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Racconti Erotici Etero

La torre di diamanti

By 2 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Al risveglio lei non c’era… Lui l’immaginava già nel traffico di una Milano che non dà sconti, che non ti lascia tempo… Magari mascherata con un paio di occhiali da sole spessi, nonostante il tempo uggioso…

Avvolta nel suo cappotto lungo, coccolata distrattamente da una sciarpa bianca…

Eccitante &egrave il ricordo di lei ancora avvolta nel suo abbraccio e coccolata con passione da lui…

La lingua che già aveva imparato a memoria quel lungo percorso che passa sul collo di ogni donna, che già l’aveva reso brillante con la propria essenza… Mentre il respiro di entrambi si faceva più caldo…

Lui l’aveva fatta piegare contro uno specchio… Godeva anche solo nel vederla lì, nuda, ad offrirsi a lui…

E lui, da dietro, ammirava il corpo di lei sospeso tra il piacere e l’immagine riflessa… Il piacere nel leggere nel viso di lei, attraverso lo specchio, la stessa eccitazione, come una nota che suona all’unisono in due universi paralleli… Lui e lei uniti nel brindisi della passione…

…Uniti…

Nulla a che vedere col traffico di Milano…
Giulia scivolò fuori dalla macchina, il tempo di dare una veloce sistemata al suo costume da befana e si presentò subito sotto il campanello di lui.

“Chi &egrave?” gracchiava il citofono.

“Sono la befana Giulia, venuta a portarti un dono…” ripose la donna.

Unitamente ad una risata incredula, tramite il citofono, arrivò il brusio dell’apertura del cancello e la “befana Giulia” ebbe accesso al condominio del suo giovane amante.

Giulia era sempre una splendida donna non troppo distante dalla quarantina, un corpo formoso, lunga chioma scura, con qualche ciocca rossa dipinta per l’occasione. Era vestita con un perfetto abito da befana: Tunica grigia lunga, cappello a punta, scopa, stivaletti alti fin sopra la caviglia… Ed un trucco pesante, eccessivo, che colorando guance e contorno occhi le donava uno sguardo intenso, quasi felino, malgrado i suoi occhi scuri, mediterranei. Aveva scelto in fretta e furia di presentarsi così a cas di lui, come in un intrigante gioco d’adolescente.

Lui era Giorgio, un giovane e svogliato studente universitario che abitava alla periferia di Milano. Si presentò in boxr e vestaglia, sulla porta. Capelli neri, lisci, capevano fin quasi a toccare le spalle in un caschetto malandato dalla notte precedente. Il castano dei suoi occhi si illuminò di fronte alla tnutta singolare di Giulia.

“…Befana?” disse il giovane.

“Certo, la più dolce befana che tu abbia mai conosciuto, lasciami entrare…”

“…E perch&egrave? Non faccio entrare le befane sconosciute.” disse il giovane con una dissacrante ironia.

“Beh perch&egrave ho qui il tuo regalo, non lo vuoi?” dicendo questo Giulia allargò la tunica grigia, fino a spalancarla di fronte a Giorgio, rivelando il suo corpo, magnificamente nudo se non per un nastro rosso che le cingeva il fianco, chiudendosi sul suo ventre con un fiocco arricciato.

Dopo un attimo di stupore Giorgio tornò nel suo atteggiamento sicuro e dissacrante, contornato da un malizioso sorrisetto complice.

“Mmmh interessante regalo, ma se poi non funziona dici che lo cambiano in assistenza? Facciamo una prova, mostrami come funziona questo regalo, se il test riesce bene, altrimenti mi dispiace ma sarò costretto a rifiutare… Mostrami come funziona, da sola…”

“…Da sola, qui?”

“Sì… Da sola… Lì… Adesso…”

Giulia era attratta da lui e anche in quel frangente la grande complicità che li univa mosse le sue mani ad accarezzarsi prima i seni, con entrambe le mani, poi lasciar scendere una mano lungo i fianchi, lasciar superare il fiocco sul ventre e dirigersi dritta verso le gambe di lei.

