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Racconti Erotici Etero

La trasferta

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Come gli artisti,cantanti, scrittori, pittori, hanno dei periodi caratterizzati da certi aspetti peculiari, anche noi possiamo dire di avere avuto dei momenti nella nostra vita sentimentale che ci hanno progressivamente portato ad un crescendo di sensazioni differenti.

Una ‘excalation’ sfociata in alcuni episodi esagerati, in seguito riposizionatasi su di un gradino più basso e meno rischioso.

Gli episodi che seguono hanno sancito il passaggio al coinvolgimento di altri nei nostri giochi.

Da un po’ di tempo a questa parte il nostro immaginario erotico faceva ricorso sempre più frequentemente a terzi.

Era come un rituale, quando Matilde iniziava ad essere travolta dal piacere, io cominciavo a stuzzicarla raccontandole delle fantasie erotiche di cui era la protagonista; era evidente che la cosa piaceva anche a lei, che si lasciava andare alla descrizione di situazioni erotiche che mai avrei immaginato. Il tutto avveniva ad una condizione, non voleva guardarmi in viso mentre parlava; niente di male, io la prendevo alla pecorina e il gioco era fatto…… Una sera ci eravamo divertiti a scattare delle Polaroid, le foto erano sul comodino a pochi centimetri da lei che parlava e godeva mentre la scopavo da dietro. Mi venne bene di dirle guardando le foto: ‘Domani vedo Edo, quasi quasi gliene porto un paio da vedere per lustrarsi gli occhi: cosa ne dici?’ Trasportata come era dal piacere mi rispose dicendo che l’ idea non era malvagia e aggiunse che avrebbe gradito da lui una dedica sulla foto. Si sa che certe cose si dicono in certi momenti e poi vi &egrave sempre un ritorno alla razionalità.

Dopo una decina di minuti, terminate le effusioni amorose, eravamo tutti e due nudi sul letto con la sigaretta tra le labbra a pensare ai fatti nostri. Il silenzio fu interrotto dalla voce di Matilde che, accarezzandosi con la mano la patatina perfettamente depilata, come era solita tenere durante la stagion estiva, disse: ‘Sono proprio curiosa di vedere la faccia del tuo amico quando vedrà le foto, e mi raccomando non dimenticarti di fargli aggiungere il suo pensiero’. Non aggiunse altro.

Il mattino seguente non avevo più in mente delle foto, uno dei tanti discosi che si fanno in certi frangenti e nulla più; non era così per Matilde che salutandomi, come di consuetudine prima di andare al lavoro, sussurrò all’orecchio : ‘Mi raccomando non dimenticarti nulla’. La cosa cominciava a prendermi, salii in camera presi due foto e uscii di casa. Dall’ufficio chiamai Edo per dirgli che sarei passato da lui nel primo pomeriggio e che avevo qualcosa di interessante da mostrargli. ‘Non dirmi che sono le solite immagini di uccelli o di scoiattoli che ne ho a sufficienza’ interruppe scherzando.

Eravamo entrambi amanti di caccia fotografica e lo scambio di immagini era una cosa per noi abituale.

‘No, questa volta si tratta di un animale a due zampe’ replicai.

‘Sarà una gallina ‘disse ridendo.

Io: ‘Le galline non hanno le tette’
Lui: ‘Sei andato al mare con la Matilde e l’hai fotografata tette al vento?’

Io: ‘Fuochino…..a più tardi….’

Lui ‘Aspetta, dimmi qualcosa di più!’

Di proposito chiusi la conversazione, volevo lasciarlo sulle spine. L’appuntamento era al solito bar sotto al suo studio: quando arrivai era già li che mi aspettava seduto ad un tavolino un po’ appartato. Parlammo per alcuni minuti del più e del meno, evitavo volutamente l’argomento foto, volevo saggiare il terreno; fu lui a sbloccare la situazione: ‘Allora cosa hai di tanto importante da mostrarmi?’

