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Racconti 69Racconti Erotici Etero

La traduttrice e il suo capo

By 31 Ottobre 2010Febbraio 9th, 2020No Comments

 

L’ho conosciuto grazie ad un lavoretto part time che ho trovato poco tempo fa: faccio qualche traduzione per uno studio legale che si occupa anche di cause internazionali e questo mi permette di continuare a studiare e anche di tenermi in allenamento, visto che studio lingue. Lui è un avvocato. Qualche periodo arrivo a sentirlo anche tutti i giorni, ci teniamo costantemente in contatto se devo tradurre cause di sua competenza. L’unica piccola particolarità è che non ci vediamo mai.

Io sono “libera professionista” e per quello di cui dobbiamo discutere insieme un pc e un telefono sono più che sufficienti e non ci sono mai questioni così importanti da dover essere risolte faccia a faccia. Naturalmente dovendo passare anche pomeriggi interi al pc scambiandoci informazioni, è facile che i nostri discorsi si prendano delle piccole pause divagando, complice lo schermo, anche su argomenti non proprio ortodossi.

Giorgio è un uomo sulla 50ina, capelli neri, ma leggermente brizzolato, occhi azzurri, porta gli occhiali, un fisico ancora tonico visto che è un amante dello sport e davvero intelligente e simpatico. Nonché un tombeur de femme impenitente. Siamo andati avanti diverso tempo senza che io gli dicessi nulla di me, mentre lui si sprecava in dettagli e racconti sulla sua vita. Non lo facevo per proteggermi o per sembrare distaccata, semplicemente sono una ragazza riservata e poi davvero non mi sembrava il caso di andare troppo sul personale, conosco bene la messaggistica istantanea e temevo che la cosa si sarebbe trasformata in ben altro. Dovendo lavorare sempre di più con lui però, ho iniziato a sciogliermi e poi sembrava davvero una persona affidabilissima.

Dopo qualche mese abbiamo iniziato a diventare anche piuttosto intimi, lui ha iniziato a raccontarmi qualche sua avventura, spesso lamentandosi di non trovare nessuna che davvero lo interessasse e io a raccontargli le mie, poche, conquiste. Ha sempre continuato a ripetermi che non capiva come una ragazza sveglia e simpatica come me non riuscisse a fare colpo, anche perché si dichiarava sicuro che fossi anche bella, forse perché ci eravamo scambiati descrizioni di noi più che dettagliate, nonostante ancora non ci fossimo visti nemmeno in foto. La risposta al suo dubbio era semplice: al di là di quello che potesse sembrare a lui, sono molto timida, difficilmente mi lancio in battutine pungenti o doppi sensi decisamente spinti se non conosco bene l’altra persona e anche sui discorsi più normali e tranquilli è facile che mi incarti.

Con lui era stato tutto più semplice solo perchè non me lo trovavo di fronte o non ci dovevo parlare a voce, e infatti le telefonate erano molto professionali e fredde, tutt’altro che le nostre chiacchierate via msn. Dopo tutto questo tempo la curiosità uno per l’altro iniziava a farsi pressante, ma cercavo di rispettare ciò che mi ero ripromessa: nessun incontro se non per lavoro.

Un pomeriggio parlando tranquillamente in una piccola pausa me ne uscii lamentandomi del mio mal di schiena, con cui convivo già da qualche anno nonostante la giovane età… e apriti o cielo, l’avessi mai fatto! Ovviamente lui era il mago dei massaggi e si sarebbe volentieri prestato a guarire ogni mio male! Avevo resistito e continuavo a resiste alle sue proposte, per quanto lusinghiere fossero..finchè… naturale che dovesse esserci un finchè in questa storia… un pomeriggio davvero non ce la facevo più, seduta al pc, sedia scomodissima, schiena dolorantissima, mi dava delle fitte continue che mi bloccavano il respiro e lui dall’altra parte che mi descriveva uno dei suoi ultimi massaggi:

“luci soffuse, candele profumate, oli aromatici..stesa, rilassata, una persona che ti accarezza e massaggia… sicura che non vuoi provare?”.

