuto a cui aveva accettato di appartenere . Forse mi pensava ancora come l’ideatore del tutto considerandolo ancora un gioco tra di noi.
Forse per questo non era stato neppure molto difficile essere convincente, nel ruolo del suo Master, scriverle in che modo avrebbe dovuto vestirsi. Lei era certa di incontrare il suo misterioso Master o se avesse trovato me , sarebbe stato il momento per chiudere quella serata.
Io a quel master gliela stavo veramente perché la iniziasse alla sua nuova vita di schiava e puttana sottomessa.

Quando arrivai all’edicola sul marciapiede camminava una puttana di colore che mi guardò incuriosita mentre trafficavo con la lettera in una mano e una benda nell’altra cercando solo il posto per sistemarle, come avevo indicato a Mirna nella lettera precedente.

Ma diceva un vecchio adagio che l’appetito vien mangiando.
Sostituii la busta e riscrissi il contenuto ancora più spinto
Lascia sulla busta una scritta eloquente
‘lettera n. 8 : adesso diventi la mia puttana’

Mi avvicinai alla prostituta,una corporatura simile a quella di Mirna, una minigonna di finta pelle rossa, a filo di mutanda e un reggiseno carioca che arrivava a filo dei capezzoli.
Mirna nel gioco aveva accettato di essere educata dal Master e trasformata da signora per bene e moglie irreprensibile nella sua schiava sessuale , a sua disposizione come una volgare prostituta. Non esitai e fui ancora più perverso. Non mi fu difficile convincere la prostituta ad assecondare il mio piano. Pagata profumatamente senza offrire nessuna prestazione non le sembrò vero.
Volevo semplicemente che si scambiasse i vestiti con mia moglie. Lei così schizzinosa come avrebbe potuto accettare di indossare le vesti di una sconosciuta prostituta da strada? Mostrò dei dubbi che Mirna potesse accettare , per questo le dissi di ricordarle che il suo Padrone, usai proprio quel termine, possedeva un suo film molto compromettente. Mi guardò ancor più perplessa. Così le descrissi Mirna , cosa faceva nella vita e mi presentai come il suo Master ,la persona a cui il marito l’aveva ceduta.
Ma non mi bastava e così le chiesi che, una volta completata la trasformazione di Mirna in Mirna la zoccola, le avrebbe dovuto sfilare il tanga, riaccompagnarla alla sua auto e dopo averla fatta sedere dalla parte del passeggero, obbligarla a restare con le gambe giù dall’auto , ordinarle di allargare le gambe in modo da offrire il sesso ad eventuali passanti o suoi clienti. Solo a quel punto l’avrebbe dovuta bendare e scoprirle interamente le tette .
L’ultima richiesta che le feci fu di ricordare a Mirna che una delle prossime sere il suo padrone l’avrebbe portata a battere su quel marciapiede vicino a lei.
La prostituta sembrava divertita di quella strana prestazione che le veniva richiesta e prima che la lasciassi mi chiese se le permettevo qualche sua variante al programma. Chiesi di sapere cosa fosse ma lei con malizia mi rispose ‘sorpresa’. Mi vennero i brividi, ma accettai ancor più eccitato.
Risalii sulla mia auto e mi spostai in modo da non poter essere visto ma in modo da non potermi perdere nessun particolare.

Ripensai ancora a Mirna sulla sua auto seminuda. Era bastata una sera per cambiarla così radicalmente? Oppure era qualcosa che aveva dentro, che non aveva mai osato svelarmi? Mi chiesi nuovamente perché non mi avesse chiamato . Offesa per l’ultimo sms che le avevo spedito?
Non l’avevo mai chiamata puttana , neppure nei nostri piccoli giochi. L’avevo spogliata, legata fotografata ma sempre con dolcezza. Forse aveva bisogno di sentirsi dominata, obbligata a spingersi oltre il suo pudore. Ecco questo non le avevo dato. Ora non le avrei risparmiato nulla,pensai.

Per questo mi sentii spinto a cercarla usando toni che non erano da me.
Le mandai un primo sms ‘ Ciao puttana, sono a casa e non ci sei, questo vuol dire che stai raggiungendo il tuo padrone vestita da troia .’
Poi un secondo sms ‘Non immaginavo che saresti diventata facilmente la sua schiava , un giocattolo sessuale nelle sue mani. Faccia di te un po’ quello che vuole, visto che ti piace essere trattata da zoccola.’
Ad una mail offensiva mi aspettavo una risposta. Niente.
Un ultimo sms ‘spero che il tuo padrone non abbia nessun riguardo e ti sappia trattare per quello che meriti’

Dietro l’edicola una macchina stava rallentando. Era quella di Mirna. Ora non mi sarei più fermato e l’avrei condotta verso l’abisso della depravazione della nostra coppia.
Inviai una nuova mail a Master Sesamo lo sconosciuto a cui stavo per offrire mia moglie :’ Master ti ho preparato una sorpresa tra poco ti porterò la puttana ‘.
La sua risposta chiara e sintetica ‘ Vi aspetto, e fai come ti ho detto. Ricordati solo che da questo momento tua moglie sarà la mia puttana e tu assisterai senza ribellarti alla sua degradazione sessuale, d’accordo?’.
Non potevo essere geloso, l’avevo voluto io, ma quelle parole mi infastidirono, come tutto quello che in precedenza Master Sesamo mi aveva scritto. Eppure non mi tirai indietro :’D’accordo mia moglie sarà la tua puttana senza che io mi opponga a nessuna tua scelta’
Forse l’avrebbe anche scopata, ed anche questo nell’accettazione del suo ruolo di Master, lo stavo mettendo in conto.
Ma quello che non sapevo era che non era più un gioco trasgressivo e che Master Sesamo avrebbe radicalmente cambiato la nostra vita.

MIRNA
Vidi l’edicola di cui si parlava nella lettera e mi avvicinai. Mi fermai lì vicino e lasciai i fari accesi. Cercai con lo sguardo qualcuno che potesse essere il master, ma vidi solo una ragazza di colore praticamente seminuda, con una gonna rossa piccolissima e un reggiseno che non copriva praticamente nulla. Sarei dovuta uscire e andare dietro l’edicola dove avrei trovato un’altra busta, ma la presenza di quella prostituta e il mio abbigliamento mi fecero fermare. La vergogna di essere scambiata per una di quelle mi prese talmente forte che non riuscivo quasi a muovermi. Il respiro si faceva sempre più affannoso e io non sapevo più se incontrare quell’uomo oppure no. Spensi il motore e le luci e mi fermai a pensare, la fronte appoggiate alle mani sul volante.
Rialzai gli occhi e vidi quella donna fermarsi a pochi passi da me osservandomi, come se mi conoscesse. No, ero convinta che non poteva essere vero. Sicuramente io non la conoscevo, così come lei non poteva conoscere me.
Stavo per mettere la mano sulla chiavetta di accensione quando mi ricordai della mia decisione. Dovevo scendere, recuperare la busta e incontrare quell’uomo. Sarebbe così tutto finito una volta per tutte, doveva finire. Ma ero comunque seminuda e la strada non era affatto deserta. Certo non c’erano pedoni, ma ogni tanto qualche macchina passava illuminando me e l’edicola. Se mi avessero vista e riconosciuta? Ma intanto dovevo recuperare quella lettera, dovevo, dovevo, dovevo.
Provai ad aprire lo sportello ma fui illuminata dai fari di una macchina e dovetti chiudere immediatamente. Riprovai e ancora dei fari mi illuminavano. Dovevo farmi coraggio e vincere la vergogna. Forse non mi avrebbero riconosciuta.
Così, convinta del mio ultimo pensiero, scesi dalla macchina e mi avviai di corsa all’edicola. Dietro, poggiata su un muretto trovai la busta e un foulard. Li presi entrambi senza chiedermi nulla, dovevo tornare alla macchina il più velocemente possibile. Aspettai il passaggio di un’altra macchina e, sempre di corsa, rientrai nella mia auto.

