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Racconti Erotici Etero

Laura. Una moglie è anche una donna.

By 23 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Laura. Una moglie è anche una donna.
Questo è un racconto particolare. Quando mi è arrivata la richiesta da una lettrice, che mi chiedeva di raccontare la sua storia fornendomi alcuni elementi di partenza, ho sospettato che fosse una bufala. Una fantasia. Non ritenevo il contesto ed i personaggi veritieri, ed allora le ho scritto che non ero interessato spiegandole il perché. La sua risposta fu immediata : mi scrisse che era tutto vero e, che confidando sul fatto che nessuno avrebbe mai potuto provare che fosse stata lei a ‘postare’ il racconto ,mi ha inviato una sua foto completa .Da quella ho capito che diceva la verità Una bellissima donna/signora era la protagonista del racconto . Lei.
Man mano mi ha fornito tutti gli elementi che mi hanno permesso di scrivere.
La vicenda si è svolta a Milano dieci anni fa e il racconto è ‘riportato’ ad allora.
Lei è una avvocatessa, i trentacinque anni, sposata con due figli piccoli. Lavora, con altri colleghi, in uno studio associato presso il tribunale di Milano. Le piace il suo lavoro, la gente e l’ambiente che frequenta . Vive un bel matrimonio e pur essendo molto impegnata (casa, figli, lavoro) è felice. Nello studio lavorano diversi avvocati e avvocatesse ,una di queste è una sua ‘grande amica’.
Le stranezze della vita.
Si erano conosciute in università durante la frequenza del corso di studio di giurisprudenza, in Cattolica, a Milano.
Avevano studiato spesso insieme e hanno solo un mese di differenza di età. Si sono laureate nella ala stessa sessione di laurea e poi si sono ‘casualmente’ incontrate un anno dopo presso lo studio associato in cui lavorano.
Hanno delle similarità, sono ambedue molto belle, eleganti e brillanti, ed una sola importante differenza: una e sposata l’altra no.
Vanno molto d’accordo e nei momenti di pausa si raccontano le loro vite.
Laura , la mia referente , racconta dei figli, del marito, dei problemi di chi ha famiglia. Mirella, l’amica, racconta dei suoi svaghi, dei suoi week end pieni d’impegni.
Laura, sposata da sei anni, ascolta con piacere e un po’ di nostalgia, i racconti di Mirella. E’ colpita da tutte quelle cose che Mirella fa con passione e un po’ rimpiange la propria mancanza di libertà. Pensa di Mirella: no casa, no figli, no impegni obbligati. Di se: che bello sarebbe ogni tanto staccare’.ma è contenta di essere moglie e mamma.
Mirella le racconta dei suoi amici ed amiche. Li descrive. Non sono molti, una decina. Racconta di cosa organizzano e fanno di volta in volta: la gita, il piano bar, la discoteca.
Con molta attenzione, racconta anche delle sue avventure amorose. E’ un po’ una birichina. Non si è mai sposata non perché le mancassero i pretendenti, ma per spirito di indipendenza.
Non si sentiva pronta ad un rapporto duraturo, che ha tante positività, ma che le avrebbe tarpato le ali. Voleva godersi ancora un po’ la vita.
Essendo amiche intime raccontava a Laura dei suoi ‘fidanzati temporanei’ e delle loro caratteristiche e non si sottraeva nel racconti delle loro ‘dotazioni sessuali’ e delle loro capacità amatorie.
Mirella e Laura sono una bellissima coppia di femmine. Si somigliano anche fisicamente, unica differenza il colore dei lcapelli. Mirella è mora, Laura è bionda. Ambedue hanno i capelli lunghi e lisci.
Sempre eleganti, un metro e settanta di femminilità. Erano guardate con ammirazione da uomini ed anche dalle donne.
Da tempo Mirella insisteva con Laura, cercando di convincerla, ad uscire ogni tanto con loro.
Che ti costa? Prenditi un boccone d’aria fresca? Sei ancora giovane…
E tanto insistette , spalleggiata anche dal marito di Laura, Gianni, che la convinsero.
Anche Gianni voleva che Laura si distraesse un po’. La vedeva sempre impegnata e spesso stanca. Capiva come le diversi attività la stancassero e ne era dispiaciuto. Quindi vide di buon occhio, conoscendo la virtù di Laura, la proposta di Mirella. Anche perché lui un po’ di spazio per sé era riuscito a ritagliarlo.
Essendo anche lui un libero professionista, ma del settore commerciale, poteva gestirsi gli orari, ed un paio di volte la settimana andava in palestra e tutti i venerdì sera, o quasi, incontrava, al bar della sua gioventù, gli amici di sempre.
In quelle occasioni, se la temperatura esterna lo permetteva, stavano davanti al bar a chiacchierare, altrimenti giocavano a carte nel bar organizzando tornei ad eliminazione di scopa o briscola. Se venivi eliminato presto e non avevi voglia di guardar gli altri giocare te ne andavi a casa, ma presto che fosse, non era mai prima di mezzanotte /mezzanotte e mezzo.
Il giorno dopo raccontava puntualmente a Laura cosa avevano fatto la sera precedente ,gli amici che erano presenti, le eventuali novità.
Finalmente convinta, Laura, consapevole di infilarsi in un gruppo affiatato e volendo evitare gaffe chiese a Mirella informazioni più dettagliate sui partecipanti.
Mirella fu contenta di fare la ‘cicerona’: in questo momento siamo in otto. Da pochi mesi si è aggregato uno nuovo, di nome Boris ,di cui ti dirò alla fine. C’è un motivo.
Nessuno è ‘ accoppiato’. Sicuramente c’è stato qualche filarino e qualche scopata tra noi , ma nessun legame.
Certo siamo affiatati. Usciamo insieme ed andiamo in vacanza insieme da un po’ di anni e non ci sono grossi segreti tra noi; anzi tra donne ci scambiamo opinioni e conoscenze particolari, anche piccanti.
Sono tutti bei ragazzi e ragazze. Tutti laureati e con reddito elevato. Tutti single. Tutti tra i trenta ed i quaranta anni
Segue in sintesi la descrizione del gruppo fatta da Mirella:
Mirella: la conosciamo
Franca : avvocatessa anche lei, molto simpatica, sveglia e disponibile. E’ molto selettiva nelle sue scelte, solo uomini ‘mirati’.
Rosa: laureata in Bocconi, determinata ,le piace ballare. E’ quella che ha più ‘avventure’. Lavora in una finanziaria
Ada: laureata in lingue in Cattolica, fa l’interprete . E’ di compagnia sempre pronta a far casino. Quando beve non ha limiti, in nessun senso.
Michele: il più giovane. E’ pronto a tutto. Quando vede una gonnellina non capisce più nulla. Laureato in economia e commercio, è occupato nell’azienda di famiglia
Fabio: il più alto. E’ l’intellettuale del gruppo. Laureato in filosofia ,è docente universitario a Pavia. Con la sua aria ‘persa’, ‘cattura’ più di quanto si pensi.
Flavio: appare più vecchio di quello che è per la pelata. Amante della palestra. E’ ingegnere ed è consulente informatico . Anche lui non scherza a conquiste.
Boris: di lui sa poco. Si occupa di grandi progetti, ma non sa quali. E’ il bello del gruppo. Alto con un fisico tosto ,sempre elegante. Pare molto ricco. Enigmatico, non dice molto di sé. Ha il fascino slavo e lo sguardo da canaglia. Le donne impazziscono per lui. Le attira come la carta moschicida. E qui il piccante: hanno detto due, di cui non ti faccio il nome, che è ‘dotato’ in modo mostruoso.
Adesso Laura sa.
Arrivò la sera in cui Laura incontrò il gruppo per la prima volta e constatò che la descrizioni fatte da Mirella corrispondevano alla realtà . Era un gran bel gruppo di amici.
Furono tutti molto gentili con lei. Si dissero contenti della sua presenza. Mirella aveva raccontato di lei.
Uno alla volta si presentarono esprimendo cortesia e gioia per la sua bella presenza.
Vi fu chi alzò la mano presentarsi e chi le diede la mano in segno di benvenuto.
Boris fu tra questi. Laura si accorse che le tenne la mano più del necessario e ciò le procurò una strana sensazione. Effettivamente era il bello del gruppo. Attraeva e poi Laura non aveva dimenticato della dotazione, era curiosa .
Quella sera andarono in un piano bar molto grande. C’era sufficiente spazio per andare in giro e vedere l’ambiente e gli avventori. Qui e là si creavano gruppetti di persone che chiacchieravano, ridevano, ascoltavano la musica.
Laura fu subissata dalle attenzioni degli altri maschietti ,l’unico che parve non considerarla fu Boris. Lui sorrideva e chiacchierava con tutti e tutte, anche con altri presenti nel piano bar, ma mai con lei. Era spesso circondato da ragazze che pareva pendessero dalle sue labbra. Il fatto di essere estranea a Boris le diede un po’ fastidio.
Fu una bella serata e rientrò contenta a casa alle tre di notte.Il marito ed i figli dormivano alla grande.
Il mattino dopo raccontò della serata al marito dicendole che si era trovata molto bene.
Gianni, felice della sua gioia, la esortò a continuare le uscite di gruppo, quando fosse stato possibile.
Una ventina di giorni dopo vi fu una nuova uscita . Partecipanti sempre gli stessi. Questa volta andarono in una nota discoteca a Milano. Le donne, come al solito , erano vestite da urlo e suscitarono le occhiate ammirate sia degli accompagnatori che di altri.
In queste uscite le donne erano indossavano abiti eleganti e molto femminili. Tutte indossavano capi a due pezzi, gonna e giacchetta, e ciascuna faceva risaltare la propria individualità indossando modelli diversi che sottolineavano la propria personalità. C’era di che scegliere..
Nella discoteca si alternavano diversi tipi di musica da pop, ad hard e più morbida. A seconda del tipo di musica e delle preferenze le persone si cimentavano nel ballo.
Dopo un paio di ore l’ambiente era saturo di musica, rumori ed odori. L’allegria dei presenti saliva con la musica e gli alcolici bevuti. Vino o altro che fosse. Il gruppo di amici aveva ordinato più bottiglie di champagne che velocemente diventavano ‘cadaveri’. Tutti bevevano e, chi più chi meno, erano euforici. L’ambiente si prestava.
La musica lenta stava occupando in progressione, all’avanzare della notte ed alla stanchezza degli avventori, il suo spazio. Nella pista da ballo le coppie ruotavano, si formavano e cambiavano velocemente. Le donne del gruppo erano prede ambite e ricevevano continui inviti ,sia dai compagni che da altri interessanti uomini. Laura era in pole position .
Non faceva in tempo a tornare al posto che veniva nuovamente invitata a ballare. Laura si guardava intorno e vedeva che Boris era sempre insieme a donne, alcune molto belle. Anche quella sera non l’aveva considerata. Un saluto ed uno sguardo di sfuggita quando il gruppo si era incontrato, poi nulla.
Si stavano facendo le ore piccole e la gente cominciava a lasciare la discoteca. Uno di loro disse: ragazzi, è quasi ora di andare. Un ultimo ballo lento.
Si formarono spontaneamente le coppie. Rimasero soli gli ultimi arrivati nel gruppo. Laura e Boris. Si guardarono e fu quasi obbligo che ballassero insieme.
Boris la ‘prese’ come solitamente si fa nei ‘lenti’. Vicini, cominciarono a ballare. Passati i momenti di adattamento i loro corpi presero le posizioni migliori e più opportune. Boris la teneva per i fianchi e Laura ,più bassa , poggiava il capo sulla sua spalla. Fu tutto normale sino a quando Boris esercitò con le braccia una leggera ,ma continua trazione su Laura. Esercitava una spinta costante sui suoi fianchi facendola avvicinare al suo bacino.
Laura non riusciva ad opporsi a quell’azione, troppo forte era lui. Ad un certo punto il bacino di Laura fu contro quello di Boris.
A guardarli tutto ciò non si notava.
Laura era appoggiata completamente su Boris.
Sentì fu una grossa protuberanza che spingeva contro il suo pube. Rammentò le parole di Mirella.
Tante volte, da ragazza, si era trovata in quella situazione ballando con ragazzi eccitati dalla sua bellezza. Questo era qualcosa di anomalo ,di unico. Pensò ad una lattina di coca cola
Voleva razionalizzare, capire cosa fosse’ma quello che percepì maggiormente fu la reazione del suo corpo. Si senti eccitata e senti un flusso di umori muoversi nella sua intimità.
Ebbe una reazione inconsulta , non cerco di sottrarsi a quanto stava accadendo. Il suo corpo, non comandato dalla razionalità, si spinse in avanti. Il suo pube accentuò il contatto sulla protuberanza per meglio cogliere quel ‘. .
Sollevò il viso e vide il sorriso sul volto di Boris che la stava guardando.
Si riscosse dal torpore in cui era caduta e cerco di sottrarsi al contatto, ma Boris non glielo permise.
Le calò le mani sul culo spingendola ancor più contro il suo bacino.
Laura non aveva più dubbi. Quello che premeva contro lei era fuori dalla normalità.
La musica terminò e lui la lasciò. Non si dissero nulla e tornarono dai compagni. Fu l’ultimo ballo. rientrarono a casa.
A letto Laura era agitata. Non riusciva a prendere sonno. Appena rientrata a casa si era fatta una doccia rinfrescante, ma si sentiva ancora accaldata. Pensava al ballo, a lui, al suo ‘..Si sentiva eccitata come non le accadeva da lungo tempo. Guardava il marito che dormiva sereno. Le sarebbe piaciuto svegliarlo e fare sesso con lui, ma non ne aveva il coraggio. Aveva la passera piena d’umori ,che chiedeva attenzioni. Non voleva farsi cogliere dal Gianni e si alzo, andò in bagno Si sedette sul bidet, le sue dita corsero alla passera, si infilarono in essa cercando di soddisfare il desiderio. La mente tornò ai momenti del ballo, a quella protuberanza che spingeva e in pochi secondi ebbe un silenzioso orgasmo. Poi si risciacquò e appagata tornò al letto.
Distesa ‘guardava’ il buio intorno a sé. La mente tornò nuovamente al ballo, alla sua eccitazione , a Boris ed al suo sorriso. Al senso di appagamento si stava sovrapponendo, soverchiandolo , un senso di colpa .
Si rivolse al marito e provò una ‘stretta al cuore’
Con il marito andava tutto bene . Tutto nella normalità di una coppia sposata e con figli. Non c’era più l’entusiasmo della gioventù; era un rapporto posato ,sereno. Facevano sesso episodicamente, ma avevano una vita familiare intensa.
Pensò che quella serata l’aveva riportata alla sua gioventù, alle voglie e desideri di allora. Ma era il passato, non il presente.
Passarono i giorni e Mirella parlò di una nuova uscita di gruppo. Stava raccogliendole adesioni. Laura era titubante, da un verso aveva il piacere dell’uscita dall’altro il dubbio per quanto successo.
Mirella dava per scontata la partecipazione di Laura ed un giorno le disse: finalmente sono riuscita a ‘tirare le fila’ venerdì otto..’.si esce. Torniamo all’ultima discoteca che è piaciuta all’unanimità. Laura fu presa in contropiede e passivamente accettò l’invito. Comunque mancavano ancora due settimane a quel giorno avrebbe ancora potuto dire che era subentrato un importante impegno o’.
I giorni passavano e Laura non aveva ancora preso la decisione definitiva. Un pomeriggio squillò il telefono. Era l’addetta al centralino comune che la informava che vi era un signore in linea, che non aveva voluto qualificarsi, e che aveva chiesto espressamente di lei dicendo che era un caso personale.
Stupita Laura ‘prese’ la telefonata .
Pronto: sono la dottoressa Laura”. con chi parlo?
Sentì la voce, non dimenticata, di Boris.
Ciao Laura, finalmente sono riuscito ad avere il numero telefonico di dove lavori.
Voglio solo dirti che sarò felice di rivederti e riattaccò senza darle la possibilità di rispondere.
Laura rimase sconcertata dalla telefonata ricevuta .
Quelle poche parole le crearono ansia ,piacere, pensieri.
La stessa modalità utilizzata da Boris :poche parole senza possibilità di replica, la sconcertarono.
Cercava di non farsi sopraffare dall’emozione, ma fu difficile.
In quel momento decise che sarebbe uscita con il gruppo .
I tre giorni che mancavano all’uscita li trascorse con un ‘pensiero fisso’: Boris.
In casa tutto era ‘normale’: la famiglia, le quotidianità.. ed arrivò, finalmente il venerdì’ sera.
Laura si sentiva come una ragazzina alla prima libera uscita. Si guardava ,indossando solo l’intimo, allo specchio del bagno per ‘trovare’ eventuali imperfezioni .Mirava il suo fisico cercando di vedere i ‘nefasti’ cambiamenti avvenuti nel corso degli anni cercando giustificazioni.
Giustificazioni difficili da trovare per qualcosa di non avvenuto. Gli anni in più rispetto l’adolescenza, le due maternità, avevano inciso relativamente sul suo corpo. In realtà il tempo aveva addolcito la sua linea e dove, una volta, vi erano alcuni ‘spigoli’ oggi sinuose e morbide curve erano presenti. Inoltre le due maternità avevano contribuito a modificare il seno. Quella che era una seconda era diventata una terza piena.
E’ vero non andava in palestra o simili, ma vi era una predisposizione naturale a ‘bruciare’ il superfluo ,inoltre curava molto l’alimentazione sua e della famiglia . I cibi grassi e nocivi erano ridotti all’essenziale e non andava in palestra ,ma come mamma e moglie, era in continuo movimento.
Le mani andarono al reggiseno slacciandolo. Le mammelle con i larghi rosei capezzoli sfidavano ancora, per chissà quando, la forza di gravità mantenendosi alte.
Si guardava. Pensava alla sua adolescenza, alle vacanze con le amiche, al suo primo ragazzo. Ebbe un flash in pochi attimi vide trascorrere la sua vita e si trovò’.davanti lo specchio.
Un sospirò e tornò alla realtà.
Mi devo dare una mossa, tra poco arriverà Mirella.
Da notare che il suo trucco era un velo di rossetto ed una leggera linea nera sugli occhi e nient’altro. Era bella di natura.
Mise il vestito che le piaceva di più, quello con cui si sentiva più a suo agio.
Finalmente, alla concordata ora, Mirella passò in auto a prenderla per poi congiungersi in piazza Cantore con gli amici.
Salutò velocemente i figli, Gianni e fu per ‘strada’ .
Mirella era in gran forma, anche lei splendida ,pregustava la piacevole serata in compagnia.
Raggiunsero gli altri. Miracolo: tutti già presenti. Quando scesero dall’auto vi fu un concertato urlo di approvazione dei ragazzi.
Stasera il mondo è vostro. Quanti ‘cuori’ infrangerete?
Risate ed abbracci tra donne ‘chiusero’ il loro arrivo. Prima della partenza vi fu un momento di calma per l’organizzazione dell’uscita. In quell’attimo di quiete lo sguardo di Laura incrociò quello di Boris. Lesse l’approvazione nei suoi ridenti occhi e provò un brivido.
Partirono e raggiusero la conosciuta meta. All’interno il tavolo, prenotato, era già a loro disposizione.
La musica era già attiva e le bottiglie di champagne erano disponibili. Un brindisi in comune per festeggiare la serata e poi il via’alle danze.
Come la volta scorsa ,progressivamente, salì l’eccitazione e diminuirono le difese; era passata mezzanotte da un po’ ed i ragazzi e le ragazze ridevano e chi con più soddisfazione, chi con meno, con il senno del poi ,aveva trovato un/una partner con cui relazionarsi.
Mirella, come preventivato, aveva catturato l’attenzione di un bel moro. Era evidente come si attraessero, la sorpresa fu quando Mirella si avvicinò a Laura e le disse: devo andare con Matteo ,ed indicò il ragazzo. Gli amici che erano con lui sono già andati e lui è rimasto qui per me. Mi spiace lasciarlo andare con un taxi e vorrei accompagnarlo. Era chiaro il messaggio: vorrei andare con lui se mi dai il permesso.
Laura ridendo le disse: capisco, vai ,non preoccuparti e’attenta.. , troverò un passaggio.
Non ti dà fastidio? No, no, vai.