Avevo aspettato un attimo prima di rispondere, tanto da meritarmi un

“ma ci stai davvero pensando?”

e la risposta era stata per sua meraviglia un doppio si.

“Bene, allora ti aspetto stasera in via Tal dei Tali numero tot, mi raccomando vestiti comoda”.

Alle nove ero sotto casa sua, suonato al sesto piano, doveva essere una mansarda, un attimo dopo stavo salendo in ascensore. Ero indubbiamente agitata, mi stavo presentando da una persona che conoscevo benissimo, ma che non avevo mai visto e non mi aveva mai vista, direttamente a casa sua e in tuta da ginnastica, alle nove di sera, con un massaggio in programma.

Glinnn glonnnnnn.

La porta dell’ascensore che si apre e Giorgio, sulla porta che mi aspetta, sorridente, in bermuda e maglietta, scalzo.. bello. Un timido ciao mi esce di bocca assieme a un sorriso, mentre lui direttamente mi abbraccia baciandomi le guance

“Allora Elisa? Questa schiena ti fa cosi disperare da dover accettare finalmente le mie cure? Deve farti davvero male eh!”

e in effetti, si, mi faceva davvero male. Ero imbarazzatissima, mentre entravamo in casa e il silenzio iniziava a farsi pesante..

”Dai su Eli, non puoi non parlare per tutto il tempo eh!!”

lo sapevo bene e mi stavo forzando di parlare il più possibile..

“Cosa dici di bere qualcosa? Così magari ti sciogli un po’, altrimenti il massaggio non funziona eh”.

Mi guardava dritto negli occhi e la cosa mi faceva imbarazzare ancora di più.

“Si ok, cosa offre la casa?”.

Nemmeno a dirlo, aveva aperto un mini frigo che nonostante fosse mini, conteneva il ben di dio, alcolico e non.

“Se ricordo bene sei appassionata di gin, vero? Tonic?”.

Lo sapeva benissimo, mi prendeva sempre in giro per i miei gusti, ma almeno mi aveva strappato un sorriso e ricordandomi quanto mi conosceva, mi sentivo un po’ meno in imbarazzo. Nel frattempo ero rimasta scalza anch’io e aveva avuto da ridire sulle mie unghie rosse, ma sembrava più che altro una scusa per verificare se soffrivo davvero il solletico come gli avevo detto. E dopo avermi fatta cadere dal divano si era convinto che era vero.

“Ok dai, direi che possiamo passare schiena. Vieni”.

Stavo aspettando che si girasse per alzarmi, ero davvero messa male e non riuscivo a tirarmi su dal divano con un movimento fluido e tantomeno a raddrizzare la schiena senza sentire un dolore fortissimo.

“Allora? Ti alzi o no?? Hai già cambiato idea?”.

“No no anzi, ora arrivo”.

Dovevo sembrargli una pazza e in effetti la sua espressione non era delle migliori.

“Ok, ok. Se vai di là in bagno, c’è un asciugamano sul termosifone, dovrebbe essere caldo, intanto io preparo in camera, fai pure con calma”

.. bagno.. ok… asciugamano?? Preparare?? Camera?? Stavo per protestare, ma era già sparito.. non mi restava che andare a vedere dell’accappatoio. In bagno sono rimasta un bel po’, indecisa se togliere tutto o tenere almeno gli slip. Avevo optato per la seconda soluzione, mi ero vestita comoda,ma non avevo valutato il fatto che sarei potuta rimanere senza quasi nulla addosso, quindi portavo un paio di slip di pizzo blu, non troppo provocanti, ma nemmeno castissimi. Stavo evitando troppi contatti con lo specchio, sapevo già che altrimenti non sarei più uscita da lì se non per tornarmene a casa.

L’ho raggiunto in camera.

Cazzo.

Io pensavo volesse farmi un massaggio “fisioterapico” e invece, musica, candele, luci quasi spente e ai piedi del letto matrimoniale un lettino da massaggi con vicino un ampolla d’olio messa a riscaldare.