RODOLFO
Mirna si era fermata parcheggiando proprio davanti all’edicola. Spense il motore lasciando le mezze luci.
Vidi la prostituta guardare verso l’auto di mia moglie.
Mirna mi aveva stupito e la sua sottomissione al suo Master, ogni momento sempre più reale, mi avevano spinto ad andare sempre più avanti. Volevo solo un po’ più di trasgressione tra me e mia moglie ed invece la stavo preparando per consegnarla ad un vero master , per giunta sconosciuto. Volevo che ne facesse la sua schiava sottomessa ma tremavo al pensiero di alcune sue frasi che mi passavano a flash
”’Sono impaziente di iniziare la sua educazione’.’
””me la consegni nuda come una prostituta ‘.. mostrarsi per quella troia che &egrave’.’
”.approfittare delle sue grazie..’
Eppure non mi ero posto scrupoli lasciandole quell’ultima lettera e consegnandola di fatto nelle mani di una prostituta.

Mi batteva forte il cuore, aumentava quella perversa eccitazione di vederla completamente trasformata.

Mi chiesi di nuovo se continuare.Ora non sarebbe più stato quel gioco trasgressivo che avevo condotto sino a quel momento. Il gioco delle lettere che avevamo iniziato aveva preso un’altra piega molto più perversa di quanto potessi immaginare. Il rapporto tra me mia moglie sarebbe stato cancellato dal volere di uno sconosciuto e Mirna sarebbe diventata la sua preda la sua puttana. Stavo spingendo Mirna in un mondo che non riuscivo bene ad immaginare fatto di richieste che Master Sesamo avrebbe certamente imposto a mia moglie senza il mio consenso ,un modo quello del BDMS che non conoscevamo . Mirna aveva accettato tutto in buona fede per soddisfare il mio piacere. Ma io che forse avevo avuto modo di capire qualcosa di più come potevo pensare di portare l’amore della mia vita a tanta depravazione? Forse volevo infliggermi la stessa penitenza nel vedere mia moglie sottomessa ad uno sconosciuto? Ma quelle scelte le stavamo condividendo. Mirna aveva accettato il Master e quindi ora avrebbe dovuto accettare il resto qualunque fosse. Ora non c’era più tempo di ritrattare . Avevo preparato Mirna per Master Sesamo , come una puttana, ed era quello che mi aveva chiesto.
Abbassai completamente la guardia ed inviai a Master Sesamo anche tutte le lettere che avevo scritto a Mirna. In quel modo definitivamente gli stavo consegnando l’ultima parte della nostra privacy
Pensai a lei chiamandola mentalmente come mi aveva inculcato Master Sesamo. Mirna, mia moglie, la sua puttana stava accettando volontariamente tutto ciò che le veniva proposto quindi le nuove richieste che le avevo fatto avere sarebbero state perfette per farne una prostituta. Non si offriva più a me ma ad uno sconosciuto, che neppure io conoscevo. Già,era l’ultima perplessità. E se fosse stato qualcuno dei nostri conoscenti? Meglio pensai del resto anche Mirna sicuramente l’avrebbe pensato eppure si stava sottomettendo a richieste che mai avrebbe accettato.

Quasi affannato ed in uno stato di perenne erezione,alzai lo sguardo dal portatile verso l’auto di Mirna . La vidi scendere. Cazzo una troia, era vestita come le avevo chiesto, lei così riservata stava attraversando una strada in quello straccetto di vestito. Sculettante, su quei taccazzi. La vidi armeggiare dietro l’edicola , raccogliere quello che le avevo indicato , mentre i fari di un’auto illuminavano le sue gambe , cosce nude calze e reggicalze ben in esposte da quella gonna troppo corta. Quasi spaventata ritornò subito dopo di corsa verso la sua auto.

Ora avrebbe letto il contenuto della nuova lettera. Ancora presa dal ritmo del gioco avrebbe accettato di mettere in pratica il contenuto, come dettato dalle regole del gioco. Ma non era più un gioco. Forse la speranza di trovare una lettera con la famosa terza regola che le avrebbe tolto ogni scelta e l’avrebbe giustificata ad accettare qualunque cosa,anche la più vergognosa ed indecente.

MIRNA
Nell’abitacolo della macchina mi sentii più al sicuro, almeno le auto di passaggio non avrebbero potuto vedermi o, quanto meno, non potevano vedere in che modo mi ero vestita. Mi detti più volte della stupida per essermi abbigliata in quel modo tanto sconcio, ma oramai ero lì e non potevo certamente ritornare a casa. Dovevo vedere quella persona e dovevo assolutamente tirarmi fuori da questo pasticcio.
Avevo tra le mani un foulard e la lettera. Gettai il primo sul sedile del passeggero e tenni tra le mani la lettera. Non sapevo se aprirla e leggerla o se stracciarla, buttare via tutto e tornarmene a casa. Ma non mi costava nulla leggerla, poi avrei comunque potuto strapparla e chiuderla lì.
Aprii la lettera con una certa eccitazione e la lessi, senza interruzione, tutta d’un fiato.

LETTERA N. 8: ADESSO DIVENTI LA MIA PUTTANA
Prendi la benda e consegnala alla tua compagna di lavoro che batte sul marciapiede davanti a te. Lei sa cosa fare tu devi solo ubbidire alle sue richieste e ti accorgerai che per una seria professoressa universitaria come te non &egrave poi così difficile trasformarsi in una volgare donnaccia da marciapiede. Io arriverò poco dopo. Tu dovrai restare in silenzio sempre, ripartiremo e quando ti farò ridiscendere ti lascerai ammirare per quello che sarai diventata. Immagino sarai stupenda in questa tua disponibilità così eccitante seminuda in un vicolo illuminata dai fari di un’auto.

MIRNA
Non potevo credere a quello che leggevo. Ora si rivolgeva a me proprio come se io fossi una donna da marciapiede. Mi parlava di quella donna che passeggiava vicino all’edicola e ‘ e che mi guardava come se io facessi il suo stesso mestiere. L’aveva chiamata la mia compagna di lavoro. Ma come si permetteva. Sentii il sangue arrivarmi alla testa. Certo se fosse capitato in quel momento davanti a me l’avrei sicuramente preso a schiaffi e l’avrei mandato a quel paese.
Addirittura avrei dovuto ubbidire alle richieste di quella donna ‘ di quella puttana. Ma per chi mi aveva preso, pensava davvero che io fossi così accondiscendente e così depravata da assecondarlo anche ora. Doveva toglierselo dalla testa, e io dovevo far qualcosa perché questo avvenisse il più presto possibile. ‘Lo dovrò incontrare’, pensai ‘sì, e mi sentirà, come ora mi sentirà quella ‘ quella lì che mi sta fissando sorridendo.’
Così, in preda a un forte nervosismo, strinsi tra le mani la lettera, raccolsi il foulard e scesi dall’auto, proprio quando venivo illuminata dai fari di una macchina. Mi fermai un attimo presa dalla vergogna. Mi avevano vista, sicuramente mi avevano vista. Che vergogna, Dio mio che vergogna. Così, con un passo meno sicuro di prima, mi avvicinai a quella signora.
‘Allora sei proprio tu la zoccola!’ Mi disse quando mi vide fermarmi davanti a lei.
Rimasi paralizzata da quelle parole e riuscii solo a dire un ‘Co’ co’ come?’
‘Devo fare i complimenti al tuo padrone’, continuò girandomi attorno e squadrandomi da capo a piedi, ‘sei proprio una bella gnocca, ha scelto proprio bene.’
‘Non ‘ non capisco’ risposi sorprendendomi a balbettare e sentendo un certo brivido corrermi lungo la schiena. Non ero preparata a questo approccio, pensavo di dettare io leggi e condizioni, invece mi trovai spiazzata e non riuscivo a controbattere. La vergogna era tanta e non riuscivo più nemmeno a pensare. Avrei voluto sprofondare e scomparire all’improvviso, ma mi ritrovavo lì, davanti a quella donna ad ascoltare ogni cosa ‘ e non avevo il coraggio di controbattere.
‘Non devi capire’, proseguì, ‘devi solo ubbidire e fare quello che ti dico io. Credo che avrai molto successo tra i maschi. Chissà quanto cazzi prenderai.’
Ero bloccata, terrorizzata, paralizzata. Non riuscivo a muovere un muscolo né a proferire nessuna parola.

