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Racconti Erotici Etero

L’ANIMA DI UNA GAZZELLA

By 17 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Aveva appena concluso il mio ultimo racconto erotico.
Rileggendolo per apportare le ultime modifiche, Eva senti che qualcuno bussava alla mia porta.
Andò ad aprire e si trovò davanti Roberto, il suo amico, un uomo di 40 anni, affascinante, scrittore anche lui e molto dolce.
-“Ciao ti disturbo?”- le disse.
-“No figurati. Correggevo la mia ultima storia.”-
-“Davvero l’hai finita? Posso avere l’anteprima?”-
-“Certo”- rispose porgendo il manoscritto,-“leggi pure ma voglio un parere sincero.”-
-“Sai bene che non potrei mentire con te.”-
In piedi, cominciò a leggere la storia di uno stupro in carcere: tre cercerati scatenavano i loro istinti animali su una poliziotta psicologa criminale.
Lo osservava mentre con gli occhi divorava le parole.
Non sapeva a cosa stesse pensando, era sicura solo di una cosa: i suoi jeans stretti e aderenti tradivano il turbamento, mostrando la sua eccitazione.
Imbarazzata da tale reazione, consapevole che era stato il suo racconto a farla nascere, si allontanò, riordinando la stanza cercando di assumere un comportamento normale e distaccato.
Più di una volta Roberto aveva elogiato le sue oepre, definendole eleganti e mai volgari. Apprezzava con quanta semplicità e spontaneità riuscisse a parlare di sesso, un argomento che spesso la gente nasconde come fosse un male incurabile,un vicino di casa scomodo, qualcosa di cui vergognarsi.
La sua sessualità, Eva, l’aveva sempre vissuta liberamente, cercando spesso il confronto con altre esperienze che potevano arricchirla.Era successo anche con lui ma non lo aveva mai visto eccitato e, quando le diceva che spesso era la reazione che i suoi racconti gli scatenavano, non gli aveva creduto, scambiando le sue parole come pittoreschi elogi.
Adesso si rendeva conto che non le aveva mentito, che davvero lo faceva eccitare scrivendo, e non sapeva proprio come comportarmi.
Finì di leggere poi, alzando gli occhi dai fogli, Eva si accorse di una luce strana che brillava negli occhi dell’amico.
-“E’ molto bella, come tutte quelle che scrivi”-
-“Grazie”- rispose andandogli incontro per recuperare il manoscritto.
Quando lo afferrò, si accorse che lui non lasciava la presa, trattenendola.
Sorrise, interpretando quel gesto come un gioco. Ben presto si rese conto che Roberto non stava e non aveva voglia di giocare…o forse si, ma avrebbe giocato ad un gioco pericoloso, un gioco peccaminoso e gli occhi infuocati fissi sulla ragazza ne davano conferma.
L’uomo l’attirò a se, prendendola per i fianchi.
-“Lo sai che mi hai sempre eccitato? Dal tuo primo racconto, ricordi? Lo lessi tutto di un fiato e dovetti segarmi due volte per placare il calore che sentivo dentro.”. le disse guardandola negli occhi.
-“Sono solo parole…”-
-“Non sono solo parole. Nei tuoi racconti c’&egrave molto di più…c’&egrave la tua anima, ci sei tu e il tuo mondo, il tuo modo di vedere le cose,e il tuo comportamento nei confronti del sesso…io so che lo adori.”-
-“Si lo adoro. Ti sfido a trovare una persona a cui non piace.”-rispose cercando di divincolarsi dal suo abbraccio.
Roberto non sembrava intenzionato a lasciarla. Aveva afferrato la sua preda…come una gazzella, si muoveva elegante intorno a lei, guardandola famelico.
-“Mi ecciti, Eva. Mi hai sempre eccitato. Tu pensavi scherzassi, e invece guarda, guardami…”-le fece cenno di abbassare gli occhi verso il pube-“Guarda in che stato mi hai ridotto.”-
Ipnotizzata, la ragazza non parlava.
-“Ti desidero dal primo momento che ci siamo conosciuti,dalla prima mail che ci siamo scambiati, e ora sei qui, di fronte a me…non chiedermi di starmene al posto mio, non chiedermi nulla.”-
Avvicinò le labbra a quelle di lei, e si sentì invasa dalla sua bocca che la cercava e dalla lingua che scivolava sulla sua, accarezzandole i denti e il palato.
Il bacio si fece sempre più rovente quando Roberto cominciò a sbottonarle la camicetta bianca.