Mi sembrava di essere un agente segreto mentre consegna un microfilm, presi dalla tasca interna della giacca due foto e le misi sul tavolo. Erano due Polaroid una scattata in esterno, abbastanza soft, l’altra invece ritraeva Matilde sul divano in posizione abbastanza esplicita. ‘Non offenderti Michele, ma ho sempre pensato che tua moglie fosse una gran porca, me ne hai dato la conferma e sono contento per te’ Queste furono le parole di Edo mentre guardava le foto. ‘Ma Matilde ne &egrave al corrente ? ‘

‘Non proprio, anzi fammi una cortesia scrivi sotto alla foto il tuo pensiero: ho intenzione di fare un giochetto, se mi riesce tra qualche settimana ti porto delle altre foto con la dedica di Matilde’ Ebbe così inizio il nostro gioco, fotografavo Matilde con la Polaroid e mentre la prendevo alla pecorina le mostravo le foto con la dedica di Edo, facevamo i nostri discorsi su quello che le sarebbe piaciuto fare o farsi fare da lui e scriveva alcune sue voglie sulla foto.

Andammo avanti così dal mese di Luglio fiano al compleanno di Matilde che &egrave alla fine dell’anno, ogni due tre settimane mi incontravo con Edo e ci scambiavamo le foto con dedica.

Il particolare di tutto questo stava nel fatto che Matilde ed Edo non si conoscevano di persona e quest’ultimo saputo del compleanno decise di sua iniziativa di farle un regalo e diede a me il compito di consegnare il pacchetto con una busta di accompagnamento.

Il regalo di compleanno era un miniabito di pizzo elasticizzato completamente trasparente e un reggiseno particolare costituito da due nastri di pizzo a forma di triangolo con delle frange sotto.

Nel biglietto oltre agli auguri vi era una richiesta: sapendo che saremmo usciti a cena per festeggiare gli avrebbe fatto piacere che Matilde lo avesse indossato per quella occasione.

La cosa però non fu possibile: il vestito non era adatto alla circostanza, sarebbe potuto andar bene in una discoteca o in un club privé, non di sicuro in un ristorante, e poi Matilde eveva gia deciso come vestirsi. Era semplicemente stupenda, una camicia trasparente lunga e una gonna corta che appena si vedeva in quanto quasi del tutto coperta dalla camicia, un paio di autoreggenti chiare e il reggiseno, si fa per dire, che le era stato regalato, il tutto attenuato da un gilet di pelliccia.

La camicia trasparente e il gilet senza bottoni mi permettevano di ammirare i suoi seni con i capezzoli tesi per il leggero ma continuo sfregamento con il tessuto.

La cena andò nel migliore dei modi e al momento di brindare mi alzai e mi avvicinai a lei per baciarla, lei pure si alzò facemmo il più classico dei cin-cin posammo i bicchieri sul tavolo e ci baciammo con trasporto, la mia mano scese sui suoi fianchi lungo la gonna e si infilò sotto, per un attimo pensai che avesse delle mutandine di seta talmente era morbida ma non era così, era la sua patatina nuda senza nulla che la coprisse, neppure la pelliccia fornitale da mamma natura era rimasta.

Gustammo ancora un paio di flute, ed io in più il suo seno che ogni tanto mi offriva maliziosamente alla vista lasciando scostato il gilet. Eravamo entrambi euforici ed eccitati, quando decisi di andare oltre…

Continua…

A questo punto &egrave doveroso aprire una parentesi: il regalo che Edo aveva fatto a

Matilde lo avevamo deciso insieme; un pomeriggio ci recammo in un negozio specializzato in questo genere di abbigliamento dove scegliemmo di comune accordo i capi.

Tutti e due avremmo visto volentieri Matilde così vestita.

Anche gli avvenimenti che seguono sono stati, per così dire, ‘indirizzati’. La cena era giunta al termine nel migliore dei modi, tutti i sensi erano soddisfatti, soprattutto la vista. Appena le era possibile Matilde non esitava a mostrarmi le sue grazie, cosa che fatta in un ristorante mi risultava particolarmente eccitante…

Vederla con la camicetta aperta e i seni nudi in bella mostra o seduta di traverso con la gonna completamente sollevata e le gambe aperte con il rischio, non tanto remoto, di essere scorti continuava a far crescere in me il desiderio.

Alla fine presi il coraggio a quattro mani e le dissi:

‘Se facessimo un giro all’American bar ? Cosa ne dici?’ La risposta fu affermativa, non avevo dubbi: amava troppo la musica e l’atmosfera intrigante di quel locale.