“Eccoti. Il lettino me l’ha prestato un amico. Vieni vieni. Certo che la tuta di prima non ti rendeva giustizia, sei davvero bella”.

“No ehi, non arrossire cosi eh! Scusa ma tu sei quella che mi fa battute da spogliatoio di calcio e se ti faccio un complimento fai cosi?”

…ancor più rossa. Mi ero messa l’asciugamano annodato appena sopra il seno, ma, non so se l’avesse scelto di proposito, questo faceva in modo che mi lasciasse le gambe completamente scoperte.

“Sdraiati pure, e togli l’asciugamano”.

Ormai ero in pista, non potevo tirarmi indietro. Il lettino era un po’ freddo ma tutto sommato comodo. “Dovevo togliere anche gli slip?”.

”Ma no, a quelli ci pensiamo dopo, tranquilla”.

Dopo?? Perché dopo??

Neanche il tempo di pensarci e avevo sentito l’olio riscaldarmi la pelle. E subito dopo le sue mani partire dalle mie spalle, verso il collo con movimenti decisi, sentivo i pollici fare pressione e i miei muscoli cedere. Era davvero bravo. Aveva scelto un olio con un profumo dolce, non troppo forte, si era ricordato anche del fatto che gli odori troppo speziati e forti mi danno fastidio. Le mani erano scese alla schiena, lungo la colonna, un continuo su e giù con la dovuta attenzione nei punti giusti.

Mi stavo rilassando e stavo benissimo. In certi momenti mi sembravano più carezze che un massaggio, ma poco importava.

“Uhmm”.

“Che c’è?”.

“Ah, nulla, solo che ora ci sarebbe proprio la parte dove ti fa male, ma non vorrei sporcarti d’olio le mutandine”.

Oddio. E adesso?

“Beh..se vuoi..insomma, se ti sembra il caso..posso anche..toglierle”.

Non ero io che parlavo, non so chi fosse, ma non io.

“Perfetto! Aspetta che ti tengo l’asciugamano, tanto è già tutto unto, tu sfilale”.

Sembrava un’impresa, ma dopo essermi divincolata un po’ ce l’avevo fatta. Aveva ricominciato il massaggio, di nuovo dalle spalle. Un sussurro all’orecchio

“come stai? È un bel disastro questa schiena eh”

a quel punto potevo rispondere solo con una serie di mugolii indistinti, ma credo intuisse che erano di approvazione. Lentamente scendeva verso la parte più bassa della mia schiena, massaggiata senza spostare di un millimetro l’asciugamano.

Ad un certo punto avevo smesso di sentire le sue mani ed avevo aperto gli occhi

“Hai finito?”.

“Shhh, c’è ancora tempo”

era stata la riposta mentre iniziava a torturare dolcemente uno dei miei piedini, per salire alla caviglia, per salire al polpaccio, per salire al ginocchio, per salire alla coscia. Oh! Le mie gambe si erano naturalmente aperte per permettergli di arrivare tranquillamente anche all’interno coscia e al gluteo, senza tener conto che l’insieme mi stava facendo decisamente eccitare, e arrivando con le mani proprio lì, se ne sarebbe sicuramente accorto. Invece, il suo massaggio sembrava sempre più professionale, rimaneva sempre abbastanza distante dai punti “critici”, quasi non volesse darmi modo di pensare che ci potesse essere un post-massaggio. Pensavo che in fondo me l’ero cercata, ero stata più che categorica, avevo convinto lui, mentre quella non convinta ero io! Ma mi ero ben presto dovuta ricredere.

Massaggiata anche la seconda gamba, come niente fosse, aveva avanzato una proposta

“Se ti giri, facciamo anche davanti”

… silenzio… e poi mi ero girata.