Era così immensa la voglia che aveva di lei che no riuscì a finire di slacciare tutti i bottoni, prima di girarla, alzarle la gonna, spostarle gli slip e appoggiarle il membro fra le natiche.
L’uomo la teneva per le braccia, avvinghiate a corpo, e continuava a strusciarle il corpo sulle curve morbide
Eva si ammorbidì al suo contatto e la voglia esplosa cieca anche per lei. Voleva con tutta se stessa che Roberto la possedesse ma sapeva che con lui non poteva essere come con gli altri perch&egrave lui era diverso, lui era speciale.
Finita di sbottonare la camicietta e lasciata cadere la gonna a terra, Roberto prese a baciarle il collo.
Davanti a loro uno specchio, davanti a loro l’immagine riflessa della ragazza con indosso solo gli slip neri.
-“Guardati…guarda quanto sei bella, mi fai impazzire…”-poi, girandola verso la sua faccia, aggiunse:-“Adesso guarda quanto mi fai impazzire.”-
Estasse il membro eretto dai pantaloni, un pene bello dritto e liscio, con le vene sporgenti che si gonfiavano al passaggio del sangue.
Inginocchiata sotto di lui, Eva prese a succhiarlo, come una delle eroine delle sue storie, con la stessa passione e dediziona descritta.
Roberto le accarezzava la testa, giocava con le ciocche dei suoi capelli, ad occhi chiusi, concentrando il suo piacere su quelle vene pulsanti che si gonfiavano al passaggio della lingua.
Accecato dalla passione, si spogliò e la prese in braccio, conducendola in bagno. Strappandole gli slip di dosso,aprì l porta della doccia, facedola entrare nel box.
Per tutto il tempo, le loro labbra erano rimaste incollate l’uno a quelle dell’altra, consumando la pelle, arrossando le guance.
-“Voglio prenderti qui.”- le sussurrò, aprendo l’acqua.
Quando il getto d’acqua calda colpì i loro corpi, cominciarono a toccarsi, in preda ad un eccitazione violenta. Eva lo sentiva fra le gambe, sentiva che si avvicinava e restava li, in attesa, pronto per entrare ma non ancora dentro, e le sembrò di impazzire.
-“Prendimi se mi vuoi.”-disse mentre le goccie d’acqua scivolavano sul corpo.
Con al schiena contro la parete, Roberto le alzò le gambe facendole incrociare dietro il su busto, e la penetrò con violenza.
Eva gemette e quasi pianse per la gioia di averlo dentro di se.
L’uomo continuò incessamente a possederla, gemendo con lei ad ogni colpo, sentendo il suo corpo rogido, la mente confusa e l’eccitazione a mille.
Aveva tra le braccia il corpo vinto della ragazza che desiderava da tempo, della sua fonte di piacere…quante volte si era masturbato pendandola, quante volte si era toccato immaginando il loro intimo incontro. Ciò che aveva immaginato, però, andava ben oltre la sua fantasia, un coinvolgimento cosi totale non se lo aspettava di certo.Ora la sue Eva era li, frutto del peccato, pazzo desiderio…i capelli bagnati, sparsi sul volto, i seni che come onde si muovevano quando il corpo sussultava, la peluria vaginale irrorata da gocce d’acqua mischiate ai suoi umori, il sedere tondo stretto nelle sue mani, le gambe lunghe avvinghiate al suo corpo.
Sentiva che la ragazza stava per raggiungere l’orgasmo e si fermò;non poteva finire tutto lì, non poteva essere breve come il battito delle ciglia.
Estrasse il pene e la fece scendere. Chinò la testa fino al suo fiore, le poggiò una gamba sulla spalla per permettere anche alla lingua di violare il centro del piacere.Lecc&egrave e succhiò avidamente le labbra e il clitoride gonfio, assaporando i suoi umori e bevendoli.
Giocò con i suoi due orifizi, infilando prima un dito dabanti e poi uno dietro.
Nonostate l’acqua calda e il vapore, Eva sentì brividi corrergli lungo tutto il corpo, partendo dalle gambe e finendo alla radice dei capelli. Tortura…sublime tortura fra le sue mani…folle eccitazione per la sua lingua che la esplorava, desiderio incontenibile di possederlo ed essere posseduta ancora.
Chiuse l’acqua, staccando la testa dalla sua vagina e uscendo dalla doccia.
Roberto la guardò dubbioso e la seguì fuori, mentre lei si avvolgeva con un asciugamano.