“Guardami mentre lo fai.” impose Giorgio.

Lo sguardo diventò pieno di mistero, assente in certi momenti, mentre la mano accarezzava il suo stesso piacere, lo percorreva, lo schiudeva e lo esplorava con le dita.

Quel minuscolo movimento iniziò presto a far divampare piacere e calore nel suo corpo.

Da un lato la voglia di infilarsi nell’appartamento di lui, dall’altra la consapevolezza di non voler rovinare un gioco così particolare.

“Accarezzati… Ancora…” incalzava Giorgio, fermo sulla porta, mentre si iniziava a delineare da sotto i boxer la sua ecitazione.

Giulia continuava ad accarezzarsi, eccitata, distratta solo da sporadiche voci che giungevano dai piani inferiori. Gente che tornava a casa dal lavoro, pensionati che si incamminavano verso il parco, sembrava passare di tutto in quel momento. Tensione nel corpo di Giulia, accentuata dal fatto di non poter distogliere lo sguardo dal suo amante e quindi non poter che essere sorpresa in quell’atteggiamento intimo da un perfetto sconosciuto. Ogni suono era tensione per poi diventare ancor più eccitante, quando svaniva, la sensazione di non essere stata scoperta.

Dopo pochi minuti le sue dita erano umide della sua voglia producendo quello che poteva sembrare un dolce ticchettio, nell’ambiente delle scale, gli occhi si socchiudevano e spalancavano, allo stesso ritmo di piacere.

Poi la voce di Giorgio: “Bene, adesso entra.”

La lasciò entrare, ma senza neanche darle il tempo di sistemare nuovamente la tunica il giovane chiuse il portone alle spalle di Giulia e poi vi appoggiò la donna, con la schiena contro il legno freddo. Un bacio tra i due, lungo, mentre lui lasciava scivolare a terra i boxer che lei stava abbassando.

Lui prese la amba destra di Giulia e la alzò, portandola accanto al suo fianco, creando così la possibilità di possederla subito, contro quel portone.

I movimenti erano netti e decisi fin da subito, agevolati dall’eccitazione di entrambi…

Lei alzò l’altra gamba, per unire entrambe i piedi e creare un passionale abbraccio, quasi a mettersi in braccio su di lui mentre la sua schiena la sosteneva ancora contro il portone. Lo accolse completamente in lei e il movimento si faceva ancora più frenetico, sussultorio.

I capelli di lei, il suo viso, la sua bocca aperta dal piacere.

Lei raccoglie il cappello largo, sbalzato continuamente dalla sua testa, e lo appoggia sulla testa di lui per non farlo cadere a terra, con movimenti resi goffi e lenti dai brividi di godimento.

Il respiro, il suono di due corpi che si fanno uno, ancora e ancora.

Il compatto colore della vestaglia finiva tra le gambe di lei, dove incontrava il grigio della tunica, aperta ancora a mostrare tutta la sua femminile abbondanza, stranita solo da quell’allegro fiocco riccio che sussultava allo stesso ritmo della frenetica passione.

Durò tutto diversi, intensi, minuti. Dopo il godimento sembrò strisciare da sotto il portone, per coglierli entrambi, contemporaneamente. La schiena di Giulia si inarcava contro il legno reso caldo dal suo stesso corpo. Il giovane sentiva il piacere sgorgare dentro il corpo di lei con inarrestabile voluttà e continuò a muoversi fino ad inumidire ulteriormente ogni movimento, finch&egrave entrambi non furono sazi l’una dell’altro.

“Auguri tesoro…” sussurrò lui tra l’affanno, per poi accoglierla ancora in un nuovo abbraccio.

Fuori, nel traffico, l’auto di Giulia era ferma, nell’indifferenza dei passanti. Indifferenti al riflesso chiaro degli occhiali da sole di lei, distrattamente lasciati sul cruscotto, che sembravano ammirare da soli, con distaccata ironia, l’incontrastato procedere della città.

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