Cercavo di tenere gli occhi chiusi, ma era più forte di me, vedevo il suo viso sorridente sovrastarmi, mentre accarezzava il mio corpo. Arrivato al seno, e di nuovo alle gambe, quel massaggio non mi sembrava più così innocuo, mi sentivo un lago e i miei sospiri erano un po’ troppo profondi per sembrare solo indice di benessere. Di nuovo le sue mani erano sparite, le sentivo mancare, non sentivo più il calore e l’energia che mi trasmettevano. Labbra. Umide. Sulla fronte. Appena schiuse. Un bacio leggero. Soffiato.

“Ci spostiamo sul letto?”.

Il mio sorriso. Mi stavo alzando, ma lui era stato più veloce, mi aveva presa in braccio e mi stava adagiando sul letto. Seduta, nuda, con la pelle che rimandava mille riflessi dati dall’olio, l’avevo bloccato mentre toglieva la maglietta. Lo volevo spogliare io. Maglietta. Un petto non troppo villoso. Un filo di pancetta, ma davvero poca, quasi troppo poca per i miei gusti. Mentre osservavo gli avevo slacciato i bermuda che erano caduti ai suoi piedi. Temevo di trovare sotto degli orribili slip bianchi. Sapevo che portava quelli d’abitudine e invece

“Ho messo i boxer 5 minuti prima che arrivassi, so che non sopporti gli slip”.

Aveva colto alla perfezione il mio sguardo interrogativo. Volevo premiare queste sue attenzioni, subito. Accarezzavo l’ultimo lembo di stoffa che ci divideva, mentre con l’altra mano giocavo con l’elastico, abbassandolo sempre di più. A quanto sentivo, l’erezione doveva essere cominciata ben prima del nostro spostamento, ma io ero troppo presa dal massaggio per rendermene conto. Appena liberato dalla presa dei boxer, il suo cazzo mi era apparso davanti alla bocca, niente male davvero. Avevo iniziato a leccarlo a piena lingua, in tutta la sua lunghezza, dando qualche attenzione in più alla cappella, tutto con una lentezza estenuante.

Lo stavo guardando nei suoi occhioni azzurri, avevo qualche difficoltà a farlo visto che il ragazzo con cui stavo fino a poco tempo prima non apprezzava quegli sguardi, ma sapevo che era una cosa che lo faceva impazzire. Mi ero bagnata un po’ le labbra, poi un affondo deciso, per prenderlo in bocca fino a toccare il pube con il naso, al primo colpo. Un sospiro. E avevo iniziato il movimento.

Su.

Giù.

Piano.

Veloce.

Appena avevo iniziato a toccarmi con una mano, mi aveva stesa sul letto e si era girato per un sessantanove senza quasi togliermi il suo cazzo dalle labbra. E lì era svanita tutta la calma. Giocavo con le labbra e la lingua. Ma più giocavo io, più giocava lui. Labbra. Lingua. Dita. Mi stava facendo impazzire. Ma più faceva impazzire me, più facevo impazzire lui. Con una spinta ero riuscita a rovesciare la posizione: io sopra, lui sotto. Sentivo che sta per venire. Due, tre fiotti caldi a bagnarmi direttamente la gola, mentre fremevo per l’orgasmo che aveva preso anche me un attimo prima. Continuavo a succhiarlo, ma ora decisamente piano, appena sfiorandolo con le labbra, nonostante non mi sembrava accennasse a perdere volume. Nel frattempo mi ero anche girata col corpo e lasciato uscire il suo sesso dalla mia bocca. Ero indecisa se baciarlo o no, in fin dei conti avevo il suo sapore ancora in bocca e a non pochi non piace affatto, ma evidentemente non era uno di loro, visto che mi aveva presa e tirata verso di lui per un bacio lungo e pieno di passione.

Ero rimasta sdraiata sulla pancia a godermi un attimo di riposto quando l’avevo sentito stendersi sopra di me, cosa che adoro..il cazzo era ancora perfettamente in tiro, lo sentivo distintamente tra le mie natiche, mentre la sua bocca mi tormentava un orecchio, talvolta leccandolo, talvolta mordendolo. Cercavo di liberarmi, volevo essere attiva, non mi andava di stare li sotto a bearmi ancora una volta delle sue azioni. “Ssshhh, lascia fare a me piccola”.