Grazie e abbracciata al suo moro andò. Conoscendo Mirella li attendeva una notte di sfrenato sesso.
Laura si guardò in giro e vedendo tutti impegnati con altre ed altri pensò: mi sa che il taxi lo prendo io.
Mentre pensierosa pensava al possibile rientro una voce la fece sobbalzare. Non pensare . Ti riporto io a casa.
Ho sentito quel che ti ha detto quella pazzarella di Milena. E’ tipico di quando gli ormoni le girano a mille.
Sarò io il tuo taxi. Adesso balliamo.
Era la prima volta che le parlava quella sera. Lo aveva visto chiacchierare con altri e poi l’aveva perso di vista. Pensava se ne fosse andato ed invece era li con il suo sorriso, con la sua importante presenza.
Laura regredì alla sua adolescenza.
Boris si accorse della ‘sua assenza’ e la presa per mano conducendola presso la pista da ballo. La sua mano nella sua. Laura era imbarazzata, confusa e felice nello stesso tempo.
Non fece alcun accenno alla telefonata e nemmeno lei .
Ballarono, lasciando andare i propri corpi alla musica. Passò un tempo non decifrabile, poi vi fu un cambio di musica.
Un momento di fermo. Quel momento in cui si pensa :adesso cosa facciamo ?Continuiamo a ballare o’?
Boris la prese tra le braccia ed iniziarono i lenti.
Come la volta precedente, vi fu un suo iniziale irrigidimento che con il trascorrere del tempo si affievolì sino a che si trovò , rilassata , appoggiata lui.
Al primo lento ne seguì un altro. Adesso erano completamenti affiati nelle movenze del ballo. I corpi vicini sino al contatto.
Laura era piacevolmente appoggiata a lui. Passarono pochi secondi. All’altezza del pube Laura colse qualcosa, qualcosa che cresceva ,qualcosa che era schiacciata contro lei. Qualcosa che inconsciamente aspettava. Realizzò quanto avveniva..
A differenza della volta precedente non vi fu alcuna coercizione. I corpi, le loro intimità erano a stretto contatto, ma nessuno di due accennò a sottrarsi.
Laura sentì una vampata di calore in tutto il corpo. Un senso di benessere, di euforia.
Chiuse gli occhi e sentì il basso ventre sussultare mentre il piacere la percorreva.
Aprì gli occhi e guardò i viso Boris.
La guardava con uno sguardo fisso, di ‘fuoco’.
Richiuse gli occhi e si fece ‘cullare’ dalla musica e dai movimenti che il corpo di Boris produceva ai suoi.
Quando il contatto delle intimità fu continuativo e Boris lo accentuò dando leggeri spinte in avanti Laura accettò. A sua volta spinse in avanti il grembo. Sentiva la sua grande protuberanza e ciò le procurò un rimescolamento ed un’improvvisa produzione di umori nel basso ventre.
Finì il secondo lento ,iniziò il terzo, erano appiccicati. Fu Boris a dire: andiamo. Lei guardò l’orologio e disse: è presto , se vuoi abbiamo tempo.
Lui con un sorriso dolce e assassino: non è abbastanza per quello che penso. La prese per mano. Un cenno di saluto agli amici ancora in giro e si ritrovò sulla sua macchina.
Laura era turbata ed il silenzio aleggiava tra loro. Cosa sta accadendo? Cosa sto facendo? Pensieri razionali cercavano di emergere, ma il suo inconscio li rigettava.
Non voleva pensare. Non ero Laura :mamma, moglie, avvocatessa’Non sono io. Sono una ragazza che sta vivendo una piacevolissima ‘storia’
Arrivarono davanti un palazzo della zona centrale di Milano. Boris aprì con il telecomando il cancello d’ingresso . Si ritrovarono in un ampio garage. L’ascensore. L’appartamento . La porta d’ingresso che veniva aperta. Un nuovo ambiente, Un luminoso soggiorno.
Lo seguiva come un’ affezionata cagnolina.
Fui ‘ridestata’ da una sua richiesta.
Vuoi qualcosa da bere? Non attese il mio si. Sparì e torno con due flutes colmi di champagne.
Come un automa bevvi.
Era fresco ,mentre io mi sentivo ‘bruciare’.
Calmò la mia sete, ma incrementò il mio stordimento.
Mi tolse di mano il flute e li posò su un vicino mobile. Vedevo tutto annebbiato, come un banco di nebbia mi circondasse.
Si volse a me, non disse nulla , si avvicinò ed accadde quello che nei miei ‘sogni’ avevo sempre respinto impedendo che venisse a galla.
Mi cinse con le braccia. Il suo viso vicino al mio e mi baciò. Fu un bacio dolce, progressivo. Le sue morbide labbra premevano sulle mie. Le nostre bocche si schiusero. Le lingue entrarono in contatto ed il bacio si tramutò in qualcosa di profondo. Eravamo già uniti.
Avevo la bocca arsa .Sentivo la sua lingua le nostre salive. Una sensazione unica che si propagava in tuto il corpo. L’antipasto di un profondo piacere.
Passarono secondi che parvero ore . Si sottrasse alle mia labbra e per mano mi condusse per l’appartamento. Arrivammo alla camera da letto.
Vedevo un grande letto ,dei mobili e specchi sulle pareti.
Cademmo sul letto avvinghiati. Le nostre bocche ,in modo fameliche, ripresero quanto interrotto. I nostri corpi, l’uno sull’altro ,acuivano il piacere.
Sentii le sue mani scorrere su di me. Carezzava il collo ,le spalle, tutto .
Con destrezza, ma gentilmente , mi tolse giacchetta e camicetta , spostò il reggiseno. Le sue labbra catturarono i miei capezzoli dandomi un piacere trascurato.
La sua lingua giocò con la parte superiore del mio corpo. Dall’ombelico alla fronte. Scie di saliva mi ‘segnavano’ ed io io subivo fremente.
Fece scivolare la mia gonna verso il basso e sentii le scarpe abbandonare i miei piedi.
Sapevo di essere rimasta solo con l’intimo ,ma ‘
La sua lingua era tra le mie gambe. Iniziò a leccare ai bordi dello slip girando intorno ad esso. Avevo fitte di piacere al ventre.
Mi ritrovai senza slip. Non mi accorsi di come era avvenuto. Il suo viso era sulla mia femminilità, anzi era dentro la mia intimità. La sua lingua fece quello che non accadeva da molto tempo.
Spostò le intime labbra e si insinuò in me. Una scossa potente arrivò al mio cervello facendomi sobbalzare.
Si aiutò con le dita ‘spalancandomi’ tutta.
Leccava, succhiava ,leccava.. Godevo.
Si interruppe prima che raggiungessi la vetta del piacere.
Non so se rimasi delusa o se aspettassi quel momento.
Si alzò e velocemente si spogliò. Lo guardavo impaziente e curiosa.
Era nudo.
Vidi. Vidi qualcosa che avevo solo sospettato. Ipotizzato. Non era normale.
Aveva un cazzo enorme e non solo. Era una lattina di coca cola, più lunga, che si poggiava su una palla di cannone.
Non solo l’uccello era smisurato ,anche i suoi testicoli.
Provai ‘attesa’ ,ma anche timore. Cosa mi sarebbe successo? Il mio corpo anelava’la mia razionalità soffriva.
Sapeva quale effetto faceva alle donne la vista dei suoi genitali. Attrazione e paura si mischiavano. Sbloccò l’impasse.
Si mise in ginocchio accanto a me. Mi porse l’uccello.
Tocca ,non aver paura. Me lo offriva. Allungai la mano. Era duro forte. Non riuscivo a prenderlo tutto per la sua circonferenza. Scesi a toccargli i testicoli. Erano grandi e gonfi.
Mossi la testa e lo leccai. Prima il glande poi il tronco. Percepii la sua rigidezza . Aveva un buon odore e sapore . Con la mano gli carezzai i testicoli.
Boris apprezzava e mi incoraggiava. Brava. Continua.
Mi impossessai di quel trofeo.
La mia bocca lo suggeva per quanto possibile. Era troppo largo perché entrasse in bocca, ma mi deliziai e lo deliziai succhiandolo in diversi punti, testicoli compresi .Mi aiutai con una mano per meglio gestirlo. Aggiunsi l’altra mano. Due mani non erano sufficienti per ‘coprire’ la sua lunghezza. Feci quello che era nelle mie possibilità .
Continuai, ero invasata, catturata da quello ‘strumento ‘ di piacere, fin che non mi interruppe. Si distese al mio fianco . Riprendemmo a baciarci come due allupati fidanzati. La sua mano giocava con la mia bagnata passera dandomi gaudio. Le sue dita si muovevano in me. Con il pensiero del poi: mi stava preparando.
Si spostò. Ero con la schiena a contatto del materasso ,esposta in tutta la mia nudità .Il desiderio appariva sul mio viso e corpo.
Disse: sei bellissima e sarai mia. Parlava a se stesso.
Guardai il suo membro che, dritto, sparì alla mia vista.
Si distese su me e con il movimento del corpo mi fece allargare le gambe . Sentii il suo pene poggiarsi sulla mia passera . Non spinse . Si poggiò delicatamente. Forse Boris si aiutò con lamano. Spennellò con la punta la mia passera facendo schiudere le sue labbra. Si appoggio all’interno di esse. Poi cominciò a spingere. Non era spinte forzate, ma leggeri colpetti atti a favorire la sua disponibilità . Pian piano il suo glande occupò il giusto spazio. raggiunto il quale si immobilizzò. Mi sentivo le ‘labbra’ tirate, ma ero un fastidio sopportabile.
Con le mani mi fece allargare ancor più le gambe che ormai erano intorno ai suoi fianchi. Riprendemmo a baciarci. Lingua con lingua.
Sentii una pressione costante al basso ventre. Stava entrando in me.
Un dolore intenso mi salì, ma ero impedita nei movimenti nell’urlare, dal suo corpo e dalla sua bocca su me.
Spinse. Spinse. Mi sovvenni di un dolore simile . Era stato al momento dei parti dei miei due bimbi.
Un dolore fortissimo, costante e continuo. Ad un certo momento la pressione del suo corpo diminuì. Non spingeva più.
Staccò la bocca dalla mia . Mi disse : è fatta. Stiamo fermi. Tra poco non sentirai più dolore. Sono dentro te e riprese a baciarmi.
In effetti il dolore in breve scemò. Adesso mi sentivo ‘piena’. Un pieno che mi dava piacere. Tanto.
Lo strinsi intensificando il mio bacio. Gli dissi :non sento più dolore.
Cominciò a muoversi in me. Prima lentamente, poi più velocemente. Provano una sensazione di piacere incredibile. Un piacere mai provato. Ogni pinto della mia femminilità era occupato e toccato. Partecipavo all’amplesso.
Fitte di piacere mi percorrevano continuamente. Raggiunsi un primo orgasmo. Fu devastante. Gli dissi: vengo ,vengo e venni.
Non interruppe il suo movimento. Non mi diede una pausa per bearmi del piacere raggiunto. Continuò . Mi baciava e mi scopava. Ero sempre più piena di lui.
Passarono pochi minuti ed incredibilmente raggiunsi un nuovo orgasmo. Non mi era mai successo di avere un secondo orgasmo in tempi così ristretti. Dissi: vengo. Vengo ancora. E venni nuovamente. Pensavo che’..no. No. Continuò a scoparmi. La passera cominciava a darmi segni di dolore che si mischiavano ad u piacere sempre presente.
Dissi basta . Mi fai morire. E lui: ancora, ancora. Vieni ancora per me.
Sapeva’
Ero un fascio di eccitati nervi. Riuscì a portarmi ad un nuovo intenso orgasmo. Il terzo.
Dopo il terzo orgasmo il mio corpo si affievolì ; mi sentivo come una disossata bambola di pezza. Non riuscivo a muovermi. La pace, il nirvana, si era impossessata di me.
Capì che era arrivato il suo momento. Vidi il suo penetrante sguardo. Si alzò da me e tenne il busto sollevato poggiandosi sulle braccia tese ai miei fianchi. .Eravamo uniti solo dai nostri sessi.
Come un ginnasta ,muoveva solo il bacino per entrare ed uscire da me. Mi guardava . Aveva una luce folle negli occhi.
Ero inerte e ‘ subivo’ , ma con piacere il suo uccello.
Durò poco. Disse: sei mia.
Se fosse stato possibile, avrei sentito il suo sesso ingrandirsi ancora, ,ma non credo fosse possibile. Storse la bocca. Stava avendo il suo piacere. Il suo orgasmo.
Ebbi un attimo di razionalità . Sarebbe venuto in me. Non avevo ‘protezioni’. Non ebbi il tempo di intervenire. Di dirglielo.
Un lungo gemito accompagnò il suo orgasmo. Era dentro me. In fondo al mio utero.
Venne. Venne a lungo. I suoi grossi testicoli spinsero ed iniettarono in me, in più riprese, milioni di spermatozoi . Sembrava non terminasse mai. Sentii bene i primi schizzi di sperma in me.
Non fossi ‘ venuta’ già tre volte ciò sarebbe stata causa per un mio ulteriore orgasmo.
Dopo l’ultima contrazione in me del suo uccello si lasciò scendere e sempre tenendo l’uccello nella mia passera mi coprì la bocca con la sua bocca. Riprendemmo a limonare.
Ero in uno stato di completo benessere. Cap 3
Lentamente riemersi dall’oblio. Mi sentivo appagata, e tornando alla realtà sentii che le parti basse del mio corpo erano doloranti ed impiastricciate. Era il suo sperma che era colato, da me al lenzuolo. Sentii il bisogno di pulirmi. Gli chiesi dove fosse il bagno. Mi rispose: la prima porta a destra fuori dalla camera.
Mi alzai ed istintivamente presi gli slip caduti a fianco dal letto. Erano un po’ bagnati. L’alternativa sarebbe stata non indossarli, ma non mi sembrava il caso.
Uscendo sentii che disse: hai proprio un bel culetto. Bisognerà che gli faccia visita.
Un brivido mi percorse. Quel grosso cazzo mi avrebbe aperto il culo facendomi morire dal dolore. Non gli risposi. Dentro me pensai: mai.
In bagno feci un bel ‘bidet’ rinfrescante. Toccai con le dita la passera ed il suo interno. Le labbra esterne erano irritate e mi sembrava che l’interno fosse dilatato e più del solito. Mi chiesi come quel cazzo fosse potuto entrare. Ero intrisa di sperma ed altri liquidi. Pensai: speriamo’
Mi lavai per bene .
Toccandomi il culetto e ripensando a quanto detto da Boris mi preoccupai. Sapevo di avere un bel culo. Amici ed amiche più volte avevano evidenziato questo mio pregio. Anche mio marito diceva che avevo un culo da urlo. Nessuno però vi era mai entrato . Un po’ per disinteresse, un po’ per paura, un po’ poiché mio marito non me l’ha mai chiesto con decisione. Insomma ero vergine e tale volevo rimanere.
Asciugatomi ,indossai gli slip. Effettivamente non erano asciutti, ma tant’è. Tornai da lui.
Era steso sul letto con il viso rivolto all’entrata. Mi aspettava. Mi disse: perché hai messo le mutande? E’ presto, c ‘è ancora tempo per noi.
Lo guardai con stupore e diedi un occhio all’orologio. Aveva ragione, la mia impressione era che tutto fosse durata un’eternità, ma la realtà diceva: quarantacinque minuti.
Disse: distenditi.
Guardandolo non potei esimermi dal rimirare il suo mostro. Anche a riposo era immenso.
Ebbi un atto di difesa.
Mi sei venuto dentro, ma non sono protetta. Perché non metti il preservativo?
Sorridendo e sollevando ,con mano il suo uccello, mi disse: non ve ne sono di così capienti.
Mi zittii e pensando a come preservarmi da una inopportuna maternità mi stesi al suo fianco, di schiena.
Non mi diede riposo. Nella nuova posizione, alle mie spalle, poggiò il ‘pacco’ sul mio culetto e con le mano si impossessò delle mie tette . Iniziò a giocare con i capezzoli e strofinava il pene sul mio culo.
Lo sentii crescere rapidamente. In breve una grossa massa premeva su me. Le sue mani erano sempre attive. Schiacciavano le tette. Tiravano i capezzoli. Tornai ad eccitarmi.
Mi dava baci sul collo e sentivo la sua lingua scorrere sullo stesso. Succhiava i lobi e si insinuava nelle orecchie. Ero nuovamente vogliosa di sesso.
Si staccò e mi sottrasse le mutandine. Adesso il suo mostro era contro me. Non cambiò la posizione.
Mise la mano tra le mie gambe e fece scorrere il suo dorso contro le mie intime irritate labbra .Poi strofinò il suo pacco dietro me. Sentivo la mia passera nuovamente bagnarsi che pareva dilatarsi aspettando una sua visita.
Il suo cazzo si muoveva lentamente mentre le sue mani stavano intensificando il loro fare. Era cattivo sui miei capezzoli. Tirava e sentivo dolore.
Sentivo il fuoco tra le cosce e dolore alle tette. Era un miscuglio strano a cui non riuscivo a sottrarmi. Lo sentii puntare il cazzo all’ingresso della passera. Trattenni il respiro aspettando la sua ‘faticosa’ entrata. Nulla di questo.
Era puntato tra le mie intime labbra, ma non entrava.
Feci un movimento all’indietro per favorire il suo ingresso, ma percependo il movimento si ritrasse impedendomi il risultato.
In compenso strinse fortemente le tette . Un grido di dolore mi fuggì.
Lui: zitta o ti sentiranno tutti nel palazzo. Diede un’altra stretta .Trattenni il grido.
Gli dissi: mi fai male.
E lui: dolore è piacere .Continuavo a sentire dolore e il fuoco tra le cosce. Anelavo il suo cazzo. Mi avrebbe sottratta al dolore. Nella mia mente gìà sentivo il piacere, ed il dolore si attenuava
Mi disse, poggiandosi di più: lo vuoi?
Si.
Dove lo vuoi?
Dentro. Mettilo dentro.
E il preservativo?
Rimasi in silenzio, ma ad un suo nuovo movimento non resistetti. Mettilo.
E lui: mettilo tu.
Era tesa. Volevo..
Era come se avessi provato per la prima volta a drogarmi e ne fossi già dipendente. Volevo il suo cazzo. Il mio cervello, la mia figa, ogni mia fibra lo voleva. Misi la mano indietro. Impugnai il suo grosso tronco e lo portai in me.
Lui era passivo, ma non fece resistenza e mi aiutò accompagnando il mio movimento.
Sentii dilatarsi le grandi labbra. Lo forzai per fa passare il glande. E quando, il glande e la prima parte del pene furono in me, spinsi lentamente il culo indietro favorendo la penetrazione.
Lentamente entrò in me ed occupò tutto della mia figa. Quando toccò il fondo dell’utero, al percepire della ‘svolta’, mi fermai . Era più che sufficiente. Mi aspettavo che iniziasse muoversi, a scoparmi, invece no.
Mi disse: adesso è un tuo problema.
Strinse ancora forte le tette e tirò, come fosse una molla ,il capezzolo.
Mi girò il viso, la sua lingua era fuori, rivolta a me, dovetti forzare il movimento del collo perché la mia lingua potesse incrociare la sua.
Disse: sei mia. Sei la mia maiala.
Non potevo soffrire , in nessun senso, cominciai a muovere il culo avanti ed indietro ed iniziai a godere dimenticando tutto e tutti.
Tre minuti ed ebbi il primo orgasmo, non so quanto tempo passò ed ebbi un ulteriore orgasmo. Stavo scoprendo di poter aver successivi frequenti orgasmi. Mi sentivo in un continuo orgasmo.. La mia testa, il mio il cervello erano in tilt.. Fermai il movimento del mio bacino e fu lui a mettersi in moto. Ma a differenza di me, non dava attenzione alla mia sofferenza. Mi scopava come una bestia. Il suo cazzo penetrava toccando il fondo. Sobbalzavo ed ‘ululavo’ il mio piacere ad ogni sua spinta.
Non ci volle molto: disse ti riempio troia ,ti farcisco.
No. no
Uscì da me come una furia e mi rigirò supina. Impugnò il suo cazzo rivolgendolo al mio viso. Si segò con ‘violenza’. Lo sperma eruppe rapidamente, e da lui orientato, arrivò prima sul mio viso e poi su tette e pancia. Una volta terminata l’eiaculazione si piegò e fece scivolare il suo cazzo tra le mie tette; come una lumaca lasciò la sua bava su me.