‘Avrei un’altra cosa da chiederti, ma non oso’ dissi come se mi vergognassi… ‘Togliti la gonna e il gilet e tieni addosso solo la camicia, all’american bar la luce &egrave così soffusa che nessuno farà caso al tuo abbigliamento.’ ‘Per andare all’American bar può anche andare bene ma per uscire dal ristorante non mi sembra proprio..’

Non disse né si né no.

Mi alzai per andare a saldare il conto dicendole che l’avrei aspettata alla cassa.

Passarono alcuni minuti e non vedendola arrivare tornai al tavolo, che era al piano superiore: era ancora seduta, ma senza il gilet.

Quando fui vicino a lei si alzò dalla sedia dicendo:

‘Non mi sembra il caso di attraversare la sala e di scendere così vestita… vai per favore a prendermi la pelliccia’.

La camicia era abbastanza lunga, come un miniabito, peccato che la parte superiore, a differenza di quella sotto, era trasparente e lasciava vedere, più che imtravedere tutto.

Sarà stato l’effetto delle ostriche o dello champagne ma mi sentivo particolarmente eccitato; il sapere poi di Matilde praticamente seminuda mi caricava ancora di più.

L’ascensore era occupato e nell’attesa che arrivasse ebbi una pensata… Al piano terra vi era il guardaroba, la cassa e un banco bar, con due ragazzi giovani che vi provvedevano.

Allungai 20euro al ragazzo del guardaroba, un cingalese ventenne, e gli chiesi se fosse così gentile da portare la pelliccia alla signora, sulla terrazza all’ultimo piano, e di accompagnarla in garage dove l’avrei aspettata con l’auto.

Mentre attendevo l’arrivo di Matilde pensavo alla sua reazione nel vedere il ragazzo ,e non me, e l’imbarazzo nel mostrarsi a lui così vestita.

Sentii arrivare l’ascensore e mi allontanai di alcuni metri dalla sua porta:

volevo vederla camminare senza che lei mi scorgesse. La porta si aprì, sentivo il rumore dei suoi tacchi a spillo che si avvicinavano alla macchina; io nascosto dietro ad una colonna, la vedevo procedere con la pelliccia aperta e il bordo delle autoreggenti in bella vista, i due capezzoli tesi: per il freddo?

Diedi un piccolo colpo di tosse per mostrare la mia presenza e non spaventarla, lei mi si avvicinò, mi abbracciò e iniziò a baciarmi sussurrandomi:

‘Sei un porco, avresti dovuto vedere la faccia di quel poveretto quando ha visto come ero vestita! Anch’io ho avuto qualche attimo di imbarazzo ma poi non so cosa mi ha preso, ho indugiato un po’ prima di mettermi la pelliccia in modo da mostrargli tutti i miei attributi; pensa che avevo slacciato tutti i bottoni della camicetta, convinta che venissi tu, e quando mi sono alzata per indossare la pelliccia ho allacciato bottone per bottone sotto il suo sguardo allibito. Quando mi ha aiutata a indossarla ho sentito le sue mani che mi accarezzavano i seni, ma con professionalità. Credevo che se ne andasse invece ha voluto accompagnarmi anche nell’ascensore; mentre aspettavamo che arrivasse al piano lo vedevo che mi spogliava con gli occhi e questo non faceva che far crescere in me la voglia di stuzzicarlo. Mi sistemai il rossetto con movimenti di labbra il più sensuali possibile, passai poi a raddrizzare e a tirare su le calze facendo si che potesse intravedere la passera. Come se non bastasse ho lasciato la pelliccia aperta e con la mano mi ‘spazzolavo’ come per allontanare inesistenti residui di pane; vedevo l’eccitazione crescere nei suoi pantaloni sempre di più, e la cosa mi eccitava; devo ammettere che si &egrave comportato proprio da signore…peccato!.’

Appena salì in macchina le feci appoggiare i piedi sul cruscotto e iniziai ad accarezzarle le gambe per finire a trovarmi dopo poco con due dita infilate nella patatina bagnata.

Arrivati al parcheggio del bar era ormai travolta dal piacere, feci per sfilare le dita, ma sentii la sua mano che me lo impediva e dopo un attimo un suo dito era venuto a dare man forte ai miei.

Incurante del fatto di essere in un parcheggio e dei fari di un’auto, che si attardava più del dovuto nel far manovra dietro di noi, raggiunse il primo orgasmo della serata.