-“A che gioco stai giocando?”- le chiese.
-“A nessun gioco…solo che…se mi vuoi vieni a prendermi.”- rispose uscando dal bagno, lasciandolo solo e confuso.
Ancora qul maledetto modo diprovocare, ancora quel volto ingenuo che lo istigava alla violenza, ancora l’eccitazione che, selvaggia, si impadroniva di lui.
La seguì in camera ma non le diede il tempo di arrivare al letto, bloccandola prima e facendola inginocchiare a terra.
Lui dietro di lei, le teva i capelli, baciandole il collo, stringendola quasi a soffocarla per riuscire a trasmettere la violenza delle emozioni.
Le piegò il busto in avanti, tenendola per i capelli come si tiene un cavallo alle redini, e come una furia la penetrò di nuovo, cercando di intrufolarsi nel suo sedere con le dita della mano che aveva ancora libera.
Eccitato dal suo modo di fare, Roberto le disse:-“Adesso non giochi più, vero?Adesso non ti prendi più gioco di me…adesso ansimi, sai godendo… Fammi sentire quanto ti piace, dai.”-
Eva ansimava in preda a scosse violente e mai provate.Tutto il suo corpo ulrava il nome di quell’uomo che stava scatenando l’istinto animale latente.
Lui sentiva che la ragazza stava per esplodere e accellerò i movimenti, per permetterle di avere un orgasmo senza ritegno, senza pudore.
Lei esplose, urlando, e Roberto sentì un ondata di calore invedergli le viscere e arrivare dritta al cervello.
Quante sensazione era in grado di far provare quel piccolo delizioso diavoletto ad un uomo? Non lo sapeva ancora ma era intenzionato a scoprirlo.
Uscì da lei facendole prendere fiato ma la ragazza, preda ancora di un eccitazione forte, lo distese sul letto e gli montò sopra a cavalcioni. Gli prese il pene fra le mani e se lo lascio scorrere sulla vagina, dal clitoride al buco del sedere, dove improvvisamente si fermò.
Lubrificò l’orifizio, con la sua cappella umida e, sempre seduta sopra il suo corpo, si penetrò nel sedere, facendolo entrare fino ai testicoli.
Roberto gemette per quanto fosse stretta quell’entrata e per quanto fosse piacevole il contatto e l’aderenza con le pareti anali.
Trovata la posizione e passato il fastidio inziale, la ragazza cominciò a cavalcarlo, muovendo voluttuosamente il corpo, danzando sul suo pube.
All’uomo sembrava di impazzire. Sapeva che la ragazza era disinibita a scrivere e ora aveva la conferma che lo era anche nella reltà, prendendo iniziative senza vergognasi di ciò che stava facendo.
Man mano che l cavalcava, la sua carne si ammorbidiva e l’entrata e l’uscita era sempre più facile e goduriosa. Accellerò i movimenti, galoppando come un fantino scatenato, fin quando non sentì i testicoli del’uomo indurirsi, il respiro farsi più pesante e la voce uscire senza controllo dalla sua gola.
In poochi minuti il calore dello sperma le scivolò dentro, portandola all’estasi, ma non era ancora finita.
Roberto la guardava con gli occhi drogati, come se di fronte non avesse una persona ma un demone. Quando anche l’ultima goccia di sperma fu incamerata nell’ano di Eva,lei fece uscire il pene e, sempre a cavalcioni, gli montò sul petto, aprendo le natiche con le mani e facendo colare il suo nettare.
Avida si gettò sul liquido e lo leccò,pulendo il corpo, assaggiandolo e assaggiandosi.
L’uomo la guardava ipnotizzato, chiedendosi come fosse possibile l’esistenza di una creatura così libera. Da quando l’aveva conosciuta, anche se solo virtualmente, non era stato più lo stesso. Adesso che l’aveva avuta la sua anima gridava una realtà diversa, una relatà dove avrebbe sempre cercato di essere se stesso, evitando di nascondersi dietro i canoni imposti dal mondo, sperimentando il piacere in ogni sua forma come lei gli aveva insegnato.
Avevano scritto una nuova storia , fatta di parole si, ma anche di emozioni…una di quelle storie che non si dimenticano, una di quelle storie le cui parole vengono cancellate dal vento ma le cui emozioni rimangono tatuate nell’anima.
E l’anima di Roberto era come quella di una gazzella: come lei infatti, sarebbe stata libera di correre nelle praterie dei sensi, difendendo la sua femmina e amandola per l’eternità.

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