Si riversò ansante al mio fianco. Mi toccai viso e petto . Ero impiastricciata del suo sperma. Dovevo nuovamente lavarmi e mi alzai.
Mi disse : dove vai?
In bagno.
A fare?
A fare cosa? A lavarmi e gli indicai le sue ‘tracce’ su me..
No, non voglio. E tirandomi per il braccio mi fece ricadere sul letto. Voglio che tu vada a casa piena di me .
Voglio che mi senti su te per stare con te.
Avrei voluto obiettare, ma la sua volontà si impose e un bacio suggellò il mio impegno.
Era ora di rientrare a casa. Ci alzammo e ci rivestimmo.
Allo specchio mi pettinai e mi ‘ricomposi’.
Mi sentivo in una condizione pietosa. Indossavo slip bagnati dei miei umori, portavo sul viso e corpo le tracce dell’amplesso avuto. Mi chiedevo se si percepisse l’odore.
In auto arrivammo in prossimità di casa mia. Lo feci fermare in un angolo defilato . Pur essendo vicino a casa, non erano più di cinquanta metri, l’automobile non era da essa visibile. In quel punto erano poche le finestre che si ‘affacciavano’ e ciò dava la possibilità di una certa riservatezza. Certo potevano passare altre auto o qualche persona. Tipico il passaggio dei proprietari di cani con il loro cane.
Ma, essendo un luogo abbastanza appartato, le coppie si fermavano li a chiacchierare.
Mi accingo a scendere dall’auto . Un silenzio imbarazzato accompagna il termine del nostro incontro.
Dico: ciao e’
Lui: aspetta. Un attimo.
Mi fermo e rivolgo a lui. Mi aspetto che dica qualcosa.
Mi tira a sé. Vuole baciarmi .Non posso sottrarmi nonostante il timore del luogo . Lo bacio, ma i miei occhi ‘corrono’ intorno nell’oscurità. Cercano eventuali presenze. Non c’è nessuno. Partecipo al bacio . E’ un bacio di sesso. Le nostre lingue si toccano a riprendere i terminati amplessi.
Sono appoggiata a lui, verso il suo sedile. Mi sposta la mano . La mette sul suo ‘pacco’.Nooo .E’ ancora duro. Spinge la mia mano contro i pantaloni. Mi dice : prendilo.
Non vorrei, il posto’.ma mi tiene stretto il braccio. Mi esorta . Non posso sottrarmi. Slaccio i bottoni della patta . Vedo il ‘pacco’ che spinge gli slip. Glieli abbasso per quanto possibile. Il fungo si erge imponente.
Mi dice: sega.
Per quanto la mia mano destra può contenere lo prendo e faccio il movimento della masturbazione. E’ durissimo.
Intanto mi riprende la bocca e riprendiamo a limonare.
Dopo un po’ mi dice:così ci vuole una vita. Prendilo in bocca.
Panico. Ma devo rientrare a casa . Adesso è tardi. Se ha ragione’Mi guardo ancora intorno. Nessuno. Mi piego ed il suo cazzo è a contatto della mia bocca. Non interrompo la sega. Sego, lecco e succhio. Prediligo la succhiata nella speranza che possa abbreviare il tempo del pompino.
Utilizzo le due mani. Con una gli massaggio i coglioni, con l’altra lo sego. Allargo la bocca il pù possibile per meglio prenderlo.
Non ho mai fatto un pompino così .
Sento la sua mano premermi la testa. Vuole ne prenda in bocca di più. Impossibile .
Mi smascello. Mi impegno. Perdo la nozione del tempo. E’ diventata la mia lotta contro il suo cazzo . Voglio vincere.
Lo sento fremere . Rinforzo il massaggio alle palle . Sono grosse e dure. Aumento la frequenza del movimento della mano. La pelle del tronco va su e giù velocemente. Gli prendo il bocca la cappella. Succhio sull’orifizio.
Sposto la mano dalla base del tronco ad appena sotto la cappella. Lo faccio tre ‘ quattro volte. Voglio favorire la risalita dello sperma.
Sento.
Finalmente arriva. Inchiodo la bocca alla cappella. Arriva.
Sento gli schizzi invadermi la bocca. Continuo a succhiare e deglutisco lo sperma .
Succhio sino a sentire l’uccello afflosciarsi tra le mani.
Sono soddisfatta.
La sua mano ha abbandonato la mia testa. Sono libera di rialzarla e rialzarmi. A sorpresa mi dà un bacio. Ancora le nostre lingue si incrociano.
Gli passo il suo sperma. Ce lo giriamo.
Ci stacchiamo.
Non una parola. Prendo la borsa e scendo. Velocemente raggiungo il portone di casa ed entro.
Sento il rumore di un auto che passa.
Prendo l’ascensore e poi cercando di fare meno rumore possibile entro in casa. Silenzio.
Posso finalmente pulirmi. Mi faccio una preziosa doccia e mi infilo nel letto.
Gianni dorme alla grande,non si è accorto del mio rientro. Meglio.
Ripenso a quanto avvenuto. Al sesso fatto. A come ho tradito la fiducia di mio marito e della mia famiglia. Ho infranto anni di fedeltà, di rispetto di principi e regole e tutto questo solo per un grande cazzo.
Rifletto su Boris: si è affascinante, bello, deciso’ed altro. Ma non sono innamorata di lui. Amo mio marito.
E’ il cazzo di Boris che amo. Lo sento come un’appendice di me e già mi manca. Mi tocco la passera e mi immagino di sentirmi ancora piena di lui. L’idea mi piace.
No, non devo. E’ stata una eccezione.

Finalmente mi sono addormentata.
Mi sveglio. Sono sola nel letto. Istintivamente guardo la sveglia e vedo che sono già le undici. Chiamo mio marito.
Ciao . E’ tardissimo ,perché non mi hai svegliata?
Dormivi come un angioletto ed ho preferito lasciarti riposare. Tranquilla. Ho pensato io ai bimbi. Lavati, colazionati ,vestiti. Adesso sono in cameretta che giocano.
Ti sei divertita ieri sera? Hai fatto tardi? Non ti ho sentito rientrare.
Iniziano le verità/bugie.
Si, mi sono divertita . Siamo stati nella discoteca della scorsa volta ed abbiamo ballato tanto. Mi sono stancata ed abbiamo fatto tardi. Sono rientrata alle 3 e dormivate tutti.
Gianni annuisce e va via.
Mi alzo e preparo . Vado in bagno. Mi lavo e mi specchio. Sono sempre io?
All’apparenza si, ma qualcosa è cambiato. E non è qualcosa di fisico.
Indosso una tuta e vado in cucina.
Mio marito è lì. Mi dà un leggero bacio sulla fronte.
Rimorsi.
Preparo un veloce pranzo. Prendo tra le mani una grossa melenzana viola, comprata al supermercato. Voglio farla fette per poi mangiarla all’insalata. E’ grossissima e mi fa tornare alla mente il cazzo di Boris.
Come ha fatto ad entrare in me? Come potrebbe entrarmi dietro?
La giornata con marito ed i figli trascorre nella normalità. Pranzo ,giochi, uscite. E’ arrivata la sera . I bimbi dormono da un po’ . Per fortuna vanno sempre a letto presto e massimo alle ventuno stanno già dormendo .Mio marito è già a letto.
E’ stata una serena giornata .Mi doccio e lo raggiungo .
Mi aspetta. Non appena mi distendo nel letto si avvicina e mi tira a sé.
Capisco. Vuol fare l’amore. E’ mio marito, l’uomo che amo.
Le sue mani mi accarezzano . Ci baciamo. I nostri pigiami spariscono ed i nostri corpi si congiungono. E’ bello. Sento il suo amore, la sua passione.
Mi piacciono queste sensazioni e mi abbandono ad esse. Il suo sesso è dentro il mio.
Ragiono: stiamo facendo l’amore ,non sesso, amore. E’ dolce. E’ attento a me.
Mi gira e prende da dietro.
Un flash : non vorrei, ma non riesco a fermare i confronti.
E’ diverso sentirsi la figa piena. Sentire l’uccello che forza per farsi spazio e che va a spingere l’utero . E’ diverso sentirsi trattare da femmina da montare, da vacca, e non da dolce moglie.
Cerco di allontanare questi pensieri ,di concentrarmi su mio marito e sul nostro amore
Mi gira nuovamente. Viso a viso. Bocca a bocca. E’ amore..
Raggiungo l’ orgasmo. Non è paragonabile a quelli avuti con Boris ,ma è un orgasmo.
Diverso, ma è un orgasmo.
Mio marito si è reso conto del mio orgasmo. Intensifica il ritmo per raggiungere il suo . E’ arrivato. Fa per sottrarre l’uccello alla mia figa. Vuole evitare’..
Ho un attimo di forte razionalità , di consapevolezza. Gli cingo con le gambe i fianchi e gli dico: vieni, vieni dentro.
Ha un attimo di perplessità, ma gli piace troppo. Si lascia andare e viene dentro.
So che con mio marito è sempre un solo amplesso, non c’è seguito.
Dopo mi dice: perché hai voluto che venissi’vuoi un altro figlio?
Gli ho sorriso. Perché no? Parliamone.
Ne parlammo ed arrivammo a decidere che se nell’arco di due anni fosse giunta una nuova maternità ne saremmo stati felici. Due anni perché poi saremmo stati’ troppo vecchi’ per ricominciare con un/a piccolo/a’.
Stretti ci addormentammo.
Domenica mattina vado a messa con la famiglia. Sento l’impulso di confessarmi e vado al confessionale . Mi inginocchio e mi confesso. Senza entrare nei particolari racconto il mio tradimento.
Mi chiede: perché? La mia risposta: non so.
Mi dà dei suggerimenti. Ascolto con attenzione, ma ”
Mi sono confessata, ma non ho l’anima libera. Un pesante fardello mi opprime.
La domenica è passata. E’ lunedì e si ricomincia.
Curo la preparazione dei figli , mi vesto al solito, prendo la metro ed arrivo al lavoro.
E’ stata un’intensa giornata lavorativa. Ho visto solo di sfuggita Mirella.
Come è andata venerdì?
Bene.
Gli altri?
Quando abbiamo tempo ti dico.
Penso che alla prima occasione dovrò dirle di Boris.
E’ sera. Sono circa le diciannove. E’ ora di tornare a casa.
Arrivo in metropolitana e mi approssimo ai tornelli quando sento una nota voce: Laura . E’ Boris.
Ciao .Non so cosa dirgli. Abbozzo un cosa fai qui ?.
Sorride. Si avvicina.
Sono qui per te. Mi prende per un braccio e mi allontana dai tornelli.
Sono in subbuglio, un piacevole subbuglio. Mi sento già scaldare, ma gli dico: ho fretta. Devo andare a casa. Mi aspettano.
Tranquilla. Facciamo in fretta. Non capisco dove mi stia portando.
Camminiamo. Si ferma . Siamo davanti ai bagni della MM. Apre la porta e mi dice: entra .
Gentilmente mi tira all’interno.
E’ la prima volta che entro nei bagni della metropolitana. Sono grandi e luminosi. Vi sono altre due porte : è la divisione tra uomini e donne. Apre la porta donne e mette la testa dentro.
Si gira a me : non c’è nessuno.
Capisco. Dico : tu sei pazzo, ma mi sento bagnare in mezzo le gambe.
Apre la porta ed entriamo. Ci baciamo come degli assetati. Mi porta ad uno dei bagni. Quello più lontano. in fondo.
Entriamo . Chiude con la serratura . Riprendiamo a baciarci come invasati. Le sue mani sul mio corpo, sul culo, sulla schiena, sulle tette.
Mi dice: tiramelo fuori. Sono gìà ‘partita’. Mi piego sulle ginocchia .Sbottono e glielo tiro fuori . E’ mio. Lo bacio.
Il mio bastone è già pronto. Mi vuole.
Guardo Boris. Ha le mie stesse voglie. Vuole entrare in me. Vuole la mia figa.
Lo spazio è ristretto.
Mi fa rialzare. Agisce.
Si fa cadere i pantaloni a fondo piedi. Si libera di essi e si siede sul water, o meglio ,sul coperchio del water.
Mi solleva la gonna e fa cadere le mie mutandine. Aiutato da me le toglie e le appoggia a fianco. Comprendo cosa vuole che faccia..
Allargo le gambe e mi porto su lui.
Mi tocco la passera . Ho paura di essere asciutta. Falso, è fradicia.
Mi calo, prendo il suo cazzo e lentamente mi siedo . Mi impalo sul mio bastone. Entra. Entra con meno fatica delle volte scorse. Conosce la strada ed è conosciuto.
Mi fermo . Ha raggiunto il limite massimo ed oltre non può andare. Sono io che detto il ritmo. Vado su e giù.
Godo. Godo subito.
Riprendo a scoparlo. Lui spinge verso l’alto, ma sono io a condurre. Continuo sino a godere di nuovo. Basta. Devo fermarmi. E’ pericoloso . E’ tardi,
Gli dico : vieni per favore.
E’ quasi una sorpresa per lui. Lo spinge su e giù più velocemente .Sento il suo cazzo gonfiarsi; imbizzarrirsi. Noooo.. Sto godendo ancora.
Sborra. Viene dentro mi riempie di lui.
E’ finita . Mi alzo. Il cazzo esce da me lasciando un vuoto.
Lo vedo ancora dritto e ricoperto dei miei umori e del suo sperma
Prendo un fazzoletto di carta e mi asciugo tra le gambe. Recupero le mutandine e le metto in borsa.
Esco dal bagno e vado ai lavandini per resettarmi mentre lui esce dal bagno e va direttamente all’uscita dei bagni. Penso che mi aspetti fuori.
Finisco ed esco dai bagni e là che mi attende.
Andiamo in silenzio, appagati, verso i tornelli. Mi dice quando ti vedo? Venerdì?
No. Sai che mio marito al venerdì vede gli amici. Io posso una volta ogni tanto.
Lui dice: vediamo. Mi ruba un bacio, si gira e va via
Passo i tornelli .Attendo e salgo sulla metropolitana verso casa.
Penso a quanto è successo. Sento il suo sperma scivolare all’interna della coscia. Fortuna che è trasparente e non sia visibile.
Sono pazza. Sono malata. Comportarmi così. Soprattutto ,farmi trattare così.
So che è inutile razionalizzare. Sono i miei istinti più profondi che comandano le mie azioni.
Ho ancora il suo sperma in me. Mi sento dilatata in mezzo le gambe.
E’ ancora aperta. Quando si chiuderà?
Sono a casa.
Il giorno dopo sono in ufficio, pranzo con Mirella.
Andiamo al nostro solito bar. Prendiamo un tavolino defilato e le dico : non vogli perdermi in chiacchiere e non voglio compassione ; l’ho fatta grossa. Sono andata a letto con Boris e adesso non so’.
Lei continuò per me: non sai farne a meno e non vuoi interrompere. E’ successo anche a me.
Ci sono andata a letto la prima volta per curiosità avendo ascoltato altre parlare del suo cazzo e poi non ne ho potuto più farne a meno.
Ogni momento era buono pur di scopare con lui, in ogni modo ed in ogni luogo. Mi ha fatto fare cose inenarrabili, di cui oggi ho vergogna ed io non avevo tutti i tuoi impedimenti: marito, figli’
E’ finita quando lui si è stancato di me ed ha adocchiato una nuova.
Allora, con il tempo, sono tornata alla normalità e sono sicura che non ci ricadrei. Perché è come una droga, se smetti non devi più provarla, altrimenti ci ricadi.
Sono tua amica e so cosa stai passando. Dai tempo al tempo vedrai che passerà. Poi per un po’ soffrirai per la mancanza’.ma poi starai bene.
Ti aiuterò tutte le volte che vorrai ,attenta però, frequenta un giro losco dell’est Europa.
Non so molto . Una volta che eravamo insieme, è stato avvicinato da una ‘brutta persona’ che dall’accento ,sono sicura, provenisse dall’est. Gli ha parlato in modo duro e Boris annuiva. Era spaventato . Era come se l’altro gli stesse dando degli ordini.
Attenta.
A chiusura disse: non diciamoci altro, non serve. Per quel che ti occorre sono qui.
Le dissi : grazie e cambiammo discorso.
Gli altri giorni della settimana passarono tranquilli . Aveva ragione Mirella : la lontananza, il non utilizzo di quel cazzo, allontanava la dipendenza.
Cominciavo a sentirmi meglio, a non avere continua voglia di Boris.
Era finita anche la giornata lavorativa di venerdì. Ero tornata a casa e cenato con l’intera famiglia. I bimbi erano già a letto e dormivano e mio marito si apprestava ad uscire per vedere gli amici.
Io ‘ero’ nei panni casalinghi: pantaloni da tuta ,maglietta e scarpette da ginnastica. Mio marito era di buon umore. Mi disse che avevano organizzato un torneo di scopone tra amici e che sarebbe stata una divertente serata. Già ‘vedeva’ le gag di alcuni di loro.
Mi diede un bacio ed uscì.
Finii di lavare i piatti e misi a posto le ultime cose.
Senza marito e con i figli a dormire mi aspettava una sana serata di riposo davanti la TV.
Suonò il citofono d’ingresso. Pensai: come al solito Gianni ha dimenticato qualcosa. Prima di aprire ,come da buone abitudini, chiesi: chi è? Dando per scontato fossi Gianni quale fu la mia sorpresa quando sentii: io. Non era la voce di mio marito. All’io seguì: sono io, Boris. A che piano sei?
Ero perplessa e con un automatico riflesso dissi: quarto e premetti il pulsante di apertura del portone.
Poi , chiedendomi, perché mai avessi aperto il portone mi avvicinai alla porta di ingresso ed aspettai il suo arrivo.
Sentii l’ascensore arrivare al piano. Le sue porte chiudersi ed in breve un leggero bussare alla porta. Aprii era lui. Aveva un borsone in mano.
Ero stupita, spaventata ed attratta . In sintesi: in stato confusionale.
Si avvicinò alla porta e senza indugi entrò nel mio appartamento.
Bello. Si, mi piace.
Gli dissi: cosa fai qui?
Avevo voglia di vederti e sapevo che tuo marito il venerdì esce con glia amici.
Ero giù. Ho aspettato che andasse via ed eccomi qui.
Si avvicinò a me ed abbracciandomi mi baciò. La mia resistenza durò ‘nulla’ . Le sue mani erano sul mio culo e mi spingevano contro lui. Il bozzo duro che premeva contro il mio pube scatenò la mia eccitazione. La mia passerina si stava di già inumidendo. Il mio corpo era già in ebollizione.
Mi dice : andiamo sul letto.
Avevo già dimenticato chi ero ;pensavo solo al sesso. Lo condussi nella camera da letto . Un solo pensiero ( e non da mamma) andò ai miei figli: per fortuna dormono.
Si distese sul letto e da disteso si spogliò. Mi disse: cosa aspetti?
Mi tolsi scarpe, pantaloni e maglietta. Rimasi in slip e mi stesi al suo fianco.
Mi disse: nuda.
Mi tolsi gli slip.
Ci baciammo . Sembrava non ci vedessimo da mesi. Mise una mano tra le mie cosce e toccò la mia passerina.
Disse: sei già pronta ,sei propria una zoccola.
Quando eravamo insieme ,nei momenti legati al sesso o all’eros ,usava un linguaggio ‘ pesante’. Non mi offendeva, anzi mi eccitava. Semplicemente diceva la verità. Ero una troia, ma non a pagamento.
Toccai il suo cazzo . Era duro .
Mi disse: fammi un pompino.
Ero entrata nella mia perversa dimensione, a sua disposizione.
Ogni sua richiesta era un ordine a cui obbedivo.
Mi posizionai per meglio leccarlo, succhiarlo, segarlo. Lui gestiva i miei movimenti guidandomi con una mano la testa e suggerendomi cosa voleva di momento in momento.
Soltanto a spompinare quel cazzo sentivo l’eccitazione montare. Misi una mano tra le cosce , due dita in figa e mi approssimai al primo orgasmo.
Boris si accorse del mio movimento e disse che fai? Mi staccò dal suo uccello e disse: se vuoi godere devi godere con il mio cazzo.