‘Ora faremo un piccolo scambio’ continuò, ‘tu metterai i miei vestiti e io i tuoi.’
La guardai incredula. Ma era impazzita? Era impazzito anche il master? Come poteva pensare che io potessi vestirmi esplicitamente da prostituta? Anche se il mio vestito era indecente, quello era quanto meno improponibile.
‘Hai capito puttana?’ la voce un po’ alterata di quella donna mi fece trasalire. Riuscii solo ad abbassare lo sguardo e dire un ‘S’ s’ sì’ quasi sottovoce.
‘Non ho sentito quello che hai detto.’ Mi disse con tono di impazienza.
‘Sì, ho capito.’ Risposi immediatamente meravigliandomi della risposta.
Un gran sorriso comparve sul viso di quella donna che mi si mise alle spalle slacciandomi il nodo che reggeva il vestito.
‘Ma come, qui per strada?’ dissi allontanandomi di un passo e mantenendo il vestito sul seno.
‘Vorresti una cabina di prova magari, eh puttanella? Non fare la stronza e spogliati.’
Mi guardai intorno e l’edicola venne in mio soccorso. Mi misi dietro quella costruzione e mi sfilai il vestito allungandolo a quella donna che, ridendo, mi dette la sua gonna e il suo reggiseno. Mi rivestii di tutta fretta rendendomi subito conto quando fossero inesistenti, anche se quest’ultimo doveva essere di una misura più piccola della mia. Rimasi ferma dietro l’edicola perché mi mancava il coraggio di uscire allo scoperto. Quella donna, che col mio vestito sembrava già una persona quasi normale, rise ancora tendendomi la mano.
‘Dai puttana, non vorrai stare lì dietro per tutta la notte? Vieni a sederti in macchina.’
Tremando e piena di vergogna la seguii, ma lei non mi fece entrare dal lato guida, ma dal lato passeggeri, tenendo spalancata la portiera, facendomi sedere con le gambe fuori dalla macchina. Poi, lentamente, portò le mani ai miei fianchi e prese il perizoma cercando di sfilarmelo.
‘No, per favore’ dissi in preda al panico.
‘Sei solo una puttana,’ disse quella donna con aria sarcastica, ‘non puoi mai dire no, devi solo ubbidire e basta!’
Quindi, con decisione, mi sfilò il perizoma e mi tenne larghe le gambe. Si alzò e, fatti un paio di passi indietro mi osservò come si osserva un’opera appena compiuta.

Istintivamente portai le mani al pube perché era praticamente scoperto e alla vista di quelli che potevano passare, in auto o a piedi. Ma lei prese ancora le mani e me le mise dietro la schiena, quindi si allontanò di qualche passo.
Un’auto passò illuminandomi e suonando il clacson, poi un’altra e poi ancora un’altra ‘ avevo il cuore che ormai era impazzito. Mi mordevo le labbra e mi maledicevo perché non ero stata capace di replicare. Ci fosse stato almeno Rodolfo, già, mio marito, ma era stato proprio lui a cacciarmi in quella situazione. Mi girai verso la borsa per prendere il cellulare. Volevo dirgli in che situazione mi trovavo e che mi venisse subito a prendere. Ma quella donna fu più svelta di me. Prese il cellulare e mise la funzione fotocamera, cominciando a scattare qualche foto. La cosa non passò inosservata a un gruppetto di passanti che fece per avvicinarsi. Erano tre ragazzi sui vent’anni, anche loro di colore, che si fermarono vicino a quella donna salutandola. Mi terrorizzai per la vergogna e chiusi repentinamente lo sportello nascondendo il viso tra le mani. Sentii i tre parlare con quella donna molto amichevolmente, credo che si conoscessero bene, forse erano suoi clienti o amici.
Lo sportello della macchina si aprì di scatto e quella donna mi afferrò per un braccio.
‘Lasciami, lasciami,’ dissi in preda al panico, ‘voglio andar via, voglio andarmene, voglio tornare a casa.’
‘No che non te ne vai, puttana,’ disse la donna facendomi scendere, ‘il bello deve ancora venire.’
Quando fui in piedi, si mise dietro di me e mi bendò col foulard che le avevo dato, poi mi fece girare e appoggiare col busto sul cofano della macchina. Il panico mi stava distruggendo, in quella posizione avevo tutte le mie intimità in bella vista, ma questo non bastava ancora.
Sentii della mani che mi allargavano le gambe, altre mi prendevano le natiche e le aprivano per gustarsi meglio lo spettacolo e non solo. Sentivo distintamente anche gli scatti della fotocamera del mio cellulare e forse anche quello di qualcun altro.
Qualcuno mi sfiorò nelle parti più intime, passò le dita tra le grandi labbra esclamando con ironia: ‘Questa puttana &egrave tutta bagnata, sta godendo.’ Parole che mi colpirono come una pugnalata allo stomaco. Che vergogna, che vergogna, eppure avevano ragione, mi stavo eccitando ‘ e loro se ne erano accorti.
Sentivo le dite che mi esploravano, passavano dalle grandi labbra al mio buchino. Le carezze non finivano ed io rimanevo immobile, paralizzata, terrorizzata, tremante e in preda al panico.
Sentii un’auto che si accostava e si fermava. Qualcuno che si avvicinava a noi.
‘&egrave tutta sua.’ disse la donna al nuovo venuto.

RODOLFO

Passarono minuti interminabili. Forse era troppo quello che le avevo chiesto, conoscendola mi aspettavo che ripartisse,invece spense i fari dell’auto.Solo qualche secondo poi la vidi scendere mentre un’altra auto la illuminò completamente. In quella via, in quella tenuta, chiunque avrebbe pensato che si trattasse di una puttana. Io mi godevo quello spettacolo di mia moglie in mezzo ad una strada malfamata per le frequentazioni equivoche.
Si avvicinò alla ragazza di colore . Mai avrebbe pensato di trovarsi faccia a faccia con ‘una di quelle’ come le chiamava. Mi chiedevo cosa sarebbe successo. Avrebbe ceduto alle richieste che la prostituta nigeriana stava per farle?.

La vidi immobile mentre la puttana le stava parlando. Sembrava impietrita.
La prostituta le allungò una mano sulla spalla slacciandole il nodo dell’abito che le cadde davanti.
Mirna fece un passo indietro trattenendolo per evitare che le scoprisse le tette. Si girò e raggiunse il dietro dell’edicola. Restai a bocca aperta vedendola farsi scivolare l’abito da dosso restando nuda calze reggicalze e con quel minuscolo perizoma.
Mirna la seria professoressa si stava mostrando nuda ad una puttana.Lei senza fretta né alcun ritegno si tolse la gonna ed il reggiseno e, dopo aver indossato l’abito di Mirna, li porse a mia moglie che era restata immobile con le braccia conserte a coprirsi le tette. Mirna li recuperò velocemente e altrettanto velocemente se le infilò.
La vidi armeggiare sul reggiseno,evidentemente di una misura più piccola ed era evidente che coprisse ben poco.

Senza opporsi ad altro, vidi la prostituta farle un cenno e prendendola per mano trascinarla verso di se. Ora la potevo ammirare in tutta la sua volgare indecenza
L’abito di Mirna aveva conferito alla nera un aspetto quasi normale. Se qualcuno avesse buttato uno sguardo in quel momento non avrebbe avuto dubbi nell’indicare chi tra le due fosse la puttana.
La nera sembrava quasi una signora per bene. Mirna una volgare zoccola da strada.
Le rare macchine che passavano ne evidenziavano ancora di più l’indecenza.
Mirna si lasciava guidare dalla nera che dopo averla spinta a mettersi seduta sull’auto, come le avevo chiesto le sfilò. Imbambolata mia moglie si lasciava fare ogni cosa. Praticamente nuda offerta ai passanti come una volgare donna da strada con indosso una minigonna di finta pelle calze e reggicalze con le gambe divaricate giù dall’auto.
Immaginai la sua vergogna.Fari di auto che passavano la illuminarono a giorno clacsonando quasi ad approvare lo spettacolo inverecondo che stava offrendo. Mi pentii per averla offerta ma ormai non sarei riuscito ad impedire la sua discesa verso un laido degrado. Della seria signora che era rimaneva ben poco.
Se l’avesse vista un suo studente ? Lei la seria professoressa , così bella, ricca e stimata di giorno era trasformata in una donna da strada. Era eccitante avvilirla e costringerla a quello che fino a qualche tempo fa non avrebbe mai immaginato. Le avevo aperto una porta su un abisso morboso di piacere mio e forse anche suo che provava lasciandosi spingere a tanta depravazione.