Un attimo all’ingresso per abituare la vista e poi ci dirigiamo ad un tavolino. Matilde mi disse di aspettarla; sarebbe andata in bagno a darsi una sistemata al trucco.I minuti passavano ma lei non arrivava, cominciavo a preoccuparmi; che non stesse bene e avesse bisogno di aiuto?

Decisi di andare a vedere se ci fosse qualche problema ma arrivato all’atezza del

guardaroba rimasi di stucco: riconobbi la pelliccia che stava consegnando il vestito

acquistato insieme a Edo e solo in un secondo tempo Matilde. Era completamente trasformata: tacchi a spillo parrucca nera a caschetto e occhiali da vista con montatura rossa.

Ero senza parlo,perch&egrave tutta questa messinscena?

Mi lesse nel pensiero.

‘Ti chiedi il perch&egrave di tutto questo cambiamento? Non voglio che nessuno mi rico nosca, così vestita mi possono scambiare per una entreneuse, e qui non sarei ne l’unica ne fuori luogo e se dovessi lasciarmi andare o andare oltre al consentito nessuno si stupirebbe e avrei salva la mia reputazione.

In effetti era irriconoscibile; miniabito con gonna elasticizzata a livello ‘passera’

parte sopra completamente trasparente con triangolini di pizzo e frange che ornavano

i seni lasciandoli completamente scoperti.

Essendo Domenica, vi era poca gente: quattro coppie in tutto, circa della nostra età, gli uomini tutti in giacca e cravatta, le donne tutte più o meno vestite in maniera ..giusta per il luogo e per lo scopo.

Il bello di questo locale sta nel fatto che &egrave dotato di una piccola pista dove

si possono fare quattro salti, cosa che Matilde, diversamente da me, adora. La

pista &egrave di pochi metri quadri ma &egrave caratteristica in quanto ha una pavimento che

alterna quadrati iiluminati a quadrati a specchio che riflettono molto maliziosamente.

Vi era come sottofondo una musica lenta e una coppia si avvicinava alla pista Per Matilde era impensabile non ballare e se non lo aveva ancora fatto era solo per il fatto che non voleva essere l’unica.Anche noi ci buttammo nelle danze: eravamo stretti uno all’altro come due adolescenti, sentivo i suoi seni sul mio petto e cercavo di strofinarmi su di lei per farle sentire tutto il mio desiderio.

Lei pure accompagnava i miei sfregamenti con calcolati movimenti del bacino, oltre che ‘Dirty dance’.

Notai in un attimo di lucidità che l’altra coppia non aveva occhi che per noi, soprattutto lui fissava Matilde ad oltranza, dopo qualche attimo compresi il perch&egrave: nello stringerla a me inavvertitamente facevo risalire il vestito mostrando l’attaccatura delle calze che col movimento erano un poco scese lungo la gamba.

Le sussurrai in un orecchio quello che stava succedendo e come risposta ebbi:

‘Mi sono accorta prima di te e non mi da fastidio, anzi…..’ Aspettavo solo quella risposta, e nei lenti che seguirono feci scndere sempre più in giù le mani sui suoi fianchi e nel toccarla le alzavo il vestito in modo da lascire scoperto il sedere e fargli notare che era senza mutande. La pista era in fondo alla sala a ridosso di una parete, così da non dare spettacolo agli altri; aspettavo di averli dietro di noi e quando la sua compagna era di spalle le mie mani si mettevano all’opera.

Intesi che anche loro stavano al gioco quando si misero a ballare davanti a noi e lui mi restituì la cortesia mostrandomi il filo interdentale che la sua compagna aveva in mezzo alle chiappe.

Decisi di alzare la posta:

‘Senti Matti hai voglia di fare la maiala?’

‘Dipende..’

‘Tu che senti meglio la musica guidami ballando verso quell’angolo della pista che

&egrave fuori dalla visuale della sala’

‘E poi?’

‘Ci penso io, lo facciamo impazzire’

Arrivati a destinazione iniziai a baciarla sulla bocca e a toccarla in modo sempre

più audace vidi con la coda dell’occhio che si erano fatti più vicini come se volessero

gustare meglio la scena.

Avvisai Matilde sussurandole all’orecchio che ci stavano spiando ma questo non fece che

accrescere la sua passione.