Si mise supino. Il suo pennone mi aspettava . Capii cosa voleva da me. Mi sedetti su lui. Appoggiai il grande all’ingresso della mia passera e poi lentamente mi calai . Era entrato qualche centimetro quando lui a sorpresa spinse verso l’alto penetrandomi rudemente. Una fitta di dolore e piacere raggiunse il mio cervello ed un grido mi sfuggì.
Zitta! Vuoi che ti senta il vicinato? Vuoi che tutti sappiano che scopi quando tuo marito è fuori casa.
Ciò mi zittì, ma non rallentò il piacere; adesso andavo velocemente su e giù. Le mie tette ballavano ad ogni movimento . Boris ne prese una per mano ed accompagnò i miei movimenti stringendole.
Brava . Continua così. Montami. Sei una vacca. Godi . Godi.
Alle sua esortazione risposi raggiungendo il primo orgasmo.
Dopo di che mi piegai, stravolta, su lui. Le mie labbra sulle sue.
Avevo finito di montarlo e fu lui che iniziò a spingere verso l’alto. Mi disse : ancora.
Riprendemmo la danza del sesso . Pochi minuti e mi stavo approssimando ad un nuovo orgasmo. Mi fermò, scavallò e si pose dietro me. Mi mise alla pecorina. Mi aspettavo mi prendesse così invece con una mano mi prese per la ‘coda’ dei miei capelli e tirò. Fui tirata all’indietro ,quasi alzata. Lui con l’altro mano premette sul basso schiena.
Cosi ti voglio.
Il mio corpo faceva una esse rovesciata. Il culo in alto, la schiena flessa, la testa in alto tirata indietro.
Disse ,cosi mi piaci, sembri una cavalla e accompagnò le parole con uno schiaffo su una natica.
Sorpresa e dolore.
Gli dissi : cosa fai? Smettila.
Ti voglio scaldare il culo.
Continuò a schiaffeggiare prima l’una e poi l’altra, alternativamente, le mie natiche.
Al dolore iniziale man mano si sostituì un calore che progressivamente cresceva.
Ad un certo punto disse : adesso sei bella calda, hai il culo rosso. Va bene così. Mi ribaltò nuovamente tornando alla situazione iniziale. Lui sotto ed io seduta su lui.
Perché mi aveva sculacciata?
Dopo pensai ‘avesse fatto per confermare il suo possesso su me.
Il suo cazzo era sempre in tiro e rioccupò il posto in figa . Sentivo il culo caldo e questa piacevole sensazione si aggiunse alla penetrazione ed insieme stavano portandomi velocemente ad un altro orgasmo.
Anche lui voleva’..
Mi disse : toccami i coglioni. Veloce.
Mi tirai su, misi la mano indietro e gli manipolai i coglioni. Sapevo che l’avrei, in questo modo, aiutato verso il suo piacere.
Disse: si, così. Ma aggiunse altro che avrebbe dovuto farmi pensare, ferire.
Continua ,continua, che fra poco ti sborro in figa. Voglio metterti incinta nel tuo letto alla faccia di tuo marito.
Intesi, ma non ero in grado di capire.
E quando in breve raggiunsi un nuovo orgasmo non mi curai di altro. Sentii il suo cazzo ingrandirsi e poi lo sentii svuotarsi in me.
Poi ancora crollai su lui. Bocca a bocca. Percepii il suo cazzo ritrarsi e scivolare fuori di me.
Ero finito quel primo momento di sesso.
Nudi ,uno sull’altra ,ci riprendevamo dal gratificante amplesso.
Stavo bene sino a quando mi disse : adesso tocca al tuo vergine culetto. Sai mi piacciono le vergini. Mi piace essere il primo. So che non mi dimenticheranno più perchè dove lo troveranno un cazzo come il mio?
Gli altri saranno dei surrogati e ricorderete e spererete di incontrare ancora un cazzo che possa dare le soddisfazioni che ho dato io.
Sono combattuta dalla paura del dolore e la voglia di provare il suo cazzo in ogni parte del mio corpo. Inoltre sento il piacere di appartenergli completamente. Che possa fare di me quello che vuole.
Tremante mi giro a faccia in giù sul letto. Metto il culo in bella vista. Lo tocca. Lo accarezza . Dice: è bellissimo e sarò il primo ad entrarci.
Sento che tocca con un dito l’orifizio; poi è qualcosa di umido: è la sua lingua. Mi sto quasi rilassando, magari vuole solo giocarci. E’ piacevole quello che mi sta facendo.
Si sposta . Mi gira . Si distende su me ponendosi in mezzo alle mie gambe. Mi dà un bacio a cui partecipo eccitata. Mi sussurra all’orecchio: adesso.
Si risolleva. Ha il cazzo duro, lo vedo. Mi solleva le gambe verso la mia testa. Non capisco. .Poggia il suo cazzo su me. Si, adesso capisco. Vuole incularmi così. Viso a viso. Ricordo di aver letto che in questa posizione è più agevole e meno doloroso. Mi contraggo , ma lui comincia a spingere. Il mio ano resiste. E’ troppo piccolo per lui.
Non desiste, gli vedo lo sforzo in viso. Spinge ,spinge. Il glande penetra. Supera il primo grande ostacolo. Un dolore atroce mi prende. Non riesco a gridare, mi ha tappato con una mano la bocca. Gliela mordo. Pianto i miei denti in lui.
Lui: silenzio ti sentirebbero tutti .
Continuo a mordere ,ma il più è fatto .Il dolore c’è ancora, ma è un dolore sordo, costante , sopportabile
Lui spinge. Il glande aveva superato il primo ostacolo ,il resto del tronco adesso l’ha seguito. E’ dentro me. Mi ha sverginato. Sono anch’io una rotta in culo.
Sento il piacere della pienezza, mi sento occupata.
E’ nel mio culo. L’ enorme palo è dentro me. E entrato nel mio, ex vergine, culo
Metto la mano per toccarlo, è piantato dentro . Gli tocco i coglioni
Sento il palo muoversi, spingere. Me lo sento nello stomaco.
Parla. Dice: dopo questo il tuo culo non sarà come prima. Ti rimarrà un buco che non si chiuderà più. Voglio aprirti per sempre.
Sapevo che non sarebbe stato come diceva lui. Ma una sensazione di paura si impossessò di me. Mi stava rovinando? Stava davvero spaccandomi il culo ? Sarebbe mai tornato alla normalità?
Metto la mano dietro. Lo sento al tatto. E’ dentro. La mia carne è tirata intorno a lui. Arrivo a toccargli le palle e mi rendo conto che un grosso pezzo è entrato.
E’ fermo. Si assesta. Soffro, ma anche lui ha poco margine. Ricomincia a muoversi e mi sto abituando alla sua presenza. Il tunnel anale si è dilatato a sufficienza. Non godo, ma non ho più dolore.
Come una trivella continua il suo avanti e indietro. Boris mi prende perle tette. Mi dice : vedrai, godrai anche con il culo. Per il momento te lo apro per bene.
Continuò ad incularmi almeno per un quarto d’ora. Mi chiedevo come poi sarebbe stato il mio foro’.
Poi mi disse: ecco la tua prima inseminazione di culo e mi sborra dentro.
Lo leva. Sento un vuoto. Sento aria. E’ possibile?
Tocco. E’ rimasto un buco, ci metto le dita e tre entrano senza ostacoli . Tornerà a posto?
Ero lì a culo aperto e pensavo fosse finita, ma non fu così. Mi venne davanti : puliscimelo.
Era molle ,viscido, sporco di tutto; lo pulii con le dita e poi con la lingua . ‘Lavorai a lungo’ e contrariamente a quanto mi sarei mai aspettata si si erse ancora.
Boris disse: lascialo . Lo lasciai e tornai viso a viso con lui. Eravamo appagati e le nostre lingue giocavano senza secondi fini. Mi toccò la figa, che sentivo calda, e poi ci infilò due dita. Cominciò a penetrarmi ed a scavare in lei. Mi piaceva.
Mi teneva vicino e mi parlavo con complicità . Diceva :mi piaci, sei mia e continuava ad eccitarmi con le dita.
Mi parlava suadente e calò la mannaia.
Adesso ti farò cinque succhiotti , in cinque punti diversi , saranno il ricordo di questo incontro.
Non mi diede tempo di rispondere Si calò tra le mie gambe . Poggiò la bocca nell’interno delicato della coscia . Proprio sotto la passera. Sentii un solletico che poi si ripetè in corrispondenza dell’altra coscia. Si risollevò portando il viso all’altezza del mio. Mi rimise la lingua in bocca e a sorpresa sentii il suo cazzo ancora spingere ed entrare in me.
Stavo rientrano in paradiso .
Continuando a stare in me sollevò il busto e si occupò delle mie tette. Prima per l’una poi per l’altra senti quel solletico già provato. Infine si distese completamente su me e provai la medesima sensazione sul lato del collo. Sapevo che mi aveva fatto i cinque succhiotti, ma al momento non mi curavo delle conseguenze. L’importante era il suo cazzo in me.
Intensificò la scopata. Mi chiese: vuoi godere con me? Cosa potevo dire? Desideravo solo quello
Si. Fami godere con te.
Mi fece allargare le gambe intorno ai suoi fianchi.
Bocca a bocca. Lingua con lingua. Mi scopava mentre io mi spingevo contro per sentirlo sempre più . Poi farfugliai tra le labbra: vengo, sto godendo.
Lui non disse nulla, ma mentre venivo diede le ultime spinte rimanendo poi immobile in me.
Mi aveva nuovamente riempito del suo sperma. Si stese al mio fianco
Ero sfatta, supina, lo sguardo al cielo. Le gambe divaricate con una mano poggiata sulla passera. Dopo i nostri amplessi avevo preso l’inconscia abitudine di infilarci uno o due dita per sentire quanto me l’avesse allargata. La toccavo sempre nella speranza che fosse ‘normale’ ed ogni volta la sentivo larga e sentivo quanto sperma vi depositasse.
Si rialzò ed aprì il borsone. Solo in quel momento mi accorsi che l’aveva portato in camera da letto Ne estrasse una macchina fotografica. Una di quelle belle.
Disse sono per me e mi fece una prima foto in quella mia discinta posizione. Dissi: per favore no.
Ma continuò imperterrito a scattare nuove foto. Mi chiese di collaborare e mi trovai a sua disposizione per diverse foto.
Ripresa da dietro alla pecorina. Dal davanti a gambe aperte e sollevate come aspettassi lui tra le braccia e in figa. In ginocchio sul letto con lette in mani come ad offrirle.
In una foto mi allargavo le labbra della figa. In un’altra le dita erano in figa ed in bocca. Ed altre ancora ‘erotiche e ‘sporche’ nel contempo.
Soddisfatto, terminò i suoi scatti e si rivestì.
Io ero nuda , distrutta, ma appagata. Ero alla sua mercè e volontà.
Mi dominava dall’alto mi disse: vado. Non ti muovere che conosco la strada. Farò in modo di incontrarti nei prossimi giorni. Vedi di farti trovare disponibile . Indossa sempre la gonna . Meglio se sotto niente . Organizzati come vuoi tu. Voglio avere la possibilità di incontrarti , chiavarti ed incularti senza impedimenti e senza perdere tempo.
Mi piace riempirti. Quando sono con te mi sento come il toro con la vacca. Ho voglia di riempirti la pancia, di metterti incinta.
Un fremito di piacere, da vacca come direbbe lui, mi attraversò. Furono le ultime parole poi sparì alla mia vista. Sentii la porta d’ingresso chiudersi e poi nulla.
Era rimasta sola, con i miei figli.
Gianni rientrò e mi finsi addormentata. Andò in bagno e fece quanto di consueto, nel massimo silenzio. Si distese nel letto ed avvicinatosi mi diede un baio sulla fronte. Ero il suo angelo.
Il lunedì mi preparai per andare al lavoro già dalla sera precedente mi frullava in capo il suo diktat : voglio avere la possibilità di incontrarti , chiavarti ed incularti senza impedimenti e senza perdere tempo.
Mi sentivo ‘impazzita’, ma non riuscivo a togliermi quella richiesta dalla mente. Sapevo che fosse una cosa folle, ma una parte di me spingeva per attuarla.
Non potevo contrastare il mio io più profondo. Risolsi indossando delle autoreggenti ed un ‘perizoma’. Sarebbe bastato spostarlo, o ad estremi rimedi strapparlo, . per dare la disponibilità dei miei due buchi già ansiosi di essere visitati.
Quel mattina, non avvezza a tale abbigliamento feci una figura imbarazzante.
Andai in segreteria per prendere un documento. La segretaria me lo porse, ma mi scivolò di mano. Istintivamente mi piegai per raccoglierlo senza flettere le gambe, non pensavo che la gonna si sarebbe alzata facendo apparire il termine delle autoreggenti. Me ne accorsi troppo tardi quando colsi lo sguardo della segretaria sulle mie gambe.
Finsi indifferenza, ma chissà quali pensieri fece la segretaria e se poi lo raccontò a qualcuno diffondendo la voce che quella che sembrava una santa in realtà così non era.
Boris mantenne l’impegno; quella settimana lo incontrai quattro volte. L’ultima volta il venerdì sera.
Era come se tutti i giorni mi propinasse la sua droga di cui ormai non potevo fare a meno.
Lo incontrai tutte e quattro volte in metropolitana, e come la precedente volta, i nostri incontri si conclusero nel bagno delle donne.
A differenza della prima volta, in quelle occasioni non solo mi chiavò ,ma fece delle profonde ispezioni, con il suo duro strumento, al mio culo.
Furono incontri che durarono poco tempo ed in situazioni disagevoli, ma dopo di essi tornavo traballante verso casa con la figa ed il culo che mi dolevano .
Per la cronaca: la mia mente era felice.
Il sabato sera ,Gianni, mio marito, voleva far l’amore; per la prima volta mi negai mentendo. Ai suoi dolci approcci gli dissi che avevo un forte mal di testa e dolori in tutto il corpo.
In realtà avevo il timore che facendo l’amore si accorgesse di qualcosa di diverso. Avevo l’impressione, se non la certezza, che l’intenso uso della mia figa e del culo da parte del cazzo di Boris avesse allargato i rispettivi fori. Preferivo aspettare qualche giorno nella speranza che tutto tornasse nella normalità.
Nella settimana successiva , per la prima volta in vita mia, andammo in un motel vicino alla tangenziale ovest. Ma questa è un’altra storia :dei miei disagi, dell’imbarazzo, della paura, dei miei piaceri.
Le settimane successive ebbero la presenza costante di Boris.
Ci incontrammo ancora una volta, il venerdì sera, e più volte in diversi luoghi. Ci vedemmo spesso presso l’intervallo di pranzo ed avendo poco tempo per noi andavamo in auto preso il parco Forlanini e lì in un ‘posto riparato’ consumavamo, in auto, i nostri frettolosi amplessi.
Era una situazione pericolosa e scomoda , ma con un po’ di sacrificio trovava sempre il modo di mettermelo sia in figa che in culo.
Erano incontri brevi, ma per me soddisfacenti. L’importante per me era ricevere la mia ‘dose di droga’, il suo cazzo, quasi quotidianamente.
Solo il sabato e la domenica non ci incontravamo.
Non facevo più l’amore con mio marito. Sentivo e potevo toccare con mano che la mia figa ed il mio culo(vergine per mio marito) si erano dilatati a dismisura. Per essere realistica il suo uccello ci avrebbe ballato dentro.
Avevo paura che anche fingendo piacere mio marito si potesse accorgere che qualcosa della mia passera fosse cambiato e le conseguenze per la famiglia sarebbero state drammatiche.
Nei momenti di razionalità speravo che quanto stesse accadendo avrebbe avuto un termine e che io tornassi alla normalità. Speravo questo, ma nei fatti lo negavo.
Mirella sapeva dei miei incontri con Boris ,ma non mi incolpava di questo. Anzi cercava continuamente di rassicurarmi.
Mirella era l’unica persona che sapeva e mi avrebbe ‘coperta’ nel caso mio marito avesse avuto qualcosa da domandare sulle ‘nostre uscite’. Gianni per fortuna conosceva solo lei.
Arrivò il venerdì in cui ebbi l’opportunità di uscire con gli amici, per mio marito, in realtà sarei uscita solo con Boris.
Mi ero vestita, come al solito, da discoteca. Mio marito mi disse: sei sempre bella, qualunque cosa indossi.
Mi si strinse il cuore nella consapevolezza che da lì a poco sarei stata con il mio amante. Un uomo che non amavo, ma che riusciva a darmi delle sensazioni uniche di sesso.
Mi incontrai con Boris in un posto che avevamo prestabilito.
Come ci incontrammo seduti nella sua auto sentii salirmi l’adrenalina. Era un fenomeno incontrollabile. Appena entravo in contatto con lui sentivo brividi di eccitazione e una carica erotica si impossessava di me, Mi sentivo eccitata, i capezzoli duri e gonfi, la figa bagnata, ancor prima che ci toccassimo.
La sensazione che mi dava la sua lingua in bocca mi stravolgeva. Era come se ricevessi una piacevole scossa elettrica.
Anche quella volta fu così.
Al primo bacio, ed accadde appena mi sedetti in auto, le mie mani erano già poggiate sul suo cazzo.
Ero la sua ninfomane, solo per lui. Ero Boris sesso dipendente.
Terminato questo ‘atipico’, adrenalitico, approccio, ebbi la prima sorpresa della serata. Boris mi disse: mi spiace, ho avuto un problema all’ultimo momento, stasera ti devo riportare a casa per mezzanotte. Devo rientrare presto . Facciamo due passi a Vigevano. Prendiamo un gelato e torniamo
Da una parte la notizia mi fece piacere, non avrei avuto rimorsi dopo. Dall’altra dispiacere: è inutile ci giri intorno, volevo il suo cazzo. Era la mia droga.
Inoltre avevo la preoccupazione che qualcuno potesse conoscermi e non vedendomi con mio marito, ma con un altro’..
Vigevano è più o meno a 30 km da Milano .
La strada di congiunzione tra Milano e Vigevano si chiama vigevanese. E’ un grosso e lungo nastro asfaltato che si allunga nella campagna. Durante il giorno è frequentissima dai pendolari. Di sera/notte è più conosciuta per le puttane, di ogni nazionalità, che la ‘battono’.
Vigevano è una cittadina carina e piccola. Tutto ruota intorno al caratteristico centro che è riconosciuto per la sua bellezza. Una bellissima, antica, piazza rettangolare con ai lati il palazzo del comune e la cattedrale, dietro c’è il castello.
La presenza dei portici allieta la piazza, che ha numerosi negozi, bar e gelaterie. La gente , in particolare in estate, va in piazza ,si siede al bar e gusta gelati e bibite o cammina e chiacchiera in un incantevole scenario.
Mentre guidava Boris mi guardò. Notai che il suo sguardo era rivolto al mio abbigliamento. Ero vestita, come al solito in quelle circostanze, con una mise elegante e femminile.
Mio marito vi era abituato e ciò non dava sospetti’l’unica cosa che non sapeva e che, ormai da tempo, in quelle occasioni indossavo le autoreggenti per il motivo che ben sapete.
Boris mi disse: sei bella, mi piaci come ti vesti, ma stasera ti vestirai solo per me e mi diede un pacchetto da ‘scartare’.
Perplessa lo ‘scartai’ . Conteneva un abbigliamento femminile, completo per il periodo in cui eravamo. Gonna ,camicetta, slip , scarpe. Mancava il reggiseno.
Il colore era ,per tutto, rosso e mi sembrava molto audace
Provai a dire: perché cambiarmi? Ma lui disse : per me.
Dovevo fare quel che diceva. Ero la sua donna.
Mentre Boris guidava ,al suo fianco, nella scomodità della situazione, feci calare la gonna. Mi stoppò subito. Disse: anche gli slip.
Tolsi anche quelli.
Misi i ‘suoi slip’. Un tanga rosso trasparente con un triangolo inesistente davanti ed un filo interdentale da sotto a dietro.
Indossai una minigonna in similpelle lucida rossa. Più che una minigonna era un’attillata microgonna .Era del tipo delle gonne indossate dalle attrici nei film dove devono apparire come troie che battono sui marciapiedi.