Di colpo si retrasse e chiuse la portiera dell’auto. Mi accorsi che dietro alla prostituta si erano raccolti tre ragazzi anche loro di colore.
Ebbi paura e per un attimo immaginai il peggio. Cercai di trovare una via d’uscita ma i fatti si avvicendarono velocemente. Uno dei tre aprì lo sportello dell’auto di mia moglie che venne afferrata per un braccio dalla nera e trascinata fuori.
Mirna una bianca in mezzo a gente di colore trattata come una puttana. Ormai arrendevole si lasciò bendare e subito dopo spingere a pancia in giù sul cruscotto dell’auto.
La nera mi aveva promesso una sorpresa e fui accontentato. Mentre i tre ragazzi si fecero intorno la nera le scoprì il culo e le divaricò le gambe. Una visione degna del più squallido film porno. Lasciai che continuasse e mi sorpresi nel sentire la mia gelosia essere messa in un angolo dalla depravata eccitazione nel vedere il seguito.
I tre ora si sporsero su Mirna allargandole ancora di più le gambe iniziando a palparla. Non volevo che si spingessero oltre. Avviai l’auto per raggiungere il gruppetto. Mentre mi avvicinavo vidi alcuni flash che immortalavano la scena. Per fortuna era bendata e quindi irriconoscibile, ma fui preso dal panico che la stessero riprendendo per chissà quali loschi motivi.
Scesi, sentii le voci ‘questa puttana &egrave tutta bagnata, sta godendo’,le risate e vidi uno di loro mentre si abbassava i pantaloni. Guardai la nera che fece un cenno al ragazzo che ormai teneva tra le mani la sua verga in erezione.
La nera mi guardò ‘&egrave tutta tua ‘ e poi continuò ‘ ma credo che la tua puttana avrebbe gradito un piccolo regalo’ ed indicò il sesso teso del ragazzo.
Era chiara la richiesta. Voleva che dessi il mio consenso e lasciare che quel ragazzo la scopasse. Restai in silenzio e fu inteso come se autorizzassi i tre a proseguire.
I due che stavano vicino a Mirna la aiutarono a risollevarsi. Mirna fu fatta girare verso di noi, si stirò verso il basso l’orlo della minigonna come se cercasse un minimo di pudore e a tastoni si appoggiò all’auto. La gonna si risollevò le cosce nude e le gambe semiaperte lasciavano intravedere la sua fighetta. Il reggiseno le lasciava le tette quasi interamente scoperte. Che visione sconvolgente mi stava offrendo mia moglie in quella posizione sembrava una baldracca dopo la marchetta.

La spinsero a coricarsi sul cofano. Senza un moto di ribellione Mirna si abbandonò alla loro richiesta. Un ragazzo le appoggiò le mani sulle tette e le liberò dalle coppe del reggiseno ed i suoi capezzoli sembrarono esplodere dal tanto che divennero tesi.
‘allarga le gambe troia’ la insultò la nera. Incredibilmente mia moglie eseguì quell’ordine. La gonna scivolò verso l’alto ed il suo sesso si offrì interamente alla nostra vista. Ero interdetto dalla sua arrendevolezza. Il ragazzo che le aveva scoperto le tette iniziò ad accarezzarla dappertutto e arrivato al sesso bofonchiò ‘sei una porca, ti piace’. Si abbassò verso il suo viso le sfiorò le labbra cercò di baciarla. Mirna girò il volto rifiutandosi. Lui non insistette e si preoccupò solo di continuare ad affondare le sue mani nel sesso offerto di Mirna. ‘Sei una fontana’.

Il nero che si teneva il cazzo tra le mani ed era restato in disparte , si avvicinò facendo spostare l’altro. Si coricò lentamente su Mirna che lanciò un gemito o forse un no sommesso. I loro sessi erano entrati in contatto. Lui appoggiò le labbra su quelle di mia moglie che vergognosamente le spalancò concedendosi al nero che la baciava con foga.
Il nero si sollevò come se stesse cercando la posizione migliore per impalarla. Non ero pronto a quella sua deflorazione così feci un cenno di diniego. La nera fece altrettanto ed il nero si sollevò da Mirna ricomponendosi.
‘sei fortunata il tuo padrone non ti cede tanto facilmente, fosse dipeso da me ti avrei già lasciata a battere su questo marciapiede da adesso’ sentenziò la nera.
Quella frase sollecitò la mia morbosità. Avrei voluto vederla passeggiare lungo quella strada, farle provare la vergogna di mostrarsi come una vera puttana. Ancora più sadicamente pensai che sarebbe stato ancor più perverso farla accompagnare all’appuntamento con Master Sesamo da qualcuno che non fossi io.
Presi in disparte la nera,la misi al corrente di come avrebbe dovuto svolgersi la serata e le chiesi se uno dei ragazzi sarebbe stato disposto ad accompagnarla e lasciarla al suo master come mi era stato chiesto. Lei era una maschera che non mi lasciava capire quanto fosse disposta ad accettare la mia proposta.
Andai oltre, ma non sapevo come chiederlo,tanto era dannatamente perversa la richiesta di vederla battere il marciapiede.
Pensai al commento che aveva fatto una sera di ritorno da una cena con amici vedendo delle ragazze nigeriane seminude adescare i clienti lungo la statale. ‘ma che schifo quelle ragazze seminude in mezzo ad una strada. Come può una ragazza arrivare a tanto’.
Chissà se le sarebbe tornata in mente quella frase ora che, seduta sulla sua auto vestita da puttana,aveva goduto sotto le mani dei tre neri pronta per farsi scopare.
La volevo come quelle ragazze che aveva guardato schifata, seminuda in mezzo ad una strada e così ripresi ‘forse avevi ragione ‘ dissi alla nera ‘ dovrebbe provare la vergogna di mettersi a fare un po’ di marciapiede’
La nera era ancora in silenzio. Cercai di provocarla citando il disprezzo di Mirna per quelle come lei ‘ Pensa che quando vedeva ragazze come te in mezzo ad una strada le guardava schifata’.
Colsi nel segno.
La nera si scosse dal suo torpore
‘la signora si schifava e adesso guardala. Vuoi vederla battere e passeggiare seminuda sul marciapiede, ci penso io a convincerla a farlo, la mettiamo in bella mostra per i miei clienti che passano a quest’ora e ti garantisco che ce ne sono tanti’
E concluse ‘ poi lui ‘ ed indicò quello dei tre che era arrivato ad un niente da scoparsi mia moglie ‘ la accompagna dove hai detto tu, come vuoi tu’.
Ero tremendamente elettrizzato dal fatto che avesse accettato la mia proposta. Me ne sarei tornato in auto ad apprezzare la nuova esibizione di mia moglie, Mirna la puttana come voleva Master Sesamo la chiamassi pure io.