‘Fai finta di nulla, sollevami il vestito per bene e toccami la patatina al resto ci

penso io’

Alzai il vestito lasciandola col sedere completamente nudo e inizia a toccarla in mezzo

alle gambe come da ordine.

I due si erano fatti sempre più vicini tra di noi non vi era più di mezzo metro di distanza

Matilde si strusciave sempre di più e come se questo non bastasse appoggiò la sua mano sulla

mia che le toccava la patatina e guidò le mie dita dentro di lei.

Oramai i nostri compagni di aballo erano a pochi centimetri da noi non sapevo come sarebbe

finito il tutto…ci pensò la musica a cambiare registro, infatti la musica improvvisamente

finì e ci ritrovammo senza atmosfera.

‘Grazie per lo spettacolo peccato che sia finito, cosa ne dite di fare quattro chiacchiere allo stesso tavolo?’

Il nostro compagno di ballo non fece in tempo a finire la frase che attaccò una musica da

discoteca.

Le donne si scatenarono, noi dopo alcuni attimi tornammo allo stesso tavolo dove, tra una chiacchera e l’altra,

gustavamo le performances delle nostre donne e apprifondivamo la conoscenza.

Dopo una decina di minuti fecero ritorno anche loro, erano in un

bagno di sudore e con il fiato corto; Matilde,si buttò sulla poltroncina allungando e allargando le gambe.Con le mani alzava e abbassava la gonna a mò di ventaglio per farsi aria.

Era seduta vicino a Fabio,così si chiamava, a cui offriva una visione globale delle sue grazie.

‘Siamo tutte sudate, ti prego, Michele vai a chiedere un paio di tovaglioli e dell’acqua voglio rilassarmi un attimo

prima di andare in bagno a rinfrescarmi. ho la schiena bagnata..e tu Barbara come sei messa?’

‘Lascia stare &egrave come se avessi fatto una doccia: guarda ho il top che &egrave appiccicato alle tette’

E mentre parlava lo allargava e lo abbassava per soffiarvi dentro e rifrescarsi, l’una mostrava

il sotto e l’altra il sopra…

Fabio tornò con due tovaglioli e una bottiglia d’acqua che le due, dalla gran sete che avevano, si scolarono in un attimo.

‘Visto che sei stato così bravo ad esaudire la richiesta di Matilde potresti aiutarla ad asciugarsi il sudore’

disse Barbara rivolgendosi al marito.

Matilde e Fabio mi guardavano come aspettando un cenno di assenso:

‘Io non ho nulla in contrario mi sdebiterò con Barbara’

Presi un tovagliolo mi misi alle sue spalle le abbassai il top e inizia ad ascigarle il sudore sul seno, aveva due bocce

mica da ridere con due cepezzoli di notevoli dimensioni che diventavano sempre più turgidi; più che asciugarle il sudore

la stavo palpando senza ritegno.

‘Grazie Michele ma ora tocca a Matilde’

‘Pensavo che Fabio mi avesse dimenticata..’ disse con aria ingenua ‘senti come &egrave bagnato il mio sederino..’

Si era alzata dalla poltroncina si era avvicinata a lui e aveva sollevato il vestito lasciando il culo scoperto, alla

merc&egrave delle sue mani che con tocci sapienti, con la scusa di ascigarlo, lo toccavano bellamente.’Sei troppo materiale, non &egrave mica la tua macchina, ti faccio vedere io come si fà’ Era Barbara che si rivolgeva al Fabio.

Si sostituì al marito e prese ad accarezzare Matilde prima con il tovagliolo poi con le sole mani per passare poi a ba

ciarla e a slinguarla dappertutto.

‘Scommetto che anche la passerina &egrave tutta sudata fammi sentire’

Fece sedere Barbara sulla poltroncina le prese le gambe e sollevadole gliele fece appoggiare con le ginocchia sui braccioli

la mise praticamente in posizione ginecologica.

Si inginocchio davanti a lei e dopo alcuni tocchi con le dita, che non dispiacevano affatto a Matilde, visto che iniziava a

mordicchiarsi le labbra e ad emettere qualche mugolio di piacere si tuffo con la testa tra le sue cosce.

Dopo alcuni gemiti di entrambe Matilde le sollevò la testa si sedette normalmente la baciò sulla bocca e…….

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