La camicetta ,sempre rossa, sembrava di nylon ed anch’essa era sul trasparente. Gli chiesi del reggiseno. E disse: con le belle tette che hai non serve.
Infine calzai le scarpe di vernice, rosse, tacco altissimo.
Pensai che mi avesse trasformato in una battona da strada. Mi rendevo conto, ma subivo silenziosa.
Arrivammo a Vigevano. Parcheggiò nella piazza confinante con il centro. Scesi timorosa dall’auto; avevo vergogna e paura.
Avevo ragione .
Adesso che potevo rendermi pienamente conto del mio abbigliamento mi rendevo conto che mi aveva fatto vestire come una troia o come una signora troia. Stesso fine.
Anche lui uscì dall’auto. Fece il giro della stessa. Arrivò dalla mia parte e disse: gran figa, da puttana faresti tirare l’uccello a un morto e faresti un mucchio di soldi.Facciamo un giro della piazza centrale. Voglio che ti ammirino e che mi invidino.
Mi sentivo in una situazione particolare. Da un parte spaventata e preoccupata; dall’altra una malsana eccitazione era dentro me. E come al solito con lui, sentivo liquidi muoversi in figa
Non capivo più chi ero’
Boris mi diede una piccola ancora di salvezza. Mi porse, nonostante fosse sera, degli occhiali scuri da vamp. Quelli tondi e grandi che nascondono occhi e parzialmente la parte superiore del viso.
Li misi con gioia, il mio problema non sarebbe stato certamente risolto dagli occhiali, ma sarebbe andato meglio.
Mi diede il braccio ed abbracciati andammo verso l’attigua, centrale, piazza.
Ero impedita nel camminare . La stretta gonna e gli alti tacchi mi impedivano il passo lungo e sciolto. Mi resi anche conto che la gonna copriva solo parzialmente il bordo superiore degli autoreggenti ed ad ogni passo la gonna tirandosi faceva apparire integralmente la fine dell’autoreggente.
E se vogliamo dirla tutta ;la gonna era così aderente sul culo che sembrava non indossassi gli slip. In realtà seppur minimali gli slip c’erano, il tanga, ma chi avesse osservato non se ne sarebbe reso conto. Come si poteva vedere quel filo interdentale che mi scorreva incastrato tra i glutei?
Al seno, esposto in trasparenza, ormai non pensavo più. Mi imposi di apparire indifferente alla cosa ed alla gente che avremmo incontrato.
Boris mi fece incrociare il braccio dietro lui e lo stessa cosa fece anche lui. La differenza è che la mia mano era attaccata al suo fianco, mentre la sua mano poggiava sul mio culo in segno di possesso e di porcaggine.
Non potevo non vedere gli sguardi meravigliati di chi incontravamo e/o sentire i loro commenti .
Vedevo i loro sguardi mentre ci approssimavamo e li sentivo anche dopo, sul mio culo.
Un ragazzino più borioso dei compagni, che si limitarono a sogghignare al nostro passaggio , scattò con il telefonino una foto del nostro passaggio. Il mio pensiero: spero non la pubblichino su internet.
Finalmente il giro della piazza terminò. Ero psicologicamente stremata. Crollata la tensione ,crollai anch’io. Tornammo all’auto. Nell’ultimo tratto di strada, a fine piazza ,di fianco la chiesa dove c’è meno gente (per fortuna) la sua mano non era più appoggiata sul culo ,ma spingeva sul culo. Le sue dita premevano nel solco dei glutei spingendo la gonna in essi.
Ero stranita, ma inumidita.
Mi sedetti stravolta in auto. Il movimento scomposto fece risollevare la gonna. Le mie gambe erano completamente scoperte e chi avesse guardato in aula avrebbe visto la mia passera attraverso il velato triangolo del perizoma.
Boris disse : abbiamo fatto, bene, sono le undici e ho appena il tempo di tornare a casa e fare prima una cosuccia. Non disse cosa’ma allungò la mano sulla mia passera. Non vi erano impedimenti ed il suo dito entrò in me . Un attimo, ero di già bagnata.
Riusciva a far uscire in un attimo la porca che era in me. Un sospiro e avevo allargato le gambe per favorire il suo contatto. Sorrise e le dita in me diventarono due. Mi disse: maiala. Sei una maiala. Non ti è bastata l’esibizione( come l’avessi voluta io). Hai sempre voglia di cazzo.
Il linguaggio scurrile non mi urtava. Era quello che volevo: che ben si adattava alla persona che ero in quei momenti .Ed anche io ero su suo livello.
Si ho voglio del tuo cazzo ed allargai ancor più le gambe. Ero già eccitata e calda.
Avvio l’autovettura. Uscì da Vigevano e riprese la vigevanese. La ‘seguì’ per un tratto per poi portarsi sulla strada parallela .E’ la strada che viene utilizzata per il traffico locale. Scorre a fianco di quella principale ed essendo semibuia ben si presta per l’attività delle puttane che approfittando dell’oscurità consumano indisturbate i rapporti con i clienti.
Mi disse: scendi.
Non mi piaceva il posto . Non sapevo cosa volesse, ma sentivo la figa pulsare.
Scesi a fianco dell’auto. Ero nascosta dalla stessa alla visuale dei conducenti delle altre auto che da lì trascorrevano.
Scese dall’auto anche lui e venne al mio fianco.
Nel suo atteggiamento arrogante e dominante, che tutto poteva , si appoggiò alla portiera.
Mi disse cosa da una puttana al cliente? Ed abbozzò al suo uccello. Su parla. Dimmi.
Entrai nel perverso gioco.
Gli fa un pompino.
E lui: perché?
Per tirarlo su, così poi la scopa.
Lui: brava e tu sei la mia puttana ed allora fai’
Come un’ invasata gli slacciai i bottoni della patta. Gli calai gli slip. Non era eccitato, ma neppure dormiva. Era a mezza strada.
Impugnai quel gioiello di mostro . Ero inebriata del suo odore . Lo ‘cercavo’ da giorni ed adesso era a mia disposizione.
Lecco, succhio, pompo. Cresce.
Gioco con le palle.
Non ho bisogno di toccarmi. Godo e sono fradicia solo all’averla in mio possesso.
Sono una puttana del sesso. il suo.
Adesso e grande. Lo guardo estasiata. Mi riempie la vista, oltre che bocca e mani.
Boris è soddisfatto e me lo dice: hai imparato a trattarlo come la meglio professionista.
Mi tira su per le spalle e facendomi girare mi fa poggiare contro l’auto.
Dice: giù le mutande. Non ci sarebbe bisogno. Basterebbe spostare il filo. Penso sia l’atto di sottomissione ad eccitarlo.
Obbedisco. Le faccio cadere e le trattengo per una sola gamba. Sono pronta. Allargo le gambe ed aspetto con ansia il suo cazzo.
Non deve nemmeno sollevare la gonna. E’ salita da sola allargando le gambe.
Un attimo dopo è contro me. Lo appoggia. Lo spinge. Mi allarga le labbra intime. Entra come un ariete. Dolore.. subito piacere. Sono piena.
Dimentico l’imbarazzo del posto. La paura di essere scoperta. Finalmente il suo cazzo è in me.
Mi scopa. Mi dà piacere. Sento l’orgasmo montare.
Si interrompe e mi fa piegare. Mi spinge nell’abitacolo. Mi trovo in ginocchio in una scomoda posizione. La leva del cambio mi dà fastidio. Mi dice più giù. Lo accontento poiché penso voglia scoparmi comodamente. Purtroppo non è così. Non mi vuole scopare ,mi vuole inculare e lo fa.
Lo poggia sull’ano e spinge. Mi dilata ed entra. Grido per il dolore, nessuno può sentirmi. Ma lui è indifferente al mio dolore e continua. Lo spinge in fondo senza attenzione. A differenza di altre volte non si cura di me. Il suo cazzo è furioso . Spinge come volesse entrare tutto. E’ impossibile . Mi fa un male esagerato. Glielo dico. Lui mi risponde : ti voglio aprire il culo per sempre. Non avrai più problemi a prenderlo nel culo.
Lo dice e mi stantuffa con cattiveria. Passano i minuti e non rallenta .Il mio condotto anale si sta assestando. Lo contiene senza fatica e il dolore sta scemando. Adesso sento solo le sue spinte. Comincio a pensare che sia vero; che mi rimarrà un condotto anale delle dimensioni del cazzo di Boris. Mi preoccupo,. Mi hanno detto che se non ‘viene usato’ tutto torna a posto. Speriamo.
Non lo sento più spingere . Lo toglie. Si stacca da me. Mi sta guardando il culo. Sento che dice: adesso è a posto. Cosa intende?
Mi torna addosso e finalmente lo rimette in figa. Lo aspettavo. E’ il mio momento. Questo è quello che mi piace. Sentirmi piena e gioire. Due minuti e ritorno al mio sospirato orgasmo. Muovo il culo per sentirlo meglio e gli dico : continua, sto venendo.
Mi dice: puttana. Le puttane non godono. Ma io godo. Godo
Mi entra. Mi penetra. Mi scava. Mi annulla. Non esisto.
Sono una femmina che gode.
Continua. Sono in un continuo godimento. Non distinguo il piacere dall’orgasmo. E’ un unico piacere. Dieci undici minuti. Non so .
Seppur ‘frastornata’ sento lui dire: vengo .
Con uno sprizzo di lucidità, anche se mi costa, mi piace sentire lo sperma in me, gli dico :no dentro .No.
Lui: va bene
Mi rilasso, mi passa la paura. Torno al mio piacere: Lo sento muoversi, ingrossarsi e nooo. Viene.
Viene dentro me . Nooo.
Lui: siii è bello venirti dentro
Mi ha fregato, ma mi piace sentire il suo seme invadermi e riempirmi la figa.
E’ finita. Finalmente posso andar via da quel posto infame.
Si guarda intorno .
Parla a se stesso ad alta voce: ìl posto è appartato, ma facilmente raggiungibile; si vedono lontano i fuochi di ‘richìamo’ delle battone; qualcuno ogni tanto passa di qui alla ricerca di compagnia.
Questo posto mi piace; fa al caso nostro
Si rivolse a me: preparati il prossimo venerdì che esci ti porto qui a battere. Sei bella aperta in figa ed in culo e non farai fatica a prendere dei cazzi sicuramente più piccoli del mio.
Non ti preoccupare per malattie o altro, tranquilla ti fornirò io i preservativi
Ero atterrita, speravo scherzasse. Stavo entrando nel panico. Cosa potevo fare se davvero’.?
La mia figa è sua. Sono la sua vacca. E’ il proprietario del mio cervello e del mio corpo.
Saliamo finalmente in macchina. Il suo seme è tra le mie cosce ed è diventato appiccicaticcio, mi dà fastidio.
Mi rivesto dei mie indumenti. Lui prende quelli che mi ha portato e che ho indossati e li butta dal finestrino dell’auto in movimento.
Mi dice: hanno fatto il loro dovere.
Torniamo a casa è stata una bella serata. Io sono in silenzio. Rivedo mentalmente ‘la serata’. Cosa ho fatto? Perché?
Mi richiama al presente: non sprechiamo il tempo, abbiamo venti minuti, e porta una mano sul suo pacco. So cosa fare.
Mentre guida gli calo i pantaloni a inizio cosce. Lo faccio uscire ;è un grosso, grossissimo lumacone. Puzza di sesso. Prima lo accarezzo con le mani, poi mi piego su lui ed utilizzo bocca e lingua. Lo ripulisco per bene e lo faccio nuovamente rialzare. E’ un obelisco. E’ mio. Sento ancora il desiderio di averlo in me. Lo vorrei in figa, ma non ho il coraggio di dirlo. Ed allora succhio e lecco e sego . Sono diventata una cultrice di quel cazzo. So cosa gli piace.
I minuti passano e il cazzo non dà segni di cedimenti. Se continua così ho paura che mi farà continuare il pompino ,sino alla fine, sotto casa mia. Magari davanti l’ingresso del portone con il rischio che’
So che ne sarebbe capace.
E poi è un fatto di orgoglio. Mi sento, stupidamente, la sua unica proprietaria e devo soddisfarlo.
Mi impegno di più, ma sono disperata . Dritto ,è come se mi guardasse ironico godendo della mia incapacità.
Cosa posso fare per riuscire? Mi viene in mente un qualcosa che avevo letto, forse proprio sui racconti di Milu .Gli accarezzo i coglioni, glieli stringo con attenzione, gli succhio la ‘cappella’ e con un dito cerco il suo foro anale. Ricordo che ho letto che un dito nel culo può stimolare il piacere. Se funziona con le donne perché no con gli uomini?
Provo. Trovo il il pertugio e con attenzione entro con un dito.
Boris mi dice che fai?
Non lo ascolto e continuo. Il mio dito è tutto nel suo culo. Lo muovo e cerco di arrivare più in fondo. Lui non parla più e sento che’ stringe’ lo sfintere e si irrigidisce. Forse funziona ,ed insisto.
Sono riuscita. Vedo che accosta l’auto; è costretto a fermarsi lungo un marciapiede, non riesce più a guidare senza rischio.
Mi dice ‘soffrendo’, ma senza sottrarsi a quel che gli facevo.: chi sei diventata? Una vera troia.
Questa frase al posto di ferirmi mi inorgoglisce.
Ora il mio dito si muove agevolmente nel suo culo; gli tocco la prostata , sobbalza. Insieme ,dito, lingua e mano, riescono.
Finalmente la sua mano schiaccia la mia testa sul suo cazzo. E’ il segnale . Sta venendo.
Sborra. Mi sborra in bocca, sulla lingua. Ingoio tutto. Lo tengo in bocca fin che non lo sento svuotato. Poi lo lascio andare.
Con la mano lo struscio sulla faccia per impregnarmi del suo odore. Sono pazza di quel cazzo. Sono semplicemente pazza.
Lui ha goduto ed indirettamente io ho ricevuto un malsano celebrale piacere.
Si rimette a posto e riprende la guida e mi porta a casa.
L’ho sorpreso.
Mi lascia al solito angolo vicino casa.
Come una ladra arrivo al portone. Entro nel nostro appartamento. Silenzio. Tutti dormono.
Contravvenendo ai desideri di Boris ,i rimorsi, sempre dopo, riemergono, mi faccio una veloce doccia come per scacciare quella che sino a poco tempo prima sono stata.
Vado a letto. Mio marito apre un occhio. Sei tu? Tutto bene? Al mio si, si gira e si riaddormenta.
Mi stendo sul letto a pancia all’aria e guardo il buio. Ripenso a quanto avvenuto quella sera. Il giro in centro a Vigevano abbigliata come una troia. La scopata e l’inculata a bordo strada. Il pompino che gli ho fatto.
Davvero vorrà farmi battere? Farmi fare la troia di strada? Io sono una professionista, una moglie ,una mamma ..non è possibile pensare che possa farmi battere.
Mi faccio ribrezzo, ma una mia mano corre alla passera. Mi basta ripensare a ..per avere ancora piacere.
Sono messa male.
Passai una notte agitata. Sogni/incubi turbarono il mio sonno .Erano talmente ‘veri’ da farmi svegliare nel cuore della notte. Mi vedevo lungo una strada semibuia , discinta, ed una fila di uomini a fronte me che aspettava il suo turno. Con varianti diverse lo stesso sogno/incubo si era ripresentato più volte nella notte. Il contesto era che in un luogo appartato ‘battevo’. Il risultato finale è: che passai una notte travagliata.
Al mattino, seppur esausta, mi alzai e mi dedicai alle ‘fatiche’ del sabato. Nella consuetudine delle azioni mi tranquillizzai ed il sabato trascorse .
Ero ancora turbata della serata del venerdì, ma mi dicevo : è solo un problema di testa, passerà.
Nel tardo pomeriggio vedo un messaggio sul mio telefonino. Chi mi manda un sms al sabato? E’ Boris.
L’ho registrato in rubrica sotto il nome di Mirella, ma con la m minuscola.
Poiché lascio il cellulare in giro per casa ,così come mio marito, quando un cell suona chi è più vicino risponde. Fino a poco tempo fa non avevo nulla da nascondere. Adesso devo stare attenta, ma attenta anche a non suscitare i sospetti di mio marito. Se una/o cambia all’improvviso i comportamenti vi è l’alta probabilità che il suo partner se ne accorga.
Il messaggio era stringato, ma chiaro: domani, domenica, al Nuovo Arti ,film delle 15.00, ci vediamo.
Il Nuovo Arti è un cinema di Milano dedicato alle proiezioni di film per bambini.
Alla domenica pomeriggio è un fiorire di mamme, papà e bambini eccitati. E’ un ridente caos.
Mi venne l’ansia.
Non volevo, non volevo. Continuavo a ripetermelo. Ma volevo. La parte malsana come al solito spingeva, ed ebbe, come di consuetudine, il sopravvento su quella sana.
Dovevo convincere Gianni ad andare, con i piccoli, al cinema. Vissi con ansia tutto il giorno. La sera a letto pensavo ancora come fare ed assunsi il rischio.
Come ho già detto era un po’ giorni che non facevo l’amore con Gianni adducendo’ scuse sensate’ per coprire il vero motivo che sapete.
Gianni certamente mi credeva, non era preoccupato per qualcosa . Ero più io che ero preoccupata. Quella sera mi resi disponibile, anzi attivai le sue avances amorose . Non chiedetemi come? Chiedetelo alla vostra compagna( se ci riuscite).
Fui ben attenta a non farlo entrare il contatto con il mio fiorellino posteriore. Non era più oggetto dalle sue attenzioni da molto, ci aveva rinunciato da anni, ma, non si sai mai.
Fui partecipe e calorosa. Attenta a non far più di quel che normalmente facevo. L’unica cosa in più è che mi dimenai un po’ di più sperando che questo lo distraesse. Non sapevo e non so se lui potesse sentire delle differenze nella mia figa.
Io sentivo la differenza. Era abituata a sentirla completamente piena. A sentire le mie labbra intime esterne tirate quasi a sentire dolore.
A godere della presenza del cazzo ancor prima che entrasse.
Sentivo il cazzo di Gianni in me ,ma il piacere che provavo era limitato. Dovetti fingere per simulare il mio orgasmo che per fortuna fu subito accompagnato dal suo. Fui contenta di sapere il suo sperma in me. Non sapevo se i precedenti incontri con lui e soprattutto con Boris non avessero già prodotto un ‘risultato’. Le ultime mestruazioni erano state un paio di settimane prima.
Gianni, soddisfatto e rilassato, era disteso accanto a me e mi accarezzava con dolcezza. Era il mio amore . Sono il suo amore. Solo il mio io perverso mi stacca da lui. Quella notte dormii meglio.ma al risveglio l’ansia era già in me.
Mi strinsi a lui come una gatta che fa le fusa e poi: su dormiglione sveglia che oggi sarà una bella giornata. Mentre dormivi mi è venuta un’idea, perché oggi non portiamo i bambini al cinema? Al nuovo Arti fanno’..si divertiranno tantissimo e anche noi.’E’ tanto che non li portiamo al cinema . Piacerebbe di sicuro . Che dici?
Sapevo che avrebbe accettato . Lo conosco bene, per la felicità dei figli e per la mia farebbe di tutto.
E’ eccezionale.
Fu lui a dirlo ai bambini, che furono entusiasti dell’iniziativa.
Dopo pranzo ci preparammo per l’uscita. Sapevo che dovevo prepararmi per l’occasione.
Scelsi una gonna morbida che cadeva appena sotto il ginocchio. Misi ,come di consueto, autoreggenti ed un perizoma per funzionalità. Sopra: camicetta e maglioncino leggero con bottoni che lo aprivano davanti. Il reggiseno e scarpe con leggero tacco completavano il mio abbigliamento.
Sembravo una mamma elegante che andava al cinema con i bambini.
Mio marito che si aspettava una mise più funzionale alla circostanza disse: sembra tu vada in ufficio, ma meglio così. Sei veramente bella e i papà ti guarderanno. Sorrise e mi diede un bacio completando la frase: ti guarderebbero anche se tu indossassi una tuta. Galante.
Gli diedi io un bacio.
Nella borsa misi, per previdenza, alcuni grandi tovaglioli di carta. Buoni per mille usi. Bambini che si sporcano, posti poco puliti, raffreddori improvvisi, con i bimbi accade di tutto ed altro.