La nera mi fermò mi chiese ancora dei soldi per quello che aveva accettato di fare.La accontentai.
‘E per quei due ragazzi?’
Chiesi quanto volesse, la sua risposta mi colse di sorpresa.
‘Non soldi,meritano qualcosa dalla tua puttana’
Le risposi secco che non volevo che la scopassero.
‘si accontentano di poco sai, e poi vedrai che la tua troietta ci saprà fare’
Le chiesi di spiegarmi.
‘baciarli in bocca ad esempio!’
La cosa mi faceva schifo, guardai di nuovo Mirna ma perché no? La sua depravazione era il mio piacere.
‘poi si mette tra loro due ‘ continuò – in ginocchio gli prende i loro bei cazzoni tra le mani e li fa godere”
Voleva che Mirna li masturbasse. Alzai le spalle e mi diressi verso la mia auto.
Lei mi seguì. Avviai il motore. Mi fece un cenno ed abbassai il finestrino.
‘non perderti niente,sarà un bello spettacolo, te la vedi tra i miei amici, con quei due cazzoni in mano che magari le sfiorano il suo bel viso, le labbra e chissà cosa succede’
Ero un depravato, non mi ribellai ‘se lei &egrave accondiscendete nessuno glielo vieta. Dopo però la voglio vedere seminuda passeggiare sul marciapiede’.
‘glielo insegnerò così bene che la prossima volta vedrai verrà da sola’ rise sguiatamente e non capii cosa volesse dire. Ripresi la mia posizione strategica per godermi il resto delle performance di Mirna

MIRNA.

