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Racconti Erotici Etero

l’ape e il suo nettare

By 1 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo organizzato la serata da tempo, un bel ristorante e poi a teatro. Un palchetto intero riservato a noi due, per rendere realtà una delle mie prime fantasie erotiche.
Tu non immagini ancora nulla.

La maschera ci fa accomodare e si chiude la porta alle spalle, ci togliamo i cappotti e sedendomi tu mi osservi con desiderio accarezzando con lo sguardo le curve morbide del seno e del fondoschiena che il mio abitino nero ed i tacchi alti mettono ancor più in risalto.
Ti sorrido compiaciuta e ti do un bacio.

Si abbassano le luci, comincia il concerto ed io mi appoggio con i gomiti al bordo del palco, in una posa tra l’infantile ed il malizioso. Il mio culo è a disposizione e l’abito dietro ha una generosa scollatura.
Aspetto la tua mano che arriva quasi subito.
Mi accarezzi i capelli, la nuca e poi scendi a sfiorarmi la schiena; ti avvicini e con la complicità del buio mi sfiori i capezzoli che sento diventare subito duri e sporgenti.

Ti ansimo nell’orecchio -ma cosa fai, guarda che ci vedono- ed ancora -forse dovresti fermarti- ma fa parte del gioco, mi piace fare la parte della verginella traviata e poi questo mio finto pudore ti eccita ancora di più. Non lo vedo, ma sono sicura che il tuo cazzo è già durissimo.

Tiriamo le nostre sedie più indietro, ora siamo completamente fuori dalla visuale dei palchi di fianco, mi allarghi le gambe e vai diretto alla mia figa, dove trovi autoreggenti e perizoma; lo sposti ed inizi ad accarezzarmela, è bagnata, infili due dita dentro e cominci a masturbarmi. Io mi stringo a te e mi attacco alle tue labbra, ti bacio ancora e ancora.

Le luci che arrivano quassù sono fioche, sapere che siamo in mezzo ad altre persona mi fa eccitare molto, ormai non mi interessa più dove ci troviamo, mi muovo avanti e indietro sulla sedia mentre le tue dita mi masturbano sempre più velocemente. Ho gli occhi chiusi e il mio respiro ora è lungo, profondo e sommesso.

-Voglio leccartela – mi dici piano all’orecchio ansimando.
Alzo piano il vestito, mi siedo sul bordo della sedia, prendo la tua testa tra le mani e la spingo sul mio sesso. La tua lingua ora succhia e sfiora il mio clitoride, prima molto lentamente per poi aumentare il ritmo, mi piace quanto sento la mia figa che piano piano si schiude, proprio come un fiore. E tu sei l’ape che succhia il mio nettare.

– Ti prego scopami, mettimi il cazzo dentro, ho voglia – ti imploro.

Ci alziamo, mi spingi con la faccia verso la porta, che blocco con il gancio, mi tiri su il vestito.
Sento un tuo dito che si infila dentro la mia vagina, lo inzuppi bene dei miei umori e me lo ficchi nel culo. Ho un sussulto, ma non aspettavo altro. Ci giochi un po’, poi sposti del tutto il filo del perizoma, tiri fuori il cazzo dai pantaloni e me lo sbatti dentro, così da dietro, mentre davanti mi stringi le tette.

Sentiamo gli applausi del pubblico in sottofondo, abbiamo poco tempo.
– Sei una gran porca – mi dici – non ce la faccio più, sto per venire -.
Mi giro, te lo prendo in bocca e ti masturbo velocemente con la mano. Pochi secondi e mi vieni dentro, sento il gusto salato del tuo sperma.
Mi pulisco con un fazzoletto, tu mi guardi con un misto di gratitudine e libidine
e mi baci.
Ci sediamo nuovamente ai nostri posti, si accendono le luci dell’intervallo’una coppia di anziane signore sedute accanto ora ci guardano con sospetto’chissà se avranno sentito qualcosa.

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