Alle quindici eravamo davanti al cinema, in fila al botteghino, per i biglietti d’ingresso.
Come immaginavo era pieno di bambini e genitori. Un caos allegro invadeva l’ingresso del cinema e la strada adiacente.
Senza farmi notare cercavo con lo sguardo Boris, sperando ci fosse o non ci fosse. Il continuo angoscioso dilemma.
In quella confusione facevo molto fatica a vedere intorno, e ci misi un po’ a vederlo. In realtà lui aveva già visto me e si stava avvicinando con discrezione. Mi giunse vicino, nella fila, e mi sussurrò: quando inizia il film nel bagno a destra della sala . Sarò lì. Nella confusione nessuno notò il fatto.
Quella dei bagni stava diventando un’abitudine. Pensai che se per far sesso di deve andare in bagno sarebbe il caso di attrezzarli di conseguenza.
Prendemmo i biglietti, entrammo nel cinema e ci sedemmo. Scelsi per tutti i posti all’esterno. Mi sedetti per prima o ultima della fila(dipende da come la si vede). Non erano i posti migliori per vedere il film, ma la motivai a Gianni così: se i bambini dovessero andare in bagno, o altro, non avremmo dovuto disturbare nessuno per alzarci.
Logico e condivisibile.
Mancava ancora un quarto d’ora all’inizio del film e chiacchierando con mio marito e ‘curando’ i ragazzi, che avevamo messo tra noi, guardavo in giro per vedere dove fosse Boris, senza riuscire a vederlo.
Iniziarono i primi trailers e di Boris nulla. Quando i trailers terminarono e si accesero le luci in sala, per alcuni minuti prima che iniziasse il film, lo vidi.
Si era posizionato vicino al bagno, dietro me, in posizione defilata.
Avrà atteso gli ultimi istanti per mettersi in posizione e farsi notare il meno possibile.
Vide che l’avevo visto e con la testa mi fece un cenno d’intesa .Non appena iniziò il film ed i bimbi e tutti gli spettatori furono assorti nella visione bisbigliai a Gianni : vado in bagno e gli accennai ‘ un mal di pancia’. Lui annui ed io andai.
Sapevo di avere una decina di minuti, non di più. Mio marito sarebbe stato ‘impedito’ dalla ‘cura’ dei bimbi, ma sarebbe stato meglio non esagerare.
Cercando per quanto possibile di non dare nell’occhio andai ai bagni.
Boris non era più al suo posto.
Era sicuramente entrato in bagno non appena aveva visto il mio movimento per alzarmi. Effettivamente fu cosi, era dentro che mi attendeva.
In quei minuti di attesa, in cui attendevo di incontrarlo, il mio corpo era già entrato in sintonia nel mio nuovo ruolo. Ero eccitata e vogliosa. Gli saltai al collo . Lo baciai e lo tenni stretto. Le mie mani sul suo ampio torace. Le sue sul mio culo.
In uno sprazzo di lucidità dissi: se entra qualcuno? Sei pazzo. Siamo pazzi.
Lui mi portò verso un bagno chiuso. Aveva già ispezionato il posto.
Mi disse : veloci se non vogliamo insospettire tuo marito.
Con il senno del poi, chissà se davvero gli importava. Forse sarebbe stato contento se mio marito ci avesse visto. Sicuro del suo potere avrebbe distrutto la mia famiglia e fatto di me quel che voleva.
Il bagno era angusto e minimale. Water e null’altro.
Poche parole e solo fatti.
Dice : fai.
Gli apro i pantaloni facendo uscire a molla il suo/mio bastone.
Lo impugno e lo lecco. Solo leccarlo e percepire il suo afrore mi fa impazzire. E’ già duro.
Mi giro e faccio tutto io. Come sto cambiando?
Mi tiro la gonna sulla schiena e lascio a lui il seguito. Penso sposti il perizoma e mi penetri.
No. Fa di meglio per la mia porcaggine.
Lo tira. Lo strappa. Me lo mette in bocca dicendomi: porca, sei già tutta bagnata. Mangia la tua roba.
Ha ragione. Ero già bagnata e lo sapevo, ma sentire i miei umori in bocca non fu così piacevole.
Adesso si è appoggiato ;da dietro mi sollevò il maglioncino verso il collo e mi sbottonò gli ultimi bottoni della camicetta. Mi lascia il reggiseno, ma fa uscire le tette dalle coppe.
Ora cadono liberamente. Le impugna, una per mano ,e finalmente appoggia il suo cazzo .Preme contro me ,dietro me, ma non trova il giusto percorso. Lo aiuto con una mano guidandolo alla mia femminilità che è in frenetica attesa.
E talmente dilatata che il suo uccello non forzò, ma scivolò tranquillamente nel suo sicuro porto. Finalmente è dentro e mi riempie. Al suo quarto movimento in me avevo già goduto.
Non raccontatemela : un cazzo grosso, ben usato, è meglio di un cazzo piccolo ben usato. Non c’è paragone.
Continuò a farmi godere e mi chiese . Va bene così o..?
Sembrava aspettassi solo la domanda. Nel culo gli dissi. Nel culo.
Non potevo fare a meno dell’uso e abuso di quel cazzo nel mio corpo.
Non potevo rinunciare a sentirmi riempita nelle mie cavità. Nel culo è un diverso piacere , ma è sempre piacere.
Con lui sono una cagna infoiata.
Con lui sono la versione erotica femminile del Dottor jekill e mister Hyde . Più perversa che erotica.
Non solo. La mia partecipazione al sesso con lui era cambiata. E lui lo sapeva.
Forse capitava così a tutte le sue donne.
Ero cambiata come può cambiare il drogato che passa attraverso le seguenti fasi per arrivare all’ultima.
1-Provo per curiosità la droga 2-Ne rimango coinvolto
3-Mi piace la droga 4- Non ne posso fare a meno
5-Mi danno la droga 6- Vado a cercarla
Io vado a cercare il suo cazzo, lo inserisco io, dove voglio io.
Boris rimase con le mani attaccato alle tette ed anche per il culo fui io a guidare il suo cazzo , prima puntandolo contro il mio ano e poi spingendo indietro per accoglierlo, mentre lui spingeva in avanti.
Mi inculò facendomi saltare dalle spinte e dall’intensità delle stesse.
Non fu mai abbastanza.
Disse : basta. Lo sfilò dal culo e lo rimise in figa.
Un altro piacere, molto più intenso
Pochi movimenti e mi riempì del suo sperma.
Ero soddisfatta. Una cagna soddisfatta ,forse pregna.
Mi rialzo facendo cadere la gonna. Sono senza intimo ,ma ho con me i fazzoletti. Mi asciugo ,per il possibile, del suo sperma e del mio. Poi gli asciugo il pene che rilassato pende morbido.
Rialza i pantaloni, mi dice: a presto e lascia il bagno.
Metto a posto la gonna e le calze ed inserisco le tette nel reggiseno. Nella foga del sesso non mi ero resa conto della pressione da lui esercitata sui miei seni . Sono rossi e dei lividi blu stanno ‘salendo’.
Li metto a posto ,chiudo la camicetta e posso tornare da mio marito .Coi primi passi prendo conoscenza delle mie intimità. Sento la figa larga ed il culo dilatato. Mi sento ok.
Arrivata al mio posto vedo mio marito preoccupato per la mia lunga assenza. Per rassicurarlo gli faccio cenno che tutto è a posto.
Mi dovrei sedere, ma se mi siedo normalmente gli ultimi residui di sperma uscendo dalla figa segnerebbero la gonna. Allora con discrezione poggiai alcuni dei fazzoletti di carta sul sedile e mi sedetti su essi a culo nudo, allargando la gonna. Non mi sarei sporcata.
Ero a posto. Ero sessualmente soddisfatta.
Il film terminò e tornammo a casa.
Quella sera mio marito, nel letto, mi si avvicinò. Compresi cosa volesse e la cosa mi metteva in imbarazzo. Sull’onda della sera precedente voleva far l’amore, ma io non mi sentivo ‘pronta’. Sentivo la figa ( al culo lui non ci pensava)ancora dilatata. Troppo poco tempo era trascorso dalla scopata con Boris. Le tracce del suo ‘passaggio’ erano ancora presenti. D’altro canto non avevo scuse plausibili. Il classico: ho mal testa, sono stanca ,ho’.si leggono nei racconti o comunque valgono per ‘coppie ‘ che hanno problemi . Nella normalità o fai o non fai, ma se non fai vi sono problemi.
Dovevo improvvisare ed improvvisai.
Presi io l’iniziativa. Quando fummo nudi, dormivamo sempre con il pigiama, impugnai il suo già rigido pene facendolo felice. Non c’è uomo che non ami i pompini. Sia per il piacere fisico che psicologico che danno ed anche Gianni li amava.
Prima di Boris non facevano parte del mio consueto; giusto ogni tanto su esplicita insistenza di Gianni. Per il giusto tempo e raramente lo facevo venire in bocca.
Questa era l’occasione giusta; ne sarebbe stato felice. Ciò ,però, avrebbe contrastato con quanto avevamo definito per una nuova maternità . Improvvisai.
Gianni , sempre attento alle mie esigenze, iniziò dall’alto . Mi succhiò i capezzoli e poi scese soffermandosi sul ventre, arrivò ai delicati interni delle cosce che furono oggetti dei suoi caci e carezze. Mi piacevano le sue carezze ed il mio corpo reagiva. Infine arrivò alla meta finale che riempì di attenzioni. Iniziai ad ansimare ed ero pronta, calda e disponibile. Si sollevò per portare il cazzo all’altezza della mia passera, ma lo anticipai. Lo spostai e piegandomi sul suo corpo gli riservai il trattamento che aveva dedicato a me. Solo che io mi concentrai sui suoi genitali. Contrariamente a quanto Gianni si sarebbe aspettato non interruppi la mia fellatio dopo breve ,anzi catturato in bocca il suo uccello glielo succhiai e pompai; aiutata dalla mano non ci misi molto per avere Gianni in ‘ pugno’.
Mio marito dapprima sarà rimasto stupito dalla mia azione e dalla sua intensità, ma poi si fece trasportare da essa. Le mani sulla testa mi spingevano a prenderne in bocca il più possibile. Poverino, non poteva sapere che ero abituata ad altre dimensioni e che mi stavo sforzando al contrario.
Con Boris mi smascellavo per cogliere il più possibile del suo cazzo, riuscendovi solo parzialmente, qui dovevo controllarmi altrimenti l’avrei inghiottito tutto.
Quando percepii che era arrivato al punto di non ritorno lo lascia. Stava vibrando ed erano presenti le prime contrazioni premonitrici del suo orgasmo. Prevenendo il suo disappunto mi alzai velocemente e mi sedetti sul cazzo impalandomi. Scivolò in me in una frazione di secondo.
Fu sufficiente l’introduzione. Lo sfregamento con le labbra della mia passera gli diede la spinta finale. Eruttò il suo sperma nel mio utero. Rimasi ferma su lui, che ansimava per il piacere raggiunto.
Poi mi sollevai e misi al suo fianco.
Gianni era stupito ,ma deliziato di quanto avvenuto. Mi strinse, baciò. Mi disse ,timido: non pensavo finisse così. E’ stato’…
Io dolce, con il sorriso: non dimenticare che vogliamo un figlio.
Lo avevo fatto felice ed avevo ‘nascosto’ il mio tradimento.
A pensarci mi faccio schifo ,ma’..
Io non avevo goduto.
Arrivò il lunedì. Il lunedì che si sarebbe rivelato come quello della settimana peggiore della mia vita.
Iniziò normalmente , un lunedì di una normale giornata lavorativa. A sera la novità.
Mio marito mi dice che da giovedì sarà a Roma per lavoro e che tornerà a casa sabato pomeriggio. E’ lui a dirmi: perché non ne approfitti per uscire con Mirella? Porti i bimbi dai nonni e ti prendi una sera di libertà.
Il cuore mi balza in petto. E’ sorpresa e gioia. Fingo indifferenza. Va be’ , gli dico: provo a chiedere a Mirella e ai nonni se sono disponibili.
Era scontata la disponibilità dei nonni ed anche Mirella non era un problema. Mi avrebbe ‘coperta’ , se c’è ne fosse stato il bisogno, come al solito. Comunque non le avrei detto nulla.
Avevo nuovamente voglia’..
Martedì, un sms di Boris, mi ‘dice’ : ci vediamo domani. Andiamo a casa mia all’intervallo di pranzo. Prenditi due ore. Preparati.
La mia figa pulsò pregustando il momento. Solo un giorno prima di rivederlo. Un giorno di lavoro ed il pensiero che l’avrei incontrato.
Il martedì sera dedicai molto attenzione al mio corpo. Dalla depilazione dei peli superflui , le mie ascelle non vedono peli da numerosissimi anni ed è un mio vanto come tengo ordinati i peli della passera, allo smalto alle unghie dei piedi e delle mani a’..
Usai una crema per ‘ preparare ‘ le mie intimità ed infine curai l’abbigliamento per il successivo giorno.
Quel mercoledì non misi le mutandine. Inutili e poi visto la fine avute nelle ultime esperienze meglio risparmiare.
All’intervallo di pranzo vado all’incontro. Ha posteggiato nel solito posto, defilato, vicino l’ufficio.
Salgo in auto. Un bacio veloce. Si avvia per casa sua. La prima cosa che gli dico: mio marito venerdì non c’è . E’ via. Possiamo vederci se vuoi?
Non pensavo che fossi giunta quasi a livello di sua ninfomane.
Arriviamo a casa sua . In un attimo sono nuda. Lui ,vestito, gioca’ con me. Infoiata lo spoglio. Quando è nudo prendo il semi rigido uccello tra le mani e faccio scivolare la punta tra le labbra della figa. Lui si indurisce e la mia figa si riempie di umori. Lo prendo per guidarlo in me, ma lui si sottrae.
Si mette al mio fianco . Mi bacia le labbra. Mi lecca i lobi ed il collo. Mi tocca con mano e dita tra le gambe. La mia voglia diventa esplosiva. Lo voglio dentro.
Lui sa come scaldarmi e tenermi nell’attesa spasmodica del suo uccello. Me lo fa impugnare e lo sento indurire nella mia mano .
Lui continua a stuzzicarmi. Un suo dito è dentro me. Si muove. Prepara l’ingresso.
Allargo le gambe e spingo il bacino in su. Spero che colga il messaggio’
Mi guarda con sguardo penetrante. Sembra voglia impormi il suo pensiero.
Farai quello che voglio?
In quei momenti poteva avere tutto e lo sapeva. Si.
Sempre?
Si
Tutto quello che voglio?
Si
Allora è arrivato il momento.
Si rivolse verso l’ingresso della stanza e disse: vieni Andrei. Stupita, guardo.
Sulla soglia della stanza c’è un uomo nudo. Si tiene in pene in mano e lo tocca . L’ha rigido.
Da quanto tempo è li ? Da quando ci sta guardando?
E’ un mio amico , si chiama Andrei, viene dal mio paese. Lo dice e si rialza. Si siede su una sedia a fianco al letto.
Io sono stupita e spaventata . Nuda. Offerta.
Consapevolmente offerta
Il nuovo parla . Mi dice: mi chiamo Andrei. Non parlo bene l’italiano, anzi non lo parlo quasi.
So poche parole . Lei è bella , mi piace.
Guardo Boris.
Sorride. Hai promesso.. Lo fai per me.
Guardo Andrei che ormai è prossimo al letto. Il suo pene è alla mia altezza. Non è grande come quello di Boris, è più piccolo, ma importante.
Sono ancora intontita dalla situazione.
Boris si avvicina . E’ a fianco di Andrei. Mi mette qualcosa in mano. E’ la bustina di un preservativo.
Mi dice: mettiglielo.
Sono sotto shock .Come un automa apro la bustina ed estraggo il ciondolo di gomma.
Andrei si sposta. Il suo uccello è davanti le mie mani. Lo appoggio sulla punta dell’uccello e lo faccio scendere sdrotolandolo.
Lo strato di gomma lo copre integralmente . E’ incappucciato
Boris è tornato a sedersi.
Andrei si muove nuovamente. Si stende su me. Mi allarga le gambe .
Sono come una bambola di pezza.
Mette un dito al mio ingresso preferito, poi due. Li spinge dentro e li ruota. Mi ha preparato . Punta l’uccello e, favorito dal fatto che sono ancora bagnata dall’ azione Boris, non fatica a penetrami.
Sa come scopare una donna
Il suo cazzo va avanti ed indietro. Strofina sulle parti più delicate della mia passera e pur non volendo sento un leggero piacere. Non è un piacere che mi porterebbe all’orgasmo, ma è piacevole .
Non sento molto il suo cazzo scorrere in me. Mi chiedo se è la gomma del preservativo a non farmelo sentire o se solo un fatto psicologico.
Sono passiva. A gambe aperte e non mi muovo.
Non voglio l’orgasmo. Il cervello prevale sul corpo . Lui non è Boris ed io non sono una puttana.
Lui è consapevole della mia sola presenza fisica e non ci stà, perché con un dito inizia a masturbarmi. Lo fa con calma. Mi scopro a pensare che è come lo faccio io.
Io mi masturbo sempre nello stesso modo: accarezzo con il dito il clitoride e a volte infilo contemporaneamente un altro dito nella vagina. Accarezzo solo la zona genitale e mi masturbo massaggiandomi lateralmente il clitoride, prima lentamente, poi aumentando l’intensità della pressione. Utilizzo l’indice di una sola mano. In questo modo raggiungo sempre velocemente l’orgasmo
Lui si comporta allo stesso modo; con costanza, lentamente mi masturba. Vorrei resistere , ma sento che il piacere sta salendo. Non ha smesso di scoparmi. Mi scopa e mi masturba. Non voglio, ma la mia parte bassa comincia a dare chiari segnali.
Lui continua senza modificare: ne ritmo, ne metodo.
Mi accordo che comincio a boccheggiare. E’ il segnale che il mio corpo sta subendo, reagendo, agli stimoli.
Dico: basta. Sento che sto per cedere. Vampate di calore mi salgono alla testa. Cerco di muovere il bacino per sottrarmi. Inutile.
Una voce laterale. Boris dice: tutto.
Non capisco .
E’ rivolto ad Andrei che si ferma. Lo estrae . Mi gira e senza fronzoli me lo mette nel culo. Non ero preparata ed ho sentito un male tremendo al suo ingresso.
Lui ha fatto in fretta. Mi ha girato e lo ha appoggiato sul foro;ha dato una forte spinta. In un attimo ha superato l’anello anale ed è poi sprofondato nel mio tunnel. Abituata a Boris è stato solo il dolore dell’ingresso ,poi nulla.
Mi ha inculato per un po’. Lo spingeva ad arrivare in fondo, ma sempre in modo controllato.
E’ tornato a girarmi. Lo ha rimesso in figa ed ha ripreso quello che stava facendo. Mi scopava e mi masturbava.
Purtroppo mi riprende, come prima , il piacere. Non voglio, ma so che arriverò all’orgasmo.
Ormai sono vicinissima a venire e sento ancora la voce di Boris: toglilo.
Andrei lo estrae e risale al mio fianco.
Boris è ancora in piedi vicino a me. Mi dice : togli il preservativo.
Penso che voglia che Andrei mi venga in mano o in bocca o addosso.
Glielo tolgo. E’ duro, pieno.
Con mia sorpresa torna tra le mie gambe e lo rinfila in figa.
Dico :no, non voglio.
Ma lui riprende quello che sa fare bene e che ha capito che con me funziona. E’ cambiata anche la sua modalità di penetrazione. Adesso si è posto in modo che nello scivolare in me il pene tocchi la clitoride. Il mio piacere ne viene amplificato.
Boris non si è ancora spostato ,è ancora al mio fianco. Dice: lasciati andare, godi.
Il mio cervello è in pappa; gli stimoli sono troppo forti. Non riesco più a controllarmi. Sto venendo.
Dico: no ,nooo, ma sono dei si . Dei prolungati si.
Sto venendo.
Lui sa. E’ un esperto. Lascia la mia clitoride . Non mi masturba più. Sa che è iniziato il processo irreversibile del mio orgasmo. Si stende completamente su me. Mi dà alcune profonde stoccate a toccarmi l’utero. Non cambia la mia situazione, stavo già godendo. Modifica unicamente l’approccio fisico. La sua lingua invade la mia aperta bocca .Siamo uniti di bocca e di cazzo/figa.
