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Racconti Erotici Etero

La tesi di laurea

By 17 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Una parte del mio lavoro di professore che non mi era mai piaciuta era seguire gli studenti per le tesi di laurea. Ti tocca lavorare per mesi a fianco di ragazzotti spesso stupidi e svogliati che ti rompono i coglioni a ripetizione per scrivere quattro stronzate che non leggerà mai nessuno.
Ultimamente stavo lavorando con una studentessa non particolarmente brillante, ma che avevo accettato di seguire perché mi era sembrata quantomento educata e anche un po’ sfigata. Chiamatelo complesso della Croce Rossa! Comunque anche questa Giovanna non era certo una volpe e mi stava iniziando a sfracellare i coglioni chiedendomi continuamente chiarimenti che le avevo puntualmente già dato nei colloqui precedenti. E poi parlava, parlava’ Mi inondava di dubbi e domande quasi sempre insulsi e che mettevano a dura prova la mia pazienza. Negli ultimi giorni mi aveva bombardato di e-mail chiedendomi un nuovo colloquio per chiarire non so quale stronzata. Alla fine avevo ceduto per sfinimento e le avevo dato appuntamento quel pomeriggio nel mio studio.
Giovanna bussò alla mia porta con dieci minuti di anticipo, come era prevedibile in base al suo carattere ansioso e petulante. Entrò con fare timido e timoroso fermandosi un attimo sulla porta e salutandomi con qualche frase inutile. Io ero seduto alla mia scrivania e, senza prestare minimamente attenzione alle sue parole, approfittai di quei momenti per osservarla meglio. Certo che anche fisicamente non era molto dotata’ Bassina, grassottella, indossava dei jeans stretti che le evidenziavano impietosamente la ciccia sulla pancia e sui fianchi, solo in parte nascosta da una camicetta bianca che cadeva fuori della cintura. I capelli a caschetto biondi incorniciavano un volto paffuto su cui spiccavano gli occhiali tondi dietro i quali brillavano però due occhietti vispi.
Si decise finalmente a richiudere la porta alle sue spalle e si avvicinò alla mia scrivania. La invitai a prendere una sedia e a sistemarsi di fianco a me in modo che potessimo controllare il suo lavoro sul mio computer. Inserii il suo pen drive nel pc, aprii il file della tesi e cominciai a leggere il suo lavoro sul monitor, mentre lei mi osservava continuando a fare commenti e domande per lo più a sproposito. Dopo due minuti mi ero già rotto le palle. Il suo lavoro era molto scadente, pieno di incongruenze ed erroracci lessicali, e per di più lei parlava, parlava’
Mi voltai verso di lei deciso a dirle di tacere e all’improvviso vidi il suo viso grassoccio e sorridente con gli occhietti che brillavano dietro gli occhiali a trenta centimetri dalla mia faccia. Quel viso visto da vicino non mi sembrò affatto brutto. Allo stesso tempo fui investito dal suo profumo che sapeva di vaniglia e limone e che mi piacque moltissimo, inebriandomi. Da ultimo, lanciando lo sguardo attraverso la camicetta in parte sbottonata, le guardai il seno. Cazzo che tette! Sotto la camicetta si intravedevano, strette nel reggiseno bianco, due enormi bocce che sembravano esplodere tanto erano grosse e sode. Indovinai istintivamente per lo meno una quinta misura. Come avevo fatto a non notarle prima? E dire che sono un vero appassionato di tettone. Giunsi alla conclusione che mi stavo rincoglionendo. Comunque, in quel momento, Giovanna e la sua tesi di merda acquistarono per me un significato completamente nuovo e molto più interessante.
Feci finta di seguire attentamente il suo discorso e analizzai insieme a lei alcune pagine del lavoro. Intanto il cazzo mi era diventato duro e, cercando di liberarsi dalla stretta dei miei jeans, pulsava e mi faceva male. All’improvviso, mentre lei parlava, lasciai cadere la mia mano destra sulla sua coscia sinistra aspettando per qualche interminabile e terribile secondo la sua reazione da cui sarebbe dipeso tutto il seguito di quell’incontro e, forse, la mia reputazione. Non avevo mai palpeggiato prima una studentessa, ma quelle grosse bocce vicine a me mi avevano fatto completamente sbroccare. Giovanna si zittì di colpo e rimase immobile per un secondo, come sospesa. Poi mi fissò e sorrise con aria maliziosa. Il mio cuore riprese a battere.