Improvvisamente le mani si fermarono e qualcuno mi aiutò ad alzarmi. Restai in piedi davanti alla macchina col capo chinato pensando, forse con un ultimo filo di speranza, che fosse venuto qualcuno a salvarmi.
Non avevo il coraggio di muovermi e nemmeno di togliermi la benda dagli occhi. Ero terrorizzata e la paura aveva preso il sopravvento alla vergogna.
Sentii che la donna parlottava con qualcuno, ma non riuscivo a sentire la sua voce, ogni tanto sentivo un mugolio, ma niente più. La voce della nera era forte e molte parole mi giungevano chiare. Alcune mi facevano tremare.
All’improvviso la sentii rivolgersi a me chiamandomi troia e ordinandomi di allargare le gambe. Lo feci subito, ero troppo spaventata e un mio rifiuto avrebbe certo provocato reazioni incontrollate. Sentii la gonna risalire e istintivamente cercai di tirarla giù con un estremo gesto di pudore, ma una mano forte mi prese il polso e la tirò via, lasciando che la gonna salisse e, probabilmente, scoprisse le mie intimità. Poi uno di loro armeggiò con il reggiseno fino a scoprire completamente i seni. Sentii l’aria sui capezzoli che mi provocò un lungo e intenso brivido.
Una mano si poggiò sul mio sesso e le dita iniziarono ad esplorare le grandi labbra. La voce del nero mi risuonò beffarda e terribile: ‘sei una porca, ti piace.’ Quelle parole erano come una pugnalata, sentii lo stomaco contrarsi, mentre il corpo di quell’uomo mi si poggiò sopra fino a farmi sentire il soffio del suo respiro sulle labbra. Mi venne un senso di nausea e istintivamente girai la testa da un lato, per sottrarmi alle voglie di quell’uomo.
Mi sentivo persa, indifesa, oltraggiata, umiliata e ‘ e quell’uomo che speravo potesse salvarmi, invece, con ogni probabilità, osservava divertito e in disparte la scena. Ormai ero in balia di quei neri e della loro puttana.
Quello che stava sopra di me iniziò a penetrarmi prima con una e poi con due dita, all’inizio lentamente e poi con maggior vigore. Subii quell’oltraggio in silenzio, anche se avrei voluto urlare, chiedere aiuto il più forte possibile, invece restai immobile, spaventata, paralizzata dal terrore, con le gambe aperte sussurrando con un ultimo filo di voce ‘lasciatemi ‘ lasciatemi’ e con sempre minore volontà. Poi il nero sentenziò che ero una fontana ‘ e aveva ragione, mi sentivo colare e non potevo impedirlo.
Sentii l’uomo sollevarsi, pensavo che fosse finita, invece un altro si mise al suo posto. Sentii il suo peso su di me, le mani che mi accarezzavano il seno, il collo e le cosce e ‘ oddio ‘ qualcosa di viscido che si strofinava contro le mie cosce e contro la mia vagina ‘ quell’uomo si era denudato e sentivo il suo sesso contro di me. Poi sentii le sue labbra contro le mie, la sua lingua spingere e allargarmi la bocca. Questa volta non respinsi quel bacio, non girai il capo dall’altra parte, fui presa da un raptus improvviso e aprii la bocca accogliendo la sua lingua e rispondendo al suo bacio. Non mi sembrava possibile, ma stavo baciando uno sconosciuto, rispondevo al suo bacio e muovevo la lingua come se fosse stato il mio bacio più intenso e desiderato. Sentivo il suo sesso contro la mia vagina e il mio corpo che non si sottraeva a quella presa.
La voce della nera fermò quell’amplesso, dicendo che ero fortunata ad avere quel padrone. Lei sicuramente mi avrebbe fatta battere offrendomi ai suoi clienti.
Avevo il cuore che mi batteva forte, lo sentivo nella testa, in gola, nello stomaco. Sentivo la vergogna per quello che si stava compiendo entrarmi violentemente nel cervello. Avrei voluto piangere, urlare, fuggire lontano. Iniziai a respirare profondamente, cercando di calmarmi.
Quella donna e quell’uomo continuavano a parlare. Si erano allontanati di qualche passo e non riuscivo più a sentire nulla, ma sentivo distintamente i neri che mi stavano vicino, anche se non parlavano, sentivo comunque la loro presenza.
Sentii una portiera chiudersi, un momento di pausa e poi l’auto che partiva. Poi sentii le mani dei neri che mi prendevano e mi facevano spostare poco più in là. Due mani mi spinsero le spalle e dovetti accovacciarmi. Non capivo cosa volessero da me, ma ero terrorizzata. Io sola, tra neri che mi spingevano e una prostituta che indicava loro cosa farmi. Sentii il viso diventare di fuoco e il cuore che riprendeva a battere fortissimo. Tremavo per la vergogna e per la paura. Paura che potessero farmi del male e perché potevano accorgersi del mio stato di eccitazione, un’eccitazione che cercavo di scacciare e nascondere con tutte le mie forze, ma che prendeva il sopravvento su tutto.
Uno di loro mi prese la mano e ‘ oddio ‘ la portò sul suo sesso durissimo. Mi ritrassi schifata, ma l’afferrò nuovamente portandola ancora sul sesso. Cercai di divincolarmi ancora, ma lui era troppo forte e dovetti stringerlo tra le dita. Lo sentii durissimo e caldissimo. La mano dell’altro prese la mia che era poggiata su un mio ginocchio e la portò sul proprio sesso. Questa volta, ormai vinta, lo strinsi come voleva e, seguendo i loro movimenti, cominciai a muovere le mani avanti e indietro, sempre stringendo le loro verghe durissime.
Dettavano con le mani i movimenti che avrei dovuto fare e io li accontentavo, sperando che finissero presto, che tutto finisse presto e che potessi tornare indenne a casa mia. Uno di loro mi lasciò la mano e poi anche l’altro mentre io, quasi meccanicamente, continuavo con i movimenti stringendo i loro sessi che sembravano sempre più duri e caldi.
Poi una mano si poggiò sulla mia testa iniziando ad accarezzarmi, con dolcezza, come si fa con una cagna. Pensavo fosse un momento di tenerezza, ma poi capii che stava spingendo sempre più il mio capo verso di lui.
Quando sentii il suo sesso colpirmi il viso e spostarsi verso le mie labbra provai un senso di ribrezzo e di paura, di confusione e di vergogna. Con uno strattone scostai la testa dall’altro lato dicendo, quasi come una preghiera ‘no, no, vi prego, no, lasciatemi, vi prego’.
Ma questo movimento portò il mio viso vicino al sesso dell’altro nero. Sentii il suo forte odore di selvatico e cercai ancora di allontanarmi ‘per favore, no ‘ dicevo quasi piangendo ‘ vi prego, non fatemi questo’.
Ma le mani dei neri erano forti e mi ritrovai uno dei sessi contro le mie labbra. ‘Lecca, troia, lecca ‘ disse il nero ‘ non fare la santarellina, si vede benissimo che ti piace!’
Mi sentivo sprofondare, lì, in una strada malfamata tra dei neri e una prostituta che volevano che io facessi ‘ oddio, il solo pensiero mi dava il voltastomaco. Serrai le labbra forte, non volevo, non volevo.
Sentii l’altro che diceva ‘ora ti faccio aprire io la bocca, troia!’ e mi tappò il naso con il pollice e l’indice. Cercai di resistere, ma non potetti più di tanto. Appena aprii la bocca per respirare, il sesso si fece strada e entrò in parte nella mia bocca. Proprio allora il nero lasciò il mio naso e disse ‘vedi che non &egrave difficile ‘ ora pompa troia’.
Non sapevo cosa fare, avevo pensato di dare un morso a quel sesso per farlo allontanare, ma ebbi paura, paura di essere poi picchiata ‘ se lo avessero fatto e mi avessero mandata all’ospedale sarebbe stata una vergogna ancora più grande. Più grande della vergogna che provavo in quel momento, col sesso di un nero in bocca, un altro tra le dita della mano, mentre una battona guardava e rideva, il tutto in una strada di periferia, sotto gli occhi di chiunque si trovasse a passare.
Il nero mi spingeva la testa facendo in modo che io capissi il movimento che dovevo fare. Il sesso tra le labbra sembrava sempre più grande e caldo. L’odore di selvaggio era pari al suo sapore e io cominciai a muovere la testa spontaneamente, senza essere più guidata.
Non ricordo quanto tempo durò, per me fu un’eternità, ma il peggio venne quando mi fermò la testa e lo sentii fremere. Capii immediatamente quanto stava per succedere e cercai di liberarmi, ma lui mi tenne ferma, anche con l’aiuto del suo amico. Mi tennero ferma in due mentre sentii in bocca gli schizzi del suo seme, amari, aspri, dolci e caldissimi.
Mi tenne ferma così, mentre io cercavo di allontanarmi fino a quando non ebbe scaricato anche l’ultima goccia. Poi mi lasciò e si sfilò da me.
Fu un attimo e rivolsi la testa verso il selciato per sputare, ma quella donna mi tenne ferma chiudendomi la bocca.
‘E no, cara puttanella ‘ disse quasi con rabbia ‘ le troie come te non sputano, ora devi ingoiare tutto, fino all’ultima goccia’.
Così dicendo mi tenne la testa alta chiudendomi bene la bocca per cui fui costretta ad ingoiare quel liquido appiccicoso e caldo. Sentii lo stomaco che si ribellava e avrei voluto vomitare tutto quello schifo, ma l’altro sesso si posizionò davanti alle mie labbra, spinse con decisione e io fui costretta a prendere in bocca anche quello.
‘Guarda guarda come le piace ‘ sentenziò la donna ‘ ora non c’&egrave più nemmeno bisogno di forzarla. Credo proprio che questa troia sia nata per fare pompini’.
Erano parole durissime, parole che mi davano la stessa sensazione di schiaffi violenti, gli occhi cominciavano a lacrimare mentre io continuavo il mio lavoro sul sesso dell’altro nero.
Alla fine anche l’altro si scaricò nella mia bocca e questa volta ingoiai senza essere più costretta. Ormai avevo capito che avrei dovuto ubbidire e lo feci.
Avevo la bocca impastata e ero accovacciata a terra su quella strada sporca. Non riuscivo a muovermi. Mi detti della stupida e dell’ingenua perché avevo pensato di risolvere tutto parlando con quel master che, forse, non si era fatto nemmeno vedere e mi aveva lasciata in balia di questi individui.
Sentii due mani che mi tirarono su, capii che era la donna che mi aiutava, e poi la sentii che mi sistemava la gonna e il reggiseno, quest’ultimo però lo sistemò in modo tale da lasciarmi scoperti praticamente i seni. Poi, con mia somma sorpresa, mi tolse la benda.
‘Sei proprio troia dentro ‘ mi disse sistemandomi anche i capelli ‘ ora ti insegnerò anche a battere e a trovare clienti’.
Non potevo credere alle mie orecchie. Voleva davvero che io passeggiassi sul marciapiede, che adescassi i clienti ‘ e poi? ‘ poi cosa sarebbe successo?
‘Ora cammina sculettando e mostrando bene la tua mercanzia. Vedrai che non sarà difficile per te’.
La guardai incredula, guardai lei, i neri che si sedettero su una panchina lì vicino e la mia macchina forse troppo lontana per raggiungerla in tempo per fuggire.
‘Dai, su, muoviti, non ho tutta la notte per te’. Mi disse alla fine spazientita.
Iniziai così i primi passi, andando in direzione dell’edicola.
‘Sculetta troia’. Mi urlò quella donna e io iniziai a camminare sculettando. Arrivata nei pressi dell’edicola tornai sui miei passi e mi diressi verso di lei sempre sculettando.
Passò un’auto che mi illuminò tutta. Istintivamente girai il capo dall’altra parte per non farmi riconoscere e continuai a camminare. Un’altra auto passò vicina, rallentò, ma poi, per fortuna, proseguì la sua corsa.
‘Ora sarà bene che ti faccia il primo cliente, quindi metticela tutta, sorridi alle macchine che passano. Quando si avvicina qualcuno tu gli dici il prezzo e, se lui accetta, salirai nella sua macchina. Ti fermerai qui dietro, dove vedi quella macchina ferma e farai un pompino anche a lui. Non ti dimenticare di ingoiare tutto.’
La guardavo senza quasi ascoltarla. Ma davvero pensava che io facessi quello che mi chiedeva? Lo credeva sì, perché io non replicavo a nessuna sua parola. Facevo solo cenno di sì con la testa. Avevo il cervello vuoto e in quel momento speravo solo che tutto finisse il più presto possibile.
‘A proposito ‘ disse continuando ‘ in genere il prezzo per una novizia &egrave molto alto, ma per te sarà invece molto basso. Tu chiederai solo un euro. Per te sarà anche troppo, dovresti farlo anche gratis’.
‘Ma io ‘ io ‘ dissi con la voce tremante per la vergogna e la paura ‘ io non posso ‘ non ce la faccio ‘ la prego ‘ mi faccia tornare a casa’.
‘Non ce la fai? Io invece sono sicura del contrario ‘ replicò la donna ‘ sei una puttana, e quello che hai fatto ai miei amici lo dimostra. Sei venuta qui tutta sola per fare la puttana e ora mi vieni a dire che non ce la fai? No mia cara, ora vai subito a battere e non dimenticare di sculettare’.
Detto questo mi spinse ancora lontano ed io, col cuore in subbuglio e la mente vuota, chinai il capo e ricominciai a passeggiare sculettando.
RODOLFO
La puttana aveva fatto quello che le avevo chiesto .Avevo lasciato mia moglie nelle sue mani e lei l’aveva offerta come un giocattolo ai suoi amici. Ero restato impassibile nel vederla sottomessa inginocchiarsi davanti a quei ragazzi, mi ero eccitato nel vederla accettare i loro sessi ed abbassarsi a succhiarli come la più squallida delle puttane. Era quello che volevo in fondo, ero tanto perverso da averla offerta e lei tanto docile da accettare quell’umiliante situazione. Avevo progettato tutto ed ora l’avrei portata da Master Sesamo perché iniziasse ad ‘educarla’ senza condizioni. Il gioco delle lettere era andato oltre, ed ero arrivato al punto di chiedere ad uno sconosciuto che potesse trasformare Mirna, da signora per bene e moglie irreprensibile, in una schiava sessuale. Il gioco delle lettere era trasformare in realtà il desideravo che Mirna assaporasse interamente la vergogna della sottomissione, cosa che lei sembrava aver accettato, forse credendolo un gioco, scrivendo ‘ora sono la schiava del master a cui mi hai ceduto’ . Altrettanto avevo fatto io rispondendo convinto a Master Sesamo ‘Si voglio che mia moglie Mirna diventi la tua puttana sottomessa’.. senza che io mi opponga a nessuna tua scelta’
Dopo però non ero riuscito a d arrestare quel gioco che aveva preso una via ancor più perversa. Mi sentivo un depravato per quello che avevo fatto , eppure non mi ero ribellato alla richiesta della puttana di spingere Mirna così in basso. La sua proposta indecente mi riecheggiava ancora in testa ‘non perderti niente,sarà un bello spettacolo, te la vedi tua moglie tra i miei amici, con quei due cazzoni in mano che magari le sfiorano il suo bel viso, le labbra e chissà cosa succede’; così come folle era stata la mia risposta ‘se lei &egrave accondiscendete nessuno glielo vieta. Dopo però la voglio vedere seminuda passeggiare sul marciapiede’.
Avrei voluto vederla passeggiare su un marciapiede laidamente seminuda come una puttana. Era una fantasia che avevo coltivato sentendo i commenti di Mirna una sera di ritorno da una cena con amici vedendo delle ragazze nigeriane seminude adescare i clienti lungo la statale. ‘ma che schifo quelle ragazze seminude in mezzo ad una strada. Come può una ragazza arrivare a tanto’.
Le avrei voluto dire come mi sarebbe piaciuto vederla passeggiare pure lei seminuda in mezzo a loro. Quale sarebbe stata la sua reazione? Eppure per molte sere la immaginai seminuda esibita in mezzo a quella strada. Ed ora eccola di fronte a me sculettare nei panni di una battona. Mirna la mia dolce mogliettina era caduta tanto in basso da immedesimarsi in quella parte tanto lontana dal suo modo di essere.