Godo. Godo davvero.
Sono venuta . E’ stato un orgasmo. Non il migliore, ma sempre un orgasmo . La piccola morte si è impossessata nuovamente di me.
Torno alla realtà . Le nostre bocche si sono staccate, ma il suo pene è ancora in me. Andrei è fermo, non muove più il bacino nell’atto della copula.
Si sposta. Il suo cazzo scivola morbido fuori me. Percepisco che non è più duro. Realizzo : cazzo, è venuto anche lui. E’ venuto dentro me.
E’ il terzo uomo, della mia vita ,che ha lasciato il suo seme in me. Speriamo non abbia malattie.
Si solleva da me, mi guarda . Ha uno sguardo perso. Quello che accompagna il raggiunto piacere. Si stende al mio fianco e guarda Boris come ad aspettare qualcosa
Boris gli dice: ben fatto.
Si rivolge a me. Fagli un pompino. Dopo quello che è avvenuto come posso sottrarmi? Penso che l’unica cosa che posso fare è cercare di abbreviare i tempi de quell’odiosa situazione.
Ricorro alla mia migliorata esperienza
Con la mano sinistra gli libero la borsa scrotale, in modo da farla risalire e offrirle meglio carezze e baci. Con la mano destra, sfioro lo scroto (la pelle della borsa scrotale), lo massaggio con dolcezza. Gli dispenso piccoli tocchi con la lingua su tutta la cappella. è l’inizio. Poi esercito pressioni con il pollice e l’indice messi a mo’ di anello , a volte con tutta la mano. La mia pressione è continua. Poi continuando quello che faccio prendo la cappella in bocca e risucchio il suo sperma. Questo fare garantisce il risultato.
In pochi minuti crescono le sue manifestazioni di piacere. I suoi muscoli si contraggono, il suo bacino si tende verso me.
Sento il suo sperma salire e sollevo il capo per non inghiottirlo. Sono bloccata da una mano. Non posso sollevare la testa ed ingoio; ingoio tutto per non soffocare. Penso sia stata la mano di Andrei, invece scopro che era quella di Boris.
Mi vuole puttana sino in fondo.
Me lo fa tenere in bocca sino a che non è Andrei a sottrarlo.
Guardo Boris. Mi dice solo: brava
Andrei si alza e si allontana nudo dal letto. Si rivolge a me e mi dice quello che mi ha detto prima: mi spiace.
Esce dalla stanza e non lo vidi più.
Boris mi dice: vai lavarti. Come un automa andai in bagno e mi sedetti sul bidet. Volevo togliermi ogni segno di quanto avvenuto. Mi lavai la passera in profondità. Con le dita sentii il seme di Andrei in me. Mi lavai con attenzione. Poi mi sciacquai la bocca. Ritornai in camera. Boris mi aspettava nudo sul letto. Teneva il suo/mio mostro in mano e lo manipolava.
Solo a vederlo dimenticai cosa era successo.
Mi sorrideva. Mi attendeva.
Nel giro di pochi secondi da donna incazzata ero diventata la sua cagnetta infoiata.
Mi gettai letteralmente su lui.
Sento il suo cazzo contro la mia pancia e ciò mi esalta.
Lui mi stringe. Mi dice: brava. Hai visto che puoi farlo con altri. Sei una femmina bellissima che sa dare tanto piacere.
Lo fai per me. Sei la mia puttana.
Si mette tra le mie gambe. Guarda la mia passera. La tocca, gioca con le intime labbra, infila un dito.
Sornione mi dice: sei bagnata. Mi stringe la clitoride tra due dita facendomi saltare.
Risolleva la testa e mi guarda serio. Lo guardo. Cosa vuole? Deve dirmi qualcosa?
Vorrei farti mettere un anello alla figa. Usa molto tra le puttane perché ai clienti piace. Ti dirò quando e dove. Tu intanto inizia a convincere tuo marito di quanto vi darebbe piacere avere un anello sulle labbra della figa.
(Oggi è facile dire piercing. Tutti sanno cos’è. Allora non sapevo nemmeno cosa fosse ,non era diffuso. Quando mi parlò di anello alla figa non compresi ed inoltre non ero nelle condizioni di capire.)
Ribassò la testa e leccò e giocò con la mia passera sino al mio orgasmo. Il secondo di quella giornata.
Non si interruppe; si sollevò e distese su me. Finalmente la sua lingua è nella mia bocca ed il cazzo mi ha riempito a dismisura la figa. Godo e mi annullo. Mi scopa e mi ‘distrugge’ come solo lui sa fare . Venti minuti : due orgasmi e piena del suo seme.
Sono la sua devota schiava. Sono sazia grazie a lui.
Siamo in macchina e mi sta riportando in ufficio. C’è silenzio. Ognuno segue i suoi pensieri. Ripenso a quell’uomo con cui ho esordito come puttana. Al suo sperma in me. Ripenso ai singoli atti : li seleziono e cerco di cancellarli.
Lui sta pensando. Siamo arrivati. Sto per scendere dall’auto. Mi ferma. Mi parla .
E’ pensieroso, come stesse riflettendo mentre mi dice: venerdì prossimo ti porto a battere a Vigevano, dove siamo stati l’altra volta. Penso io i preservativi. Per l’abbigliamento ..e si girò prendendo un sacchetto: metti queste cose.
Non poteva sapere che il venerdì’ sarei stata libera per incontrarlo. Significava che aveva gìà deciso questo ed aveva preparato’alla prima occasione mi avrebbe portato a battere.
Non mi fa replicare, continua: poi la settimana prossima ti porto da un amico che fa tatuaggi ed altro. Un piccolo tatuaggio che faccio comprendere che sei della mia scuderia.
Cosa vuol dire?
Adesso puoi andare.
Mi lasciò ‘basita’ ferma a fianco presso l’ufficio. Ero sconvolta per quanto avvenuto e terrorizzata per quanto sentito e per quanto sarebbe avvenuto.
In ufficio pensavo: non mi costringeva, non mi ricattava. Semplicemente mi diceva che cosa dovevo fare. Ero io ad esaudire le sue richieste.
Potevo adeguarmi a questa mia nuova realtà?
Quando diceva una cosa, non importa come la dicesse, con il sorriso o con durezza, la cosa la perseguiva e io la realizzavo. Se diceva che mi avrebbe fatto fare’non importa qual cosa , qualunque cosa, poi sarebbe successa, e con il mio consenso..
Dovevo riuscire a sottrarmi a questo nuovo stato’dovevo’.ma sarebbe stato difficilissimo e non sapevo se ne avrei avuto le forze oltre che la volontà.
Dovevo riuscire a far prevalere la volontà di moglie, mamma, sul piacere del mio corpo .
Continuavo a ripetermi queste cose e più le ripetevo e più mi rendevo conto di ignorarle.
Arrivò il venerdì mattina e non avevo deciso nulla.
Esco con Mirella? Sto in casa? Faccio quello che vuole Boris?
Portai bimbi dai nonni e da affettuosa mamma li coccolai e mi raccomandai: fate i bravi, mangiate e a letto presto senza capricci. Domano mattina vengo a prendervi e se siete stati bravi ,me lo diranno i nonni, vi porto alle giostre. Ridevano eccitati e dopo tanti baci mi fecero andare; con il cuore in gola li lasciai.
Passai una giornata lavorativa nella confusione più assoluta. I miei pensieri, le mie intenzioni e voglie si scontravano continuamente. Mi dicevo no e poi si e poi vediamo.
Quel giorno la mia efficienza lavorativa fu nulla.
Mirella mi chiese: tutto bene? Risposi: si.
Arrivò la sera e tornai a casa.
Erano le 19.00; guardavo l’orologio e sapevo che Boris mi aspettava alle 21.00.
Stava cominciando e non lo sapevo la peggior settimana della mia vita.,
Ero lacerata al mio interno; le mie diverse personalità combattevano tra loro senza, al momento, vi fosse un vincitore.
Intanto ,recuperai dal cesto il sacchetto di Boris. Mi dissi: è solo curiosità.
Per la prima volta vidi cosa conteneva.
Nel sacchetto c’era una gonna uguale a quella che mi ha fatto mettere nel nostro giro a Vigevano; anche le scarpe erano identiche. Non vi erano le mutandine, facile capire perché: sarebbero state inutili. Un solo cambiamento. Vi aveva inserito un reggicalze nero con calze nere a rete. Su questo diedi due spiegazioni. La prima, reggicalze e calze a rete mi avrebbero fatto tanto troia, la seconda il reggicalze a differenza delle autoreggenti tiene su le calze. Le autoreggenti sarebbero venuto a meno in breve. Il reggicalze mi avrebbe ‘accompagnato’ tutta la sera.
Nell’uscita a Vigevano, la mise indossata in auto, l’avevo vista solo attraverso lo specchio della vetrine mentre passavamo.
Avevo colto gli sguardi e le parole di alcuni su me e mi chiesi come effettivamente fossi.
Indossai il contenuto del pacchetto; con qualche difficoltà riuscii a ‘ gestire’ anche il reggicalze. Era la prima volta che ne indossavo uno.
Mi specchiai e vidi me. Ero io. L’abbigliamento non era il mio. La gonna corta ed i tacchi alti evidenziavano le mie gambe.
Istintivamente feci un giro su me stessa. Il mio culetto spiccava. Il reggicalze con le calze a rete amplificavano la mia sex mise. Obiettivamente pensai che se i colleghi mi avessero vista così sarebbero impazziti dal piacere. Mio marito non so’
Girandomi di schiena allo specchio mi piegai leggermente. Fu sufficiente il piccolo piegamento perché la mia figa, non coperta da mutandine, comparisse allo specchio.
Ed anche qui un perverso pensiero: nella mia vita normale ,così agghindata, ne avrei fatti morire tanti.
Ma non ero più una donna perbene? Una distinta professionista? Una moglie? Una mamma?
Mi tornò in mente la sosta di fianco alla vigevanese. La curiosità. La paura. La travolgente scopata con Boris.
Sono le ventuno. Sto uscendo.
Sono vestita come vuole lui. Mi sono riguardata allo specchio. Non ho parole. Non ho pensieri. Non mi chiedo nulla.
Vorrei sapere perché sto uscendo, ma non so spiegarlo. Mi metto un soprabito che copre il mio non casto abbigliamento . Ciò per nasconderlo ad indesiderati incontri con vicini o altre persone che mi conoscono.
Fortunatamente non incontro nessuno.
Boris mi sta aspettando al solito posto. Entro in auto e lui come se nulla fosse mi sorride e mi stampa un bacio sulla bocca. Mi dice: andiamo. Sembra mi stia portando in discoteca e non a battere.
E’ disinvolto e tranquillo . Mi chiede come stai? Ma continua a parlare lui senza darmi il tempo di rispondere.
i aspetta una serata divertente ed impegnativa. Alla fine ti piacerà.
Ma che ‘cazzo’ dice?
Cambiando discorso mi chiede se ho detto del piercing sulla figa a mio marito. Al mio no, dice: sbrigati a dirglielo perché settimana prossima lo metterai .
Un’altra ‘mazzata’.
Poi riprende sulla serata che mi aspetta e mi dice: fammi vedere come ti stanno i vestiti che ti ho dato.
Come al solito da’ per scontata la mia ubbidienza. Forse dovrei cominciare a riflettere diversamente su me. Se lui dà per scontato che io faccia sempre quello che vuole ci sarà un motivo. Forse quello che faccio è perché lo desidero e non perché mi viene imposto; ma non è il momento di queste riflessioni. Ci sarà tempo per’..
Ho il soprabito ancora abbottonato. Lo sbottono ed appare il mio abbigliamento da puttana di strada. Lui guarda e soddisfatto e mi dice: farai faville; sei una bomba sexi. Allarga le gambe.
Nel movimento la gonna sale ed ‘incorniciata’ dal reggicalze la mia figa ‘nuda’ appare .
La cosa dovrebbe ‘schifarmi’ ed invece quella frase detta da lui mi inorgoglisce.
Sono pazza? Non so a cosa sto andando incontro?
La sua mano infilata sotto la corta gonna ha raggiunto la mia passera. Le sue dita giocano nella mia intimità . Mi sento bagnare velocemente. Lui continua il suo gioco, poi estrae le dita e le porta allo sguardo ed al naso aspirando l’odore dei miei umori. Dice : sei bagnata, sei proprio una vacca.
Il termine vacca mi colpisce. E’ pesante, ma è la verità. Sono una vacca e diventerò a breve una vacca da monta per tanti.
Prende una mia mano e se la porta sul suo ‘ pacco’. Non servono parole.
Gli sbottono la patta e”.
Lui guida beato mentre lo spompino. Mi rendo conto che per quel cazzo farei e faccio di tutto.
Sono brava o è predisposto? Pochi minuti e contrariamente al solito ha le prime avvisaglie della venuta.
Accosta in una zona ombrosa ed aspetta la fine. Mi tiene la mano sulla testa, ma non c’è il bisogno. Viene e bevo tutto. L’avrei fatto egualmente; è la mia droga.
Ho finito di bere il suo sperma ed in automatico passo a pulirgli l’uccello. Ho terminato il ‘servizio’ e glielo rimetto nei pantaloni.
Parole? Zero.
Il silenzio accompagna il resto del nostro viaggio. Arriviamo . Guardo dove siamo. Siamo prossimi a dove ci siamo fermati la volta scorsa. Scendiamo dall’auto e Boris mi fa vedere e mi dice’.
Mi sta istruendo sul da farsi.
Mi sembra di essere nella nebbia. Il mio cervello è annegato nella bambagia. Non sono io, è un’altra persona lì presente.
Ascolto e non realizzo
Vedi.
Vedo .
C’è una piccola rientranza della strada dove il cliente può parcheggiare; mi porta dietro la rientranza c’è , come nei racconti sulle prostitute, un occultato piccolo spiazzo su cui sono poggiati dei cartoni, fungono da materassi.
Sarà il luogo dei miei incontri.
Al lato, in uno scatolone, vi sono più bottiglie d’acqua. Serviranno per lavarmi dopo ciascun rapporto sessuale.
Mi dà un vasetto dove c’è una crema per lubrificarmi la passera per favorire la penetrazione senza che io sia eccitata.
Mi indica in un altro scatolone dove ci sono dei rotoli di Scottex. Sono per i clienti, per pulirsi dopo’
Inoltre mi dà un vasetto dove c’è una crema per lubrificarmi la passera per favorire la penetrazione senza che io sia eccitata.
Mi mette nelle mani, ed io automaticamente li metto nella borsetta, dei preservativi.
Dice : sono quindici. Smetterai di ‘lavorare’ quando li avrai terminati. Uno per cliente, quindici clienti. Cinquanta euro la scopata o l’inculata, trenta euro per il pompino con venti di extra se vogliono l’ingoio. Per il resto vedi tu.
Vedrai farai in fretta a finire. Sei una novità del posto e le novità attraggono. Io sarò là a tenere tutto sotto controllo ed indicò un posto ad una trentina di metri, ma defilato. Salì in macchina ed andò alla sua postazione.
Rimasi in piedi, basita, nello spiazzo. Attendevo il mio primo cliente di questa mia nuova vita.
Non ero spaventata , ero terrorizzata .Non sapevo se muovermi, se nascondermi, se’
Passarono pochi minuti e il primo potenziale cliente arrivò. Accostò l’auto .
Ehi sei nuova? Era un giovane. La sua testa spuntava dal finestrino opposto al posto guida.
Ero in imbarazzo. Non sapevo cosa rispondere.
Doveva essere una consuetudine per lui andare a puttane poiché non attese più di tanto una mia risposta.
Mi chiese: quanto vuoi ?
Poteva aver pensato che fossi straniera e che quindi non intendessi e fossi stata preparata solo per rispondere alla richiesta del prezzo. Cosa che feci.
Cinquanta euro la scopata o l’inculata, trenta euro per il pompino con venti di extra se vogliono l’ingoio.
Ho paura persino a muovermi. La mia borsa con i preservativi mi pesa sul braccio. Guardo verso Boris; è immobile ad una cinquantina metri da me, in una posizione non visibile ‘dagli automobilisti’. La sua presenza, è un assurdo, mi dà un po’ di calma.
Passarono pochi minuti e il primo potenziale cliente arrivò. Accostò l’auto .
Ehi sei nuova? Era un giovane. La sua testa spuntava dal finestrino opposto al posto guida.
Ero in imbarazzo. Non sapevo cosa rispondere.
Doveva essere una consuetudine per lui andare a puttane poiché non attese più di tanto una mia risposta.
Mi chiese: quanto vuoi ?
Poteva aver pensato che fossi straniera e che quindi non intendessi e fossi stata preparata solo per rispondere alla richiesta del prezzo. Cosa che feci.
Cinquanta euro la scopata o l’inculata, trenta euro per il pompino con venti di extra se vogliono l’ingoio.
Guarda. Non sei a buon mercato, ma ad occhio li vali. Vada per la scopata. Parcheggia la macchina.
Scende e mi chiede: dove? Ormai sono in ballo. Gli indico dove. Ci andiamo. Non fa una piega sull’accomodation.
Si vede che è abituato.
Memore delle istruzioni di Boris prendo un preservativo. Lui intanto si sta masturbando. E’ già eccitato.
Mi fa vedere che è pronto. Gli metto il preservativo. Non è una cosa così agevole. Lui si rende conto della mia difficoltà e mi chiede: ma sei alle prime armi?
Non gli risponde, ma ha capito.
Ci sono riuscita. Il preservativo è a posto. E’ un normale uccello, come quello di mio marito.
Mi distendo di schiena sul cartone ed allargo le gambe. Non levo la gonna ed a lui va bene. Prima avevo messo un po’ di crema sulle labbra della figa.
Si distende su me . Lo accomoda e mi penetra. Io sono assente . Lui va su e giù . Non sento e non partecipo. Lui è perso nel suo mondo. Vorrebbe baciarmi, ma sposto il viso e rinuncia. Al massimo cinque minuti ed un rantolo accompagna il suo orgasmo . Si solleva da me si toglie il preservativo e lo butto a di fianco
Io lo raccoglierò per non farlo vedere agli altri clienti. Gli indico lo Scottex perché si pulisca. Non ci sono altre parole tra noi.
Come avesse, adesso, terminata l’eccitazione, un po’ di vergogna ,approccia silenzioso alla sua macchina. Sale. Un ripensamento . Si volta a me e: ciao, a presto. E va.
Il primo cliente ed il primo preservativo sono andati.
Passarono due minuti e arrivò il secondo cliente.
Fu una catena di montaggio. Uno non faceva in tempo ad allontanarsi che ne arrivava un altro. Nessuno rifiutò la tariffa.
Era vero quello che aveva detto Boris: la novità attrae. Se poi è anche una gran bella figa, meglio.
Ho completato in due ore i preservativi. Undici scopate e quattro pompini. Nessuno mi ha chiesto il culo. Uno ha detto: magari la prossima volta. Due clienti hanno voluto l’ingoio ed hanno pagate l’extra. Ho il sapore dello sperma e della gomma in bocca.
Totale incasso della mia prima serata settecentodieci euro .Tutto in due ore .
Deve aver contato i clienti poiché Boris si presenta a me prima che lo chiamassi per dirgli che avevo esaurito i preservativi.
Mi dice: hai visto come hai fatto in fretta ? Che ti dicevo? La prossima volta faremo di più, come prima giornata può bastare.
Sono disperata e senza parole. Ho dolori alla schiena ed alla vagina. Sono stanchissima.
Mi chiede del denaro incassato e se lo fa consegnare, poi mi conduce ai ‘cartoni’. A quella che è diventata l’alcova di una nuova puttana.
Non so cosa voglia, ma non ci vuole molto prima che io sappia. Con il senno del poi è il festeggiamento di un progetto andato a buon fine, come in ufficio. Solo che questo è un progetto che si esplica con modalità differente.
In ufficio si festeggia con lo champagne, qui con un cazzo in figa.
Dice: festeggiamo e battezziamo questa nuova ‘avventura’.. Non mi fa distendere sui cartoni . Mi fa piegare ed appoggiare per sostenermi ad un piccolo albero che delimitava l’alcova. Come in serata davanti lo specchio, così adesso la gonna si solleva mettendo in mostra e a disposizione la mia passera.