Con una richiesta simile non potevo oppormi. Una delle sue mani mi accarezzava il collo, mentre l’altra si era infilata sotto di me e aveva raggiunto il mio clitoride. Il suo peso mi schiacciava, ma in un tempo che mi era sembrato brevissimo avevo raggiunto un altro orgasmo. La sua mano non mi lasciava, ma stava scivolando verso l’altro buchino, già ben lubrificato dall’eccitazione e i due precedenti orgasmi.

“Mettimelo in culo ti prego”.

”Shhhh non ancora”.

Strano, sapeva perfettamente che amavo il sesso anale e comunque non ci voleva un genio a capirlo, ma mi stava preparando con calma estrema.

Bocca.

Lingua.

Dito.

Dita.

Ero tutta un sospiro e un mugolio. Ora sentivo il suo cazzo spingere, la cappella era entrata senza problemi e io cercavo di far entrare il prima possibile anche tutto il resto, ma le sue mani mi tenevano ben ferma al materasso, voleva farmelo desiderare e farmi sentire ogni millimetro della sua eccitazione e io stavo veramente impazzendo. Era ormai arrivato a mettermelo tutto, lo stava togliendo con la stessa lentezza, tutto fuori. Stavo protestando quando ho sentito una spinta decisa e fortissima, riempirmi. Aveva preso un ritmo decisamente maggiore a quello di prima, mi stava letteralmente sfondando mentre con l’altra mano andava ad accarezzarmi il clitoride. Un altro orgasmo. Stavolta avevo addirittura perso per qualche secondo i sensi, era una cosa indescrivibile. Lo sentivo rallentare, per darmi qualche secondo per riprendermi e forse perché anche lui era al limite. Un paio di colpi decisi. Piano. Forte. Ero alla soglia di un altro orgasmo, dal momento che mi stava scopando con almeno due dita in figa. E lui anche. Due colpi prepotenti e poi fermo. Mi sono sentita riempire da un fiume caldo, mentre urlavo il mio piacere soffocandolo sul cuscino.

Eravamo esausti. Sdraiati uno sopra l’altro. Soddisfatti. Sentivo dei piccoli bacetti sulla nuca. Mi sentivo spompata.

“Vado a fare una doccia, se ne trovo la forza”.

Ero io. Mi sono alzata. Sono andata in bagno. Sotto la doccia. Una lavata veloce, avevo lasciato la porta socchiusa sperando che mi raggiungesse Giorgio, invece niente. Mentre mi asciugavo i capelli con un asciugamano pensavo che non mi aveva ancora scopata, in realtà. Mi faceva quasi ridere, avevo goduto come mai in vita mia, senza scopare. Poco male, e poi c’era ancora tempo, forse. Era venerdì.

Mentre pensavo questo, mi ero accorta della sua presenza alle mie spalle e infatti, appena avevo sollevato l’asciugamano dalla testa avevo sentito il calore del suo corpo sul mio e di nuovo il suo cazzo in tiro tra le mie gambe.

“Mmmm..scopami subito”

lo volevo, lo volevo immediatamente! E non si era fatto attendere, un attimo dopo era già scivolato in me. Un po’ mi dispiaceva farmi prendere di nuovo da dietro, ma stavolta avevo lo specchio dalla mia, se non altro potevamo vederci. E di nuovo a godere insieme.

“Ora dovrai rifare la doccia”

mi aveva detto sorridente, ed io ne ero ben felice. Una doccia rilassante. Erotica, ma rilassante. A massaggiarci, accarezzarci, baciarci. Ci eravamo asciugati a vicenda e stesi a letto. Era solo venerdì notte, inoltrata ormai. Devo dire che quel week end era stato memorabile.

Scusate ma sto lavorando e ho la finestrella di Giorgio in msn che pare impazzita. Bene, stasera cucina lui.

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