Un’auto passò illuminandola nella sua indecenza . Mi sembrava impossibile ma era vero, le tette scoperte la minigonna quasi inguinale ,ondeggiare sui tacchi a spillo. Sentii la voce in lontananza della puttana dirle qualcosa. Mirna si fermò, la vidi intimidita portarsi le mani su fianchi etirarsi la gonna verso l’alto scoprendo in questo modo la pelle nuda della cosce lasciando ben in mostra i laccetti del reggicalze, rimettendosi a camminare sculettando ancor più volgarmente.
Un’altra auto passò illuminandola di nuovo, rallentando e fermandosi poco più avanti. Mirna si girò guardando l’auto iniziare una retro marcia e fermandosi davanti a lei. Mi sentii soffocare e le pulsazioni aumentare. Sentii il mio sesso esplodere nei miei pantaloni e guardavo la scena. Mirna impacciata davanti ad uno sconosciuto che la vedeva per quello che era si stava mostrando, una puttana.
Non so cosa mi prese, ma riavviai la mia auto e mi diressi verso di loro.
La portiera si aprì. Io ero dietro di loro. Feci lampeggiare le luci, così da vicino Mirna era ancora più indecente, praticamente nuda , le tette scoperte e la gonna che le arrivava a filo di culo. Mi fermai e lampeggiai di nuovo. Mirna si girò verso di me, riconoscendo la nostra auto.
RODOLFO

La puttana aveva fatto quello che le avevo chiesto. Avevo lasciato mia moglie nelle sue mani e lei l’aveva offerta come un giocattolo ai suoi amici. Ero restato impassibile nel vederla sottomessa inginocchiarsi davanti a quei ragazzi, mi ero eccitato nel vederla accettare i loro sessi ed abbassarsi a succhiarli come la più squallida delle puttane. Era quello che volevo in fondo, ero tanto perverso da averla offerta e lei tanto docile da accettare quell’umiliante situazione. Avevo progettato tutto ed ora l’avrei portata da Master Sesamo perché iniziasse ad ‘educarla’ senza condizioni. Il gioco delle lettere era andato oltre, ed ero arrivato al punto di chiedere ad uno sconosciuto che potesse trasformare Mirna, da signora per bene e moglie irreprensibile, in una schiava sessuale. Il gioco delle lettere era trasformare in realtà il desideravo che Mirna assaporasse interamente la vergogna della sottomissione, cosa che lei sembrava aver accettato, forse credendolo un gioco, scrivendo ‘ora sono la schiava del master a cui mi hai ceduto’. Altrettanto avevo fatto io rispondendo convinto a Master Sesamo ‘Si voglio che mia moglie Mirna diventi la tua puttana sottomessa ‘ senza che io mi opponga a nessuna tua scelta.’
Dopo però non ero riuscito ad arrestare quel gioco che aveva preso una via ancor più perversa. Mi sentivo un depravato per quello che avevo fatto, eppure non mi ero ribellato alla richiesta della puttana di spingere Mirna così in basso. La sua proposta indecente mi riecheggiava ancora in testa ‘non perderti niente, sarà un bello spettacolo, te la vedi tua moglie tra i miei amici, con quei due cazzoni in mano che magari le sfiorano il suo bel viso, le labbra e chissà cosa succede’; così come folle era stata la mia risposta ‘se lei &egrave accondiscendete nessuno glielo vieta. Dopo però la voglio vedere seminuda passeggiare sul marciapiede’.
Avrei voluto vederla passeggiare su un marciapiede laidamente seminuda come una puttana. Era una fantasia che avevo coltivato sentendo i commenti di Mirna una sera di ritorno da una cena con amici vedendo delle ragazze nigeriane seminude adescare i clienti lungo la statale. ‘Ma che schifo quelle ragazze seminude in mezzo ad una strada. Come può una ragazza arrivare a tanto’.
Le avrei voluto dire come mi sarebbe piaciuto vederla passeggiare pure lei seminuda in mezzo a loro. Quale sarebbe stata la sua reazione? Eppure per molte sere la immaginai seminuda esibita in mezzo a quella strada. Ed ora eccola di fronte a me sculettare nei panni di una battona. Mirna la mia dolce mogliettina era caduta tanto in basso da immedesimarsi in quella parte tanto lontana dal suo modo di essere.

MIRNA

Camminavo lungo quel marciapiede di periferia con mille e mille pensieri che mi ronzavano nel cervello. Ero stata umiliata, offesa persino da quella prostituta di colore e dai suoi amici, che alla fine hanno anche abusato di me. Sentivo l’umiliazione che mi aumentava passo dopo passo, umiliazione ricevuta anche da me stessa, che avevo accettato quasi supinamente tutto quello che mi avevano chiesto ‘ ma che dico? Che mi avevano ordinato di fare. Le gambe mi tremavano e la sensazione di trovarmi praticamente nuda a passeggiare in quel posto mi provocavano una vergogna senza limiti. Camminavo a testa bassa e il sapore del seme dei due negri mi dava il voltastomaco. Avrei voluto vomitare, togliermi dalla lingua e dalla gola quel che di vischioso che sentivo ancora molto forte.
La voce della nera mi scosse. Era arrabbiata.
‘Che fai, troia ‘ mi disse con impeto ‘ devi sculettare, e tirati su quella gonna, non sei a una sfilata di moda, metti in mostra le tue cosce. Fallo subito!’
Sussultai, e, come un automa, sollevai il capo e portai le mani ai fianchi sollevando un po’ la gonna. Sussultai ancora quando la nera mi urlò ‘di più!’
Ubbidii scoprendo i lacci del reggicalze e la pelle delle mie cosce nude. Continuai a camminare ancora sculettando.
Pensai a mio marito, avrei voluto che mi venisse a prendere, che mi salvasse da quella situazione così vergognosa e indecente. Ma ormai avevo capito che non sarebbe venuto mai in mio soccorso. Mi trovavo in quella situazione perché lo aveva voluto lui ed io lo avevo accettato. Mi voleva trascinare nel baratro della sottomissione e io mi ero mostrata sottomessa. Avevo accettato le richieste della puttana di colore (oddio, anche io stavo pronunciando parole che mai avrei pensato di pronunciare) anzi mi ero sottomessa ai suoi ordini e avevo anche fatto godere due suoi amici bevendo il loro seme. E ora, senza protestare, camminavo sculettando lungo il marciapiede aspettando un cliente.
Una macchina rallentò illuminandomi totalmente. Fui presa dal terrore di essere riconosciuta e subito girai la testa dalla parte opposta, pregando in cuor mio che non si fermasse.
L’auto, per fortuna proseguì rallentando solo un po’.
Mi rendo conto che avevo parlato di un cliente, ma che mi stava prendendo? Ora addirittura cominciavo a pensare proprio come una puttana di mestiere, una di quelle che aspettano appunto il cliente per vendergli il proprio corpo per un momento di sesso, sesso e solo sesso, non di amore.
Un’altra auto mi illuminò e io cominciai a tremare per il terrore che si fermasse. Mi passò accanto senza fermarsi e tirai un sospiro di sollievo. Invece l’auto si fermò qualche metro più avanti. Restò ferma qualche secondo e poi tornò in retromarcia verso di me.
Avrei voluto sparire, mi guardai intorno cercando una via d’uscita. Vidi solo la nera che rideva e mi guardava. la macchina si fermò davanti a me e vidi il finestrino abbassarsi. Fui presa dallo sconforto e dalla vergogna, mi guardai intorno e sperai in un ultimo aiuto.