Allora continuai a stringerle la coscia con la mano destra mentre con la sinistra andai a palparle le tette. Nel contempo mi sporsi con la testa verso la sua e la baciai. Le nostre bocche aderirono profondamente mentre cominciammo a slinguazzarci con grande trasporto e scambio di saliva. Continuavo a baciarla intrecciando la mia lingua con la sua e intanto cominciai a sbottonarle la camicia lasciando emergere le bocce. Mi staccai dalla sua bocca e le slacciai il reggiseno. Minchia che spettacolo! Quelle due enormi tettone quinta misura ballonzolavano ora davanti a me, enormi, bianche, tonde e sode e con due capezzoloni dritti avvolti da due areole enormi e scure. Intanto lei mi guardava sorridente e impaziente, come a dire ‘Che cazzo aspetti?’. Mi piegai su di lei e cominciai a palparle le tette attaccandomi con la bocca ora a un capezzolo ora all’altro e leccando attorno alle tette e tra i capezzoloni. Sentivo che lei intanto fremeva e ansimava, godendo di brutto. Visto che le piaceva parecchio, adesso palpavo e strizzavo le sue grandi tette con sempre maggiore forza, ficcando letteralmente la mia faccia là in mezzo e leccando e succhiando di brutto ora le tette, ora attorno ai capezzoli, ora i capezzoli stessi, che diventavano sempre turgidi. La inondavo di saliva leccando e mordendo e succhiando quelle due montagne morbide e sode, salendo ogni tanto a leccarla sul collo e dietro le orecchie o scendendo con la lingua sulla sua pancia calda e bianca come il latte. Dopo cinque minuti buoni che smanazzavo e leccavo e succhiavo quelle due tettone da guinness, sentivo ormai il cazzo esplodermi nei pantaloni e volli andare oltre.
Mi abbassai in fretta pantaloni e boxer e lasciai scattar fuori il mio cazzetto duro già scappellato. Non sono particolarmente dotato, ma alla vista del mio uccello duro come il marmo, rosso e fremente Giovanna ebbe come un sussulto. Si tolse gli occhiali e si avventò sulla mia minchia dura e già umida cominciando a succhiarla voracemente. Le tenevo la testa e i capelli mentre lei pompava con foga sul mio cazzo, ora leccando l’asta e le palle, ora ingoiando glande e verga sino alla base e succhiandoli a ritmo crescente, sbavando saliva tutto intorno. Cazzo che bocchinara! Non avrei mai detto’
Tanta era la foga con cui mi spompinava il cazzo sempre più velocemente che, ormai in bilico sulla punta delle sedie, perdemmo l’equilibrio e cademmo a terra sotto la mia scrivania. Giovanna mi guardò sorpresa con la faccia sporca di saliva e in quella situazione mi arrapai ancora di più. ‘Spogliati!’ le dissi e dopo un minuto eravamo tutti e due nudi sotto la scrivania avvinghiati in un 69 animalesco. Vedevo la sua testa che andava su e giù sul mio cazzo succhiandomelo all’inverosimile mentre io mi immergevo con la faccia tra le sue cosce, le strizzavo le chiappone e cominciavo a lavorare sulla sua figa. Aveva un figone gigantesco, peloso e scuro, ormai tutto bagnato. Con le dita scostai le grandi labbra e cominciai a ficcare la lingua nella sua vulva succhiando e leccando, mentre le titillavo il clitoride duro. Sentivo che lei, mentre mi succhiava il cazzo, ogni tanto si fermava ed emetteva dei gridolini striduli quando io ficcavo la lingua più in profondità nella sua figa o leccavo il suo clitoride ricambiando il pompino’ Non mi piace molto il sapore della figa, ma quella di Giovanna sapeva di limone come il suo profumo, mescolati al sapore acre dei fluidi vaginali, e tutto questo mi arrapava di brutto! Certo che lei era insuperabile: mi stava succhiando il cazzo senza sosta da almeno dieci minuti e aveva la faccia ormai paonazza. Ad un certo punto non resistetti più e le sborrai in faccia schizzando anche la parte di sotto della mia scrivania.
Mi accasciai assaporando le ultime contrazioni del mio orgasmo mentre la sborra colava dalla scrivania sul pavimento. Lei subito, con la faccia ancora sporca di sperma, riprese a leccarmi il cazzo e le palle, ripulendoli alla perfezione e succhiando sino all’ultima goccia. Cazzo che troia! Dopo due minuti avevo già voglia di ingropparla di nuovo’
Ci alzammo in piedi, lei con i miei schizzi bianchi in faccia e le tettone arrossate e umide della mia saliva, io col cazzo fradicio della sua e già in tiro a 90 gradi. Mi guardò col suo sorrisetto malizioso e disse con aria di sfida: ‘Non avrai mica finito, spero, professore”.