Dal vederla ed introdurvi il suo grande cazzo fu un attimo. Dopo gli undici cazzi che aveva preso, nelle due precedenti ore, non aveva più bisogno di essere ‘lubrificata’. Il percorso era già aperto.
Ma quando fu dentro notai e sentii la differenza dagli altri cazzi. Lui mi faceva piena. In due minuti avevo dimenticato cosa era avvenuto nelle precedenti ore. Godevo per la prima volta quella sera. Godevo e venni due volte ,in piedi, prima che lui mi riempisse del su sperma. Si staccò da me.
Senza pensare, non appena si allontanò da me, andai verso lo scatolone . Presi una bottiglia d’acqua e mi sciacquai e pulii la figa. Era diventato un automatismo. Un fatto consueto fatto senza razionalità.
Ero a pensarci a tutti gli effetti una battona. E lui?
Lui mi ha scopato e fatto godere senza pensare a quelli e a quanti mi hanno già scopato prima di lui.
Si vede che per lui è indifferente. Il mio è solo un lavoro, che poi si faccia con l’utilizzo della figa, la mia, non importa.
Io sono la sua donna, la sua puttana.
E mi spiace dirlo, ma è la verità: io sono sua.
Quando mi scopa, quando sono con lui, non penso ne’ a chi ero, ne’ a cosa faccio . Sono sua e lui è il mio uomo.
Come questo si concilia con mio marito, con miei figli, con il mio lavoro’non so, ma è così.
Risaliamo in macchina e mi riporta a casa. Cosa ci siamo detti in quella mezzora di percorso? Nulla di importante.
E’ come se quello che fosse avvenuto facesse parte della normalità . Di una nuova normalità.
Mi salutò al solito posto e : ci sentiamo presto, ricordati del piercing per tuo marito.
Salgo a casa. L’ umiliazione mi assale, mi soffoca. Cosa sono diventata?
La passera mi brucia. Sento un sapore schifoso in bocca.
Sono distrutta nel fisico e nello spirito. Mi faccio una doccia bollente, come nella speranza che l’acqua bollente mi purifichi.
Sono spossata. Per fortuna mio marito non c’è. Non sa che la prossima notte avrà nel letto, al suo fianco, una reale puttana.
Speriamo che …
E’ sabato. Mio marito è rientrato presto dal suo viaggio. Alle dieci era già a casa. Avevo già ‘recuperato’ i bimbi dai nonni ed avevamo appena finito la colazione.
Mi ha detto che era partito presto da dove si trovava perché aveva voglia di tornare a casa, dai ragazzi e da sua moglie.
Il senso di colpa mi affonda.
Risento anche fisicamente della serata precedente. I muscoli vaginali sono indolenziti e non mi sento bene, ma non è giusto che i miei ‘guai’ , da me voluti, si riflettano sulla mia famiglia. Stringo i denti e procedo.
Ma non c’è mai la fine al fine. Verso le dodici, mi arriva un messaggio sul cellulare.
Alle due, oggi pomeriggio, vieni da me. Racconta a tuo marito quello che vuoi e vieni o’..
Sono sorpresa, non solo per la richiesta, ma per la prima volta con quel o.. mi ha minacciata e ricattata, deve essere qualcosa di veramente urgente, grave.
Invento. Dico a mio marito che mi ha cercato Mirella , (questa volta devo avvisarla per forza), che ha bisogno del mio aiuto. Deve acquistare ‘e solo una donna può consigliarla
Mio marito la prese sul ridere. Mi disse : vai, penso io ai bimbi. A che ora torni?
Verso le cinque. Sperai fosse vero.
Mi vestii in modo usuale e al momento giusto presi un taxi ed arrivai puntuale a casa sua.
Mi attendeva sula porta . Era teso ed ansioso.
Non mi diede un saluto, un bacio. Nulla. Mi spinse verso la camera da letto.
Ascolta: sbrigati, è il mio capo ,arriverà tra poco. Cambiati e mi raccomando fai tutto quello che vuole ,non lo contraddire. E’ molto pericoloso e cattivo.
Mi venne in mente Mirella quando mi raccontò di ‘quell’individuo’ che aveva visto con Boris.
Ricordati: è pericoloso, preparati
Mi trattava da puttana ,dando per scontato che mi sarei comportata da puttana.
Pensavo che avrei dovuto indossare lo stesso abbigliamento, gli stessi abiti da puttana, che avevo indossato nei giorni precedenti; invece sul letto c’era una vestaglietta trasparente ed un perizoma ,anche lui trasparente.
Mi disse: mettiti e stai sul letto. Aspetta.
Suonarono alla porta e Boris in un attimo andò ad aprire. Ascoltai le voci che si avvicinavano.
Caro Boris, ti vedo bene e mi fa piacere. Abbiamo qualcosa da chiarire, ma lo faremo dopo.
Boris diceva: si, si. Non ti preoccupare. Ma dalla voce il preoccupato era lui.
L’altra voce : adesso basta ,sono anche venuto e lo sai, perché hai una nuova puttana nella tua scuderia e mi hanno detto che è molto bella.
Sono qui per vedere se è vero quello che dicono di lei e per provarla. Parlava mentre entrava nella camera da letto dove ero io.
Mi guardò e parlò.
Sulla bellezza non ho nulla da dire , è davvero bella. Sul resto poi ti dirò. Se è come penso dobbiamo pensare di cambiare. E’ sprecata sulla strada. Questa ci farà fare, nell’ambiente giusto, un mucchio di soldi.
Potremmo mandarla anche sul mercato d’oriente. Piacciono le donne bionde e mature come lei.
Cosa diceva? E’ pazzo. Vuole ”
Mi guardava e mi incuteva paura.
Era un uomo di taglia normale , ma con una corporatura tosta. Aveva capelli corti , occhi chiari ed un portamento di chi è abituato a comandare.
Era in giacca e cravatta e reggeva una ventiquattrore nera. Poteva sembrare il manager di una multinazionale.
Rivolto a Boris : posso andare tranquillo , non ha malattie?
Lui chiedeva se avessi malattie? Caso mai era il contrario, ero io a dover chiedere, ma non ero nella condizione.
Boris cercava di apparire tranquillo. Tutto ok. Vai sul sicuro. Lui gli disse: va bene, puoi aspettarmi nell’altra stanza. Ti chiamerò quando avrò finito.
Senza replicare Boris uscì dalla stanza lasciandomi sola con lui.
Si avvicinò al letto ,disse: vieni. Con un cenno della mano mi fece scendere dal letto.
Si sedette sulla sedia e mi disse : cammina per la stanza, avanti ed indietro e fai un giro su te stessa; come fanno le modelle.
La richiesta era assurda come la situazione che stavo vivendo. Un momento di vivo terrore. Sapevo solo che nulla potevo, dovevo rifiutare, e feci quello che mi chiese.
Mi fece fermare vicino al letto, si alzò ,avvicinò e comincio a toccarmi come una cavalla in vendita al mercato.
Non chiede. Fa.
Mi toccò il culo, le tette, e mi fece persino aprire la bocca come fossi davvero una cavalla in vendita.
Mi fa girare e piegare.
Terminato la sua visione, disse: quello che vedo è bello. Vediamo cosa sai fare.
Mettiti sul letto e intanto si spogliò.
Notai il fisico compatto e duro. Aveva alcune cicatrici sul petto e un tatuaggio strano su un braccio. Non era eccitato.
Mi disse indicandomi l’uccello: preparami.
Voleva un pompino.
Mi piegai su lui e con timore cominciai il pompino. Lui mi teneva le mani sulle tette schiacciandole.
D’improvviso disse : non sei abbastanza brava e mi tirò i capelli. Provai un acuto dolore.
Con le lacrime agli occhi ripresi il pompino cercando di fare del mio meglio.
Non ti impegni
Altre due violente tirate di capelli.
Adesso’sono impaurita ..lecco, pompo, accarezzo. IL suo cazzo è in tiro.
Mi spinge sul letto ed a freddo me lo metto in figa.
Sentii male, molto male.
Lui mi scopava con cattiveria e mi insultava.
Sei una troia che non sa scopare. Non ti impegni ..e spingeva.
Mi girò come una bambola e me lo mise in culo. Lo martoriò. Nonostante ‘Boris’ provavo dolore. Lo stava massacrando.
Mi girò nuovamente rimettendolo in figa.
Mi disse: che troia sei , se non rendi felice il tuo cliente? Devi omaggiarlo . Devi stuzzicarlo. Devi farlo sentire unico.
Mi fa male. Spinge . Mi strizza le tette. Mi tira i capezzoli. Mi fa male
Non capisci? Devi dire che ti piace; che ti fa godere, che’.
Compresi finalmente cosa voleva e mi adeguai.
Oggi ho vergogna a dirlo, ma andò proprio così.
Gli dissi :godo. Mi piace. Mi fai impazzire. Continua . E’ grosso. Mi fai venire.
Dissi più volte, in momenti diversi, queste parole.
Si allungò su me e la sua bocca prese la mia in un gesto da amanti , da innamorati. Non ebbi il coraggio di sottrargliela.
Non potevo dirgli: le puttane non baciano. Lui poteva tutto.
Faccio tutto quello che vuole. Mi sforzo di immaginare che io sia con mio marito. Dolcezze, attenzione , mugolii di passione. Gli metto le mani sul culo come a spingerlo ancor più in me.’ e di più.
Brava cosi’.Posso venire dentro? Pensavo fosse una vera domanda invece era un trucco.
Gli dico : no.
La reazione alla mia risposta fu un’altra strizzata al capezzolo.
Avevo imparato un’altra cosa.
Si, si . Puoi venirmi dentro.
Prima però fammelo sentire fino in fondo. E’ fantastico. Non sapevo cosa altro dire. Era una fiction.
Continuava a scoparmi.
Mi stava insegnando come si ‘vende’ il proprio corpo. L’arte della puttana.
Gli andavo incontro con il bacino . Finsi l’orgasmo prossimo. Cosa altro potevo fare?
Raggiunsi il massimo della aberrazione.
Vengo. Vengo. Vieni. Voglio sentirti.
Fu la molla che lo fece scattare. Venne.
Finalmente venne riversando il suo seme in me. Sapevo su cosa stavo rischiando o cosa rischiavo, ma sarebbe avvenuto lo stesso ,ed avevo risparmiato altri dolori .
Si accasciò su me. Attendevo immobile il suo da farsi. Avevo capito che dovevo fare solo quello che voleva lui.
Stette un po’ fermo poi si rialzò e si mette in piedi, sul letto dietro me. Mi dice: in ginocchio, ed aspetta che lo faccia. Poi mi prende per i capelli li unisce a fare una coda e mi tira la testa indietro. Sono arcuata, le tette ed il viso verso l’alto. Mi dice: apri la bocca e fuori la lingua. Sono diventata una docile schiava. Lo faccio .
Mi dice: brava. Ferma. Non muoverti che mi incazzo.
Aspetto, non so…
Adesso so.
Mi sta pisciando in faccia . Quello che non si ferma sula mia lingua e non finisce in bocca scivola tra le mie tette, scorre sul corpo e si ferma sul materasso . Che schifo, ma non ho il coraggio di sottrarmi.
Quando ha terminato mi lasciò andare i capelli . Caddi in avanti, sul letto, stremata dalla situazione.
Pensavo che questa allucinante esperienza fosse terminata, ma non era così.
Si alzò ed aprì la sua ventiquattrore. Prese dalla stessa qualcosa che al momento non identificai. Quello che capii molto bene fu quello che disse: Boris, lo sapevo, vi tratta troppo bene. E’ un romantico e non fa il vostro bene. Dovete essere abituate a tutto per dare il massimo, offrire e non soffrire.
Mentre parlava mi prese una mano e’era una manetta, non di metallo, era di un materiale particolare ,ma aveva la funzione di una manetta. Mi imprigionò un polso e lo ‘legò’ ad un capo del letto.
Quando avevo visto il letto, la prima volta, ero rimasta stupita dalla sua struttura. Erano anni che non ne vedevo uno simile. Non si usavano più. Aveva la spalliera alta ed anche alla base aveva due pomelli alti. Era simile ad un letto a baldacchino.
Lo sconosciuto, non avevo inteso il nome, ripetè l’operazione ad ogni mio arto. Mi ritrovai legata , a croce , sul letto. Braccia aperte e gambe divaricate.
La paura si impossessò di me. Cosa voleva fare?
Non parlavo. Sapevo come avrebbe reagito.
Poi prese un cuscino e me lo mise sotto a fondo schiena.
Ero quasi in posizione ginecologica.
Si pose tra le mie gambe .
Disse: bella,(intendeva la mia passera) adesso la visitiamo.
?????
Introdusse due dita. La mia passera era ancora ‘ sporca’ dei precedenti umori, ma a lui non interessò.
Le due dita divennero tre , ma ‘abituata’ a Boris, ciò non mi procurò problemi, ma quando furono quattro cominciai ad avere fastidio. Si fermò così e mi disse: tranquilla, vedrai che ti piacerà.
Compresi. Voleva infilarmi l’intera mano.
Gridai un no, non voglio. Fu velocissimo; si alzò su me e mi diede un sonoro schiaffone. Avuto il mio silenzio tornò con le quattro dita, in un unico movimento dentro me. Adesso non fiatavo.
Le ruotò. Spinse ed infine aggiunse il quinto dito.
Mi sentivo lacerare.
Spinse e la sua mano sinistra entrò in me. Rimase fermo. Mi disse: è fatta. Poi iniziò a ruotare il polso e di conseguenza la mano.
Sentivo la grossa presenza in figa ed il suo polso che ‘strisciava’ nella mia apertura.
Passati i primi momenti, lunghi secondi, ‘assorbii’ la nuova situazione.
La paura ed il dolore erano scomparsi lasciando il posto ad una nuova sensazione.
Ero piena ed il movimento del polso mi dava leggere sensazioni.
Sapeva.
Accompagnò i movimenti della mano con una efficace masturbazione della mia clitoride.
Incredibilmente raggiunsi un orgasmo clitorideo.
Se ne accorse e soddisfatto tolse la mano da dentro la mia passera.
Sentii una sensazione di vuoto e poi di rilassatezza
Il porco ( questa è la corretta definizione) aveva finalmente finito ed era soddisfatto.
Disse: adesso puoi fare e prendere tutto.
Chiamò Boris che lo raggiunse. Rivolto a me disse: puoi andare. Mi staccò le manette.
Scesi dal letto e mi recai in bagno dove mi lavai e rivestii.
Rientrai che stavano parlando fitto. Era una lingua che non conoscevo. Il porco interruppe la conversazione. Mi guardò e disse: complimenti sei come mi aspettavo.
E’ come pensavo: sei sprecata per la strada. Ti aspetta.. ..e non disse altro.
Disse a Boris: accompagnala fuori. Sii gentiluomo.
Boris si avvicinò a me accompagnandomi all’uscita. Mentre stavo uscendo dalla stanza il porco, di cui non sapevo il nome, ma di cui portavo le tracce su me , mi diede una manata sul culo.
Mi allontanai velocemente.
Accompagnandomi alla porta Boris mi disse: adesso puoi andare e nel silenzio che seguì si guardò indietro, come a vedere che non fosse visto dall’altro. Allungò una mano e mi diede una chiavetta usb dicendomi: qui ci sono tutte le foto che ti ho scattato. Sono le uniche, in giro non ci sono altre copie.
Mi spiace non avrei voluto andasse così. Vidi nei suoi occhi qualcosa di impossibile: commozione, disperazione.
Mi disse: mi piacevi davvero molto , non fosse stato ‘.Un grido lo interruppe: Boris.
Mi guardò.
Compresi che doveva andare. Era spaventato e succube.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio. A posteriori, fu un bacio diverso dal solito. Fu un lungo bacio . Un bacio gentile che conteneva frasi non detto. Il bacio di un arrivederci o di un addio.
Non capivo il suo atteggiamento e perché mi aveva dato le foto?
Uscii dall’ appartamento e chiamai un taxi per tornare a casa.
Avevo figa e culo doloranti . Arrivai a casa che ero a pezzi in tutti i sensi. Mio marito guardava la tv e teneva d’occhio i bimbi. Senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo mi chiese: tutto bene?
Gli dissi: si. Faccio una doccia e sono da te.
In doccia cercai di cancellare i ‘ segni ‘ di quel pomeriggio.
Finita la doccia mi rivestii. Apparentemente ero la Laura di tutti i giorni, ma non era così.
Ero su una brutta china e ne ero consapevole.
Non appena ebbi un attimo di sicura tranquillità e mio marito fuori casa ,vidi le foto. Erano una trentina . Mi riprendevano in diverse posizioni e situazioni . Vestita. Nuda. Con il cazzo in culo, in bocca, in figa ed altro. Erano fatte davanti, di profilo, di trequarti. Il soggetto ero sempre io.
Mi chiesi ancora.. perché me le aveva date?
Fu l’ultimo giorno e volta che vidi Boris.
Al lunedì attesi una sua chiamata o messaggio che non arrivò. Fu cosi anche per il martedì ed i successivi giorni. Passò una settimana, poi due. Il silenzio perdurò.
I primi giorni di silenzio furono accompagnati da un mio senso di sollievo. Ero ancora spaventata e psicologicamente distrutta e non riuscivo ad allontanarmi da quei brutti ricordi. Ma il tempo lenisce le ferite e dopo quei giorni il mio corpo e la mia mente cominciava a risentire dell’assenza di Boris .Il mio corpo anelava la sua presenza e la sua dotazione. Ero una drogata in crisi di astinenza. Fu durissima. Chiesi a Mirella se sapesse qualcosa di Boris. Nulla.
Ad un intervallo di pranzo mi recai al suo appartamento. Silenzio. Presa da ansia suonai all’appartamento vicino. Una anziana signora aprì. Le chiesi se sapesse qualcosa della persona che abitava l’appartamento di fronte. Mi disse che erano giorni che non sentiva presenze o rumori .
Era scomparso.
Per fortuna, come una drogata, passata la fase acuta, lentamente mi ripresi . Nel tempo tornai la Laura che tutti conoscevano prima dell’avvento di Boris.
Ebbi buona sorte.
Tre settimane dopo la sua sparizione comunicai, con gioia, a mio marito che ero incinta. Fu un momento di gran reciproco giubilo.
Mesi dopo nacque il bimbo. Un bel bimbo a cui demmo il nome: Simone.
Sono passati anni.
Non sentii più Boris, era sparito da quel giorno. Non seppi mai cosa successe. Anche Mirella dopo un paio d’anni sparì. Era finalmente convolata a giuste nozze e si era trasferita in una provincia del Lazio. Rimasi in contatto con lei, via telefono per un paio d’anni . Seppi che aveva avuto in figlio, Mauro. Poi i nostri rapporti si allentarono fino ad interrompersi. Quando alcuni anni dopo provai a contattarla ,con il numero telefonico che possedevo , scoprii che lo stesso non era più abilitato.
Lo studio associato dove lavoravamo, nel frattempo , ha chiuso e faccio la mamma a tempo pieno. Ciò anche in conseguenza del fatto che per motivi di lavoro di Gianni, che ha fatto carriera, ci siamo trasferiti in un’altra città.
Sono passati circa dieci anni dagli incontri con Boris. Ora abbiamo tre figli. Il più piccolo, Simone, ha nove anni. Non ha tratti estetici particolari che lo differenzino dagli altri due. Il gruppo sanguigno rilevato alla nascita è O positivo( il più diffuso) come tutti in famiglia. L’unica certezza per fugare i miei dubbi sarebbe l’esame del DNA ,ma non ho nessuna intenzione di farglielo fare .Meglio l’incertezza che il rischio di sapere che”
Ho accantonato, non cancellato, quanto avvenuto in quel periodo. Mi è rimasto a ricordo una foto ( ho tenuto solo questa) che riprende solo una parte di noi. Una foto da lui scattata a casa mia. Viene ripreso, d’angolo, il cazzo di lui dentro la mia passera. Si vede quanto sia grande lui e quanto sia altrettanto grande il foro provocato dal suo ingresso.
Ho tenuto solo questa foto. La tengo ben nascosta e quando ho voglie particolari la guardo , e mi accompagna nei miei, fantastici e fantasiosi, ditalini che mi ricordano’

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