RODOLFO

Mirna impacciata davanti ad uno sconosciuto che la vedeva per quello che era si stava mostrando, una puttana. Mi sentii soffocare e le pulsazioni aumentare. Sentii il mio sesso esplodere nei miei pantaloni e guardavo la scena.
Riavviai la mia auto e mi diressi verso di loro. La portiera si aprì. Io ero dietro di loro. Feci lampeggiare le luci, così da vicino Mirna era ancora più indecente, praticamente nuda, le tette scoperte e la gonna che le arrivava a filo di culo. Mi fermai e lampeggiai di nuovo. Mirna si girò verso di me, riconoscendo la nostra auto.

MIRNA

In quel momento altri due fari mi illuminarono, un’altra auto si fermò dietro quella che mi era davanti. Un attimo in cui i fari non mi abbagliarono e riconobbi la macchina di mio marito. Riconobbi anche la sua sagoma al volante.
Guardai verso di lui e verso la prostituta che mi guardava. Feci un passo verso mio marito, ma mi fermai immediatamente. Fin dove voleva arrivare? Fin dove voleva che io mi spingessi? Lui aveva voluto tutto questo e ora era venuto anche ad ammirare la sua opera. Era venuto a guardare sua moglie fin dove si sarebbe spinta. La donna che diceva di amare ora passeggiava per strada come una prostituta, nuda e con il suo primo cliente che le stava davanti.
Era dunque questo che voleva? Era questo che desiderava per sua moglie?
Sentii quasi confusamente la voce dell’uomo che stava in macchina che mi chiedeva quanto prendessi ed io, con voce tremante e balbettando rispondevo ‘u ‘ un ‘ un euro!’
Il terrore e la vergogna stavano per sopraffarmi.
‘Mi stai prendendo in giro?’ sentii la voce dell’uomo quasi come se venisse da un’altra dimensione.
‘No ‘ no!’ Risposi con un filo di voce.
‘Allora Sali!’ Mi disse aprendo la porta.
Guardavo a bocca aperta la porta dell’auto che si apriva. Mi girai in direzione dell’auto di mio marito che mi lampeggiava.
Sentii la rabbia prendermi e sopravanzare la vergogna.
‘Allora &egrave questo che vuoi ‘ ora sarai servito!’ Dissi a denti stretti mentre entravo nell’auto dello sconosciuto.

RODOLFO

Le avrei gridato di fermarsi, avrei chiuso io stesso quella portiera. Ma restai al mio posto forse sperando di non assistere a quello che si poteva immaginare. Ma i miei pensieri furono interrotti da un gesto deciso Restai pietrificato nel vederla salire sull’auto come una volgare puttana. Mirna mia moglie si era trasformata in una puttana ed ero stato io a trascinarla fin li.
Superato un primo smarrimento feci per scendere e raggiungere quell’auto ferma poco davanti a me ma un ombra davanti alla mia auto mi obbligò a frenare. Era la prostituta di colore con indosso gli abiti di Mirna. Mi fece un cenno e senza che mi opposi me la trovai seduta al mio fianco in auto.
Non era possibile. ‘ma cosa sta facendo?con chi &egrave salita su quell’auto? L’hai lasciata sola a battere su quel marciapiede’.’ Le domandai con foga.
‘&egrave quello che sa fare non ti pare’ Commentò sarcastica la prostituta ‘ ma era anche quello che volevi tu’
Le risposi che le avevo chiesto un’altra cosa.
‘Nessuno l’ha costretta o volevi fartela tu ?’aggiunse ‘Se vuoi la possiamo aspettare e dopo il suo primo cliente te la puoi fare anche tu.’
Ero senza parole, lo sguardo fermo sull’auto che si allontanava . Un sogno?un gioco? No era la cruda realtà . Ancora non riuscivo a capacitarmi di come fosse precipitato tutto così velocemente, Fina a pochi giorni prima eravamo una coppia che del sesso aveva una concezione pulita, quasi un piacevole dovere e lei una moglie pudica, che con difficoltà si lasciava andare a qualche gioco sexy, che prima di uscire misurava con cura la lunghezza della gonna sempre sotto il ginocchio, seria ed irreprensibile sul lavoro . Ora era precipitata sulla via della perdizione, degradandosi fino a prostituirsi
Ora sentivo non solo l’eccitazione montarmi ma una bruciante gelosia. La situazione mi era sfuggita di mano ed avevo come la sensazione di averla persa, che quei giochi ormai non erano giochi e che lei forse ormai non sarebbe più riuscita a tornare indietro.
Pensai a Sesamo all’appuntamento che ci eravamo dati con l’idea di offrirgli Mirna, mia moglie, come schiava perché le potesse chiedere tutto quello che in anni di matrimonio non avevo osato chiederle per quel suo pudore che invece quella sera aveva con tanta facilità perso. Come potevo essere stato tanto perverso ad ideare quel gioco di coppia? ma ormai quello era solo un gioco per educande di fronte alla laida realtà.
‘certo che te la saresti fatta quella zoccola, ammettilo ti attizza l’idea di scoparti tua moglie come se fosse veramente una prostituta come me, magari pagandola’ riprese la puttana.
Un brivido mi scosse e sentii l’eccitazione scuotermi.
Mi proponeva di scopare Mirna, pagarla per fare la puttana con me.
Ma forse era proprio quello che desideravo e non avevo argomenti da opporle.

Era su un’auto con uno sconosciuto, mai visto prima e si stava prostituendo.
Improvvisamente la sua testa scomparve, chiaramente trascinata in un movimento che non dava adito a dubbi .
‘guarda la puttana si sta già dando da fare’ridacchiò
I miei sentimenti cambiarono e l’eccitazione delle ore precedenti in cui la immaginavo trasformarsi in una schiava accondiscendente si trasformavano in un’amara tristezza dello squallore in cui Mirna era precipitata :che le piacesse o no si era stata trasformata in una puttana.
L’auto si mise in moto e la puttana al mio fianco mi invitò a seguirla con discrezione.
Ci avviammo verso la periferia,poi lungo una statale costellata da falò dove si esibivano delle nigeriane semi vestite. Alla fine l’auto curvò verso un motel . Parcheggiò e noi restammo a debita distanza. Il cliente scese prima di Mirna, , le aprì la portiera. La vidi scendere, guardarsi intorno ,cercare di tirarsi giù il bordo della gonna. Lui la fermò, la abbracciò e le appiccicò la mano sul culo nudo . Indecente, scosciata, calze e reggicalze in bella vista, si lasciò trascinare dentro il motel.
Ripensai alle frasi dell’ultima lettera che le avevo inviato fingendomi Master Sesamo
”tu devi solo ubbidire alle sue richieste e ti accorgerai che per una seria professoressa universitaria come te non &egrave poi così difficile trasformarsi in una volgare donnaccia da marciapiede.’

One Comment

  • Franco Righetti Franco Righetti ha detto:

    Bella Fantasia, racconto scritto molto bene, complimenti all’autore.
    L’unico commento e’ un po troppo lungo da leggere.

    La storia si inserirebbe molto meglio in un romanzo, con piu’ capitoli per poter sviluppare la trama.

    Spero vivamente che il racconto continui con capitoli successivi.

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