Il cazzo mi si alzò quasi a 180 gradi e la feci sedere sulla scrivania allargandole le gambe. ‘Vedi se adesso riesci ancora a parlare, tettona di merda!’. E prima che dicesse ‘ma’ le piantai con forza il cazzo nella figa fino alle palle. Emise appena un debole sospiro e mi sorrise allo stesso modo di prima. Allora cominciai a pompare col cazzo dentro di lei appoggiandomi con le braccia alla scrivania. Cazzo, aveva veramente un figone esagerato! Sentivo la mia nerchia che scivolava in quel fiume umido e caldo senza difficoltà, ma facendomi anche godere pochino. Non sentivo quasi niente, tranne quando estraevo il cazzo e glielo rimettevo dentro di colpo, strisciando il glande gonfio attraverso il buco della figa. Aveva la passera troppo larga per il mio cazzo: doveva avere preso tanti di quei cazzoni poderosi da farsi sfondare, la troia! Intanto lei mi guardava con aria di superiorità, come a dire ‘Non riesci a farmi godere, stronzetto!’. Allora la feci sdraiare sulla scrivania mettendole un cuscino sotto i fianchi per sollevarle il bacino. Poi le feci stendere le gambe sulle mie spalle e iniziai a penetrarla a fondo ravanando con la testa del mio cazzo sulla parete anteriore della sua figa. Pompavo come un dannato col cazzone durissimo dentro a quella figona calda e bagnata, strisciandolo all’interno della figa, e dopo un po’ lei emise uno dei suoi gridolini e cominciò a mugolare ogni volta che spingevo in fondo il cazzo urtando le sue chiappe con i coglioni. Evidentemente avevo trovato il suo punto G e concentrai lì i colpi del mio cazzo ormai esausto. ‘Sto per crollare ma devo farti venire, brutta vacca!’ pensai.
Dopo dieci minuti di quella monta forsennata, il sudore mi colava dalla fronte, mi facevano male le braccia e sentivo le gambe ormai piegarsi. Lei ansimava e mugolava come una cagna e abbassò le gambe stringendomi il bacino con le sue cosce grasse e forti. Io la presi per le chiappe e la strinsi il più possibile a me continuando a chiavarla a fondo e con forza, mentre sentivo le sue cosce avvinghiarsi sempre più tenacemente al mio bacino e la sua schiena inarcarsi ogni volta che la riempivo a fondo la figa. Adesso stavo godendo anch’io, ma che fatica! ‘Non posso sborrare’, pensai, ‘devo far venire prima sta mignotta!’. Quando ormai sentivo che ero allo stremo delle forze, col cazzo infuocato e prossimo all’orgasmo, cominciai a ciularla in modo rotatorio, assestando colpi di cazzo che dall’alto scendevano, ravanando la sua vagina verso il basso per poi ritirarsi un po’ verso l’esterno. Lei gemeva, tremava e si contorceva sempre più. Dalla sua figa sentivo un mare di liquido caldo che colava bagnandomi le palle. Finalmente Giovanna esplose in un ‘Oh!’ animalesco, la sua schiena si inarcò al massimo e sentii che il suo bacino e la sua figa si contraevano ritmicamente stringendo il mio cazzo negli spasmi dell’orgasmo. Per un soffio’ Dopo un paio di secondi estrassi il mio uccello ormai violaceo e i miei coglioni si svuotarono di colpo con quattro o cinque schizzi abbondanti di sborra che la bagnarono tutta dalla pancia alla faccia! Cazzo che venuta!!! Avevo goduto di più altre volte, soprattutto con le donne dalla figa stretta, ma la sborrata era stata da guinness’ Mi sdraiai per terra esausto col cazzo dolente e ormai in ritirata. Lei rimase per un po’ distesa sulla scrivania, immobile, con ampie chiazze della mia sborra sulla pancia, sulle tette, sulla faccia e sui capelli. Aveva gli occhi chiusi e sorrideva. Ma ora il suo sorriso era di gratitudine.
Dopo quindici giorni ci fu l’esame di laurea e Giovanna fece una discreta figura, ottenendo un voto decisamente superiore alle sue capacità (mi riferisco a quelle universitarie). Terminata la sessione d’esame stavo per uscire quando lei si distaccò dal gruppo dei suoi amici e venne verso di me. ‘Professore, la volevo ringraziare”. Dicendo queste parole ammiccava maliziosa e indicava la porta della toilette a pochi metri da noi. Mi guardai intorno. Nel corridoio in quel momento non c’era nessuno. Ci chiudemmo nel bagno denudando rapidamente cazzo, tette e figa. Cominciai a leccarle e succhiarle tette e capezzoli, alternando ogni tanto baci profondi e slinguazzate in bocca. Poi la sollevai per le chiappe grosse e sode e piantai il mio cazzo ormai durissimo nella sua tana ricca di umori e calori’ Ripresi la mia tattica dei colpi di cazzo profondi e rotatori diretti al punto G e così cominciammo presto a godere tutti e due come due cavalli. Più la fottevo in profondità più si stringeva con le gambe a me inarcando la schiena, come ormai sapevo bene. ‘Allora non hai il cazzo moscio, professore” mi sussurrava intanto nell’orecchio, facendomi arrapare sempre di più. ‘E invece tu sei una troia sfondata!’ le dicevo io mentre le riempivo la figa fradicia col mio cazzo rovente. Alla fine le sborrai sulle tette sporcando la camicetta e la giacca del suoi tailleur elegante color lilla.
Giovanna tornò dai suoi amici avvolta nel cappotto per nascondere la mia sborra calda che le colava sui vestiti.

Per scambio di informazioni (e orgasmi): leopardo2007bo@yahoo.it

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